mercoledì 23 settembre 2020

FLORALISM - Floral Design Festival

Gli studi del distretto culturale e creativo Portuense201 aprono le loro porte al pubblico. La serata sarà la fase iniziale di Floralism.

Anche quest’anno, in occasione di Floralism 2020, durante la serata del 9 Ottobre, gli studi del distretto culturale e creativo Portuense201, situato all’interno del comprensorio della Ex Vaccheria Riccioni, aprono le loro porte al pubblico. 

All’interno del cortile del borgo saranno accessibili gli spazi quotidianamente adibiti a studi.

La serata sarà la fase iniziale di Floralism, che insieme a Open Studios vuole far emergere l'identità Hyperlocal del progetto e dell’area, dedita alla sperimentazione culturale e creativa che ha portato alla definizione di un nuovo polo culturale e creativo unico nello scenario di Roma.

Floralism è un Festival di tre giorni, nel cuore di Roma, che si propone come piattaforma di floral design, secondo una prospettiva contemporanea della disciplina. Una piattaforma come luogo simbolico e fisico di recupero di tradizioni, rinascita, confronto, ascolto, racconto, scambio e sperimentazione. Tramite il fiore.

PROGRAMMA
Venerdì 9 Ottobre
09:00 – 11:00 | Foraging Parco della Caffarella
14:30 – 17:30 | Free Flow: Floral Designer al lavoro
15:00 – 17:00 | Workshop: Matter of Green a cura di Sonia Santella
15:00 – 17:00 | Workshop: Avvicinamento Sensoriale agli Oli Essenziali a cura di Design Food House con Alice Casco
19:30 – 21:00 | Open Studios

Sabato 10 Ottobre
10:00 – 13:00 | Free Flow: Floral Designer al lavoro
13:00 – 17:30 | Visita a Floralism
10:00 – 11:30 | Workshop di Floral Design: Color Extravaganza a cura di Dylan Tripp
11:00 – 13:30 | Workshop: MiNdFooD concept by Design Food House con Alice Casco
12:00 – 14:00 | Workshop: Blooming Patterns a cura di Daniela Pinotti
14:30 – 16:00 | Workshop di Floral Design: Memento a cura di Copihue Floral School
19:30 – 21:00 | Vernissage con aperitivo

Domenica 11 Ottobre
10:00 – 17:30 | Visita a Floralism
10:00 – 11:30 | Workshop di Floral Design: Memorie Parigine a cura di Alex Cambi
20:30 – 23:30 | Tradizione, innovazione, creatività: la cena di Floralism

Floralism
Quando: 9 / 10 / 11 Ottobre 2020
Dove: Via Portuense 201 - 00146 Roma
Maggiori Info: www.floralism.it
Contatti: ciao@floralism.it

Biglietti
Biglietto Standard: 5€ + commissioni
Biglietto Studenti e Bambini (fino ai 13 anni): gratuito
Pacchetto 3 giorni: 10€ + commissioni

FLORALISM – Floral Design Festival è un’idea di Copihue Floral Studio, in co-produzione con Donna Sangiorgio e in partnership con Manuela Tognoli.






GIARDINI

 

 

Martedì 29 settembre 2020 lo Spazio MICROBA ospita e presenta Giardini, progetto didattico ed editoriale coordinato da Raffaele Fiorella ed edito da Pietre Vive (Locorotondo, BA, 2019) che raccoglie i lavori di dieci giovani artisti, Sara Fiorella Abbadessa, Federica Bevilacqua, Francesca Cerullo, Vincenzo de Bari, Rosa Dibenedetto, Michele Livrieri, Stefano Lotito, Pierpaolo Marchitelli, Rosaria Lucia Marrone, Grazia Palumbo e che è il frutto di uno specifico percorso creativo, realizzato durante il corso di Drammaturgia Multimediale presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, nel quale gli studenti hanno indagato il concetto di “giardino”, dando una loro peculiare interpretazione.
“Ognuno di loro ha idealizzato il tema secondo la propria estetica emotiva, messa a dura prova in questo periodo di ‘lockdown’, quindi traducendo, attraverso opere inedite e brevi testi, il proprio punto di vista in merito e provando ad attraversare questo confine”.
Una progettualità corale che ha dato vita a un libro (acquistabile presso la sede di MICROBA) e, adesso, a una collettiva in cui verranno esposti i lavori dei dieci autori che, “giardinieri di se stessi”, hanno raccontato “in modo diverso e intimo la quarantena imposta, rivelandone suggestioni e incanti”.

La mostra, organizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Achrome, sarà visitabile a partire dalle ore 18 del 29 settembre e per tutta la settimana successiva, sino a martedì 6 ottobre 2020, dalle ore 17 alle ore 20 

ingresso contingentato, si consiglia la prenotazione all’indirizzo e-mail: spaziomicroba@gmail.com

Giardini 
progetto didattico ed editoriale coordinato da Raffaele Fiorella ed edito da Pietre Vive 

MICROBA
Via Giambattista Bonazzi 46, Bari
Dal 29 settembre al 6 ottobre 2020



Ni una menos | Silvia Levenson e Natalia Saurin


L’Ambasciata Argentina ha il piacere di presentare la mostra Ni una menos, delle artiste Silvia Levenson e Natalia Saurin, a cura di Manuela De Leonardis alla Casa Argentina. Il titolo della mostra è un omaggio al movimento nato in Argentina nel 2015 come lotta per la libertà delle donne, contro il femminicidio e la violenza di genere, ispirato ai versi «Ni una mujer menos, ni una muerta más» (Non una donna di meno, non una morta di più) della poetessa e attivista messicana Susana Chávez (1974-2011) assassinata a Ciudad Juárez. 

Non è la prima volta che le artiste, sia come duo artistico che individualmente, affrontano tematiche di genere con l’obiettivo di portare la riflessione sul ruolo della donna nella società contemporanea, al fine di sensibilizzare il pubblico sui fenomeni discriminatori che la vedono persona offesa all’origine della violazione dei diritti umani. Ed è per questo che la mostra è composta da alcune opere precedenti delle artiste, come: 

-l’installazione Il luogo più pericoloso (2019-2020), realizzato il 25 novembre 2019 in occasione Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, a Firenze, nel rinascimentale cortile del Michelozzo a Palazzo Vecchio. In quest’opera i vecchi piatti di ceramica vengono “decorati” con frasi estrapolate dai media internazionali che parlano di violenze, soprusi sulle donne e femminicidi. Il piatto, destituito temporaneamente dal suo ruolo primario di oggetto domestico atto a contenere cibo diventa, quindi, il veicolo per codificare l’ambiguità di questi “frammenti amorosi”. 

- l’installazione in vetro fuso In the name of love(2016) di Silvia Levenson, dove la grande torta nuziale presenta al posto della statuina con i tradizionali “sposini” l’immagine di una bomba a mano, elemento iconico della sua cifra espressiva. 

- i video Everything is ok(2007) e Something wrong(2005) - firmati da Natalia Saurin e Silvia Levenson –mostrano in modo esplicito, in linea con i dati statistici, come uno dei luoghipiù pericolosi per le donne di tutto il mondo, risulta essere proprio la loro casa, contenitore di affetti e relazioni famigliari. In queste opere le tensioni latenti, intrappolate nel vivere quotidiano sono avvolte in una nuvola rosa d’idilliaca finzione, pronte ad uscire fuori per trasformare il presente in uno scenario drammatico. 

- la serie fotografica Kitchen (2008-2009), dove Natalia Saurinattinge ad un altro tòpos popolare come la tovaglia a quadretti bianca e rossa che viene trasformata nel palcoscenico di una messinscena in cui il concetto di “comfort zone” - ancora una volta - si ribalta completamente. 

