martedì 28 febbraio 2023

NEW SPACE MONITOR ROME | OPENING "Paura della Pittura"

Matteo Fato, Florilegio 18, ossia, vigilia di un crepuscolo (serale), 1916 / 2023 Courtesy Monitor gallery

Ma l’atto del dipingere è spesso caratterizzato non più dal coraggio come per Giotto, per Tintoretto, o per Tiziano o per Caravaggio o per Van Gogh, anzi dalla paura. Paura degli amici, dei nemici, dei critici, dei mercanti, della propria cultura, dei libri che si son letti, del ‘breviario di estetica’, dei quadri che si son visti e di quel che è stato detto e scritto su quei quadri, paura di se stessi, del proprio passato e del proprio avvenire, paura dell’illustrazione, del decorativismo, del naturalismo, del sentimento, dell’imitazione, paura dell’oggetto come oggetto, paura d’essere nella moda e paura d‘esserne fuori”.[1] 

La mostra è molto semplice: come in una sorta di sacra conversazione tra antichi e moderni, tra vivi e morti, gli artisti attuali della galleria convivono con artisti passati di area figurativa italiana (per usare un'espressione scolastica di comodo). Fare arte di viventi e non viventi non significa ricercare parentele o progenitori. Anche se non si è mai sottratti da una tradizione, può esserci incoscienza artistica e non riferirsi a vincoli genealogici ma solo a concomitanze e sortilegi, magari senza che sia mai avvenuto un contatto. Il legame tra costoro è aver abitato e abitare poeticamente il mondo.

Di ogni artista trascorso (Giovanni Acci, Ugo Celada, Alfredo Chighine, Virgilio Guzzi, Walter Lazzaro, Giovanni Omiccioli, Domenico Purificato, Ada Schalk, ecc.) è stato scelto un solo dipinto canonico (olio su tela o su tavola, di dimensioni domestiche, da cm 30 X 40 a un massimo di cm 70 x 100 circa[2]), la stessa cosa per i viventi: Matteo Fato, Thomas Braida, Nicola Samorì e Elisa Montessori. Ad essi si è richiesto un dipinto che stia entro le stesse misure o le superi per eccesso o per difetto in modo tollerato (il quadro è la sola porzione ritagliata di mondo che serve guardare), e di non preoccuparsi dell'originalità (capricciosa) del soggetto ma che lo scelgano assolutamente nella tradizione: natura morta, paesaggio, nudo, ritratto, vaso con fiori, vanitas, ecc. (“soggetto ed emozione sono sinonimi”). La pittura è pericolosa, non lo dimentichiamo: vasi, paesaggi e figura e tutte le convenzioni salvano, sono parapetti, proteggono dal mare aperto, “dove non si tocca”. Per l’inaugurazione, le pareti della galleria, della nuova sede, espongono quadri (“ad altezza d’uomo”), contro tutti i ritorni in pittura, senza temere i miraggi, gli orli sul precipizio, le parvenze dell’al di qua che questa pittura celebra.

Ricordano i curatori che: “Pochi giorni prima di morire in guerra, Boccioni aveva avuto un pensiero: Nulla è più terribile dell’arte. Tutto ciò che non è arte è disprezzabile. Tutto quanto è giuoco in confronto a una pennellata giusta. La pittura è un nemico che non smetterà mai di vincere”. 

La mostra si intitola Paura della pittura, gli artisti sono stati invitati a fare quello che sanno fare bene e per cui la galleria li ha scelti: pitturare "senza paura", confidando sui paraocchi del cerimoniale della mostra.

Giovanni Acci (Firenze, 14 luglio 1910 – Pietrasanta, 12 ottobre 1979), Thomas Braida (Gorizia, 1982), Ugo Celada da Virgilio (Cerese, 1895 – Varese, 1995), Alfredo Chighine (Milano, 1917 – Pisa, 1974), Matteo Fato (Pescara, 1979), Walter Lazzaro (Roma, 1914 – Milano, 1989), Virgilio Guzzi (Molfetta, 1902 – Roma, 1978), Elisa Montessori (Genova, 1931), Giovanni Omiccioli (Roma, 1901 – Roma, 1975), Domenico Purificato (Fondi, 1915 – Roma, 1984), Nicola Samorì (Forlì, 1977), Ada Schalk (Milano, 1983 – Varese, 1957).

[1]Renato Guttuso, in Paura della pittura. Numero monografico di “Prospettive”, a. VI, n. 25-27, 15 gennaio – 15 marzo 1942.
[2]I dipinti al di sotto di cm 170 x 120 sono definiti da Boccioni: “quadretti”.



PAURA DELLA PITTURA
a cura di Gianni e Giuseppe Garrera
4 marzo 2023 dalle 16 alle 21
Fino al 22 aprile 2023


MONITOR ROME
Via degli Aurunci 44, 46, 48
00185 Roma
T: +39 06 69 22 1808
M: monitor@monitoronline.org


Sediamoci qui, a Roma da Divario la personale di Giulio Bensasson

 

Divario, Sediamoci qui, Giulio-Bensasson©Studio-Daido

A Roma da Divario è in corso fino al 4 marzo 2023 Sediamoci qui, personale di Giulio Bensasson, la cui pratica artistica si sviluppa principalmente attraverso il linguaggio scultoreo e l’installazione, ponendo particolare attenzione alle tecnologie multimediali e soprattutto alla sperimentazione di nuovi materiali.

Tema prediletto della sua ricerca è il tempo che in molte delle sue opere ricopre anche il ruolo di protagonista, alluso come momento culminante di un atto o come processo latente e inesorabile. Il suo trascorrere è elemento basilare della composizione con cui l’artista deve scendere a patti, usato metaforicamente come mezzo espressivo attraverso il quale indagare il trasformarsi della materia e osservare i processi imprevedibili che in essa si manifestano.

La selezione delle opere esposte (sei riproduzioni fotografiche su carta e tre lightbox) proviene da un archivio – Non so dove, non so quando – molto ampio e in continua crescita, formato da centinaia di diapositive ammuffite che l’artista è riuscito a raccogliere grazie a una serie di ritrovamenti fortuiti all’interno di cantine umide, magazzini abbandonati e bancarelle dell’usato.
Queste piccole immagini fotografiche, che prima raffiguravano e custodivano un istante ben definito della realtà, sono ora l’ingrandimento di vecchie pellicole quasi completamente disfatte dall’incessante lavoro di decomposizione delle muffe e dei funghi. Erano ricordi di qualcuno e ora sono la rappresentazione della memoria stessa che si sgretola, si trasmuta e assume forme ambigue, indecifrabili, compone mondi sconosciuti e piccoli universi di colore. Vere e proprie opere pittoriche del tempo.

La mostra si completa con l’opera Come funghi, un’installazione che dialoga con lo spazio della galleria composta da più di 100 sculture in gomma siliconica rosa che si ispirano alle forme dei funghi lignicoli, imitandone persino il proliferare, ma realizzati con la consistenza, il colore e il materiale stesso dei sex toys.

