martedì 21 gennaio 2014

Vettor Pisani. Eroica / Antieroica. Una retrospettiva



Vettor Pisani.
Eroica / Antieroica. Una retrospettiva

Teatro Margherita, Bari
27 gennaio – 30 marzo 2014
A cura di: Andrea Viliani, Eugenio Viola
Curatorial Advisor: Laura Cherubini
Coordinamento della mostra: Silvia Salvati


Vettor Pisani (Bari, 1934-Roma, 2011) non è stato solo uno dei testimoni e dei più importanti esponenti della ricerca artistica degli ultimi cinque decenni, ma un autore fra i più personali, provocatori e visionari della sua generazione, un vero e proprio precursore che ha unito l’investigazione concettuale all’ironia, il mascheramento alla ricerca della verità, la grande Storia alla cronaca, l’assoluto al banale, il sacro al profano, l’arte del passato alle lacerazioni del presente.

Concepita appositamente per gli spazi del Teatro Margherita di Bari, la mostra unisce due elementi caratterizzanti la pratica artistica di Vettor Pisani: la matrice teatrale e performativa di molte opere dell’artista – esaltata anche in considerazione dell’originale destinazione del Margherita, magnifico teatro liberty affacciato sul mare – e l’elemento dell’acqua, con cui l’artista stesso identificava la sua stessa posizione artistica in una ideale relazione con altri tre grandi artisti del suo tempo, a cui fece costante riferimento: Marcel Duchamp (aria), Joseph Beuys (terra), Yves Klein (fuoco) e appunto Pisani (acqua).

La mostra al Teatro Margherita di Bari completa la retrospettiva dell’artista attualmente in corso al MADRE-Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, e ne rappresenta l’ideale continuazione, ricostruendo inoltre attraverso un’ampia documentazione la prima mostra di Pisani in un’istituzione pubblica, tenutasi nel 1970 al Castello Svevo di Bari in qualità di vincitore del Premio Pascali assegnatogli, quell’anno, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Disseminate di triangoli, cerchi e semi-croci, specchi e tavoli, labirinti e piramidi, padiglioni e modellini architettonici, alambicchi e clessidre, pianoforti e violini accostati a busti, manichini, calchi, fusioni di figure religiose, immagini di Edipo e La Sfinge di Gustave Moreau o dell’Isola dei morti di Arnold Böcklin, e popolate da un vero e proprio bestiario personale (come le tartarughe della performance Melanconica Pot. La tartaruga più veloce del mondo, presentata nel 1970 a Bari e ricostruita per la prima volta in occasione di questa mostra), tutte le opere di Vettor Pisani si situano in modo fluido oltre i confini che dividono fra loro discipline quali arte, poesia e letteratura, musica e teatro, architettura, filosofia, politica, psicoanalisi, scienza (comprese scienze occulte: simboli massonici ed ermetici, riti alchemici, dottrina rosacrociana), trovando proprio nella messa in scena teatrale e nell’adozione di un linguaggio performativo e narrativo la loro sintesi più compiuta.

Il nome adottato da Vettor Pisani per indicare questa sintesi di matrice teatrale e performativa della sua arte è R.C. Theatrum – ovvero teatro “rosacrociano” – la cui prima formulazione venne presentata alla Biennale di Venezia del 1976 e che verrà poi approfondita dall’artista in diverse versioni durante gli anni successivi, fra cui Il Teatro di Edipo, il Teatro della Vergine, Il Teatro della Sfinge, Il Teatro di Artisti e Animali, Il Teatro di Cristallo, /Virginia con i pesci rossi. I “Rosa Croce” – a cui il termine R.C. Theatrum fa riferimento – sono un leggendario ordine, fondato nel XV secolo ed identificato nei secoli successivi con simboli della rosa e della croce. Quella che, dal XVII secolo, sarà conosciuta come “Società dei Rosa Croce” fu, più che un gruppo religioso reale, una fluida corrente di pensiero in cui si fondevano pratica dell’alchimia e pratiche occultistiche, misticismo ed ermetismo. Circondato dal mistero, il movimento ebbe comunque larga eco nei secoli, mentre dal XVIII secolo la sua storia si intreccia con l’origine della massoneria. Per Vettor Pisani la simbologia rosacroce acquisisce valore sia formale (l’impianto a semicroce dell’R.C. Theatrum, in cui la semi-croce è anche il simbolo beuysiano dell’Eurasia) sia soprattutto concettuale, a indicare un’ideale fusione di molteplici interessi e forme culturali, che configurano R.C. Theatrum come un museo ideale di tutti i saperi, l’articolazione dello spirito e della conoscenza umana universale. Un teatro quindi che è un tempio di tutte le arti, della memoria e della storia, la composizione di una relazione fra stati o entità opposte (umano e animale; uomo e donna; vita e morte; umano e divino; eroe e antieroe), una soglia spazio-temporale fra epoche differenti, una rappresentazione della modernità e delle sue contraddizioni, una speculazione espressa attraverso l’ordinarietà del quotidiano, una scenografia per la discussione di questioni morali imprescindibili quanto insolubili e, infine, un museo dell’inevitabile distruzione e costante ricostruzione dell’arte, ovvero il luogo d’espressione di un’arte in perenne trasformazione performativa, senza soluzione di continuità fra le diverse opere in cui si manifesta.

Un’arte che, in modi bizzarramente dissonanti e spesso auto-ironici, “ci fa vedere l’indicibile”, come scriveva l’artista stesso, ovvero svela il rimosso della storia, sonda le profondità del senso delle cose, mette in immagine le idee dei filosofi, le visioni dei mistici, le illusioni del teatro, le finzioni della scrittura, i sogni e incubi della nostra psiche. In questa esplorazione Pisani coniuga su di sé figura e destino sia dell’eroe che dell’antieroe, identità frammentaria richiamata nel titolo della mostra, sia a Bari che a Napoli, che diviene metafora di un’umanità corrotta nel caos di una contemporaneità che, se ha smarrito l’essenza della conoscenza e l’impronta stessa dell’umano, rimane nondimeno pervasa da un anelito rigeneratore, dalla costante tensione alla forza onirica dell’immaginario, da un’insopprimibile ansia di significato, di unità, di bellezza. Riunendo per la prima volta opere e un essenziale corredo di documentazione, le mostre a Bari e Napoli permettono quindi di comprendere il valore seminale di una ricerca artistica assolutamente unica, riproponendo la straordinaria attualità di un artista radicalmente contemporaneo come appunto fu Vettor Pisani.



Mostra organizzata da Comune di Bari con Fondazione
Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli
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amalia di Lanno