lunedì 31 gennaio 2022

A Roma nasce FOROF, archeologia, arte contemporanea e sperimentazione artistica


Un luogo rigenerativo e di rinascita, di aggregazione e scambio, in cui il confronto tra arte contemporanea, archeologia e sperimentazione dà origine a progetti ed esperienze immersive con la regia di artisti internazionali. È FOROF, nuova realtà culturale promossa da Giovanna Caruso Fendi, che il 2 febbraio 2022 ha aperto al pubblico le sue porte negli storici spazi di Palazzo Roccagiovine, a Foro Traiano 1 a Roma.

Prima realtà in città a proporre in modo permanente il binomio arte contemporanea/archeologia come parte strutturale della sua identità e mission, FOROF presenta l’archeologia come stimolo per la produzione culturale contemporanea, in un luogo unico, parte dell’area archeologica più importante di Roma, che consente l’accesso agli straordinari resti archeologici dell’abside della Basilica Ulpia.

Negli spazi che furono la prima sede della Fondazione Alda Fendi - Esperimenti, FOROF rinnova e attualizza gli stessi concetti di valorizzazione e promozione culturale, a partire dall’intervento di ripristino degli spazi realizzato dallo studio IT’S al piano strada, offrendo nuovi servizi e dando vita a un nuovo modello di imprenditoria culturale, sensibile e sostenibile.

Roma ha sempre attirato artisti, scrittori, intellettuali da tutto il mondo, esercitando su di loro un fascino misterioso. Ancora oggi la produzione artistica contemporanea in città è costantemente sottoposta al confronto con la storia e l’antico – sottolinea la fondatrice di FOROF, Giovanna Caruso Fendi. Oggi FOROF non soltanto offre agli artisti la possibilità di misurarsi con un patrimonio straordinario, ma vuole essere anche un modo responsabile e trasparente di restituire alla comunità, attraverso la lettura contemporanea, l’esperienza di un luogo unico al mondo. Questo è il motivo principale per cui FOROF non è fondazione ma Società Benefit che ha nel proprio oggetto sociale quello di avere un impatto positivo sulla società”.

La programmazione culturale di FOROF prevede due produzioni all’anno della durata di circa cinque mesi ciascuna, affiancate da attività didattiche dedicate ai progetti ospitati e al patrimonio archeologico custodito dai suoi spazi. Artisti italiani e internazionali – individuati per la loro capacità di relazionarsi con lo spazio e il contesto culturale in cui operano – vengono chiamati a ideare una mostra o un’installazione ambientale in dialogo con lo spazio archeologico ipogeo, che verrà attivata attraverso un programma di eventi a cadenza mensile: nello spazio polifunzionale che affaccia sulla strada, di fronte ai Fori, ogni episodio vedrà accadere performance, reading, talk, interventi musicali a carattere relazionale e partecipativo, in cui il pubblico non sarà solo spettatore ma anche protagonista.

Ispirato alle atmosfere dei caffè culturali delle Avanguardie del Novecento – dal Cabaret Voltaire di Hugo Ball e Emmy Hennings, al Bal TicTac ideato da Giacomo Balla, fino all’Art Club fondato a Roma dopo il secondo conflitto mondiale – FOROF invita gli artisti a confrontarsi con lo spazio per immaginarne un racconto contemporaneo che sia per il visitatore un’esperienza unica e immersiva.

Dal 2 febbraio al 15 luglio 2022 FOROF presenta la sua prima produzione: LOVOTIC, installazione video musicale dei Soundwalk Collective, gruppo che coniuga antropologia, etnografia, narrativa non-lineare, geografia in relazione ai luoghi in cui realizza i propri interventi. L’installazione, realizzata in collaborazione con Charlotte Gainsbourg, i musicisti Lyra Pramuk e AtomTM, il teorico queer Paul B. Preciado e Willem Dafoe – che hanno contribuito a testi, suono e voci – è curata da Ruggero Pietromarchi e Nicola Giuliani di Threes Productions.

Con LOVOTIC il collettivo esplora la possibilità che tra uomo e robot possano instaurarsi rapporti emotivi, sessuali, anche d’amore. Partendo dall’intrattenimento ibrido cui già oggi abbiamo accesso, i Soundwalk Collective si interrogano su impulsi, idee e bisogni, avventurandosi in un futuro che ha l’aspetto di un caleidoscopio in piena espansione e in cui sesso, intimità e desiderio vengono riformulati.

L’installazione diventerà scenario di una serie di EPISODI: appuntamenti multisensoriali e multidisciplinari in cui il pubblico verrà coinvolto in performance immersive di musica e parole con gli artisti che hanno collaborato al progetto LOVOTIC. Il primo episodio, martedì 22 febbraio, sarà con Paul B. Preciado. Seguiranno mensilmente gli altri artisti coinvolti nel progetto, tra cui ci sarà l’attrice e cantante Charlotte Gainsbourg.

Gli episodi sono accompagnati da una selezione enogastronomica a cura di Roscioli, in dialogo con gli artisti.

Le rovine archeologiche dell’area ipogea di FOROF vengono attivate dall’intervento degli artisti, in una lettura che restituisce alla storia e al patrimonio artistico la sua assoluta contemporaneità, e agli artisti – cui viene affidata la realizzazione del programma culturale – restituisce quel ruolo di attivatore culturale, curatore e direttore creativo che nasce dalla consapevolezza della loro evoluzione all’interno della società contemporanea.

FOROF
FOROF è una realtà unica a Roma che combina archeologia e arte contemporanea, storia e sperimentazione, che offre una proposta culturale innovativa e servizi diversificati, basandosi su un modello inedito di imprenditoria culturale, capace di creare un impatto sociale positivo e duraturo. Roma ha attratto per secoli scrittori, artisti e intellettuali da tutto il mondo e può tornare anche oggi a ospitare progetti d’arte che riscoprano il fascino antico nel nostro presente, in un inevitabile confronto con la storia della città e con il suo patrimonio. Il programma culturale che è alla base dell'intero progetto e della sua identità si basa sull’idea di rendere FOROF un crocevia tra cultura, arte e storia. FOROF occupa gli spazi dello storico Palazzo Roccagiovine, nelle immediate adiacenze della Colonna Traiana, e, grazie a una convenzione con la Soprintendenza Archeologica di Roma, conserva e valorizza negli ambienti ipogei i marmi colorati della pavimentazione della Basilica Ulpia e i resti dell'abside orientale, che diventano stimolo e veicolo per una promozione e produzione artistica contemporanea. Passato e presente si confrontano a partire da una lente d'ingrandimento che scorre nel pavimento lungo tutto il perimetro dello spazio, manipolando lo sguardo del visitatore, stabilendo un rapporto privilegiato con la Colonna Traiana e consentendo un'interazione tra i due livelli di FOROF. La proposta culturale include un programma di mostre con artisti affermati a livello nazionale e internazionale. Due volte all’anno gli interventi e allestimenti site-specific commissionati da FOROF, in dialogo con il sito archeologico della Basilica Ulpia, verranno attivati da un programma di performance e attività live dal carattere multidisciplinare curate in collaborazione con gli artisti stessi e pensate per un pubblico alla ricerca di nuove esperienze di qualità. Al centro di ogni progetto il dialogo tra la storia, l'archeologia e l'arte contemporanea, a partire dalla visione degli artisti: nello spirito dei Caffè culturali di inizio Novecento, performance, danza, recitazione, musica e momenti di discussione favoriranno lo scambio multidisciplinare tra diverse forme di espressione visiva e i linguaggi artistici più aggiornati e sperimentali. FOROF organizza inoltre delle visite guidate allo spazio, che comprendono la mostra al piano strada e la mostra site-specific in dialogo con il sito archeologico. Maggiori informazioni su www.forof.it FOROF è una società benefit che attraverso il programma culturale, il modello di business, la custodia e valorizzazione del sito archeologico intende perseguire finalità di beneficio sociale, operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone e comunità attive nel settore dei beni e delle attività culturali. La mission di FOROF sarà sostenuta e supportata culturalmente da un comitato scientifico di cui sono già parte Maria Alicata e Bartolomeo Pietromarchi, cui si aggiungeranno esperti autorevoli in campo nazionale ed internazionale.

