domenica 30 aprile 2023

La Visione del Tempo di Danilo Fiorucci

Danilo Fiorucci, Da Altana, parte del progetto Lo Spazio Assente, 2023

L’Associazione culturale TRAleVOLTE è lieta di invitarvi venerdì 12 maggio 2023 alle ore 18:00 all’inaugurazione dell’esposizione personale di Danilo Fiorucci dal titolo “La Visione del Tempo”, a cura di Aldo Iori, con testi in catalogo di Maila Buglioni e Aldo Iori.

La mostra “La Visione del Tempo” di Danilo Fiorucci è una riflessione sul Tempo e sul suo fluire nell’espressione artistica come nella vita. L’artista umbro in questa occasione presenta opere pittoriche e scultoree che suggeriscono una riflessione sul concetto spaziotemporale e, soprattutto, sulla dimensione temporale che da tempo è tema centrale della sua ricerca. Una meditazione ove 'equilibrio’ e ‘statica’ divengono il fulcro per la messa in opera della nozione temporale e della condizione esistenziale imprescindibile dell’essere umano. La mostra è ospitata nella sede dell’Associazione culturale TRAleVOLTE, il cui fine è favorire il dialogo tra artisti e architetti e costruire relazioni fra arte e architettura.

L’Associazione culturale TRAleVOLTE partecipa, con l’esposizione La Visione del Tempo, alla XI edizione di OPEN HOUSE (20-28 maggio 2023), evento annuale che apre gratuitamente al pubblico centinaia di edifici della Capitale, notevoli per le loro caratteristiche architettoniche e proposte artistiche. In tale occasione, sabato 20 maggio alle h17:30, sarà presentato il catalogo della mostra, edito da freemocco, con immagini delle opere di Danilo Fiorucci ed i testi di Maila Buglioni e Aldo Iori.

Notizie biografiche:
Danilo Fiorucci, è nato a Perugia dove vive e lavora.
Si diploma presso l'Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia nel 1989 con i docenti Nuvolo, Antonio Gatto, Bruno Corà ed Aldo Iori. Nel 1989 fonda l'Associazione Arti Visive Trebisonda insieme a Moreno Barboni, Lucilla Ragni e Robert Lang. Partecipa come curatore al workshop "La seduzione del Caos" tenutosi in Bosnia e che porterà ad una mostra, in occasione della Biennale dei giovani Artisti del Mediterraneo, a Sarajevo. Intraprende una intensa attività espositiva ed organizzativa con mostre e scambi in Italia, Germania, Stati Uniti, Israele tra cui: Premio del Golfo 2006 Biennale Europea Arti Visive Camec La Spezia; XV Quadriennale di Roma Palazzo delle Esposizioni Roma; Stemperando Biennale di pittura su carta Biblioteca Nazionale di Roma. Padiglione Italia Biennale di Venezia, Sala Nervi, Torino. Collabora attualmente alla realizzazione di numerose esposizioni curate dall'associazione Trebisonda presso l'omonimo centro per l'arte contemporanea. 

danilart@libero.it fioruccidanilo.blogspot.com
h t t p s : / / w w w . fa c e b o o k . c o m / t r e b i s o n d a p g /
h t t p s : / / w w w . fa c e b o o k . c o m / A t l a n t e - D i s p e r s o

La Visione del Tempo di Danilo Fiorucci
A cura di Aldo Iori, testi di Maila Buglioni e Aldo Iori. 
Data inaugurazione: venerdì 12 maggio 2023 h18:30-20:30 
Date mostra: dal 12 al 31 maggio
Orario mostra: dal lunedì al venerdì dalle h16:00 alle h19:00 
Luogo: Associazione culturale TRAleVOLTE
Indirizzo: Piazza di Porta San Giovanni, 10 - 00185 Roma Ingresso libero
Presentazione del catalogo: sabato 20 maggio h17:30
Catalogo della mostra con testi di Maila Buglioni e Aldo Iori. Edizioni freemocco

Per ulteriori informazioni:
Associazione Culturale TRAleVOLTE Direzione: Francesco Pezzini
Piazza di Porta San Giovanni, 10 - 00185 Roma dal lunedì al venerdì ore 16,00-19,00 tralevolte@gmail.com
www.tralevolte.org

Maila Buglioni
Tel: +39 339.2974840
email: maila.buglioni@gmail.com

Open House | Casale del Giglio | Freemocco


sabato 29 aprile 2023

Raphaela Simon | Blaue Nacht


Mercoledì 10 maggio 2023 inaugurerà in Fondazione Giuliani ‘Blaue Nacht’, mostra personale di Raphaela Simon. Si tratta della prima mostra istituzionale in Italia dell’artista. 

Raphaela Simon è nota per i suoi dipinti dalla forma ingannevolmente semplice e indistinta su fondali scuri e monocromatici. Per realizzarli, l’artista lavora in diverse fasi, sovrapponendo e modificando gli elementi in un processo lento e continuo. Simon genera forme di palinsesto con colori che traspaiono dai diversi strati, aggiungendo sfumature alle composizioni. Spesso evocando ritratti, le opere di Simon prendono il titolo da oggetti e motivi ordinari, suggerendo così un potenziale figurativo latente; attraverso questa azione, l’artista gioca con il desiderio dello spettatore di conferire un significato alle forme astratte.

Il lavoro di Simon gioca generosamente con una lettura contemporanea della Pop Art, dotando le sue tele di immagini sproporzionate di piatti di pasta, coni gelato, salvagenti o singoli capi di abbigliamento. Recentemente, i suoi dipinti hanno assunto anche un tono più cupo, con fantasmagorie enigmatiche e inquietanti di teste umane irregolari e immagini di elementi di opposizione – muri, grate, recinzioni. Simon ha anche iniziato a creare elaborati oggetti scultorei e figure in tessuto che, se allestiti sapientemente nello spazio espositivo, sviluppano una propria narrazione e un dialogo con le opere su tela.

Per la prima mostra di Raphaela Simon in Italia, l’artista presenterà sia opere degli ultimi due anni, sia nuovi pezzi prodotti appositamente in occasione della mostra. Queste opere comprenderanno sia i suoi dipinti su tela che un nuovo corpus di sculture.

FONDAZIONE GIULIANI
Via Gustavo Bianchi, 1
00153 Roma, Italia

A Bologna i “Corpi. Sospesi & Imperfetti” di Serafina Figliuzzi ed Emanuele Giannelli


Quando sono i corpi ad unire e a fare da trait d’union nonostante le differenze di genere.

La mostra di Serafina Figliuzzi ed Emanuele Giannelli, “Corpi. Sospesi & Imperfetti” in apertura dal 2 maggio, presso la Basilica di Santo Stefano a Bologna, è impaginata secondo lo schema dello scardinamento di regole e schemi prestabiliti. 

È il corpo il tema, in una delle sue infinite varianti e accezioni storiche. Il corpo che racchiude il significato cristiano di tempio divino, e il corpo sociale nella sostanziale differenza tra quello femminile e quello maschile.

