giovedì 31 gennaio 2019

T-ESSERE di Stefano Arienti. Terza edizione del progetto “La cooperazione attraverso l’arte”


Perché una cooperativa sceglie di lavorare con il Mondo dell’Arte? E perché l’Arte sceglie di lavorare con il Mondo della cooperazione? Due domande che il progetto “La Cooperazione attraverso l’Arte” ripropone ogni anno ai propri visitatori mettendo in scena un’esperienza unica di riflessione costruttiva di questi due mondi. 

“La cooperazione attraverso l’arte”, ideato da Cooperativa Sociale Società Dolce in collaborazione con Giuseppe Stampone, giunge quest’anno alla terza edizione: dal 2017 il progetto invita gli artisti farsi strumento di indagine per una “narrazione collettiva”, un’esperienza di mutuo scambio che val al di là di una semplice “relazione estetica” per assumere una dimensione politica e collettiva.

Il 2019 vede la partecipazione di Stefano Arienti, tra i più importanti artisti italiani. Come di consueto, l’artista sarà coinvolto in un'esperienza laboratoriale realizzata con la collaborazione dei soci della Cooperativa: il risultato del processo sarà la realizzazione di un’opera partecipata intitolata T-ESSERE che sarà presentata dall’1 al 3 febbraio 2019, in occasione di Arte Fiera Bologna.
Immagini scelte per la loro capacità di comunicare e per il proprio significato costituiscono lo sfondo visivo ed emotivo su cui comporre un ulteriore strato di forme e colori, utilizzando tessere di puzzle di confezioni diverse. Le tessere sono accostate secondo criteri personali, un'azione che rovescia la ricomposizione dell'immagine prestabilita dal gioco del puzzle, conferendo all'unità 'tassello' un nuovo significato nello spazio creativo. Il risultato è un'opera di natura sia pittorica che fotografica, in cui gli strati creano un gioco materico di profondità e tonalità in funzione del punto di vista. Il lavoro si conclude con un gesto di “disfacimento”: la natura temporanea della creazione anticipa un necessario cambiamento, che da personale diventa collettivo.

Il progetto prevede inoltre un momento di riflessione che si svolgerà il 1 febbraio alle ore 11 presso il Circolo Ufficiali dell’Esercito presso Palazzo Grassi, e che coinvolgerà gli artisti Stefano Arienti, Mario Airò e Giuseppe Stampone, il presidente di Società Dolce Pietro Segata, il presidente di AICCON Franco Marzocchi, il filosofo Leonardo Caffo, i curatori Matteo Lucchetti ed Edoardo Bonaspetti. Modera Santa Nastro, caporedattrice di Artribune.

Segue il vernissage, presso il Centro italiano Di Documentazione sulla Cooperazione e l’Economia Sociale.

"T-ESSERE – spiega Pietro Segata – illustra un paesaggio scomposto, capace però di un’immagine ed un messaggio corali. L’unicità nasce dalla somma delle voci di coloro che ogni giorno lavorano per realizzare quel che la nostra cooperativa, già nel nome, si propone: una società più dolce. Il messaggio? Insieme si può e si è più incisivi.”

Il progetto è nato nel 2017 con il lavoro collettivo intitolato Saldi d’artista, realizzato presso la Cooperativa Sociale Società Dolce e presentato nell’ambito di Arte Fiera Bologna. Dolce è un’azienda con più di 3mila dipendenti – tra le più antiche cooperative dell’Emilia Romagna – che si occupa di formazione, migrazione, tematiche legate al sociale. L’interazione con dipendenti e dirigenti ha portato Giuseppe Stampone, a produrre 26 disegni, quante sono le lettere dell’alfabeto, leit motiv nella sua produzione artistica. Ma a stabilire la connessione tra disegno e lettera non è stato Stampone, quanto gli stessi dirigenti in un momento di partecipazione e di lavoro interattivo. A questo è seguito un laboratorio con i bambini e un progetto con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. Stampone ha, inoltre, sviluppato una grande mappa, altro topos nella sua ricerca, che ha innescato un ultimo livello di interazione: con l’invito a 10 artisti e ad alcuni ragazzi della Accademia (Stefano Boccalini, Jota Castro, Emilio Fantin, Ugo La Pietra, Andrea Nacciarriti, Obra Architects Studio, Lorenzo Scotto Di Luzio, Marinella Senatore, Solstizio Project, Eugenio Tibaldi), sotto la cura di Pietro Gaglianò e Giacinto di Pietrantonio, a intervenire sulla mappa con foto, video, disegni. 

Nel 2018, Giuseppe Stampone ha invitato l’artista Eugenio Tibaldi che ha realizzato il progetto Inclusio. L’inclusione attraverso l’arte e la cooperazione.  Il lavoro che i due artisti hanno svolto insieme è stato di dialogo e di mediazione ed è stato preceduto da tre mesi di confronto con i dipendenti, i quadri e gli utenti della Cooperativa Sociale Dolce. Tibaldi (in questa occasione accompagnato da un testo del curatore Simone Ciglia e uno dello storico della filosofia Giuseppe D’Anna) ha scelto di non utilizzare immagini autoprodotte, quanto scatti forniti dalla cooperativa e dai collaboratori interni e esterni. I primi hanno inviato foto che riguardano gli uffici, i secondi dettagli del loro posto di lavoro che non amano, i terzi immagini che documentano i difetti della propria casa. Il risultato è stata la realizzazione di una nuova architettura, dove tutti i disordini fotografati andavano a comporre nuovi, inediti paesaggi, mettendo ordine nelle cose. A completare il tutto l’intervento degli utenti che hanno offerto all’artista una lampada, questa volta vera, per dare luce al disagio.

dall’1 al 3 febbraio 2019
venerdì 1 febbraio | ore 10,00 – 20,00
sabato 2 febbraio | ore 10,00 – 24,00
domenica 3 febbraio | ore 10,00 – 20,00

Ingresso libero

Conversazione: T-ESSERE. La cooperazione attraverso l’arte
Circolo Ufficiali dell’Esercito” presso Palazzo Grassi, Via Marsala 12 - Bologna
Venerdì, 1 febbraio 2019 alle ore 11,00.

A seguire, Vernissage di “T-Essere” presso il Centro italiano Di Documentazione sulla Cooperazione e l’Economia Sociale


mercoledì 30 gennaio 2019

Mika Rottenberg

Mika Rottenberg, Untitled Ceiling Projection (video still), 2018, multichannel videoinstallation, ca. 7 min, variable dimensions. Courtesy of the artist and Hauser & Wirth. Produced by Goldsmiths Centre for Contemporary Art, London; Kunsthaus Bregenz; MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna

Dal 31 gennaio al 19 maggio 2019 il MAMbo presenta la prima personale in un’istituzione museale italiana di Mika Rottenberg, a cura di Lorenzo Balbi. 

L’artista di origine argentina, cresciuta in Israele e oggi di base a New York, tra le principali protagoniste della scena contemporanea mondiale, si appropria degli imponenti volumi della Sala delle Ciminiere situata al piano terra del museo per animare, attraverso un percorso labirintico senza soluzione di continuità, undici delle sue più recenti produzioni – oggetti scultorei e installazioni video appositamente costruite - celebri per il loro registro narrativo sarcastico e bizzarro.
Rottenberg utilizza i diversi linguaggi del film, dell'installazione architettonica e della scultura per esplorare le idee di classe, lavoro, genere e valore attraverso immaginifici dispositivi visivi che illuminano le connessioni e i processi nascosti dietro economie globali apparentemente non correlate fra loro. Intrecciando elementi di finzione con dati documentali in racconti in cui geografie e narrative collassano in non-sense surreali, l’artista crea complesse allegorie sul sistema capitalistico che regola le condizioni umane e i processi di produzione massiva delle merci.
In occasione della mostra vengono esposti tre nuovi lavori appositamente commissionati da MAMbo in collaborazione con due importanti istituzioni museali europee, Goldsmiths Centre for Contemporary Art London e Kunsthaus Bregenz.