- Famiglia e altre storie(2015) in cui Levenson rielabora il proprio album di famiglia, lasciando però trapelare l’ambiguità e i segreti contenuti nel concetto stesso di “famiglia”, in cui spesso l’infanzia è minacciata piuttosto che tutelata e c’è sempre un capro espiatorio. 

Naturalmente, nel veicolare la dualità dei messaggi, la scelta dei materiali e delle tecniche riveste un ruolo determinante: il vetro per Levenson è una sfida per le sue proprietà di materiale fragile e pericoloso, perfetto per la trasposizione visuale dell’allegoria. Così come per Saurin in ti amo troppo(2019-2020), il gesto reiterato della cucitura e del ricamo con l’inserimento di lustrini (ma anche di cerotti) su cartoline vintage è un nuovo esercizio per declinare il tema dell’amore.

Con questa mostra l’Ambasciata Argentina intende rendere visibile l’allarmante problema che rappresenta la violenza di genere non solo in America Latina ma anche in Europa, fatto che si è aggravato dal confinamento provocato dalla pandemia di covid19. Di conseguenza, con il lavoro delle artiste, la Casa Argentina diventa uno spazio di denuncia e di riflessione collettiva che invita a rivedere il ruolo della donna nella società.


Biografie delle artiste:
Silvia Levenson è nata in Argentina in 1957 e vive in Italia dal 1980.Nei suoi lavori esplora lo spazio sottile situato fra ciò che si vede e ciò che s’intuisce e usa il vetro come una lente d’ingrandimento per osservare da vicino i conflitti nelle famiglie e nella società. Attraverso le sue sculture e installazioni indaga quelle zone di confine che possono essere le mura domestiche oppure le frontiere. Nel 2004 riceve il premio Rakow Commission Award al Corning Museum of Glass; nel 2008 è finalista al Bombay Sapphire Prize e nel 2016 riceve The Glass in Venice Award da parte dell'Istituto Veneto di Venezia. I suoi lavori fanno parte di numerose collezioni pubbliche tra cui quelle del Corning Museum of Glass, New Mexico Museum of Art, Santa Fè, Houston Fine Art Museum, Toledo Museum of Art, Mint Museum, Charlotte, Sunderland Glass Museum, UK, Museo Provincial de Bellas Artes, Buenos Aires, Alexander Tutsek-Stiftung, Monaco, MUDAC, Lausanne, Museo del Castello Sforzesco, Milano e la Fondazione Banca San Gottardo.

Natalia Saurin (Buenos Aires 1976, vive e lavora tra Milano e Finale Ligure) è fotografa e videoartista. Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano e si forma presso l’Università dell’immagine, fondata dal fotografo Fabrizio Ferri. La sua ricerca è volta a rilevare come mito e quotidianità siano connessi tra di loro, attraverso l’uso di simbologie, leggende ed esperienze quotidiane. Filo conduttore che attraversa tutto il suo lavoro artistico è l’indagine su stereotipi e immagini iconiche, ripetizioni e trasmissioni di concetti e immagini che alterano il concetto di verità. Dal 2000 ha esposto in numerose mostre in Italia e all’estero. Nel 2010 vince il primo premio al Renaissance Arts Prize, nella categoria videoarte a Londra. Partecipa a varie residenze d’artista, fra queste nel 2011 viene invitata alla Fondazione Americana Camargo di Cassis (Francia) e nel 2014 a Catania per il progetto My little house. Nel 2018 viene pubblicata la monografia Natalia Saurin. Tra mito e quotidiano, curata da Balloon Project (Moondi Edizioni). E’ rappresentata dalla distributrice di video arte Visualcontainer con sede presso [.BOX] Videoart Project space di Milano. I suoi video sono stati proiettati in festival quali Videa, Visionaria, Fiaticorti, Giffoni e Optica (Spagna, Argentina, Bolivia, Francia).

Ni una menos
Silvia Levenson e Natalia Saurin
a cura di Manuela De Leonardis

Casa Argentina, Roma 
15 ottobre -17 novembre 2020
Inaugurazione 15 ottobre dalle ore 18,00 alle 20,30

In conformità con le disposizioni di sicurezza per il contenimento del COVID-19, al fine di garantire una corretta distanza sociale, l’ingresso alla mostra sarà contingentato e sarà obbligatorio indossare la mascherina.

Dal 15 ottobre al 17 novembre 2020 - Da lunedì a venerdì dalle ore 14.00 alle 19.00

Casa Argentina
Via Veneto7, Roma
Tel 06 4873866
Cultura_eital@mrecic.gov.ar
Ingresso libero


BACKUP - Svetislav Martinovic / Francesco Zavatta


                                              Francesco Zavatta                                     Svetislav Martinovic


Si inaugura sabato 3 ottobre alle ore 18.00, presso la Galleria d’arte ZAMAGNI di Rimini, la mostra BACKUP con gli artisti Svetislav Martinovice Francesco Zavatta. L’esposizione ha il patrocinio del Comune di Rimini.

La Galleria d’arte ZAMAGNI è un progetto personale e appassionato, frutto di anni di esperienze e incontri sul territorio riminese. Nato circa un anno fa dal sogno di Gianluca Zamagni, è uno spazio aperto al confronto con il mondo dell’arte italiana ed internazionale. Luogo di innovazione e tradizione, ha una lunga storia nel mondo dell’artigianato italiano: la galleria è nata infatti dall’Angolo della cornice, negozio che tutti conoscono a Rimini, sia come corniceria sia per gli anni trascorsi al servizio di artisti e talenti. Oltre all’esposizione di grandi nomi dell’arte, tra i quali figurano Mario Sironi, Mario Schifano, Mario Giacomelli, Franco Fontana, Giovanni Lombardini e Stefano Ronci, nello spazio si organizzano mostre personali e collettive, incontri con gli artisti e presentazioni di libri.

Il 3 ottobre la galleria presenta gli artisti Svetislav Martinovic e Francesco Zavatta il cui percorso è accomunato da questioni formali riconducibili ad un unico elemento geometrico che ricorre sovente attorno a noi: la linea. Segno grafico che si estende in lunghezza unendo due estremi, è riconducibile a vari oggetti della quotidianità che geometricamente approdano a questa figura. Un elemento semplice che può tuttavia assumere molte sfaccettature: da orizzontale a verticale, da diagonale a retta, da curva a spezzata, è sempre una serie infinita di punti che appaiono uniti per costituirne l’inizio e la fine. Attraverso la pittura, ad olio per Zavatta e l’acquarello per Martinovic, la traccia della linea si riempie di rimandi e ricordi immagazzinati in questo strano periodo storico dai due artisti. Questo è BACKUP, letteralmente una copia di sicurezzadi memorie, visive e non, realizzata durante il lockdownsu tela, su tavola e sulla carta. 

Nell’ambiente urbano di Martinovic, artista di origine macedone il cui lavoro è fortemente legato ai sui studi di architettura, svettano le linee verticali, orizzontali ed incrociate, di torreggianti pali della corrente e delle ferrovie, spesso in bianco e nero, che svettano fin sopra ai tetti, in un’atmosfera cupa e colma di ombre. L’orizzontalità delle sue scale esprime tutta la sua passione per il cinema russo d’avanguardia che prese i passi dal cinema futurista italiano. 

Le tinte di Zavatta, con l’intenso blu di Prussia preparato dall’artista con le polveri, sono invece il mare di Rimini, la sua città, in cui la presenza della briccola, e delle corde ad essa legate, sono linee che divengono punti di riferimento per la navigazione e quindi per l’uomo. Punti fermi verticali in un vasto orizzonte che ci fa perdere nella bellezza. Il legame con il mare è preponderante nella formazione e conservazione dell’identità dell’artista, seguendolo ovunque esso vada. 

