martedì 31 gennaio 2017

Mountains. Janet Biggs, Rikke Flensberg, Chrischa Venus Oswald, Helena Wittmann

Muratcentoventidue Artecontemporanea

Mountains
Janet Biggs, Rikke Flensberg,Chrischa Venus Oswald, Helena Wittmann

La montagna non è un elemento soltanto naturale, è al contempo un luogo diverso che ha da sempre esercitato un grande fascino. E’ come se l’altitudine estrema aprisse a orizzonti infiniti oltre i limiti della realtà ordinaria, oltre i confini dello stesso universo.
Attraverso la fotografia e la video installazione, la mostra presenta la montagna come luogo di stimolo per la ricerca artistica e crea una narrazione che invita l’osservatore a confrontarsi con essa.
In mostra le foto e le opere video di quattro artiste: Janet Biggs, Rikke Flensberg, Chrischa Venus Oswald e Helena Wittmann.
Janet Biggs è un’artista americana, nota soprattutto per il suo lavoro nel campo del video, della fotografia e della performance. Biggs sfida il destino ogni volta che crea un video, concentrandosi su atti di estrema fisicità che sono difficili da realizzare e da filmare.
Ha recentemente viaggiato in un ambiente artico estremamente impegnativo attraverso la tundra ghiacciata nelle isole Svalbard per realizzare “The Arctic Trilogy”. Nel suo ultimo progetto esplora la creazione e la perdita di memoria da una prospettiva personale, fisica e scientifica. I suoi lavori, esposti in importanti musei e gallerie in tutto il mondo, mostrano spesso individui alle prese con situazioni o paesaggi estremi. Vediamo motociclisti tentare di superare i record di velocità sulla pista del Bonneville Salt Flats, nuotatori olimpionici di nuoto sincronizzato sfidare la forza di gravità, minatori di zolfo all'interno di un vulcano attivo, o una carovana di cammelli che attraversa il deserto del Taklamakan nella parte occidentale della Cina.
In “Warning shot”, l’opera presente in mostra, Biggs esplora la complessità della condizione umana facendo emergere l’intreccio complesso di libertà e costrizione, eccellenza e fragilità, forza e solitudine.
La osserviamo ammirare le infinite possibilità della natura e subito dopo, nel tentativo di lasciare un segno, tirare un colpo, consapevole che ogni azione umana, che si voglia o no, distrugge l’armonia della natura.
La natura, vista a volte come grembo, altre come luogo minaccioso, è al centro della ricerca della danese Rikke Flensberg, messa in relazione con le caratteristiche e i limiti della vita dell’uomo contemporaneo.
I suoi lavori, esposti anch’essi in importanti rassegne di video arte, si concentrano su un tema, i processi naturali e il rapporto uomo natura, e le reciproche influenze, che ha una lunga tradizione nel documentarismo oltre che nel campo dell'arte. I suoi mezzi espressivi privilegiati sono la fotografia, l’installazione e il video.
Nel video in mostra “ If a Universe Can Be Imagined, It Exists “l’artista lavora con le nozioni di soggettivo contrapposte a quelle di oggettivo come veicolo per l’immaginario. Manipolando foto, suoni e animazioni crea uno spazio onirico, frutto dell’immaginazione, osservato attraverso una finestra , dove un’esistenza interamente soggettiva diviene possibile nella misura in cui essa è stata immaginata. L’artista riflette sulla condizione dell’essere umano, coinvolto e appagato dalla propria esistenza fisica, e riluttante a mettere in discussione l’esistente. Rikke Flensberg guarda all’immaginario non solo come paesaggio utopico, ma anche come paradigma distopico. Esso distrugge tanto quanto crea, ma solo attraverso la sua conoscenza sarà possibile pensare a un mondo diverso e a una comunicazione reale fra individui.
Il linguaggio preferito dall’artista tedesca Chrischa Venus Oswald, il cui lavoro comprende varie discipline, come la fotografia, la video-performance e la poesia, è quello della performance. Nella sua ricerca mette a fuoco da un lato le problematiche che si riferiscono alla condizione umana, dall’altro i codici di comportamento e l’identità dell’individuo nel rapporto con la società nel suo complesso. Il suo lavoro approfondisce in particolare le relazioni interpersonali e l’intimità dei gesti e dei comportamenti degli individui, attraverso un approccio performativo, che mira far riflettere lo spettatore sulle trasformazioni che riguardano la nostra società.
Nella serie di fotografie intitolata "Can’t Escape” l'artista riflette sul fatto che il paesaggio abbia una lunga tradizione nella storia dell'arte, e che sia al contempo un motivo abbondantemente fotografato dai fotografi dilettanti che caricano le loro foto sul web. La natura è così sempre più spesso percepita "di seconda mano" attraverso il mirino. Per il suo progetto era interessata a dare alle immagini digitali immesse nel web, ancora una dimensione fisica trapiantandole in un vero e proprio paesaggio. Così ha realizzato un abito fatto di fotografie di paesaggi montani che ha trovato navigando sul web, paesaggi simili a quello che fa da sfondo-ambiente nella sua fotografia. In questo scenario la persona all'interno della tuta è colta nel tentativo, chiaramente destinato a fallire, di fondere copia e originale del paesaggio, riunendosi con la natura.
Nel video in mostra riflette sulla montagna come luogo mitico, simbolo di prosperità e abbondanza. La video performance MMXVII è vagamente collegata al suo precedente lavoro MMXIII (2013), che si occupa anch’esso di temi come la verginità e la fertilità, la creazione, la morte e la nascita ed è ispirato al mito di Persefone.
MMXVII (2017) riflette sulla natura e sulla fertilità, su miti e rituali, collegandosi al tema del raccolto. L'allestimento ricorda un altare o una montagna - luoghi connessi a culti e miti- in cui venivano fatte le offerte agli dei. Anche il tipo particolare di montagna, il vulcano, è fortemente associato a diversi significati. La performance cerca di sedurre l'immaginazione dello spettatore per condurlo a riflettere sul genere femminile e il potenziale femminile della creazione.
Helena Wittmann vive ad Amburgo e lavora con diversi media, soprattutto film e video. Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Amburgo, il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale in mostre e film festival.
Nella sua pratica artistica gli interni domestici, per lo più stanze semplicemente arredate, costituiscono molto di più che le sedi nude di una trama. Lei interroga e contestualizza i confini di queste stanze, in esse, con esse, su di esse e lungo di esse. I suoi video richiedono una pianificazione dettagliata e preliminare perché è interessata in particolar modo a quello che penetra dall'esterno all’interno di uno spazio definito: la luce, il rumore, la gente. Il soggetto delle sue opere attuali è la percezione spaziale dell’oceano. Le nuove opere sono frutto della collaborazione con l'antropologa Teresa Giorgio e il sound artist Nika Breithaupt.
Nelle sue installazioni video la ricerca sul suono ha sempre avuto un ruolo significativo, come nel lavoro in mostra “Later” che è uno dei primi realizzati dall’artista.
Nel video, ambientato a Quixadá in Brasile, il sole va giù e l'oscurità si rivela attraverso sottili strati di luce sulla montagna, che in ultimo vediamo cadere nel buio. La luce continua al suo interno. Mentre il giorno diventa notte, l’inquadratura nel video rimane la stessa. L'immagine, però, cambia continuamente. La relazione tra il primo piano e lo sfondo è alterata dalla nebbia e dal passaggio della luce.
L'oscurità nel suo video non è solo assenza di luce. È chiaramente udibile.

