martedì 23 marzo 2021

Cieli Neri di Alice Visentin

Continua la programmazione di TOAST Project Space, lo spazio indipendente nato nell'ex casotto della portineria di Manifattura Tabacchi, che da mercoledì 24 marzo accoglierà l’installazione Cieli Neri di Alice Visentin, accessibile e visitabile dal pubblico dal Cortile della Ciminiera.

Realizzata dall’artista nel corso di una residenza presso Toast, l’installazione comprende disegni su larga scala, dipinti ad acquerello e pastelli a cera. Alice Visentin crea composizioni intricate che si sviluppano lungo due rotoli di carta da 1.3 x 12 metri ciascuno, restituendo una struttura intercambiabile e modulare. In questo “piccolo mondo intero”l’acqua e i pigmenti colorati si fondono all’interno di forme in cui compaiono personaggi stilizzati, ori e piante ma anche piccole frasi o parole, quasi a voler attribuire alla carta il potere di darci dei consigli. 

Cieli Neri è la sintesi pittorica degli interessi di Alice nei confronti della varietà del cosmo, dagli avvenimenti quotidiani alla trasmissione orale di racconti, canti e storie. L’immaginario pittorico dell’artista si sviluppa a partire dalla cultura vernacolare delle comunità rurali e per quest’opera si mescola con riferimenti vissuti durante il suo soggiorno fiorentino.

Nelle forme dei volti, nei colori e nelle scritte esistono infinite storie e influenze: l’orto botanico di Firenze chiuso, ma raccontato da un passante; l'uso del colore mescolato con acqua che imita lo scorrere del fiume Arno; le architetture decorate che ipotizzano il contenuto di palazzi impenetrabili. Tutte queste storie si fondono con la velocità dell’attimo, come se fossero un manifesto da tramandare di generazione in generazione.

Alice Visentin nasce nel 1993 in un paese fuori Torino e negli anni approfondisce il dialogo con la nonna materna e le donne del paesino di montagna dove è solita passare lunghe vacanze. Queste relazioni hanno ispirato il suo lavoro, permettendole di affrontare la sua storia familiare, quella della sua comunità e di trarre una comprensione generale della forza delle comunità. I riferimenti visivi presenti nelle sue opere quali cappelli, bastoni da passeggio e abiti lunghi sono tratti dalla cultura e dalla terra delle comunità montane delle sue origini. Questa esplorazione del proprio background culturale ha dato all’artista la possibilità di comprendere come la conoscenza venga prodotta attraverso rituali e storie orali e come questi processi conferiscano nuovi significati a oggetti e incontri. Alice Visentin oggi vive e lavora a Torino, dove ha studiato pittura all’Accademia Albertina. Nel 2015 ha fondato lo Spaziobuonasera con alcuni compagni di classe. Le sue opere sono state esposte in diverse mostre collettive: Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2020; Monitor Gallery, Roma, 2019; Nevven Gallery, Göteborg, 2018; Basis Showroom, Francoforte, 2018; Cité Des Arts, Parigi, 2017; mostre personali, Il comizio, la merenda, il canto con Fondazione Elpis e Galleria Continua, Avise, Aosta, 2020, Tile Project Space, Milano, 2017. Nel corso del 2017 Alice è stata assistente dell’artista Anna Boghiguian durante la preparazione della mostra della Boghiguian presso gli spazi della manica lunga presso il Castello di Rivoli. Nel settembre del 2019 ha partecipato al progetto “Per un rinnovamento immaginista del mondo. Il Congresso di Alba: 1956-2019”, curato da Carolyn Christov-Bakargiev e Caterina Molteni.

TOAST Project Space è uno spazio indipendente aperto al confronto e alla sperimentazione delle pratiche artistiche contemporanee. Fondato nel 2019 dall’artista Stefano Giuri nell’ex casotto della portineria di Manifattura Tabacchi a Firenze, l'attività dello spazio prevede mostre bimestrali, dove gli artisti sono invitati a produrre un progetto “site specific”. TOAST Project Space ha preso vita durante le Residenze d’Artista promosse da Manifattura Tabacchi.