Catalogo in galleria con un approfondimento critico di Saverio Verini.

Divario, Sediamoci qui, Giulio-Bensasson©Studio-Daido

Via Famagosta 33, Roma
+39065780855, info@divario.space
Orari: lunedì 15:30 – 19:30; da martedì a venerdì 11.30 – 19.30; sabato su appuntamento
Ingresso libero

lunedì 27 febbraio 2023

Agnese Purgatorio | Parole Nomadi

Agnese Purgatorio, Nomade Immobile, 2023


Inaugurata nella Pinacoteca metropolitana “C. Giaquinto” a Bari la mostra Parole Nomadi dell’artista barese Agnese Purgatorio, promossa dalla Città metropolitana di Bari.

Agnese Purgatorio con un linguaggio assolutamente contemporaneo, attraverso l’uso dei collage digitali, della video art e di performance, racconta con delicatezza temi attuali ed estremamente controversi, come il ruolo delle donne nella società, la marginalità degli ultimi, i conflitti sociali, i migranti e le guerre. Le sue immagini riportano a luoghi senza tempo, sospese tra parola e forma e, spaziando tra media e linguaggi eterogenei, diventano scenari poetici di storie umane.

Fino al 14 maggio la Pinacoteca metropolitana ospita circa 22 opere dell’artista che si inseriscono all’interno della collezione permanente del museo tra sculture, oli e affreschi in un sapiente dialogo tra forma e materia nel nome del linguaggio universale dell’arte.

Testi in catalogo di Pippo Ciorra, Carmelo Cipriani, Martina Corgnati, Anna D’Elia.

Agnese Purgatorio. Parole Nomadi
fino al 14 maggio 2023
Bari, Pinacoteca metropolitana C. Giaquinto
Via Spalato, 19 Lungomare N. Sauro, IV piano, 27 - 70121 Bari



venerdì 24 febbraio 2023

A Roma da COSMO la rassegna di videoarte Odds, rarities and B-sides

Alessio Ancillai, still frame, Memory Comma Line Dot 

Il 24 febbraio 2023, Cosmo presenta la rassegna di videoarte Odds, rarities and B-sides, a cura di Nicoletta Provenzano e con la direzione artistica di Zaelia Bishop: una immersione nel bizzarro e nell’insolito, nelle rarità e singolarità, una miscellanea che si addentra nell’extra-ordinario della ricerca, in un ipotetico e figurato retro di un long playing, nelle sfaccettature liminali tracciate oltre il canonico. 

Gli artisti Alessio Ancillai, Karin Andersen, Apotropia, Bianco-Valente, Citron Lunardi, Iginio De Luca, Anica Huck, Miss Sam, Elena Mazzi, in un flusso randomico, conducono l’osservatore in un percorso tra il passato e il presente, tra la natura e la relazione con i suoi cambiamenti climatici, tra temporalità e spazialità, atti linguistici e fluttuazioni oniriche. 

Performance, corporeità, parole, alterazioni e conformazioni biotiche, paesaggi naturali, surreali e urbani si muovono in un tempo di accadimenti e narrazioni visivo-semantiche lungo i confini del linguaggio, in riflessioni poetiche o mordaci, in viaggi ed emigrazioni, in esperienze corali attraverso il solco di miti e credenze, in risonanze epidermiche ed echi emozionali. 

Costellazioni di enigmi, simboli e metafore contengono e proiettano un cammino oltre il categoriale e il tematico, una trama in tensione e articolazione fra bios e logos che le immagini video compongono in una polisemia orizzontale ed espansiva, rivelando correlazioni, sincronie e diacronie. 

La rassegna Odds, rarities and B-sides presenta una fusione ed amalgama di accenti tra il quotidiano e il futuribile, l’inquieto e l’elegiaco, un’avventura sineddotica tra memoria e mitologemi, orizzonti morfemici e campi extralinguistici, movimento e mutazione, racconto e folklore. 





ODDS, RARITIES AND B-SIDES
videoart exhibition
a cura di Nicoletta Provenzano, con la direzione artistica di Zaelia Bishop
24, 25 e 26 Febbraio 2023
Opening 24 febbraio 2023 ore 18 - 22

COSMO - Piazza di Sant’Apollonia 13 (Trastevere) – Roma
Aperto tutti i giorni dalle 17 alle 21


lunedì 13 febbraio 2023

Present Perfect | Passato prossimo | Dall’archivio di Acta International

Chrystie Sherman, Matrimonio, Mumbai, India, 2003 (courtesy the Artist e Archivio Acta International)

Per celebrare i 30 anni di attività di Acta International, tra le prime gallerie a Roma dedicate esclusivamente alla fotografia contemporanea, Giovanna Pennacchi è lieta di invitarLa alla mostra collettiva Present Perfect | Passato prossimo. Dall’archivio di Acta International. 

Nel giugno 1993, con la mostra personale Roma di Mario Clementi, curata dallo storico della fotografia Diego Mormorio - mente creativa dell’Associazione culturale Acta International insieme alla fondatrice e direttrice Giovanna Pennacchi - veniva inauguratolo spazio di via Panisperna.

Nel tempo Acta International ha ospitato 116 mostre fotografiche (organizzando anche progetti espositivi a New York presso il Fashion Institute of Technology, l’Istituto Italiano di cultura, la Casa Italiana Zerilli-Marimò, e a Monaco di Baviera presso l’Istituto Italiano di cultura) tra personali, bipersonali e collettive, dedicate ad autrici e autori sia italiani che stranieri - dal Pakistan all’Oman, dalla Corea del Sud all’Australia, dagli Stati Uniti alla Croazia - offrendo con lo stesso entusiasmo una significativa piattaforma di visibilità alle nuove generazioni. 

Per questo primo appuntamento celebrativo, la curatrice Manuela De Leonardis ha selezionato dall’archivio di Acta International e dalla collezione privata della direttrice 24 opere di Paola Agosti, Marco Anelli, Sandro Becchetti, Gianni Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi, Massimiliano Camellini, Franco Cenci, PasqualeDe Antonis, Simona Filippini, Giorgia Fiorio, Leonard Freed, Frank Horvat, Lucideddu(Lucia Cadeddu), Nathan Lyons, PatriziaMolinari, Marialba Russo, Ivo Saglietti, Jack Sal, Pentti Sammallahti, Enzo Sellerio, Chrystie Sherman, Paolo Simonazzi, Angelo Turetta, LimYoung Kyun. 

L’autorialità dei diversi linguaggi della fotografia in bianco/nero e a colori, analogica e digitale, tra ritratti, paesaggi, interni, moda, reportage e fotografia di sperimentazione, lascia emergere quella visione corale che è contemporaneamente un viaggio emozionante nella storia stessa della galleria romana.