Se i “sospesi” di Giannelli, le sculture maschili si liberano nello spazio, pur sostanziandosi in forma di embrioni, nelle foto di Figliuzzi, il corpo femminile, i suoi “Imperfetti” maturano la pluridimensionalità della loro natura. Non sono corpi decisi dalla storia o dal costume ma dalla donna e fotografa Figliuzzi, nata a Catanzaro ma di casa a Venezia, mentre, i corpi di Giannelli, romano d’origine, solo apparentemente più slegati, flettendosi in muscolature più radicali, stanno dentro alla forma classica della scultura.

Sono quindi due processi e modi d’intendere l’arte e la propria fisicità completamente differenti, quelli tra Figliuzzi e Giannelli, eppure entrambi rispondono alla stessa domanda cruciale: cosa significa essere donna o uomo? Come possiamo definirci ben oltre la storia, il significato religioso e soprattutto al di là della natura biologica?

La riflessione artistica che nasce dalla mostra bolognese apre alla riflessione filosofica e antropologica, e fa da apripista verso un’indagine più approfondita sul corpo, anche nella sua accezione di voce. Non a caso, il performer Lorenzo Zuffi si accorda con le vibrazioni della sua voce alla musicalità dei corpi fisicamente intesi di Giannelli e Figliuzzi.

La Redazione


dal comunicato stampa:
Dio si è incarnato, si è fatto uomo. È così che è diventato Cristo, con un corpo, una forma, il sangue che scorre tra le vene. Da spirito si è fatto carne per fare l’esperienza umana attraverso la Passione e tornare di nuovo spirito nella sua natura divina.

Passione, forma, corpo, questo il nucleo concettuale della mostra “Corpi. Sospesi & Imperfetti”di Serafina Figliuzzi ed Emanuele Giannelli nel Complesso delle Sette Chiese, la Basilica di Santo Stefano a Bologna.

Un luogo di culto pagano che nei secoli ha cambiato volto e che, in origine e nelle intenzioni del suo fondatore, San Petronio, il patrono della città di Bologna, era stato rimodellato per evocare i luoghi della passione di Cristo. Oggi la natura divina della Basilica di Santo Stefano - che diventa il set delle opere fotografiche, “corpi imperfetti” di Serafina Figliuzzi, nonché delle opere scultoree di Emanuele Giannelli, “corpi sospesi” - si è fatta di nuovo corpo, carne, forma. L’assunto da cui origina il progetto espositivo è la domanda su cosa sia corpo. È un’entità soltanto ancorata alla sua dimensione terrena, o invece, si esprime nell’aspetto spirituale?

Nella ricerca poetica di Serafina Figliuzzi cosa è il corpo di una donna? Quanti fogli/volti/display ha? Il corpo, secondo la natura biologica, cambia nel tempo, e pertanto non può essere definito una volta per tutte. Quanti corpi abbiamo, dunque, e come esprimerli? Nel lavoro di Figliuzzi “il corpo agisce fotograficamente in uno spazio vuoto, stretto, solitario e, attraverso un atto performativo di clausura e ritorno alle origini, si fa luogo e spazio insieme, trova modalità in una prossemica della distanza/vicinanza agli altri esseri senzienti e in un contesto di presenza/assenza sociale e personale, come veicolo di ricerca e autoanalisi per andare contemporaneamente verso l’altro da sé”.

Quanto al corpo maschile nella poetica di Giannelli, come si libra nello spazio? Qual è il suo peso specifico nell’istanza di gravitàche i suoi “sospesi” esprimono? Corpi sospesi che gravitano, galleggiano nello spazio. Muscolature che cercano di rispondere alla precarietà della vita contemporanea. Il gruppo scultoreo “i sospesi” sono 4 figure a grandezza naturale che dal senso di caducità dell’esistenza si spingono fino alla dimensione spirituale: un concetto esistenziale questo, che accompagna da tempo immemore il sentiero della vita.

La mostra “Corpi, Sospesi & Imperfetti” così tesse a doppio filo un discorso sul corpo nella sua differenziazione di genere, nell’evocazione della libertàfemminilerispetto al maschile. Un tema questo che ripercorre una lunga tradizione nell’ambito non solo artistico e che si riallaccia a questioni fondamentali nel nostro tempo. 


Il vernissage del 2 maggio alle 19,00 sarà accompagnato da una pièce teatrale dell’attore Lorenzo Zuffi

La performance è un’esperienza multisensoriale che mette in scena elementi sacri e profani e realizza una sorta di santuario moderno, con un gioco di luci e ombre che sottolinea la plasticità dei corpi sospesi e imperfetti. Un rito collettivo che culmina in sinergia tra attori e astanti.

Il finissage del 14 maggio sarà impreziosito dal Coro “Ensamble Coelacanthus”.
Partner è l’ANT Bologna con una raccolta fondi a loro interamente devoluta.


INFO
“Corpi. Sospesi & Imperfetti”
02 -14 maggio 2023
Basilica di Santo Stefano, Bologna

Fotografa, Serafina Figliuzzi
Scultore, Emanuele Giannelli
Performer, Lorenzo Zuffi

Ufficio stampa Artpressagency di Anna de Fazio Siciliano:
e-mail annasicilianodefazio@gmail.com– mob. 349.1505237

venerdì 28 aprile 2023

Sabino de Nichilo e Dario Molinaro | Innen und Aussen

opera di Sabino De Nichilo

La Momart Gallery di Matera è lieta di annunciare Innen und Aussen, la doppia personale di Sabino de Nichiloe Dario Molinaro che sarà inaugurata il 30 aprile alle ore 18.