Ufficio Stampa Manifattura Tabacchi - Noesis
Elisa Puletto: elisa.puletto@noesis.net; tel. 327.0736315
Eleonora Molesti: eleonora.molesti@noesis.net; tel. 340.6493805
Carolina Natoli: carolina.natoli-ext@noesis.net; tel. 349.7634418
Chiara Sestili: chiara.sestili@noesis.net

Cieli Neri di Alice Visentin
Toast Project Space

Manifattura Tabacchi
Via delle Cascine 33, Firenze

Dal 24 marzo 2021
Dal lunedì alla domenica / 8:30-18:30 / ingresso libero

L’accesso al Giardino della Ciminiera di Manifattura Tabacchi è contingentato in osservanza delle misure adottate dal governo italiano in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.

www.toastprojectspace.com
www.manifatturatabacchi.com

pubblica: 

lunedì 22 marzo 2021

Enrica Borghi - Riverbero

Enrica Borghi, Toeletta 1865 dedicato a Federico Faruffini, 2021, foto di Studio Giudicianni&Biffi

Villa Borromeo d’Adda di Arcore conferma il proprio ruolo di spazio culturale e luogo destinato all’arte accogliendo due nuove importanti mostre nelle proprie stanze. La prima, “Io guardo ancora il cielo”, un’antologica di Federico Faruffini, grande protagonista dell’Ottocento italiano, prosegue idealmente le due precedenti esposizioni dedicate rispettivamente alle figure femminili nell’arte del XIX secolo e a Carla Maria Maggi, la pittrice ritrovata. Ad essa è stata affiancata, in un dialogo stimolante e ricco di spunti di riflessione, la mostra “Riverbero”, personale di Enrica Borghi, che porterà una ventata di contemporaneità negli spazi storici della Villa. La mostra si trasferirà poi negli spazi del Castello Reale di Govone, residenza sabauda in provincia di Cuneo, per inaugurare alla fine di giugno.

L’idea di ambientare in luoghi storici, fortemente connotati, opere d’arte contemporanea non è certo nuova. Il dialogo tra il linguaggio attuale dei lavori esposti e la classicità degli spazi circostanti produce un effetto sempre affascinante e capace di suggerire percorsi esperienziali interessanti. In questo caso, però, il concetto dell’esposizione supera il livello della relazione estetica tra due mondi, cercando motivi di riflessione molto più profondi. Le opere esposte si mettono in dialogo con la storia del luogo, ne colgono e ne amplificano il ricordo, la reinterpretano in una continuità che non vuole creare cesure o sottolineare contrasti con il passato ma diventarne parte, proiezione, riverbero, appunto. L’eleganza di un abito, la grazia di un gioiello, il lusso di un arredo rivivono in chiave contemporanea negli oggetti realizzati dall’artista. Opere che paiono voler trasmutare la memoria del luogo, cogliendo una comunicazione che permane come un dialogo aperto. Con il gusto del mescolare gli affioramenti di un “baluginare lontano” dentro lo spettro caleidoscopico della contemporaneità. 

Dove ci aspetteremmo materiali preziosi troviamo, invece, oggetti di scarto, packaging, elementi di riciclo strappati dai cestini della raccolta differenziata della plastica. Con una sorprendente eleganza, frammenti dei detersivi che ossessionano la quotidiana “guerra batteriologica” e che getteremmo via fanno rivivere la storia di un luogo. La riportano nel qui e ora della stringente riflessione contemporanea sul tema del “rifiuto”. 

La mostra intreccia quindi tre motivi fondamentali, da sempre molto presenti nella ricerca di Enrica Borghi: la relazione con l’ambiente circostante e la sua storia passata e presente, il tema ambientalista e la “questione femminile”. Nasce quindi il cortocircuito del “valore”, dell’emozione delle raccolte di oggetti degli esploratori dell’Ottocento che con uno sguardo incantato restavamo affascinati dallo stupore dell’esotico. 