Present Perfect | Passato prossimo
Dall’archivio di Acta International

a cura di Manuela De Leonardis

16 marzo-29 aprile 2023
inaugurazione giovedì 16 marzo ore 18,30 - 20,30

ACTA INTERNATIONAL
direzione: Giovanna Pennacchi
via Panisperna, 82 – 00184 Roma
dal mercoledì al sabato ore 16,00 - 19,30
064742005
info@actainternational.it
www.actainternational.it


CLOUDS | Georgie Friedman, Almut Linde, Sissa Micheli, Marie-Luce Nadal, Ursula Palla


In meteorologia una nuvola è un’idrometeora costituita da minute particelle d’acqua condensate e/o cristalli di ghiaccio, sospese nell’atmosfera solitamente non a contatto con il suolo. Considerare le nuvole semplici fenomeni naturali potrebbe, in realtà, essere una grande limitazione. Da sempre le nuvole affascinano l’uomo e Il tema delle nuvole, presente nell'iconografia fin dall'antichità, è stato una grande fonte di ispirazione nel corso dei secoli, in particolare nella pittura e nella fotografia. Nel 1800 la pittura di paesaggio conobbe un periodo di grande splendore e ,all'interno di questo genere, gli artisti prestarono sempre maggiore attenzione al motivo delle nuvole: queste strane e sfuggenti formazioni che appaiono come trasportatrici di emozioni in grado di ipnotizzare l’uomo che proietta in esse i propri sogni e le proprie fantasie. Nel XXI secolo continuano ad affascinare numerosi artisti, mentre entrano in gioco anche questioni ambientali e politiche. In alcune opere compaiono masse di nuvole che appaiono fuori controllo, causate o da calamità naturali o dall'uomo, come fumi di scarico ed esplosioni atomiche. Nel contesto della globalizzazione, della virtualizzazione, il cloud sta ora emergendo come modello per descrivere la complessità delle relazioni contemporanee. Sta diventando un simbolo di architettura dell'informazione in rete, delle relazioni geopolitiche e dei nuovi concetti di spazio.

Le artiste invitate, Georgie Friedman, Almut Linde, Sissa Micheli, Marie-Luce Nadal, Ursula Palla, affrontano questo tema con linguaggi diversi come la fotografia e il video.

Georgie Friedman è una giovane artista americana i cui progetti includono video installazioni su larga scala, video singoli e multi-canale e diverse serie fotografiche. Ha vissuto, lavorato ed esposto negli Stati Uniti, in musei e università. La natura messa in relazione con le caratteristiche e i limiti dell’uomo contemporaneo sono al centro della sua ricerca. Mettendo in scena potenti condizioni atmosferiche o la forza dell’oceano indaga sull’impatto psicologico e sociale di fenomeni naturali di lieve e di grave entità messi in relazione alla fragilità e inadeguatezza umana. Utilizza la fotografia, il video, il suono, l'installazione, l'ingegneria e la fisica della luce, tutto per creare nuove esperienze percettive per gli spettatori. "Sky Study II, Gray on Gray", permette di osservare in tempo reale i dettagli sottili e i cambiamenti tonali delle nubi temporalesche, qualcosa che si potrebbe pensare sia omogeneo. La Friedman dichiara di aver pensato all’idea di assenza o invisibilità filmando la nebbia (nuvole basse) che nasconde una visuale senza rivelare ciò che viene oscurato. Come via di approccio a questa idea, "Sky Study II, Gray on Gray" si concentra sulla stratificazione e il movimento delle spesse nuvole grigie, che prendono forma in relazione alla luce e alle particelle intorno ad esse, ma non rivelano mai il blu del cielo.

Almut Linde (*1965 a Lubecca) lavora sulla realtà, le persone e sistemi sociali. Lavorando a volte in aree che, a prima vista, non sembrano avere alcun tipo di potenziale artistico, sviluppa performance che si traducono in video, fotografie, sculture e installazioni. Le sue opere vanno oltre la semplice esposizione o documentazione per sollevare questioni fondamentali sull'esistenza umana, come la differenza tra autonomia individuale e il complesso delle istituzioni e delle strutture sociali. L'artista lavora all'interno del suo concetto di bellezza radicale. L'approccio radicale consiste nel reindirizzare il concetto di bellezza alle radici della forma. Rende possibile mettere cose che non possiamo o non vogliamo vedere nello spazio dell'osservabile. L'aspetto più cruciale del suo lavoro è affrontare la realtà direttamente e senza deviazioni. Nell’opera video Sea of Clouds/29.3 Tons CO2, un mare di nuvole davanti a un cielo azzurro svela la sua origine dopo pochi secondi. La somiglianza con un bellissimo mare di nuvole dell'idilliaca pittura di paesaggio si scontra con la conoscenza della sua origine. Secondo l'European Pollutant Release and Transfer Register, la città di Grevenbroich è in cima alla classifica delle dieci città più inquinate d'Europa. La generazione di elettricità dalla lignite è tra le tecnologie più sporche, con le più alte emissioni di CO2.

La ricerca espressiva di Sissa Micheli, artista altoatesina, viennese d’adozione, si muove tra l’immagine fissa e quella in movimento dosando con rigore foto, video ed installazioni. Le sue opere sono legate a temi di particolare attualità e ad osservazioni della realtà che l’artista traduce in metafore, evidenziando i limiti del nostro sistema funzionale per stimolare un’analisi critica della nostra società. Le tre fotografie qui esposte fanno parte del progetto foto e video, MOUNTAIN PIECES. Reflecting History“ che affronta il tema della guerra e della pace. In queste opere, in cui le nuvole avvolgono il paesaggio o lo nascondono parzialmente esaltandone la bellezza, l’attenzione non si concentra solo sulla magnificenza delle montagne della Alta Pusteria, ma sugli eventi che vi hanno avuto luogo circa cent’anni fa: con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, le cime elevate divennero linea del fronte della prima guerra mondiale. L’artista va in cerca di tracce e interviene sottilmente con specchi e superfici riflettenti, con pietre, segnali di fumo, bandiere e residui bellici. Nelle fortificazioni, nei tunnel e davanti al bunker si creano nuvole di fumo che trasformano gli scenari di guerra elevandoli su un piano simbolico. L’uso di uno specchio riflettente tra le nuvole rimanda lo spettatore a sé stesso rendendolo consapevole della propria responsabilità in quanto essere umano. „La bellezza e l’atrocità sono qui vicine“ - sottolinea l’artista - „E‘ un paradosso che un massiccio così unico con paesaggi che trasudano pace e tranquillità possa essere stato il palcoscenico di battaglie, rovina e morte“. Si tratta di toccanti memoriali fotografici e cinematografici contro la guerra.