Sculture dalle volumetrie morbide e ricercate, dai colori brillanti e dal gusto prettamente pop che evocano strutture organiche, e pitture dalle atmosfere disarmanti, in cui figurano volti travolti da valanghe cromatiche che neutralizzano ogni posizione definita. Sono gli «Ossimori materici» dei due artisti pugliesi, lo scultore Sabino de Nichilo (Molfetta, 1972) e il pittore Dario Molinaro (Foggia, 1985) racchiusi nella mostra Innen un Aussen che sarà inaugurata a Matera il 30 aprile, negli spazi espositivi della Momart Gallery, diretta da Monica Palumbo. Curata da Antonello Tolve, la mostra si compone di opere in cui «la materia è trattata dagli artisti come conduttore di gesto mentale, di impronta, di Stimmung(tonalità emotiva), di primäre Entdeckung der Welt(rivelazione primaria del mondo)». Opere carnali di de Nichilo che si giustappongono in maniera del tutto naturale, alle figure in dissolvenza di Molinaro. Si compenetrano, si compensano come il pieno e il vuoto, il dentro e il fuori, diventando la scia emotiva di un’idea cristallizzata in una forma plastica, che si espande oltre la materia. Facendo proprio un orizzonte di pensiero sul corpo, metaforicamente aperto e ispezionato in tutta la sua vitale organicità, Sabino de Nichilo «sviluppa un discorso plastico che trasforma la materia carnosa in teorema visivo, in spazio di riflessione dove aperto e chiuso si bilanciano per disancorare l’anatomico dalla sua spietata topiae riarticolarlo, deformarlo, rinnovarlo fino a convertire la carne in argilla refrattaria o grès industriale, materie dure – culturalmente crude – su cui una serie di pigmenti vitrei si fanno squillante e argentina pulsazione cromatica, denso e apparentemente molle impasto, fluida e brillante messa in scena della paralisi. De Nichilo – spiega Tolve – sottrae il corpo a ogni vagolante precarietà del tempo e lo incanala in un processo linguistico che converte l’organo con funzioni vitali in oggetto scultoreo la cui forza formale non soggiace al racconto o alla rappresentazione, non descrive, stimola piuttosto a rivolgere lo sguardo verso un interno fantastico (ironicamente viscerale) dove gli organi, appunto, sono trattati come accenti o accenni, come incidenti, come strutture da cui partire per leggere l’intreccio e la trama di una potente autopsia immaginifica». Coratella(2017) dove Il cuore dissacrato si fa frattaglia, i Coralli golosi(2017-2019) del Muro di gioia(Coralli protesi per abbracci tentacolari), la meravigliosa installazione ¡Átame!(2022) che richiama alla memoria l’omonimo film di diretto da Pedro Almodóvar nel 1990, l’Affetto(2020), dei tranci di solitudini monoporzione con cui l’artista ha organizzato una spiazzante azione in un supermercato di via Tuscolana a Roma, gli ironici Anus (2018) che trasformano l’orifizio anale e parte dell’intestino crasso in preziose sculture trombiformi, gli stupefacenti Organi da asporto(2019-2021), croccanti Esperimenti per una carne libera dal corpo che prende vita propria o il più recente ciclo dedicato agli Ossimori sentimentali(Complici, 2020-2022) dove si intrecciano materiale organico e inorganico (Cavalcando l’onda del 2020 ha come base uno zoccolo di cavallo, Revenant dello stesso anno, è un incastro di grès, legno e canapa, Falerno del 2021 mostra della gomma colante), sono tutti terreni di sfogo estetico ma anche spazi di congiunzione e di rottura. «La mia poetica contempla la mutazione, la possibilità di una trasformazione costante della materia»- suggerisce l’artista. «Le mie sculture assomigliano a organi interni, Organi da Asporto. Non sono espressione di un’anatomia ortodossa, ma sono organi deformi, liberi da costrizioni corporali e culturali. Si sono staccati dalla carne, dalle terminazioni nervose, da vene e arterie che li legavano e si ribellano alla loro funzione originaria». 


opera di Dario Molinaro

Dalle frattaglie ironiche e visionarie di de Nichilo, alla pittura grumosa ed energicamente aggettante di Dario Molinaro che supera la soglia della superficie e si spinge oltre i bordi della tela per mostrare le cronache di una civiltà sepolta in una buia chiarezza. La forza e l’immediatezza del segno e del colore trasmettono energia vitale, neutralizzano ogni posizione definita – ogni nome, ogni cosa, ogni soggettività – per assecondare il riccio e il capriccio del pennello, per infilare il dito nella materia del mondo. «In certi momenti lavoro come uno scultore- sottolinea l’artista – mi piace la materia e mi diverte modellarla». Ricco di citazioni che spaziano dalla letteratura al cinema, dalla geografia alla storia dell’arte, dalla filosofia alla medicina alla cultura popolare italiana, «il suo vocabolario espressivo (troviamo accenni a Gauguin, a Bacon, a tutta una schiera di nomi legati all’espressionismo tedesco o al trash) – prosegue il curatore – azzera e risucchia nel vuoto della pausa tutta una serie di elementi che contengono al loro interno i riferimenti e le spurie coordinate di movimento, di rumore vitale tra la circostanza dell’esistenza e la dimensione infinita – quasi un infinito in scatola direi, liofilizzato sotto i colpi del colore – del tempo reale. Con la chiara idea di filtrare la torbida acqua della quotidianità per rigettare e riagitare il fondiglio fino a trasformare la baudelaireiana émotion réellein image troublante, in via d’uscita. Molinaro afferra il nulla come una preda: suggerisce, accenna a corpi, a volti e a oggetti mediante una pittura che stana e che genera un frammento dilatato del tempo per definire la nostalgia del presente dove esseri e cose vivono appunto la loro eterotopica sovrastoricità». Ne sono un esempio You cannot stay dressed(2022), The lady of flowers(2022), Nude with plant(2022), il pastoso Paint like a cat(2022), Man with hat and pipe(2022) e i Portraitdel 2020 (hungry boy, green, nice face, la linusiana little face), e alcune figure che popolano il suo universo, dove sembra quasi vigere la regola di «irrappresentare una rappresentazione» che si placa e flette e spinge «sull’indifferenza crudele e ideale del soggetto». 

La mostra sarà inaugurata il 30 aprile alle ore 18 e resterà aperta fino al 30 giugno.

Sabino de Nichilo / Dario Molinaro
Innen und Aussen
a cura di Antonello Tolve
dal 30 aprile al 30 giugno 2023

MOMART GALLERY
Piazza Madonna dell’Idris n. 5 e 7 |Matera - 75100
www.momartgallery.it- momartgallery57@gmail.com
direttore artistico Monica Palumbo
tel. +39 338 841431

Ufficio stampa
Carmela Cosentino +39 320 7934325

mercoledì 26 aprile 2023

Teresa Gargiulo | Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito

 

Teresa Gargiulo, Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito, 2023, performance

La Galleria Tiziana Di Caro ospita la seconda mostra nei suoi spazi di Teresa Gargiulo (Vico Equense, 1996) intitolata Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito.

A due anni di distanza dalla prima personale, intitolata Come disegnare un'isola, Teresa Gargiulo torna in galleria per presentare un nuovo corpus di opere concepito in esclusiva per questa mostra: disegni (della serie Embroidering Spaces, Erasing forms, di cui alcuni esemplari già presentati alla scorsa edizione di Artissima a Torino), opere tessili e un'edizione di “tarocchi”.

La pratica di Gargiulo si sviluppa attraverso la lingua (scritta e parlata) e la sua ricerca assume una deriva che potremmo definire “scientifica”: la distribuzione delle parole che popolano le sua opere, infatti, si basa su calcoli da cui derivano immagini mentali determinate da sequenze specifiche. Nulla nelle opere di Teresa Gargiulo è casuale.

Nell'arco degli ultimi mesi l'artista ha raccolto parole per poi disegnarle: ne mette insieme diverse con l'intento di smuoverne la quotidianità. Questa azione deriva dall'idea che sempre più spesso le parole vengono utilizzate senza pensarci, pertanto è necessario ricollocarle nella giusta posizione, abbinandole con criterio, con forza ed efficacia. Le lettere vengono scelte dai quaderni compilati dall'artista al tempo delle scuole elementari e sono selezionate in relazione alla loro forma, al loro aspetto, alla loro cifra estetica. Ognuna delle lettere è associata a un'altra per la sua forma e tra di esse è necessario che ci sia coerenza e armonia. La parola quindi si fa veicolo di un messaggio etico e al contempo estetico. 
Parole, frasi, idee non sono scritte bensì disegnate oppure, talvolta, cucite su stoffa. 
La bravura dell'incastro, Presagio di magia, La manipolazione dello splendore, Il pretesto per disfare sono solo alcune delle frasi, esclusive, predisposte e organizzate da Gargiulo per le sue opere. Si tratta di pensieri che lei raccoglie nell'ambito della sua quotidianità, partendo però da un presupposto: le parole sono polisemiche, per cui ognuno può sfumarne il significato a seconda delle proprie esigenze. Ogni parola conserva anche un proprio valore che rimane soggettivo, sebbene sia necessario pensare sempre al linguaggio come a un sistema libero, e al contempo consapevole.

