giovedì 29 settembre 2016

Antonio Ottomanelli. EYE-HAND SPAN


English text below
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Montrasio Arte è lieta di annunciare EYE-HAND SPAN. The uncertain distance between the eye and the hand di Antonio Ottomanelli, con testo critico di Nora Akawi.
In mostra una serie di progetti realizzati dall'autore in Afghanistan e Iraq tra il 2011 e il 2014. I progetti appartengono ad un più ampio percorso di ricerca relativo ai processi di ricostruzione nei paesi coinvolti in un conflitto militare a seguito degli eventi del 9/11. Mapping Identity (2011-2013) e Big Eye Kabul (2014), recentemente vincitori del FOAM Talent Prize 2016, sono al centro di un inedito percorso di approfondimento fatto di immagini e testi originali.

Antonio Ottomanelli è nato a Bari nel 1982. Ha studiato architettura a Milano e Lisbona. Fino al 2012 è stato Professore al dipartimento di urbanistica al Politecnico di Milano. Nel 2009 ha fondato IRA-C - interaction research & architecture in crisis context - una piattaforma pubblica per favorire ricerche nel campo delle strategie urbane e sociali.
Il suo lavoro è stato presentato in numerose fiere e istituzioni internazionali: a Berlino, Arles, San Paolo, Dallas, Holon. La sua prima esposizione personale - Collateral Landscape - curata da Joseph Grima, si è tenuta nel 2013 presso la Triennale di Milano. A febbraio 2016 è stata inaugurata la sua personale a Kabul + Baghdad a Camera Torino, curata da Francesco Zanot. Ha preso parte alla 14° Mostra Internazionale di Architettura a Venezia e alla prima Biennale di Design a Istanbul. Nel gennaio 2015 ha fondato insieme a Lorenza Baroncelli, Marco Ferrari, Joseph Grima e Elisa Pasqual, White Hole Gallery, una piccola galleria a Genova, combinando pratiche artistiche e giornalismo al fine di investigare e documentare le forze - visibili e invisibili - che danno forma a società e passaggio. È inoltre co-fondatore di Planar, centro dedicato alla fotografia contemporanea, con base a Bari e editore di Planar Books. È curatore del volume The Third Island, pubblicato in 2015, il primo della serie OIGO. Recentemente nominato FOAM Talent 2016.

Nora Awaki, architetto, vive tra Amman e New York. Ha studiato architettura al Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme (B.Arch 2009). Nel 2011, ha ricevuto il suo MS in Critical, Curatorial and Conceptual Practices in Architecture dalla Columbia GSAPP (MS.CCCP 2011), dove ha ricevuto anche il CCCP Thesis Award. E' direttrice dello StudioX Amman, una piattaforma regionale per la programmazione e ricerca in ambito architettonico coordinato da Columbia GSAPP. Partecipa come Visiting Lecturer alla Royal Institute of Art di Stoccolma, insegna i corsi post-laurea di Critical Habitats e alla Columbia GSAPP, Barnard College, PennDesign, Harvard GSD, Georgia Tech, the Applied Science University ad Amman, and GJU's SABE. Tra le pubblicazioni si segnalano Architecture and Representation: The Arab City (co-edited by Amale Andraos, Nora Akawi, and Caitlin Blanchfield, Columbia Books on Architecture and the City, 2016), e "Jerusalem: Dismantling Phantasmagorias, Constructing Imaginaries" in The Funambulist: Militarized Cities (edited by L. Lambert, 2015).

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Montrasio Arte is proud to announce Antonio Ottomanelli's Eye-Hand Span.The uncertain distance between the eye and the hand (opening October 5th), with a critical essay by Nora Akawi.

Showcasing a series of projects carried out by the author in Afghanistan and Iraq between 2011 and 2014, that they belong to a wider path of his research in the reconstruction processes in the countries involved in a military conflict as a result of the events of 9/11: Mapping Identity (2011-2013) e Big Eye Kabul (2014), recent winners of the FOAM Talent 2016, are focused on a study path made of unpublished images and original texts.

Antonio Ottomanelli studied architecture in Milan and Lisbon. Till 2012 Adjunct Professor at the architecture planning department – Milan Politecnic. in 2009 he sets up IRA-C – interaction research & architecture in crisis context - a public platform, which wants to support research realities in the field of urban and social strategies. Antonio Ottomanelli’s work has been presented in numerous international festivals and institutions, in Berlin, Arles, San Paolo, Dallas, Holon. In January 2015 he founded, together with Lorenza Baroncelli, Marco Ferrari, Joseph Grima and Elisa Pasqual, White Hole Gallery, a remotely- controlled micro-gallery in Genoa (Italy), combining strategies of artistic practice and journalism to investigate, document and debate the forces — visible and invisible — that shape society and the landscape. �On january 2016, the solo exhibition Kabul+Baghdad curated by Francesco Zanot, was staged by CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia. He co-founder of Planar, center for contemporary photography placed in Bari and editor in chief of Planar Books, the Publishing House edited by Planar. He is the curator of the book The Third Island, published in 2015, the first of a series dedicated to the observation of the impact of major infrastructure works on territorial and social changes. Recently nominated FOAM Talent 2016.

Nora Akawi is an architect based between Amman and New York. In 2012, she joined Columbia University's Graduate School of Architecture, Planning and Preservation (GSAPP) as curator of Studio-X Amman, a regional platform for programming and research in architecture run by Columbia GSAPP and the Columbia Global Centers | Amman. At Studio-X Amman, she leads the conceptualization and implementation of public programs and research initiatives on architecture in the Arab Mashreq by curating conferences, workshops, publications, screenings, lectures, and other collective forms of production in partnership with researchers or institutions in the region. Since 2014, she has been teaching a graduate seminar course of theory and visualization focused on borderlands, migration, citizenship and human rights at GSAPP. She studied architecture at the Bezalel Academy of Art and Design in Jerusalem (B.Arch 2009). In 2011, she received her MS in Critical, Curatorial and Conceptual Practices in Architecture from Columbia GSAPP (MS.CCCP 2011), where she received the CCCP Thesis Award. She participates as Visiting Lecturer at Stockholm's Royal Institute of Art, in the Critical Habitats post-graduate program, and has served as critic in architecture programs at Columbia GSAPP, Barnard College, PennDesign, Harvard GSD, Georgia Tech, the Applied Science University in Amman, and GJU's SABE, among others.

I Martedì Critici: ANTONIO PAOLUCCI

I Martedì Critici
a cura di Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti

ospite: ANTONIO PAOLUCCI

4 ottobre 2016, ore 18.30
Accademia di Belle Arti di Roma
via di Ripetta, 222

INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI

Giunge al terzo appuntamento la stagione autunnale 2016 de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena dell’arte organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», arrivati al settimo anno di attività. La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell’arte, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma presso l’Accademia di Belle Arti in Via di Ripetta.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Gianluca Brogna, Lorenzo Canova, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Roberto Gramiccia.

Ospite dell'appuntamento di martedì 4 ottobre è Antonio Paolucci (Rimini, 1939).

Tra i maggiori storici dell’arte in Italia, Antonio Paolucci ha studiato a Firenze dove si è laureato nel 1964 in Storia dell'Arte con Roberto Longhi, specializzandosi poi a Bologna con Francesco Arcangeli. Nel 1969 ha cominciato la carriera alla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Firenze. Dal 1980 al 1986 è stato Soprintendente, nell'ordine, a Venezia, Verona e Mantova e Direttore dell'Opificio delle Pietre Dure a Firenze. Dal 1988 al 1995 è stato nominato Soprintendente ai Beni Artistici e Storici di Firenze, Prato e Pistoia. Dal gennaio 1995 al maggio 1996 ha ricoperto la carica di Ministro per i beni culturali e ambientali durante il Governo Dini. Dopo il terremoto che ha colpito l'Umbria e le Marche nel 1997 è stato nominato Commissario straordinario del Governo per il restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi. Fino al 2006 è stato Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana. Dal novembre 2007 è Direttore dei Musei Vaticani.