Marie-Luce Nadal (MLN, nata in Francia nel 1984) è un'artista e ricercatrice visiva transdisciplinare eco-femminista e queer. MLN è interessata alle relazioni scientifiche e mistiche che coltiviamo con l’ ambiente, in particolare con la nostra atmosfera. MLN crea opere-macchine performative, che hanno la particolarità di combinare singolarità plastica, ricerca scientifica e fattibilità tecnica con il fine che questi oggetti possano essere utilizzati o completati dal pubblico. In questo interesse è particolarmente affascinata dall'impatto diretto dei fenomeni atmosferici. Le esperienze meteorologiche e artistiche fanno parte dell'universo di Marie-Luce. Un rapporto organico e spirituale la lega al cielo. Attraverso forme moderne di scrittura, incarnate nel movimento e nell'immagine, sistemi di proiezioni e metonimie, attraverso variazioni di scale e riproduzioni animate di sistemi atmosferici, MLN cerca di riscoprire questa vitalità, di portarla avanti e di alimentarla nella mente del pubblico. Faire Pleurer les Nuages (Make the Clouds Cry) è una performance all'aperto creata dall'artista in diretta continuità con la pratica contadina del nonno: la semina delle nuvole. All'alba o al tramonto, dopo un duello di scherma, l'artista usa una balestra in acciaio e un elastico di reggiseno con munizioni a fiato, zolfo e dinamite per sparare tra le nuvole e far piangere il cielo.

Ursula Palla, che vive e lavora a Zurigo, ha partecipato a numerose mostre e festival video in Svizzera e all'estero. Dopo il 2000 l'artificialità della Natura si cristallizza sempre più chiaramente come tema centrale della sua opera multimediale. Sotto forma di video e sculture in bronzo, a volte raggruppate in installazioni, mette in discussione criticamente l'appropriazione e la manipolazione della natura da parte dell'uomo, perché “il nostro paesaggio oggi è molto cambiato ed è sovracostruito, i paesaggi naturali sono diventati rari e abbiamo sviluppato la capacità di vedere in modo selettivo. Eliminiamo ciò che disturba, lo trascuriamo o lo trasfiguriamo” – afferma l’artista. I suoi lavori, preceduti da accurate ricerche, come l’opera video in mostra “ Die Wolke”, ad un primo sguardo incantano sul piano formale-estetico , anche perché l’artista utilizza materiali effimeri come zucchero fuso, neve , polvere di carbone ma a un esame più attento, il bell'aspetto cade a pezzi per le contraddizioni che emergono dai dettagli , Illusione e realtà finiscono così con entrare in un rapporto di tensione rivelando completamente la profondità e l'urgenza del suo lavoro.

MURATCENTOVENTIDUE ARTECONTEMPORANEA
CLOUDS
Georgie Friedman, Almut Linde, Sissa Micheli, Marie-Luce Nadal, Ursula Palla

Sede
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari

Inaugurazione 
Sabato 25 febbraio, 2023, ore 19.00

Periodo
25 febbraio – 15 Aprile 2023

Orario di apertura 
Lunedì, martedì e mercoledì solo su appuntamento
Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30

Info
3348714094 – 392.5985840



venerdì 10 febbraio 2023

D3CAM3RON3, mostra collettiva a Palazzo Lucarini Contemporary

Vaste Programme

Dal 11 al 26 Febbraio, si svolgerà presso Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi, D3cam3r0n3, una mostra collettiva degli ospiti del progetto di residenza artistica, ideato e coordinato da Francesca Cornacchini nel settembre 2022 presso la Villa storica Casa Francesconi, nella campagna umbra tra i comuni di Trevi e Foligno. 

La mostra rappresenta un’evoluzione e un punto di approdo estetico all’esperienza di residenza che Francesca Cornacchini aveva concepito come momento riflessivo-esperienziale svincolato dall’obbligo di produzione. Gli artisti, nei mesi a seguire alla residenza, hanno prodotto lavori e speculazioni che, pur conservando lo spirito personale e originale, si sono nutriti del reciproco incontro e scambio e in cui lo staff di Palazzo Lucarini è intervenuto come catalizzatore riflessivo. 

Casa Francesconi, infatti, è stata per circa un secolo un cenacolo culturale importante e autorevole, frequentata da poeti, nobili e politici europei. Centrale nel fermento ideale dell’Umbria ottocentesca. La residenza è la cornice narrativa, virtuale, delle storie, delle ricerche e del lavoro, delle persone di cultura coinvolte nell’evasione intellettuale. L’intento è di creare un’analogia, un parallelismo concettuale e di motivazioni, nel ritiro - desiderato - presso un luogo al di là del tempo, inserito nel contesto della dimora storica. 

L’opera di Boccaccio - e la residenza che a lui s’inspira - tratta della “ri-creazione” del genere umano, in un contesto bucolico, svincolato dal tempo della città. La residenza si fa tutrice dell’importante valore simbolico del Decamerone, cioè, l’intento di sfuggire ai valori di un mondo in distruzione, per preservare, invece, ideali sublimi, seppur a volte triviali, ma fermamente lontani da soprusi o aberrazioni. 

D3CAM3R0N3 mirava ad offrire tempo, emancipato da qualsiasi obbligo di produzione, solo l’invito all’osservazione, quasi eremitica, del luogo, alla contemplazione armoniosa della natura ed al privilegio della solitudine. 

D3CAM3R0N3 interroga il “reale”, essendo essa stessa una realtà parallela, strutturata, liberata nel reticolo dello spazio-tempo virtuale, pone domande sull’esistenza, sullo stato delle cose, sulle dinamiche, sul qui ed ora e sul sempre. 

I lavori in mostra, eterogenei per mezzi espressivi e linguaggi impiegati, sono frutto dell’aggregazione di 10 personalità selezionate da Francesca Cornacchini che offrono uno sguardo sulla ricerca artistica romana. In mostra sarà possibile vivere un’esperienza in bilico tra brutalismo e hi-tech. Performance, installazioni, video che restituiranno scenari oltre il tempo e lo spazio; opere che in una dialettica introspettiva faranno dialogare realtà e videogioco, l’attualità socio-politica con personificazioni avatar, machinima e neo-totem tecnoesistenziali. Per ibridare, ibridarsi e disegnare una pluralità nell’affinità. 


D3CAM3RON3 mostra collettiva 
a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori 

In mostra a Palazzo Lucarini i percorsi di dieci artisti e pensatori. Una restituzione visiva della residenza presso Casa Francesconi a Trevi, luogo “sublime” di incontro, di condivisione e scambio oltre i vincoli del presente e della produzione artistica

D3CAM3R0N3 
Artisti: Giulio Bensasson, Alessandro Calizza, Chiara Cor, Francesca Cornacchini, Federica Di Pietrantonio, Chiara Fantaccione, Andrea Frosolini, Gianmaria Marcaccini, Vaste Programme, Davide Silvioli 

A cura di: Maurizio Coccia e Mara Predicatori 
Inaugurazione: 11 febbraio 2023 ore 18:30 
Periodo: dal 12 al 26 febbraio 2023; dal venerdì alla domenica dalle ore 15:30- 18:30 (su prenotazione fuori orario al +39 3386772711) 
Sede: Palazzo Lucarini Contemporary, Centro per l’Arte Contemporanea (Trevi, PG) 
Segreteria e logistica: Associazione Culturale “Palazzo Lucarini Contemporary” (Presidente Giovanni Curti) Ente patrocinatore: Comune di Trevi (Sindaco Bernardino Sperandio) 
Con il sostegno di: Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno 

Progetto Collaterale 
Davide Mariani. Donori Endurance quarta mostra della serie “Boys don’t cry”, progetto collaterale di “Palazzo Lucarini Contemporary” in collaborazione con le Accademie di Belle Arti dell’Aquila e di Perugia, a cura di Maurizio Coccia e Mario Consiglio, Cappella di Palazzo Lucarini. 