Il titolo della mostra Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito, rimanda all'ultimo lavoro in mostra: un mazzo di carte in cui le iconografie tradizionali dei tarocchi sono soppiantate da parole, questa volta singole. E come nel mazzo tradizionale anche qui abbiamo quattordici avverbi, quattordici aggettivi, quattordici nomi comuni e quattordici verbi che corrispondono agli arcani minori, e ventidue nomi astratti che corrispondono agli arcani maggiori. Il tutto a coronare un'azione ludica, casuale, potenzialmente senza senso eppure attraversata da dimensione ultra - espositiva. La lettura di questi tarocchi sarà oggetto di una performance che l'artista terrà a partire dalle 20:00. La scelta dei tarocchi corrisponde alla selezione di parole, parole e ancora parole che messe insieme racconteranno qualcosa del presente o forse del futuro di coloro i quali si presteranno al gioco.

Ma sarà veramente un gioco?

Teresa Gargiulo è nata a Vico Equense (NA) nel 1996. Si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ed è la vincitrice del premio JaguArt 2020, organizzato da Artissima e Jaguar Land Rover e dedicato alla ricerca di giovani talenti.
Attualmente vive e lavora a Meta di Sorrento (NA). 

Teresa Gargiulo | Centodieci tessere per un mosaico potenzialmente infinito
fino al 15 giugno 2023

Galleria Tiziana Di Caro
Piazzetta Nilo, 7
80134 Napoli - IT
ph. +39 081 552 5526

giovedì 20 aprile 2023

Cristina Iotti e Massimo Barlettani | The Power of Flowers


La seconda mostra che verrà ospitata nella nuova Project Room della Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni è quella di Cristina Iotti e Massimo Barlettani dal titolo The Power of Flowers. In questa bipersonale gli artisti si confrontano sull'importanza di tornare alla bellezza della semplicità, all’ascolto e osservazione della natura, al dipingere un fiore, attuando nella genuinità del gesto che ritrae il creato… la silente rivoluzione dei fiori.

Dinanzi la produzione artistica di Massimo Barlettani - Nature vive- è possibile un rischio, quello di fermarsi all’epifenomeno, al suadente fascino dei fiori o delle farfalle e, amabilmente, sentirsi sazi e non andare oltre. In realtà, quello che vediamo è solo e soltanto un tramite con ciò che l’artista vuole dirci che poi, a conti fatti, è di una chiarezza sia formale che, e soprattutto, di contenuto, esemplari (…) Barlettani dipinge fiori che non sono altro che stilemi di un linguaggio creato per raccontare il personale mondo, e tra un soffio di vento e un battito d’ali, con misura, offrire l’occasione e lo stimolo per una riflessione. Barlettani crea bellezza, e da questa muove per rappresentare visivamente alcuni concetti(...) I fiori, creature caduche che resistono al vento, e simboleggiano quell’eleganza che solo la natura è capace di donare. C’è in questo un emozionante rispetto per un fragile abitante del nostro mondo che nulla chiede in cambio di quanto offre. L’artista lo rappresenta nel suo habitat. Per accentuare l’impressione del movimento nel vento usa pigmenti metallici che variano l’impatto visivo a seconda della luce. In questi suoi fiori cosa è racchiuso? La risposta è di un’evidenza estrema: c’è la vita. La bellezza che spesso manca, ma non dobbiamo, non possiamo arrenderci e rinunciarvi - c’è la potenza della vita, il suo essere effimera, e c’è anche un monito a ricordare che traiamo il nostro nutrimento, fisico e non, dalla terra che abitiamo. Come un fiore. Un discorso intensamente spirituale, non religioso, semmai ideale...(...)

Estratto dal testo di Jacopo Chiostri


Diversamente, Cristina Iotti si è specializzata negli anni nell’uso delle matite colorate e ha fatto del disegno la sua cifra stilistica, trovando in questa tecnica il metodo espressivo a lei più congeniale tanto da ottenere diversi riconoscimenti, premi nazionali e internazionali. Negli ultimi anni si è avvicinata anche al mondo della fotografia, trasferendo la sua poetica in immagini fotografiche fine art. Affascinata poi dall’antica tecnica della cianotipia risalente alla metà dell'ottocento, ha iniziato a sperimentarla ed esplorarla, integrando e personalizzando i suoi cianotipi con acquerelli e matite colorate, lavori che l’artista presenta per la prima volta in mostra. Racconta cosi Cristina Iotti la sua esperienza artistica con questa nuova tecnica: «Sono stata subito affascinata dalla tecnica della cianotipia per la forte valenza poetica che conferisce alle immagini ottenute inizialmente da un mezzo attuale e moderno come la fotocamera digitale, ma la magia sta nel “ritorno al passato” con cui poi viene realizzata, con procedimenti completamente manuali, la stampa e lo sviluppo dell’opera su carta cotone. I lavori in cianotipia sono realizzati partendo da negativi ottenuti da mie fotografie ed esposti alla luce del sole, o sotto una lampada UV, mantenendo per cui tutta l'imprevedibilità, il fascino e la poesia delle cose antiche. Ogni cianotipo per cui è un pezzo unico, non ristampo mai lo stesso negativo e quasi sempre poi intervengo manualmente con matite, matite colorate e acquerelli, ottenendo un risultato finale che si pone tra la fotografia e il disegno».

Cristina Iotti – Massimo Barlettani
The Power of Flowers
La silente rivoluzione dei fiori
a cura di Maria Gabriella Damiani

Inaugurazione 3 maggio ore 18,00

dal 3 al 21 maggio 2023

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
info@orizzontiarte.it- www.orizzontiarte.it
F: Orizzontiartecontemporanea

Communication Manager
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com - info@amaliadilanno.com

mercoledì 19 aprile 2023

Mitografie di Lorenzo Bruschini

Lorenzo Bruschini, Evocazione, 2023

Solamente come Ulisse in mare, nel gorgo di avventura e nostalgia
vive il poeta, per testimoniare
il riso delle onde, e il pianto del sapere


Maura Del Serra

Von Buren Contemporary è lieta di presentare MITOGRAFIE, la mostra personale di Lorenzo Bruschini.

Mitografia significa la rappresentazione dei miti nell'arte – titolo doppiamente appropriato per questa mostra, in cui l'artista torna alla sua esplorazione del mondo della mitologia greca ma presenta anche una preziosa cartella dallo stesso titolo, che unisce una selezione dei suoi disegni a poesie della nota poetessa e drammaturga italiana Maura Del Serra.