Giovanna Caruso Fendi 
Giovanna Caruso Fendi nasce a Roma nella primavera del 1967 sotto il segno del toro.
Sua madre Alda, la più giovane delle cinque sorelle Fendi, le trasmette sin dall’infanzia la passione per l’arte contemporanea, anche se inizialmente lei predilige studi classici e un percorso universitario in Giurisprudenza. Dopo l’Esame di Stato da Procuratore Legale lavora negli uffici legali di Fendi e ricopre il ruolo di Consigliere Amministrativo per le società Fendi e Fendissime. A 34 anni comincia a dedicarsi al mondo della cultura e dell’arte contemporanea diventando Consigliere di Amministrazione per la Fondazione Alda Fendi - Esperimenti, voluta insieme alla madre. In quegli anni si impegna a curare i rapporti con gli artisti e a promuovere lo sviluppo culturale a Roma, che lei definisce “un villaggio, una polis ma anche un’urbe, ricca di storia e senza tempo”. Dopo aver ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione per l’azienda musicale 20° Esaurimento Nervoso - con cui nel 2005 accompagna Francesco Renga a vincere il Festival di Sanremo - nel 2011 registra il marchio GCF - Oggetti d’Affetto con cui produce in serie limitata, millesimata e marchiata, alcuni oggetti scelti per arredare le case della sua famiglia. Dal 2017 diventa Consigliere di Amministrazione di Calliope, società nata per incoraggiare e diffondere l’attività culturale e artistica della Fondazione Alda Fendi - Esperimenti. Madre orgogliosa di tre figli, oggi Giovanna Caruso Fendi continua a vivere e ad amare Roma, anche come Amministratore Unico e Socio Fondatore di una Società Benefit promotrice di FOROF - polo culturale che mette in dialogo archeologia e arte contemporanea in modo del tutto inedito, sostenibile e innovativo: un’impresa che vuole avere un impatto positivo sulla società. Per Giovanna Caruso Fendi, tutelare e promuovere il patrimonio artistico e culturale della sua città non è solo un dovere civico, ma nasce da un senso di responsabilità rivelato dal suo desiderio di diffondere, a livello nazionale e internazionale, il potere dell’arte come veicolo di messaggi che aprono la mente.

Il sito archeologico
Il sito archeologico, accessibile e visitabile dagli spazi di FOROF, costituisce uno dei rinvenimenti più rilevanti degli ultimi anni nell’area del Foro di Traiano, conservando la più vasta area pavimentale marmorea di tutto il complesso traianeo. Le operazioni di scavo e di recupero sono state condotte a partire dal 2001 e realizzate dalla Fondazione Alda Fendi - Esperimenti. Grazie a questi scavi, nella zona corrispondente al troncone centrale e verso l’abside orientale della Basilica Ulpia, sotto l’attuale Piazza Foro Traiano e il palazzo Roccagiovine, si è potuto accertare la sistemazione definitiva delle lastre di marmo della pavimentazione della Basilica e i diversi tipi di marmo impiegati (giallo antico, pavonazzetto, verde africano). Un rinvenimento importante e per certi versi inaspettato, considerato l'eccellente grado di conservazione della pavimentazione. Il Foro di Traiano, l’ultimo e il più monumentale dei Fori Imperiali, è certamente uno dei complessi più rilevanti dell’antica Roma. Fu costruito su progetto dell’architetto Apollodoro di Damasco tra il 107 e il 112 d.C. per celebrare le vittorie dell’imperatore Traiano sui Daci. La sua grandiosità si deve, oltre che al pregio estetico e alle sue dimensioni, anche alla soluzione adottata per realizzarlo, in quanto, essendo ormai satura di monumenti la zona limitrofa, si arrivò al taglio della sella che univa il Campidoglio con il Quirinale, operazione degna delle più moderne soluzioni ingegneristiche. La Basilica Ulpia, parte del Foro Traiano, si apriva sulla sua piazza con tre ingressi e con una facciata coronata da un attico decorato con fregio. L'interno era diviso longitudinalmente in cinque navate e svolgeva funzioni commerciali e giudiziarie. Sui lati minori si aprivano due grandi absidi, in una delle quali erano state trasferite le funzioni che in precedenza si svolgevano nell’Atrium Libertatis, sede dell’archivio dei magistrati Censori ed edificio dove si eseguiva la cerimonia di manomissione, con cui gli schiavi ottenevano la libertà e la cittadinanza, con gli annessi diritti civili e politici. Nella fase tarda del periodo romano abbiamo una serie di informazioni che indicano la continuità di vita di questo monumento: diciannove leggi del Codex Theodosianus furono promulgate in questo Foro tra il 319 e il 451 d.C. All’interno del Foro di Traiano, ai summi viri, venivano tributati onori con l’erezione di statue, come dimostrano le numerose basi, come quella rinvenuta proprio nella Basilica Ulpia sotto Palazzo Roccagiovine e datata tra il 440 e il 447 d.C. Questa base reca incisa parte di un’iscrizione in cui l’imperatore Valentiniano III dà disposizione al praefectus urbi di collocare una statua di bronzo dorato in quel celebre luogo, per onorare un personaggio vivente di cui non è rimasto il nome. Per via della sua maestosità il complesso traianeo rimase in vita molto più a lungo rispetto agli altri grandi complessi imperiali e venne distrutto dal terremoto dell’anno 801, le cui tracce sono visibili all’interno degli scavi accessibili da FOROF. La tessitura della pavimentazione della Basilica Ulpia e l’alternanza dei tipi di marmo, ricostruiti grazie ai lavori svolti, hanno permesso di comprendere come la zona dell’esedra doveva avere infatti una tessitura di lastre rettangolari che delimitavano una serie di quadrati con inseriti alternativamente cerchi e quadrati minori, esattamente come doveva avvenire nel troncone centrale della Basilica. La zona del colonnato presentava un’alternanza regolare di lastre rettangolari di giallo antico e pavonazzetto posizionate asimmetricamente fra di loro. Ai lati delle colonne invece era posta una fascia di marmo verde africano. Le basi di colonna erano inserite nel tracciato geometrico del pavimento. Infine, è stato portato in luce, perfettamente conservato, uno dei quattro grossi tondi che dovevano essere posti ai vertici delle due navate più esterne. I lavori di scavo, restauro e valorizzazione dell’abside orientale della Basilica Ulpia, sono stati interamente finanziati dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica di Roma in quegli anni diretta da Adriano La Regina. È il primo degli Esperimenti della Fondazione, nata nel 2001 per promuovere il dialogo e le interferenze tra tutte le arti e tra antico e contemporaneo, con interventi di mecenatismo donati alla città di Roma.




Scheda tecnica visite guidate
La visita guidata presso FOROF comprende la mostra site-specific e l'allestimento al piano strada, con un approfondimento sulle opere esposte e il concept curatoriale, grazie alla mediazione di accompagnatori preparati e competenti.
Indirizzo: Foro Traiano 1, Roma
Orari e giorni di apertura: dal mercoledì alla domenica, dalle ore 11.00 alle ore 18.00, con l’ultimo ingresso ore 17.00.
Le visite dureranno 60 minuti, in lingua italiano o inglese.
È sempre consigliata la prenotazione online.
Durante la settimana della cultura, FOROF è visitabile gratuitamente.
Biglietteria
Intero: 10,00 €
Ridotto: 5,00 €
- I cittadini dell’Unione Europea dai 14 ai 18 anni, con esibizione di un documento di identità all'ingresso.
- I cittadini dell’Unione Europea dai 65 anni di età in poi, con esibizione di un documento di identità all'ingresso.
- Gli studenti di Arte e Architettura, con esibizione all'ingresso del tesserino universitario per l’anno accademico in corso.
- I docenti di Arte e Architettura, con esibizione all'ingresso di tessera o badge di riconoscimento.

Gratuito
- I bambini al di sotto dei 14 anni, con verifica anagrafica al momento dell'ingresso.
- I portatori di handicap e a un loro familiare o ad altro accompagnatore che dimostri la propria appartenenza a servizi di assistenza sociosanitaria.
- Dipendenti MiBAC, che saranno tenuti a mostrare un tesserino o altro documento di verifica all'ingresso.
- Le guide turistiche dell’Unione europea nell’esercizio della propria attività professionale, mediante esibizione all'ingresso di valida licenza rilasciata dalla competente autorità.
- Gli interpreti turistici dell’Unione europea quando occorra la loro opera a fianco della guida, mediante esibizione all'ingresso di valida licenza rilasciata dalla competente autorità.
- I giornalisti mediante l'esibizione all'ingresso di idoneo documento comprovante l’attività professionale svolta.
Le scuole, gli istituti di ricerca, le accademie possono prenotare scrivendo a info@forof.it.
Gli studiosi, ricercatori, archeologici e funzionari della Soprintendenza possono prenotare scrivendo a info@forof.it.