INFO 
Titolo: Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini Contemporary Via Beato Placido Riccardi, 11 - 06039 Trevi (PG), Italy +3386772711 www.palazzolucarini.it info@palazzolucarini


giovedì 9 febbraio 2023

Bekhbaatar Enkhtur | Imagining for Real

Bekhbaatar Enkhtur, Vulture, 2021, engraving wax panels, 60x40x10cm each. Photo by Gabriele Tosi
Courtesy the Fonderia artistica de Carli of Torino, IT_detail

Matèria è felice di presentare Imagining for Real, la prima personale a Roma di Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, Mongolia, 1994), curata da Enrico Camprini.

Il titolo della mostra, che cita un recente libro dell’antropologo Tim Ingold, rappresenta una formula efficace per evocare la pratica di Enkhtur, nelle cui opere coesistono dimensione immaginativa, materiale, simbolica e storico-culturale. 

La mostra vuole presentare il lavoro dell’artista, offrendo uno scorcio sulla sua pratica, che si concentra sulle varie declinazioni del medium della scultura e, più in generale, sui processi di messa in forma della materia e sulla sua interazione con spazio e spettatore. La ricerca di Bekhbaatar Enkhtur si concretizza principalmente nella realizzazione di sculture, spesso concepite in stretta relazione con il luogo che le ospita. Immagini fiere e al tempo stesso fragili di figure zoomorfe – lupi, draghi, cavalli, volpi – rappresentano un repertorio iconografico tratto da miti e tradizioni della Mongolia che l’artista intende evocare, ma soprattutto tracciano le coordinate di una pratica scultorea che tende all’effimero. La forza vitale delle sue opere infatti si rivela in una sorta di tensione autodistruttiva: le sculture di Enkhtur sono di frequente interventi impermanenti che nascono nello spazio espositivo e non sono destinati a sopravvivere. A partire da riferimenti visivi frutto di incontri fortuiti o da elementi caratteristici del contesto culturale e religioso della sua terra d’origine, l’artista concepisce lo spazio espositivo come luogo abitato da una serie di presenze appartenenti a un mondo immaginativo e al tempo stesso fortemente ancorato al reale. 

Fulcro della mostra Imagining for Real è un lavoro site specific in cera e paglia realizzato dall’artista nella galleria nei giorni precedenti all’inaugurazione, ispirato all’episodio della demolizione del Janraisig di Ulaanbaatar. Statua di Migjid Janraisig alta oltre 26 metri eretta nel 1913 come simbolo dell’indipendenza politica della Mongolia, fu rimossa dalle truppe sovietiche durante la Seconda Guerra Mondiale e successivamente ricostruita nel 1996. Il riferimento visivo e simbolico a questa vicenda storica – che richiama un tema di grande importanza ancora oggi come l’iconoclastia – permette dunque a Enkhtur di interrogare in profondità alcuni dei problemi centrali della sua ricerca: spazio espositivo come spazio metaforico e scultura come riflessione su temporalità e impermanenza della materia. La ricerca dell’artista mira a fare emergere le qualità intrinseche dei materiali utilizzati, organici e inorganici, donando loro una parvenza di vita percepibile sia nel loro progressivo mutare, e talvolta deteriorarsi, sia nell’evidenza del gesto impresso nella scultura plasmata.

Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, Mongolia, 1994)ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città in cui vive. È stato artista in residenza al Kora Contemporary Arts Center, Castrignano De' greci , Mambo, Bologna, a Manifattura Tabacchi, Firenze, alla Fondazione Lanfranco Baldi, Pelago e a Dolomiti Contemporanee, Borca di Cadore. Ha esposto in gallerie, spazi non profit e istituzioni. Tra le mostre recenti, le personali: An Ocean Standing, Lc Queisser Gallery, Tbilisi, GA; Oasis, un progetto a cura di Ramdom realizzato in collaborazione con Fondazione Elpis, 2022; Fuocherello, fonderia de Carli, Volvera TO; Cambio della guardia, Localedue, Bologna, 2021; Tsam, Marktstudio, Bologna, 2021; Zuult (Una boccata d’arte), Borgo Val Belluna, 2020. E le collettive: Il rituale del serpente, Ex Convento di San Francesco, Bagnacavallo, 2021; Room 114 XY, Car Drde, Bologna, 2019; La pratica quotidiana, Oratorio di San Sebastiano, Forlì 2019; Un anno lungo un giorno, Centro Pecci, Prato, 2019; Tragitti divaganti, P420, Bologna, 2018.

Info:
Bekhbaatar Enkhtur - Imagining for Real
a cura di Enrico Camprini
Inaugurazione 18.02.2023 dalle 18:00 alle 21:00
su appuntamento dalle 11:00 alle 17:00

Matèria, Via dei Latini 27, Roma
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Hommage ARTISTI CHE OMAGGIANO ARTISTI.


 

Comunicato stampa

Giovedì 9 febbraio, alle ore 18, negli spazi del CRAC Puglia di Taranto (ex convento dei Padri Olivetani XIII sec.), in corso Vittorio Emanuele II, in pieno centro storico, si inaugurerà la mostra “Hommage. Artisti che omaggiano artisti”, a cura di Carmelo Cipriani, da un’idea di Iginio Iurilli