L'arte di Bruschini continua a rimanere fresca, anche se ritorna più volte sugli stessi soggetti: creature, dei e dee preannunciati dalla mitologia classica; uccelli, animali e pesci mistici che convivono su un piano di parità con gli esseri umani, come nell'antica arte rupestre; la propria immagine, che ci guarda con aria innocente ma interrogativa; tutto amalgamato insieme, come in un sogno, per mezzo della sua tavolozza contenuta e minimalista. È questa instancabile spontaneità̀ che consente al lavoro di Bruschini di continuare a lanciare il suo incantesimo. La mostra è composta di quadri nuovi di Bruschini, creati specificamente per Mitografie, e da opere provenienti dalla sua retrospettiva museale del 2021 al Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro, ora esposte per la prima volta a Roma. Inoltre ci sono i disegni, fra cui quelli scelti per la cartella realizzata insieme a Maura Del Serra e edita da De Luca Editori d'Arte. La raccolta, che consiste di sette poesie di Del Serra e sette disegni di Bruschini, è pubblicata in un’edizione limitata, firmata e numerata, di 100 copie, e sarà formalmente presentata in galleria giovedì 4 maggio, presenti la poetessa e l'editore.

Lorenzo Bruschini è nato a Frascati nel 1974. Dopo aver frequentato come borsista la prestigiosa École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi, nel 2007 si diploma in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma. Le opere di Bruschini sono presenti in varie collezioni private e museali in Italia e all'estero, tra le quali quella del poeta francese Yves Bonnefoy, il Museo Civico di Taverna, la Fondazione Andrea Cefaly a Catanzaro, la Pinacoteca Civica di Jesi, e la Fondazione Mario Moderni a Roma. Artista poliedrico, fondatore della Scuola d'Arte Les Oiseaux Noirs, i suoi lavori di elevata immaginazione coniugano la dimensione del sogno e del mito con una tavolozza elegante e minimale. Nel 2016 Bruschini tiene la sua personale negli spazi museali delle Scuderie Aldobrandini a Frascati. Lo stesso anno vince la selezione internazionale per il programma di residenza per artisti ArtAmari, che lo porta ad attraversare in un viaggio di ricerca la Grecia fino all'isola di Creta, dove realizza il libro d'artista Scendeva simile alla notte. Nel 2019 all'Accademia di Francia di Villa Medici a Roma, i disegni di Bruschini sono stati proiettati sulla facciata rinascimentale della villa in un progetto creato con lo scrittore franco-venezuelano Miguel Bonnefoy. Nel 2020 riceve il Premio di Operosità da parte del Fondo nazionale PSMSAD (Pittori Scultori Musicisti Scrittori e Autori Drammatici) e nel 2021, il Museo del Complesso Monumentale del San Giovanni a Catanzaro ha tenuto una retrospettiva del lavoro dell'artista.


MITOGRAFIE
mostra personale di Lorenzo Bruschini

Vernissage
Giovedì 20 Aprile 2023
dalle 18:00 alle 21:00

Testo critico:Marta Spanò
Lettura di poesie di Maura Del Serra: Daniela Cavallini

Presentazione della cartella Mitografiecon la poetessa Maura Del Serra
Editore: De Luca Editori d’Arte
Giovedì 4 Maggio 2023
dalle 17:00 alle 21:00

la mostra resterà aperta fino al 9 maggio 2023

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com
Tel: (+39) 320 5621416



Alberta Zallone | DI NOTTE GLI ALBERI DIVENTANO SOGNI


Di notte gli alberi diventano sogni
Il titolo, un verso di Alda Merini tratto dalla poesia “Tu sai”, dà il titolo alla nuova personale di Alberta Zallone sarà visibile presso la galleria “Museo Nuova Era” visitabile fino al 4 maggio 2023. 

Le immagini raccontano le esplorazioni compiute dall’autrice nel corso di un anno, dall’ultima neve al termine dell’autunno all’interno della Foresta Umbra nel Gargano. Nelle fotografie la fotografa ha anche voluto, a volte, essere presente nei sentieri e tra gli alberi, quale wanderer, in un mondo incantato, anche se qui l’orizzonte non è ampio come nel quadro di Friedrich ma si apre e richiude di continuo.Le fotografie, eseguite con la sensibilità di chi quella natura ama e mai banali, ci mostrano dapprima la foresta addormentata con l’ultima neve e il dominio di verdissimi muschi e poi il ritorno della vegetazione, le fioriture, il verde dell’estate , il cambiare delle stagioni, le piogge, la nebbia. Un albero in particolare, un faggio pluricentenario, ha attirato l’attenzione dell’autrice che lo ha ripreso nel corso delle stagioni e si è fotografata più volte ai suoi piedi trasformandolo in figura totemica dei suoi cammini solitari.Non è un bosco qualsiasi la foresta Umbra nel Gargano. È antica, estesa, con alberi non comuni nel resto della Puglia: faggi, e poi aceri, carpini, tassi, e poi cerri e altro ancora. Parte di essa è stata dichiarata patrimonio UNESCO nel 2017 tra le “Faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”. Oggi, è lo scrigno della biodiversità, da proteggere e salvaguardare. E tuttavia… . La foresta conserva un’aura di mistero, al contempo minaccioso e salvifico, reca un ricordo ancestrale che vive dentro di noi e che appartiene alla nostra anima in modo insondabile. È questo che cerca Alberta? Sì perché ella è tutto fuorché una fotografa naturalista. Ella spia il cambiamento e l’identità della natura, ma ecco: il segreto che nasconde e rivela la sua fotografia è Alberta stessa: perturbante presenza-assenza, che d’improvviso compare per poi scomparire, ella stessa misteriosa, inghiottita dalla foresta che vuole possedere.
La mostra è accompagnata da un catalogo.

Alberta Zallone, già docente nella facoltà di Medicina dell’Università di Bari, è da 10 anni attiva come fotografa. Ha esposto in mostre personali e collettive a partire dal 2012. Tra le altre “Quelle stanze” nel 2016 e “Tambièn se muere el mar” nel 2021, presso Museo Nuova Era a Bari e “Viandanti in Puglia”, presso la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a mare.

Museo Nuova Era, Strada dei Gesuiti 13, 70122, Bari
Orari: dal martedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.
Chiuso il lunedì.

Info: +39 3334462929 

domenica 16 aprile 2023

OTHERSIDE PINA DELLA ROSSA Rassegna “MATERIE 9” a cura di Valerio Falcone


 

OTHERSIDE

PINA DELLA ROSSA

 

Rassegna “MATERIE 9”

a cura di Valerio Falcone

 

18 marzo  - 18 aprile 2023

Sala delle Esposizioni  Fornace Falcone

Eboli, Salerno

                                                              