Si ringrazia per la collaborazione la galleria Cristin Tierney , NewYork,NY.


Sede
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari
Inaugurazione
Sabato 11 febbraio 2017, ore 19.00
Periodo
11 febbraio – 31 marzo 2017
Orario di apertura dal martedì al sabato o su appuntamento
dalle 17.00 alle 20.00

Info
334.8714094 – 392.5985840 -3938704029
mailto:info@muratcentoventidue.com

EDUCATION/EXHIBITION/SCREENING
Janet Biggs ha conseguito la sua laurea al Moore College of Art, e svolto gli studi universitari al Rhode Islanda School of Design.
Ha tenuto mostre personali e proiezioni di film al Musée d'art contemporain de Montréal; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden; Art Fair Armory; Tampa Museum of Art; Sculture Glaskasten Marl; Museo Herbert F. Johnson of Art; Mint Museum of Art; Everson Museum of Art; Gibbes Museum of Art; Rhode Islanda School of Design Museum; e l'Istituto di Perth of Contemporary Arts, in Australia; tra gli altri.
Il suo lavoro è stato presentato nella prima Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Cartagena, Colombia; al Musée d'art contemporain di Lyon, in Francia ; al Museo d'Arte Vantaa, in Finlandia; al Linkopings Konsthall, in Svezia; al Oberösterreichisches Landesmuseum, in Austria; al Kunstmuseum di Bonn, in Germania; Museo d'Arte Contemporanea a Roma, in Italia; e al Museo Nazionale di Belle Arti di Taiwan .
Recensioni del suo lavoro sono apparse sul New York Times, il New Yorker, ArtForum, ARTnews, Art in America, Flash Art, Artnet.com, e molti altri.
Biggs è stata la destinataria di numerosi grants e supporti finanziari incluso “the Electronic Media and Film Program at the New York State Council on the Arts Award” , the Arctic Circle Fellowship/Residency, Art Matters, Inc., the Wexner Center Media Arts Program Residency, the Anonymous Was a Woman Award, and the NEA Fellowship Award.
Il suo lavoro è in importanti collezioni : Fonds Régional d'Art Contemporain (FRAC), Languedoc-Roussillon, France; the Zabludowicz Collection, London; Skulpturenmuseum Glaskasten Marl (Ruhr Kunst Museen), Marl, Germany; the Tampa Museum of Art, Tampa, FL; the High Museum, Atlanta,GA; the Herbert F. Johnson Museum of Art, Cornell University, Ithaca, NY; Mint Museum of Art, Charlotte, NC; the Gibbes Museum of Art, Charleston, NC.; and the New Britain Museum of Art, New Britain, Connecticut.
Janet Biggs lavora con Cristin Tierney Gallery , New York, CONNERSMITH, Washington, DC, Analix Forever Ginevra, in e Galerie Anita Beckers (Blink Video Art) ,Francoforte.
Rikke Flensberg vive e lavora a Copenaghen in Danimarca.
Ha studiato alla Malmø Art Academy in Svezia. 2015 - Fra i suoi studi (2015 ) POETIK Creative Writing KUA
(2013 )Niels Bohrs Atomteori i moderne Perspektiv/ Atomic Theory in a Modern Perspective
(2012) Kort & Dokumentar Film Skolen AVID & Visuel Fortælling / Visual Narrative
(2010) KEA Medieværksted / KEA media workshop
Flensberg è stata vincitrice di numerosi grants inclusi The Danish Art Council, Residency grant (2015),The Danish Art Council production grant (2011-2014-2015),The Danish art Council Working grant (2012), The Nordic Culture Point, Mobility support 2012.
Fra le sue principali mostre di gruppo e video festival: Projekt Imago Mundi, Benetton Foundation./ FOKUS 2014 / videokunstfestival Nikolaj Kunsthal ( DK ) ; Open House 1-dags-kunstfestival B-Huset HC. Ørstedsvej 65 ( DK ); “ Absence in Presence “ Halmlageret Ny Carlsberg, (group exhibition) Copenhagen.
Fra le sue principali personali : DARK “ BABEL Visningsrom for Kunst / Trondheim (NO) 2015; Parallel Perception “ Gallery Muratcentoventidue Bari ( ITALY) 2014; “ Life is Beautiful, Full of Illusions and Lies “ Green Is Gold Studio GIG CPH ( DK ) 2012.
Chrischa Venus Oswald è un artista tedesca, nata in Baviera nel 1984, che attualmente vive e lavora tra Berlino e Lisbona.
Ha terminato i suoi studi Arte Belle presso l'Università di Arte e Design di Linz (A) con un diploma con onore in 2011th
Nel 2007, lei ricevuto il Diesel New Art Award Austria per la fotografia - nella cui giuria era incluso l’artista Erwin Wurm. Il suo lavoro è esposto e proiettato in varie mostre nazionali, nonché internazionali ed è incluso in collezioni private, tra gli altri, la raccolta di video di Manuel de Santaren.
I suoi video sono stati selezionati in vari Festival di video arte come Proyector Videoart Festival, Madrid (ES), , FUSO Videoart Festival, MAAT, Lisboa (PT), Femmes 'Video Art Festival 2, Pizzo, Los Angeles (Stati Uniti), in più - Percorsi sperimentali "- Festival per il cinema sperimentale e video arte, D21, Lipsia e 2 ° OZONO Video International Art Festival, Katowice, Polonia.
Ha esposto nel 2012 in "The Eye of The Collector" opere selezionate della collezione di Manuel De Santaren, Villa delle Rose (MAMbo), Bologna, e nel 2014 in "Family Matters" con Sophie Calle, Nan Goldin, Hans Op de Beeck, Thomas Struth Jim Campbell, John Clang, Guy Ben-Ner, Courtney caldaia, Ottonella Mocellin + Nicola Pellegrini, Trish Morrisse, Palazzo Strozzina, Firenze.
Helena Wittmann è nata 1982 a Neuss in Germany . Vive e lavora ad Amburgo con differenti media, in particolare film e video.
Ha studiato spagnolo alla Friedrich-Alexander-University di Erlangen and e all’Università di Amburgo.Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Amburgo (Prof. Corinna Schnitt, Robert Bramkamp, Jeanne Faust and Angela Schanelec) dove attualmente lavora come assistente.
Tra Il 2013 e il 2015 ha ricevuto numerosi premi e borse di studio : (Working grant for Fine Arts, Hamburg ) Karl H. Ditze Award HFBK - Award Hamburgische Kulturstiftung for21,3°C Main Award Experiment (Int. Shortfilmfestival Flensburg) for WILDNIS (THE WILD) Scholarship Studienstiftung des deutschen Volkes (German National Academic Foundation) Project Funding for WILDNIS (THE WILD) by Freundeskreis der HfbK Hamburg.
Fra le sue ultime mostre e partecipazioni a videofestival : “LichtSpielRaum”, AKKU, Stuttgart “Incertitudes”, Goethe Institut Marseille, France “New Talents Biennale Cologne”, Cologne “Komma”, Kunstverein Springhornhof, Neuenkirchen “Kinship”, Kunstverein Harburger Bahnhof, Hamburg, “Beyond The Surface”, Laborneunzehn, Berlin “Films about Somewhere”, Galerie Schneeeule, Berlin FICIC Festival Internacional de Cine Independiente de Cosquín, Argentina “The Darkness Collection”, Circulo de Bellas Artes, Madrid, Spain “Your Skin Makes Me Cry”, Kuandu Museum of Fine Arts, Taipei, Taiwan “Incertitudes”, Goethe Institut Paris, France “New German Video Art”, Alternative Space, Seoul, Corea “Your Skin Makes Me Cry”, Goethe Institut Chicago, Chicago, USA “The Darkness Collection”, Punto de Vista Filmfestival, Pamplona, Spain.