La sua attività saggistica annovera, oltre all’ampio numero di testi di studio per cataloghi di mostre, volumi sulla Pinacoteca di Empoli (1985), il Laboratorio del Restauro a Firenze (1986), la Pinacoteca di Volterra (1988), oltre a monografie su Piero della Francesca (1989), su Antoniazzo Romano(1992), su Donatello (1995) e innumerevoli contributi sul patrimonio storico-artistico internazionale. Collabora con quotidiani (“La Repubblica”, “Il Sole 24 Ore”, “L’Osservatore romano”, “Avvenire”, “La Nazione”, “La Voce”, etc.) e riviste specializzate (“Paragone”, “Il Giornale dell'Arte”, “Il bollettino d'arte”, etc).



INFO PUBBLICO
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Accademia di Belle Arti di Roma
Via di Ripetta 222, Roma

ORGANIZZAZIONE
ASSOCIAZIONE CULTURALE I MARTEDI CRITICI
Tel. +39 339 7535051
info@imartedicritici.it

Sponsor:
Spedart Srl

Media partners:
ARTRIBUNE
Marica Messa

Fotografie a cura di:
Gianfranco Basso Visual Artist


lunedì 26 settembre 2016

Lucia Veronesi. Fuori, una gran notte di stelle

Muratcentoventidue Artecontemporanea
Fuori, una gran notte di stelle
Lucia Veronesi

La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con "Fuori, una gran notte di stelle", la mostra personale di Lucia Veronesi.
L’artista presenta una installazione video a due canali: stanze di casa rassicuranti e confortevoli assistono alla catastrofe che si svolge fuori dalla finestra. L’arredamento accogliente e démodé promette protezione, i tessuti sono vivaci, il camino è acceso, ma il mondo esterno si sta sgretolando: in vaste e deserte atmosfere lunari i pianeti si scontrano, la Terra rovina su sé stessa e ribalta le sue regole. Una natura violenta distrugge, trasforma e affonda. Le stanze ci proteggono in una sicurezza apparente.
Dichiara l’artista: «Fuori, un gran notte di stelle è una frase tratta da un romanzo di Iris Murdoch. Stavo lavorando al mio video, e incontrare questa frase mi ha colpito molto perché in poche parole mi restituiva immediatamente le immagini e le atmosfere delle visioni a cui stavo dando forma.
La parola “fuori” è fondamentale, perché rende chiara subito l’idea di due spazi distinti, e di un punto di osservazione dall’interno, dalla stanza che promette protezione. La “grande notte di stelle” dà l’idea di un’immagine serena, ma solo in apparenza, proprio come succede a noi che ci sentiamo sicuri guardando quel fuori, racchiusi tra le mura domestiche in cui ci sentiamo difesi dalla catastrofe. E poi la trovo una frase libera, che lascia molto all’immaginazione, la stessa l’immaginazione che mi ha guidato nella creazione di questo video».

Il video è realizzato in stop-motion, e unisce immagini, collage e pittura.

Sono presentati in mostra anche una nuova serie di piccoli dipinti su tela, stampe su carta cotone e collage dove, come nei video, il colore, lo spray, i pastelli a cera, il carboncino si stratificano, si sovrappongono come accumuli di gesti e di materia, trasformando immagini di base in visioni nuove.
L’uso di diverse tecniche caratterizza la ricerca dell’artista, che oscilla tra bidimensionale e tridimensionale, tra pittura e collage, tra installazione e fotografia.
In questo decennio, il lavoro di Lucia Veronesi ha messo alla prova l’esperienza dello spazio e la sua vivibilità. Negli anni scorsi, l’artista era affascinata dall’accumulo di oggetti, e dalle patologie di accaparramento consumistico e conservazione compulsiva, esagerati fino all’estremo, che rendono inabitabili le case e impossibile la vita.
Questa attrazione per l’accumulo si è riverberata anche in una attitudine stilistica, dove la stratificazione, l’addizione, l’amalgama di tecniche, ritagli, disegno e pittura, hanno messo in tensione le forme facendole sconfinare una nell’altra.
In questo percorso, negli anni più recenti l’artista si è inoltrata nel tema dell’irruzione, dell’invasione, dell’allagamento di ambienti domestici e naturali: in ciò la sua arte è sorprendentemente al passo con l’attuale interesse della cultura scientifica e umanistica per l’ “Antropocene”, come è stata ufficialmente definita – nel Congresso Geologico Internazionale di Città del Capo dell’agosto 2016 – la nuova era geologica che stiamo vivendo, in cui l’effetto dell’uomo sull’ambiente è preponderante su tutti gli altri e provoca reazioni incontrollabili: cosicché, la stessa spinta che edifica città, residenze stabili, avamposti, rifugi, comfort umano ha come effetto la distruzione e la catastrofe.


Sede
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari

Inaugurazione

Sabato 15 ottobre 2016, ore 19.30

Periodo

15 ottobre 2016 – 10 dicembre 2016
Orario di apertura dal martedì al sabato o su appuntamento
dalle 17.00 alle 20.00

Info

3348714094 – 392.5985840-393.8704029
mailto:info@muratcentoventidue.com


Lucia Veronesi nasce a Mantova nel 1976. Si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Nel 2003 si trasferisce a Venezia. Tra le sue mostre personali segnaliamo In piena presenza, Yellow, Varese, 2015; Piccole selezioni,The white box, San Teodoro (Olbia), 2015; Partners, Mars, Milano, 2012; Tra le collettive e video festival più recenti Sensitive and digital scapes, 8. Contempo Varna, Bulgaria; Video Art Summer Nights, Tel Aviv, Israele; Concorto Film Festival, Piacenza; Epicentri, Terme di Como Romana, Como; Body Landscapes: Italian videoart, Obliqua Film Festival, Appleton Square gallery, Lisbona; Carrus Navalis, Dimora Artica, Milano; The End of Certainty, Muratcentoventidue, Bari; Bestie, Arbusti e Artifici, Vicenza; Accumulation, The Others Art Fair, Torino; Suspended territories and other italian stories, Muu Galleria, Helsinky; Some velvet drawings, ArtVerona 2015; Bird-men il volo delle immagini, Centro Laber (PAV), Berchidda; Videoyearbook 2015, Bologna; BG3, Biennale Giovani, Accademia di Belle Arti di Bologna e Museo della città, Rimini. Nel 2014 é stata selezionata per Italia. Corti al 32, Torino Film Festival. Tra gli altri festival dove sono stati selezionati i suoi video segnaliamo Lago Film Fest, Revine Lago; Othermovie, Lugano; Blinkkkk Festival, Bruxelles; Muff. 10, Montréal Underground Festival; Oodaaq Festival, Rennes; Proyector e Mnemonic City Lisbon, Lisbona.

domenica 25 settembre 2016

Antonio Trotta. Soltanto il nulla è senza luce


Antonio Trotta
“Soltanto il nulla è senza luce”
A cura di Like A Little Disaster
1 Ottobre / 15 Novembre

Opening, Sabato 1 Ottobre 2016 – h. 19.00-23.00
Dal 2 Ottobre al 15 Novembre solo su appuntamento.