BIOGRAFIE
Svetislav Martinovic è nato nel 1956 a Bitola in Macedonia (ex Jugoslavia). Nel 1981 si laurea in Architettura a Belgrado. Negli anni ’80, durante il suo periodo parigino, si innamora della pittura e lavora come pittore per un paio d’anni. Ha lavorato come architetto per oltre 30 anni in diversi paesi: Serbia, Montenegro, Austria, Russia e Italia. Durante questi anni non ha mai perso il suo interesse per l’arte, e non ha mai smesso di dipingere. Martinovic ritiene che il suo lavoro sia strettamente legato ai suoi studi di architettura accademica e al suo lavoro. È sempre affascinato dall’ambiente urbano. Attualmente vive e lavora a Rimini, in Italia.

Francesco Zavatta, nato a Rimini nel 1986, vive e lavora vicino a Milano. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze e in seguito di Venezia, collabora non solo con gallerie d’arte, ma anche con aziende e scuole, nella consapevolezza che l’arte contemporanea può dialogare con il mondo del lavoro e dell’educazione. La sua ricerca artistica si serve della pittura figurativa come mezzo di espressione potente e primordiale, e si concentra su due filoni principali, il mondo della natura (in particolare i riflessi dell’acqua) e il mondo dell’urbanità e dei luoghi contemporanei (città, parcheggi, stazioni, aeroporti). Hanno scritto di lui, tra gli altri, Alberto Agazzani, Alessandro Giovanardi, Elio Fiorucci, Philippe Daverio, Giovanni Gazzaneo e Giuseppe Frangi.

La mostra, accompagnata dal catalogo in cui è presente un testo critico della curatrice Milena Becci, sarà visitabile dal 3 ottobre all’8 novembre 2020, dal lunedì al sabato, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00. Info e contatti: info@zamagniarte.it/ www.zamagniarte.it / t. 335 7016352 - 0541 14 14 404


Titolo: BACKUP
Artisti: Svetislav Martinovic / Francesco Zavatta
Testo critico di: Milena Becci
Vernissage: sabato 3 ottobre dalle ore 18.00 alle ore 22.00
Durata: 3 ottobre / 8 novembre 2020
Orari di apertura: dal lunedì al sabato, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00. 
Domenica su appuntamento
Luogo: ZAMAGNI Galleria d’arte, via Dante Alighieri n. 29-31, Rimini (RN)
Con il patrocinio di: Comune di Rimini
Contatti e Info: info@zamagniarte.it/ www.zamagniarte.it / t. 335 7016352 - 0541 14 14 404

 


 

martedì 22 settembre 2020

Anna Di Paola - Misero Blu

Anna Di Paola, Claudia, 2020, cianografia

Giovedì 1 ottobre 2020, Maja Arte Contemporanea inaugura la stagione espositiva con la prima personale della giovane artista molisana Anna Di Paola, che debutta in galleria con un ensemble di ritratti dal titolo Misero Blu.

Attraverso l'utilizzo della cianografia, Di Paola fa affiorare nel blu prussiano quindici immagini che rievocano altrettante opere del "Periodo Blu" di Picasso.
"Per una giovane artista dialogare in modo esplicito con Pablo Picasso richiede un atto di coraggio e una dose di spregiudicatezza: il rischio è di essere travolta dal peso dell'artista più famoso del Novecento o di dare vita a opere che non escono dai limiti di quella convenzionalità che gran parte del 'picassismo' internazionale aveva già mostrato già negli anni Cinquanta del secolo passato. Eppure Anna Di Paola ha avuto questo coraggio e sembra aver decisamente vinto la sua sfida personale", osserva Lorenzo Canova nel testo critico in catalogo.

Orietta, Agostino, Paolo, Chiara, Gianmario, Emanuela, ... Anna, sono i protagonisti senza tempo di questi enigmatici "ritratti molisani".

"Riemerse dall'oblio e dalla dimenticanza, quelle figure sono ancora fissate nella posa che Picasso aveva scelto per loro, ma una vibrazione inafferrabile sembra attraversare la materia rugosa di questi fogli miseri e poetici. Quelle persone si proteggono ancora dal freddo, stirano, si rinchiudono nella prigione nera della propria malinconia, abbracciano i propri bambini, stringono a sé e carezzano colombe e cagnolini: e tutto questo sembra accadere nella nota vespertina di una sera senza notte, in una luce che non diventerà mai quella splendida del giorno senza però trascolorare nel nero delle tenebre. 

Così, in questo perenne crepuscolo fatto di una sostanza immateriale, misera e meravigliosa, gli scatti di Anna Di Paola riescono a trovare un dialogo ermetico con la grande pittura del maestro, un'affinità di immagini e sentimenti, fino a scoprire nei suoi stessi occhi il riflesso segreto che anima il sofferto e solenne autoritratto di Picasso e che ci accompagna nei percorsi leggeri e melanconici di una fotografia che si ravviva nella sua misteriosa essenza pittorica."

ANNA DI PAOLA
Nasce a Campobasso nel 1996. Dopo aver conseguito la maturità classica si stabilisce a Roma per intraprendere il corso di Laurea di primo livello in Fotografia presso RUFA "Rome University of Fine Arts". È tra i 25 finalisti del Rufa Contest, nel 2016 con il cortometraggio "Un caffè in convento" e nel 2017 con "Cosa vuoi fare da grande?". Nel 2017 partecipa come assistente alla fotografia e alla regia alla realizzazione dei cortometraggi "Mirror" e "Il soldatino" di Alfonso Bergamo e pubblica il documentario "Teco Vorrei - Il Venerdì Santo a Campobasso".

Collettive
Roma 2018, "Ceci n'est pas un selfie", Rufa Space; Roma 2018, "During Sex", TAG Tevere Art Gallery; Rimini 2017, "Xiloreportage - Rimini 2017", FAR; Roma 2017, "Materia e Visioni", LINEA-MAXXI; Roma 2017, "IL MIO SGUARDO: viaggio fotografico nell'Italia che emoziona", Galleria d'Arte Micro; Roma 2016, "CRUSH - Manifesto Globale", complesso del Vittoriano; Praga 2016, "ET CETERA – Italian Young Street Photography", Istituto Italiano di Cultura.


Titolo mostra: Misero Blu
Artista: Anna Di Paola
Testo critico di: Lorenzo Canova
Dove: Maja Arte Contemporanea, via di Monserrato 30, 00186 Roma
Quando: 1 ottobre - 14 novembre 2020

Long Opening: Giovedì 1 ottobre 2020, ore 12-20; venerdì 2 ottobre 2020, ore 15,30-19,30; sabato 3 ottobre 2020, ore 11-19,30; APERTURA STRAORDINARIA domenica 4 ottobre 2020, ore 11-14
Orari mostra: martedì - venerdì h. 15,30-19,30; sabato h. 11-13 / 15-19. Chiuso lunedì e festivi. Altri orari su appuntamento. Ingresso libero.

Sito: www.majartecontemporanea.com
Email: info@majartecontemporanea.com
Tel: +39 06 68804621, +39 338 5005483
Info e Ufficio stampa: press@majartecontemporanea.com; +39 338 5005483


La fanciulla del borgo di Franco Summa

Franco Summa, Fanciulle d'Abruzzo (al centro la Sposa). © Fondazione Summa

Quasi come un ultimo gesto di amore per l’arte, Franco Summa, noto artista scomparso lo scorso gennaio, pioniere dell’arte ambientale e urbana, attivo nei campi dell’arte e dell’architettura sin dagli anni sessanta con un linguaggio che in Italia ha fatto scuola, lascia a Borgotufi una traccia indelebile della propria poetica con l’opera Fanciulla. Un’opera nuova che finalmente oggi si adagia come segno gentile ma deciso in uno spaccato della piazza del Borgo che si affaccia verso la Valle del Sangro; un’opera ricca di memoria, non solo quella del lavoro di Summa, capace di interpretare simbolicamente il luogo, le sue tradizioni e radici ma con sguardo attuale e contemporaneo.