16° PREMIO NAZIONALE D’ARTE CITTÀ DI NOVARA



16° PREMIO NAZIONALE D’ARTE CITTÀ DI NOVARA
Dal 1al 9 aprile 2017 Broletto Novara Salone Arengo e Sala Accademia
Complesso Monumentale del Broletto
NOVARA


Il Premio Nazionale d’Arte Città di Novara ha un segreto: sa stupire e sa riproporsi ad ogni taglio di nastro. Gli ingredienti di questa ricetta sono la grande passione di chi organizza e la serietà delle proposte.
Il Premio è in primo luogo un miracolo, non perché sia qualcosa di particolarmente importante. Siamo consapevoli che si tratta di una storia come diecimila altre (anche se molto bella), ma per due semplici ragioni.
La prima perché è in dirittura di arrivo per il t...raguardo dei tre lustri ed è realizzato a bassissimo budget (ma veramente bassissimo).
La seconda è che per permettere comunque la realizzazione hanno concorso, oltre a un grande impegno da parte degli organizzatori, un grande aiuto da parte di istituzioni, professionisti, operatori culturali e galleristi che non avevano nessun interesse a partecipare se non la passione per la cultura e per gli eventi sociali.
In questi sedici anni con il coinvolgimento di numerosissimi artisti, il Premio Nazionale d’Arte Città di Novara, ha attivato relazioni, scambi, e progetti divenendo una manifestazione molto partecipata, un grande terreno di confronto per chi vuole mettere in gioco se stesso e le proprie idee, nel comune interesse per l’arte.
Questa sedicesima edizione si terrà a Novara in uno spazio espositivo prestigiosissimo, il Complesso Monumentale del Broletto che per una settimana diverrà un luogo di confronto per l'Arte contemporanea.
Non è poco: grazie ancora agli artisti, alle istituzioni, ai critici d’arte, agli esperti ed agli appassionati, che gratificano la nostra realtà.
Ne siamo lusingati.
Vincenzo Scardigno
Ideatore e curatore del Premio Arte Novara
 
Un Comitato scientifico di altissimo livello:

Giovanni Cordero (Critico d’Arte, Funzionario MIBAC /Regione Piemonte) Presidente di Giuria

Omar Ronda (Artista)

Paolo Manazza (Direttore ArtsLife, Giornalista Corriere della Sera)

Chiara Bovio (Critico e storico d’Arte)

Salvatore Palvetti (Dirigente Liceo Artistico Statale Felice Casorati di Novara)

Nicola Loi (Studio Copernico / Milano)

Alessandra Meneghetti (Curator of contemporary art e Consulente di Comunicazione AndEventi)

Alfredo Mazzotta (Docente discipline scultoree del Liceo Artistico Brera - MI)

Federica Mingozzi (Critico d’Arte)

Veronica Armani (Spazio Vivace / casa d’arte Novara)

Paolo Seraino (Galleria Serart / Reggio Calabria)

Nicola Lisanti (Galleria il Comignolo / Matera)

Vincenzo Scardigno (Ideatore e Curatore del Premio)

 
16° PREMIO NAZIONALE D’ARTE CITTÀ DI NOVARA
 
FINALITÀ
Il Premio vuole essere un momento di riflessione e di confronto tra artisti, critici e addetti ai lavori, per offrire ad un pubblico sempre più numeroso una risposta concreta al bisogno di diffusione dell’arte contemporanea, un appuntamento per allacciare nuovi contatti nel comune interesse per l’arte.
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
Gli Artisti possono iscriversi gratuitamente con una sola opera, inviando via mail o via posta il modulo di iscrizione, utilizzando una delle seguenti modalità.
Via mail a: premioartenovara@hotmail.com con l’immagine dell’opera in formato JPG di buona definizione, nominando il file con: nome, cognome, sezione e titolo dell’opera.
Via posta: inviando in busta chiusa o consegnando direttamente alla Segreteria Premio Arte Novara (F.N.S. Via Bovio, 6 - 28100 Novara) una fotografia dell’opera (formato min. cm. 15x20 - formato max. cm. 20x30) riportante sul retro: nome, cognome, sezione e titolo dell’opera. Non spedire l’opera. La documentazione (foto compresa) non verrà restituita.

Per richiedere il regolamento e il modulo di iscrizione inviare una mail a: premioartenovara@hotmail.com

Cristiano De Gaetano. Speed of Life

 
Inaugurazione: 25 febbraio 2017, ore 19
a cura di Christian Caliandro

Al Museo Pino Pascali, un doveroso omaggio all’artista scomparso nel 2013 a soli 37 anni. La mostra si snoda nelle sale del Museo Pino Pascali come un racconto vivo che spazia dalle opere più note dell’artista in cera pongo, alle più intime e meno conosciute ceramiche.

La Fondazione Museo “Pino Pascali” di Polignano a Mare dedica una mostra antologica – che inaugurerà sabato 25 febbraio alle ore 19 – a Cristiano De Gaetano, originale e talentuoso artista nato a Taranto nel 1975 e scomparso nel 2013 a soli trentasette anni.
Il progetto espositivo, curato da Christian Caliandro, ripercorrerà le tappe significative della sua ricerca, dagli eso...rdi all’insegna della sperimentazione sui materiali, sui temi e sugli approcci, seguendo il cuore della sua indagine attraverso la messa a punto e l’evoluzione della pittura in cera pongo su sagome di legno, sviluppata in molteplici rivoli e nuclei tematici, fino agli ultimi anni di attività segnati da una sorprendente sequenza di opere in ceramica (esposte per la prima volta insieme in pubblico), che rappresenta al tempo stesso un misterioso ritorno agli inizi, al punto di origine, e uno scarto, una proiezione in avanti.
Tra le opere più importanti in mostra: le stampe fotografiche della serie Size S size L (2004), Nurse (2005), Uncle (2006), Family in the Old City (2007), Woman in Flowers #2 (2007), Ice Age (2007), Collapse (2008), Morgan le Fay III (2008), Brothers (Frida e Giordano, 2009), Ombre (2010) e l’autoritratto in ceramica Untitled (2011).
È un lavoro che si sviluppa all’interno di alcuni nuclei tematici precisi: l’identità vissuta ed esperita come continua mutazione (sulla scorta di quel David Bowie percepito sempre come modello creativo ed esistenziale); l’identità personale, ancora, scavata ed espansa nel tempo, fino a inglobare parenti, antenati, sconosciuti; una memoria “biologica” quindi, una narrazione di ricordi che tende a esorbitare dai suoi confini e ad assumere in contorni di un intero mondo figurativo e simbolico. Un mondo di frammenti, di scaglie, scorie del tempo passato, che si dispone e si ricompone sotto i nostri occhi; che sta passando e continua a passare, in perenne transizione. Un mondo convincente e persuasivo, anche a tratti malinconicamente apocalittico.
Quella di Cristiano De Gaetano è un’opera meravigliosamente circolare e autoconclusa, che continua a pulsare e a interrogarci, a indicare all’arte e alla critica una strada possibile e percorribile. Un approccio – una “disposizione d’animo” – costruito attraverso una relazione costante con la vita, con lo spazio-tempo esistenziale (proprio e degli altri).