LOVOTIC
di Soundwalk Collective con Charlotte Gainsbourg
feat. Lyra Pramuk, AtomTM, Paul B. Preciado e Willem Dafoe
A cura di Threes Productions

La tecnologia ha plasmato quasi ogni aspetto della vita umana, istituendo di volta in volta una nuova grammatica nel modo in cui viviamo, agiamo, pensiamo, ci relazioniamo e forse anche nel modo in cui amiamo. In accordo con l'interpretazione dell'uomo come "animale costruttore di strumenti" di Benjamin Franklin, la tecnologia ha sempre rappresentato un dispositivo per l'evoluzione umana: a partire dall’espansione del nostro cervello come risultato della fabbricazione e dell'uso di certi strumenti che richiedevano ingegno e destrezza, fino all'invenzione di internet. L'intera storia dell'uomo potrebbe essere tracciata attraverso lo sviluppo di strumenti, dall'aratro allo smartphone; ogni singola invenzione ha definito il modo in cui ci relazioniamo attivamente, rivelando anche le strutture mentali che emergono da tali relazioni. Da questo punto di vista, è possibile comprendere quanto immaginato da Donna Haraway rispetto al “modello del Cyborg” come tecnologia del cambiamento, per andare oltre alle tradizionali concezioni di genere e politica. LOVOTIC esplora l’intersezionalità tra l’uomo e la macchina, focalizzandosi a partire dal fulcro della vita umana, ovvero la sessualità, dando quindi vita ad uno spazio dedicato ad un’ermeneutica dell'amore nell'era post-umana.

La mostra è stata appositamente sviluppata da Soundwalk Collective per FOROF, il nuovo spazio dedicato ad archeologia e arte contemporanea, con l'obiettivo di reinterpretare il patrimonio culturale attraverso le pratiche sperimentali di oggi. In questo senso LOVOTIC può essere visto come un’installazione sperimentale che crea una tensione poetica tra mythos e logos, ovvero tra ciò che è irrazionale o inconcepibile (Amore) e ciò che è razionale e può essere espresso (i discorsi sull’amore).

In dialogo con lo spazio archeologico, la mostra presenta una serie di tracce contenenti discorsi d'amore, frammenti di una civiltà, che trasportano il visitatore fuori dallo spazio-tempo. Rosso è il colore delle stelle appena formatesi ed è il colore che permea lo spazio, conferendogli una qualità senza tempo.

I wall types di Paul B. Preciado evocano un'idea di post-sessualità e la mostra continua con questa stessa sensazione anche con il video esposto, espressione della trascendenza del concetto di maschile e femminile, nel proiettare una forma di fluidità che è anche possibile ritrovare nei disegni e nella scultura esposti. Centrale nell’esposizione è l'installazione sonora multicanale dove la voce guida di Charlotte Gainsbourg interferisce con quella di Paul B. Preciado, Willem Dafoe, Lyra Pramuk e AtomTM. Quest'ultimo ha anche in parte contribuito alla produzione audio, interamente concepita e sviluppata da Soundwalk Collective. Il risultato è un discorso non lineare a più voci che ricorda il capolavoro di Roland Barthes Frammenti di un discorso amoroso, probabilmente una delle più grandi esplorazioni filosofiche sul monologo interiore degli amanti. Come se un hard disk, contenente la summa del sapere umano sulla sessualità, con tutte le informazioni ricampionate da un algoritmo, fosse stato inviato nello spazio nel tentativo di rilevare la grammatica dell'Eros.

La domanda che si cela dietro queste speculazioni potrebbe dunque essere: qual è la definizione di Amore? Esiste un suo minimo comune denominatore? Qual è il gioco dell'Amore; la logica del desiderio? La risposta potrebbe essere trovata da un algoritmo, o forse, come per il mito, all'interno della nostra stessa esperienza. La scommessa con l’Ignoto, come un salto nelle profondità sconosciute dell’oceano, potrebbe essere considerato come un atto erotico?

Come afferma Byung-Chul Han, l'esperienza erotica può esistere solo come esperienza dell'Alterità. L'Amore è qualcosa di liminale, è l'esperienza del Limite, emerge dall'impossibilità di comprendere l'Altro nella sua totalità. Secondo Han, l’Amore è un'esperienza di trascendenza dell’ego. L'opacità dell'Altro, la distanza tra noi, è essenziale per la tensione erotica. L'Altro e la sua impermeabilità ontologica, l'impossibilità di possederlo, sono necessari a Eros, il quale, per inciso, è il figlio di Penia (Mancanza). In questo senso, amare una macchina sembra essere un paradosso, poiché un robot è l'antitesi di un essere umano - o per meglio dire - la sua morte. Amare un robot sarebbe impossibile perché non ci sarebbe un’Alterità. Da un altro punto di vista, è possibile immaginare che sarà l'intelligenza artificiale stessa a rivelare all'umanità la natura arcana dell'Amore. Forse, un tempo, questo era l'essenziale aspetto erotico dell'esperienza religiosa, in quanto l'idea di Dio come Altro, come Limite o Trascendenza ha permesso alla religione di sancire una distanza, una tensione erotica, tra il terrestre e il divino. Forse la religione, o l'Amore per Dio, una volta mise ordine tra quei frammenti di parole, ricerche, passioni, teorie e arti che si ispiravano o ispiravano a loro volta quella sensazione, stato d'animo, quel fuoco che viene chiamato Amore.

In conclusione, LOVOTIC potrebbe essere uno stargate verso una nuova interpretazione dell’Amore.

LOVOTIC-X Episodio 1 | 22.02.22
La mostra sarà attivata nel corso della sua durata, da una serie di appuntamenti – Episodi – parte di un programma a cura di Soundwalk Collective. Talk, performance e happening che vedranno protagonisti gli artisti che hanno collaborato alla realizzazione del concept, della composizione musicale e dell'installazione audiovisiva. Ispirati dalla natura collaborativa di Soundwalk Collective, gli Episodi esplorano, provocano e ispirano conversazioni sul rapporto tra uomo e intelligenza artificiale, nel contesto della sessualità, identità e genere, presenti e futuri. Il primo Episodio è previsto il 22.02.2022 e consisterà in una lettura e conversazione con Paul B. Preciado - scrittore, filosofo, curatore e una delle voci principali nello studio delle politiche di genere e sessuali. Gli argomenti esplorati prenderanno spunto da un testo di Preciado, presente anche in mostra, dedicato all'idea di una civiltà futura che guarda alla precedente società umana nel tentativo di catalogare, decodificare e archiviare le sue scoperte sulla sessualità.

“Essendo probabilmente prodotti in un periodo di mutazione, questi documenti tecno-archeologici sembrano esplorare una serie di pratiche critiche attraverso le quali gli animali umani hanno cercato di prendere le distanze dalla schiavitù imposta dagli imperativi della riproduzione sessuale, dal binarismo di genere e dalla dominazione razziale attraverso la sperimentazione sociale, semiotica e protesica.”

Sponsor tecnico
Outline

Si ringraziano
Audio-Technica Analogue Foundation
ZAI Urban Winery Roscioli

CONTATTI PER LA STAMPA
Lara Facco P&C
viale Papiniano 42 | 20123 Milano | T. +39 02 36565133 | press@larafacco.com Lara Facco | M. +39 349 2529989 | E. lara@larafacco.com
Camilla Capponi | M. +39 366 3947098 | E. camilla@larafacco.com
Alberto Fabbiano | M. +39 340 8797779 | E. alberto@larafacco.com



Foro Traiano 1 · Roma · Italy www.forof.it · info@forof.it




Dario Nanì. Altri fiori per camera tua

Una pittura intensa e potente, di vivida chiarezza e profonda carnalità, nella quale risuonano echi di estati stratificate nella memoria e l’intenso struggimento degli amori mai finiti: vive nella precaria condizione di un trasloco velato di ricordi e nell’emozione trattenuta degli addii la prima mostra personale romana di Dario Nanì, artista siciliano di stanza a Bologna, intitolata Altri fiori per camera tua e curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. Dal 29 gennaio al 20 marzo 2022 la mostra abita negli spazi di Casa Vuota, in via Maia 12 a Roma.

La cadenza dell’endecasillabo che il titolo della mostra scandisce – spiegano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – racchiude in sé tutta la poesia delle stanze abitate e poi svuotate in cui Dario Nanì ci conduce, l’odore delle case in cui si consumano i giorni e che poi vengono dismesse come una pelle. Nel rumore dei traslochi che mettono le vite nelle scatole risuonano gli amori incominciati e poi finiti e la reminiscenza vaga di un mazzo di fiori visto una volta in una camera da letto perduta nella memoria, rispetto al quale confrontare il valore dell’offerta e del dono, del corpo dato in pasto ai giorni, del desiderio impellente che balugina nel teatro di una giovinezza permanente”.

Nell’immaginare questa mostra mi ha guidato l’idea del trasloco”, racconta Nanì. “Quando svuotiamo i nostri cassetti, ci accorgiamo di avere conservato nel tempo oggetti appartenenti a diverse persone. Oggetti smarriti, ognuno dei quali si porta dietro un nome, una sensazione. Così sono i miei dipinti, che si trascinano dietro la memoria di persone che ho incontrato e luoghi che ho visitato, che di volta in volta si rinnova”.