La realizzazione della mostra si avvale del sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

Comune di Bologna
Istituzione Bologna Musei | MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
Via Don Giovanni Minzoni, 14
40121 Bologna
Telefono 051 6496611
Fax 051 6496637

Portraits di Jacopo Benassi


Apre a Bologna un nuovo spazio espositivo dedicato a mostre temporanee ed eventi all’interno dei sotterranei di Palazzo Bentivoglio, nel cuore della città e della sua celebre zona universitaria. 
A inaugurare lo spazio sarà la mostra Bologna Portraits di Jacopo Benassi, che racconta il rapporto speciale dell’artista con il contesto cittadino. Il progetto vuole essere un tributo e una riflessione su Bologna e sui suoi cittadini, un particolare sguardo sul luogo in cui questa nuova realtà espositiva si sta affacciando e andrà a operare nei prossimi anni. 
La mostra rientra tra i main projects di ART CITY Bologna 2019 in occasione di Arte Fiera e si potrà visitare da martedì 29 gennaio a domenica 31 marzo 2019. 

Bologna Portraits raccoglie una selezione di fotografie realizzate dall’artista durante i suoi soggiorni bolognesi negli ultimi anni. Il corpus centrale delle opere è composto da una serie di ritratti di personalità legate alla città. Artisti, scrittori, imprenditori, uomini d’affari, baristi, stilisti, musicisti, animatori culturali, perdigiorno, attori, ecc. Un centinaio di persone dalle età più varie, dai ventenni agli ultranovantenni, che fanno parte del paesaggio cittadino. La selezione dei volti da fotografare è stata spesso guidata dal caso, così come dalle normali frequentazioni più strette dell’artista in città. Non tutti sono famosi, ma tutti hanno un volto, un’attitudine o una fisicità che hanno colpito Jacopo e che lui ha sentito la necessità di interpretare con il proprio obiettivo, quasi questa serie di lavori fosse un possibile case studysul ritratto. Un case study che compone un mosaico in grado di darci un unico grande ritratto di Bologna oggi, fatto dei volti di alcune delle persone che la stanno animando e costruendo giorno dopo giorno.
A queste fotografie si mescolano immagini di un giardino fotografato nel buio della notte. È il giardino interno di Palazzo Bentivoglio, il luogo in cui solitamente l’artista risiede quando si trova in città e in cui ha realizzato la gran parte dei ritratti. Le fotografie di foglie, piante e alberi, sono state fatte quando Jacopo non riusciva a dormire e finiva per aggirarsi da solo in quell’ambiente buio ma bellissimo, a cavallo tra naturale e artificiale, in una strana dimensione privata e nascosta della città. Questi scatti notturni, mescolati ai volti, finiscono per creare una contestualizzazione spaziale che è anche metafora di stati psicologici e intimi dei soggetti ritratti.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione realizzata e distribuita internazionalmente da Damiani, casa editrice bolognese (www.damianieditore.com). Il libro è una collaborazione a quattro mani con il critico Antonio Grulli con cui è stato concepito il particolare layout incentrato su di uno stretto dialogo di immagini e testo. Si tratta di un volume cartonato di 208 pagine, in italiano e in inglese, che sarà presentato presso lo spazio espositivo di Palazzo Bentivoglio domenica 3 febbraio alle ore 15.00.

Lo spazio espositivo di Palazzo Bentivoglio, a cui si accede da via del Borgo di San Pietro 1, non avrà una programmazione continuativa e una regolare apertura, ma si “accenderà” di volta in volta durante l’anno per eventi specifici di varia durata, a seconda delle necessità.


Orari di apertura per ART CITY Bologna Art Week
martedì 29 gennaio, 11.00-19.00
mercoledì 30 gennaio, 11.00-19.00
giovedì 31 gennaio, 11.00-19.00

Orari di apertura in occasione del weekend di ART CITY Bologna
venerdì 1 febbraio, 10.00-20.00
sabato 2 febbraio, 10.00-24.00
domenica 3 febbraio, 10.00-20.00

Dal 4 febbraio al 31 marzo 2019 la mostra si potrà visitare solo su appuntamento

Dal 29 Gennaio 2019 al 31 Marzo 2019

Portraits di Jacopo Benassi
Bologna. Palazzo Bentivoglio
via del Borgo di San Pietro 1
a cura di Antonio Grulli
Ente promotore ART CITY Bologna 2019
info@palazzobentivoglio.org


MIRKO SIGNORILE PRESENTA THE RED DOT, IL VIDEO


Giovedì 31 gennaio alle ore 15 presso la Mediateca Regionale di Bari in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti, il pianista Mirko Signorile presenterà in anteprima nazionale “The Red Dot” il video illustrato tratto dal suo ultimo disco Mirko Signorile Trio Trip.

Interverranno

Mirko Signorile
Massimo Nardi
Anna Ciammitti

Modera

Mariablu Scaringella

Il video è stato ideato e realizzato dalla regista Anna Ciammitti che si è lasciata ispirare dalle note cromatiche del brano per dare vita ad immagini che fondono musica e colori.


Subito dopo questo primo incontro istituzionale, il corto verrà mostrato in anteprima anche ai fan più vicini al musicista alle ore 19 presso la libreria Prinz Zaum di Bari e sarà on line a partire dal 1 febbraio.


La regista ha voluto raccontare The Red Dot lasciandosi ispirare da quel trip immaginario che il brano suscita, unendo immagini e suono grazie alle sapienti incursioni elettroniche, al ritmo incalzante della batteria di Enrico Morello e del contrabbasso di Francesco Ponticelli che rendono questo pezzo contemporaneo, fluido ed evocativo in un “Trio Trip” sorprendente.




Il video è un viaggio all’interno del suono che si muove per estensione cromatica. Un viaggio animato che trae ispirazione visiva dalla copertina dell’album Mirko Signorile Trio Trip: tre forme geometriche ben definite, colorate ognuna con colori primari posizionati nello spazio di una copertina bianca: il quadrato blu, il cerchio giallo e il triangolo rosso.

Una geometria di ascolto dove i colori sono ritmati e i suoni sono dipintifondendosi perfettamente in un racconto sonoro emotivo e partecipato il cui protagonista, secondo la regista, è una figura tratteggiata di nero che segue il passo della musica e si lascia immergere da essa prendendo letteralmente il volo.

La meccanicità di movimenti ripetuti, sempre uguali giorno dopo giorno, viene interrotta da un elemento fuorviante, una fantasia estemporanea che apre le porte a uno dei massimi sogni dell’inconscio: il volo, la meraviglia dell’impossibile che si manifesta
Anna Ciammitti, Ideatrice e Regista.