La genesi dell’opera e l’intervento di cui oggi possiamo godere a Borgotufi, si snoda in un breve periodo di poco antecedente il decesso di Franco Summa. È di Enrico Ricci promotore e investitore nel recupero ad albergo diffuso del pittoresco Borgotufi, (parte antica del paese di Castel Del Giudice, Molise) insieme al fratello Gianfranco e l'imprenditore Ermanno D'Andrea che hanno costituito una public company in collaborazione con il Comune – la richiesta a Franco Summa, su stimolo e suggerimento del comune amico Franco D’Amico, di progettare un intervento dal carattere monumentale, significante ma poetico allo stesso tempo per questo lembo di terra così affascinante ed emozionante. Sebbene provato in salute, con l’entusiasmo e la passione che sempre l’ha accompagnato nella sua lunga carriera – non a caso sue sono le parole: La vita è sogno, la vita è segno (Edizioni Tracce 2000) - Franco Summa, attraverso le immagini che bene documentano le caratteristiche dello spazio urbano entro cui iscrivere l’opera, scriveva il 20 gennaio 2020:

La piazza è un grande spazio bianco, leggermente in declivio, che affaccia sul “grande vuoto” di un panorama ampissimo, che spazia per decine di chilometri tutt’attorno senza alcun elemento di prossimità in primo piano. L’essenzialità minimalista della piazza (nuda, vuota, bianca) che affaccia su un enorme panorama anch’esso “vuoto”, perché circoncluso solo dalla linea delle montagne tutt’attorno, mi fa pensare che vi occorra un segno gentile e forte allo stesso tempo: una figura femminile, dai vividi colori. Penso che la soluzione creativa ottimale e incontro sia riprodurvi, in una idonea scala dimensionale [...] una mia Fanciulla, icona tornita di una femminilità ideale che immagino quasi come dea primigenia, tutrice e madre della terra che dal quel balcone si domina così ampia 

cedendo in seguito ad Enrico Ricci il bozzetto della Fanciulla con l’impegno di curarne l’esecuzione materiale oltre a riconoscerne la piena paternità artistica con la firma Summa, 2020 e chiedendo contestualmente all’amico e membro della Fondazione Summa, Giovanni Tavano di seguirne tangibilmente il lavoro. È grazie, infatti, alla collaborazione con la Fondazione Summa, istituita lo scorso 2019, la cui mission della definizione e realizzazione della qualità dei luoghi urbani, e alla collaborazione del Comune di Castel del Giudice, che l’opera e il pensiero di Franco Summa gettano le basi per un domani più consapevole anche a Borgotufi. Un luogo sin dall’inizio concepito e immaginato al servizio dell’arte e della cultura che con l’opera Fanciulla mostra la propria sensibilità verso tali temi.


> PROGRAMMA

RECUPERO ARTE COMUNICAZIONE - PER UNA NUOVA VISIONE DEI BORGHI
SALA CONVEGNI BORGOTUFI ORE 16.30

INTERVENTI
Annalisa Monfreda Direttrice Donna Moderna
Lucio Zazzara Docente di Urbanistica
Presidente del Parco della Majella
Niko Romito Cuoco Casadonna ristorante Reale
Enrico Ricci Imprenditore

ORE 18.00 Inaugurazione dell’opera

La Fanciulla del Borgo
di Franco Summa
Lino Gentile Sindaco di Castel del Giudice – IS
Giovanni Tavano Vice Presidente Fondazione Summa

CONDUZIONE
Maria Stella Rossi Giornalista culturale

Per partecipare, è necessaria la prenotazione, scrivendo a: info@borgotufi.it 
L’accesso sarà consentito nel rispetto delle norme anti Covid fino ad esaurimento posti.

> BIOGRAFIA FRANCO SUMMA
Nato a Pescara, Franco Summa consegue la Maturità Classica e poi frequenta la Facoltà di Lettere nell'Università di Roma laureandosi in Lettere Moderne (indirizzo Storia dell'Arte) con una tesi in Estetica. Dalla metà degli anni Sessanta sviluppa una ricerca artistica incentrata sul rapporto uomo-ambiente, che ha trovato negli spazi urbani uno specifico campo di intervento. A partire dal 1968 ha realizzato, in varie città, numerosi opere ambientali sia temporanee che stabili come “Un arcobaleno in fondo alla via” nel 1975 a Città Sant’Angelo, “Le Parole vivono nella Realtà le Cose nella Mente” a Castel di Sangro nel 1976, a Pescara “La Porta del Mare” nel 1993, “Essere” nel 1994, “Laudato sì” nel 2000; “La Raccolta” nel 2006 a Bolognano; “Preludio” nel 2006 a Montesilvano. La sua prima presenza in manifestazioni artistiche significative risale al 1964, con la partecipazione, su invito di Giulio Carlo Argan, alla mostra Strutture di Visione di Avezzano (Aq) a questa sono seguite molte altre mostre in Italia e all'estero, tra cui: Proposte Uno (premiato ex aequo con Pino Pascali) Avezzano,1965; Biennale di Venezia, 1976 (tema: l'Ambiente), dove realizza, con Michelangelo Pistoletto, Il Silenzio rosa; Biennale di Venezia 1978 (tema: Dalla natura all'arte, dall'arte alla natura); Triennale di Milano 1979; International Art Exhibition, Slovenj Gradec 1980; Documenta Urbana, Kassel 1980; Wir Anderen, Regensburg 1982; O territorio: pratica artistica e projectaçao, Sao Paulo, Rio de Janeiro 1983; Arte in Italia dal 1958 al 1985, Bacoli 1985; Itinerari Paralleli, Neuchatel, Hamilton 1987; Premio Michetti, 1988 (premiato); Abitare con Arte, Milano 1990/92; Abitare il Tempo, Verona 1989, 1994 ,1995; Abitare con Arte Milano 1989; Le Temps de l'Ailleurs Galleria Lara Vincy, Parigi 1994; Live Ceramic Art (con Tilson, Tadini, Hsiao Chin) ad Artefiera Bologna 1996; Design og identitet al Louisiana Museum di Copenaghen 1996; . Ai Confini della Terra al Flash Art Museum di Trevi 1996. Le Diversità Fortezza da Basso, Firenze 1998; Riferimenti Forti, Premio Vasto 2002; Pastor Angelicus Vetrina 133 di Via Ripetta Roma 2008; Arte ambientale urbana nella Facoltà di Architettura Valle Giulia di Roma 2008/9; Die Stadt als Kunst nell’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, 2009; Le Vie del Dipingere, Galleria Civica di Arte Moderna di Spoleto 2009; Il Festino degli Dei, Lamezia Terme e Cosenza 2009; Profondità 45, Torino 2008; Arte e Spazio Pubblico Terni 2009; La Porta dell’Infinito, Firenze 2011; De Pictura: il Filo di Arianna, Lamezia Terme 2011; Un Arcobaleno sulla Via, Roma 2009/2011; Quali Cose Siamo, Triennale di Milano nel 2010/2011; Abitare l’Utopia, Verona 2011; Magnus ab integro saeclorum nascitur ordo, Biennale di Venezia 2011.