I suoi lavori realizzati in un arco di anni così compresso funzionano inoltre (in modo analogo peraltro a quanto era avvenuto, cinquant’anni fa, proprio nella produzione di Pascali) come dispositivi aperti verso direttrici diverse, differenti, alternative e sotterranee della produzione – e della ricezione – artistica del e nel presente. Sono opere che permangono come nuclei radianti, innervati da un’energia vibrante e da una fresca vitalità che costituiscono la cifra della personalità di De Gaetano.
Come ha scritto Don De Lillo a proposito di David Foster Wallace: “Persiste una vitalità, un vigore sbigottito di fronte alla complessa umanità che troviamo nella sua narrativa, alla perdita e all’inquietudine, all’offuscarsi della mete, alla mancanza di fiducia in se stessi. Ci sono frasi che sparano raggi di energia in sette direzioni.”
La mostra è dunque un’occasione importante per riscoprire e approfondire l’opera di uno degli artisti più intelligenti e più selvaggiamente creativi di questo inizio XXI secolo. Questa breve ma intensa vicenda creativa (la quale a sua volta si inserisce in un contesto, quello dei primi anni Duemila, estremamente stimolante per la Puglia) ha toccato una sorgente, una zona nascosta, rimossa e preziosa dell’arte italiana e occidentale che può rivelarsi estremamente feconda per le generazioni artistiche attuali e del futuro prossimo.
Il catalogo della mostra ospiterà i testi di Rosalba Branà, direttrice del Museo Pascali, Christian Caliandro, Antonella Marino, critica d’arte e dello scrittore Marcello Fois.


Inaugurazione: 25 febbraio 2017, ore 19
La mostra rimarrà aperta fino al 7 maggio 2017.
Orario: dal martedì alla domenica ore 10-13 / 16-21. Lunedì chiuso.
Tel. 080.424.9534 - 333.2091920
(La biglietteria chiude mezz'ora prima del museo - biglietto 2 euro più eventuali riduzioni a chi ne ha diritto).
Amici del Museo Pascali: Baldassarre Motors, Carrieri Design, Fai – Delegazione Bari, Ognissole.

FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
VIA PARCO DEL LAURO 119 - 70044 POLIGNANO A MARE (BA) - PH/fax: +39 080 4249534
www.museopinopascali.it
press: Santa Nastro +39 3928928522
snastro@gmail.com

Francesco Bosso/iginio Iurilli: White Tale

 
Inaugurazione: 25 febbraio 2017, ore 19
Francesco Bosso/iginio Iurilli: White Tale
a cura di Antonio Frugis
Al Museo Pino Pascali, la doppia personale che mette in dialogo uno scultore, Iginio Iurilli e un fotografo, Francesco Bosso, intorno al concetto di bianco, inteso come elemento assoluto, trascendente.

La Fondazione Museo “Pino Pascali” di Polignano a Mare dedica una doppia personale – che inaugurerà sabato 25 febbraio alle ore 19 – a Iginio Iurilli e Francesco Bosso.
Intitolata White Tale, la mostra si configura nel salone centrale del Museo come un dialogo tra uno scultore, Iginio Iurilli e un fotografo, Francesco Bosso, intorno al concetto di ‘bianco’, inteso come assoluto, trascendente, spirituale. Iurilli lavora sul concetto di materia espan...sa con sculture di polveri di marmo, gesso, sale marino, costruendo un alfabeto linguistico mediterraneo. Bosso presenta, invece, una visione minimalista, mostrando il paesaggio in una sublime semplicità. Immagini di una natura in cui il concetto di sacro si dissolve lentamente nel biancore della purezza. La mostra è a cura di Antonio Frugis e il catalogo ospita un saggio del critico Walter Guadagnini. Scrive Rosalba Branà in catalogo “Il mare, l’acqua, il sale sono gli elementi che compongono il dialogo tra uno scultore e un fotografo, un dialogo muto che fa pensare al personaggio di Baricco in ‘Oceano Mare’, Plesson, il quale dipinge il mare con l’acqua di mare e quando sulla tela anche le leggere ombre d’acqua lasciate dal pennello si asciugano e ritorna il bianco, si viene immersi in un silenzio illimitato…”
Nato a Gioia del Colle, Iginio Iurilli studia a Roma presso l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1968 si trasferisce a Bari dove comincia a dipingere movendosi nell’ambito della "Nuova figurazione" e ponendo l’accento sulle tematiche ecologiche con particolare attenzione al degrado urbano ed extraurbano, suscitando fin da subito l’attenzione della critica. In quel periodo è presente in diverse rassegne nazionali tra cui il "XXVIII Premio Michetti" e la "X quadriennale di Roma", nella sezione dedicata alle "Nuove generazioni". Nel 1977 decide di concedersi una pausa di riflessione dalla pittura cercando nuove forme espressive. Inizia così la sua ricerca sui giochi dell’infanzia come recupero delle tradizioni popolari e tra gli altri rivisita il gioco della cerbottana, dando vita a suggestive installazioni ludiche enfatizzando al massimo i cartocci realizzati con fogli di quaderno dipinti in modo informale. Dopo un lungo periodo di sperimentazione di nuove tecniche e materiali, realizza (siamo nei primi anni ’90) i primi bassorilievi in legno intagliato ricoperti di sale, di polvere di marmo o di sabbia di deserto e i grandi ricci. È con tali opere che ottiene i maggiori consensi di pubblico e di critica che gli consentono di avere, a tutt’oggi, un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero.
Anche Francesco Bosso vive e lavora in Puglia. Si avvicina alla fotografia fin da giovanissimo, apprendendo le tecniche di ripresa e di camera oscura in bianco e nero e approfondendo le sue conoscenze studiando Feininger, Langford, Adams e Weston.

Il lavoro di reportage ha caratterizzato i primi progetti, realizzati attraversando il Kenya, il Sudafrica, lo Zimbawe, il Botswana e la Tanzania, viaggi che si sono poi concretizzati nella pubblicazione di “Swahili” (Electa). Nel 2003 inizia, invece, un “viaggio” in Basilicata nei luoghi della sua adolescenza, realizzando il libro “Sassi e Calanchi”, in collaborazione con la Provincia di Matera. I suoi frequenti viaggi in Cina gli consentono di visitare regioni remote di questo grande Paese come lo Yunnan e lo Xinijang, focalizzando l’attenzione sulle numerose minoranze etniche in un lavoro intitolato China Crossing pubblicato da Castelvecchi. L’esperienza americana e l’incontro con Kim Weston, nipote del maestro Edward, ha influenzato i lavori degli ultimi anni, mentre la collaborazione con John Sexton e Alan Ross, assistenti di Ansel Adams, ne ha raffinato la tecnica di stampa. Il suo lavoro, negli ultimi anni, si è concentrato sul bianco e nero. In occasione della 56. Biennale di Venezia (2015), è stato protagonista di una mostra personale al Centro Culturale Candiani, dove si è autodefinito interprete della natura selvaggia in bianco e nero.
Il catalogo della mostra ospiterà i testi di Rosalba Branà, direttrice del Museo Pascali, Antonio Frugis e del critico e curatore Walter Guadagnini.

