lunedì 29 gennaio 2024

Marilena La Mantia | Fin dove si stende la vista



LA__LINEA arte Contemporanea inaugura, mercoledì 31 gennaio alle ore 17.30, una mostra personale di opere su carta dell’artista Marilena La Mantia che espone una scelta di acquerelli su carta dalle varie sfumature di colore che richiamano orizzonti e paesaggi e incisioni prodotte di recente nel laboratorio della linea: una piccola serie di incisioni a puntasecca, rotella e ceramolle, frutto del nuovo approccio alle arti incisorie che l’artista ha voluto sperimentare negli ultimi due anni. Marilena La Mantia apre l’anno espositivo 2024 de La linea con la prima mostra che l’associazione dedica agli artisti che frequentano e sostengono l’associazione con energia e passione, attraverso la rassegna de Il Quadrato della Linea che darà vita ad una serie di piccole mostre personali che si svolgeranno entro l’estate. La mostra dal titolo ”fin dove si estende la vista”, invita ad entrare nelle velature e nei movimenti dei vari spettri del colore e nel segno inciso in bianco e nero. Protagonisti assoluti sono il colore negli acquerelli che richiamano astratti paesaggi e il bianco e nero nelle piccole opere grafiche, dove la forma vegetale si fa più evidente.

Fin dove si stende la vista
Marilena La Mantia

Inaugurazione mercoledì 31 gennaio 2024, ore 17.30

Dal 31 gennaio al 5 febbraio Orario: 16.30-19.30

la__lineaartecontemporanea
Via di San Martino ai Monti, 46 - 00184, Roma
lalinea.arte@gmail.com
instagram: @lalineaartecontemporanea

giovedì 25 gennaio 2024

Emilio Isgrò. Cancellazione dei Codici – Civile e penale

Codice del decoro, 2022, tecnica mista su tela stampata su libro e legno, 35 x 50,5 x 5 cm, courtesy Archivio Emilio Isgrò 

Il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna è lieto di ospitare dal 2 al 10 febbraio 2024, nella sede di Palazzo Malvezzi, la mostra di Emilio Isgrò Cancellazione dei Codici - Civile e penale, a cura di Cristina Mazzantini (direttrice Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma), Lorenzo Balbi (direttore MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna) e Marco Bazzini (responsabile scientifico Archivio Emilio

Il progetto espositivo è promosso da Archivio Emilio Isgrò, in collaborazione con Settore Musei Civici Bologna | MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, Dipartimento di Scienze Giuridiche - Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Giuffrè Francis Lefebvre, con il sostegno di Galleria Ga-burro e il contributo di UniCredit e rientra nella dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

L’inaugurazione si terrà giovedì 1 febbraio 2024 alle ore 17.00. Dopo un iniziale momento di presentazione nel Salone dei Carracci di Palazzo Magnani, sede di UniCredit, in via Zamboni 20, seguirà l’opening della mostra nella Sala Armi dell’adiacente Palazzo Malvezzi, in via Zamboni 13.

Saranno presenti il Maestro Emilio Isgrò e i curatori della mostra, oltre agli autori dei saggi in catalogo, Daria de Pretis, Francesco Viganò e Luigi Balestra, al Direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche - Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Michele Caianiello, al Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali di Giuffrè Francis Lefebvre, Antonio Delfino, e al Regional Manager Centro Nord UniCredit Italy, Andrea Burchi.

Considerato tra gli innovatori del linguaggio artistico del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca sul linguaggio lo ha reso una figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, facendone uno dei suoi indiscussi protagonisti. È, infatti, il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Le parole e le immagini sono cancellate singolarmente con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo questo gesto si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni Ottanta, arriva a risultati pittorici che si sono rinnovati in questi ultimi anni quando con la cancellatura ha costruito immagini quasi fossero pittogrammi. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.

L’esposizione organizzata a Palazzo Malvezzi, sede del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, la più antica facoltà di Giurisprudenza al mondo, presenta 29 testi giuridici, in particolare il Codice civile e il Codice penale, sui quali Isgrò è intervenuto con la sua cifra espressiva, ovvero cancellando parti del testo, col fine di proporre una diversa riflessione sul significato di convivenza comune. Superando con l’atto della cancellatura le caratteristiche della lingua asciutta e fortemente antipoetica propria delle raccolte di norme giuridiche, l’artista ha dato origine a lavori dal forte impatto formale, talvolta tendenti all’ironia, che graffiano per la loro incontestabile verità. Su un testo cancellato in nero e bianco, attraversato anche da qualche formica - altro topos di Isgrò subentrato in questi ultimi anni - le parole superstiti danno voce a nuove interpretazioni del testo come, per limitarsi ad alcuni esempi: “I condomini sono l’autorità giudiziaria” o “La falsa dichiarazione sulla propria identità, dichiara o attesta altre qualità”.

I Codici sui quali Isgrò è intervenuto appartengono alla serie di volumi realizzata appositamente da Giuffrè Francis Lefebvre, i cui redattori, esperti di Diritto, hanno collaborato con l’artista prima del suo intervento.

Ad arricchire il percorso espositivo si affianca la cancellatura de Il discorso di Pericle agli ateniesi riportato nel libro II dell’opera di Tucidide La Guerra del Peloponneso. Tre sono i volumi in cui l’artista è intervenuto sul discorso del politico, oratore e militare greco che guidò Atene in uno dei suoi periodi di massimo splendore e ancora esercita il proprio fascino sulla cultura umanistica occidentale. Ciò che Pericle scrive sul senso della democrazia, sui valori umani e sul rispetto delle leggi, ha fatto di Atene un mito che mantiene le sue radici nella società di oggi.