Per l’occasione, oltre alle consuete installazioni composte da materiali poveri e di recupero, Enrica Borghi ha realizzato alcuni nuovi lavori in cui fa dialogare elementi di “natura”, come una serie di fotografie dedicate alla Villa e al suo splendido parco. Fotografie che elaborano la visione attraverso dei filtri ottenuti dal colore di contenitori in plastica e che ricordano i filtri o le gelatine degli anni Settanta. In tema di “riverbero” con gli statuari lampadari di Murano presenti nella Villa verrà esposta l’opera realizzata nell’estate 2020 a Murano, presso lo Studio Berengo, dedicato al tema dell’inquinamento della laguna di Venezia intitolata “Grey Laguna”. 

Compaiono inoltre due “corazze” che fanno dialogare materiali dissonanti come lane grezze con plastiche dei contenitori dei detergenti di uso quotidiano. Le due armature simulano la protezione di donne guerriere, facendo emergere citazioni da Hans Ruedi Giger ma anche il panno della mantella di cappuccetto rosso, gli abiti di Pierre Cardin degli anni Sessanta e i film di Mad Max. Le corazze sono un progetto realizzato in collaborazione con l’ITS TAM di Biella e le lane “etiche” di Gomitolorosa.

Inoltre, in omaggio a Federico Faruffini, protagonista della mostra ospitata nello stesso periodo nei sotterranei della Villa, l’artista ha realizzato un’installazione ispirata a “Toletta antica”, capolavoro del pittore ottocentesco del quale la Borghi ha colto, come elemento specifico e condiviso, l’attenzione particolare per il mondo femminile. 

Con un’ironia sferzante ma mai aggressiva, Veneri artificiali composte di unghie finte ricompongono un giardino d’inverno, gioielli di plastica dialogano con pietre preziose realizzati dal maestro orafo di Valenza Margherita Burgener e arazzi di materiale di recupero intrecciati a telaio ricordano il “pattern” della coperta della nonna. Tutto questo abita – tra sogno e realtà, tra verità e illusione, tra naturale e artificiale – le stanze della villa giocando con la storia, con l’identità femminile, con l’evoluzione del gusto e con il sempre urgente problema ecologista. 


L’artista
Enrica Borghi oggi vive e lavora sulle colline del Lago d’Orta. Si diploma in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, nel 1989. Insegna Materie Plastiche presso il Liceo Artistico “F. Casorati” di Romagnano. È Fondatrice e Presidente dell’Associazione Culturale Asilo Bianco. Tra le numerose personali ha esposto al Castello di Rivoli, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, al MAMAC di Nizza, al Musée des Beaux-Arts di Bordeaux e all’Estorick Collection di Londra, ricordiamo inoltre l’installazione “Luci d’Artista” a Torino, presente dal 1998 con “Palle di Neve”.  Artista poliedrica, eclettica e molto originale, dalla cifra stilistica inconfondibile, Enrica Borghi lavora soprattutto con i materiali di scarto, ridando vita e bellezza a oggetti destinati a essere gettati nei rifiuti. Nella sua indagine ha un ruolo di rilievo l’universo femminile, da lei esplorato come immaginario estetico ma anche nelle pratiche e nelle ritualità. Le sue opere sono frutto di processi “alchemici” capaci di trasformare i rifiuti in oggetti nuovamente seducenti.

Correda inoltre la mostra un catalogo pensato dall’artista come uno spazio “ideale” e concettuale tra Villa Borromeo d’Adda e il Castello Reale di Govone. Un balzo dentro l’Ottocento senza confine di tempo. 

Catalogo, edizione d’artista, in mostra 
con testi di: Simona Bartolena e Pierre Padovani

L’artista e gli organizzatori ringraziano per il loro fondamentale aiuto nella realizzazione della mostra: 
Nuova Mini Plastic, ITS TAM Biella, Gomitolorosa, Lorenzo, Fantini S.p.a., Va-Albertoni S.r.l, Di Gennaro S.p.a, Orsini, Maggiore Fiori di Bacci Lorenzo.