Dodici artisti contemporanei pugliesi di riconosciuta fama e qualità rendono omaggio ad altrettanti artisti defunti, anch'essi pugliesi, quasi tutti scomparsi nell'ultimo decennio, portando in mostra, oltre a propri lavori, recenti e non, anche opere degli artisti scomparsi, contenute nella loro collezione privata o in altre, testimonianze di rapporti umani, di sodalizi, di affinità elettive.
“Un omaggio dovuto oltre che sentito, che parte dal basso, dalle relazioni amicali nate spontaneamente tra gli artisti - afferma il curatore della mostra Carmelo Cipriani -, un dialogo ricercato non tanto tra le opere, adottate a metafore di rapporti concreti, quanto tra gli uomini, tra omaggiati e omaggianti, gli uni sopravviventi nei ricordi degli altri. Da qui il titolo della mostra "Hommage" termine francese che rimanda all'omaggio-ricordo ma che presenta anche una singolare assonanza con la parola "Homme", ricordando che il punto di partenza di tutto è l'uomo come essere sociale, bisognoso di confronto e relazione, di pace e serenità. Amicizie sincere che contraddicono la considerazione che nel lavoro si sia necessariamente rivali. Non tra gli artisti, almeno non tra tutti. Conoscenze profonde, avventure
comuni, aneddoti divertenti, tutto confluisce nella mostra attraverso le opere e i racconti di chi ha scelto di omaggiare. L'obiettivo della mostra è celebrare l'arte contemporanea pugliese – che tale è solo per luogo di nascita degli artisti ma non per una pretestuosa regionalità delle loro ricerche – da un punto di vista particolare, quello delle relazioni amicali, riannodando vicende personali e concordanze di pensiero. Una mostra che non vuole essere esaustiva e che si propone come work in progress, con inclusioni e ampliamenti futuri, tanto importanti quanto più significativi saranno i rapporti che tra gli artisti emergeranno. L’evento infine, oltre ad essere una celebrazione degli artisti scomparsi, vuole essere un monito alle istituzioni, troppo spesso poco attente a valorizzare gli artisti nati in Puglia. Un invito a rileggere la storia dell’arte del territorio al di fuori di visioni localistiche, per riscoprire in essa attitudini e propensioni internazionali”.
Dopo i due segmenti iniziali svoltisi presso il Museo Nuova Era di Bari e il Torrione Passari di Molfetta, la mostra prosegue oggi a Taranto. Protagonisti di questa nuova tappa espositiva sono tutti gli artisti selezionati nei seguenti abbinamenti omaggiato-omaggiante: Biagio Caldarelli-Paolo Lunanova, Nicola Carrino-Antonio Paradiso, Mimmo Conenna-Piero Di Terlizzi, Cristiano De Gaetano-Giuseppe Teofilo, Michele Depalma-Beppe Sylos Labini, Enzo Guaricci-Lino Sivilli, Beppe Labianca-Francesco Granito, Vettor Pisani-Agnese Purgatorio, Adele Plotkin-Rosemarie
Sansonetti, Jolanda Spagno-Iginio Iurilli, Giuseppe Spagnulo-Giulio De Mitri, Domenico Ventura-Vito Maiullari.

La mostra itinerante "Hommage", con questa ulteriore tappa a Taranto, ha posto le basi per consentire
la storicizzazione di un patrimonio storico-artistico latente, fatto non solo di opere ma anche di storie
fino a oggi sottaciute.
Programma per l’inaugurazione della mostra
Saluti
Dott. Fabiano Marti
Assessore alla Cultura del Comune di Taranto
Introduzione
Prof. Giulio De Mitri
Presidente Comitato scientifico CRAC Puglia
Prof. Iginio Iurilli
Ideatore della rassegna
Interventi
Prof. Carmelo Cipriani
Critico d’arte e curatore della mostra
Prof.ssa Rosemarie Sansonetti
Presidente Museo Nuova Era
Prof.ssa Isabella Battista
Critico d'arte e docente di Storia dell'arte al Liceo Artistico Pino Pascali di Bari
La mostra è promossa e ospitata dal CRAC Puglia, patrocinata da Comune di Taranto, Regione Puglia
(Assessorato Cultura, Tutela e Sviluppo Delle Imprese Culturali, Turismo, Sviluppo e Impresa
Turistica) e Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" e in collaborazione con istituzioni territoriali e
nazionali, le associazioni Amica Sofia di Perugia, F@MU (Famiglie al Museo), Comitato per la
Qualità della Vita, Ella, Federazione Italiana delle Associazioni e Club per l'UNESCO di Taranto,
Associazione Marco Motolese, Società Dante Alighieri sezione di Taranto, Contaminazioni, Amici dei
Musei Taranto, Tarenti Cives, #Ante Litteram, Gruppo Taranto e FAI delegazione di Taranto.

 

lunedì 6 febbraio 2023

Roberto Ghezzi. L'impronta dell'acqua

Roberto Ghezzi, installazione Naturografia© lago Trasimeno, 2022. Ph. Mara Predicatori


L’impronta dell’acqua, mostra personale dell’artista Roberto Ghezzi a cura di Mara Predicatori, diffusa in sei diversi spazi di altrettanti comuni umbri, dal 18 febbraio al 16 aprile 2023.

L’impronta dell’acqua è un progetto culturale promosso da Arpa Umbria in collaborazione con Roberto Ghezzi e Mara Predicatori, con il sostegno della Fondazione Perugia, in partnership con l’Unione dei Comuni del Trasimeno, i Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno e le associazioni Laboratorio del Cittadino e Faro Trasimeno e che ha visto, ai fini della disseminazione, anche la partecipazione di alcune classi delle scuole del territorio e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. L’impronta dell’acqua ha l’obiettivo di introdurre nuove forme di progettazione, nuove modalità di produzione scientifica e artistica, nuovi linguaggi liberi e innovativi per parlare del lago Trasimeno. Una mostra e un progetto complesso che intendono restituire una riflessione sulla rappresentazione paesaggistica e delle sue componenti biologiche e naturali attraverso la sinergia tra la pratica dell’artista, lo studio scientifico-biologico dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente - Arpa Umbria - e la rilettura dell’azione in chiave artistica delle pratiche di produzione e rappresentazioni di Roberto Ghezzi. 

Protagoniste del progetto sono le Naturografie© di Roberto Ghezzi, opere inedite che riescono a creare un ponte tra arte e scienza. Si tratta di tele create secondo un processo studiato dall’artista affinché sia la natura stessa a lasciare traccia di sé su supporti collocati nell’ambiente naturale per lunghi periodi. Grazie a questa prassi, Ghezzi è in grado di restituire al pubblico opere di grande fascinazione estetica, ma anche capaci di fungere da matrici di raccolta degli organismi tipici dell’ambiente naturale. Roberto Ghezzi da anni mappa territori e paesaggi. In due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente (Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Umbria).

Le fasi del progetto: Il progetto ha visto in prima battuta la realizzazione delle opere. Nei mesi di agosto/ottobre-dicembre, intrecciando istanze di ricerca di Arpa e di tipo artistico e pratico, secondo la propria metodologia di lavoro, Roberto Ghezzi ha installato tessuti pretrattati in 4 diversi habitat dell’isola Polvese e altre tele presso la costa di Castiglione del Lago. Una volta che la natura ha compiuto il suo corso e l’artista ha deciso che il processo di formazione delle tele era compiuto, sono state ritirate e si è avviata una fase di studio ecologico e biologico al microscopio da parte di Arpa e una fase di trasformazione dei tessuti in opere adatte per le 6 mostre che si apriranno nel mese di febbraio/aprile 2023.