Hanno documentato la sua attività le riviste Domus, Casabella, Modo, Segno, Bolaffi Arte, AD, Controspazio, L'Architettura, Data, Progettare in più, Arte, L'Arca, Area, Via, L'Arca, Teléma, Amica Casa, Panorama, L'Espresso, Il Sole 24 Ore, Interni, L’Erasmo e, con particolare attenzione, Art Action Partecipation di Frank Popper (Edition Klinksieck, Parigi 1980); i volumi di Enrico Crispolti Extra Media (Studio Forma editrice, Torino 1978), La Pittura in Italia, Il Novecento terzo volume (Electa Milano 1994), il Disegno del 900 (Electa Milano1993); Giorgio Di Genova, Storia dell’Arte Italiana del Novecento Generazione anni Trenta (Edizioni Bora Bologna 2000). Al suo lavoro si sono interessati, tra gli altri, Giulio Carlo Argan, Manuela Crescentini, Maurizio Fagiolo, Gillo Dorfles, Giuseppe Gatt, Lara Vinca Masini, Alessandro Mendini, Filiberto Menna, Almerico De Angelis, Italo Tomassoni, Claudio Spadoni, Carmelo Strano, Maurizio Vitta, Pierre Restany, Paola Pallottino, Renato Minore, Guglielmo Gigliotti, Silvia Pegoraro, Luciano Marziano, Giorgio Bonomi, Lucia Giardino.

> BORGOTUFI, L’ALBERGO DIFFUSO E CASTEL DEL GIUDICE
Borgotufi albergo diffuso di Castel del Giudice (IS), con le sue casette indipendenti che ospitano soggiorni e cucine, e il Ristorante Il Tartufo. Con all’attivo diverse mostre fotografiche, l’ultima nata durante il lockdown e attualmente allestita all'aperto tra le casette del borgo, Borgotufi è un luogo la cui attenzione per l’architettura, i dettagli di arredamento e design nelle strutture, lo contraddistinguono nel panorama nazionale del suo genere. Profumo di bosco, nubi che giocano a rincorrere le sinuosità delle montagne, vegetazione rigogliosa, aria pulita, sentieri e meleti che sbocciano di vita, api ronzanti, rappresentano la cornice entro cui s’iscrive quel richiamo della natura più forte che mai. La ricerca di vacanze nel verde è il meglio, non solo per uno stile di vita green, ma anche per una rigenerante necessità. Fuori dalle più note rotte turistiche, Castel del Giudice (IS), paese dell’Alto Molise al confine con l’Abruzzo - che si distingue per le sue pratiche sostenibili di rigenerazione del territorio e della sua comunità, offre ai viaggiatori in cerca di spazi all’aria aperta, relax e la possibilità di confort e riservatezza. L’albergo diffuso è un piccolo borgo nel borgo, nato dal recupero di case e stalle abbandonate, un luogo che ha saputo, fin dalla sua origine, trasformare le difficoltà in nuove opportunità. Le sue accoglienti case, tutte indipendenti e dalle architetture in pietra e legno, che rispondono ai nuovi requisiti di sicurezza e qualità, possono ospitare coppie e famiglie nella più totale privacy. Casette con bellissimi soggiorni e cucine attrezzate, accoglienti camini e romantici soppalchi, finestre che si aprono sull’incantevole paesaggio disegnato da cime e boschi dove scorre il fiume Sangro, e dove nascono le mele biologiche del meleto Melise, cespugli di erbe aromatiche e prati verdi, balconcini dove poter fare colazione all’aria aperta su eleganti tavolini da giardino, si alternano tra le case che per la loro particolare disposizione sembrano arrampicarsi sulla collina, su cui scoprire l’altra parte dell’abitato di Castel del Giudice. Una grande piazza al centro dell’albergo diffuso è una terrazza che si apre alla meraviglia del panorama. Da qui, scendendo una scalinata, sempre open air, si accede alla reception e alla grande sala del ristorante Il Tartufo, in cui assaporare le delizie di stagione e coltivate sul territorio, preparate dallo Chef Marco Pasquarelli, e stupirsi con il menu degustazione al tartufo. Nella struttura principale non manca un centro benessere con piscina. Tutto intorno, si snodano, tra boschi e ruscelli che scorrono tra il Molise e l’Abruzzo, percorsi per passeggiate ed escursioni. Come quello che conduce alle sorgenti di acqua sulfurea o il sentiero che segue il corso del fiume Sagro fino al centro rafting, oppure il cammino che si inoltra nella vegetazione dove nascono funghi e tartufi, o lungo le sponde del fiume Molinaro, un luogo di pace e di energia, ideale per praticare forest bathing. Altri percorsi permettono di raggiungere il Giardino delle Mele Antiche e l’Apiario di Comunità di Castel del Giudice, i paesi vicini come Capracotta o gli abeti bianchi di Pescopennataro, le Cascate del Verde di Borrello (CH) o i sentieri della Riserva Mab UNESCO Alto Molise. BORGOTUFI ALBERGO DIFFUSO è soprattutto un’esperienza di vita per una vita diversa che ritorna alla natura e alle origini.

Franco Summa_Porta del mare,1993.© Fondazione Summa


SCHEDA TECNICA
LA FANCIULLA DEL BORGO DI FRANCO SUMMA
e incontro RECUPERO ARTE COMUNICAZIONE - PER UNA NUOVA VISIONE DEI BORGHI
Luogo: BORGOTUFI – CASTEL DEL GIUDICE - IS
Data: 25 Settembre 2020 dalle ore 16.30

Un progetto promosso e patrocinato da: BORGOTUFI ALBERGO DIFFUSO, FONDAZIONE SUMMA, COMUNE DI CASTEL DEL GIUDICE - IS

UFFICIO STAMPA
Contatti: Marcella Russo//Maria Letizia Paiato
Tel: 0039 349 3999037//0039 348 3556821
Mail: press@rp-press.it | Sito: http://www.rp-press.it | FB: @russopaiatopress | IG: rp_press

***

CONTATTI BORGOTUFI ALBERGO DIFFUSO
Via Borgo Tufi, 80 - 86080 Castel del Giudice (IS)
Tel. 0865 946820 | Email: info@borgotufi.it | Sito web: www.borgotufi.it Facebook: https://www.facebook.com/borgotufi.albergo.diffuso Instagram: https://www.instagram.com/borgotufi/

UFFICIO STAMPA E COMUNICAZIONE CASTEL DEL GIUDICE – BORGOTUFI
Contatti: Adelina Zarlenga
Tel: 0039 339 1996010
Mail: adelina.zarlenga@gmail.com Ufficio stampa -> http://www.elladigital.it

FONDAZIONE SUMMA
Per informazioni: www.francosumma.it
Fondazione Summa: FB https://www.facebook.com/fondazionesumma

domenica 20 settembre 2020

IN VOLO di Olga Teksheva


Roma, 24 settembre 2020 – La galleria Pavart, inaugura la mostra personale IN VOLO di Olga Tekheva, artista russa che presenta una serie di lavori di arte tessile contemporanea.

Tutte le opere d'arte sono state prodotte appositamente per questa mostra d'arte e non sono mai state esposte prima. Il tema principale della mostra è il volo della libellula, simbolo di leggerezza, libertà e cambiamento. Un connubio perfetto di linee orizzontali e verticali, quasi minimali nella loro austerità "mondrianesca", ma che ricordano i ritmi verticali e orizzontali dell'intreccio.

Tre sono le serie prodotte per l’esposizione:
- Materiale / Immateriale, pannelli a parete di grande formato (120/150 x 250/300 cm), ricamati a mano su un collage tessile di tessuti trasparenti leggeri come chiffon e organza.
- Libellule che studia le forme della libellula in tutte le possibili tecniche di manipolazione tessile: tessitura, uncinetto, ricamo.
- Acchiappasogni, una rete come elemento principale, che raccoglie dettagli in ceramica e oggetti organici (foglie, corteccia d'albero, rami).

Inoltre, ci sarà un'installazione tessile, Fiori meravigliosi non si adattano all’arte contemporanea, composta da fiori tessili 3D di varie misure.

Il manufatto come oggetto d'arte è il principale punto di interesse dell'artista. Un oggetto dalle trame ricche e dalla combinazione imprevedibile di materiali, che cambia la percezione dello spazio e della realtà aprendo le porte a un mondo di "favole per adulti". Ci fa ricordare i nostri sentimenti e i nostri sogni infantili che ci facevano diventare molto di più di quanto credevamo ma ci davano la forza di volare incontro alla vita.