Like A Little Disaster è orgogliosa di presentare “Soltanto il nulla è senza luce”, una mostra personale dell'artista italo-argentino Antonio Trotta, uno dei maggiori esponenti dell'arte internazionale degli ultimi cinquant'anni. Trotta è un artista poliedrico che, fin dalla seconda metà degli anni sessanta, ha ricercato, immaginato, costruito un linguaggio coerente, anticipatore, spesso solitario ma sempre libero da condizionamenti esterni. Un linguaggio che appartiene a un universo mentale che non si lascia imprigionare da categorie chiuse o vincolanti. Il suo linguaggio ha dilatato i confini di innumerevoli campi di ricerca; performance, video, parole, fotografia, installazioni ambientali, scultura. La sua pratica ha sfiorato, senza mai lasciarsi irretire, molte correnti e attitudini dell'arte contemporanea; dalle avanguardie moderniste allo spazialismo, dal concettuale al minimalismo, dal postmodernismo all'arte ambientale.
La mostra costituisce uno spunto di riflessione sul suo percorso artistico attraverso alcuni momenti topici, in particolare quelli legati al suo interesse per la luce come medium, fenomeno e concetto. Essa è intesa da Trotta come entità nella quale emerge limpidamente la potenza disvelatice del pensiero, in relazione ai caratteri di contingenza e di trascendenza connaturati all'Esserci. Luce rivelatrice che ci conduce oltre ciò che vediamo. Attraverso un ossimoro potremmo dire che, con le opere di Trotta, la luce diviene pura e “concreta” astrazione, si presenta allo stesso tempo quale medium e contenuto, unione perfetta tra presentazione e rappresentazione di sé.


Opere in mostra:
Paquete especial (1966-2016). L'opera è stata esposta unicamente alla Galleria Castagnino di Buenos Aires nel 1967, ed è stata riprodotta per l'occasione e presentata per la prima volta in Europa. L'opera è caratterizzate da un sicuro interesse per le geometrie minimaliste e dall’utilizzo di materiali di origine industriale e edile che gli permettono di dar vita ad opere modulari perfettamente adattabili ad ogni ambiente e ad ogni tipo di installazione. Paquete especial è una scultura formata da un tubolare in alluminio che avvolge, o “impacchetta” un raggio di luce formato da un gruppo di tubi di plexiglas, materiale usato per la sua innovativa immaterialità luminosa, per il suo essere inesistenza modellabile o luce materializzata. Paquete especial è un'opera che, come scrive Jorge Glusberg, “(…) permette allo spettatore di partecipare in modo nuovo, operando da se la scelta dei messaggi che è in grado di ricevere. L’osservazione di un’opera classica riflette una totale subordinazione ad un ordine autoritario ed assoluto (che può essere identificato sia nella posizione sia negli ideali dell’artefice). La visione contemporanea introduce una forma di comunione fra pubblico ed artista che è completamente diversa da quella tradizionale. La nuova opera d’arte crea una diversa dimensione di godimento estetico; non è posta davanti al pubblico, ma lo avvolge, lo costringe a partecipare, in un rapimento cosciente, ad una nuova forma di convivenza sociale e di disciplina intellettuale”. Paquete especial condivide lo spazio ed è posta in dialogo con una serie di opere più recenti dell'autore, i Sospiri (1999-2016) in cui il marmo sembra trasformarsi in foglio scosso dal vento o in cui, come ha acutamente osservato Lea Vergine, “il tradizionale viene ribaltato (…) i Sospiri simulano, fino al trompe l'oeil, il movimento, la levità; sono un gioco di prestigio, una magia, un tour de force settecentesco. (…) Trotta muta la pesantezza della materia in una miracolosa leggerezza. Ma la parodia (il mondo alla rovescia) e il paradosso (l'assurdo, l'inconcepibile) danno, in lui, risultati che, ispirati da una sorta di classicismo, paiono enigmatici, mai sondabili a fondo.”
I sospiri sono delle ”sequenze marmoree” fissate come quadri, ogni sospiro è diverso dall’altro e si distingue per il movimento e la luce che lo scultore esprime ed imprime nella materia. Pur nella loro totale autonomia estetica, sia “Paquete especial” che i “Sospiri” sono animati da una comune forza ispiratrice. In entrambe le opere la luce non si identifica con il reale ma piuttosto con una condizione mentale attraverso la quale indagare i limiti della visibilità e dell’illusione, così come la tangibilità e intangibilità di una materia che sovverte la rappresentazione spaziale delle opere. La luce mostra se stessa nel farci vedere, cioè nel rendere possibile la visione; allo stesso modo, le idee vengono intuite nel loro farci pensare, per il fatto cioè che rendono possibile il nostro pensiero. E come l'atto del vedere non è distinguibile dagli oggetti della visione, così l'atto del pensare non è distinguibile dai concetti pensati.
Altra opera appositamente rieditata per la mostra è Schema 8: Accoppiamento (1968-2016) presentata unicamente alla 34 Biennale di Venezia del 1968. La sua ideazione e realizzazione nasce durante il periodo che Trotta sceglie di trascorre a Roma in preparazione della Biennale. Si tratta della riproduzione fotografica notturna di una galleria romana da cui si prolungano, nello spazio reale della mostra, tubi al neon che la illuminano. L'opera, come tempestivamente osservò Germano Celant, “(…) cerca di avvicinare l’osservatore e non di estraniarlo, si pone direttamente in contatto con il soggetto-fruitore coinvolgendolo spazialmente, generando un’inaspettata sensazione di perdita del limite tra reale ed irreale.”
Da questo doppio gioco di prospettive e visioni, l’esperienza è contemporaneamente oggettiva e soggettiva, materiale ed immateriale, reale ed irreale, con l’ambiguità sufficiente affinché l’osservatore partecipa senza proporsi definizione alcuna dal punto di vista razionale o individuale. Con questa opera assistiamo, per la prima volta nell'opera di Trotta, alla sua tipica attitudine nel generare infiniti equivoci visivi in cui rende verosimile l'improbabile, all'interno di un sistema perennemente in bilico tra finzione e realtà e dove le opere si mostrano per la loro natura di simulacri.
Con la Finestra su vetro, 1972 (light box, emulsione su vetro, 90 x 90 x 12 cm. realizzata in collaborazione con l'architetto Giorgio Tagini) Antonio Trotta crea un cortocircuito tautologico che dipende dalla coincidenza fra il materiale visualizzato (il vetro) e quello usato come supporto. La fotografia emulsionata su vetro raffigura la finestra dello studio milanese dell'artista, quando è spenta, la lampada ha l'aspetto “notturno” della finestra reale; quando è accesa, ha l'aspetto della finestra “di giorno”. Non solo l'idea precede l'azione, ma in qualche modo l'opera sembra contenere se stessa, l'oggetto reale corrisponde ad un oggetto ideale e preesistente.
Colonna con luce 1972 (Marmo inciso, luce, 40 x 40 cm) è una delle prime esperienze di lavorazione del marmo parte di Trotta e, anch'essa, realizzata in collaborazione con l’architetto Giorgio Tagini. Si tratta di un blocco di marmo scolpito ed illuminato internamente, acceso mostra la base di una colonna scomposta nelle sue proiezioni ortogonali, una volta spento torna ad essere semplicemente la geometria materica di un cubo di marmo. La luce attraversa le trame dell'origine e della storia, seguendo una circolarità temporale che, citando Borges, vede il passato ritornare eternamente a far parte del presente. Ancora sul concetto di luce è Lampada sferica, 1962-72/2016 (Plexiglass, luce. 40 x 40 cm.) anch'essa rieditata per la mostra. Un cubo luminoso dal quale si stacca uno spicchio anch'esso, indipendentemente, luminoso. Il fascino per il minimalismo geometrico spinge Trotta a scavare nel cubo, per vedere cosa “C'è” dentro. Dividere, sezionare la forma cubica esplorando innumerevoli intenzioni estetiche e concettuali. Il piacere estetico di vedere una luce separata, una luce divisa in due parti; la fonte luminosa che, generalmente siamo abituati ad identificare nella sua unicità emissiva, si presenta in forma di solido frazionato che può essere, mentalmente, ricongiunto.
Libro letto nel '70, (1970, 23 x 15 x 3 cm.) è una stampa su una lastra di perspex trasparente, raffigura invece la copertina di un libro, Carme presunto di Borges, che, poiché letto e interiorizzato, diventa trasparente e illuminato, richiamando l’idea stessa della letteratura borgesiana. Tale procedimento non esclude il piacere della visione: non siamo di fronte a una pura operazione concettuale, ma a una presenza concreta, per quanto ambigua. «Il mondo e il libro si rimandano eternamente e infinitamente le loro immagini riflesse. Questo potere indefinito di riverberazione, questo scintillante e illimitato moltiplicarsi che è il labirinto della luce che peraltro non è un nulla, sarà allora tutto ciò che troveremo, vertiginosamente, in fondo al nostro desiderio di capire».