Si ringrazia inoltre:
Studio Anna Fileppo, Prof.ssa Silvia Moglia e Giovanna Calogero dell’ITS TAM Biella,Patrizia Rossello, Monica Chiabrando, Aldo Buzio, Esther De Santo, Artbite, Studio Berengo Murano, Chiara Di Gennaro, Walter e Stefania Albertoni, Elisabetta Albizzati e Pierre Padovani.

Le corazze sono un progetto condiviso e realizzato con gli studenti dell’ITS TAM di Biella utilizzando la lana di Gomitolorosa, associazione che, facendo leva sul recupero delle lane autoctone, supporta diverse campagne per la salute.

Enrica Borghi, Corazze, 2021, foto di Damiano Andreotti

Riverbero 
Enrica Borghi 

9 aprile – 7 giugno 2021 
Villa Borromeo d’Adda 
Largo Vincenzo Vela, 1 Arcore, MB 


una mostra promossa e sostenuta dal Comune di Arcore 
a cura di Simona Bartolena e Pierre Padovani 
coordinamento, organizzazione e realizzazione heart – PULSAZIONI CULTURALI 
con il supporto di Ponte43 
in collaborazione con Associazione Asilo Bianco

Per gli orari di apertura e le modalità di accesso si prega di consultare i siti internet 
www.associazioneheart.it
www.comune.arcore.mb.it

ingresso gratuito 






Caterina Morigi - Archeologia della Materia



“Cosa si ottiene mettendo a confronto copia e originale?
Quale tra i due elementi è destinato a soccombere o deperire?”


In Archeologia della Materia Caterina Morigi propone, uno a fianco all’altro, una pietra e la sua rappresentazione, aprendo una riflessione sul ruolo della copia e sul rapporto tra uomo e natura, che da millenni si concretizza nell’imitazione. L’artista espone in mostra una serie di piccole sculture in porcellana, realizzate insieme ai maestri della Real Fabbrica di Capodimonte. Nella sua ricerca Morigi pone una particolare attenzione alla materia e alle tecniche artigianali utilizzate per la mimesi: la materia sottile è preziosa e difficile da lavorare, perché in fase di cottura restituisce ampliati gli errori commessi durante la modellazione. Ecco che gli elementi in pietra e quelli in porcellana posti in vicinanza innescano una tensione, invisibile collegamento fra le parti dove l’originale si confonde con la copia e la copia con l’originale, sempre in maniera differente. Le opere disposte nelle bacheche di NEUTRO rimandano alle sculture esposte nelle teche dei musei archeologici, ma con un ribaltamento dei ruoli, dove il soggetto diventa la sostanza del simulacro, il materiale utilizzato. In particolare una delle sei bacheche è dedicata all’esercizio collettivo che l’artista ha guidato nel corso del laboratorio tenuto presso l’istituto Caselli - Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte e qui esposto per la prima volta; 53 piccole sculture in porcellana con di erenti composizioni chimiche, rappresentano altrettanti tentativi di imitazione prodotti assieme agli studenti e parlano di una “archeologia della produzione”, regolata da moltissime prove e fortunati errori che nella storia hanno sempre condotto alla scoperta. La pubblicazione che accompagna la mostra, rispecchia la necessità comune all’artista e al fruitore dell’esposizione di avvicinarsi alla materia per scoprirne la natura. Un’incursione attraverso il microscopio, fatta dall’artista scomponendo e rielaborando attraverso la sovrapposizione frammenti sia delle pietre che delle porcellane che si confondono ancora una volta fra loro. Il rapporto tra questa visione micro e marco è restituita in un intervento a mano che l’artista ha realizzato sul retro di una delle immagini, in edizione di 30 copie. Il testo a cura di Mauro Zanchi approfondisce invece la riflessione sulla mimesi della natura, dalla filosofia di Platone e Aristotele, alla scansione digitale e stampa 3D.