Dal 18 marzo al 18 aprile, nella Sala delle Esposizioni Fornace Falcone, ad Eboli (SA), la mostra personale di PINA DELLA ROSSA, per la rassegna MATERIE 9,  a  cura di Valerio Falcone.  L’esposizione, intitolata OTHERSIDE , è costituita da una  grande installazione, site specific, realizzata con le opere più significative dell’artista, L’artista espone una istallazione a parete di opere che iscrivono un percorso ‘intermittente’ di  quadri e segmenti  geometrizzati fotografici,  cunei testurizzati  e cromatici che sviluppano una costellazione di intricate ramificazioni, volti consunti, pelle rugata.  Come un’alterazione re-immaginante, il senso dell’opera si ‘stravolge’ in una tensione di piani immaginali.  L’opera ‘si apre’ al desiderio della sua alterità, in un germinante movimento della propria stabilità.  Pina Della Rossa concepisce la pratica artistica come uno sprofondamento e una risalita del proprio corpo psichico. Le sue visioni sono una soglia mobile di  oscuramenti e illuminazioni, in una  eccedente topografia dell’anima, come un ribaltarsi eterotopico del ‘dentro’ in ‘fuori’,  e viceversa. Spostando in altre possibilità il suo ‘confine’, l’opera di Pina Della Rossa, radicata nella inquietudine originaria dello sguardo, risuona di un ‘inimmaginabile’ che ne interroga l’unità di senso.  Un auto-riflettersi del gesto ‘che vede’ in rifrazioni visive su traiettorie imprevedibili, lungo le quali s’intona un dolente, silente canto da un invisibile pentagramma. L’opera nella sua erranza, tra unità e frammenti, tra presenza e assenze, si fa visibile elegia della lontananza dell’altrove. Segnali, non svelamenti, evocazioni orbitanti di una trasmutante apocalisse del visibile sono ‘in opera’. Nessuna quieta chiarità l’attraversa, bensì  ri-velanti, umbratili filamenti di luce nera e improvvise emersioni di un contrappunto rosso, radici dell’aurorale luce iniziale. La mappa dell’anima ‘segnata’ da  Pina Della Rossa è custodia di un mistero irraggiungibile, neanche immaginabile, solo visibile eco silenzioso in un profondo ‘ascolto’.   

OTHERSIDE

PINA DELLA ROSSA

MATERIE 9,   a cura di Valerio Falcone

SALA DELLE ESPOSIZIONI FORNACE FALCONE per la Cultura

Eboli – Salerno

 

Galleria di riferimento: 
AREA 24 SPACE      Via Ferrara, 4 -80143  Napoli -  Tel. 3396495904     http://www.adrart.it

PINA DELLA ROSSA                                                                                          

E-mail: info@pinadellarossa.it    Sito:  www.pinadellarossa.it

 

Pina della Rossa

OTHERSIDE        Sabato 18 marzo – 18 aprile 2023

Rassegna “MATERIE 9”, a cura di Valerio Falcone

Sala delle Esposizioni Fornace Falcone, Eboli (SA).

Fornace Falcone per la Cultura

Testo di  Assunta Pagliuca, sull’opera di Pina Della Rossa 

 

“Segni del tempo, performati come segni permanenti, diventano via di fuga e strumenti di lotta e di denuncia. Pannelli disposti come in un puzzle disarticolato, con un accostamento che rompe ogni geometria. Radici contorte e superfici rugose spezzate da lamine nere privano gli elementi di uno spazio razionale. Una consonanza di arte  e vita, di arbusti il cui radicamento si perde in segmenti profondamente neri, impercorribili ed incomunicabili.  Rimandi antropologici emergono attraverso l’analogia di un viso raggrinzito con le radici rugose come simulacri della fatica a sostenere i ritmi della vita. Segni del tempo che scolpiscono con la loro presenza il trauma e la sofferenza di vissuti per contenerli e strapparli all’armonia naturale. La sensibilità artistica di Pina Della Rossa, artista napoletana di rilievo internazionale, il suo lavoro di ricerca, iniziato negli anni Ottanta con la contaminazione di pittura e fotografia, fa delle immagini uno strumento di riflessione e di analisi, in una relazione di linguaggi diversi e di tecnologie digitali. Ciò che il fruitore percepisce dalla visione dell’ opera prodotta non è quel che appare nell’oggetto ma ciò che l’artista vuole comunicare, con un lavoro di “deformazione” consapevole che scarnisce la fisicità oggettiva in ragione della sua essenza per estrarne il significato più profondo. Una profondità che emerge dai contrasti tonali, dagli urti cromatici che amplificano emozioni nelle loro profonde stratificazioni. I giochi di piani, nell’accostamento delle immagini, l’ intensità dei particolari realizzano modalità espressive attraverso un’indole istintiva, ma con un’articolazione sintatticamente progettata, in cui il complesso di sentimenti, lo stato d’animo, mai si piegano e si rassegnano alla sofferenza. L’intento è quello di trascendere la superficie fisica dell’opera, di trasfigurare con tracce di lirismo la struttura espressiva conferendole caratteristiche di un Io narrante con il ricorso alla tecnica dell’informale a forte connotazione simbolica. Minaccia, dolore, inquietudine emergono nelle soluzioni cromiche di una metafisica di luci e di colori, nella  rottura di geometrie e nell’articolazione di  gradazioni prospettiche, in cui tracce di vita escono dal loro nascondimento. La disseminazione di immagini e la scomposizione dei piani creano una visione ermeneutica che rigetta ogni condizione preordinata. Il campo visivo si dilata e dirompe in una profondità essenziale senza alcun compiacimento edonistico. Sotto l’effetto della contrizione e della forza implodono frammenti di realtà, come tessere di mosaico, tenute insieme da contrasti di materiale e di immagini, lamine di colore nero si scontrano con fratture rialzi e cedimenti creando deformazione ed instabilità della scena per effetto di una complessità problematica. Con abilità tecnica, l’artista dà vita, con i suoi inserti policromi ed i suoi contrasti chiaroscurali, alla comunicazione delle immagini. Pina Della Rossa non perde mai di vista l’obiettivo: far parlare l’opera, darle respiro, liberarla dalla morsa, da quei cortocircuiti che la soffocano. Tra le pieghe della propria coscienza, tra i segni del tempo si consuma il distacco da ogni vessazione, con un’opera “visionaria” che assume in sé una tensione all’interno della quale rintracciare relazioni ed ancoraggi dell’artista e del genere umano, in un divenire dialettico, di compartecipazione e fusione. L’arte diventa creatrice di stili e di rapporti sociali, nel suo dinamismo e nella sua interattività processuale generando un agire connettivo. L’opera viene restituita al tempo della vita, in uno spazio inglobante in cui lo spettatore entra da protagonista come parte di un processo non prevedibile, che si radica nell’architettura di un quotidiano replicabile. Con operazioni di moltiplicazione, di decentramento e di coinvolgimento, il fruitore dell’opera diventa riconoscibile in uno spazio d’identità con la possibilità di un ancoraggio sociale e psichico. Pina Della Rossa manifesta questa volontà di affidare all’arte anche una funzione di orientamento e di re-indirizzamento con la capacità di “tendere verso” l’esperienza interna del soggetto e rimodulare la polarità tra l’io e il mondo, tra il singolo e la collettività, in una originaria autenticità. Sezioni finite che si propagano in tante disseminazioni con un impianto strutturale che rivela un’architettonica sinottica puntuale, tra frontiere e divisioni. Identità mutevoli, interazioni, oltre ogni tempo e ogni spazio, viaggiano per la demolizione del limite. Segni del tempo che tentano di trattenere lo spirito in segni indelebili sembrano trovare la propria liberazione in una performance che si presenta come un viaggio catartico che restituisce l’Io, ed il Noi, alla vita. L’opera diventa, così, lo strumento ed il canale per avvicinare a sé, lasciandosi penetrare, ogni spettatore che in forma sincrona entra nel rito messianico di questa purificazione.”