A farsi scenario di questo trasloco in forma di mostra è Casa Vuota, progetto curatoriale ideato da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo all’interno dell’appartamento di un condominio del quartiere Quadraro a Roma, che dal 2017 ospita progetti personali e collettivi di arte contemporanea. Non semplici mostre, ma esperienze di fruizione coinvolgenti per i visitatori vengono costruite su misura per le stanze della casa, che conservano le impronte della vita che si è consumata al suo interno e le tracce del passaggio dei vecchi proprietari. Stanze in cui le storie e le memorie si stratificano si fanno ambiente immersivo, dove non c’è soluzione di continuità tra l’intervento dell’artista e lo spazio. Tra le carte da parati consumate dal tempo dell’appartamento trovano quindi posto i dipinti, i disegni e i collage di Dario Nanì. Realizzati tra il 2020 e il 2021, hanno un forte contenuto autobiografico e presentano al pubblico alcuni grandi temi che ricorrono nella ricerca dell’artista. “Sono le mie storie e quelle dei miei amici, l’argomento dei racconti delle nostre uscite serali”, spiega Nanì. “Non so se possono interessare a tutti ma abbracciano tante persone. Succede come guardando un film, alcuni ci si rivedono e altri no, dipende da chi guarda”.

Il ciclo sui fiori che dà il titolo alla mostra trae origine dall’ossessione per un mazzo di fiori finti rimasti sull’armadio della casa della persona amata, residuo di una precedente relazione, un’immagine rimasta impressa nella mente e rievocata nel tentativo di esorcizzarne la presenza e il ricordo ricorrente, nella volontà di barattare quel dono con un altro o milioni di altri che la pittura rende possibili. “Evocati come un mormorio, come una presenza immateriale che perde ogni necessità descrittiva – raccontano i curatori – gli echi di queste corolle suppletive e risarcitorie sono impregnati di tutto il potere affabulatorio e molcente della pittura che vale per se stessa, superando la realtà nell’esuberanza del colore”.

“Alla stessa dimensione trasfigurata e rarefatta, nella quale la materia pittorica ora si addensa e ora si fa sottile e quasi sognata, appartengono le visioni delle spiagge rosa e della fitta vegetazione dei boschetti e dei giovani corpi nudi che si dispongono all’amore”, proseguono Del Re e de Nichilo. “Sono dipinti invernali, nati nel freddo di Bologna e nella sua umidità frondosa, che ripensano le visioni estive di una Sicilia nativa e vibrante, con i suoi cieli aperti e sconfinati. Queste coordinate geografiche sono due poli entro i quali si sviluppa l’immaginario del pittore, la sua biografia, il suo desiderio. Ambienti diversi che risuonano per un identico sentimento, con una vibrazione impregnata di una sensualità irrequieta e furtiva. Ragazzi attendono tra il mare e la boscaglia, un grande autoritratto emerge dal passato e poi fughe mediterranee, spiagge nudiste, facce piene di sogni, Narcisi indolenti che sarebbero piaciuti al barone Wilhelm von Gloeden, forse inconsapevoli della loro bellezza. Alla complessa tessitura della pittura su tela si accostano dei ritratti su carta eseguiti con segno veloce, quasi fanciullesco, ricoperti da una colata di colore, abbinando un tono a ogni volto”.

I collage, infine, nati dalla giustapposizione casuale di fogli di riviste e post-it oppure dall’accumulo di lacerti di immagini precedenti, in cui un certo gusto per la citazione si accompagna al gesto manuale di schiacciare le carte alla ricerca di toni e accostamenti intimamente pittorici, sono appunti di un diario visuale e poetico che segnano le coordinate di luoghi, appuntamenti, persone da incontrare, azioni da fare. “La spoglia residuale delle vite – secondo i curatori – che si prova a trattenere fissando un punto sulla mappa inventata dei giorni ancora da contare”.

Dario Nanì nasce a Ragusa nel 1993 e vive e a Bologna. Studia all’Accademia di Belle Arti prima a Catania e poi a Bologna. Prima della mostra di Casa Vuota, la sua personale più recente è Confessioni poco intelligenti a cura di Giuseppe Giordano tenutasi nel 2019 presso Prima Classe a Ragusa. Del 2018 è la mostra I ragazzi di città intelligenti non dipingono, doppia personale di Dario Nanì e Rosario Calabrese a cura di Paolo Nifosì presso il Movimento Culturale Vitaliano Brancati a Scicli (RG). Tra le esposizioni collettive più recenti alle quali è stato invitato, si segnalano nel 2021 il Premio Fausto Pirandello a cura di Manuel Carrera presso il Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado (RM) e Diario di bordo I - II atto a cura di Giuseppe Cona presso Scalamatrice33 a Caltagirone (CT), nel 2020 Super Sacca a cura di Giovanni Scucces alla Sacca Gallery di Pozzallo (RG), nel 2018 Before and After Nature a cura di Alessia Calarota alla Galleria d’Arte Maggiore di Bologna e La bellezza è fragile a cura di Angelo Crespi nel Salone dei Convegni del Comune di Santa Marina Salina (ME), nel 2017 Opere recenti a cura di Paolo Nifosì presso il Movimento Culturale Vitaliano Brancati a Scicli (RG) e Tributo a Salvo Monica a cura di Francesco Lauretta presso Sciabica e Madre Crocifissa Curcio (ex Sant’Anna) a Ispica (RG).


INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: ALTRI FIORI PER CAMERA TUA
AUTORE: DARIO NANÌ
A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 29 gennaio – al 20 marzo 2022
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: 29 gennaio 2022 (orari: 16:30-20) e 30 gennaio (orari: 16:30-19)
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 – 328.4615638 | email vuotacasa@gmail.com | INGRESSO GRATUITO


venerdì 28 gennaio 2022

Black Forest|White Forest


La Casaforte S.B presenta per un nuovo progetto N.O.I. Not Only Individual

Meccanismi transmediali di costruzione del noi per un futuro comune dove bisogni individuali si intrecciano a dimensioni collettive e forme di collaborazione tra arte e attivismo. Un programma di ricerca in progress a La Casaforte S.B. Con l’apertura della mostra Black Forest|White Forest - FornaceCeramics - e l’installazione transmediale La tempesta - precettare il tempo La Casaforte /gruppo informale Nimbus
a cura di La Casaforte S.B. e Valentina Rippa

Black Forest|White Forest - FornaceCeramics -
Protagonista della composizione scultorea è la Natura, la cui anima è traslata in creature mitologiche, oggetti di valenza simbolica, che prendono vita in una composizione sospesa tra leggenda e dimensione fantastica. L’artista trae ispirazione dalla cultura Nipponica immaginado di estendere, l’armonia, il rispetto, la connessione con la natura e il sovrannaturale a tutto il genere umano e in tutto il pianeta. La foresta diviene luogo salvifico, immersivo e di contemplazione, abitata da presenze spirituali emerse da altri mondi e tramandate nel tempo, attraverso la cultura e alcune religioni orientali.

La ricerca artistica di FornaceCeramics attinge ai mondi dell'architettura internazionale e della moda per background personale includendo la natura come elemento essenziale di tutte le sue creazioni; Le composizioni scultoree sono perlopiù immaginate come paesaggi, giardini antropici in miniatura e installazioni da contemplare; luoghi del reale, del mito e dell’immaginario.

Nasce nel 2018 come brand di ceramica artigianale a Parigi, dove presenta le sue prime creazioni in Maison e Objects Paris, prosegue la sua crescita a Lisbona e su invito partecipa alla fiera Feita per approdare a Milano con l’apertura del suo atelier operativo - fornace.art - Crea una linea esclusiva di sculture per gli show- room della Maison Valentino. Marchio europeo handmade di ceramiche artistiche e oggetti esclusivi di uso quotidiano. Nel 2021 una sua installazione è esposta al Fuori Salone, Milano."La tempesta" – La Casaforte /gruppo informale Nimbus ( Valeria Borrelli artista visiva e film maker, Antonio Sacco architetto e fotografo, Laura Simonet performer e scenografa, Marie-Thérèse Sitzia performer e coreografa e Laura Villani danzatrice e guida ambientale . Con la partecipazione speciale di Ciro Riccia danzatore e attivista e Lorenzo Xiques curatore e attivista )

Nello scorso inverno pandemico 2021 iniziamo un laboratorio permanente di ricerca. Ognuno con le sue specificità e le sue competenze. Incontrandoci a La Casaforte con una cadenza settimanale di tavole rotonde e dell’indagare sul fare comunità.