Ho cancellato il Codice civile e il Codice penale perché senza parola non c’è diritto - spiega Emilio Isgrò -, e senza diritto non c’è democrazia. Il primo impegno dell’arte è quello di discutere in un mondo che urla”.

“La cancellazione dei Codici - osserva Cristina Mazzantini - conferma l’intensa relazione tra la ricerca artistica di Isgrò e la sua militanza sociale. Avvertendo una crisi planetaria, Isgrò usa l’arte, responsabile nei confronti della storia, per difendere la democrazia. A partire dalle origini ateniesi, cancella la letteratura giuridica più attuale, mettendo in luce quelle parole che meglio garantiscono la libertà e l’emancipazione”.

“Molto spesso, anche in tempi recenti - sottolinea Lorenzo Balbi - si è parlato di cancellature e rimozioni a Bologna e in questo specifico contesto e tempo la mostra di Emilio Isgrò assume un significato ancora più radicale. La cancellatura è un atto distruttivo e allo stesso tempo costruttivo: distruttivo dell’opera, allo stesso modo in cui è la sua rimozione, ma al contempo generatore di dibattito e di significato. Come dichiara lo stesso Emilio Isgrò: «Si cancella per svelare, non per distruggere»”.

“Tra i diversi fili rossi che attraversano l’intero corpus cancellatorio di Isgrò - aggiunge Marco Bazzini - è possibile recuperarne uno che ha guardato con particolare attenzione alla letteratura giuridica. Le prime cancellature su questo argomento, infatti, sono datate alla fine degli anni Sessanta e nel tempo, a scansione temporale irregolare, si ripropongono fino ad arrivare a questi ultimi Codici che ne rappresentano, restando in tema, l’ultimo grado di giudizio”.

“La più antica Facoltà giuridica del mondo incontra Emilio Isgrò, pittore, poeta, giornalista, scrittore, regista e… giurista. Questo il possibile titolo di un evento straordinario - afferma Luigi Balestra, professore ordinario di Diritto civile nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna - che celebra un incontro tra i luoghi in cui ha iniziato a germogliare il diritto in epoca moderna e un artista fattosi giurista attraverso la consapevolezza, derivante dallo studio cólto e raffinato dei testi giuridici, di una precipua esigenza: cogliere la vera essenza dei testi, espungendone tutti quei contenuti inidonei ad esprimerla ovvero dissentendo dai medesimi ogniqualvolta essi si pongano in conflitto con i valori fondamentali su cui si fonda la pacifica convivenza civile e le libertà democratiche”.

“Questa mostra rappresenta per noi un traguardo molto importante – spiega Giorgio Gaburro, Founder di Galleria Gaburro – perché è il risultato di un dialogo nato tre anni fa con Emilio Isgrò, il cui lavoro è rappresentato dalla Galleria. Ogni nostro progetto nasce infatti dall’interscambio con gli artisti ed è concepito ad hoc per gli spazi espositivi a cui si rivolge per veicolare un messaggio coerente tra arte e ambiente”.

Daria de Pretis e Francesco Viganò, giuristi e giudici della Corte costituzionale, hanno interpretato i Codici di Isgrò in due lunghi, approfonditi e originali saggi pubblicati sul catalogo che accompagna l’esposizione edito da Allemandi Editore. Il volume comprende inoltre la riproduzione delle opere esposte a Bologna, le vedute di allestimento della mostra Cancellazione dei Codici inaugurata nel maggio 2023 presso Castel Capuano, sede della Scuola Superiore della Magistratura, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e un saggio di Luigi Balestra.

Biografia Emilio Isgrò
Emilio Isgrò nasce nel 1937 a Barcellona Pozzo di Gotto, vive e lavora a Milano.
Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz, 1956), si dedica alla poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si tiene la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova a cui seguono numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova, la Galleria Lia Rumma a Napoli. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionata dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 2010 con la mostra Var Ve Yok è presente alla Taksim Sanat Galerisi in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura. Partecipa alle edizioni dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale. Di inconfondibile rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia,1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003). In questi ultimi anni sue mostre personali sono state presentate al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013) e, nel 2016, una grande antologica a cura di Marco Bazzini ha coinvolto Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano. Nel 2019 un’imponente mostra antologica a cura di Germano Celant è stata presentata alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dal 2020 al 2023 Isgrò è stato protagonista a Brescia di un importante progetto promosso da Fondazione Brescia Musei, che ha visto la realizzazione delle opere Incancellabile Vittoria, installata nella fermata “Stazione FS” della metropolitana, l’esposizione Isgrò cancella Brixia, al Museo di Santa Giulia e a Brixia. Parco archeologico di Brescia romana, lo spettacolo teatrale Didone Adonais Domine nel teatro romano e infine, il più grande mappamondo del Maestro, Mondo d’acciaio installato nel Parco delle Sculture del Viridarium di Santa Giulia nel dicembre 2023. Tra i progetti pubblici più recenti si ricordano l'installazione monumentale La Farfalla dei Malavoglia, inaugurata nell’estate del 2022 a Taormina e acquisita dalla Fondazione Sicilia di Palermo, L'abiura di Galileo (2023) realizzata per la celebrazione degli ottocento anni dell'Università di Padova e Non uccidere (2023), installazione monumentale commissionata dal MAXXI di Roma e realizzata con l’architetto Mario Botta per i 75 anni della Costituzione italiana. Numerose opere sono presenti in rinomate istituzioni nazionali, tra cui Galleria degli Uffizi, Collezioni d’arte del Quirinale, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Università Bocconi, Museo del Novecento di Milano, Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, nonché collezioni internazionali quali Centre George Pompidou di Parigi, il Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles, Israel Museum di Gerusalemme e Tel Aviv Museum of Art.