Biografia:
Nasce nel 1937 a Paestum. Trasferitosi in Argentina, nel 1960 è fra i promotori del gruppo SI. Inizia la sua attività espositiva al Museo de Arte Moderno e all’Istituto Torcuato Di Tella a Buenos Aires, e nel 1968 è invitato alla Biennale di Venezia a rappresentare il Padiglione Argentino. Dalla fine del 1969 fino al 1973 Trotta collabora con la Nizzoli Associati, con interventi di “progettazione totale” che coinvolgono in équipe architetti, grafici, artisti e critici, realizzando progetti d’architettura e urbanistica in Italia e all’estero (Taranto, Cremona, Siviglia, ecc.). Realizza anche alcune copertine per la rivista “L’Architettura. Cronache e Storia” diretta da Bruno Zevi. Tiene personali alla Galleria François Lambert di Milano (1970), alla Galleria Christian Stein di Torino (1971, 1977), alla Galleria Marilena Bonomo di Bari (1972), alla Galleria Maddalena Carioni di Milano (1972), alla Galleria Editalia, Qui Arte Contemporanea di Roma (1974), alla Galleria Borgogna di Milano (1976), alla Galleria Toselli (1975), allo Studio Cesare Manzo a Pescara (1983), alla Galleria Artra di Milano (1986, 1999), alla Galleria Piero Cavellini di Milano (1987), alla Galleria Cardi a Milano (1990), alla Galleria Carini di Firenze (1993), all’Istituto de Cooperacion Iberoamericana di Buenos Aires (1995), alla Galleria Omphalos di Terlizzi (1998, 2008). Partecipa a mostre collettive alla Biennale di Venezia (1976, 1978, 1990), all' Instititute for Contemporary Art di Londra (1974), all'Internationaal Cultureen Centrum di Antwerpen (1975), al National Museum di Osaka (1979), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (1980), al PAC di Milano (1982, 1988, 1989), ala Biennale di Lione (1984), alla Galleria Martano di Torino (1984), alla Fondazione Europea Dragan a Milano (1986), alla Galleria Bianca Pilat di Milano e alla Galleria Oddi Baglioni di Roma (1990), alla Galleria d’Arte Moderna di Udine (1997), alla Arte Studio Invernizzi e alla Galleria Artra di Milano (2000), al Centro Cultural La Recoleta, Buenos Aires (2007), alla Galleria d'arte Moderna, Palazzo Forti , di Verona (2007), al Palazzo della Triennale di Milano (2009), alla Fondazione Pomodoro di Milano (2010), alla Fundación PROA di Buenos Aires (1998, 2011) al Museo MAMBA di Buenos Aires (2015, 2016), alla Bocconi Art Gallery, Università Bocconi, Milano (2015)
Nel 2007 ha inaugurato il Museo archivio Antonio Trotta a Stio. È membro dell’Accademia Nazionale di San Luca dal 2009.


Foothold
Via Cavour, 68
Polignano a Mare (Bari)
Italy


info@likealittledisaster

In Luce di Cesare Accetta

Lunedì 3 ottobre 2016, alle ore 18.00, verrà presentata al Madre l'opera "In Luce" di Cesare Accetta, a cura di Maria Savarese, all’interno del progetto Per_formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania, dedicato nel 2016 alla formazione progressiva della collezione del museo, con particolare riferimento alla funzione museale quale centro di produzione e diffusione delle pratiche d'archivio.

Sulle pareti della prima sala al piano terra del museo scorrono proiezioni video, in cui più di cinquanta volti di autori, attori, attrici, registi, personaggi del mondo dello spettacolo, collaboratori e amici compongono un ritratto della vita professionale e privata dell’artista.
In Luce, dedicato ad Oreste Zevola (1954-2014), si propone come il primo capitolo di un catalogo proiettato verso il futuro e dedicato all’umano, nell’infinita varietà dei tratti e degli atteggiamenti interpretativi.
Come nel complessivo percorso di ricerca di Accetta, anche in quest’opera è fondamentale la relazione con la luce, con la visione che si pone sull’oggetto, luogo dell’esperienza. Sono inoltre evidenti anche alcuni spostamenti di prospettiva e di esposizione, in particolare nella intensa ed avvertita rappresentazione-interpretazione dell’elemento “corpo”: è il volto, in Luce, il luogo offerto all’azione.
I 55 “volti” di In Luce sono: Valentina Acca, Laura Angiulli, Annapaola Brancia D’Apricena, Simona Barattolo, Mimmo Basso, Sonia Bergamasco, Alessandra Bertucci, Monica Biancardi, Maurizio Bizzi, Mimmo Borrelli, Silvia Calderoni, Salvatore Cantalupo, Carlo Cerciello, Antonello Cossia, Angelo Curti, Alessandra D'Elia, Lavinia D'Elia, Marita D'Elia, Antonietta De Lillo, Pippo Delbono, Cristina Donadio, Fabio Donato, Patrizio Esposito, Lino Fiorito, Maurizio Fiume, Marco Ghidelli, Fabrizio Gifuni, Simona Infante, Valbona Malaj, Stefania Maraucci, Antonio Marfella, Mario Martone, Laura Micciarelli, Enzo Moscato, Mimmo Paladino, Lorenza Pensato, Paola Potena, Andrea Renzi, Giulia Renzi, Carlo Rizzelli, Giuseppe Russo, Lucio Sabatino, Federica Sandrini, Francesco Saponaro, Maria Savarese, Antonello Scotti, Pierpaolo Sepe, Lello Serao, Toni Servillo, Rosario Squillace, Tonino Taiuti, Sonia Totaro, Marianna Troise, Imma Villa, Chiara Vitiello.

La presentazione dell’opera In Luce, che entra a far parte della collezione del Madre, inaugurerà la programmazione della nuova Project room del museo, collocata al piano terra, accanto all’ingresso.

sabato 24 settembre 2016

Jana Schröder. Spontacts FX

T293 è lieta di presentare Spontacts FX, la prima personale in galleria dell’artista tedesca Jana Schröder. La mostra si compone di una serie di nuovi dipinti che sviluppano tematiche già care alla Schröder, come l’utilizzo performativo della pratica pittorica, e la fertile interazione tra luce e colore.

Appartenenti alla serie come Spontacts Paintings, i nuovi lavori della Schröder appaiono come documentazioni visive di gesti spontanei e liberatori. Questi gesti assumono le forme di linee irregolari e di curve che si snodano confusamente su tele di grandi dimensioni, ed indubbiamente presentano un approccio non convenzionale e persino ribelle alla tradizionale pratica pittorica. Somiglianti a scarabocchi o a note frettolosamente trascritte, queste opere sono tutte realizzate tramite tratti di pittura ad olio e matita copiativa che si sovrappongono costantemente ed influenzano l’uno la percezione cromatica dell’altra.

Il contenuto spontaneo ed impulsivo di questi lavori tradisce l’aspetto scrupolosamente processuale che caratterizza tutta la pratica artistica della Schröder. Infatti, queste forme confuse sono il risultato di diversi strati di matita copiativa, le cui linee sottili vengono successivamente rilavorate, o persino completamente rimosse dal tratto pittorico, più concreto e lento. In questo modo diverse temporalità vengono impresse sulla tela, ma senza esaurirsi esclusivamente nei segni presenti in superficie, in quanto le proprietà chimiche della matita copiativa consentono a queste linee di dissolversi gradualmente non appena messe in contatto con i raggi solari. Con l’applicazione della pittura ad olio come strato finale, l’artista fa sì che il segno copiato venga conservato al posto dell’originale, anche se in una versione quasi monocromatica.