Mediateca Regionale Pugliese
Via Giuseppe Zanardelli, 30, 70125 Bari BA, Italia

martedì 29 gennaio 2019

Alice Padovani. PRIMAL | forme ordinate dal caos

Alice Padovani
Ali di formica e due piume gialle
2018
tecnica mista
-
ass
emblaggio in teca entomologica
Alice Padovani. Ali di formica e due piume gialle, 20189x5

La stagione 2019 di Guidi&Schoen Arte Contemporanea si apre con la personale di Alice Padovani, PRIMAL | forme ordinate dal caos, mostra premio assegnata nell’ambito di Arteam Cup 2018.
L’artista modenese, classe 1979 - la cui eterogenea ricerca trae origine dagli archetipi di meraviglia e repulsione - unisce alla spontaneità dell’impulso creativo, il rigore del metodo scientifico che declina con uno spirito classificatorio rimandante a quello neosettecentesco.
Le sue opere sono frammenti di natura decontestualizzata, organizzati in collezioni dove memoria naturale e personale si fondono. Il rapporto con l’elemento naturale è ben spiegato in queste parole estratte da una recente intervista all’artista «la natura rappresenta per me il regno della molteplicità, del sensibile e della contraddizione perché in grado di suscitare sentimenti di gioia e disperazione, di dolore e di piacere. È vita e morte che si rincorrono in modo perpetuo del tutto fine a sé stesso, e ritrovandomi perfettamente nelle parole di Tolstoj, "già lo conosco, non cerco di sciogliere il nodo, ma mi accontento di questa oscillazione"». La natura diventa, quindi, per la Padovani un’entità da frequentare quotidianamente e "riclassificare" in maniera tutt’altro che scientifica, seguendo piuttosto il filo dell’emotività.
In mostra saranno presentate opere appartenenti a diverse serie come Fracture, Collezione di una gazza ladra e le Carte, che si configurano come "teche entomologiche", assemblaggi delimitati da una scatola/cornice composti da frammenti ceramici, metalli, carte che dialogano con l’elemento naturale, rappresentato da coleotteri o insetti in generale. In questi lavori, si trova forte l’istinto primitivo e primario di volere mettere ordine ad un caos del tutto personale (da qui il titolo PRIMAL | forme ordinate dal caos) e ogni teca diventa, così, una sorta di riscrittura definita e pulita di momenti magmatici. Il materiale caotico generato da ossessioni ed emozioni spesso contrastanti diventa lo spazio per un nuovo linguaggio, più semplice, più immediato, più facile da trattenere.
Oltre a queste opere saranno presenti l’installazione Solid (opera con la quale la Padovani si è aggiudicata il premio speciale Guidi&Schoen ad Arteam Cup 2018), la scultura Infinito Terreno e la nuova serie di sculture Cocoon.

Alice Padovani vive e lavora a Modena.

Alice Padovani
PRIMAL | forme ordinate dal caos

Premio assegnato nell’ambito di Arteam Cup 2018
In collaborazione con Associazione Culturale Arteam

Guidi&Schoen Arte Contemporanea
Piazza dei Garibaldi, 18r - Genova

7 febbraio - 7 marzo 2019
Opening: giovedì 7 febbraio 2019 alle ore 18.00

Orari: dal martedì - sabato 10.00-12.30 | 16.00-19.00

Info:
Tel. +39 010 2530557
info@guidieschoen.com
www.guidieschoen.com










lunedì 28 gennaio 2019

Geert Goiris.Terraforming Fantasies

Banca di Bologna continua il suo percorso dedicato all’arte contemporanea presentando per il quarto anno consecutivo, in concomitanza con Arte Fiera, una mostra di profilo internazionale.
Nel 2019 il Salone della Banca presso Palazzo De’ Toschi ospiterà la prima personale in Italia del fotografo e videomaker belga Geert Goiris (Bornem, BE, 1971. Vive e lavora ad Anversa), le cui opere sono state esposte in prestigiose istituzioni europee.
La mostra verrà inaugurata martedì 29 gennaio alle 18.30, e sarà inserita nel programma di ART CITY Bologna — l’iniziativa culturale promossa dal Comune e da BolognaFiere per affiancare ad Arte Fiera una selezione di progetti espositivi di alto livello.
Si rinnova inoltre la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna: gli studenti del Corso di Didattica dell’arte e mediazione culturale del patrimonio artistico accompagneranno i visitatori in mostra per tutta la durata dell’evento.

La mostra — composta da una selezione di stampe fotografiche di diverso formato, uno slide show e una video installazione multicanale — sarà presentata in un allestimento ambizioso e innovativo concepito appositamente dall’architetto Kris Kimpe, collaboratore abituale dell’artista. Il Salone sarà occupato da moduli espositivi esagonali, alcuni chiusi, altri aperti e accessibili, ognuno dei quali ospiterà sulle proprie pareti fotografie o immagini in movimento. I moduli, distribuiti in maniera irregolare, offriranno allo spettatore un’esperienza immersiva, lasciandogli al tempo stesso la libertà di scegliere il proprio percorso.
La mostra bolognese è legata alla personale di Goiris presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa, in programma tra novembre e dicembre 2018. L’artista ha lavorato ai due progetti parallelamente, dando vita a due percorsi speculari le cui opere in gran parte coincidono — ma che risultano completamente diversi nell’allestimento, sottolineando le peculiarità dei due spazi.

Il titolo della mostra, tratto dalla videoinstallazione inclusa in essa, è Terraforming Fantasies(“Fantasie di terraformazione”). Il termine ‘terraformazione’, di creazione recente, viene usato per lo più nel contesto di speculazioni sul futuro dell’umanità, e si riferisce alla possibilità di rendere simili alla Terra, e dunque abitabili per gli esseri umani, pianeti diversi dal nostro alterandone chimicamente l’atmosfera. Si tratta di un’ipotesi che a oggi risulta fantascientifica, e la cui tacita premessa non è difficile da indovinare: l’ambizione di colonizzare altri pianeti rivela una profonda inquietudine circa il futuro del nostro, su cui incombe la minacciato di una catastrofe ecologica. Spiega Goiris: “È fuorviante pensare alla “terraformazione” a questo stadio. In sé e per sé è un concetto interessante, ma manchiamo assolutamente della tecnologia e delle risorse (per non parlare dell’etica) per realizzarlo. Sognarlo, comunque, è profondamente umano: ambizioso, e allo stesso tempo tragicamente lontano dalla realtà”. L’allestimento stesso della mostra è legato questo tema: “La scenografia porta nello spazio una costellazione di oggetti estranei. L’intervento è, in una certa misura, inadatto, una forma di colonizzazione. Il mio intento (e la mia speranza) è che parli anche di caratteristiche umane come la meraviglia, la curiosità, la perplessità, eccetera. Scegliendo accuratamente le immagini e presentandole in un’accurata scenografia, miro a immergere lo spettatore in un mondo parallelo, una realtà prossima alla nostra ma che non coincide esattamente con essa”.