Il discorso di Pericle (volume 1), 2022, acrilico su tela stampata su libro e legno, 48 x 67,7 x 5,3 cm, 
proprietà di Letizia Moratti, courtesy Archivio Emilio Isgrò


SCHEDA TECNICA

Titolo mostra
Cancellazione dei Codici - Civile e penale

A cura di
Cristina Mazzantini, Lorenzo Balbi, Marco Bazzini

Promossa da
Archivio Emilio Isgrò

In collaborazione con
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna Dipartimento di Scienze Giuridiche - Alma Mater Studiorum Università di Bologna Giuffrè Francis Lefebvre

Con il sostegno
Galleria Gaburro

Con il contributo di
UniCredit

Catalogo edito da
Allemandi Editore

Sede
Dipartimento di Scienze Giuridiche - Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Palazzo Malvezzi, Via Zamboni 13, Bologna

Periodo di apertura
2 - 10 febbraio 2024

Orario di apertura
Giovedì 1 febbraio (opening): dalle 17:30 alle 20:00
venerdì 2, sabato 3 e domenica 4 febbraio: dalle ore 10.00 alle 20:00
Da lunedì 5 febbraio a sabato 10 febbraio: dalle ore 10:00 alle 20:00

Ingresso
Gratuito

Contatti ufficio stampa Giuffrè Francis Lefebvre 
ddl studio gfl@ddlstudio.net
Alessandra de Antonellis | alessandra.deantonellis@ddlstudio.net | T +39 339 3637.388
Ilaria Bolognesi | ilaria.bolognesi@ddlstudio.net | T +39 339 1287.840

OPERE / COSTELLAZIONI Michelangelo Consani / Emanuele Becheri

Michelangelo Consani, Sopra i figli dei figli il sole, 2019
Emanuele Becheri, Figura, 2023

La Galleria ME Vannucci è lieta di presentare A due #2: Opere/Costellazioni, il secondo capitolo di una serie di dialoghi e incontri che creano un ponte tra artisti della galleria e figure selezionate direttamente da loro o individuate per affinità elettive. Questo progetto mira a esplorare la ricerca artistica come mezzo per ri ettere sul presente da diverse prospettive.

Michelangelo Consani (Livorno, 1971), che inizia a collaborare con la galleria ME Vannucci nel 2021 con la mostra personale "Attraversò il campo di patate senza farsi alcun male", curata da Pier Luigi Tazzi, coinvolge in A due l'artista Emanuele Becheri (Prato, 1973). I due artisti, a loro volta, invitano l'artista e amico Francesco Carone a contribuire alla mostra con un testo.

Opere/Costellazioni rappresenta un invito a rimettere sulle tracce della scultura, e tale dialogo non a caso è iniziato da una conversazione quando i due artisti si sono ritrovati a lavorare in una fonderia ognuno alla propria opera. Da quel momento il dialogo si è aperto ragionando sui materiali 'classici' della scultura e non solo. In occasione poi dell'esposizione al Museo d’Inverno (un progetto di Francesco Carone e Eugenia Vanni nella sede della Contrada della Lupa di Siena dove ospitano periodicamente artisti chiamati non a esporre le loro opere ma la loro collezione), entrambi hanno presentano un'opera dell'altro, sottolineando la stima reciproca.

Michelangelo Consani considera simbolicamente le opere di questa mostra come frammenti di un unico autoritratto, prendendo come punti fermi alcuni momenti fondamentali della sua esistenza. Utilizza materiali classici della scultura come bronzo, marmo Nero del Belgio e marmorina. Le basi delle opere diventano parte integrante della scultura.

Emanuele Becheri presenta tre opere in terracotta che rappresentano alcuni dei 'temi' essenziali che l'artista sta maturando dal 2017, anno in cui ha iniziato a rivolgersi verso il mondo della plastica. UnaTesta, una Figura e una Coppia dialogano fra loro e altresì instaurano, fra le righe, un discorso scultoreo con alcune opere di Michelangelo Consani laddove, in maniera diversa, maestri del passato hanno informato il loro pensiero nel tempo.

Nel percorso della mostra le opere di Consani e Becheri si osservano reciprocamente, quasi come se ciascuno raccontasse qualcosa all'altro. La project room della galleria ospita, per la prima volta, due opere che sono il segno di una reciprocità e di una vicinanza, due opere destinate a non separarsi mai.

BIOGRAFIE
Michelangelo Consani è nato a Livorno (1971), vive e lavora a Castell’Anselmo. La ricerca artistica che Michelangelo Consani sta portando avanti da diversi anni sembra potersi iscrivere in quella genealogia di storie individuali che guardano agli orientamenti possibili, piuttosto che concepirsi parte di una narrazione già scritta e collaudata da altri. Questo vale tanto per il suo intendersi come artista che per la collocazione della sua ricerca nel panorama contemporaneo. Da diverso tempo infatti il suo lavoro si articola entro scarti minimi nella lettura dell’esistente: gesti semplici che operano sulla grammatica delle immagini, del discorso, dell’essere artista negli anni della crisi della produzione industriale, con le certezze dei suoi prodotti – siano questi alimenti preconfezionati, lampade di design o opere d’arte. Comincia nel solco della tradizione del contesto toscano da cui proviene: il disegno come orientamento nell’eredità dei maestri e la scultura come esplorazione della materia e delle tecniche che la controllano. Dal percorso iniziale vissuto come atipico scultore, Consani ha proceduto verso un esponenziale rallentamento della produzione, intesa come creazione di beni materiali, di oggetti da consumare, di feticci, per concentrarsi verso la messa in discussione delle categorie che determinano il nostro essere occidentali, moderni consumatori e quindi destinati ad essere costanti produttori.