La tempesta è traslazione di una forza disgregativa della comunità e del suo operato in termini di ordine dell'esistenza e del senso, si delinea così come perfetta metafora della nostra contemporaneità, come conseguenza del devastante impatto antropico sul pianeta , portando con sè stati di instabilità e di pericolo davanti ai quali la comunità deve riunirsi per fare fronte.

Nell’installazione Le braccia incrociate a formare una catena ininterrotta, avvinte per le mani, porgendo la destra alla compagna che sta dietro e la sinistra quella posta davanti, danno vita a un movimento, una danza circolare perpetua è il "rito contro la tempesta " che si ascrive come una "precettazione del tempo”, una richiesta di osservare un ordine superiore e divino rivolto agli elementi naturali che lo minacciano, in cui le azioni e gli animi della comunità sono riuniti per scongiurarne il pericolo.


mercoledì 26 gennaio 2022

A Milano la prima edizione del Milano Graphic Festival (MGF)

CamuffoLab_Quando la città cambia tu guarda i suoi colori_Certosa District_Milano_ ph Silvia Galliani

Dal 25 al 27 marzo 2022 prende il via la prima edizione del Milano Graphic Festival (MGF), il nuovo festival diffuso dedicato al graphic design, all’illustrazione e alle culture visive promosso da SIGNS e h+, a cura di Francesco Dondina. Per tre giorni il Festival porterà in città un ampio calendario di appuntamenti - framostre, workshop, talk, lecture, studio visit e installazioni, con ospiti italiani e internazionali -, a partire dai due hub principali di Certosa Graphic Village e BASE Milano, e in collaborazione con importanti istituzioni culturali milanesi e realtà del settore.

La grafica è dappertutto, ovunque ci giriamo: nelle strade e negli spazi pubblici, nelle case, negli uffici, sugli scaffali dei negozi, negli oggetti che utilizziamo quotidianamente e nelle diverse forme di comunicazione. La grafica ha contribuito e contribuisce a costruire l’identità e la cultura di un Paese”. Per questo, come emerge dalle parole del curatore Francesco Dondina, Milano Graphic Festival coinvolgerà un ampio pubblico, non solo di addetti ai lavori ma anche di cittadini, curiosi, appassionati, che verranno guidati - in un’atmosfera di scambio e discussione - alla scoperta del mondo della comunicazione visiva e del ruolo sempre più decisivo che sta assumendo ai nostri giorni, da una quotidianità ormai estesa al mondo digitale fino al graphic design quale strumento di cambiamento e rappresentazione della città in trasformazione.

Milano Graphic Festival attiverà mostre e iniziative nelle più importanti Istituzioni cittadine dedicate ai linguaggi della comunicazione visiva, dell’arte e del design: fra queste ADI Design Museum Compasso d’Oro, Triennale Milano, Castello Sforzesco, Società Umanitaria, MUBA – Museo dei Bambini Milano, Casa degli Artisti.

La manifestazione vedrà inoltre il coinvolgimento di scuole e università, associazioni, gallerie d’arte, studi privati, librerie e case editrici che promuoveranno progetti speciali e, in alcuni casi, apriranno per la prima volta al pubblico, richiamando graphic designer, art director, illustratori, editori e professori a raccontare il loro percorso e la loro visione.

Milano Graphic Festival avrà due hub principali: BASE Milano, punto di riferimento per l’innovazione e la contaminazione culturale situato in zona Tortona, e Certosa Graphic Village, nuovo spazio dedicato alla creatività che, in occasione del Festival, prenderà vita nelCertosa District, il quartiere nella zona nord-ovest di Milano attualmente al centro di una vivace rinascita, che da polo di produzione si sta trasformando in distretto dell’innovazione popolato da industrie creative e aziende innovative in rapida crescita.

Proprio nel Certosa District, in via Varesina 162, è nato recentemente un grande murale lungo oltre 57 metri realizzato su progetto dello studio grafico CamuffoLab, dal titoloQuando la città cambia tu guarda i suoi colori, diventato in breve tempo un simbolo di rigenerazione e di creatività per il quartiere.

Negli spazi di BASE Milano, SIGNS - l’osservatorio permanente sul visual design che coinvolge oltre 100 progettisti e studi grafici italiani - presenterà la mostra SIGNS II. Grafica Italiana Contemporanea, secondo capitolo dell’omonima esposizione tenutasi sempre all’ex Ansaldo a fine 2016. Affiancando nomi autorevoli e giovani promettenti di 25 studi grafici italiani, SIGNS II intende offrire uno spaccato sullo stato della grafica e del design della comunicazione italiana, per mostrare come questo goda di ottima salute, sulla scia della sua grande tradizione storica ma sempre capace di rinnovarsi e confrontarsi con il panorama internazionale. Tra i nomi presenti in mostra: Salvatore Gregorietti, Andrea Rauch, Paolo Tassinari, Paola Lenarduzzi, Silvana Amato, La Tigre e Franco Achilli.

Il Certosa Graphic Village sarà invece uno spazio performativo temporaneo di 3.000 mq dedicato alla creatività contemporanea dove, nella mostra Generazione YZ, i designer under-30 potranno lavorare a un progetto speciale di grafica urbana. Qui si terranno la prima assemblea degli stati generali delle scuole di visual design italiane a cura di Franco Achillie alcune mostre sui maestri del visual design, come quella dedicata al grafico statunitenseJohn Alcorn, incentrata sui lavori realizzati dagli esordi agli anni 70, in America e in Italia, a cura di Marta Sironi, e al designer italiano Albe Steiner, con una selezione dei manifesti più rappresentativi della sua opera, a cura di Anna Steiner, Franco e Matteo Origoni.

Il Village sarà inoltre il luogo dedicato agli incontri, alle esperienze e alla ricerca: talk con designer italiani e internazionali, project room, lecture tematiche, performance e workshop animeranno un ricco programma dedicato a professionisti, studenti e persone di ogni età che amano il visual design.

Progetto di sistema, inclusivo e collaborativo, il Milano Graphic Festival si propone quindi come un catalizzatore di idee e relazioni sul tema della comunicazione visiva, per generare conoscenza e contaminazione e mettere in contatto il mondo delle imprese con il migliore design della comunicazione italiano, puntando non solo sulla valorizzazione di un’arte che interseca tutte le discipline, ma anche sul ruolo del design della comunicazione nell’ambito della rigenerazione urbana e sulla sua influenza a favore della qualità della vita e del benessere dei cittadini.

SIGNS
Nato nel 2016 dal graphic designer e curatore Francesco Dondina e dall’agenzia di comunicazione e produzione h+ per fare il punto sulla grafica italiana contemporanea con l’omonima mostra, primo capitolo di successo di una più ampia esperienza espositiva, SIGNS è oggi un osservatorio permanente di ricerca e promozione, orientato a favorire la conoscenza e la divulgazione del design della comunicazione, dell'illustrazione e delle culture visive italiane. È anche un “archivio” del contemporaneo, una piattaforma in divenire che coinvolge più di 100 studi e professionisti, differenti per età, linguaggi e cultura, formando un ampio network sul territorio nazionale e una comunità aperta, dove i designer e il pubblico possono trovare uno spazio di dialogo, discussione e confronto.

Accapiù
Agenzia di comunicazione e produzione integrata, che si occupa di brand strategy, festival ed eventi diffusi,campagne e activation territoriali e comunicazione strategica online e offline.Costruisce esperienze e contenuti non convenzionali in grado di unire mondi diversi: pubblico e privato, territoriale e digitale, mondo corporate e istituzioni, mondi dell’arte, del design e della cultura con quello del marketing. Gestisce e coordina l’intero processo di organizzazione eventi; dallo sviluppo della creatività alla costruzione della strategia, dalla creazione di campagne alla produzione esecutiva di eventi. Nella comunicazione spazia dall'attività di digital marketing alla produzione di video e contenuti istituzionali.