Pur senza escludere gli interni e la figura umana, la ricerca fotografica e video di Geert Goiris si concentra soprattutto sul paesaggio. Sia che catturi nelle sue immagini siti ai confini del mondo (dall’Antartide al deserto vulcanico di Dancali, in Etiopia), sia che si concentri su luoghi familiari, Goiris li fa apparire sospesi ed enigmatici, come se appartenessero a un altro pianeta. Un risultato che è frutto di scelte tecniche e stilistiche precise: l’artista si serve principalmente di una macchina fotografica di grande formato, su cui monta pellicole speciali (ortocromatiche, per riprese aeree, a infrarossi). Gli scatti hanno luogo soprattutto durante le ore del tramonto, nell’ora incerta in cui la luce inizia a declinare e lascia posto all’oscurità. Il metodo di lavoro è una combinazione di preparazione e casualità: Goiris adopera la camera con la precisione di un consumato professionista, ma durante il lungo tempo di esposizione che predilige può accadere potenzialmente qualunque cosa. Il modo in cui la pellicola trasformerà il soggetto inquadrato in un’immagine rimane, in una certa misura, imprevedibile. La macchina fotografica non è mai un mero tramite attraverso il quale possiamo entrare in connessione visiva con il mondo esterno, ma uno strumento per esplorare la differenza fra la nostra “esperienza” di esso e l’atto di vederlo per ciò che è. Come il filosofo e fotografo francese Jean Baudrillard, Goiris sembra aver compreso che la macchina fotografica è dalla parte del mondo, e ci offre uno spiraglio su come esso appare quando è spogliato di ogni proiezione o interferenza umana. Nelle immagini dell’artista il sentimento ambiguo e inquietante che, a partire dal Settecento, ha preso il nome di “Sublime” sorge non tanto dalla vastità terrificante dei siti, o da un disastro che crediamo di veder incombere su di essi: è il risultato della sensazione distinta di essere tagliati fuori da ogni autentica connessione con il mondo.

Geert Goiris è nato nel 1971 a Bornem, in Belgio. Tra gli spazi istituzionali che hanno ospitato sue mostre personali ricordiamo: FOAM, Amsterdam; FRAC Normandie, Rouen; Museum M., Leuven (BE); Hamburger Kunsthalle, Amburgo; CAB, Burgos (SP); Kunstforum, Basilea; Le Credac, Ivry-sur-Seine (F). Il suo lavoro inoltre è stato presentato a Manifesta 5, San Sebastian, e in istituzioni internazionali quali Boijmans Van Beuningen Museum, Rotterdam; Wiels Contemporary Art Center, Bruxelles; Palais de Tokyo, Parigi; Nouveau Musée National de Monaco, Monte Carlo; Museum of Contemporary Photography, Chicago; Centre Pompidou, Metz; Jeu de Paume, Parigi; Museo de Arte Contemporaneo, Santiago de Chile; FRAC Bourgogne; Casino Luxembourg; Gallery of Modern art, Brisbane. È inoltre docente presso la Royal Academy of Arts di Anversa, ed è stato visiting lecturerpresso la Rietveld Academy di Amsterdam, l’Ecole Nationale Supérieure de la Photographie di Arles, la Fachhochschule di Bielefeld (Germania), la Ladislav Sutnar faculty of design and art di Plzeň, il CEPV di Vevey (CH), e la ERG di Bruxelles.

Banca di Bologna, partner della mostra, è una realtà molto legata alla città di Bologna, al territorio bolognese e ai centri della provincia. Le sue numerose iniziative di mecenatismo contemplano gli interventi per la riqualificazione e il restauro di Piazza Galvani, per i restauri dell’Oratorio dei Fiorentini e delle porte monumentali di Bologna, per il recupero e la riqualificazione di piazza Minghetti, per la ristrutturazione di Palazzo De’ Toschi. A questi si aggiungono i lavori per il restauro della Basilica di San Petronio e della Cappella dell’Arcangelo Michele, con il noto affresco di Calvaert.

Palazzo De’ Toschi, edificio storico nel pieno centro cittadino inaugurato a inizi ‘900 su progetto di Antonio Sarti è nato con nome e funzione di Palazzo delle Poste. Per le caratteristiche costruttive, in particolare la struttura in cemento armato, interessò Le Corbusier, che lo vide durante il suo viaggio in Italia del 1907 e ne scrisse nella sua corrispondenza. Il Palazzo è stato acquistato nel 2007 da Banca di Bologna e riaperto al pubblico nel 2013 come luogo di iniziative culturali, formative, espositive. Fra queste, ricordiamo un ciclo di conferenze dedicate al tema del rapporto fra arte e cibo attraverso i secoli, tenute da importanti critici e studiosi, organizzato da Banca di Bologna in occasione di Expo 2015; la mostra fotografica L’industria bolognese, un DNA riconosciuto, realizzata in collaborazione con Collezioni Alinari e forte di immagini in gran parte inedite; e il ciclo di mostre curate da Simone Menegoi in occasione di Arte Fiera, aperto dalla collettiva LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia (2016), e proseguito in seguito con le mostre personali di Peter Buggenhout (2017), e di Erin Shirreff (2018).

Orari: giovedì e venerdì, ore 15-19; sabato e domenica, ore 11-18; chiuso il lunedì, martedì e mercoledì
Orari di apertura nei giorni di ART CITY Bologna: venerdì 1 febbraio, ore 10-20; sabato 2 febbraio, ore 10-24; domenica 3 febbraio, ore 10-20


Geert Goiris.Terraforming Fantasies
Dal 29 Gennaio 2019 al 24 Febbraio 2019

BOLOGNA
Salone Banca di Bologna - Palazzo De’ Toschi
piazza Minghetti 4/D
CURATORI: Simone Menegoi, Barbara Meneghel
ENTI PROMOTORI: Comune di Bologna e BolognaFiere

Ingresso gratuito


venerdì 25 gennaio 2019

ART CITY Bologna 2019


Si svolge dal 1 al 3 febbraio 2019 la settima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.
Coordinato dall’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei, per il secondo anno consecutivo ART CITY Bologna si svolge sotto la guida di Lorenzo Balbi, direttore artistico di MAMbo, con l’obiettivo di articolare una programmazione culturale di alto profilo in affiancamento alla manifestazione fieristica. La principale novità di questa edizione è la durata più ampia. Il nucleo dei tre giorni del weekend si dilata infatti in una vera e propria art week che, a partire dal 25 gennaio, traccia un calendario di avvicinamento all’apertura di Arte Fiera in programma il 1 febbraio.
Nel segno invece della continuità, viene confermato il format sperimentato lo scorso anno, con un main program articolato in un evento speciale e una serie di progetti curatoriali monografici - tra mostre, installazioni e performance - che presentano le più varie espressioni delle pratiche artistiche contemporanee.

ART CITY Bologna prevede inoltre la sezione ART CITY Segnala, in cui rientrano oltre 70 eventi: un ricchissimo palinsesto di appuntamenti proposti dagli operatori culturali della città, tra cui istituzioni pubbliche e private, gallerie d’arte moderna e contemporanea, artist run space, spazi no-profit e luoghi non convenzionali.
Torna ad esplorare le molte possibili connessioni tra arte e cinema la sezione ART CITY Cinema, con la programmazione di proiezioni cinematografiche al Cinema Lumière a cura della Fondazione Cineteca di Bologna.
Infine, non mancherà uno degli appuntamenti più attesi con la ART CITY White Night: sabato 2 febbraio apertura straordinaria fino alle ore 24 in numerose sedi del circuito ART CITY Bologna, oltre che in gallerie, spazi espositivi indipendenti, palazzi storici e negozi.


SPECIAL PROJECT
A sottolineare la stretta relazione tra il polo fieristico e il contesto cittadino, l’evento speciale di ART CITY Bologna 2019 si svolge all’interno del Padiglione de l’Esprit Nouveau, l’iconico edificio, replica fedele di un progetto firmato da Le Corbusier, che si affaccia su Piazza Costituzione, di fronte all’ingresso di Arte Fiera. Qui va in scena l’intervento performativo Anthropométry di les gens d'Uterpan, compagnia di danza formata a Parigi dal duo di coreografi francesi Annie Vigier e Frank Apertet.
Esplorando le limitazioni del corpo umano e le restrizioni della sua rappresentazione nello spazio architettonico (libero di muoversi o costretto in esso), les gens d'Uterpan ridefiniscono la pratica della danza, ribaltando il ruolo stesso di danzatore, coreografo e spettatore e reinterpretando così le arti performative.