Emanuele Becheri (Prato, 1973). Dopo la formazione presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, esordisce alla metà degli anni Duemila secondo una visione “espansa” del disegno, inteso come dispositivo che interroga l'autorialità, la temporalità e la nozione stessa di traccia. Partito dai suoi elementi essenziali, come il contrasto tra ombra e luce, Becheri ha poi ampliato queste ricerche ad ogni tipo di media, dal lmico al fotogra co, e di reciprocità autoriale, coinvolgendo esecutori esterni o fattori contestuali e aleatori. Dal 2010 no al 2016, sotto il comune concetto di “Impression”, ha sperimentato sia delle tecniche gra che auto-generative, sia delle performance sonore. Nel 2016, parallelamente all'attività performativa, inizia un percorso che dal disegno lo porterà alla scultura e dalla scultura alla fotogra a come nella Residenza alla Galleria Nazionale dove ha iniziato un percorso legato ad un indagine fotogra ca in relazione alle sculture che sono state fondamentali nel suo percorso. Attualmente il suo lavoro è concentrato sulla Scultura sia in termini puramente plastici (terracotta) sia nella sperimentazione legata alla fusione in bronzo e altri metalli.


Michelangelo Consani / Emanuele Becheri
OPERE / COSTELLAZIONI
testo di Francesco Carone

Inaugurazione domenica 28 gennaio dalle 11:00 alle 20:00 
dal 28 gennaio al 21 aprile 2024

mercoledì - venerdì 17:00 -19:30 sabato 9:30 - 12:30 / 17:00 -19:30 
o su appuntamento tel. +39 0573 20066 +39 335 6745185

Opere / Costellazioni è la seconda mostra della serie di dialoghi/incontri A due e vede come protagonisti Michelangelo Consani e Emanuele Becheri

GALLERIA ME VANNUCCI 
Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia tel. +39 057320066 mob. +39 335 6745185
info@vannucciartecontemporanea.com www.vannucciartecontemporanea.com

giovedì 18 gennaio 2024

Anna Rosati |GARAGE

courtesy Anna Rosati

Giovedì 1 febbraio, alle ore 18, Anna Rosati presenta GARAGE, a cura di Azzurra Immediato, progetto site specific, fotografico e installativo accompagnato da un cortometraggio realizzato con materiali dell’Archivio Fotografico Rosati.

Natura, artificio, mistero, bellezza, apparizioni, mi sento sensibilmente affine ad una sorta di ‘poetica morfologia inconscia’ e credo nell’inesauribile fascinazione del pensiero.’
A. Rosati

GARAGE di Anna Rosati è un non luogo spazio temporale, costruzione effimera ricreata all’interno di una realtà evocativa, ove immaginazione, ricordo e fuggevolezza si rispecchiano in apparizioni fotografiche digitali e analogiche di un iconico passato. Spazio LIFE | Garage Marconi si trasforma in una sorta di set cinematografico, ove protagoniste delle opere sono le automobili della cinematografia cult Made in USA, ibridando il nostro immaginario in modo stupente.

GARAGE è nostalgia del futuro, è immersione nel passato che affiora, una New York che appare dal sogno, da un plot, in cui cromie, dettagli e visioni hanno il potere di suggestionare il nostro ultracontemporaneo. 

Scatti vintage, Cibachrome® degli anni ‘70, incursioni video, stratificazioni, il potere di rendere visibile l’invisibile, lo stupore della sperimentazione senza l’ausilio dell’intelligenza artificiale, sono le chiavi prospettiche per scaldare i motori e intraprendere un viaggio d’artista, lasciandosi trasportare nella misterica e iconica contemplazione. 

Anna Rosati torna nei giorni di ArteFiera offrendo a Bologna un trampolino di lancio verso altri luoghi, reali, surreali, immaginifici, storici e tangibili, futuribili ed effimeri, in cui l’elemento temporale assume una molteplicità di valori, come nel cinema. Scene, fulgidi istanti catturati, pronti a trasformarsi in una mise en scène fantasiosa, in accordo con ciò che è nella memoria di molti di noi, nei cassetti che racchiudono il mito, la bellezza fantasmagorica di una preziosità inviolabile e d’antan. Entrando nel suggestivo Spazio Life del Garage Marconi di Bologna, una istituzione del centro storico della città, d’improvviso, sembra di far un salto spazio temporale di decenni e di trovarsi, come per alchemico incanto, in un luogo della New York City degli anni ’70, circondati da immagini e circostanze che rapiscono la percezione, trascendono la presenza qui e ora per farsi largo in una dimensione differente, in cui siamo solo spettatori. 

Le opere che abitano lo spazio bolognese, dalle stampe vintage degli Anni Settanta|Ottanta alle rivisitazioni, si offrono al confronto poetico e mnestico del cortometraggio in più tempi, realizzato a partire da materiale dell’Archivio Fotografico Rosati. Il concetto ‘derrideriano’ della ripetizione creativa in relazione alla teoria ‘deleuziana’ che vede in analogia differenza e ripetizione, la grammatica del found footage, il background di studi in cinematografia dell’artista, i suoi innumerevoli viaggi a New York, la sapiente commistione tra foto vintage d’archivio e creazioni futuribili gemmazione di interpolazioni digitali, sono i protagonisti di una sceneggiatura per fotografia tanto complessa quanto affascinante, che non si esaurisce nei tempi della proposizione al pubblico, ma lascia aperto il finale, o meglio i tanti finali, come nel miglior alveo della scrittura hollywodiana. Al centro della scena, star del red carpet di GARAGE sono, senza dubbio, le automobili che hanno attraversato New York come dive di un cinema muto e, al contempo, roboante. Nel luccichio di dettagli cromati, nell’energica diramazione delle carrozzerie, Anna Rosati ha dato forma ad un dialogo del tutto precipuo, la cui dialettica sceglie conturbanti superfici per generare sogni d’altri luoghi, d’altri tempi. Una scrittura, o meglio una sceneggiatura composta da frames e video che sortiscono l’effetto d’una mappa di una New York dei sogni più che d’una metropoli ove ritrovare perduti istanti. Attimi, però, memorabili. 