Inaugurazione: 25 febbraio 2017, ore 19
La mostra rimarrà aperta fino al 7 maggio 2017.
Orario: dal martedì alla domenica ore 10-13 / 16-21. Lunedì chiuso.
Tel. 080.424.9534 - 333.2091920
(La biglietteria chiude mezz'ora prima del museo - biglietto 2 euro più eventuali riduzioni a chi ne ha diritto).
Amici del Museo Pascali: Baldassarre Motors, Carrieri Design, Fai – Delegazione Bari, Ognissole.

FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
VIA PARCO DEL LAURO 119 - 70044 POLIGNANO A MARE (BA) - PH/fax: +39 080 4249534
www.museopinopascali.it
press: Santa Nastro +39 3928928522
snastro@gmail.com

domenica 29 gennaio 2017

TORRE A MARE_mostra fotografica del Laboratorio di Fotografia 2016


LAB è felice di invitarvi il 4 Febbraio all'inaugurazione della mostra fotografica "Torre a Mare" evento conclusivo del Laboratorio di Fotografia 2016, presso la Galleria comunale Spaziogiovani, in via Venezia 41 a Bari.

La mostra, a cura di Michele Cera, è il frutto di una campagna fotografica nel quartiere di Torre a Mare e si inserisce in un progetto pluriennale di indagine sui territori costieri della città di Bari.

In mostra saranno esposte fotografie di:
Rosalba Alessi, Claudio Biancofiore, Luciano Caracciolo, Rocco Cecca, Flavia D’Alessandro, Luigi Guastamacchia, Laura Ierardi, Giuditta Matarrese, Filomena Moschetta, Michele Partipilo, Clara Putignano, Marco Ruggieri, Daniela Semeraro, Stella Troccoli, Mara Velati

>>> Inaugurazione Sabato 04 Febbraio ore 18.00<<<

La mostra resterà aperta fino a domenica 12 Febbraio
dalle 18.30 alle 21.00 (chiuso il lunedì)
Galleria Comunale Spazio Giovani
Via Venezia 41 - Bari

Pino Pipoli. Capsule





 
foto di Massimo
 
Il 4 Febbraio alle ore 12 a.m. la galleria Doppelgaenger è lieta di presentare la mostra di Pino Pipoli, dal titolo Capsule, negli spazi del Tender, in via Bozzi 73.

L’artista ha scelto gli spazi del Tender to Doppelgaenger per mettere in scena la sua personale capsula del tempo, distillato di un subisso di scatole rimaste chiuse negli anni.

“L’aspetto più rassicurante della gentilezza epistolare, come di ogni rito, è la ripetizione. Niente ci angoscia come il mutamento. Esile passerella tra i due mondi è la variazione: mutamento apparente, che elude la ripetizione, ma per ribadire la continuità” . Giuseppe Pontiggia


Pino Pipoli è un artista dalla formazione e dall’attività multiforme, un latitante interprete della realtà, che assimilando e adottando differenti strumenti di ricerca, non si occupa soltanto di osservare la contemporaneità, ma di stimolarne una più attenta, a volte allarmante conoscenza. Nelle sue opere sviluppa una espressività che si snoda attraverso azioni, visioni scenografiche e sonore, e complesse immaginazioni (Achille Bonito Oliva). Pittura, installazione, video, suono, performance si fondono in ambienti intimi, dove contesti e vita collettiva vengono spiati ed esplorati con un impalpabile equilibrio tra ironia e visioni drammatiche. Nato a Molfetta e cresciuto a Bari, si trasferisce in Germania alla fine degli anni ‘80’, dove presenta il suo lavoro in gallerie, musei e rassegne internazionali di videoarte. Tornato in Italia nel 2002, attualmente vive a Milano e a Livorno.

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video di Massimo Nardi
 
On 4 February at 12 a.m. Doppelgaenger art gallery will be pleased to present Pino Pipoli’s exhibition, entitled Capsule, in the spaces of our Tender, via Bozzi 73. The artist has chosen the spaces of Tender to Doppelgaenger in order to set-up his personal time capsule, a distillation coming from a pile of boxes closed for years. 
“The most encouraging aspect of epistolary kindness, as in every ritual, is repetition. Nothing anguishes us as much as mutation. A slender path between the two worlds is variation: illusory mutation, eluding repetition in order to confirm continuity”. Giuseppe Pontiggia

Pino Pipoli is an artist with a complex background and knowledge. A fugitive interpreter of reality, who has assimilated and adopted different research tools over the years, he doesn’t simply concern himself with observing the contemporary scene, but also stimulates a more aware and sometimes alarming knowledge of the problems associated with it. Throughout his work he develops an expression in continuous evolution which laces through scenographic and sonorous visions or pure imagination. (Achille Bonito Oliva). Painting, installation, sound, video and performance blend together in intimate settings, where background and collective life are glimpsed and explored with an impalpable equilibrium between irony and dramatic visions.
Born in Molfetta and growing up in Bari, he moved to Germany at the end of the 1980s , where his work is on show in several galleries, museums and international video art exhibitions. Having moved back to Italy in 2002, he currently lives and works in Milan and Leghorn.

venerdì 27 gennaio 2017

Brescia Photo Festival



Nasce a Brescia un nuovo grande Festival di Fotografia
Prima mondiale di Steve McCurry,
il 70^ di Magnum, e ancora Garrubba, Lucas, gli Under 35 della prima
edizione del Premio Dondero, gli incontri con i grandi fotografi,
ma anche il “fuori festival” con altre mostre straordinarie
e spazio a chi cerca spazio.
Per un Festival di sicure ambizioni, diffuso in città