Al fine di individuare un nuovo legittimo uso della pittura contemporanea, queste opere non solo producono nuovi significati attraverso il processo di astrazione gestuale che le ha create, ma anche in virtù del loro ricordare azioni semplici e quotidiane, come lo scrivere a mano e lo scarabocchiare. La purezza di forme come la linea o la curva permette alla Schröder di indagare in modo più approfondito la materialità di questi gesti, e di focalizzarsi in particolare su ciò che accade ai segni scritti quando vengono portati ai limiti dell’illeggibilità. Con Spontacts FX, la ricerca di Jana Schröder sui linguaggi estetici della nostra contemporaneità raggiunge una nuova consapevolezza: la sovrapposizione energizzante di diversi strati di pittura e scrittura implica anche la capacità dell’artista di giocare con ciò che resta fuori dal suo controllo, come la metamorfosi cromatica a cui ogni dipinto è destinato dal momento in cui viene esposto.


T293
Via Ripense 6
00153, Roma, Italia
T +39 06 89825614
F: +39 06 89825589
Martedì/Venerdì 14 – 19
Sabato su appuntameto
Per informazioni generali
e-mail info@t293.it

pubblica:

Maurizio Elettrico. Supernaturalis Historia

Maurizio Elettrico
Supernaturalis Historia
Saga sulla Divina Natura del Potere Bioaristocratico
a cura di Eugenio Viola

PAN Palazzo delle Arti Napoli
opening:
30 settembre ore 19.00
dal 1 ottobre al 18 novembre 2016
mercoledì - sabato, 9.30 - 19.30
domenica, 10.00 - 14.30

PAN Palazzo delle Arti Napoli
Via dei Mille,60 - 80121 Napoli
pan@comune.napoli.it


Supernaturalis Historia. Saga sulla Divina Natura del Potere Bioaristocratico, è una mostra, a cura di Eugenio Viola, che racchiude un corpus di lavori ispirati a Lo scoiattolo e il Graal, monumentale saga epico-erotica in sette volumi concepita, scritta ed illustrata da Maurizio Elettrico nei suoi ultimi dieci anni di attività.
Elettrico è un artista complesso: erudito, istrionico, irriverente, ironico, blasfemo, iconoclasta, la cui ricerca si nutre di una teoria e una pratica dell'arte intese come trasgressione, mentre l’aspetto formale, sempre enfaticamente estetizzante, emerge dall’ibridazione di motivi e linguaggi arditamente eterogenei, espressi attraverso una pluralità di media che fondono presente e passato, la complessità del mito e le deviazioni di una sacralità profana. In questo modo, stimoli diversi convergono in un immaginario rutilante, ludico e seducente, che cede, non di rado, ad un compiaciuto ed ostentato decorativismo.

Analogamente nella sua opera letteraria, di cui Lo scoiattolo e il Graal è esempio emblematico, Elettrico contamina generi letterari diversi e molto distanti tra loro: dal racconto epico al fantasy, dal romanzo storico a quello cyber-erotico, per restituire una narrazione debordante di rimandi teologici, filosofici, araldici, esoterici ed alchemici. L’artista descrive un mondo futuribile e scellerato, abitato da guerre, amori, sesso, intrighi politici ed estremismi religiosi, in cui spesso i limiti umani e, più in generale, della natura, per effetto della magia o della scienza sono ampiamente superati.

I sette volumi, come le opere in mostra (dipinti, sculture, disegni e installazioni), restituiscono una mitologia perversa, popolata da numerosi personaggi che si autocelebrano e sono sostenuti ideologicamente da religioni debordanti fanatismo e intolleranza. Un futuro iperumanista e distopico, in cui la Terra subisce il dominio di una nuova specie umana, frutto di raffinate manipolazioni genetiche: la “Bioaristocrazia”, caratterizzata da una potente vocazione artistico-demiurgica, poiché in grado di modellare tanto la materia organica che quella inorganica. Data la loro “divina natura”, i Bioaristocratici regnano sulle altre due specie umane abitanti la Terra: i “Naturali”, del tutto simili agli uomini attuali, ed i “Selvatici”, di aspetto umano ma dall’intelligenza animale. Di qui il titolo della mostra, che da un lato, per l’aspetto “classicamente” classificatorio fa ironico riferimento alla Naturalis Historia (77-78 d.C.) di Plinio il Vecchio, dall’altro alla componente fantascientifica, ampiamente presente nei tre libri, come in tutta l’opera di Elettrico: entrambi sono arricchiti e sostenuti dal cortocircuito generato dall’incontro, spiazzante, tra arcaismo e avvenirismo.

In ossequio a questo doppio registro, verbale e visuale, le opere in mostra sono alternate ad un abbondante corredo di natura testuale: i primi tre volumi della saga, esposti nella loro valenza installativa, compongono un monumentale story board. Le opere, concepite per suggerire, visivamente, metamorfosi inusitate ed accostamenti anche azzardati, a loro volta sottendono un insieme potenzialmente infinito di meta-narrazioni, generando un abile gioco di richiami e rispecchiamenti che attua un continuo scambio di segno e significato tra linguaggi espressivi solo apparentemente diversi, ma in realtà convergenti in un’attitudine spregiudicatamente combinatoria, imposta da Elettrico a vicende e personaggi, attraverso sottili giochi di variazioni e detonanti spiazzamenti figurali.

GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO 2016

Ogni anno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo aderisce alle Giornate Europee del Patrimonio (GEP), manifestazione promossa nel 1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea con l’intento di potenziare e favorire il dialogo e lo scambio in ambito culturale tra le Nazioni europee. Si tratta di un’occasione di straordinaria importanza per riaffermare il ruolo centrale della cultura nelle dinamiche della società italiana.
All’iniziativa, com’è ormai tradizione, aderiscono anche moltissimi luoghi della cultura non statali tra musei civici, comuni, gallerie, fondazioni e associazioni private, costruendo un’offerta culturale estremamente variegata, con un calendario che spesso arriva a superare i mille eventi.
Uno straordinario racconto corale che rende bene l’idea della ricchezza e della dimensione “diffusa” del Patrimonio culturale nazionale: da quello più noto dei grandi musei alle meno conosciute eccellenze che quasi ogni paese può vantare e deve valorizzare.
Per queste ragioni il MiBACT ha sempre colto occasioni come quella delle GEP per promuovere la progettualità elaborata dai singoli Istituti e continuare a rafforzarne lo stretto legame con i rispettivi territori e con le loro identità culturali.

In occasione dell’ultima edizione (#GEP2015: www.beniculturali.it/GEP2015) la partecipazione di pubblico è stata superiore a ogni aspettativa con oltre 380.000 visitatori nei soli luoghi statali dotati di bigliettazione, a dimostrazione di come la domanda culturale nel nostro Paese stia progressivamente incrementando e di come iniziative volte ad approfondire la conoscenza del nostro patrimonio sotto ottiche a volte inedite, come quelle connesse alla storia dell’alimentazione nelle sue multiformi chiavi di lettura, possano contribuire a cementare il rapporto identitario tra i cittadini e il nostro comune Patrimonio materiale e immateriale.

L’edizione #GEP2016 www.beniculturali.it/GEP2016, per iniziativa del Consiglio d’Europa, sarà dedicata al tema della partecipazione al patrimonio nella direzione tracciata sin dal 2005 dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, nota come Convenzione di Faro, di cui si auspica una prossima ratifica da parte del nostro Parlamento. Per tali ragioni essa si porrà in continuità con i temi e i contenuti sviluppati in occasione della “Festa dei Musei” del 2-3 luglio 2016, spostando ulteriormente l’attenzione dai Musei e dai Luoghi della cultura ai cittadini che ne costituiscono la potenziale comunità d’eredità.

Nell’art. 2 della convenzione, incentrato sulla definizione dei concetti cardine che la animano, vengono infatti introdotti i temi che saranno al centro della manifestazione:
L’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi.
Una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future.