Già, perché, in fondo, GARAGE è una sorta di scrigno - in cui significato e significante si rincorrono su una grande avenue - che custodisce memorie, quelle dell’Archivio Rosati, quelle di chi ama il cinema e di chi lo ha seguito nelle sue innumerevoli trasformazioni attraverso gli schermi cinematografici. Un petite hommage è quello che la Rosati propone attraverso un cortometraggio scandito da una temporalità ‘cinematografica’, un viaggio a ritroso nel tempo ma anche un itinerario per qualcosa che, forse, deve ancora accadere. Cos’è, dunque, GARAGE? È fotografia d’archivio? È immagine di viaggio traslata in fotografia di scena? È invenzione misterica ed immaginifica? È memoria soggettiva che agguanta il ricordo collettivo? È affioramento? È dialogo inscindibile tra analogico e digitale? 

Mi piace viaggiare dentro al mio archivio per scoprire sempre nuove visioni; devo ammettere che, a volte, mi emoziono, mi stupisco come nel momento che precede lo scatto.
L’analogico non l’ho mai abbandonato nonostante ami sperimentare nuove possibilità espressive anche attraverso l’utilizzo di iPhone®.’
‘I miei progetti fotografici nascono da un misterioso desiderio di contemplazione, che si realizza attraverso la ricerca, e da uno specifico equilibrio tra immaginazione, forma, percezione.
[…] Mi interessa dubitare di quello che osservo per potermi meravigliare di avere visto ‘realmente’ ciò che non esiste.’

A. Rosati

La meraviglia dell’alchimia della creazione, la magia del cinematografo, la verità illusoria, affascinante straordinaria della fotografia, l’universo analogico e l’ignoto del digitale... 
Serve forse tornare indietro nel tempo per scoprire tutto questo? 
Probabilmente sì, a bordo di una delle auto immortalate, come dive eterne, da Anna Rosati e provare a sostare, per pochi necessari istanti, in un GARAGE o in uno spazio intimo ed evocativo per poter guardare il mondo dalla giusta prospettiva, per non correr più senza meta. 
Azzurra Immediato

La mostra è, inoltre, parte della dodicesima edizione di ART CITY Bologna, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere, con la direzione artistica di Lorenzo Balbi.

GARAGE, il progetto site specific per Spazio LIFE|GARAGE MARCONI, sarà aperto al pubblico sino al 4 febbraio, con i seguenti orari:

Giovedì 1 febbraio: 18.00 | 21.00
Venerdi 2 febbraio:18.00 | 21.00 APERTURA SPECIALE IN OCCASIONE DI ART CITY WHITE NIGHT
Sabato 3 febbraio - 18.00 | 24.00
Domenica 4 febbraio: 10.00 | 13.00 - 17.00 | 20.00
E su app.to info@rosatistudio.it

SPAZIO LIFE |GARAGE MARCONI BOLOGNA srl
Via Riva Reno 65, 051 232498
40122 Bologna

Si ringraziano
GARAGE MARCONI BOLOGNA SRL
Agnese Mattanò
ALL PHOTO ART

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SCHEDA TECNICA
TITOLO MOSTRA: GARAGE
DI: Anna Rosati
A CURA DI Azzurra Immediato
DOVE: SPAZIO LIFE | GARAGE MARCONI | Via Riva Reno 65, Bologna
OPENING: Giovedì 1 febbraio ore 18.00
QUANDO: Dal 2 al 4 febbraio al 2024
Nell'ambito di ART CITY Bologna 2024 in occasione di ARTEFIERA

ORARI:
Giovedì 1 febbraio: 18.00 | 21.00
Venerdi 2 febbraio:18.00 | 21.00
APERTURA SPECIALE IN OCCASIONE DI ART CITY WHITE NIGHT: Sabato 3 febbraio - 18.00 | 24.00
Domenica 4 febbraio: 10.00 | 13.00 - 17.00 | 20.00
Su appuntamento info@rosatistudio.it

CONTATTI
Facebook: Anna Rosati Photographer
Instagram: annarosatiphotographer
Website: rosatistudio.it