Tutti gli elementi artistici sono lavorati a mano, con molti ricami a mano. Olga Teksheva non usa mai macchinari, mantiene pienamente la presenza della sua mano e del suo cuore. Le opere tessili di Teksheva diventano materiali magici. Riferendosi ai tessuti, tutti noi abbiamo le nostre esperienze di vita personali, ci coprono, ci danno conforto, ci rendono attraenti, ci proteggono dal freddo e dal caldo. Così la sua arte tessile può colmare il divario tra l'osservatore verso un'opera d'arte contemporanea perché la rende meno concettuale e più emotiva, come qualcosa che conosciamo bene.

Inizialmente la mostra era programmata per il mese di maggio 2020, ma è stata cancellata a causa della quarantena globale. L'esperienza di chiusura, paura e incertezza vissuta dall'artista e dal mondo intero ha convinto l’artista ancor di più che tutti abbiamo bisogno dei nostri momenti di volo. Per questo motivo questa mostra sarà molto più contemporanea di quanto sarebbe dovuta essere, e diventa un'esperienza unica per l'artista e per i visitatori che si avvicinano all'arte nella nuova era post-lockdown da coronavirus.

Olga Teksheva nasce a Mosca nel 1973 a Mosca, si laurea in Storia dell'Arte nel 1996 presso l’Università statale di Mosca Lomonosov e in Disegno e Pittura nel 2006 presso lo Studio Liudmila Ermolaeva. Dal 1993 collabora per il settore moda con diverse redazioni editoriali e riviste. Nel 2000 inizia a scrivere per "L'Officiel" (Russia), nel 2007 collabora anche con "Collezioni" (Russia) e "Black Square" (rivista di arte contemporanea). Nel 2008 si trasferisce a Roma per frequentare un corso di Moda e Costume Design presso l'Accademia di costume e di moda, riceve il suo Bachelor of Arts nel 2011. Dopo alcune collaborazioni nel campo della moda si rende conto che le necessità di vestibilità sono limitanti rispetto alla ricerca che vorrebbe sviluppare. Abbandona la moda e si dedica all'arte contemporanea, con la prima mostra personale a Roma nel 2017. La mostra la porta all'attenzione di Velia Littera, curatrice d'arte, fondatrice della galleria Pavart di Roma. Così la loro collaborazione inizia con una mostra d'arte collettiva Flusso di Linfa nel 2017, la mostra bipersonale Echoes of land and sea per RAW 2018, la collettiva Homing nel 2019 e culmina nel 2020 con questa mostra d'arte personale In Volo. Olga è anche membro della Society for Embroidery Work e ha partecipato alla prima mostra Contemporary Stitched Art nel 2019. Nel 2019 viene selezionata per partecipare alla fiera internazionale Art Rooms a Roma con Menzione Speciale, e crea due installazioni in fibra site specific, una delle quali come progetto speciale per Ford Italia. I suoi lavori sono principalmente installazioni di tessuti e fibre, sculture in tessuto a parete e istallazioni che mescolano varie tecniche di arte tessile contemporanea: fiber- art, collage, ricamo a mano, uncinetto, tessitura. La natura è la sua fonte di ispirazione preferita, infatti, molti lavori iniziano con una ricerca grafica di forme naturali e trame disegnate a mano sul suo taccuino segreto. Quindi un piccolo dettaglio organico può diventare un enorme pannello tessile.

La bellezza, la diversità e gli aspetti monumentali della natura, così importanti in questo periodo, in cui tutti noi dovremo necessariamente cambiare atteggiamento nei confronti del nostro meraviglioso pianeta in cui viviamo, è per Olga Teksheva una fonte infinita di creazione artistica.

Attraverso l'arte Olga Teksheva racconta il suo mondo interiore, ci fa volare come libellule.

Mostra personale di arte contemporanea dal 24 settembre al 9 ottobre 2020
Orari di aperture: dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle 18
Solo su appuntamento muniti di mascherina


IN VOLO 
Olga Teksheva 
A cura di Velia Littera 

Galleria Pavart 
Vernissage virtuale 24 | 9 | 2020 
Instagram live @pavartroma Ore 18 :00







Galleria Pavart - Via Giuseppe Dezza 6b, ROMA
Contatti per informazioni: T. +39 0658303356 E. info@pavart.it

Lello Lopez - Deposito materiale di senso

Lello Lopez, dal progetto Deposito materiale di Senso, 2020 acrilico su tela cm128x98 

Dopo l’enorme successo di Re_setting, la mostra della riapertura dopo il lockdown, la Shazar Gallery presenta, giovedì 17 settembre, Deposito materiale di senso la prima personale di Lello Lopez negli spazi di via P. Scura. La narrazione visiva messa in scena nella galleria dall’artista napoletano si dipana attraverso quadri, sculture ed installazioni, inviti e suggerimenti verso la decifrazione di qualcosa di nascosto. Attraverso la sintesi associativa, cifra stilistica di Lello Lopez, le opere appaiono connesse sul piano formale da un’oggettiva evidenza lasciando tuttavia che l’analisi concettuale diventi un gioco sottile, un’indagine che acuisce i sensi e i ricordi. La realtà circostante viene decontestualizzata e usata per svelare significati reconditi, così le piante dipinte in paesaggi stranianti accompagnano verso mete lontane o l’insieme di oggetti apparentemente scollegati diventano repertorio di impronte lasciate dalla storia e dal presente o la catalogazione ragionata e scientifica del mondo vegetale sposta l’attenzione verso una lettura poetica. La mostra prende nome dall’installazione Deposito materiale di senso, costituita da una scultura di terracotta: due mani su cui è poggiato un piccolo registratore, che suggerisce di lasciare una traccia vocale, tre megafoni recanti su apposite etichette i nomi di J.Kosuth, R. Barry, L. Weiner, artisti che notoriamente usano la sintesi verbale, e un computer che ripete la traccia de “Apologia di Socrate” recitata dal padre dell’artista “gli elementi che ne fanno parte, attraverso contaminazioni ed equivoci, sono messi in relazione tra loro -afferma Lello Lopez- si aprono a continue interpretazioni nella ricerca di un senso primario, originario, significante…”

Il catalogo della mostra, con il testo di Anita Pepe, sarà presentato presso la Shazar Gallery il 31 ottobre in occasione del finissage della mostra.

Deposito materiale di sensosarà visitabile fino al 31 ottobre dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 o su appuntamento. In ottemperanza alle nuove norme di distanziamento la galleria accoglierà solo due persone per volta, munite di mascherina, la prenotazione obbligatoria è possibile su tutti i canali ufficiali della Shazar Gallery. 

Lello Lopez
Deposito materiale di senso
Opening:giovedì 17 settembre dalle ore 18,00
Dal 17 settembre al 31 ottobre 2020

 

Press officer: 
Graziella Melania Geraci
3475999666 
press@shazargallery.com

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8
80134 Napoli 
Tel. 081 1812 6773 
www.shazargallery.com – info@shazargallery.com
Instagram: shazargallery – FB: shazargallery

mercoledì 16 settembre 2020

GILLO DORFLES. LA SUA PAESTUM


Gillo Dorfles torna nella sua amata Paestum a 2 anni dalla sua scomparsa con una mostra a lui dedicata per celebrare e rendere omaggio al sodalizio che, in circa vent’anni, l’artista e critico d’arte triestino ha saputo tessere con il territorio pestano e la sua comunità.

Dal 17 settembre 2020, negli spazi della Torre 28 dell’antica cinta muraria di Paestum, verrà esposta una raccolta di circa cento opere tra materiali minimi, tele, grafiche e ceramiche, realizzate durante i numerosi soggiorni pestani di Dorfles quando, lontano dalle grandi città del nord, l’“angelo della critica” tornava a dipingere.