Caterina Morigi
(1991) vive e lavora a Bologna.
Ha studiato Arti Visive allo IUAV di Venezia e Arts Plastiques a Paris 8 – Saint Denis.
La sua ricerca si concentra sui mutamenti della materia, mantenendo l’attenzione verso i suoi aspetti meno evidenti, talvolta celati all’interno. Per a rontare la sostanza delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato che si declina nell’osservazione dell’e etto che il tempo ha sulle forme, in super cie e in profondità. Nelle installazioni, sculture e immagini prodotte, ri ette le rime visive individuate tra le sfere del naturale, dell’umano e del minerale. Si serve di queste somiglianze e di flussi carsici innescati tra storia dell’arte e contemporaneità per parlare della relazione tra uomo e natura. Ha esposto al Museo Nazionale della Montagna di Torino, MamBO di Bologna per That’s IT, a Villa Della Regina a Torino, ad BACO a Bergamo, all’Archivio Casa Morra a Napoli.

Mauro Zanchi
Critico d’arte, curatore e saggista. Dal 2011 dirige il museo temporaneo BACO_BaseArteContemporaneaOdierna, a Bergamo. Suoi saggi e testi critici sono apparsi in varie pubblicazioni edite, tra le altre, da Giunti, Silvana Editoriale, Electa, Mousse, CURA, Skinnerboox, Humboldt, Moretti & Vitali e Corriere della Sera. Scrive per Art e Dossier, doppiozero, ATPdiary e Antinomie. Le pubblicazioni più recenti sono: Metafotografia. Dentro e oltre il medium nell'arte contemporanea (Skinnerboox 2019); Metafotografia (2). Le mutazioni delle immagini (Skinnerboox 2020); Lorenzo Lotto. The Smiling Moon (Fortino Editions 2020); Arte ed eros (Giunti 2020); Arte e alchimia. Dall'antico al contemporaneo (Giunti 2021).

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NEUTRO
è un progetto espositivo che invita artisti e fotografi  contemporanei a sperimentare liberamente in uno spazio eterotopico, dove i rapporti istituzionali tra opera, sede espositiva e fruitore sono sospesi e le opere collocate in un ambito diverso da quello usuale. Sei bacheche commerciali diventano la cornice all’interno della quale l’artista è chiamato a confrontarsi, senza vincoli, con un’esposizione basata sulla fruibilità costante e la diretta relazione con il pubblico. Un’azione semplice, sfruttare bacheche vuote all’interno della città, con l’obiettivo di moltiplicare spazi e funzioni per stabilire un incontro, spesso casuale, che va a colmare la distanza tra l’opera d’arte e il pubblico. Le vetrine, sicamente situate in un passaggio commerciale nel centro di Reggio Emilia, non hanno un indirizzo proprio. Solitamente destinate a cittadini frettolosi e distratti possono restare inosservate o catturare l’attenzione del passante, costringendolo a rallentare la sua corsa. Un cambio di funzione, un’interferenza nel tessuto urbano, che vuole sovvertire abitudini consolidate permettendo al pubblico di reagire all’esposizione in di erenti modi e tempi.

Ogni mostra è accompagnata da una pubblicazione che raccoglie traccia dell’intervento dell’artista e introduce un terzo punto di vista attraverso il testo di una gura esterna al progetto. 



NEUTRO
Via Emilia Santo Stefano 4, Reggio Emilia
Caterina Morigi - Archeologia della materia 
14.03.2021 - 02.05.2021

Passaggio commerciale Banca BNL - Gruppo BNP Paribas
Info e press: info.spazioneutro@gmail.com IG: @spazioneutro | FB: Spazio Neutro


giovedì 18 marzo 2021

THE CURE mostra diffusa di arte contemporanea a cura di Alexander Larrarte promossa da CoArt Gallery, Studio Esther Tattoli Architetto, con il Patrocinio dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti Bari e Bat

 


THE CURE

mostra diffusa di arte contemporanea

 

a cura di Alexander Larrarte

promossa da CoArt Gallery, Studio Esther Tattoli Architetto,

con il Patrocinio dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti Bari e Bat