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BIOGRAFIA
Anna Rosati è visual artist, fotografa e graphic designer. Professionista dal 1979, a lungo collaboratrice di Fulvio Roiter, si è dedicata a reportages pubblicati su riviste editoriali di eccellenza, tra cui Image, Master, Meridiani, Qualità, Il Piacere, Weekend. È laureata in Cinematografia al DAMS - UniBo dove in seguito ha conseguito due titoli Accademici di Alta Formazione. Nel 2013 dà vita a ‘RI-prendere© progetti di arte e fotografia’, laboratori condotti nell’Istituto Penale Minorile Siciliani di Bologna e, successivamente, nel Montecatone Rehabilitation Institute di Imola, che si concludono con un volume d’arte presentato ad ArteFiera. Nella propria ricerca, della quale si è più volte occupata la stampa nazionale ed internazionale, si focalizza su aspetti antropologici, sociali e concettuali soffermandosi, nell’attività di docente, sulla multidisciplinarietà, coniugando progetti che spaziano dalla storia dell’arte ai legami tra filosofia, psicologia e fotografia. Pioniera del linguaggio iPhonography®, ha inaugurato nel 2017 la stagione di Arcos - Museo di Arte Contemporanea Sannio (Bn) con la prima mostra di soli scatti iPhone® esposta in Italia in contesto museale. È presente nei volumi ‘Le donne fotografe, dalla nascita della fotografia ad oggi’ (Pendragon, 2017) e ‘Dizionario delle fotografe. Dall’800 ad oggi, in Europa e Nord America’ (Pendragon, 2022) Le sue opere fanno parte di collezioni private e sono inserite in cataloghi d’arte e magazine internazionali. Ha esposto in esclusivi Festival fotografici e culturali, tra cui FestivalFilosofia, L’Eredità delle donne, Imago Murgantia, VinArte, Riaperture Photofestival, ArtCity Bologna|ArteFiera, Biennal Fine Art Barcellona e in sedi prestigiose in Italia e all’estero tra le quali: Spazio Kodak, Köln; San Giorgio in Poggiale, Palazzo d’Accursio e Archiginnasio, Bologna; Palazzo della Signoria, Jesi; ARCOS - Museo Arte Contemporanea Sannio, Benevento; Palazzo Marotta, Guardia Sanframondi; Chiesa di Sant’Agostino, Pietrasanta; Auditorium San Bernardino, Morcone; Fondazione Studio Marangoni,Firenze; Palazzo Clerici e Palazzo Reale, Milano; GAM - Galleria d’Arte Moderna, Torino; Fotonostrum Gallery, Barcellona. Numerosi i progetti vincitori di premi internazionali, tra i più recenti: ‘Existences’ (2021,18th Julia Margaret Cameron Award, 2022 APA Annual Photograpy Awards),‘Urban Cathedrals’ (2021 APA Annual Ph. Awards, 2022 Luxembourg Art Prize, 2022 MIFA Moscov International Foto Award), ‘My home, my day’ (2022 19th Julia Margaret Cameron Award), ‘Ephemeral’ (2023 FAPA Fine Art Photo Award), ‘Apparitions’ e ‘Cut rose’ (2023 21th Julia Margaret Cameron Award).



Buon compleanno Arte Fiera!I 50 anni di ARTE FIERA Bologna



Nel 2024 Arte Fiera compie 50 anni. È un traguardo che nessun’altra fiera d’arte italiana ha ancora tagliato, e che solo altre due fiere in Europa possono vantarsi di aver superato. Correva infatti il 1974 quando BolognaFiere decise di presentare, all’interno di quella che allora si chiamava ancora Fiera Campionaria, una piccola sezione dedicata all’arte moderna e contemporanea. Fu un’intuizione felice, salutata da un successo immediato. Nella prima edizione, le gallerie erano appena dieci; l’anno successivo, erano già 200. 1974-2024: un anniversario importante, che Arte Fiera vuole festeggiare non solo guardandosi indietro, ma anche pensando al futuro. Da un lato, la fiera celebrerà le sue origini, rivisitando nel Public Program protagonisti ed eventi legati alle sue primissime edizioni e, più in generale, al clima culturale di Bologna negli anni Settanta, un periodo in cui la città emiliana era all’avanguardia tanto nell’arte visiva quanto nell’architettura e nel design. Dall’altro, oltre a presentare il meglio dell’arte italiana moderna e attuale, Arte Fiera cercherà di indicare nuove direzioni, tornando ad aprirsi alle gallerie straniere, dando spazio alle ultime novità della performance, chiedendo agli artisti del presente di creare opere inedite. 

Application, nuovo corso, collaborazioni prestigiose 
Arte Fiera è lieta di annunciare che sono online le domande di partecipazione per l’edizione 2024, che, oltre a scandire il mezzo secolo della manifestazione, riprende il filo di una delle edizioni più fortunate degli ultimi anni, quella del 2023, salutata dalla stampa come una rinascita, premiata dai collezionisti, tornata all’affluenza di pubblico prepandemia. Confermata dunque la location della scorsa edizione (i padiglioni 25 e 26, tra i più eleganti del quartiere fieristico bolognese, tradizionalmente associati alla fiera) e le sue collaborazioni vincenti, a partire da quella fra il Direttore artistico Simone Menegoi ed Enea Righi, manager e collezionista di livello internazionale, come Direttore operativo. Un binomio che coniuga un taglio curatoriale ambizioso con una gestione attenta di tutti gli aspetti organizzativi della fiera, dall’allestimento alla ristorazione, dall’accoglienza del grande pubblico al programma dedicato ai collezionisti. Si rinnova anche la preziosa partnership con ANGAMC, l’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, con cui Arte Fiera ha aperto un tavolo di confronto permanente. Ugualmente confermato l’importante investimento nella comunicazione - curata, per la parte dell’immagine coordinata, dall’agenzia LeftLoft - e nell’accoglienza dei collezionisti, sia italiani che stranieri. 

Sezioni e curatori 
Alla Main Section di Arte Fiera, suddivisa come sempre fra arte storicizzata e contemporaneo, si affiancano tre sezioni curate e su invito: Fotografia e immagini in movimento, Pittura XXI e Multipli, che propone opere in edizione, spaziando dal libro d’artista al design d’autore. Alla curatela di Pittura XXI è confermato Davide Ferri, critico e curatore indipendente, mentre Fotografia e immagini in movimento è affidata per il secondo anno a Giangavino Pazzola, curatore di Camera - Centro italiano per la fotografia (Torino). Novità invece per Multipli, che vede l’arrivo del critico e storico dell’arte Alberto Salvadori. Accanto alle sezioni curate, ritorna Percorso: non una sezione vera e propria ma, come indica il titolo, un itinerario che collega un certo numero di stand della Main section secondo un criterio tematico. Il tema di Percorso sarà un linguaggio trasversale e universale, che unisce artisti di generazioni e linguaggi differenti: il disegno. 

Arte Fiera 2024: il passato, il presente, il futuro di una fiera unica. 