Le Giornate Europee del Patrimonio avranno luogo:


sabato 24 settembre – con orari e costi ordinari nel corso della giornata e apertura straordinaria serale di tre ore al prezzo simbolico di 1 euro, con le gratuità previste consuetamente per legge.
domenica 25 settembre – con orari e costi ordinari.

Hashtag ufficiali della manifestazione: #GEP2016; #Culturaèpartecipazione

venerdì 23 settembre 2016

Land Art Campi Flegrei 2016

Land Art Campi Flegrei 2016
La pratica artistica come evento sociale

XIII edizione
24 settembre - 9 ottobre 2016

Si rinnova, a partire dal 24 settembre, alle ore 10:30, nella splendida location del Lago d’Averno, l’appuntamento annuale con Land Art Campi Flegrei, giunto ormai alla sua tredicesima edizione, sotto la direzione artistica di Davide Carnevale.

L’evento coinvolge artisti italiani ed internazionali, che attraverso i propri lavori site-specific e biodegradabili, in dialogo col paesaggio, offrono all'immaginario collettivo una nuova mappa mentale dei luoghi, poetica e capace di orientare i visitatori alla bellezza e al mistero che li circonda.

Le opere biodegradabili, saranno lasciate al ciclo vitale della natura, alla sensibilità e al rispetto dei visitatori.

Il progetto internazionale Land Art Campi Flegrei, portato avanti dall’Associazione Leaf, mira a connotare il parco dei Campi Flegrei come museo a cielo aperto e intende valorizzare il potenziale turistico – rurale della zona e coinvolgere le amministrazioni, i produttori locali e la comunità, rendendoli protagonisti di una nuova cultura dell’accoglienza.

Il lago d'Averno è visitabile gratuitamente dalle prime luci dell’alba al tramonto e comodamente raggiungibile a piedi (scelta consigliata), da Napoli, con la ferrovia Cumana (fermata Lucrino).

In auto, invece, dall’uscita 14 (Arco Felice) della Tangenziale, proseguendo in direzione Bacoli e seguendo le indicazioni, da Lucrino in poi, per il Lago d’Averno (il tragitto in macchina è consigliato prima delle dieci del mattino, per evitare il traffico).

La visita dell'intero sentiero culturale Land Art è di circa 3 km.
E’opportuno indossare scarpe comode e munirsi di bottiglietta d'acqua.

Una passeggiata nella natura, oltre che salutare per il corpo, è un modo per ritrovare un senso di pace e tranquillità “No stress”.


ARTISTI PARTECIPANTI ALL’EDIZIONE 2016 - istallazioni

Anna Colmayer | Carmen Guadagni | Maria Teresa Monda | Francesco Felaco | Daniela Morante | Salvatore Manzi | Anna Ananyeva | Giusy Galbiati | Veronica Rastelli | Andrea la Puca | Angelo Marra | Maria Gagliardi | Paco Marpa e Danzatori Atei | Anna Maglio | Consiglia Giovine | Rosaria Aurilia | Laura Gigante | Renato Scarpitti | Rosario Renino | Giovanni Verricchio| Luciano Romualdo | Nora Roecher | Patrizia Poletti | Maria Rosaria Pappalardo | Elvia Coppola | Angelo Coppola | Diana D'ambrosio | Rosanna Iossa | Gianfranco Coppola | Massimo Coppola | Michele Attianese | Vito Egidio Ungaro | Lucio de Simone | Paola di Celmo | Alessia Brancaccio | Alessandra Barretta | Milena Gallo | Rosanna Di Lisio | Rosaria Matarese | Alessandro Aiello | Lello Ariante | Lello Lopez | Sergio Gioielli | Mina di Nardo | Daniela Gorla Bruno Francese | Franco Illiano | Nello Mocerino.

In collaborazione con le associazioni Artstudio'93 e For Art.


PROGRAMMA DEGLI EVENTI


Sabato 24 settembre

ore 10.30 | Cerimonia per la terra flegrea a cura dell’Associazione Cerchio Aperto (drum circol e rito corale )
ore 11.00 | Riva pedonale del lago d'Averno - Inaugurazione sentiero dell'arte,
ore 16.30 | Area Limoneto - Simposio “Il delirio dell'arte contemporanea “ - la funzione sociale dell'arte ?
A cura di Francesco Escalona e Davide Carnevale.

Domenica 25 settembre

ore 11.00 | Per gli eventi di POESIA Letture poetiche a cura di Cinzia Caputo .
lettura tratte da Persefone, la spiga e il melograno (Ed. Valtrend). Partecipano i poeti : Tullia Bartolini, Alfonsina Caterino, Alberto di Palma, Maria Papa Ruggiero .

18.30 | Area Teatro Bianco - Per gli eventi di TEATRO Il fallimento del ragno claudicante Compagnia Corpi di Teatro. Regia Cristiana Liguori, con: Flora Palmieri, Maria Assunta Bruno, Serena Costantino.

Sabato 1 ottobre

ore 11.00 | Per gli eventi di TEATRO Fiaba di Carla Guardascione
ore 16.30 | Per gli eventi di POESIA Enzo Crosio, Mena Caputo

Domenica 2 ottobre

Ore 10.30 | Giardino dell'Orco (riva sinistra Lago d'Averno) - PERFORMANCE “Il terzo paradiso” a cura della Fondazione Pistoletto, con gli studenti del Liceo Artistico/Coreutico Suor Orsola Benincasa. In collaborazione con Artstudio'93.

Sabato 8 ottobre

ore 16.30 | Area limoneto – Per gli eventi di POESIA Assunta Esposito, Ernesto Salemme

Domenica 9 ottobre

ore 16.00 | Area limoneto – Per gli eventi di POESIA Incursione poetica a cura di
Angela Mallardo e Rita Cottone

ore 16.30 | Area Teatro Bianco - DANZA CONTEMPORANEA In balia Coreografia di Viviana Petrone. Danzano gli alunni della II° e III° classe del Liceo Coreutico Suor Orsola Benincasa.
In collaborazione con Artstudio'93.

Mappa e programma degli eventi sul sito ufficiale www.landartcampiflegrei.com


giovedì 22 settembre 2016

L’enigma della Bellezza | Forma e Contenuto


Evento espositivo a cura di Barbara Martusciello: "L’enigma della Bellezza | Forma e Contenuto" _ Installazioni e mixed media: Luca Capuano, Pietro Fortuna, Simone Racheli, Virginia Ryan, Lapo Simeoni, Alessandro Valeri; Fotografia: Elio Di Girolamo, Franz Gustincich, Guido Laudani, Annamaria Mazzei, Claudio Nardulli, Claudio Orlandi; Gif animate: Chiara Pellicano

Inaugurazione: sabato 24 settembre 2016, ore 18.00
Terme di Salice, Godiasco Salice Terme (PV)