Il nuovo Brescia Photo Festival – a Brescia, dal 7 al 12 marzo - ha l’ambizione di porsi come evento annuale di livello internazionale dedicato alla fotografia.
“Brescia Photo Festival 2017” sarà connotato da un tema di carattere generale – quest’anno individuato in People - che muterà anno dopo anno.
Il Festival è promosso e organizzato da Fondazione Brescia Musei e dal Macof-Centro della fotografia italiana - con il sostegno di Comune di Brescia, MO.CA. e della Fondazione ASM - e la collaborazione di Silvana Editoriale e LABA, alla cui creatività si deve il logo e l’immagine coordinata del festival.
Massimo Minini, presidente di Fondazione Brescia Musei, anticipa che “si tratta di un progetto inclusivo, che vuole coinvolgere tutte le realtà cittadine. Mostre, workshop con i grandi fotografi, incontri e dibattiti sono previsti nella prima quindicina di marzo, mentre le esposizioni maggiori si protrarranno fino alla fine dell’estate e saranno ospitate al Museo di Santa Giulia e negli spazi dell’ex-tribunale, oggi MO.CA.”.
“Brescia – aggiunge Luigi Maria Di Corato, Direttore di Bresci Musei - ha sempre avuto un forte legame con la fotografia, prova ne sono le molteplici iniziative pubbliche e private in atto, oltre che una concentrazione di centri di alta formazione, associazioni, spazi espositivi, gallerie, collezionisti e professionisti di valore nazionale ed internazionale. Basti pensare che per un decennio si e` tenuta a Brescia, su iniziativa privata, una biennale internazionale di fotografia che ha portato in città alcune dei principali fotografi da tutto il mondo”.
“Proprio nel rispetto del nome Festival”, secondo Renato Corsini, “questa manifestazione non si deve limitare ad un momento espositivo, ma deve anche essere in grado di aggregare intorno a sé quanti, specialmente i giovani, desiderano confrontarsi con i grandi temi della fotografia”.
Il festival prevede due sedi principali, il Museo di Santa Giulia e il MA.CO, dove saranno radunate le principali esposizioni. Un ruolo importante avrà anche il “fuori festival” con un ricco programma di mostre nelle gallerie e in altri spazi privati della città, mentre al Cinema Eden sarà proietto un ciclo di film documentari con le biografie dei grandi fotografi.
“People”, il tema di questa prima edizione, permetterà un focus sulla rappresentazione della comunità umana in ogni sua forma e in un momento di particolare complessità come quello che stiamo vivendo. Dato il tema, grande spazio sarà dedicato al fotogiornalismo.
Per la prima di Brescia Photo Festiva si aprirà la prima mondiale di “Leggere”, inedita produzione made in Brescia, del mitico Steve McCurry
Luigi Di Corato non nasconde la soddisfazione per essere riuscito a portare a Brescia il grande fotografo statunitense con una mostra in prima assoluta al Santa Giulia, un evento che sicuramente poi girerà il mondo. La mostra è collegata alla fortunata serie di immagini che Mc Curry ha riunito in un magnifico volume, che è anche un best seller del settore a livello mondiale. Ma quelle pubblicate nel volume saranno solo alcune delle foto che popoleranno la più ampia mostra che McCurry proporrà a Brescia sul tema della lettura curata da Biba Giacchetti e, per i contributi letterari, da Roberto Cotroneo. Un’imperdibile produzione di Fondazione Brescia Musei e Civita Mostre, realizzata in collaborazione con SudEst57 e con un progetto di allestimento dello scenografo Peter Bottazzi.

Ma a connotare l’edizione 2017 sarà anche la concomitanza con un anniversario di rilievo nella storia della fotografia. Il riferimento è ai 70 anni della agenzia internazionale di fotogiornalismo Magnum Photo, che vede al suo interno alcuni tra i più grandi fotografi del mondo.
“Brescia Photo Festival” sarà uno dei luoghi ufficiali per la celebrazione dell’anniversario in Italia, un evento internazionale di forte valenza culturale che coinvolgerà, oltre al Museo di Santa Giulia a Brescia, Camera - Centro Italiano della Fotografia di Torino e il Museo del Violino di Cremona.
I 70 anni di Magnum saranno ricordati con tre diverse mostre, oltre che con incontri, proiezioni ed eventi.
La durata di questi tre gradi eventi Magnum traguarderà le date del Festival. Resteranno infatti aperti, in Santa Giulia e presso la sede della Camera di Commercio, sino al 3 settembre.
Si tratta di tre mostre che a pieno titolo meritano l’appellativo di evento.
“Magnum First”, al Santa Giulia e sino al 3 settembre, ripropone, per la prima in Italia, le 83 stampe vintage in bianco e nero di Henri Cartier-Bresson, Marc Riboud, Inge Morath, Jean Marquis, Werner Bischof, Ernst Haas, Robert Capa e Erich Lessing accompagnate da alcuni scritti degli autori. Questa mostra è stata fortunosamente ritrovata nel 2006, ancora chiusa nelle sue casse, dopo essere stata dimenticata in una cantina di Innsbruck nel lontano 1956. Ora quell’autentico tesoro, restaurato, riemerge a Brescia per la gioia del pubblico.
“Magnum - La première fois” - stessa sede e medesime date -presenta i servizi che hanno reso celebri 20 grandissimi fotografi Magnum, con proiezioni e stampe originali. Curata da François Hébel, è stata presentata una sola volta al Festival di Arles nl 2012 dove ha ottenuto un grande successo.
Infine, presso la sede della Camera di Commercio di Brescia, sarà possibile ammirare per la prima volte le proiezioni di Brescia Photos, i tre reportage proprio su Brescia ed il suo territorio realizzati nel 2003 da tre celeberrimi reporter Magnum: Harry Gruyaert, Alex Majoli e Chris Steele-Perkins.
Non meno affascinanti le numerose proposte espositive del Ma.Co.f (Centro Italiano di Fotografia) il cui comitato scientifico, presieduto da Gianni Berengo Gardin, ha voluto, coerentemente con il percorso finora individuato: privilegiare la Fotografia Italiana. Due le produzioni del Brescia Photo Festival per due novità assolute: la prima antologia mai realizzata sul lavoro di Caio Mario Garrubba dal titolo Nel mirino della storia, un omaggio doveroso ad un indiscusso maestro del fotogiornalismo italiano ed internazionale, che non ha avuto ancora riscontri e riconoscimenti adeguati, nonostante le prestigiose collaborazioni con Life e Der Spiegel. Inoltre, sarà anche presentata un’antologica di circa 200 immagini di Uliano Lucas, sicuramente uno dei testimoni più attenti degli ultimi 50 anni della storia della fotografia.
Brescia Photo Festival esordisce anche dando vita anche ad un nuovo Premio Internazionale per la fotografia intitolato a Mario Dondero. È riservato ai reportage inediti a tema sociale “dalla parte dell’uomo”. La giuria che esaminerà le opere è composta da Gianni Berengo Gardin, Uliano Lucas, Maddalena Dondero, Renato Corsini, Walter Guadagnini e Gianluigi Colin
“Brescia – chiosa Massimo Minini, presidente della Fondazione Brescia Musei - è sempre più città d’arte e cultura, dopo importanti investimenti per la valorizzazione del suo patrimonio museale, ora si concentra sulla contemporaneità, di cui la fotografia è un segno ineffabile e imprescindibile”.

Info
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Referente: Roberta Barbaro - gestione3@studioesseci.net

mercoledì 25 gennaio 2017

Emilio Rojas. The Lions Teeth And/Or The World Was Once Flat

La mostra è visitabile dal 26.01.17

Opening sabato 28 gennaio dalle 18 alle 24 in occasione di Art City White Night

Orari di apertura straordinari nell'ambito di ART CITY Bologna in occasione di ARTE FIERA
giovedì 26.01 dalle 11 alle 20 | venerdì 27.01 dalle 11 alle 20 | sabato 28.01 dalle 11 alle 24 | domenica 29.01 dalle 11 alle 18


"Voi sapete bene che siamo degli sfruttatori. Sapete bene che abbiam preso l'oro e i metalli, poi il petrolio dei ‘continenti nuovi’ e li abbiamo riportati nelle nostre vecchie metropoli. Non senza risultati eccellenti: palazzi, cattedrali, città industriali; e poi, quando la crisi minacciava, i mercati coloniali eran lì per estinguerla o stornarla. L'Europa, satura di ricchezze, accordò de jure l'umanità a tutti suoi abitanti: un uomo, da noi, vuol dire un complice, giacché abbiamo approfittato tutti dello sfruttamento coloniale."
Jean Paul Sartre, prefazione a I dannati della terra, di Frantz Fanon, Paris, Maspéro, 1961

Quanto siamo complici del passato che ereditiamo? E della storia che consumiamo nel presente? Il pomodoro ha viaggiato dalle Ande all’Italia, per trasformare la nostra esperienza della gastronomia; la patata ha salvato l'Europa dalla carestia, così come ha fatto il mais.