Arte Fiera – Ufficio Stampa 
Elena Pardini elena@elenapardini.it +39 348 3399463

BolognaFiere – Ufficio Stampa 
Elena Sabbatini elena.sabbatini@bolognafiere.it +39 051 282876




venerdì 12 gennaio 2024

Second Order Reality, il progetto di Carola Bonfili in mostra a Lubiana

Carola Bonfili, SOR, 2023

Second Order Reality è un progetto di Carola Bonfili che si sviluppa attraverso diverse forme di narrazione: un video in CGI, un ambiente immersivo in VR e una serie di sculture.

Unendo linguaggi e riferimenti diversi, dalla letteratura ottocentesca all'architettura brutalista, dai fumetti all'intelligenza artificiale generativa, l'opera si muove tra la dimensione digitale e quella fisica, esplorandole infinite possibilità di una storia. I mezzi espressivi scelti dall’artista influiscono infatti sull’evoluzione del racconto stesso, frammentandolo e creando una serie continua di rimandi che aprono nuove possibilità di immaginazione.

Promosso da Fondazione smART – polo per l’arte, e curato da Daniela Cotimbo e Ilaria Gianni, il progetto è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione, 2022), programma di promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Dopo una preview presso La Capella a Barcellona, Second Order Reality sarà presentato in forma di mostra presso Aksioma – Institute for Contemporary Arta Lubiana dal 18 gennaio al 16 febbraio 2024 per poi vedere altre tappe in collaborazione con gli altri partner del progetto, fino alla destinazione finale dell’opera alla collezione del MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

Con Second Order Reality Carola Bonfili indaga gli stati percettivi che caratterizzano l’esperienza di navigazione nei mondi virtuali e che sono connaturati nel “pensiero magico” dei bambini. 

La capacità di entrare e uscire da diverse soggettività, l’interesse per gli spazi liminali e per l’attraversamento di varchi e soglie temporali: elementi organici all’infanzia che col tempo vengono messi a margine dell’esperienza.

Bonfili recupera anche la fascinazione che questi stati transitori hanno esercitato sulla letteratura di diverse epoche, in autori come Gustave Flaubert o H. G. Wells, richiamando in particolare la descrizione delle ripetute allucinazioni vissute da Antonio Abate ne La tentazione di Sant’Antonio di Flaubert.

A partire da queste diverse suggestioni, e dai risultati di una serie di workshop svolti con dei bambini, Carola Bonfili sviluppa, scompone e declina la sua trama, con l’obiettivo finale di dar vita a un videogioco. Protagonista della storia è M’ling, una scimmietta che improvvisamente vede certe parti del suo corpo pietrificarsi e così intraprende un viaggio iniziatico in cerca della guarigione.

Nel video The Stone Monkey (video) e nell'installazione VR Level 1, Illusions that we should have, but don’t, una concatenazione di eventi misteriosi muove la dinamica narrativa spostando costantemente il punto di adesione al reale. Anche i suoni, creati da Francesco D’Abbraccio, assumono un ruolo centrale, quali veri e propri “oggetti sonori” che amplificano il carattere perturbante dell’intera esperienza.

Le sculture che saranno presentate per la prima volta nella mostra a Lubiana riprendono alcuni dei temi e degli immaginari presenti nella storia e li traducono in elementi fisici. Se M’linge Tanky Pearsono riproduzioni in cemento dei personaggi principali e richiamano le action figure prodotte in ambito gaming, The Stone Monkey’PBR consiste in una serie di sculture sferiche evolutesi a partire dai PBR o render fisici, oggetti digitali utilizzati nell’ambito della modellazione 3D per mostrare i campioni di texture. Infine, The Multicrane recupera la tecnica delle prime animazioni di Walt Disney: un omaggio a un modo di fare artigianale che persiste come metodo nell'approccio al digitale dell'artista.

Il progetto sarà accompagnato da un catalogo edito da Nero Editions con testi di Daniela Cotimbo, Ilaria Gianni, Domenico Quaranta e Valentina Tanni.

 

Carola Bonfili, SOR, 2023


Second Order Reality
Un progetto di Carola Bonfili 
A cura di Daniela Cotimbo e Ilaria Gianni 
Promosso da Fondazione smART – polo per l’arte, Roma

In partnership con: 
Aksioma – Institute for Contemporary Art, Ljubljana
MNAD - Museo Nazionale dell’Arte Digitale, Milano
Centre d’Art Contemporain Genève, Ginevra
SODA – School of Digital Arts (c/o Manchester Metropolitan University), Manchester
Hypermaremma, Maremma
The Green Parrot, Barcellona
La Capella, Barcellona

Partner tecnico:
HTC Vive Arts

Sound design:
Lorem

Visual identity:
Bahut

Catalogo:
Nero Editions

Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (XI edizione, 2022), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

lunedì 8 gennaio 2024

A Cipro la mostra di Meletios Meletiou | Playground

Playground by Meletios Meletiou, installation view, Eins Gallery, 2023
ph. Mirka Koutsour

Playground” activates the sense of exploration and play in an adventurous manner. It blurs the line between danger and enjoyment with aggressive surfaces that contort and reverse their initial impressions. The artist presents compositions that take up the space’s surfaces, appearing to evolve, spread, form units, and engage autonomously in a game of balance. He places emphasis on organization over individual objects, shifting the focus from the properties of individual parts and treating the organization of the whole as a dynamic process of interaction among the constituent elements. The work includes the viewer as an active participant in this relationship. Systems, grids, and unpredictable patterns resembling cell-like connections that reflect the possibilities of action and reaction create an additional layer on the walls, the floor, and the structural support points. These elements are drawn in two seemingly opposing directions, oscillating between sensory danger and care. The artist uses this ambiguity to form unexpected conceptual connections.