Da un punto di vista scientifico, l’impronta che la natura ha lasciato su queste tele ha permesso una analisi ecologica da parte di Arpa Umbria, che restituisce una lettura delle peculiarità ambientali ed ecologiche del lago Trasimeno. L’analisi ecologica ha permesso di evidenziare le caratteristiche uniche e particolari del lago e dei suoi abitanti, di evidenziare come l’unicum sia formato da più ambienti ognuno contraddistinto da specifici segni distintivi: la presenza o l’assenza di una specie vegetale o animale, l’insistenza di una architettura o la duttilità di un corso d’acqua, il ruolo dell’essere umano nella tutela o nella distruzione di un ambiente protetto. Lo studio biologico ha esaminato più da vicino le componenti animali, vegetali e minerali che hanno accolto per diversi giorni le tele dell’artista, accettandole nel proprio evolversi, assumendole come parte integrante del proprio divenire. Sulle tele infatti gli insetti si sono riprodotti, le piante hanno trovato supporto per crescere, gli animali matrice per la propria alimentazione. La restituzione di questa integrazione è rappresentata dalle numerose sfumature di colore: ogni organismo ha dipinto la tela con colori brillanti o tenui, secondo il suo essere o il tempo del suo passaggio o del suo permanere. Acqua, aria e terra hanno poi dato il loro contributo spostando, trasportando, rimuovendo, permanendo.

Da un punto di vista artistico, Ghezzi, pur ancorandosi da un punto di vista scientifico agli specifici habitat in cui interviene e dunque operando secondo una logica site-specific, di fatto porta avanti una ricerca sul linguaggio artistico in sé e più nello specifico una rilettura contemporanea del genere paesaggistico. Come spiega la storica dell’arte e curatrice Mara Predicatori, l’opera di Ghezzi si inquadra nella millenaria riflessione sulla rappresentazione del reale e sulla trasfigurazione che porta con sé. Le tele sono infatti mimetiche rispetto alla realtà che raffigurano (è la natura stessa che lascia la propria materia sulla tela) ma allo stesso tempo, l’immagine non è giammai realistica rispetto al reale ma ne è un rimando simbolico. Nella alchemica collaborazione tra artista e natura risiede il mistero di queste opere, più paesaggio dei paesaggi, eppure di matrice astratta-informale. Un ritorno alla pittura (la logica dei colori, delle trame, la ricerca sul limite tra visibile e non) che tuttavia si innesta sulla pratica performativa, il lavoro site-specific e che nel contrasto tra metodo applicato e arbitrio della scelta creativa sembra eludere il dualismo tra positivismo-romanticismo portando a una terza via di sconfinamento. Nuovi “paesaggi contemporanei” che, a distanza di circa 500-600 anni dalle raffigurazioni in bilico tra paesaggio reale e immaginario del Trasimeno compiute da Beato Angelico (si ricordi la prima raffigurazione del lago nel 1430 nell’Annunciazione presso il Museo Diocesano di Cortona), Perugino e Raffaello, portano a indagare il divenire dell’arte e le plurime matrici linguistiche per farlo. 

Nel mese di febbraio si apriranno le mostre che restituiranno al pubblico i risultati della sperimentazione. Nello specifico, il primo appuntamento è a Castiglione del Lago presso il Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago, dove sarà possibile visionare le Naturografie©prodotte in ciascun habitat, installazioni frutto della combinazione di elementi di prelievo e una serie di disegni e rielaborazioni artistiche dei foto ingrandimenti delle immagini realizzate al microscopio prodotti da Arpa Umbria. La mostra, nata come restituzione artistico-poetica e non didascalica, conserverà l’impianto scientifico ed educativo nei rimandi esplicativi presenti tramite QR in mostra e dunque nel sito web dedicato. 

I risultati del progetto saranno restituiti attraverso una mostra diffusa. Presso Palazzo della Corgna di Castiglione Del Lago vi sarà una esposizione principale con una restituzione di tutte le Naturografie© e opere riferite ai vari habitat campionati. 

In altri cinque comuni del comprensorio del Trasimeno (Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno), saranno visibili invece dei trittici dell'autore, appositamente pensati, che forniranno chiavi di lettura plurime al lavoro grazie alla natura eterogenea degli spazi ospitanti che offrono agganci diversi alla ricerca. La restituzione, infatti, pur affrontando l'ambiente lago che fa da legante, di fatto fornirà in modo latente un'esperienza estetico/conoscitiva che rifletterà input diversificati e impressioni di tipo multidisciplinare che nascono dal confronto con la storia e altre opere contemporanee (Centro Informazioni presso il Parco Campo del Sole, Tuoro), la ricerca stratigrafica e le testimonianze del territorio (Museo Antiquarium di Corciano), il rapporto con le pratiche del lavoro (Museo della Pesca di San Feliciano), con la rappresentazione della natura nell’opera storica di Perugino (Chiesa di San Sebastiano di Panicale), con la dimensione documentale anche del lavoro artistico (sala comunale di Passignano) a testimonianza ancora una volta del forte legame che unisce l’arte e la scienza.


L’IMPRONTA DELL’ACQUA

mostra personale di Roberto Ghezzi

a cura di Mara Predicatori

progetto culturale promosso da Arpa Umbria con il sostegno della Fondazione Perugia

Sedi Varie Regione Umbria:

Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno

dal 18 febbraio al 16 aprile 2023


Communication & media relations

Arpa Umbria – Sez. Comunicazione, Stampa e Relazioni istituzionali 0755156240-892 comunicazione@arpa.umbria.it

Amalia Di Lanno
Comunicazione e Relazioni Media Arte

venerdì 3 febbraio 2023

Mariella Bettineschi, The Next Era and Other Stories

Mariella Bettineschi, Il primo racconto (e l'ultimo), 1996-2015
photographic print and feather, cm 18 x 24, ph. Giorgio Benni


L’opera deve essere il risultato di un processo inventivo continuo,
di carattere più spirituale che culturale o estetico.
Ne deriva la rinuncia allo stile o alla riconoscibilità.
Questa modalità comporta un’apertura a 360°,
essere presi da tutto ciò che il proprio sguardo cattura.
Mariella Bettineschi 

Da z2o Sara Zanin la prima mostra personale in galleria di Mariella Bettineschi dal titolo L’era successiva e altri racconti

La partecipazione nel 1988 alla XLIII Biennale di Venezia su invito di Achille Bonito Oliva, nel 1989 il trasferimento a Berlino – città in cui l’artista risiederà fino al 1995, sino ad arrivare al successo della cruise di Dior del 2022 con la presentazione di una installazione immersiva da L’era successiva, sono soltanto alcune delle tappe salienti di un percorso artistico lungo e frastagliato. Mariella Bettineschi (Brescia, 1948) si è confrontata, con consapevolezza, con il proprio ruolo di donna e artista ancor prima di affermarsi sulla scena nazionale, seguendo una vocazione assolutamente autonoma all’interno di un ambiente marcatamente maschile. Dopo la formazione accademica presso l’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo, ben presto Bettineschi mostra i sintomi di una chiara insofferenza verso un certo sistema dell’arte e, soprattutto, una specifica tensione a distaccarsi dall’adesione ad alcuni linguaggi espressivi che pensa possano limitarne la ricerca. 

