Dal Saturday 02 March 2013
al Friday 19 April 2013Orari:
dal martedì alla domenica, ore 10 – 14 (sino al 29 marzo); ore 10 -14 / 16 - 20 da 30 marzo al 30 settembre 2013. Giornata di chiusura: lunedì (eccetto festivi)
al Friday 19 April 2013Orari:
dal martedì alla domenica, ore 10 – 14 (sino al 29 marzo); ore 10 -14 / 16 - 20 da 30 marzo al 30 settembre 2013. Giornata di chiusura: lunedì (eccetto festivi)
CARLA ACCARDI_Sculture, ceramiche, disegni, opere grafiche, immagini e documenti dal 1946 al 2012
Sabato 2 marzo 2013, alle ore 18.00, il MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea inaugura la mostra “Carla Accardi. Sculture, ceramiche, disegni, opere grafiche, immagini e documenti dal 1946 al 2012”.
All’artista trapanese, protagonista dell’arte astratta e fondatrice del Gruppo Forma 1 teso a farsi capofila, in piena tensione ideologica, del dibattito “figurativo/non figurativo”, il MUSMA dedica la terza delle mostre inserite nell’ambito del Programma per l'Arte Italiana promossa da AMACI, con una serie di lavori dal 1946 al 2012 che mettono in evidenza un lavoro fondato su segno, superficie, luce e colore, oltre che su una costante ed energica interrogazione del linguaggio dell’arte dall’immediato dopoguerra a oggi, senza mai essere fuorviato da esperienze in cui Carla Accardi non potesse identificarsi.
Ha scritto la Accardi in una cartella del 1985, dal titolo emblematico La pittura è essere soli: “Togliere una paralizzante misteriosità intorno all’arte ma mantenerle un mistero. Parto dal sogno ed è un sogno di gioia. Un amore così perfetto che indovini il suo segreto. L’arte non può cambiare il mondo ma può mutare la coscienza di uomini e donne che potrebbero cambiarlo. Aetos Prometheus (aquila provvida). Il dio che ha rubato il fuoco alla ruota del sole. Protagonista quando ho procurato dolore. Non rinnegare la coscienza di sopravvivere. La vita è troppo breve per l’eternità dei sentimenti”. Affermazioni perentorie, non dissimili da quelle di Matisse, che si ricompongono nello sforzo di ricondurre tutta l’arte alla spontaneità del colore e ad altri elementi fondamentali quali linee e ritmi inattesi attraverso i quali orientare la propria esistenza.
Le opere selezionate per la mostra, in buona parte inedite, toccano tutti i momenti della ricerca espressiva di Carla Accardi, compresi quelli dedicati alla scultura, e sviluppano uno degli elementi portanti del suo alfabeto pittorico: essere il primo segno la matrice del secondo che diventa il punto di partenza del nuovo, sempre diverso, teso a indagare nelle microstrutture biologiche, nel mondo della geometria, nelle molteplici diversità dei materiali, plastica e neon compresi, quindi nel cuore della contemporaneità e di un’Europa astratto-concreta che annovera artisti come Hartung, Magnelli, Poliakoff, Vieira da Silva, Sonderborg, Seuphor, Soulages, Adam, Bryen.
La sala ottenuta nel 1964 alla XXXII Biennale di Venezia è esemplare in tal senso, non solo per i compagni di strada che le sono a fianco. Infatti, la presentazione in catalogo è di Carla Lonzi, critico d’arte di punta impegnato anche nell’esperienza femminista ma, soprattutto, sollecita nel promuovere costanti riflessioni sul linguaggio, tali da portare all’uso del sicofoil e alla creazione della Triplice tenda oggi nelle collezioni del Centre Pompidou di Parigi. Scrive: “La Accardi ha trovato un modo di visualizzare il caos degli stimoli psichici, di classificarli per affinità morfologica e intensità di suggestione, di controllarne l’indefinito fluire”.