 

Corato (Ba)

20/28 marzo2021

 

Artisti:

Anuar Arebi, Emanuele Dainotti, Locuratolo, Maria Pizzi, Valeria Secchi, Gregorio Sgarra, Mat Toan

 

presentati dai curatori:

Giuliana Benassi, Giusy Caroppo, Carmelo Cipriani, Azzurra Immediato, Alexander Larrarte, Laura Tota

 


 

 

Una mostra diffusa nella città di Corato (Ba), dal 20 al 28 marzo: 5 farmacie, 1 parafarmacia, 7 ledwalls, 6 curatori, 7 artisti e 7 interventi di videoarte, per cercare una “cura” contro gli effetti della pandemia.

The Cure è un progetto promosso dalla CoArt Gallery, per rileggere spazi e modalità, oltre le chiusure, oltre le limitazioni ed il silenzio, attraverso la propensione comunicativa dell’arte contemporanea.

 

 

 

 

 

 

Le Farmacie

Lo spirito di servizio dei farmacisti di comunità, durante l’epidemia da Covid19 funge da esempio, insieme con quello degli altri operatori sanitari, sempre in prima linea.  Le farmacie in Italia, ma anche negli altri Paesi europei, sin dall’inizio, sono state il solo presidio sanitario direttamente aperto al pubblico.

Oltre al garantire una costante fornitura di farmaci e prodotti necessari alla protezione, come le mascherine, i farmacisti hanno avuto la responsabilità di informare, consigliare ed educare la comunità sulla situazione pandemica. Ad oggi, le farmacie sono il punto di riferimento nella situazione emergenziale e il ruolo del farmacista si amplia anche nelle forme di controllo e gestione della paura.

 

The Cure

Affrontiamo da un anno un periodo storico senza precedenti, abbiamo messo in atto strategie per un’emergenza che ha radicalmente modificato il nostro modo di vivere.  Il mondo dell’arte e della cultura è il settore più colpito, ma artisti, musei, fondazioni, curatori, non hanno mai fatto mancare la propria presenza, sperimentando e proponendo visioni nuove per la fruizione dell’arte.

Il curatore Alexander Larrarte, con la Galleria CoArt e lo studio di architettura Esther Tattoli, individuano nel ledwall delle farmacie un potenziale strumento per tornare ad avere un contatto con l’opera, nel pieno rispetto delle normative eppure oltre le limitazioni e le chiusure.

La curiositas è lo stimolo che potrebbe mantenere in vita l'arte nel nostro contesto. Essa nasce con finalità di comunicazione ‘sociale’, veicola attitudini e sensibilità di una determinata epoca e di un territorio. Le nuove forme artistiche, pertanto, necessitano di spazi alternativi al museo tradizionale.

The Cure nasce con l'intento di approfondire la relazione tra contenitore e contenuto, in particolare, rispetto alle dinamiche di attribuzione di significati all'opera d'arte, e dall'idea che il contenitore conferisca un valore semantico ulteriore alle opere esposte, creando nuovi livelli interpretativi da parte dello spettatore.

Per individuare una cura, sei curatori sono stati invitati a presentare, ognuno, un singolo artista, con piena libertà di ricerca, ed a cui è stato assegnato un monitor a led (ledwall) delle farmacie di Corato, con formati diversi, per sette interventi di videoarte.

È un progetto sperimentale” – dichiara Alexander Larrarte – “un progetto in progress, che prende forma grazie ai farmacisti che hanno accolto la nostra idea e la nostra richiesta, grazie al meraviglioso lavoro di squadra con i curatori, ma grazie, soprattutto agli artisti che hanno accolto il nostro invito, per creare un percorso di riflessione articolato, che inserisce l'arte in una dialettica nuova con lo spazio e con i suoi abitanti, affinché susciti fermenti emotivi e critici, valorizzandoli.”