L’enigma della Bellezza | Forma e Contenuto è una mostra tematica – a cura di Barbara Martusciello – che si articola all’interno delle magnifiche Terme di Salice a Godiasco Salice Terme. La località, che si trova in quella parte della provincia di Pavia tra Piemonte ed Emilia-Romagna nota come Oltrepò Pavese, divenne una raffinata stazione di sosta già nell’Ottocento e, negli anni Venti e Trenta del Novecento, vide soggiornarvi turisti eccellenti. Illustri personalità tra le quali la poetessa Ada Negri e il futurista Filippo Tommaso Marinetti, come altri ospiti apprezzavano i benefici delle acque sulfuree della fonte Mont’Alfeo, tra le più ricche d’idrogeno solforato d’Italia, e di quella salsobromojodica della fonte Sales, entrambe presumibilmente conosciute e usate già in epoca romana. Gli ospiti delle Terme erano attenti alla propria salute e a una ritrovata bellezza che molto dipendeva anche dal fulgore dei luoghi, tra i quali il parco secolare, e da una predisposizione d’animo che permetteva alla mente di ricaricarsi e di ritrovare vigore e al corpo di trarre benefici e colmarsi di nuovo allure. Quelle connessioni e la memoria di tale milieu culturale trovano un ideale compimento oggi, nella collettiva presentata negli interni dell’attuale edificio termale. Non è un caso che L’enigma della Bellezza | Forma e Contenuto tragga ispirazione da impulsi letterari e poetici: dalla frase del grande scrittore e filosofo russo, Fëdor Dostoevskij, “La bellezza, è un enigma”; o dalla saggia riflessione del filosofo cinese Confucio, “Ogni cosa ha la bellezza, ma non tutti la vedono”. I due assunti confermano un intendimento della Bellezza come misterioso insieme di Forma e Contenuto – appunto –, di Estetica ed Etica, concretezza e idealità e soprattutto di proporzione e asimmetria, secondo l’idea di Charles Baudelaire: “(…) l’irregolarità, ossia l’imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza”. Su queste basi si confrontano in maniera eterogenea alcuni noti autori del panorama artistico italiano accanto ad alcuni emergenti. Luca Capuano, Pietro Fortuna, Simone Racheli, Virginia Ryan, Lapo Simeoni, Alessandro Valeri propongono installazioni e opere mixed media di intensa concettualità e appositamente allocate negli spazi del centro termale, dove attuano un accattivante cortocircuito in cui ogni singolo lavoro emerge come un’ambientazione visiva dalla forza espressiva coinvolgente. Lontanissima dal didascalico. In mostra sono esposte anche le fotografie di Elio Di Girolamo, Franz Gustincich, Guido Laudani, Annamaria Mazzei, Claudio Nardulli, Claudio Orlandi, diverse per lessico e sviluppo del tema dato ma con una comune elaborazione poetica: disgiunta da trattazioni esplicative. Sono inoltre attivati dispositivi per la visione delle GIF animate di Chiara Pellicano che, impostate su un registro visivo grafico, affrontano la tematica portante con elegante ironia ma suggerendo interrogativi problematici.
Tutte le opere, accompagnate da specifiche frasi sul tema ad accennare tracce evocative, creano un percorso d’arte dentro la bellezza e un coinvolgimento sensoriale attraverso materiali, composizioni, stili e linguaggi diversi che gli artisti adottano esprimendo una personale idea di Bellezza non necessariamente associata al corpo o alla femminilità, ma come espressione della varietà e complessità del concetto di estetica, di possibile incanto, di energia, di fascino rintracciabile negli elementi sia tangibili sia immateriali dell’esistenza nelle sue pieghe luminose ma anche più oscure.

Info mostra

• L’enigma della Bellezza | Forma e Contenuto - A cura di Barbara Martusciello
• Installazioni e mixed media: Luca Capuano, Pietro Fortuna, Simone Racheli, Virginia Ryan, Lapo Simeoni, Alessandro Valeri; Fotografia: Elio Di Girolamo, Franz Gustincich, Guido Laudani, Claudio Orlandi, Claudio Nardulli, Annamaria Mazzei; Gif animate: Chiara Pellicano
• Organizzato con: Terme di Salice e Caffè bagni con Galliano Balestrucci
• Inaugurazione: sabato 24 settembre 2016, dalle ore 18.00
• Durata: dal 24 settembre all’8 ottobre
• Luogo: Terme di Salice
• Indirizzo: via delle Terme, 22 Godiasco Salice Terme (PV)

mercoledì 21 settembre 2016

Driton Selmani. My Country on my back

Exchiesetta è lieta di ospitare la prima personale italiana dell’artista kosovaro Driton Selmani (Ferizaj, 1987) a cura di Roberto Lacarbonara.

Un’installazione ambientale ostica ed evocativa, legata alla ricerca socio-politica del giovane artista di Prishtina. Ogni elemento è inserito nel prezioso contesto della chiesa di Santo Stefano attraverso una deliberata, instabile sospensione. Alcuni coltelli di fabbricazione artigianale, legati ad un filo teso al di sotto di grandi palloni neri fluttuanti nello spazio, suggeriscono l’irrisolta ambiguità degli attuali modelli di convivenza civile, politica e religiosa. Il pugnale, infatti, alludendo ad una perenne lotta di sopravvivenza, annulla le distanze tra i corpi e si traduce in un conflitto materiale, fisico, carnale. La sua “gravità”, trattenendo l’uomo in uno stato di atavica bestialità, è la ragione di ogni inerzia, di ogni fallimento nel tentativo di emancipazione e di affrancamento dalla violenza.
Il titolo dell’opera, My Country on my back, esprime inoltre una condizione di tradimento e una profonda sensazione di sfiducia provata dal popolo kosovaro, reduce dalle drammatiche lotte per l’indipendenza e tutt’oggi attraversato da manifestazioni antigovernative, crisi economica e minacce di infiltrazione terroristica. Un Paese che, “alle nostre spalle” sembra essere sul punto di pugnalarci e offendere la nostra dignità, è un Paese che non può volare né guardare in alto, che continuamente torna ad espiare i propri lutti e temere per le proprie libertà. E questo Paese, raccontato da Selmani con i palloni neri che oscurano il ricordo delle feste e l’euforia dei giochi d’infanzia, non è che una terra prossima e fraterna, di là dell’Adriatico e della piccola chiesa medievale di Polignano a Mare.
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Exchiesetta is glad to host the first solo show by the Kosovan artist Driton Selmani (Ferizaj, 1987), curated by Roberto Lacarbonara.
This irksome and evocative land art installation is the result of the young artist's socio-political research. Every element is deliberately and unstably suspended in the precious surrounding of the Church of Saint Stephen. Handcrafted knives are tight to stretched ropes under some big black balloons floating in space. This image recalls the unresolved ambiguity of the current models of civil, political and religious society. The dagger, in fact, hints at a constant fight to survive, it does away with distances between bodies and translates into a material and physical conflict. Its “gravity” lays in the fact that it keeps men in a state of primordial brutality. It is the reason behind all expressions of indifference, behind every failed attempt at freeing society of violence.
The title of the artwork, My Country on my back, also conveys the feeling of betrayal and deep mistrust felt by Kosovan people, who have just experienced the dramatical fights for independence and who are still today living through anti-government demonstrations, an economic crisis and the threat of terrorism. This is a Country that, “behind our backs”, seems to be on the verge of stabbing us and of offending our dignity. It is a Country that cannot fly nor look up, which constantly suffers its losses and fears for its freedoms. Selmani’s black balloons throw a shadow on the memory of parties and childhood games. This country on the other side of the Adriatic Sea and of the small medieval church in Polignano a Mare, is not a close and friendly land.

Driton Selmani
Nato a Ferizaj, Kosovo (1987). Vive e opera a Prishtina.
Mostre recenti
2016 Young and emerging art scene from Kosovo, Lukas Feischtner Galerie, Vienna, Austria
2015 Parallel Sprawl , Modelariumi i Arkitektures, Modelariumi i Arkitektures, Kosovo.
Panorama, Tulla Culture Center, Tirana, Albania
2014 Daf/ Def/ Deaf, AfG, Vienna, Austria
Praise of Doubt, Onufri Prize XX, National Art Gallery, Tirana, Albania
Here.Now.Where? A participatory project of sonic ambulation in Marrakesh taxis, 5th Marrakesh Biennial, Marrakesh, Morocco.
Anonymous lives, Batman Üniversitesi, Batman, Turkey.
2013 Alternative Nomadi, Fabbrica del Vapore, Milan, Italy
Strange things happening in the Neighbourhood, Hotel Gracanica, Prishtina.
Monumental Sculptures from Yugoslavia in Kosovo, Stacion Center for Contemporary Art, Prishtina, Kosovo.
Errors Allowed, Mediterranea 16 Young Artists Biennial, Ancona, Italy.
2012 I am what I used to be, Studio 5 Arts University Bournemouth, Bournemouth, United Kingdom.
Sex Lives of the Poor and Unknown, Polymer Culture Factory,, Tallin, Estonia.
Dust, The Gallery, Arts University Bournemouth, United Kingdom.