Meletiou continues his exploration of forms related to hostile architecture, a tool of urban design that discourages specific population groups from using public spaces. He also focuses on the materiality of counterterrorism measures related to the global political context. Metal bars that partition public benches, obstacles con- trolling the movement of bodies, spikes, and pyramids projecting from the wall’s surface to prevent relaxation, standing, and sleeping—these serve as barriers that segregate contested groups but also function as mechanisms upholding urban pathology. Their architecture embodies fear and misunderstanding. Inevita- bly, his work is grounded and geographically shaped in response to urban stratification. These forms within the “Playground” become visible through the lens of a play area, revisiting childhood concepts that have been a recurring theme in the art- ist’s body of work. Following his solo presentation at the Fondazione Pastificio Cerere, Meletiou decisively expands his body of work, exploring the potential and setbacks of formal reclamation and the appropriation of hostile architecture. He underscores the significance of play and pleasure, even when these words seem inconceivable. The aggressive urban environment becomes visible in the exhibition with a playful disposition. Meletiou introduces a series of interwoven questions about the relationship between leisure and work, play and profit production, and the playful threat posed by formal complexity. He examines the blend of danger and play, the paradoxical state of childhood as the embodiment of the non-subject while simultaneously learning to create the “other.” Additionally, he delves into the fluidity that emanates from a child’s perspective as an active process or the potential to reshape established meanings in creating new ones. Colour plays a significant role in his work, as does meticulous attention to the treatment of materiality —a play with textures that provokes the need for tactile exploration. The artist insists using contrasting materials and reversing their expected characteristics, such as the sponge that becomes cemented or sharp sur- faces that turn soft. Meletiou emphasizes the details that challenge our perceptual capacities. He grapples with the threshold, the theatricality made visible through its distortion, employing distancing for analysis while simultaneously invoking the impulse for engagement. He creates a perilous Playground within a rectangular space that imposes a circular path without corners. He transforms the intensely hostile elements into co- lourful works that alter their initial purpose: to negate a flat surface and create obstacles. Meletiou conveys the exuberance of “Playground”, framing it as both a heterotopia and a space of power negotiation. Ultimately, he explores the paradox of childhood, mimicry, reproduction, and the potential for resistance to established structures, readjustment, and the joy of disruption.


Playground by Meletios Meletiou, installation view, Eins Gallery, 2023

Solo exhibition by Meletios Meletiou
Curated by Panos Giannikopoulos
December 8-January 15
Eins Gallery, Limassol

DI STANZA IN STANZA | Rita Mandolini e Julie Rebecca Poulain

Julie Rebecca Poulain_photo Sebastiano Luciano

Curva Pura è lieta di presentare la bi-personale di Rita Mandolini e Julie Rebecca Poulain, Di Stanza In Stanza, a cura di Nicoletta Provenzano, un dialogo pittorico che attraversa le ultime ricerche delle due artiste in un percorso diadico di intime reciprocità e assonanze divergenti, emergenti come mondi di interiorità in continua e immutabile germinazione. 

Le opere instaurano un’interlocuzione che si realizza nelle sedimentazioni pittoriche affioranti tra la profondità e la superficie, tra l’indeterminazione e lo stagliarsi formale, creando spazi della contemplazione dove esterno ed interno sono presenze silenti, segreti celati e riaffermati, sussurrati e custoditi, mostrati e negati mentre erompono e accadono nella duplicità del loro unirsi e scindersi come limite della visione. 

Gli olii su tela delle due artiste conducono l’osservatore in insorgenti intensità, in una stabile sospensione dove la costanza è il movimento, aprendosi a forme cangianti e mutevoli tra emersione e nascondimento.

Di Stanza In Stanza si delinea come passaggio da una metrica all’altra, da uno spazio dell’immaginario ad un altro, avanzando in un cammino non disgiunto, ricondotto al participio di uno stare immaginale che prende posto e compimento locativo e al contempo si esprime in una dinamicità in divenire.

Nelle pitture di Rita Mandolini il vocativo richiamo dell’ombra da cui emerge la forma, sempre mobile e incerta nel suo stanziarsi come entità fissa nella realtà del quadro, si esteriorizza come un lento vortice d’interiorità, rivelandosi nel graduale levarsi di variazioni tonali: da un assoluto coloristico prende corpo un movimento di forze morfogenetiche e deflagranti, portando in luce le densità cromatiche di un mistero di essenze e rispondenze nella materialità pittorica.

Nei dipinti di Julie Rebecca Poulain l’esterno si asconde in un interno di velature e panneggi, un fluttuante equilibrio di spazi e volumi di luce, veicolati da una sublimazione pittorica di superfici permeabili, frapposte e sovrapposte, che lasciano filtrare una dialettica prismatica luministica. 

Nella separazione topica tra superficie e profondità, tra un dentro che si protende visualmente verso un fuori precluso, le morbidezze e le trasparenze degli sfaccettati piani pittorici velano e disvelano un intimismo senziente.

Nel venire incontro e nel divenire dell’immagine al limite estremo del nascondimento, la mostra Di Stanza In Stanza è un incontro di poetiche in cui tutto ciò che, come essente, si mostra e si ritrae, come scrive Martin Heidegger ne L’origine dell’opera d’arte, appare come intensa intimità del reciproco appartenersi, nella compagine della forma che è essa stessa contesa originaria tra celare e rivelare. 


Rita Mandolini, foto Sebastiano Luciano, 2022


INFO
DI STANZA IN STANZA
Rita Mandolini e Julie Rebecca Poulain
a cura di Nicoletta Provenzano

Opening 11 Gennaio 2024 ore 18:30
Fino al 13 Febbraio 2024

Orari:martedì e giovedì dalle ore 18:30 e su appuntamento - prenotare via mail curvapura@gmail.com o whatsapp 3314243004

Curva Pura
Via Giuseppe Acerbi, 1a - Roma
curvapura@gmail.com


pubblica: 

www.amaliadilanno.com