 

Artisti |Curatori |Farmacie

 

Farmacia Cantatore/ Viale Ettore Fieramosca, 176

Curatore: Giusy Caroppo / Artista: Maria Pizzi

Titolo: QUARANTINIAN  ENDEARING / 1’:30’’ / 2021

 

“Quarantinian endearing” di Maria Pizzi è un’animazione composta durante il confinamento: una sequenza di fotocopie dell’opera di William-Adolphe Bouguereau “Preghiera a Sainte Anne d'Auray” del 1869. L’artista manipola le immagini in solitudine e le mette in posa, incorniciate come in un inquietante teatro delle marionette. Nel protagonismo delle mani, riprese e costrette dalla cornice, c'è la parodia dell'azione. Le inquadrature scorrono mute, percepite di visione in visione, da un occhio all'altro; senza testimoni, “tutto in digitale terrestre e celeste e claustrale”. È chirurgia di inchiostro senza bisturi nè carne, solo fantasmi pellicolari, esangui e sottili, nella sala delle manipolazioni.

 

Farmacia Casalino / Piazza Vittorio Emanuele, 32

Curatore: Azzurra Immediato / Artista: Anuar Arebi

Titolo: Cercate l’incanto dove c’è tormento – adattamento 2021 / 1’:00’’/ 2019

 

Inizio e Fine. Fine ed inizio. Una semiotica composita, una Bellezza spuria, sincopata metafora immaginifica per una accidentata superficie lirica, ove assenza e presenza dialogano, in un perpetuo climax, sublimato da una pars destruens celante l’alterità della perdita catartica. Luoghi e confini sono demoliti, l’opera (con)fonde stratificazioni plurime, divenendo ‘archeologia umana’; l’immagine, fissa o in movimento, si traduce quale simbolo che avvicina ed allontana le dimensioni intrinseche e concettuali, trascinando l’osservatore in una allegoria esistenziale, sul filo del suono scritto dall’artista, al fine di ‘cercare l’incanto dove c’è il tormento’, per ossimoro e meraviglia, oggi più che mai, nonostante tutto.

 

 

Farmacia del Corso / Corso Garibaldi, 148

Curatore: Laura Tota / Artista: Valeria Secchi

Titolo: What I do when you don’t watch: performing my favourite sport / 0:38’’ / 2020

 

Chi siamo davvero quando nessuno ci guarda?

È questo il quesito che si pone Valeria Secchi, artista visuale di origine sarda di base a Berlino nel video “WHAT I DO WHEN YOU DON'T WATCH: PERFORMING MY FAVOURITE SPORT”.

La linea sottile tra voyeurismo e morbosità si liquefa nell'anonimato e nello spegnimento della presenza virtuale per lasciare l'individuo solo con sé stesso e la sua inadeguatezza sociale. Così Valeria porta in scena la tragedia umana e la contemporaneità con quell’autoironia propria di chi gioca con i mille volti degli archetipi umani.

L'imperativo è unico: cercare di avvicinarsi all'immagine migliore di sé e darla in pasto al proprio pubblico. Le scene, spesso approssimative, grossolane e dai colori abbaglianti, sono il tributo a una società che, seppur colta da emorragia e in caduta libera, tenta costantemente di apparire splendida e raggiante.

 

 

Farmacia Musci / Via Don Minzoni, 165/167

Curatore: Alexander Larrarte / Artista: Gregorio Sgarra (performer Giuseppe Mintrone)

Titolo: Screening / 2’:20’’ / 2014

 

L’opera dell’artista Gregorio Sgarra indaga desideri e psicosi nascoste dell’essere umano. Gli effetti personali, resi visibili tramite body-scanner, ci raccontano del proprietario, consentendoci di rovistare nella sua vita, oltre la propria privacy. Il ritmo incalzante delle immagini non lascia tregua, un uomo (il performer Giuseppe Mintrone) intento nell’inquietante e affannosa ricerca di svestirsi, di denudarsi anche della propria pelle e del proprio corpo, alla ricerca di elementi che sono stati sottratti allo sguardo dell’altro - nemico invisibile e incontrollabile - e di liberarsi dal giudizio. Sgarra ci invita a riflettere sull’ambivalenza e sull’impossibilità di essere padroni del proprio corpo, ispirato dalla formula artaudiana CsO (Corpo senza Organi).