Driton Selmani. My Country on my back
a cura di Roberto Lacarbonara
Vernissage: Venerdì 7 ottobre 2016, ore 19.00
Mostra visibile 24/24 h, dal 7 ottobre al 6 novembre 2016
Exchiesetta, vico Santo Stefano, Polignano a Mare
Info: 334 7921142, www.exchiesetta.com / info@exchiesetta.com

martedì 20 settembre 2016

Domingo Milella. Solitario


Il 30 settembre, alle ore 19, la galleria Doppelgaenger presenta Solitario, prima mostra personale in Italia dell’artista Domingo Milella.
“[…] il soggetto del mio lavoro è il tempo, la memoria e la smemoratezza, l’ignoranza, la bellezza e la violenza. L’ironia e la brutalità del Tempo”. Solitario racconta l’investigazione di Domingo Milella - viaggiatore attraverso il tempo e lo spazio - sul dialogo tra uomo e natura. Le fotografie di Milella, insistenti testimonianze sullo stratificarsi degli interventi che la cultura impone alla superficie del mondo, rappresentano squarci stranianti sull’essenza dell’agire umano che, nelle sue manifestazioni di estrema artificialità, appare tuttavia come incessante fenomeno di natura. In mostra l’artista espone un prisma sviluppato su grande superficie in 190 lavori, mappa visiva degli ultimi 15 anni del suo lavoro.

Domingo Milella è nato nel 1981 a Bari, dove ha vissuto fino all’età di 18 anni. Dopo essersi trasferito a New York, ha studiato fotografia alla School of Visual Arts sotto la guida di Stephen Shore. Thomas Struth è stato per lui un mentore che ha profondamente influenzato il suo lavoro. Attualmente vive fra Bari e Londra. Per lavoro ha raggiunto siti come Città del Messico, l'Egitto, la Sicilia, la Scandinavia, la Tunisia, e la Turchia. I suoi lavori sono stati esposti alla galleria Brancolini Grimaldi (Londra), Tracy Williams (New York), al Foam Museum di Amsterdam, alla 54° Biennale di Venezia e ai Rencontres della fotografia di Arles. Nel 2016 i suoi lavori sono visibili al pubblico presso la Margulies Collection a Miami, e Borusan Contemporary, Istanbul.

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On September 30th, at 7 p.m., Doppelgaenger gallery opens Solitario, first personal exhibition in Italy for the artist Domingo Milella.
“[…] the matter of my work is time, memory and forgetfulness, illiteracy, beauty and violence. The irony and the brutality of Time”. Solitario tells about Domingo Milella’s investigation, as a traveller in time and space, on the dialogue between man and nature. Milella’s photographs, incessant proof of the stratification of the interventions that our culture imposes on the surface of Earth, depict dazing and sudden gashes on the real human existence, which appears - as a paradox in its manifestations of extreme artificiality - as a huge, continuous natural phenomenon. The artist exposes in the exhibition a prism developed on a wide surface, in 190 works, a visual map of the last fifteen years of his work.


Domingo Milella was born In 1981 in Bari , where he lived till he was 18. After moving to New York he has studied photography at the School of Visual Arts, under Stephen Shore. Thomas Struth had been his mentor, who widely influenced his work. Currently he lives in Bari and London. Due to his work, he reached places such as Mexico City, Egypt, Sicily, Scandinavia, Tunisia, and Turkey. His works had been exposed at Brancolini grimaldi gallery (London), Tracy Williams gallery (New York), FOAM (Amsterdam), at the 54th Venice Biennale and at the Photography Rencontres in Arles.
In 2016 his works has been exposed at the Margulies Collection in Miami, and at Borusan Contemporary in Istanbul.

Doppelgaenger
Palazzo Verrone - Bari
T. +39392 820 3006

IL MONOTIPO: FORME PROVE INVENZIONI

Luisa Elia Monotipo 2016. Inchiostro su carta

SPAZIOTEMPORANEO
via Solferino 56
20121 Milano
tel 39-026598056
e-mail: spaziotemporaneo@tiscali.it

in collaborazione con

IL TRIANGOLO NERO
Cso Cento Cannoni 16
15121 Alessandria
e-mail: triangolo.nero@libero.it

presenta

IL MONOTIPO: FORME  PROVE  INVENZIONI

La mostra si inaugura

Martedì 20 settembre ore 18:30

L'associazione culturale 'Il Triangolo Nero' ha sempre mostrato attenzione e curiosità particolari nei confronti di una tecnica, la 'monotipia', forse non molto considerata e conosciuta ai più, ma ricca, a ben guardare, di frequentazioni di livello eccelso. A tal proposito ricordiamo al Triangolo soprattutto tre autori, Gallizio, Morando e Simondo le cui mostre furono incentrate proprio sulle loro 'impressioni' monotipiche e anche le altrettanto interessanti 'mostre a due' di Fonticoli-Morandi e Forster-Magrini.

Per monotipo si intende generalmente una stampa, tirata in esemplare unico, di un disegno o dipinto eseguito dall'artista su una lastra metallica (ma non si dimentichino i classici monotipi ad olio su vetro!) con inchiostro calcografico, colori ad olio, o altro ancora, e trasportato sul foglio di carta mediante la pressione di un torchio o della semplice pressione manuale. Da questo assunto tecnico si sono dipanate, nel tempo, molte ricerche e varianti, con l'introduzione di innovazioni esecutive e riprese con ulteriori azioni creativo-correttive, che hanno permesso ad una tecnica 'di nicchia' di diventare solida e foriera di novità fresche e inventive nel panorama della pittura contemporanea.

Sei, in ordine alfabetico, sono gli artisti presenti in questa piccola rassegna al Triangolo Nero, che mettono a confronto le loro intuizioni creative all'insegna della 'improntazione' monotipica-pittorica: GIANNI BARETTA, LUISA ELIA, PAOLA FONTICOLI, REBECCA FORSTER, MARCO MAGRINI, ALBANO MORANDI.

Questo sestetto di artisti si caratterizza, a grandi linee, per una equa e suddivisa presenza di scultori e pittori.

Nel primo gruppo, in cui prevale di più l'idea disegnata, Luisa Elia interpreta il monotipo con l'utilizzo prevalente di un segno che deriva dalle evoluzioni plastiche di una matassa di stoppa filamentosa immersa in misteriose coloriture monocrome. Rebecca Forster, con una serie di carte interrelate dal suggestivo titolo di  'Mappare il sole' sperimenta l'incontro luminoso e lieto tra impressione linoleografica e acrilico a spruzzo. Marco Magrini 'danza' con eleganza disegnativa, usando piccoli timbri di gomma e frammenti a collage, nel tessere 'Piccoli mandala degli insetti impazziti' mettendo in discussione con spiritosa ironia i canoni della monotipia tradizionale.

Il secondo gruppo è formato da artisti che hanno in comune una pratica della pittura, condivisa soprattutto per scelte legate ai modi e ai tempi dell'astrazione e del segno. Rigorosi e strutturalmente definiti, con architetture memori di delineate geometrie, sono  i monotipi impressi da Albano Morandi, caratterizzati anche da interventi con stampini da stoffa oltre che da colori composti da impasti anomali. Paola Fonticoli, con la consueta eleganza formale, inventa anche lei geometrie curve e fluide che grazie ad interventi successivi alla stampa al torchio, assumono valenze cromatiche ed equilibri compositivi molto vicini alla perfezione. Gianni Baretta utilizza la monotipia, memore di una consistente esperienza calcografica, per continuare ad indagare sul segno e sul colore e inventa una serie di 'partiture' in cui le emozioni emergono da un preciso retroterra di interessi poetico-musicali.



La mostra termina il 17 ottobre 2016

SPAZIOTEMPORANEO è aperto dal martedì al sabato dalle 16:30 alle 19:30