“Gillo Dorfles. La sua Paestum”, a cura di Nuvola Lista e Antonello Tolve, nasce da una collaborazione tra il MMMAC | Museo Materiali Minimi d’Arte Contemporanea e il Parco Archeologico di Paestum e Velia, con il sostegno economico della Regione Campania e il patrocinio del Comune di Capaccio Paestum.

<<Tra i disegni e le pitture su tela, le carte e i cartoncini, le ceramiche e le serigrafie e i gioielli, il mondo di Gillo – all’anagrafe Gillo era Angelo Eugenio – è mostrato oggi in tutta la sua coerenza e evoluzione>>, avvisa Antonello Tolve. Da alcuni lavori degli anni ‘40 fino ai più recenti del 2009 e 2010, la mostra propone anche un video inedito in cui, in un’atmosfera intima, il maestro è ripreso mentre dipinge.

La mostra di Dorfles negli spazi del Parco Archeologico di Paestum e Velia, si pone in continuità con le installazioni di arte contemporanea già presenti a Paestum come l’opera “Tempi Prospettici” di Carlo Alfano nel museo o “Il Cavallo di sabbia” di Mimmo Paladino nell’area archeologica. 

“Quando mi è stata proposta una mostra su Gillo Dorfles nella Torre 28 di Paestum sono rimasto entusiasta – dichiara il direttore del Parco. – L’intenso rapporto che Gillo aveva con il sito di Paestum e che emerge chiaro nelle sue opere d’arte lo pone tra i protagonisti del Novecento che hanno dato nuovo impulso alla conoscenza, alla fama e alla centralità del sito magno-greco nell’arte, nella letteratura e nella cultura contemporanea. Con questa mostra si vuol far inoltre emergere la connessione tra archeologia e contemporaneità in un sito che continua a fornire stimoli e a restituire nuove scoperte e che è in continuo divenire, anche grazie al coinvolgimento di più realtà del territorio come il MMMAC”.

A rendere ancora più coinvolgente l’esposizione alla Torre 28 è inoltre un denso ventaglio di pannelli che accoglie alcune frasi scritte dal Dorfles che accompagnano il pubblico e lo invitano a riflettere sul vasto orizzonte di interessi che hanno alimentato il suo percorso teorico e creativo.

«Il suo soggiorno era scandito da lavoro, relax e abitudini>>, ricorda Nuvola Lista nel testo introduttivo al catalogo. <<Il lavoro lo vedeva partecipe alle inaugurazioni delle mostre da lui curate, da Mimmo Paladino a Lucio Del Pezzo, da Arnaldo Pomodoro a Carol Rama. Concedeva alcune interviste. Ma in buona parte della sua permanenza era alla ricerca di concentrazione e ispirazione necessarie per dipingere e discutere di progetti futuri. L’atmosfera di Paestum rendeva tutto più semplice». 



Gillo Dorfles. La sua Paestum
a cura di Nuvola Lista e Antonello Tolve

Torre 28 della cinta muraria, Via Porta Giustizia
Parco Archeologico di Paestum (SA)
Preview stampa | giovedì 17 settembre2020 ore 11:30
Soft opening | giovedì 17 settembre 2020, dalle ore 16:00 alle ore 20:00
durata | 17 settembre / 17 novembre 2020 
orari d’apertura | tutti i giorni, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15 alle 18:00
Ingresso incluso nel biglietto del Parco Archeologico

Ufficio stampa MMMAC | Manuela Gallo 
recapiti | tel. +39 339 1629185 / mmmac.paestum@gmail.com
Ufficio stampa Parco Archeologico | Maria Boffa, Rossella Tedesco
recapiti | tel. +39 0828 811023 / pa-paeve.promozione@beniculturali.it

• Catalogo Edizioni MMMAC | con testi di Maria Cristina Di Geronimo, Nuvola Lista, Antonello Tolve, Gabriel Zuchtriegel e una antologia di scritti di Gillo Dorfles pubblicati per le mostre del museo.
176 pagine colori, euro 28,00


PLUSULTRA/BEATE TERRE | Daniela Spaletra


KAD (Kalsa Art District) ARKAD presenta per Manifesta 13 - Les Parallèles du Sud, a cura di Dimora OZ e Analogique, in partnership con l'ESADMM. ARKAD comprende numerosi progetti e una programmazione di eventi diffusi in diverse città del Sud Europa. A novembre ARKAD apre la sue residenza artistica a Marsiglia, promossa dall’Italian Council. Il progetto PLUSULTRA/BEATE TERRE di Daniela Spaletra a cura di Gino D’Ugo /Fourteen ArTellaro e di Dimora OZ e Analogique fa parte dell’evento collaterale ARKAD Manifesta 13 - Les Parallèles du Sud

PLUSULTRA/Full HD Video, 3:00min./2019. - Il confine da sempre, mostra il suo carattere fondamentale che è quello di segnalare il luogo di una differenza, di una separazione, di una chiusura reale o presunta che sia. Le panne unite tra loro e legate in modo tale da creare un quadrato, formano una barriera, un dentro e un fuori diviso da un confine che risulta essere però instabile e mobile dovuto al movimento dell’acqua.

All’interno del quadrato un liquido giallo viene contenuto per pochi secondi dalla rigidità delle barriere per poi iniziare a fuoriuscire spontaneamente e cominciare a mescolarsi con il resto del mare.

L’apertura forzata delle barriere invece, sarà una prova per cercare di riattivare uno spazio chiuso, affinchè metaforicamente tutte le identità possano incontrarsi ed essere sullo stesso piano, ed ognuna di loro esistere in quanto confermata dalle altre. Si crea così uno spazio “altro” che diventa comune, che mescola, unisce e non divide, senza ostilità, ma con fluidità e lentezza, permettendo giustapposizione del vicino e del lontano, del fianco a fianco, uno spazio che include e non nega. Con l’apertura si aiuta, in un certo senso, il processo inevitabile di unione iniziato spontaneamente e a noi visibile grazie al colorante.


Il gesto dell’apertura diventa pratica di tolleranza, di convivenza, d’accettazione, diventa trasformazione, riduce drasticamente la rigidità dello spazio e il suo potere, ne annulla altresì il suo tratto più ostile ed aggressivo e diventa spazio allargato. Il tentativo di circoscrivere una porzione d’acqua all’interno di uno spazio, di creare un rigido confine in mezzo al mare, è decisamente fallito.

BEATE TERRE/Collage/misure variabili/2020. - Il collage della serie “Beate Terre” invece, formato dall’unione delle immagini di due territori Tellaro e Marsiglia crea un luogo immaginario liberato da limiti e confini, una nuova terra, inesplorata e piena di possibilità che non ha più la funzione di rappresentare uno spazio specifico, ma quella di porsi come luogo mentale aperto ed accessibile.

Un territorio libero. 

  

PLUSULTRA/BEATE TERRE | Daniela Spaletra
A cura di Gino D’Ugo
19 settembre – 4 ottobre 2020

Fourteen Artellaro
Spazio per l’arte contemporanea
Piazza Figoli 14, Tellaro di Lerici SP

martedì 15 settembre 2020

Giuliana Caporali e la Scuola romana, Il tempo sospeso

Giuliana Caporali, Marina di Acitrezza, 1955, olio su tela, cm 50 x 60, Messina, premio Sicilia (esp. Galleria Il Pincio, Roma, 1957)

Il giorno 20 settembre 2020 alle ore 11.30 il Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Articoli Corrado presenta la mostra Giuliana Caporali e la scuola romana, Il tempo sospeso.

A cura di Isabella Carlizzi, con il supporto scientifico di Jolanda Nigro Covre.