MAIN PROJECTS
Generazioni e pratiche diverse, tra giovani artisti emergenti e artisti affermati a livello internazionale, compongono il main program di ART CITY Bologna.



















Info e programma dettagliato: www.artcity.bologna.it
Sito Arte Fiera: www.artefiera.it

giovedì 24 gennaio 2019

La ‘Baracca’ di Daniela Dallavalle, spazio liquido tra creazione, sperimentazione e condivisione


A Carpi (Mo), nel fulcro di quella che oramai è la zona che identifica la preziosità della produzione tessile abbigliamento italiano, dal 2015 vive uno spazio dove la moda incontra l’arte in ogni forma attraverso variegati linguaggi in cui lo spirito creativo ogni volta e, differentemente, scopre nuove e stimolanti modalità ed espressioni artistiche. Già dal nome con cui è stato battezzato parliamo di un luogo che trasporta nei territori dell’immaginario, verso lidi che invitano all’incontro e al relax ma soprattutto al benessere. Siamo ne ‘La Baracca sul Mare’ di Daniela Dallavalle, designer, creativa, eclettica imprenditrice italo-tedesca che in questo luogo riesce a far convivere l’idea di impresa tra tradizione e innovazione. Dall’esterno all’interno esploriamo lo spazio che colpisce da subito per l’impatto formale fortemente visivo. La struttura di 6000mt quadri in Krion bianco, innovativo materiale antibatterico, colpisce non solo per la dimensione e luminosità ma per il pregevole utilizzo di una tecnologia tesa al rispetto per l’ambiente. Difatti ‘La Baracca’ viaggia verso orizzonti avveniristici proiettati in un’ottica aziendale che è soprattutto una filosofia di vita, orientata alla connessione e alle sinergie in costante armonia con la natura e protesa all’ospitalità cosi da condurre il ‘viaggiatore’ visitatore del luogo a quel senso di accoglienza in famiglia. 


Approdati, è proprio il caso di dire, come pionieri, esploratori in questo luogo del bianco, giunti alla ‘deriva’ che ne rappresenta l’inizio, dove la luce riflette e fa riflettere, bisogna lasciarsi andare, farsi trasportare dal flusso, attraverso i tanti e variegati spazi nei quali piccole storie raccontano l’energia, la creatività, la vitalità dello spazio e della sua ‘regina’ Daniela Dallavalle. Ma ‘La Baracca’ narra soprattutto di volontà, di persone che hanno deciso di incontrarsi e impegnarsi verso un obiettivo comune, non limitato all’impresa come centro di produzione, ma appunto all’idea di uno spazio liquido che si muove tra creazione, sperimentazione e condivisione, sempre aperto a visioni e progetti artistici nell’ottica di incontro, connessioni, energie, esperienze esplorative, formative, espressive congiunte ai nuovi linguaggi del contemporaneo.



Un luogo dove star bene e dove sentirsi in famiglia, questo è lo spirito che permea la ‘Baracca’ di Daniela Dallavalle ed è cosi, in famiglia, che accoglie gli amici e i lovers(coloro che vestono le sue collezioni). In questo spazio che guarda al futuro si avvisa fortemente la grande energia creativa e vitale dell’artista Dallavalle, in ogni angolo si respira una totale forza e volontà di espressione che viaggia oltre ogni limite esplorando qualsiasi modalità del sentire. Ed è verso tale direzione, in piena libertà creatTiva, rasentando, si potrebbe dire, un ragionato ‘primitivismo’ che si sviluppa l’‘Armadio’ Daniela Dallavalle (la linea d’abbigliamento omonima) qualche settimana fa presentato ufficialmente alla stampa. L’’Armadio’ rappresenta appieno il personale e libero gesto spontaneo dell’artista che nella moda di-segna e traccia linee visive che richiamano il pop, l’urban e lo street style, tratti grafici che assurgono all’uso della scrittura libera e dei simboli. La linea Dallavalle invita a giocare, a creare il proprio alfabeto visivo e abitativo, suggerisce mediante l’uso di frasi o lettere la linea creativa, cosi parole come ‘occhio’, ‘punto e basta’ o quel suo ‘vedo e scopro’ rappresentano un indice di sperimentazione del proprio modo di essere e sentire, tanto da avvicinare chi indossa le sue creazioni a quell’idea di moda che non si chiude o termina in un lasso di tempo definito ma che apre a infinite possibilità di scelta, al fine di poter creare ciascuno la propria originale ‘stagione’ abitativa e comunicare il proprio modo di essere al mondo.





Info
DANIELA DALLAVALLE - La Baracca sul Mare
Viale J. A. Fleming 9/11
41012 CARPI (MO) - Italy
Tel. +39.059.6323511
www.danieladallavalle.com
info@danieladallavalle.com​



written & published by amalia di Lanno





FANGO vol. 2


Mario Consiglio. Please cop don't kill my son on a sunny day, 2017



Il Grimmuseum di Berlino, in collaborazione con lo Spazio Rivoluzione di Palermo (Sicilia, Italia), ospita la seconda tappa di FANGO, esposizione collettiva a tema politico-sociale che ha visto il suo esordio nello Spazio Rivoluzione di Palermo nel settembre del 2018.

Il gruppo FANGO, ampliato e rinnovato, si apre a una riflessione priva di ipocrisie, in cui le prevaricazioni politiche ed economiche mostrano il loro volto senza censure e inutili perbenismi. Gli artisti di questa seconda tappa ( Adalberto Abbate, Franko B, Filippo Berta, Mario Consiglio, Regina José Galindo, Sandro Mele, Calixto Ramirez, Moussa Sarr, Lorenzo Scotto di Luzio, Santiago Sierra e Francesco Simeti), consolidando e rimarcando lo scopo primigenio del progetto, quello di costituirsi come centro propulsore e al contempo spazio aggregativo, in cui artisti di diversa provenienza culturale e di notevole varietà per quanto riguarda tecniche e ricerca estetica, si impegnano a descrivere e raccontare l’orrore/errore dei propri luoghi d’appartenenza, affondando le dita in quel fango contemporaneo che riguarda tutti noi.



FANGO

L’immagine torbida e viscosa del fango - che travolge, distrugge e ricrea – rappresenta una ricerca comune centrata su tematiche di respiro globale, in cui politica, impegno collettivo e resistenza individuale si uniscono a violente denunce e a disincantate illusioni. Il fango, con la sua energia distruttrice, spazza via quel velo di ipocrisia che assopisce l’agire sociale, facendo cadere in pezzi indifferenze e confortanti castelli di sabbia. Il fango, visto come elemento disturbante, come sostanza da epurare, è legato a doppio filo con il nostro desiderio di controllo e di sterilizzazione ambientale, portandoci a considerare lo scarto come un ingombrante residuo. Tornare al fango, al limus originario, significa riappropriarsi di una potente libertà creatrice, allontanarsi da un falso senso di pudore e dall’imposizione di rigidi schemi.
“Il fango si è sostituito al sangue, ci circola dentro diventandone parte ed impantana ogni entusiasmo e resistenza. È il fango che ricopre i paesaggi, le memorie collettive e le verità. È il fango della corruzione, dei voti di scambio, dei rapporti tra mafie, dell’economia e della politica, della violenza e degli appalti truccati. È quel fango che smotta e fa cadere il cemento impoverito dei ponti, delle abitazioni, delle scuole e delle autostrade. È il fango che impantana il giornalismo e la cultura di rottura. L’unica possibile reazione è il non cedere alle trame del potere e alle false architetture del sapere. Bisogna fare del fango la sola cronaca della distruzione” (Adalberto Abbate).