INFORMAZIONI
Milano Graphic Festival
NUOVE DATE: 25-27 marzo 2022
(A causa dell’emergenza sanitaria Covid-19 Milano Graphic Festival, in programma dal’11 al 13 febbraio, è stato posticipato al 25 marzo 2022)
Un progetto di SIGNS e h+, a cura di Francesco Dondina
Milano, sedi diffuse in tutta la città metropolitana
Hub principali:
Certosa Graphic Village (via Giovanni da Udine 45)
BASE Milano (via Bergognone 34)

Sito web: www.milanographicfestival.com
E-mail: info@milanographicfestival.com
IG: @milanographicfestival / FB: Milano Graphic Festival / #MGF22

Un progetto di Main Partner

Ufficio stampa
ddlArts
Alessandra de Antonellis | E-mail: alessandra.deantonellis@ddlstudio.net | T +39 339 3637.388Elisa Fusi | E-mail: elisa.fusi@ddlstudio.net | T +39 347 8086.566
Ilaria Bolognesi | E-mail: ilaria.bolognesi@ddlstudio.net| T +39 339 1287840


martedì 25 gennaio 2022

Clarissa Falco | Mirrored in Spectral Machines

Clarissa Falco, Mirrored in Spectral Machines, installation view, courtesy SpazioSerra

Mirrored in Spectral Machines è la mostra site-specific di Clarissa Falco, in collaborazione con Camilla Alberti, proposta all’interno di venerazioneMUTANTE, la stagione espositiva di spazioSERRA dedicata alla trasformazione delle opere site-specific nel corso della loro permanenza. La mostra è visibile da mercoledì 19 gennaio 2022 a mercoledì 16 febbraio 2022 presso la stazione Lancetti del Passante ferroviario di Milano.

Mirrored in Spectral Machines è un progetto nato dall’ibridazione di due ricerche artistiche. La ricerca di Clarissa Falco ruota intorno ai termini “macchina” e “corpo”, ponendo attenzione alla vita macchinica attraverso l’uso di elementi meccanici e industriali, come motori, ponteggi e ingranaggi, con i quali costruisce macchine utopiche che non funzionano, “corpi sterili” che si oppongono alle dinamiche di categorizzazione che caratterizzano i giorni nostri: se qualcosa non funziona la società la mette da parte e questo accade anche con i nostri corpi.

Parallelamente, la ricerca di Camilla Alberti, si focalizza sui concetti di “mostro” e “rovine”: luoghi e oggetti abbandonati, privati della loro appartenenza, divengono spazi dinamici in cui specie ibride tra organico e inorganico collaborano, ponendo in dialogo metodi abitativi e costruttivi differenti.

In Mirrored in Spectral Machines viene indagato il rapporto tra il corpo vivente e la macchina, che si concretizza nel dialogo tra cinque strutture, cinque corpi sterili, e gli elementi vegetali vivi che condividono lo spazio con queste. Gli inserti in pizzo, assimilati alla tela di ragno per texture e leggerezza, sono posti in contrasto con la durezza e l’artificialità degli elementi meccanici. All’interno di spazioSERRA viene riprodotto un habitat vivo, dinamico e mutabile nel tempo; un luogo decentralizzato, che fuoriesca dal paradigma dicotomico natura/cultura, macchinico/organico, creando un unico flusso di narrazione dove trasformazione, metamorfosi e dinamicità divengono le fondamenta.

Se ti guardo, non so chi sei. Aspetto la tua trasformazione da parecchi giorni, ma continuo a chiedermi quando inizierai a cambiare. Cosa devo aspettare? Credi che prenderai vita? Sei già vita? 

Dal testo critico di Luana Corrias



Lo spazio in cui viviamo è un luogo complesso, fatto di stratificazioni, collaborazioni, molteplici paradigmi e sfere temporali. Ogni esistenza organica e non contribuisce alla continua costruzione del mondo in un rapporto dinamico impossibile da arrestare. Il paradigma umano dell’eterno sviluppo e accumulo basato su ideologie statiche è ormai insostenibile. Abbiamo bisogno di riscrivere il contratto sociale, ridefinire il nostro stare al mondo e il nostro modo di costruirlo attraverso narrazioni ibride, dinamiche volte alla collaborazione interspecie.

Clarissa Falco (Genova, 1995) e Camilla Alberti (Milano, 1994) si sono incontrate alla NABA di Milano, dove hanno frequentato il triennio in arti visive e il biennio specialistico in studi curatoriali insieme. Clarissa lavora, come artista visuale e performer, su tematiche relative al corpo riflettendo sulla sua condizione in un costante dialogo con elementi macchinici che lo ibridano all’interno del complesso tessuto contemporaneo. Camilla lavora, come artista visuale, sulle modalità attraverso cui il mondo viene costantemente costruito e abitato, ponendo attenzione sulle relazioni tra le differenti specie viventi e lo spazio che le circonda.

spazioSERRA nasce dal progetto Artepassante, un programma di riqualificazione degli spazi metropolitani che fa capo all’Associazione Le Belle Arti in collaborazione con RFI e con il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia. SERRA è uno spazio espositivo non-profit che nasce con l’obiettivo di valorizzare il territorio milanese attraverso il lavoro dei giovani artisti, in un luogo, quello suburbano, non dedicato all’arte, dove l’arte diventa un incidente. Per la realizzazione della mostra hanno collaborato: gestione e implementazione del sito web Gianfrancesco Aurecchia; ufficio stampa e pubbliche relazioni Silvia Biondo, amministrazione e coordinamento Virginia Dal Magro, progettazione allestimenti e supporto tecnico Angelo Di Matteo, social media e coordinamento comunicazione Massimiliano Fantò, gestione e manutenzione dei servizi digitali Nicolas North, fotografia Cristiano Rizzo, grafica Valentina Toccaceli.

Luana Corrias (Busto Arsizio, 1995)
Vive e lavora a Berlino, dove porta avanti la propria pratica artistica. Ha studiato Arti Visive e Visual Cultures all’Accademia di Belle Arti di Brera. Attualmente si dedica alla scrittura, sperimentando le diverse forme del linguaggio narrativo. Pone come centro del suo focus i processi legati alla ridefinizione delle figure parentali e alle possibili declinazioni del concetto di famiglia.

Mirrored in Spectral Machines
mostra di Clarissa Falco, in collaborazione con Camilla Alberti
a cura di spazioSERRA
testo critico di Luana Corrias

visibile fino al 16/02/2022
stazione Lancetti del Passante ferroviario, Milano

lunedì 24 gennaio 2022

Carta Coreana, 50 artisti si misurano con la carta Hanji

Alessandro Piangiamore, Qualche uccello si perde nel cielo, 2022
ph. Amalia Di Lanno


Fino al 27 febbraio 2022 al Museo Carlo Bilotti di Roma 50 artisti si misurano con la carta coreana Hanji realizzata all’Accademia di Belle Arti di Roma, unico luogo in Europa dove viene prodotta. Il progetto espositivo è realizzato dall’Istituto Culturale Coreano e l'Accademia di Belle Arti di Roma.

Non solo opere d’arte contemporanee in carta, ma anche sculture e installazioni multimediali. 50 artisti si sono misurati con la carta coreana Hanji, detta anche carta dei mille anni per la sua grande resistenza e tenuta, in CartaCoreana, il progetto espositivo realizzato dall’Istituto Culturale Coreano e l'Accademia di Belle Arti che sarà esposto al Museo Carlo Biliotti di Villa Borghese dal 10 dicembre 2021 al 27 febbraio 2022.

La selezione degli artisti invitati comprende sia giovani alle prime esperienze sia importanti artisti musealizzati e riconosciuti a livello internazionale. A loro è stata garantita la massima libertà creativa, con l’unica richiesta di partecipare alla realizzazione manuale della carta presso il laboratorio dell’Accademia di Belle Arti di Roma, l'unico in Europa ad essersi specializzato nella produzione della Carta Coreana tradizionale, diventato nel corso degli anni di attività un luogo di riferimento per restauratori, artisti ed istituzioni.

Il risultato di questa esperienza pratica sono i lavori visibili nelle sale del Museo Bilotti, realizzati per questo progetto. E grazie a queste opere la carta Hanji, con questa mostra, entra a pieno titolo nella ricerca del contemporaneo.

Le opere italiane dialogano con quelle coreane e in una sezione dedicata sono visibili oggetti e manufatti che raccontano l’uso multidisciplinare che di questa carta si fa in Corea. Hanji viene anche detta carta dei mille anni, per la sua grande resistenza e tenuta nel tempo.

Commenta Choong Suk Oh, direttore dell’Istituto Culturale Coreano: “L’Hanji è soprattutto conosciuta per il restauro di libri antichi grazie all’eccezionale capacità di durare oltre mille anni se conservata in modo appropriato. In Corea è però utilizzata in maniera molto versatile sia per la produzione di oggetti della quotidianità, ma anche in opere artistiche sia tradizionale che contemporanee ed è quest’ultimo aspetto che volevamo esplorare con l’Accademia di Belle Arti di Roma”.