The Lions Teeth And/Or The World Was Once Flat è la prima mostra personale in Italia di Emilio Rojas. Questo progetto, sviluppato nell’arco di due anni, è composto da animazioni in stop motion, video, performance, scultura, fotografia, testo e disegni. Al centro del lavoro c’è lo studio metaforico del dente di leone (tarassaco) come specie infestante. La ricerca è iniziata con la raccolta di 15.000 denti di leone, più di mezzo milione di semi, che diventano materia prima per indagare le implicazioni storiche del colonialismo attraverso la botanica.

Il dente di leone come asse centrale dell’installazione site-specific, degli interventi e delle performance per GALLLERIAPIÙ, fa da legante tra la botanica (tarassaco e pomodoro), l’anatomia (teatro anatomico), la geografia (l’atlante di Tolomeo stampato a Bologna nel 1477) e la colonizzazione (la figura di Cristoforo Colombo). Attraverso l’uso di una pianta comunemente considerata infestante, Rojas riflette sui modi in cui possiamo decolonizzare i nostri corpi. Ralph Waldo Emerson una volta disse: "Cos’è una pianta infestante? Una pianta le cui virtù non sono ancora state scoperte".

EMILIO ROJAS (ca.1985, Città del Messico) è un artista multidisciplinare, che lavora principalmente con performance, film, video, fotografia, installazione, interventi pubblici e scultura. Rojas utilizza il suo corpo in modo politico e critico, come strumento per portare alla luce traumi rimossi, forme di decolonizzazione, migrazione e poetica dello spazio. Ha partecipato a numerosi programmi di residenza tra cui Banff Centre, Elsewhere Museum, Surrey Art Gallery, Botin Foundation, Hammock Residency e Pirate Camp: Stateless Pavilion alla 54ᵃ Biennale di Venezia. I suoi lavori sono stati esposti in USA, Messico, Canada, Giappone, Austria, Inghilterra, Grecia, Francia, Germania, Italia, Spagna e Australia. Oltre alla pratica artistica, Emilio è anche un insegnante di yoga, traduttore, attivista e facilitatore contro l’oppressione con la comunità queer e giovani migranti e rifugiati. Attualmente sta frequentando la School of the Art Institute di Chicago, dipartimento di performance, per cui ha vinto la borsa di studio New Artist Society. Rojas collabora anche con l’artista messicana Adela Goldbard nel collettivo interdisciplinare El Coyote Cojo, che focalizza la sua ricerca sulle aree di tensione politica nelle relazioni bi-nazionali e, attraverso la creazione di progetti artistici site-specific, tenta di rendere visibili le storie soppresse e le narrazioni nascoste all’interno delle questioni socio-politiche attuali. Il primo progetto del collettivo, Phantom Limb, ha ricevuto il Shapiro EAGER Grant. Di recente è stata inaugurata la loro prima personale presso Public Access Gallery di Chicago, e al collettivo è stata commissionata una performance al Stony Island Art Bank, project space della Fondazione Rebuild, fondata e guidata dall'artista Theaster Gates. Il lavoro di Rojas è rappresentato dalla galleria Jose de la Fuente in Spagna.

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Opening on Saturday 28th January from 6pm to midnight on the occasion of Art City White Night

"You know very well that we are exploiters. You know very well that we took the gold and the metals and then the oil of the ‘new continents’ and brought them back to the old mother countries. Not without excellent results: palaces, cathedrals, industrial capitals; and then whenever crisis threatened, the colonial markets were there to cushion or deflect it. Europe, stuffed with riches, granted de jure humanity to all its inhabitants: for us, a human being means ‘accomplice’, since we have all benefited from colonial exploitation."
Jean Paul Sartre, Preface to The Wretched of the Earth, by Frantz Fanon, Paris, Maspéro, 1961

How are we complicit with the past we inherited? How are we accomplices of the history of what we consume in the present? The tomato traveled from the Andes to Italy, to transform our experience of gastronomy; the potato saved Europe from famine, as did the corn.

The Lion’s Teeth. The World Was Once Flat is Emilio Rojas’ first solo show in Italy. Developed over the past two years this exhibition includes stop motion animation, video, performance, sculpture, photography, text, and drawings. The center of the work is the decolonial and metaphorical study of dandelions as an invasive species. The research began with the collection of 15,000 dandelion heads, over half a million seeds that became the raw material for investigating the historical implications of colonialism through botany. The origin of the name of this plant endemic to Europe, comes from middle French dent de lion, literally "lion's tooth" (a name given from its serrated leaves).

The dandelion as the central axis of the site-specific installation, interventions, and performances at GALLLERIAPIÙ, ties together botany (dandelions and tomato), anatomy (anatomical theater), geography (Ptolemy’s atlas printed in Bologna in 1477) and colonization (the figure of Christopher Columbus). Through the use of a plant commonly considered as a weed, Rojas establishes a reflection around the ways in which we can decolonize our bodies. Ralph Waldo Emerson once said, “What is a weed? A plant whose virtues have not yet been discovered.”

EMILIO ROJAS (ca.1985, Mexico City) is a multidisciplinary artist, working primarily with the body in performance, using film, video, photography, installation, public interventions and sculpture. Rojas utilizes his body in a political and critical way, as an instrument to unearth removed traumas, embodied forms of decolonization, migration and poetics of space. He has attended numerous residencies including the Banff Centre, Elsewhere Museum, the Surrey Art Gallery, the Botin Foundation, Hammock Residency, and Pirate Camp: Stateless Pavilion at the 54th Venice Biennale. His works have been exhibited in the US, Mexico, Canada, Japan, Austria, England, Greece, France, Germany, Italy, Spain and Australia. Besides his artistic practice, Emilio is also a translator, community activist, yoga teacher, and anti- oppression facilitator with queer, migrant and refugee youth. He is currently pursuing an MFA in the performance department at the School of the Art Institute of Chicago (2017), where he was awarded the New Artist Society Scholarship. Rojas also collaborates with Mexican artist Adela Goldbard under the collective name El Coyote Cojo, a research-based, cross-disciplinary collective that magnifies areas of political tension in bi-national relationships through the creation of site-specific artistic projects attempting to visualize and juxtapose suppressed histories and occluded narratives – dismemberment, prosthetics, violence, nationhood, and crisis – within current socio-political issues. The first project of the collective, Phantom Limb, received the Shapiro EAGER Grant, and they recently opened their first solo show in Public Access Gallery in Chicago, as well as a commissioned performance at the Stony Island Art Bank a project space by the Rebuild Foundation, founded and led by artist Theaster Gates. Galeria Jose de la Fuente in Spain represents Rojas’ work.

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Nell'immagine:
Mandragora Ficta.
Ulisse Aldrovandi (Bologna, 1522-1605)
Biblioteca Universitaria di Bologna.


lunedì 23 gennaio 2017

LEUCOS AD ARTE FIERA CON LA LAMPADA LEVA

 
 
Comunicato stampa
 
LEUCOS AD ARTE FIERA
 
Leucos, azienda italiana leader nel settore dell’illuminazione in vetro, sarà presente alla 41^ edizione di Arte Fiera (BolognaFiere 27-30 gennaio 2017) con uno dei suoi modelli iconici, la lampada Leva disegnata da Massimo Iosa Ghini nel 2012.
 