BIO
Adalberto Abbate è nato a Palermo nel 1975 dove vive e lavora. Dal 1998 ad oggi ha esposto in diversi centri d’arte contemporanea internazionali quali il Musée Historique et des Porcelaines de Nyon, il Museo Mart di Rovereto, il Museo Riso d’arte contemporanea di Palermo, il Museum für Kommunikation di Bern, la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, la Fondazione Brodbeck di Catania, i Cantieri Culturali della Zisa di Palermo, l’Ausstellungsraum Klingental di Basel, il Museo GAM di Palermo, il VAF-Stiftung di Frankfurt, il Museo Mandralisca di Cefalù, il Museo Palazzo Lucarini Contemporary di Trevi, il Künstlerverein Malkasten di Düsseldorf, il Grimmuseum di Berlino, lo Spazio Rivoluzione di Palermo. Del 2012 è la personale UTOPIES, DES MONDES IMAGINAIRES VUS À LA LOUPE, al Centre Pompidou di Parigi (2012).

Franko B (Milano, 1960). Esponente di spicco della Body art negli anni ’90, Franko B lavora come performer, pittore, scultore e videomaker ed attualmente professore di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata e docente in visita presso il Royal College of Art di Londra. Dal 1999 ha tenuto conferenze, workshop e lezioni in numerose Accademie europee e d’oltreoceano, fra le quali la Ruskin School of Art (Oxford), il Central St Martins (Londra), il Das Arts (Amsterdam), l’Università delle Arti di Zurigo, l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), il California College of Art di San Francisco e le Accademie di Belle Arti di Napoli, Bologna e Firenze. Residente a Londra dal 1979, le sue performance sono state ospitate in importanti contesti museali britannici (Tate Modern, Institute of Contemporary Arts, South London Gallery e Centre of Attention di Londra; Ikon Gallery di Birmingham; Arnolfini - Centre for Contemporary Arts di Bristol; Bluecoat Centre di Liverpool) e in città quali Milano, Amsterdam, Città del Messico, Copenhagen, Madrid e Vienna. Il suo lavoro è stato oggetto di quattro monografie: FRANKO B (Black Dog Publishing 1998); OH LOVER BOY (Black Dog Publishing 2000); BLINDED BY LOVE (Damiani Editore 2006) e I STILL LOVE (Motta/Il Sole 24 Ore, Milano 2010).

Filippo Berta (Treviglio, 1977). Dal 2012 al 2017 ha esposto al Museo MADRE di Napoli, al MSU-Museo Arte Contemporanea di Zagabria, Croazia, al Museion - Museo Arte Contemporanea di Bolzano, alla Galleria Massimodeluca (Mestre,Ve) al Jonkopings Lans Museum (SE), alla Staedtischegalerie di Brema (DE), al State Museum of Contemporary Art di Salonicco (GR), al Museo di Pori (FIN), al Victoria Art Center di Bucarest (RO), al Center for Cultural Decontamination, CZKD, Belgrado (SR), al Matadero Centro Creativo Contemporaneo, Madrid (SP), al MAO-Museo dell’Architettura e del Design della Slovenia. Ha partecipato alla Biennale di Salonicco (GR, 4a e 6a edizione), alla Biennale di Curitiba (BR, 34a edizione), alla Biennale di Praga (CZ, 5a edizione) e alla Biennale di Mosca - Young Art (RU, 3a edizione). è stato selezionato alle residenze per artisti come: Fondazione Ratti di Como, Fondazione Spinola Banna di Poirino (TO). Ha preso parte a festival come: Festival Internazionale di Sarajevo (2014, 30a edizione), International Konst Film (2013, Svezia), Corpus 3 (2012, Napoli), Romaeuropa Festival (2012, Roma), Tulca-After the fall (2011, Galway, IR), European Performance Art Festival (2011, Varsavia, PL). Nel 2015 vince il Premio Fondazione MIA di Bergamo. Nel 2014 vince il Premio Maretti, La Habana (Cuba) ed è finalista al Talent Prize di Roma. Nel 2008 è tra i vincitori del Premio Internazionale della Performance, Galleria Civica di Trento, 4a edizione.

Mario Consiglio (Maglie, 1968) vive a Perugia. Ha esposto in numerosi contesti pubblici e privati, in Italia e all’estero. Tra questi: Spazio rivoluzione (Palermo), Oratorio San Mercurio (Palermo), Grimmuseum (Berlino), Trolley Gallery (Londra), Palazzo Bricherasio (Torino), Museo Pecci (Prato), Galeria Villena (L’Havana, Cuba), Studio Visconti(Milano), MACRO (Roma), Fondazione Sandretto (Torino), Gran Central Terminal (New York), Art in Perpetuity Trust (Londra), Istituto Britannico (Roma), Spiral Hall (Tokyo), Art Basel – Professional Day (Basilea), 798 Art District (Pechino, Cina), Gay Palace (Rotterdam), Palazzo della Penna (Perugia), Galleria Eva Menzio (Torino), Prague Biennal (Praga), Palazzo Lucarini Trevi (Perugia), Palazzo Reale (Napoli), Fondazione Zappettini (Milano), Villa Elisabeth (Berlino), Padiglione Italiano, Expo 98 (Lisbona), Gallery MC (New York), Padiglione Esprit Nouveau (Bologna), Palazzo Morelli Fine Art (Todi, Perugia), Flash Art Museum (Trevi, Perugia), Rare Ofiice (Berlino), Fondazione Querini Stampalia (Venezia), White Spider Col Condesa (Città del Messico), Nolias Gallery (Londra), Martina Re Gallery (Miami), Galleria Seno (Milano), Galleria Astuni (Pietrasanta), Breed Art Studios (Amsterdam), Studio La Città (Verona), Galleria Carbone (Torino).

Regina José Galindo (Città del Guatemala, 1974) vive e lavora in Guatemala. Artista e performer dal forte accento poetico, concentra la propria ricerca sulle implicazioni etiche generate dalla violenza sociale e dalle ingiustizie legate alla discriminazione razziale e agli abusi sui diritti umani. Ha ricevuto il Leone d'oro come miglior giovane artista alla 51ª Biennale di Venezia (2005) per i lavori ¿QUIÉN PUEDE BORRAR LAS HUELLAS? e HIMENOPLASTIA, opere che criticano la violenza guatemalteca derivata da misconcezioni della moralità come la violenza di genere, in appello alla restituzione della memoria e dell'umanità delle vittime. Nel 2011 è stata premiata con il Prince Claus Award (Olanda) per la sua capacità di trasformare ingiustizie e indignazione in potenti atti pubblici che richiedono una risposta. Ha partecipato, inoltre, alla 49ª, 53ª e 54ª Biennale di Venezia; a Documenta 14 (Atene e Kassel); alla 9ª Biennale Internazionale di Cuenca; alla 29ª Biennale di Arti Grafiche di Lubiana; alle biennali di Shanghai (2016), Pontevedra (2010), Sydney, Mosca, Valencia, Albania, Praga e Lima; alla 1ª Triennale di Auckland e alla Biennale d'Arte e Architettura delle Isole Canarie.