«…a quella Quadriennale notai un quadro di Giuliana Caporali, giovanissima, credo allora sui quindici anni, e ricordo i consensi unanimi che la sua pittura ebbe da tutti noi. Come pittore, mi sento attratto dalla misura e dal rigore di questi paesaggi urbani dipinti con nitidezza, dove la geometria delle case è pretesto di armonie pittoriche; di quella geometria su cui posa tutto il creato».

Questo commento di Eliano Fantuzzi del 1955 sul lavoro di Giuliana Caporali racconta con efficacia l’esordio dell’artista, avvenuto in un momento cruciale della storia dell’arte italiana. E di questa artista, di quel tempo e degli esiti che ebbe nella sua carriera si vuole dar conto nella mostra che si presenta al Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea, un anno dopo la monografica dedicata a Emanuele Cavalli. La preziosa collezione del museo, fondato negli anni ’30 da alcune delle più importanti personalità dell’arte italiana, si rivela contesto ideale per la ricerca di una continuità tra i temi della “Scuola romana” e la ricerca della pittrice.

Nata nel 1932 a Roma. Il padre, Rodolfo Caporali - noto concertista, egli stesso amante dell’arte e collezionista – le permette molto presto di entrare in contatto con alcuni dei protagonisti della pittura del Novecento. Mario Mafai, Antonio Donghi, Riccardo Francalancia, Arturo Tosi, Virgilio Guidi, Mino Maccari sono amici di famiglia. Appena adolescente diventerà allieva di Roberto Melli, grazie al quale avvierà l’attività artistica, partecipando per la prima volta nel 1956 alla Biennale di Venezia e alle successive edizioni della Quadriennale d’arte di Roma. Melli riuscirà a infondere nel linguaggio pittorico di Giuliana Caporali la propria predilezione per gli accordi cromatici in chiave tonalista, prestando particolare attenzione al rapporto tra valori compositivi e resa della luce. Parte del progetto espositivo è dunque centrato su una selezione di dipinti realizzati tra il 1947 e il 1959, inerenti al periodo della formazione presso il maestro ferrarese. Si tratta di delicate vedute urbane, di una Roma colta nella luce chiara dell’immediato dopoguerra, ma di cui l’artista, benché giovanissima, sa già presentare una personale versione. Spazi disabitati, solitari, immersi in un tempo astratto, dominato da una speciale sensazione di irrealtà, in bilico fra pittura figurativa e sintesi geometrica che diventerà tipica del lessico della Caporali, unita a una sensibilità innata verso ogni più sottile variazione di luce e colore.

Partendo da un nucleo di dipinti di maestri della Scuola romana, provenienti dalle collezioni dell’artista e direttamente connessi a episodi della vita familiare, la mostra scandisce cronologicamente l’intero percorso di Giuliana Caporali, che con alcune interruzioni è proseguito fino agli anni 2000.

Dal tonalismo della Scuola romana si passerà via via al racconto delle fasi creative dei decenni successivi: dalla piccola dimensione urbana a tele di sempre maggiori dimensioni, raffiguranti metropoli immaginarie. La fasi creative più mature vedranno quindi l’artista impegnata in un lento ritorno verso il figurativo, con gli imponenti lavori sull’Altare di Pergamo, le architetture medievali, e una scelta di temi sempre più inclini all’interesse per l’archeologia, il mito e la storia. Fino alla conclusione aspra e quasi scarnificata del suo discorso nei Musées Imaginaires dell’ultimo decennio.

Il percorso espositivo è scandito in due sale. La prima sala chiamata “Novecento” è in omaggio alla Scuola romana, e a quel particolare momento dell'arte italiana cui è legata la formazione e la storia personale dell'artista. Al gruppo di quadri giovanili sono affiancate alcune opere dei maestri. Parliamo di due tele di Roberto Melli, Vaso di Fiori del 1943, e Vaso con Mimose con bottiglia del 1944; un'opera di Mario Mafai, Piazza Vittorio del 1945; un'opera di Emanuele Cavalli, Girasoli secchi del 1944. La parte relativa ai decenni successivi si svolge nella seconda sala intitolata “Mito”, dove singole opere rappresentative delle più importanti fasi creative dell'artista verranno poste accanto a una pregevole produzione di pastelli, grafiche e bozzetti. L'intento è quello di far emergere una progressione che intrecci in modo il più possibile coerente i criteri che motivano la mostra, e forse l'intero percorso di Giuliana Caporali: il contatto giovanile con la Scuola romana e la riscoperta di una storia privata, e al contempo delicata; l'evoluzione del linguaggio sempre più teso verso la sintesi geometrica; e infine l'impressione di uno spazio dominato da una continua impercettibile oscillazione fra figurazione e astrazione, sempre pervaso da una costante sensazione onirica, su cui poggia quell'intuito irrinunciabile dell'artista per un sapiente uso del colore in chiave tonalista. Anche quando il suo discorso muta, evolve e ritorna dai registri esplicitamente astratti a quelli nouovamente figurativi, Giuliana Caporali non perderà mai quella capacità di rappresentare profili di oggetti e case, colte in uno stato di struggente e solitario abbandono, in un tempo sospeso.

Giuliana Caporali è presente fin dal 1948 in importanti Rassegne d'Arte, premi di pittura, esposizioni museali, oltre che ad annoverare numerose mostre personali in Italia e all’estero. Esordisce nel 1948 alla Quadriennale Nazionale d'Arte, allora presso la Galleria d'Arte Moderna a Roma; nel 1956 partecipa alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia; e nel 1960 partecipa alla VIIIQuadriennale a Palazzo delle Esposizioni. Dal 1962 al 1964 fa parte, come consulente per i grafici nel testo, dell'organizzazione tecnica dell'Enciclopedia Universale dell’Arte. Dal 1964 al 1990 ha insegnato Disegno e tecniche pittoriche alla Scuola d'Arte di San Giacomo del Comune di Roma. Dal 1986 fino al 2006 ha fatto parte del "Gruppo 12 Polisgramma", un collettivo di artiste costituitosi con l'obbiettivo di elaborare un progetto di installazioni e interventi artistici nello spazio urbano aperto. Sue opere si trovano in collezione alla Galleria d'arte Moderna di Roma, nel complesso monumentale di Villa Carpegna sede della Quadriennale di Roma.

Hanno scritto di lei, fra gli altri: Vito Apuleo, Michele Biancale, Eliano Fantuzzi, Virgilio Guzzi, Marina Poggi d'Angelo, M. Sinibaldi, Piero Scarpa, Tanino De Sanctis, Ivanoe Fossani, Valerio Fraschetti, Valerio Rivosecchi, Carlo Fabrizio Carli, Paolo Moreno, Carlo Belli, Enrico Crispolti, M. D'Onofrio, Jolanda Nigro Covre.


Giuliana Caporali, Autoritratto, 1958, olio su tela, cm 70 x 55 (esp. Prima mostra artiste romane, 1958)
Giuliana Caporali, Case romane, 1954, olio su tela, cm 50 x 40 (esp. XXVIII Biennale di Venezia, 1956)


INFO
Giuliana Caporali e la scuola romana
Il tempo sospeso
A cura di Isabella Carlizzi
Responsabile scientifico: Jolanda Nigro Covre
Progetto esecutivo: Paolo di Pasquale

Apertura della mostra: 20 settembre ore 11:30, ingresso gratuito.*

*Gli ingressi alle sale espositive saranno contingentati (massimo 15 persone per volta). Si invitano i visitatori a indossare la mascherina e a rispettare il distanziamento sociale.

Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea
Piazza Santa Vittoria 2 - Anticoli Corrado (RM)

Finoal 15 novembre 2020
Orari: dal martedì al venerdì 10.00 - 16.00 | sabato e domenica 10.00 - 18.00 | lunedì chiuso

Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea
museoanticoli@gmail.com
Tel/fax: 0774/936657