 

Pina Della Rossa  vive e lavora a Napoli, artista e docente di Disegno e Storia dell’Arte, è attiva sulla scena artistica nazionale ed internazionale dagli anni ottanta, si occupa di fotografia, video, pittura, design ed installazioni. La sua ricerca introduce una riflessione metaforica sul rapporto di Identità e Corpo, Materia e Memoria. Artista e attivista, di matrice concettuale, si svincola dalla fisicità, emancipandosi dalla scientificità dell’applicazione fotografica,  per accogliere stimoli di natura extra-sensoriale. Nel corso della sua evoluzione artistica Della Rossa testimonia il suo saper unire l’arte all’impegno sociale, elaborando progetti focalizzati su tematiche esistenziali, tensioni urbane e collettive, e lotta alla violenza. In tal senso, si rivela sensibile attivista per la difesa dei diritti umani. Le sue opere divengono linguaggio della contemporaneità, scavo interiore, autobiografico e, nel contempo, momento di rinascita.

La sua opera si estrinseca anche su giochi di piani, su differenti componenti geometriche, quando, trasformandosi in puzzle, si sottrae alle obbligazioni del formale: così, libera da vincoli, essa  esplode, senza confini, abitando in più luoghi. Nei puzzle si evidenzia altresì un vero e proprio viaggio sui sentieri della memoria, una comunione intima con la natura, in cui le intricate ramificazioni sono “nervi scoperti”. In esse  il reale si è eclissato trasformandosi in altre sembianze, divenendo una proiezione corporea ed instaurando una relazione simbiotica tra opera e fruitore.  Traspare così la natura etica delle immagini, che  spostano il senso comune sull’alterità che pervade la visione del reale.

Le sue opere sono inserite in numerose collezioni permanenti, pubbliche e private, tra cui:  MUSEO MADRE – Napoli; CAMUSAC, Museo Arte Contemporanea, Cassino - Frosinone; MUSEO NAZIONALE, Thebes – Grecia; MUSEO ALLOTROPYA, Antikyra – Grecia; MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove – Roma; BONGIANI Art Museum di Salerno – Italia; MUSEO MUSEO CAM Casoria Contemporary Art Museum, Casoria - Napoli; MOBIUS Gallery – Cambridge, Massachusetts – USA; MUSEAVV – Nizza; MUSEO MACS - ARTE CONTEMPORANEA, Santa Maria Capua Vetere – Caserta; Museo di Fotografia Contemporanea “LA VALLE“, Cervinara – Avellino; MARIO COLONNA - ART HOTEL GRAN PARADISO – Sorrento; Galleria GAM “MEDITERRANEUM COLLECTION“ – Catania; Galleria AREA24Space – Napoli; Galleria FRANCO RICCARDO ARTI VISIVE – Napoli; Galleria  3F FIORILLOARTE – Napoli; Galleria DEL CARBONE – Ferrara; Galleria SPAZIO 88 – Roma; Galleria  SPAZIO UTOPIA  Contemporary Art – Salerno; MUSEO D’ARTE,  Comune di Rittana – Cuneo; Galleria TUFANOSTUDIOVENTICINQUE, R. Veronesi – Milano; THE LONDON BIENNALE, D. Medalla – Londra; ARCHIVIO AMAZON Archive of artistic works and projects about the Amazonic World, R. Maggi – Amazzonia; ARCHIVIO Visivo e Libri d’Artista di San Cataldo - Caltanisetta; ARCHIVIO Libri d’Artista “IBRIDIFOGLI” – Salerno.

Nel 2016 è stata inserita nell’ATLANTE dell’ARTE CONTEMPORANEA a Napoli e in Campania, Loredana Troise (a.v.), a cura di Vincenzo Trione – per il progetto di Ricerca e Documentazione del Museo MADRE – Napoli. Ed. Electa.

Ha esposto in numerose mostre presso musei, gallerie nazionali e internazionali, accanto ad artisti, come: Araki, Nagasawa, Oppenheim, Vettor Pisani, Spoerri. Tra le  più importanti ricordiamo: “9 ARTISTI ITALIANI“ - Galleria Area24Space, Napoli; “Per-formare una collezione”, MUSEO MADRE – Napoli; “SEGNI PERMANENTI“, MUSEO MACRO – Roma; ”MATERIE 9” a cura di Valerio Falcone Eboli, Salerno; ”RELAZIONI MARGINALI SOSTENIBILI  / Shozo Shimamoto”, Bongiani Museum - Galleria Sandro Bongiani – Salerno; “TAKE CARE PROJECT”, FONDAZIONE 107 – Torino; “Signum”, BIBLIOTHE’ Gallery – Roma; “NARRATO CON FIGURE”,  FONDAZIONE Filiberto e Bianca MENNA, Salerno; STILL FOTOGRAFIA e WE WORLD Onlus – Milano; “ThinkAboutNaturalAction”, ANDREANUOVOHomeGallery – Napoli; FOCUS Artphilein – Photography, Lugano – Svizzera; “L’AMAZZONIA DEVE VIVERE”, MUSEO DIOTTI, Cremona; PADIGLIONE BIRMANIA, Palazzo Zanardi Landi – LODI;  MACVA -  MUSEO DE ARTE CONTEMPORÁNEO DE VALENCIA, Valencia – Venezuela; ARCHIVIO Visivo e Libri d’Artista – Caltanisetta; “Da una trifora sul cortile dell’attualità #1”, AREA24Space –  Napoli; FIERA di Bologna; “FUORI SALONE” – Milano; “EXPO’ Arte-Cibo” – Milano; MUSEO CAM Casoria Contemporary Art Museum, Casoria - Napoli; ARTELIBRO – Bologna; “NATURE“, FrancoRiccardiArtiVisive, Palazzo Partanna – Napoli;  “DOPO LA BATTAGLIA”, PAN – Palazzo delle Arti Napoli; MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE – Napoli; MUSEO FILANGIERI – Napoli; “Mater Nostra”, PALAZZO FERRARI, Parabita; PARATISSIMA, THE OTHERS ART FAIR – Torino; TILT ESTETICA – TRIENNALE DI ARTI VISIVE” – Roma; Museo MAAAC – Cisternino; SETUP – Bologna; UN CASTELLO ALL’ORIZZONTE – Perugia; PRIMOPIANOLivingGallery – Lecce; DEUTSCHES HIRTENMUSEUM – Hersbruck-Germania; SICOF – Fotografia Internaz. – Milano; “RI-Scatto”, Galleria SPAZIO88 – Roma; “Selected works”, Galleria  AREA24 Space - Napoli, che in particolare ne segue gli sviluppi artistici.

 

Galleria di riferimento: 
AREA 24 SPACE
Via Ferrara, 4 -80143  Napoli -  Tel. 3396495904    
http://www.adrart.it

PINA DELLA ROSSA                                                              

E-mail: info@pinadellarossa.it    Sito:  www.pinadellarossa.it

 

 

Pina della Rossa

OTHERSIDE

Sabato 18 marzo – 18 aprile 2023

Rassegna “MATERIE 9”, a cura di Valerio Falcone

Sala delle Esposizioni Fornace Falcone, Eboli (SA).

