Fotografare il ricordo, quel che resta impresso a
distanza di tempo, di luoghi, persone, attimi di vita. Nel ricordo, la
visione perde la completezza dei suoi dettagli, resta vivido solo
qualche particolare mentre tutto il resto si dissolve, diventa bianco…
vago… un bagliore indefinito …
Il tempo stempera, modifica la realtà, il ricordo evidenzia, porta in
primo piano alcuni particolari ed altri ne nasconde. Con il trascorrere
del tempo, la realtà perde i suoi connotati oggettivi, addirittura non
esiste più, e l’immagine diventa prodotto dell’esperienza soggettiva:
uno spazio immaginato.
Tempo e memoria lavorano in sincronia, all’impressione che l’osservatore conserverà di ciò che ha vissuto.
Nata per rappresentare oggettivamente la realtà ed esserne fedele
documento, in “dissolvenze in bianco” la fotografia si adopera per
rendere visibile ciò che è diventato ricordo, ciò che forse non esiste
nemmeno, ciò che resta impresso non sul supporto fotografico ma nella
mente di chi ha osservato e poi fotografato quell’istante.
Attraverso l’elaborazione digitale, il bianco prevalente rivela con enfasi questo passaggio: dalla realtà alla visione.
Nello spazio immaginato, alcuni elementi sono fissi, in una posa eterna, altri sono in movimento, in un moto perenne.
“dissolvenze in bianco” è l’ultimo di una serie di lavori di Marcella Persichetti che si inserisce in un percorso di ricerca e di indagine sulle tracce e sugli effetti del Tempo.
Nello spazio immaginato, alcuni elementi sono fissi, in una posa eterna, altri sono in movimento, in un moto perenne.
“dissolvenze in bianco” è l’ultimo di una serie di lavori di Marcella Persichetti che si inserisce in un percorso di ricerca e di indagine sulle tracce e sugli effetti del Tempo.
Marcella Persichetti inizia a fotografare nei primi
anni 90, privilegiando la fotografia in b/n ed indirizzando il suo
percorso di ricerca verso temi che descrivono il contesto urbano ed
architettonico, soprattutto di Roma, soffermandosi in particolare sul
rapporto tra antico e moderno nei suoi molteplici aspetti.
“Ritratti Manifesti_Language of walls” (2005), fotografie analogiche b/n e collages, si ispira alle composizioni visive casuali che si formano attraverso la continua sovrapposizione e lacerazione, strato su strato, dei manifesti affissi sui muri delle città.
“Le Dimensioni del Tempo” (2006) e “Roma racconta il suo Tempo” (2008), fotografie analogiche b/n, indagano le forme di convivenza tra elementi antichi e contemporanei a Roma, città in cui il dialogo tra passato e presente fa parte dell’esperienza quotidiana di chi la abita. Nella percezione di questo scarto temporale, fra la dimensione scomparsa e quella attuale, il Tempo può essere ritrovato, restituito attraverso un’immagine che vuole rappresentare la fugacità del presente e la molteplicità dei passati.
“Ritratti Manifesti_Language of walls” (2005), fotografie analogiche b/n e collages, si ispira alle composizioni visive casuali che si formano attraverso la continua sovrapposizione e lacerazione, strato su strato, dei manifesti affissi sui muri delle città.
“Le Dimensioni del Tempo” (2006) e “Roma racconta il suo Tempo” (2008), fotografie analogiche b/n, indagano le forme di convivenza tra elementi antichi e contemporanei a Roma, città in cui il dialogo tra passato e presente fa parte dell’esperienza quotidiana di chi la abita. Nella percezione di questo scarto temporale, fra la dimensione scomparsa e quella attuale, il Tempo può essere ritrovato, restituito attraverso un’immagine che vuole rappresentare la fugacità del presente e la molteplicità dei passati.
Dal 18 maggio al 7 giugno 2013
Ingresso libero
Martedì – Domenica (16.30 – 20.00) | mattina su appuntamento
Consulta il sito
Ingresso libero
Martedì – Domenica (16.30 – 20.00) | mattina su appuntamento
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Fonte: www.tafter.it
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Amalia di Lanno