 

Farmacia Sant’Elia / Via Sant’Elia Architetto, 135

Curatore: Carmelo Cipriani / Artista: Mat Toan

Titolo: Keep Rolling / 1’:10’’ / 2021

 

Opera video in stile gaming dedicata al complesso rapporto tra arte, natura e tecnologia, non senza allusione al presente pandemico.La croce verde, tradizionale simbolo della farmacia e metafora della conoscenza scientifica, precipita al suolo. Rotolando si trasforma in una sfera, cellula ma anche virus. Il glitch che la caratterizza da un lato testimonia il processo di trasformazione in atto, dall’altro si rivela errore di sistema attraverso cui scrutare i processi interni al sistema stesso. La sfera si allarga fino a mutarsi in orizzonte. Il notturno si trasforma in paesaggio diurno. Il cielo richiama alla memoria il desktop di Windows ma il tradizionale prato verde è qui sostituito da un orizzonte glitch, paesaggio in definizione e inquietante allusione ad un futuro incerto.

 

 

 

Farmacia Sant’Elia / Via Palermo

Curatore: Giuliana Benassi/ Artista: Emanuele Dainotti

Titolo: Una parata di spiriti stanotte / 1’:00’’/ 2021

 

Nell’opera video Una parata di spiriti stanotte l’artista Emanuele Dainotti immagina uno spazio di interferenza digitale del futuro, luogo di una nuova mitologia: una parata di demoni pixellati, divinità URL, spiriti VR / XR, spettri digitali appaiono in paesaggi urbani contemporanei come virulenti momenti epifanici. A questo bestiario big data si alternano figure antropomorfe come l’immagine di Sant’Elia, profeta biblico dell’azione - che in questa presentazione fa riferimento al nome della Farmacia di Corato-  la cui apparizione richiama la condanna del culto idolatrico nella paradossale realtà digitale dove egli stesso è tra gli idoli autogenerati come un codice binario.

 

 

Parafarmacia Sant’Elia / Viale L. Cadorna, 45

Curatore: Alexander Larrarte / Artista: Locuratolo

Titolo: The Rhythm of the Heart beat is Earth / 0:57’’ / 2020

 

La scena si apre con un mappamondo in una mano.  Di un uomo o di una donna? Non ci è dato sapere l’identità, ma la mano stringe e rilascia un antistress, per scaricare le proprie tensioni, paure, rabbia, dell’attuale periodo. Locuratolo ci dimostra come ogni nostra azione ha effetti su tutto il mondo, siamo tutti connessi e mai come in questa emergenza, abbiamo tutti bisogno l’uno dell’altro. 

Siamo nelle mani della ricerca del farmaco che può salvarci la vita: il vaccino “nuovo dio del XXI secolo”. L’artista ci invita a ridefinire il nostro rapporto con il pianeta che ci ospita, perché il ritmo del battito cardiaco è la terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Info

The Cure

mostra diffusa di arte contemporanea

a cura di Alexander Larrarte

Corato |dal 20 al 28 marzo 2021

 

Promossa da: CoArt Gallery, Studio Esther Tattoli Architetto

Patrocinio dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti Bari e Bat

 

Artisti: Anuar Arebi, Emanuele Dainotti, Locuratolo, Maria Pizzi, Valeria Secchi, Gregorio Sgarra, Mat Toan

presentati dai curatori: Giuliana Benassi, Giusy Caroppo, Carmelo Cipriani, Azzurra Immediato, Alexander Larrarte, Laura Tota

Farmacie: Farmacia Cantatore, Farmacia Casalino, Farmacia del Corso, Farmacia Musci, Farmacia Sant’Elia, Parafarmacia Sant’Elia.

Con la collaborazione di: CoratoLive, Lo Stradone, Apulia Center for Art and Technology

tel. 3496141159