Fornace Falcone per la Cultura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 12 aprile 2023

INFINITE TIME | Libri d'artista

opera di Enzo Guaricci


INFINITE TIME
MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA LIBRI D’ARTISTA
A cura di Massimo Nardi

GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO E DEL DIRITTO D’AUTORE
Dal 23 aprile al 21 maggio 2023
BIBLIOTECA COMUNALE  “Carlo Perrone”
Palazzo della Cultura – Corso Umberto I – Modugno

Vernissage 23 aprile 2023 ore 19:00

Interverranno: 
Nicola Bonasia, Sindaco di Modugno
Antonio Alfonsi, pubblica istruzione - beni culturali - cultura e spettacolo - sport - politiche giovanili
Massimo Nardi, artista curatore
Laura Agostini, artista
“Reading di Florisa Sciannamea, artista scrittrice 


Artisti in mostra
LAURA AGOSTINI, FRANCO ALTOBELLI, LUIGI BASILE, PIERLUCA CETERA, ANGELO CORTESE, FRANCO CORTESE, GIANNI DE SERIO, PIETRO DESCISCIOLO, LETIZIA GATTI, ENZO GUARICCI, ANTONIO GIANNINI, BEPPE LABIANCA, ANTONIO LAURELLI, SANTINA MOCCIA, MASSIMO NARDI, ANGELO PERRINI, PAOLO SCIANCALEPORE, LINO SIVILLI, FLORISA SCIANNAMEA, ROBERTO SIBILANO, ANTONELLA VENTOLA, FEDERICA CLAUDIA SOLDANI

In questa splendida mostra organizzata e curata da Massimo Nardi abbiamo il piacere di ammirare, ma anche di poter toccare ed eventualmente sfogliare, variopinti libri d'Artista.

Ma cos'è un libro d'Artista?

Partiamo dalla definizione: il libro d’artista è un’opera d’arte o un manufatto artistico che “ricorda” la forma del libro, realizzato a mano da un artista in un esemplare unico. Un “manu factus” librario, appunto, seguito direttamente dall’artista in ogni sua fase, dall’idea, alla progettazione, alla realizzazione materiale; un oggetto che prende vita attraverso la forza della materia e la plasticità della struttura scelta, ed esplica la sensibilità del segno, del colore, dei materiali, la sua stessa identità di “Unique”. Può essere realizzato con tutte le tecniche possibili: pittura, collage e tecniche miste, stampa tipografica, digitale, calcografica e monotipo, fotocopie, cucito, ecc. e assemblato con i materiali più eterogenei quali cartoni, legno, stoffa, plastica, metalli, materiali organici, ma soprattutto creato con la carta, spesso fatta mano. Libro come luogo prediletto per la sperimentazione calligrafica e tipografica, uno dei mezzi più consoni all'utilizzo interdisciplinare dei mezzi d’espressione, dove il limite stesso del libro-concetto trascende sé stesso in infinite possibilità espressive ed artistiche. I luoghi, stessi, a cui questo oggetto d’arte è destinato, variano dalla galleria d’arte al museo, dalla biblioteca alla libreria, offrendo ad un pubblico sempre più curioso l’occasione spazio-tempo di conoscere l’anima di questa forma espressiva che oggi, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, sposta il proprio confine da libro d’artista, libro oggetto, libro illustrato, libro interattivo, rendendolo ancora più indefinibile.

Quando nasce il libro d'Artista?

Come è noto, nell’accezione più diffusa e condivisa, il libro d’artista ha origine nelle Avanguardie storiche del '900 e, soprattutto, nel Futurismo italiano, da cui viene scardinata l’idea del libro come manifestazione del pensiero attraverso la parola scritta, per proporlo nella sua dimensione fisica di materia-segno-oggetto. Fortunato Depero, uno dei più rappresentativi esponenti, progettò nel 1927 una monografia “Depero futurista” nota col nome di "Libro bullonato", per celebrare i quattordici anni di militanza nel Futurismo. Questa pubblicazione composta da 234 pagine, con copertina fustellata e caratterizzata da un'impaginazione varia, aveva scritte allineate in molteplici modi e pagine di differente grammatura e colore. Il tutto tenuto insieme grazie a due grossi bulloni meccanici in alluminio. La rivoluzione tipografica futurista inizia nel 1912 quando Filippo Tommaso Marinetti compone le prime “parole in libertà”, per arrivare poi al libro di latta “Parole in libertà futuriste olfattive, tattili, termiche” del 1932, realizzato con materiali inconsueti e sperimentali come metalli, legno e bulloni. Anche il Dadaismo ha contribuito a creare libri dalla tipografia sperimentale, così come il Costruttivismo di El-Lissitzky e di Vladimir Mayakovsky e come tutte le altre Avanguardie del '900. Per arrivare agli anni '60 in cui le sperimentazioni sulla poesia, che diventa visiva, vengono naturalmente applicate alla forma libro. Mi riferisco alle creazioni di Emilio Isgrò con le sue cancellature delle parole e alle sperimentazioni didattiche di Bruno Munari. Arriviamo ai primi anni ‘70 del Novecento dove finalmente il libro d'artista inizia ad essere riconosciuto come un genere distinto e ad avere una sua identità. Furono così fondate istituzioni dedicate, biblioteche e collezioni come il Center for Book Arts a New York e realizzate numerose mostre collettive di libri d'artista in tutto il mondo. Si svilupparono inoltre altri generi specifici legati al libro d'Artista quali: il libro-oggetto, gli altered book, i libri scultura, i libri pop-up ecc. Pertanto l’artista non si limita ad illustrare un testo narrativo o poetico preesistente ma concepisce una autonoma opera d’arte. Il libro d'artista diviene oggetto da guardare, da “leggere” anche attraverso il tatto, apprezzandone il rilievo, fino a sentire l’odore della materia di cui è composto. Possiamo anche solo immaginare il libro che non c’è. Un modo per fermare per un po' la corsa quotidiana della nostra era digitale. Un modo per vivere il libro oltre il libro stesso, oltre le parole e percepirne la sua anima creativa.

UNO SGUARDO SUL LIBRO D'ARTISTA
di Laura Agostini

“In realtà tutte le parole che io trattengo fra i miei fogli, pongono alla fine degli interrogativi. Insinuano dubbi, inducono alla riflessione, fanno divertire o piangere. E’ vero anche che molte di loro si liquefano e scivolano via da me se non sono comprese e sono tante quelle che danzano davanti ai vostri occhi, si infilano irriverenti nella testa per poi trovare, scivolando sulla lingua, una via d’uscita. In questo modo prendono aria e si compongono attraverso il suono della vostra voce, anche se a volte sarebbe meglio fossero ingoiate. In molte invece rimangono intrappolate o volutamente nascoste nel corridoio segreto che collega il cuore al cervello. Si alleano fra loro , compongono pensieri, frasi e poi si allargano , costruiscono periodi, paragrafi, capitoli e si spalmano sui fogli servendosi anche di memorie e di immagini. Insomma, per farla breve, diventano me . Ammetto che non è sempre un successo, ma fra tanti errori compiuti ci sono anche dei veri capolavori. Potreste chiedermi a questo punto:” E’ così che nasci dunque? Mettendo insieme parole, pensieri, ricordi, emozioni?”. “Reading di Florisa Sciannamea, artista scrittrice