Sandro Mele è nato a Melendugno (Lecce) nel 1970. vive e lavora a Roma, dove ha collaborato con l’artista Fabio Mauri. Tra le mostre personali SACROSANCTUM (Oratorio San Mercurio, Palermo, 2015) THE AMERICAN BROTHERS (Venezia, Galleria Michela Rizzo, 2013), LUCHA (Roma, Fondazione Volume!, 2010), CAMPO ARGENTINO (Roma, Galleria L’Union, 2006). Tra le mostre collettive: WONDERMORE (Roma, MAXXI, 2018), LA FINE DEL NUOVO CAP. XIII (Zagabria – HDLU, Mestrovic Pavilion,2017), EVIDENCE OF ABSENCES (MoREMuseum of refused and unrealised art projects, 2016), LAVOROWORKVORE (Buttrio, SPAC - Spazio Pubblico per l’Arte Contemporanea, 2013), VIDEO ARTE ITALIANA 2004‐2012 (Buenos Aires, Museo d’Arte Moderna, 2012), GAP GENERAZIONI A CONFRONTO (Roma, MAXXI B.A.S.E., 2012), NON TUTTO È IN VENDITA (Bologna, via Farini 33, 2011), HEAR ME OUT (Genazzano, Castello Colonna, 2011), ENTE COMUNALE DI CONSUMO (Genazzano, Castello Colonna, 2010), IL CAOS (Isola di San Servolo, evento collaterale alla Biennale d’Arte di Venezia, 2009), MEDITERRANEAN (Roma, Palazzo Rospigliosi, 2009).

Calixto Ramírez (Reynosa, Messico, 1980), allievo di Jannis Kounellis, si laurea in Arti Plastiche e Visuali a La Esmeralda di Città del Messico nel 2008. Dal 2013 vive e lavora in Italia. Dal 2008 ha esposto in prestigiosi centri in America e in Europa, partecipato a residenze d'artista e conseguito importanti premi e onorificenze. Tra le sue personali CUARTO PASO (Milano, 2018) One potato, two potato (Labico, 2017) OPERA VIVA BARRIERA DI MILANO (Torino, 2017), CUATRO PASOS/MILANO (Milano, 2017), UNA SOLA MOLTITUDINE (Roma, 2016), CUATRO PASOS/TRISTE (Trieste, 2016), SACROSANCTUM # 15 (Palermo, 2016), CUATRO PASOS/NAPOLI (Napoli, 2016), DONDE EL CAMPO ME HA LLEVADO (Vienna, 2016), MANCA (Città del Messico, 2016), SACROSANCTUM (Palermo, 2015) BODY,CITY AND DUST (Croazia, 2015), A TRAVÉS (Città del Messico, 2014), PATRICIA (Marsiglia, 2014), ANTES DE ENTRAR PERMITA SALIR (Città del Messico, 2012), DE IDA Y VUELTA: UN PASEO POR LAS ARTES PLÁSTICAS Y VISUALES (Città del Messico, 2012) e TIME & SPACE OF CALIXTO RAMÍREZ (Texas, USA, 2012).

Moussa Sarr ( Ajaccio, 1984.) He lives and works in Paris. After studying at the Toulon School of Fine Arts, Moussa Sarr took part in the Salon d'Art contemporain de Montrouge and Jeune création in 2008. In 2010, his work was selected for the FIAC, in the Cinéphémère program of the Ricard Foundation. Invited in 2011 by the BJCEM (Biennale des Jeunes Créateurs de l'Europe et de la Méditerranée, Thessaloniki, Greece), in 2012 he presents his videos at the Museum of Fine Arts in Boston for the 17th edition of the Annual Boston French Film Festival. In 2013, he studied at Fresnoy - Studio national des arts contemporains before participating in the group exhibition "Mirages d'Orient, grenades et figues de barbarie" at the Collection Lambert in Avignon. Winner of the Coup de Coeur Mécènes du Sud Prize (Marseille) in 2012, Moussa Sarr was also finalist of the Meurice Prize for contemporary art in 2016. His works have now been included in prestigious collections including the Centre Pompidou (Paris), the Maison Européenne de la Photographie (Paris), the Musée des Beaux-Arts d'Arras, the FRAC PACA, the FNAC - Fond National d'Art Contemporain (Paris), the Collection Lambert (Avignon), the Collection François Pinault and many other private French and international collections.

Lorenzo Scotto di Luzio. Nato a Pozzuoli (NA) nel 1972, vive e lavora a Berlino. La sua sperimentazione artistica spazia dalla Body Art al Multimediale, includendo scultura, disegno, fotografia, installazione e performance. Dal 1996 ha partecipato a numerose collettive e a personali, quali BESSER EINKAUFEN BESSER LEBEN (Napoli, 2014), SENZA TITOLO (Berlino, 2012), FRAME (Londra, 2010); SE IL MIO CERVELLO FOSSE UN CANESTRO (Napoli, 2010), BLACK PEARLS (Modena, 2009), UNTITLED (Londra, 2008), TABLEAUX VIVANT (Napoli, 2007), MONDO FANTASTICO (Napoli, 2004), LORENZO SCOTTO DI LUZIO INTERPRETA LUIGI TENCO (Milano, 2003), LOVE ME TENDER (Milano, 2002), COOL MEMORIES (Napoli, 2001), UNDERSTATEMENT (Torino, 2000), ISTANTETERNANEE (Helsinki, 2000), OP-LÀ (Roma, 1999), CHEESE (Roma, 1997), SENZA TITOLO (Napoli, 1996).

Santiago Sierra (Madrid, 1966) compie la sua formazione tra Madrid, Amburgo e San Carlos (Messico).Le sue opere, azioni e performance, si incentrano su problematiche socio-economiche e su concetti di marginalità, giustizia e disobbedienza civile. Tra le sue esposizioni BLACK FLAG (Scozia, 2018), UNA PERSONA FACCIA AL MURO (Austria, 2018), PRIGIONIERI POLITICI NELLA SPAGNA CONTEMPORANEA (Spagna, 2018), NO, GLOBAL TOUR (Irlanda, 2017), 25.000.000 $ (Ucraina, 2017), MEA CULPA (Italia, Milano, 2017), VERSIÓN DE LA “20 TROZOS DE CALLE ARRANCADA, DE 100 CM. DE LADO EN SU CARA SUPERIOR” (Germania, 2017), NO PROYECTADO SOBRE EL PAPA (Spagna, 2017), BLACK FLAG (Danimarca, 2016), 25 VETERANI – 2.205 CRIMINI DI STATO (Spagna, 2016), L’ABBEVERATOIO (Italia, Milano, 2016), SANTIAGO SIERRA (Germania, 2015), JANNIS KOUNELLIS E SANTIAGO SIERRA (Italia, Milano, 2013-2014), SCULPTURE PHOTOGRAPHY FILM (Germania, 2013), VETERANOS (USA, NY, 2012), IL CUNEO NERO, PRIMO MONUMENTO ALLA DISOBBEDIENZA CIVILE (Islanda, 2012), PAROLA DISTRUTTA (Germania, 2011), 11 CAMERE (Inghilterra, 2011), LA VALUTA VIVENTE (Germania, 2010), PÚBLICO SEGREGADO SEGÚN SUS INGRESOS FUERAN MAYORES O MENORES A MIL EUROS BRUTOS DURANTE UN SIMPOSIUM (Germania, 2010), LOS ADULTOS (Santiago del Cile, 2007), NEW WORKS (Inghilterra, 2007), CONCIERTO PARA PLANTA ELÉCTRICA A DIÉSEL (Venezuela, Caracas, 2007), SANTIAGO SIERRA (Spagna, 2006), INSTITUZIONE INFANGATA (Germania, 2005), POLIURETANO EPSREADO SOBRE LAS ESPALDAS DE 10 TRABAJADORES (Inghilterra, 2004), SANTIAGO SIERRA (Francia, 2004), SANTIAGO SIERRA (Italia, Biennale di Venezia, padiglione spagnolo, 2003), FARDO DE 1.000 x 400 x 250 CM, COMPUESTO DE PLÁSTICOS EN DESUSO Y SUSPENDIDO DE LA FACHADA DE UN EDIFICIO SITO EN LA CALLE ISABEL LA CATÓLICA, 5 (Messico, 1997).