Cecilia Casorati, direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Roma: “L’obiettivo di questa mostra è di portare la carta Hanji nel mondo della ricerca sul contemporaneo più avanzata, grazie al contributo degli artisti e delle opere realizzate con questo materiale”

Artisti invitati:
Riccardo Ajossa, Sonia Andresano, Simone Bacco, Zaelia Bishop, Elena Bordacconi, Cho Byung-guk, Giulia Cabassi, Simone Cametti, Park Chul, Adelaide Cioni, Marco Colazzo, Iginio De Luca, Stanislao Di Giugno, Park Dongsam, Bruna Esposito, Kim Eun-Hee, Jang Eung-yeol, Elisa Garrafa, Iulia Ghita, Fabio Giorgi Alberti, Luca Grechi, Matilde Guarneri, Lee Gun-Hee, Bahar Hamzehpour, Jeon Hyekyoung, Claudia Hyunsook, Lee Ji Hyun, Jung Ji Youn, Kim Jungsoon, Kim Keum-Ja, Felice Levini, Silvia Lo Presti, Olivia Magnani, Oh Myung Hee, Elena Nonnis, Marina Paris, Gianna Parisse, Alessandro Piangiamore, Maria Pia Picozza, Gioacchino Pontrelli, Eugenio Ranieri, Rojo & Kreß, Claudia Roma, Alessandro Sarra, Alice Schivardi, Caterina Silva, Donatella Spaziani, Choi Sung-Rok, Lee Sunkyung, Michele Tocca, Kim Weon-Ja, Kim Yang-Hee, Moon Yeon-hee, Kang Young-Sook, Hanji Development Institute


MOSTRA: CartaCoreana - Hanji
Museo Bilotti
Roma, Viale Fiorello La Guardia, 6
Periodo mostra: 11 dicembre 2021 - 27 febbraio 2022
PROROGATA al 22 maggio 2022

COORDINAMENTO: Donggu Kang, Claudio Libero Pisano

CURATORI: Dipartimento Didattica e Comunicazione dell’Arte, Accademia di Belle Arti di Roma: Maria Rosaria Carbone, Flavia Coccioletti, Joelle Cotza, Rebecca De Carli, Tania Federico, Serena Fioravanti, Alessandra Gabriele, Francesco Giovanetti, Martina Macchia, Andrea Masucci, Giorgia Mele, Marianna Pontillo, Danio Ruffini, Valeria Tomaselli

Ufficio Stampa
Encanto public relations – tel. 02 66983707
Veronica Carminati – veronica.carminati@encantopr.it
Cell. 334 3782823

giovedì 20 gennaio 2022

Peter Flaccus | The Flat Earth

Peter Flaccus, "April Diptych", 2020, dittico, encausto su tavola, 183 x 200 cm


Dopo la partecipazione al progetto "Miscellanea. L'esercizio dell'Arte" (maggio 2019), Peter Flaccus torna ad esporre negli spazi della galleria Maja Arte Contemporanea presentando, a partire dal 27 gennaio 2022, una selezione di opere eseguite con l'antica tecnica dell'encausto.

"The Flat Earth" (il titolo è quello di un'opera esposta) completa la "Trilogia dei colori" di kieslowskiana memoria: un ciclo di mostre iniziato nel settembre 2021 con la personale di Ria Lussi "Chi ha paura del Rosa?", seguita - in novembre – da "Il Tempio" dell'artista francese Pierre-Yves Le Duc, dove protagonista, questa volta, era il blu Klein.

Per la terza e conclusiva mostra del ciclo, la Galleria ha selezionato - all'interno del vasto universo cromatico che incontriamo nel lavoro di Flaccus - i neri e i blu profondi, ma anche gli ori e i tenui gialli a fare da contrappunto luminoso, mettendo in dialogo e confronto opere eseguite dal 2000 ad oggi. Originario del Montana (USA), Flaccus si trasferisce a Roma da New York all'inizio degli anni Novanta, e da allora sceglie la cera come materia elettiva, recuperando una tradizione antichissima: l'encausto. Puramente pittorica, quella di Flaccus è una iconografia visionaria di forme ritmiche sovrapposte, costruita per strati di rilievi multipli. Nel suo mondo convivono misura e tensione, rigore della geometria e dinamismo del colore come materia pulsante che magicamente dà vita alla forma. Nelle opere in mostra, incontriamo la terra, la luna, i pianeti e le stelle in spazi interdipendenti come pale d'altare medioevali; altrove, la preponderanza di forme geometriche, cerchi, ellissi, archi, curve, parabole, invitano a intrattenere un coinvolgimento con purezze matematiche; sembrano suggerire modi per attraversare lo spazio, senza però indicarne la destinazione. Flaccus ci consegna una lanterna con cui esplorare il cosmo, e sembra suggerire: "Se vai sempre dritto, non puoi andare molto lontano."

Note biografiche
Peter Flaccus (Missoula, USA, 1947), dopo la laurea all'Amherst College e il Master of Fine Arts presso l'Indiana University, negli anni Settanta si trasferisce a New York, dove espone in numerose gallerie. Vince varie borse di studio - tra cui la New York Foundation for the Arts - ed è invitato a lavorare nelle Residenze per artisti (Yaddo Residency, New York; MacDowell Colony, New Hampshire). Trasferitosi a Roma all'inizio degli anni Novanta, si dedica prevalentemente alla tecnica dell'encausto, di cui è riconosciuto come uno dei maggiori esponenti. Dal 1994 al 2020 è professore di pittura e di disegno presso la John Cabot University di Roma.

Hanno scritto del suo lavoro: Brunella Antomarini, Alberto Abbruzzese, Carlo Alberto Bucci, Maria Ida Gaeta, Grace Glueck, Donald Kuspit, Tanja Lelgemann, Rosa Pierno, Jacqueline Risset, Annemarie Sauzeau, Gabriele Simongini, Susan Stewart, Stephen Westfall, e molti altri.

Mostre personali
2021: "Combustions a froid", Galerie L&C Tirelli, Vevey, Svizzera. 
2019: "Inclusions", Maja Arte Contemporanea, Roma.
2018: "Mondi. Peter Flaccus e Luca Padroni", Intragallery, Napoli.
2017: "Light up paradise", Art51 - Nizza Paradise, Lugano.
2015: "Peter Flaccus", a cura di Tanja Lelgeman, Palazzo Cerio - Galleria Laetitia Cerio, Capri / Intragallery, Napoli.
2014: "Ritorno a Napoli", a cura di Tanja Lelgeman, Intragallery, Napoli; "Peter Flaccus - Matteo Montani", Otto Gallery, Bologna; "Peter Flaccus - Giuseppe Amalfi", a cura di Serafino Amato, Galleria Monty&Co, Roma.
2013-'14: "Peter Flaccus: La terra cambia", a cura di Cristian Stanescu, Galleria La Nube di Oort, Roma.
2009: Ninni Esposito Arte Contemporanea, Bari; "Peter Flaccus - Gilles Gally", Galerie L'Agart, Amilly, Francia; "Milo De Angelis - Peter Flaccus. Opere inedite", a cura di Maria Ida Gaeta, Casa delle Letterature, Roma.
2007: "Peter Flaccus al Frantoio di Capalbio", Il Frantoio di Capalbio, Capalbio.
2005: "Enkaustik Bilder: Peter Flaccus und sein malerisches Werk", a cura di Dorothee Plancherel, Stiftung Müllerhaus, Lenzburg, Svizzera.
2004: "Peter Flaccus: Encaustic Paintings", Zabriskie Gallery, New York; "Punto di fusione", a cura di Francesco Moschini e Gabriel Vaduva, Galleria A.A.M., Roma; Ninni Esposito Arte Contemporanea, Bari. 
2002: Ninni Esposito Arte Contemporanea, Bari; Malans Teppich Fabrik, Malans, Svizzera.
2000: Ninni Esposito Arte Contemporanea, Bari.
1999: "Peter Flaccus - L'encausto", Galleria Marcello Rumma, Roma; Monique Knowlton Gallery, New York.
1997: Galleria della Associazione Culturale Italo-Francese, Bologna. 
1985: Monique Knowlton Gallery, New York; Traver Sutton Gallery, Seattle.
1979: Zabriskie Gallery, New York.
1977: Connecticut College, New London, Connecticut, USA; Zabriskie Gallery, New York.


DATI RIEPILOGATIVI
Titolo mostra: The Flat Earth
Artista: Peter Flaccus
Dove: Maja Arte Contemporanea, via di Monserrato 30, 00186 Roma
Quando: 27 gennaio — 12 marzo 2022
Inaugurazione: Giovedì 27 gennaio 2022, ore 15-20. Per partecipare all’inaugurazione è necessario esibire il Green Pass.
Orario mostra: martedì - venerdì h. 15.30-19.30; sabato h. 11-13 / 15-19. Altri orari su appuntamento. Ingresso libero. 
+39 06 68804621, +39 338 5005483


S-COMPOSIZIONI di Francesca Piovesan


Al Gaggenau DesignElementi di Roma, S-COMPOSIZIONI la mostra personale di Francesca Piovesan, artista sotto i riflettori della scena internazionale dell’arte contemporanea per la sua capacità di fondere la fotografia off-camera con la body art e la scultura, e selezionata per rappresentare l’Italia alla Bornholm’s Biennials for contemporary glass and ceramics, biennale del vetro in corso in Danimarca.