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Carla Accardi nasce a Trapani il 9 ottobre 1924. A 16 anni realizza il suo primo autoritratto. Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, nel 1944 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Due anni dopo parte per Firenze per proseguire gli studi e incontra Antonio Sanfilippo, con il quale diserta le lezioni dell’Accademia per andare a copiare gli affreschi di Beato Angelico nel Convento di San Marco. Nel 1946 si trasferisce a Roma, dove incontra Giulio Turcato e Pietro Consagra, ospiti dello studio di Renato Guttuso dove i giovani artisti – Achille Perilli, Piero Dorazio, Mino Guerrini – iniziano a condividere idee e progetti. Gino Severini, in visita al gruppo, ammira il suo lavoro. Alla fine dell’anno compie il primo viaggio a Parigi con Sanfilippo, Attardi, Turcato e Consagra. Nel 1947 realizza le sue prime “Scomposizioni “ astratte e il 15 marzo firma, con Attardi, Turcato, Consagra, Perilli, Dorazio e Sanfilippo, il manifesto del gruppo “Forma”, pubblicato in aprile sul primo e unico numero della rivista omonima. Nel 1948 partecipa con un’opera alla Biennale di Venezia; l’anno successivo è inclusa nella “III Mostra Annuale dell’Art Club” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Sposa Sanfilippo. Nel 1950 tiene la sua prima personale alla galleria-libreria Age D’Or, aperta a Roma da Perilli e Dorazio, presentando “15 Tempere” con una introduzione in catalogo di Turcato. L’anno successivo partecipa a numerose collettive di arte astratta e concreta, e incontra a Parigi Hans Hartung. Trasferisce la propria casa-studio in via del Babuino e inizia a lavorare ai dipinti della serie “Isola”; in ottobre, nasce la figlia Antonella. Nel 1952 espone, insieme a Sanfilippo, alla Galleria del Cavallino di Carlo Cardazzo a Venezia, dove visita la casa e la collezione di Peggy Guggenheim. Sono del 1953 (anno in cui conosce, nella casa di Luchino Visconti, Pablo Picasso a Roma per la mostra alla Galleria d’Arte Moderna), le prime prove segniche su carta, che trovano piena maturazione nel 1954, con una serie di lavori presentati alla galleria L’Asterico. Michel Tapié, critico e profeta dell'arte informale, inizia a interessarsi del suo lavoro: la inserisce tra i protagonisti dell’art autre – dedicata all’informale segnico – e la invita alla rassegna internazionale “Individualiteés d’aujourd’hui” che si tiene nel 1955 alla galleria Rive Droite di Parigi. Nel 1955 tiene una personale alla galleria San Marco di Roma e partecipa alla “Mostra internazionale d’arte contemporanea” a Venezia e a una collettiva internazionale (con Tapies, Tobey, Giullet, Francken, Jenkins, Dova e Falkenstein) alla Galleria Stadler di Parigi, dove l’anno successivo presenta i suoi lavori in bianco e nero insieme alle sculture di Delahaye. Nel giugno del 1957 espone le prime opere della serie “Integrazione”, alla galleria L’Ariete a Milano, basate sul dialogo tra bianco e nero. È del 1961 la sua prima mostra a New York alla Parma Gallery e del 1963 la collettiva “Schrif und Bild” allo Stedelijk Museum di Amsterdam: i nuovi lavori, con il ritorno al colore, organizzano il segno in uno sviluppo sempre più ritmico e continuo. Nell’estate del 1964, su indicazioni di Lucio Fontana, le viene assegnata una sala personale alla Biennale di Venezia: vince il premio Carena. Del 1965 sono i primi Rotoli in sicofoil, plastica trasparente che diviene il supporto esclusivo del suo dipingere: li espone per la prima volta in una collettiva alla galleria Notizie e alla IX Quadriennale di Roma. Nel 1967 partecipa alla mostra “Exhibition of Contemporary Italian Art” di Tokyo. Nel 1968 è presente, unica artista donna, nel libro Autoritratto di Carla Lonzi, con la quale instaura un sodalizio che la porterà alla militanza femminista. L'interesse per la relazione tra opera e ambiente giunge alla radicalità nel lavoro Triplice tenda del 1969-'71: una vera e propria struttura “abitabile” e percorribile dallo spettatore. Oggi, l’opera è al Centre Pompidou di Parigi. Dal 1975 realizza i primi sicofoil completamente trasparenti, trasferendo il colore dalla superficie al telaio. Nel 1976 e nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia. Dal 1981 riprende il lavoro su tela, lasciata grezza e non preparata, e dall’anno successivo inizia la sua collaborazione con la galleria Pieroni di Roma. Nel 1986 partecipa alla storia mostra “Chambres d’amis” a Gent in Francia. Dagli inizi degli anni Novanta, si susseguono ulteriori importanti riconoscimenti internazionali, in rilevanti istituzioni pubbliche e private. Nel 1966 viene nominata Accademico di Brera, nel 1997 fa parte, come consigliere, della Commissione per la Biennale di Venezia. Nel 2002 il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, per le cure di Laurence Bossé e Hans-Ulrich Obrist, accoglie una sua antologica. Il primo catalogo ragionato della sua opera è del 1999 ed è curato da Germano Celant che firma anche il secondo uscito nel 2011.
L’inaugurazione sarà preceduta dai saluti del Presidente della Fondazione Zetema, Raffaello De Ruggieri e da un intervento del Direttore del MUSMA, Giuseppe Appella; è prevista la partecipazione di Banca Carime, che ha sostenuto l’iniziativa, e per questo sarà presente per un saluto la direttrice dell'Agenzia Centrale di Matera Anna Rosa Andrisani.
Nell’occasione verrà anche presentato il nuovo impianto di illuminazione a risparmio energetico delle aree espositive realizzato con il sostegno di eni.
La mostra resterà aperta fino al 19 aprile 2013 e segue gli orari di apertura del MUSMA.
3 marzo - 19 aprile 2013
Inaugurazione: sabato 2 marzo 2013, ore 18
Biglietto: visita alla mostra temporanea e alla collezione: € 5.00 (intero) € 3,50 (ridotto)
Fonte: http://www.teknemedia.net/
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Amalia di Lanno