Francesco Simeti (Palermo, 1968) vive e lavora a Brooklyn (NY). Le sue installazioni site-specific, realizzate con approccio multidisciplinare (wallpaper, sculture e collage tridimensionali), si compongono di scenari esteticamente affascinanti che, ad uno sguardo più attento, rivelano dettagli più cupi. Ha presentato i suoi lavori in numerose gallerie, istituzioni e spazi espositivi in Italia e all’estero. Tra le sue mostre più recenti BIG TOWERS (Singapore), I SETTE MESSAGGERI (Milano), SWELL (Brooklyn) e ARMED, BARBED AND HALBERD-SHAPED (Milano). Le collettive a cui ha partecipato includono BACK TO THE LAND (Verona), PALERMO FELICISSIMA (Shanghai), THE WALLS ARE TALKING (Manchester) e FAIRE LE MUR. QUATRE SIÈCLES DE PAPIERS PEINTS (Parigi). Le sue opere fanno parte delle collezioni di The Cooper Hewitt, del National Design Museum di New York, del Philadelphia Museum, del Victoria and Albert Museum di Londra, delle Civiche Raccolte Musei di Milano e di Palazzo Belmonte Riso - Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia (Palermo). Attualmente Simeti sta lavorando a diversi interventi d’arte pubblica, tra i cui progetti per il Chicago Transit Authority di Chicago; il Multnomah County Health Department Headquarters di Portland (Oregon); il Carcere di Bollate (Milano) e l’MCC Theater di New York. 


Artisti: Adalberto Abbate, Franko B, Filippo Berta, Mario Consiglio, Regina José Galindo, Sandro Mele, Calixto Ramírez, Moussa Sarr, Lorenzo Scotto di Luzio, Santiago Sierra, Francesco Simeti

A cura di: Adalberto Abbate

Comunicazione stampa e relazioni esterne: /////////
Inaugurazione: 1 febbraio 2019 h 19.00
Esposizione: dal 1 febbraio al 28 febbraio 2019
Orari di apertura:venerdì e sabato dalle 14:00 alle 18:00
Testi: Adalberto Abbate e Maria Luisa Montaperto
Grafica: Patrizia Filizzola


GRIMMUSEUM
Fichtestraße, 2
Berlino, Germania
con la collaborazione di Spazio Rivoluzione
piazza Rivoluzione, 9
Palermo (Pa), Sicilia, Italia

mercoledì 23 gennaio 2019

A Pavia VIVIAN MAIER. Street photographer

Vivian Maier, Self-portrait, 1953 40x50 cm (16x20 inch.) Framed: 53,2x63,4 cm ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY


Dal 9 febbraio al 5 maggio 2019, le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia rendono omaggio a Vivian Maier (1926-2009), una delle più singolari e misteriose figure di artista, la ‘bambinaia-fotografa’, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography.

La rassegna, curata da Anne Morin e da Piero Francesco Pozzi, è promossa dalla Fondazione Teatro Fraschini e dal Comune di Pavia – Settore Cultura, Turismo, Istruzione, Politiche giovanili, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con diChroma photography, John Maloof Collection, Howard Greenberg Gallery, New York.

“La primavera del 2019 - afferma Giacomo Galazzo, assessore alla Cultura del Comune di Pavia e presidente Fondazione Teatro Fraschini - sarà l'occasione di una vera e propria celebrazione dell'arte fotografica, protagonista di un importante percorso culturale in questo mandato amministrativo. Lo concluderemo con una doppia iniziativa al Castello Visconteo, luogo strategico per la cultura e per la promozione della città”.

“Alle Scuderie - prosegue Giacomo Galazzo - con una rassegna su una firma celebre e amatissima e con una bella storia da raccontare, quella di Vivian Maier. In Sala mostre, invece, dopo la positiva esperienza pavese alla biennale di Jinan, ricambieremo la bella ospitalità ricevuta ospitando l'arte del Maestro Zeng Yi, che con i suoi scatti ci racconterà la Cina da un punto di vista diverso da quello più frequentato nella discussione pubblica. Ancora una volta, crediamo, l'arte e la cultura saranno uno straordinario veicolo di conoscenza reciproca”.

Il percorso espositivo propone un racconto per immagini composto da oltre cento fotografie in bianco e nero e a colori, oltre che da pellicole super 8 mm, in grado di descrivere Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della produzione dell’artista che, mentre era in vita, ha realizzato un numero impressionante di fotografie senza farle mai vedere a nessuno, come se volesse conservarle gelosamente per se stessa.

Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorre la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove comincia a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie. Nel 1951 torna a vivere negli Stati Uniti e inizia a lavorare come tata per diverse famiglie. Una professione che manterrà per tutta la vita e che, a causa dell’instabilità economica e abitativa, condizionerà alcune scelte importanti della sua produzione fotografica. Fotografa per vocazione, Vivian non esce mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scatta compulsivamente con la sua Rolleiflex accumulando una quantità di rullini così numerosa da non riuscire a svilupparli tutti. Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, cercando di sopravvivere, senza fissa dimora e in gravi difficoltà economiche, Vivian vede i suoi negativi andare all’asta a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva immagazzinati. Parte del materiale viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare, che, affascinato da questa misteriosa fotografa, inizia a cercare i suoi lavori dando vita a un archivio di oltre 120.000 negativi. Un vero e proprio tesoro che ha permesso al grande pubblico di scoprire in seguito la sua affascinante vicenda. Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la “realtà” delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un’affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla. Alle Scuderie non mancano i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l’obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare. L’esposizione offre quindi, la possibilità di scoprire una straordinaria fotografa che con le sue immagini profonde e mai banali racconta uno spaccato originale sulla vita americana della seconda metà del XX secolo. 

Per tutta la durata della mostra una serie di incontri ed eventi permetteranno ai visitatori di approfondire l’opera di Vivian Maier e la storia della fotografia. Una mostra “family friendly” con un percorso creato ad hoc per i bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno delle Scuderie, un’opera ad “altezza bambino” attende i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro dedicata.


VIVIAN MAIER. Street photographer
Pavia, Scuderie del Castello Visconteo (viale XI Febbraio, 35)
9 febbraio - 5 maggio 2019

Orari
Dal martedì al venerdì: 10.00-13.00/14.00-18.00
Sabato, domenica e festivi: 10.00 - 19.00
(La biglietteria chiude un'ora prima)

Biglietti
Audioguida inclusa nel prezzo
Intero: € 10,00; ridotto: € 8,00; Scuole: € 5,00 

Informazioni e prenotazioni
Tel. 02.36638600


Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | tel. 02 36 755 700 | anna.defrancesco@clponline.it | www.clp1968.it