Undici lampade Leva, infatti, completeranno l’allestimento della PrintVille, il nuovo bookshop che accoglierà il visitatore prima di entrare nei padiglioni della manifestazione. In questo spazio innovativo dove sarà possibile consultare volumi rari e acquistare libri e cataloghi d'arte, le lampade Leucos daranno luce ed eleganza alle undici postazioni di lettura.
 
La lampada Leva è stata realizzata unendo materiali antichi con tecnologie della luce avanzatissime attraverso la ricerca e l’approfondimento del disegno dei singoli componenti e dei meccanismi che echeggiano marchingegni leonardeschi, alla ricerca della magia dell’equilibrio dinamico che questo oggetto esprime.
 
Pochi pezzi essenziali si affiancano in una lampada dal forte equilibrio formale in cui il recupero dell’artigianalità si rivela nella cura del processo che ha portato al prodotto finale.
 
Elemento protagonista è un materiale sostenibile come il legno, qui scelto nell’essenza faggio, colore naturale.
 
Nella lampada Leva i due bracci permettono il movimento verticale tramite un meccanismo a pantografo che scorre silenziosamente su un binario nascosto. La testa contiene uno speciale diffusore costituito da una piastra di 100 micro Led progettati per non abbagliare ed è orientabile in tutte le direzioni, consentendo una notevole flessibilità d’uso. La base della lampada con il suo volume metallico costituisce l’elemento di bilanciamento di tutta la struttura.
 
Per maggiori informazioni su LEUCOS: www.leucos.com
                                                        
Clicca QUI per scaricare il comunicato stampa le immagini in alta risoluzione.

Per ulteriori informazioni:
ZED_COMM
Tel: +39 02 36550569
Silvia Boccardi | Mob: +39 327 2236481 | silvia@zedcomm.it
Ilaria Carnesalli | Mob. +39 340 2192798 | ilaria.carnesalli@zedcomm.it
 
pubblica:
Massimo Nardi
 
 

Nuove progettualità per LUCCA ART FAIR

 
Seconda edizione di LUCCA ART FAIR che, diretta da Paolo Batoni, presidente dell’associazione culturale Blob ART, si preannuncia ricca di nuove proposte e progettualità. La fiera, nata dall’esigenza sempre più forte di creare un tessuto connettivo tra le molteplici esperienze artistiche del territorio, è divenuta un essenziale punto d’incontro e di scambio di informazioni per tutti gli operatori e le realtà che operano con riconosciuta qualità nel mondo dell’arte contemporanea. In un’ area in cui sono presenti esperienze culturali ed economiche importanti, Lucca si presenta come la città ospitante più dinamica e ricettiva per nuovi esperimenti artistici della Toscana. Attraverso la partecipazione di partner riconosciuti, una seria selezione delle gallerie da parte del comitato organizzativo, servizi a disposizione dei visitatori, LUCCA ART FAIR mette in scena l’inaspettato del mondo dell’arte, creando un imperdibile evento in una regione che sta divenendo il vero laboratorio culturale italiano.
 
Ad accompagnare questo nuovo appuntamento ospitato nel Polo Fiereistico di Lucca (ex fabbrica Bertolli), saranno presenti tre sezioni: una Main Section, una Temporay Art Zone, sezione nata per provocare un cortocircuito illuminante che pone particolare attenzione alle gallerie con proposte più innovative, e un nuovo Spazio Editoria.
 
Novità di questa edizione sarà il Premio LUCCA ART FAIR riservato agli under 35 presentati dalle gallerie della fiera e finalizzato al sostegno dei giovani artisti.
LUCCA ART FAIR sarà completata con una serie di progetti collaterali come le visite guidate agli stand della fiera, curate da Francesca Baboni, per avvicinare l’arte al grande pubblico, ai collezionisti che desiderano approfondire e ai giovani che vogliono intraprendere la strada del collezionismo. Il progetto sarà preceduto nei prossimi mesi da alcuni incontri con le professionalità coinvolte nel contemporaneo, per fornire così una guida essenziale a chiunque voglia addentrarsi nel mondo del collezionismo di arte.
Nelle giornate di Sabato e Domenica saranno inoltre organizzati dei laboratori didattici per bambini da 6 ai 10 anni; questo, progetto denominato KidsLAB, accoglierà i partecipanti in uno spazio creato appositamente per loro e allestito in collaborazione con la Fondazione centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti.
 
Ulteriore novità sarà l’Art Night , prevista per sabato 7 maggio, in cui verranno presentati eventi performativi all’interno della fiera e uno specifico evento gourmant che coinvolgerà i galleristi e il pubblico. Confermati anche in questa seconda edizione incontri, presentazioni e talks che coinvolgeranno curatori, giornalisti e ospiti speciali, promossi dalle maggiori realtà dell’arte italiana.
 
Accanto all’offerta espositiva di LUCCA ART FAIR, dal 2 al 7 maggio, la città diventerà protagonista con il progetto Lucca in/off, contenitore degli eventi culturali che si svolgono in città durante la fiera e che troverà nel Loggiato di Palazzo Pretorio in Piazza San Michele il suo punto d’incontro con un programma di performance e relazioni con il pubblico.
 
Stay  tuned!
 
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
TEMPORANEA ORGANIZZAZIONE EVENTI
corso Amedeo 118
57125 Livorno
T +39 0586881165
E info@luccaartfair.it
 
pubblica:
Massimo Nardi

Evolutionary patterns. Enrica Borghi e Isabella Nazzarri


La galleria Opere Scelte ha il piacere di invitarvi, giovedì 2 febbraio alle ore 18.30, in via Matteo Pescatore 11/D, all’inaugurazione della mostra, Evolutionary patterns, a cura di Roberto Mastroianni

L’esposizione mette in dialogo le opere delle due artiste che come biologhe sembrano studiare tutto ciò che riguarda la vita e gli organismi viventi, la loro struttura, l'evoluzione e la distribuzione.
Sia Enrica Borghi (Novara, 1966) sia Isabella Nazzarri (Livorno, 1987), con esperienze e approcci alla ricerca artistica molto differenti, prendono ispirazione da forme antropomorfe, una attraverso la materia scultorea, l’altra con la bidimensionalità assoluta dell’acquerello.
Enrica Borghi propone lavori storici e nuovi che presentano i temi principali da lei indagati: l’utilizzo di materiali riciclati non biodegradabili, la creazione di oggetti della quotidianità, ma anche ornamenti preziosi e abiti. Destreggiandosi nella spirale del consumismo mostra le alterazioni dei materiali polimeri che perdono l’asetticità che li contraddistingue acquisendo una forte umanità. Tra le ultime produzioni, per la prima volta l’artista inserisce l’elemento naturale: frammenti di scarti e graniglie, levigati e riconsegnati dal mare, portando ancora una volta l’attenzione sui cicli vitali, l’ecologia e la natura.
Nel contempo le opere di Nazzarri ricordano delle surreali visioni microscopiche di un mondo in continuo movimento, e anche forme decorative. Le figure, originate da stati mentali e suggestioni emotive, si materializzano sulle carte e sulle tele in maniera apparentemente caotica, dettata in realtà da una chiara struttura e un forte dinamismo, come negli organismi viventi. Forme astratte o antropomorfe connesse tra loro, come a formare un’unica ampia visione d’insieme, capace di alterare il nostro punto di vista.

La mostra rimarrà allestita fino a sabato 18 marzo 2017.

Opere Scelte
via Matteo Pescatore 11/d. Torino