Fino all'8 marzo la mostra “S-Composizioni”, curata da Sabino Maria Frassà, mette in mostra l'evoluzione artistica di Francesca Piovesan, dalle iconiche sculture in vetro all’inedito ciclo di opere “Aniconico”, opere su carta composte da affascinanti mosaici, i cui tasselli sono impronte fotografiche della pelle dell’artista. Queste ultime opere nascono dalla riproposizione di una tecnica elaborata anni fa dall'artista e consistente nello sviluppo fotografico di impronte lasciate dal corpo umano su nastro adesivo. 
Lo scotch, sul quale sono intrappolati i sali e i grassi presenti sull'epidermide, viene processato come se fosse una pellicola fotografica e dalla reazione con i sali (nitrati) d'argento scaturisce una sorta di "impressione fotografica" del corpo. Con queste nuove opere l'artista introduce però un forte elemento di discontinuità nella sua poetica: la scomposizione della figura umana.

Come spiega il curatore, "Francesca Piovesan impiega il corpo come strumento e non come fine della propria indagine artistica volta invece a cogliere l'essenza della realtà. Le opere di Francesca Piovesan vanno sempre di più oltre la fotografia e la rappresentazione-culto del corpo umano, che viene scomposto e reso quasi irriconoscibile nelle ultime opere "aniconiche". Quello che vediamo - la perfezione geometrica del mosaico - non è un corpo, né la sua rappresentazione, ma è l'essenza stessa di ciò che siamo: materia in trasformazione che tende verso e all'infinito. Visitando questa mostra sorge quindi spontaneo interrogarsi su quale sia la nostra vera forma e se resista ancora una qualche relazione tra forma e contenuto".

Con “S-Composizioni” Gaggenau e Cramum completano il programma culturale e artistico “Extraordinario” fatto di materia e bellezza e promosso insieme a DesignElementi negli spazi di Roma e Milano. A Milano è ancora aperta la mostra "Pars Construens" dedicata alle sculture-quadro in legno e braille di Fulvio Morella.

Francesca Piovesan (Aviano, Pordenone, 1981) si è diplomata in Restauro di Dipinti Murali allo UIA di Venezia e in Arti Visive, indirizzo Decorazione, all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2015 vince il Premio CRAMUM e nel 2021 viene selezionata per rappresentare l’Italia alla Bornholm’s Biennials for contemporary glass and ceramics.
Dal 2008 ha partecipato a mostre in contesti italiani quali l’Archivio di Stato di Treviso, la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, il Magazzino del Sale 3 di Venezia e il PAC di Milano, Superstudio, mentre all’estero, ha esposto all’Istituto Italiano della Cultura di Budapest, al Museum of Modern and Contemporary Art di Rijeka in Croazia e al Piramyda di Tirana e al Bornholm Art Museum In Danimarca.
Nel 2018 e 2021 Gaggenau le dedica due mostre personali a Roma e Milano, città che ha anche ospitato la sua prima mostra personale “NOI” al Museo Francesco Messina nel 2017.


S-COMPOSIZIONI di Francesca Piovesan
a cura Sabino Maria Frassà
fino al 08 Marzo 2022

Gaggenau DesignElementi
Lungotevere de’ Cenci 4 - Roma
ORARI: lunedì-venerdì ore 10:30 - 13:00 / 15:30 - 19:00. Visite solo su appuntamento. 
L’ingresso è consentito solo ad ospiti muniti di Green Pass
+39 06 39743229
gaggenau.roma@designelementi.it


lunedì 17 gennaio 2022

Memories and Sediment | Judith Mall & Sylvie Ringer


Curva Pura è lieta di presentare la mostra bi-personale di Sylvie Ringer e Judith Mall, Memories and Sediment, un dialogo disegnato in confini indistinti tra memoria antica, realtà e sogno, in un viaggio erratico e nostalgico, sospeso attorno ad un’origine che si stringe in forme marine, salti di rocce, precipizi di fuoco e ghiaccio, attraversando i sedimenti del tempo. 

Uno spazio inesplorato, indomito e malinconico, s’apre nelle linee morbide del carboncino e nelle malleabilità del pastello, tracciando sulla carta elementi di una natura solitaria e incorrotta dispiegata in apparizioni e incantamenti, morfologie e metamorfosi, che preservano una genesi antica, soggiacente in leggerissimi echi uditi nelle sfumature di cromie terse e nella dialettica di luce e ombra. 

Ricordi e forme oniriche si riflettono e conducono in un tempo primordiale, trattenendo una vibrazione euritmica e una segreta attrazione di forze ancestrali, da cui prende gradualmente consistenza ogni segno e ogni tonalità, racchiudendo ed evocando vastità enigmatiche e impalpabili che sembrano perdersi e riaffermarsi in una trasformazione continua. 

I disegni delle due artiste si incontrano in una narrazione fluente e poetica, in una progressione di accordi ritmici che si rispondono in un dialogo di accenti formali armonici e rintocchi cromatici opposti, bilanciati dalla leggerezza costruttiva del disegno, lavorato nella duttilità materica e nella tensione verso una dissolvenza coloristica e una luminosità sfuggente. 

Nelle opere di Judith Mall conformazioni acquatiche e sagome di un orizzonte marino estendono la visibilità oltre la concretezza fisica, scoprendo una poetica invisibile di pulviscoli che danno vita alla forma, profondamente presente e visivamente tangibile, tra la luminosità del fondo bianco della carta e le gradazioni chiaroscurali del carboncino. 

Un sommerso mondo ignoto, restituito alla superficie dall’abisso, si definisce nelle variazioni di tonalità chiare e scure, riflettendo una realtà inconscia, memoriale o immaginativa, una formatività narrativa che conduce lo sguardo in flussi e luoghi onirici, introiettivi e interconnessi, alternando un afflato lirico a segni icastici. 

Nelle opere di Sylvie Ringer la natura mitica e simbolica delle origini si traspone in visioni metamorfiche e fascinose territorialità, modellate su carta in inchiostri, pastelli e carboncino, dove luminosità atmosferiche si spandono nell’evanescenza di un incanto. 

Arcane purezze, nitide e limpide alture, uniscono gli elementi primi di una risonanza primigenia, incastonata tra venature di rocce e strati fossili, distese di cromie rarefatte e guizzanti, frontiere coloristiche profonde e vibranti. L’incidenza dei colori nei lavori dell’artista si origina e assorbe in una materialità aerea, in una leggerezza tonale che rivela una regione intermedia tra natura e coscienza.

La mostra a Curva Pura è una visione di ombre e luci costruttive di un immaginario liminale tra realtà e appercezione, riverberi di una natura sensuosa e inebriante, fulgidamente elegiaca. 



Bio 
Judith Mall, nata nel 1983, vive e lavora ad Amburgo, in Germania.
Ha studiato illustrazione all'Università di scienze applicate di Amburgo e belle arti all'Accademia statale di belle arti di Karlsruhe. Il lavoro di Judith Mall comprende serie di disegni a carboncino su larga scala. Queste sono immagini rappresentative che formano una narrativa associativa: il suo lavoro riguarda la composizione di momenti. Di tanto in tanto, le singole immagini in esso contenute sembrano quasi banali. Molti dei suoi disegni sono dettagliati, sembrano osservati accuratamente, mostrati senza emozioni, come una fotografia in un catalogo di merci.

Sylvie Ringer (Kamloops,1983) è un'artista canadese / tedesca con sede ad Amburgo e Vancouver / Malcolm Island, BC Canada. All'interno di una pratica che include disegno, libri d'artista e installazioni, si concentra sul paesaggio e sugli stati di coscienza guardando al mondo naturale come specchio. Gli elementi naturali, i paesaggi agiscono come stakeholder per le nostre condizioni umane e formano una narrativa associativa. Dopo la laurea presso l'Università di Scienze Applicate di Amburgo (Illustrazione/Dip. Design), dove attualmente insegna Disegno dal 2019, ha trascorso molti anni realizzando progetti, collaborazioni e mostre in e tra Canada e Germania. Insegna anche workshop e conferenze presso Università di Design e accademie d'arte, dove si concentra sull'incoraggiamento di un processo creativo intuitivo e libero e sull'imparare a vedere il nostro ambiente attraverso nuove lenti.

Memories and Sediment | Judith Mall & Sylvie Ringer
curated by Nicoletta Provenzano 
19 Gennaio – 13 Febbraio 2022 

CURVA PURA
Curva Pura
Via Giuseppe Acerbi, 1, 00154 Roma 
curvapura@gmail.com