Posizionarsi ai confini, attivare uno sguardo allucinato, un’attenzione primitiva sulle cose, l’immagine arriva dalla periferia, si rivela per il suo “sfavillio”, è unica, non cerca connessioni, affinità, famiglie. [...] Ma l’immagine può anche biforcarsi, diventare labirinto: allora si moltiplica, ingoia sé stessa e rigetta il suo opposto, tradisce i presupposti, approda ad esiti sconosciuti, scrive nel 1999. Abbracciando con la propria sperimentazione un ampio periodo, che la vede dapprima vicina ai gruppi femministi milanesi - dai quali ben presto si distaccherà intuendo il rischio di una omogeneizzazione della ricerca - Bettineschi ha condotto sin dagli anni Settanta un percorso solitario volto all’implementazione di un linguaggio proprio, un nuovo lemma attraverso cui esprimere il proprio ruolo di donna e artista nel mondo. 

La mostra prende in considerazione un ampio arco cronologico che dagli anni ’80 arriva sino al 2022, esponendo un vasto corpus di opere, tra cui alcune inedite: la serie dei Piumari, delle vere e proprie sculture che prendono il piano della parete facendosi spazio attraverso i toni del bianco e dell’oro; la serie Nuovi racconti in cui i cuscini tessuti a mano mostrano figure immaginarie e antropomorfe e piccole iscrizioni che diventano statement artistici; fino ad arrivare alle ultime sperimentazioni con la pittura digitale e alle opere iconiche della serie L’era successiva, progetto on going iniziato dall’artista nel 2008 a partire da una riflessione che coinvolge in prima istanza l’universo femminile come portatore di uno sguardo altro. 

L’era successiva e altri racconti sottolinea un interesse non episodico per l’utilizzo di media differenti attraverso cui Bettineschi ha implementato una ricerca formale ed espressiva assolutamente personali. Da un lato, l’importanza ascritta al “saper fare”, quella perizia tecnica di accademica memoria che ha consentito all’artista, nel corso degli anni, di districarsi tra strumenti, tecniche e soluzioni formali disparate per arrivare a una sintesi compiuta del proprio universo immaginifico; dall’altro, un’infaticabile ricerca legata a quella discontinuità a-temporale che fa della sua intera produzione un unicum per quanto riguarda l’ampiezza dei contenuti e dei topoi affrontati. 

La storia può essere considerata non tanto come una successione lineare, consequenziale di avvenimenti, ma come una struttura costituita da diversi elementi in inter-relazione a più livelli. Il nuovo non è quindi solo l’effetto di ciò che lo precede ma è l’ultima configurazione che la struttura di elementi assume da uno dei punti di vista possibili. L’artista, nomade per natura, attraversa la nuova configurazione di elementi, vi entra in relazione, vive e assorbe l’insieme che la costituisce: l’opera è il risultato di questo attraversamento. 

L’arte per Bettineschi è perdita e disorientamento, conoscenza del mondo e del sé, conoscenza del non detto attraverso il superamento costante delle barriere convenzionali di spazio e tempo. Come dalla folgorazione nata per Duchamp, dall’incontro con la sua opera a Philadelphia, per Bettineschi la quarta dimensione è tutta reale: garantisce l’ingresso in uno spazio rinnovato in cui le regole del gioco sono tutte da definirsi. È così che nasce un racconto frastagliato e continuo, una narrazione lunga un cinquantennio che sfugge a qualsiasi tentativo di definizione univoca. 

L’arte, quindi, coagula uno stato fluido, è priva di costanti riconoscibili, è disorientamento e perdita.

Angelica Gatto

 
Mariella Bettineschi, The Next Era and Other Stories
visitabile fino al 16 marzo 2023

Z2O Sara Zanin Gallery | via della Vetrina 21, 00186 Roma 
T. +39 06 70452261 | www.z2ogalleria.it | info@z2ogalleria.it 
Orario di apertura: da lunedì a sabato 13:00 - 19:00 (o su appuntamento)

giovedì 2 febbraio 2023

Pasquale Gadaleta. Il sogno del cinghiale

Non solo prede di caccia o presenze ferine che invadono lo spazio cittadino, i cinghiali sono protagonisti di una mostra che ne umanizza la selvatichezza, invitando a scoprire il lato nascosto di ciò che superficialmente si considera una minaccia o un nemico. L’artista pugliese Pasquale Gadaleta intitola Il sogno del cinghiale la sua prima personale romana, un progetto costruito su misura per le stanze di Casa Vuota, lo spazio espositivo di via Maia 12 al Quadraro.

La mostra, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo si può visitare fino al 5 marzo, su appuntamento, prenotando ai numeri 3928918793 o 3284615638 oppure all’email vuotacasa@gmail.com

Un cinghiale in una casa potrebbe sembrare una presenza incongrua e spiazzante e invece, nella fantasticheria di Pasquale Gadaleta, si trova perfettamente a suo agio. I dipinti e le sculture dell’artista si inseriscono nello spazio espositivo domestico componendo una grande installazione, che si impernia sulla ricostruzione di una camera da letto. “È uno spazio intimo – spiegano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – in cui si immagina possa abitare l’animale umanizzato. Le opere si allestiscono accanto a oggetti raccolti dall’artista nel corso di lunghe passeggiate sulle colline della Murgia, che si fanno leggere come ready-maderustici e fiabeschi: un letto, una seggiola, un mobilio sbilenco. Qua e là si incontrano piccole ceramiche che riproducono scene di gusto boccaccesco vissute dall’ungulato, una collezione di ricordi di intimità licenziose, gelosamente conservati nel rifugio più segreto, in cui nessuno accede senza invito. Nelle scene immaginate da Pasquale Gadaleta, scolpite o dipinte, i cinghiali dormono o scorrazzano nella luce crepuscolare oppure avanzano fieri, da soli e in gruppo in scenari di una natura ancestrale che evoca alla mente certe pitture di un mondo preromano.L’uso sia della terracotta che del colore che l’artista fa rimanda direttamente a un retaggio archeologico da lui intensamente amato e studiato, a testimonianza di un profondo e vitale legame con la sua terra natia, abitata nell’antichità da quei Peucezi che tantissime testimonianze della loro arte e della loro cultura hanno lasciato, come racconta la collezione del Museo Jatta di Ruvo di Puglia”.

“Pasquale Gadaleta – proseguono i curatori – inizia a dipingere i cinghiali nel 2018, dopo averli incontrati e osservati sulla Murgia. Il primo motivo di attrazione per lui, da un punto di vista prettamente scultoreo, è la forma e il volume dell’anatomia dell’animale. Per Gadaleta, il cinghiale è visivamente perfetto e per questo si presta bene a essere raffigurato. Poi viene lo studio iconografico, la scoperta della sua presenza costante nell’arte attraverso i millenni e i secoli, a partire dalle scene di caccia dipinte nelle caverne 35mila anni fa. Così il cinghiale diventata un’ossessione per l’artista, fino a diventare un suo alter ego. In questo senso la mostra potrebbe essere letta come un grande autoritratto.Dopo tante peregrinazioni i cinghiali di Gadaleta arrivano a Roma e sono protagonisti di un progetto unitario che pone l’animale al centro e chiude un ciclo, invitando alla scoperta di quali fantasticherie si animi il suo sonno, in una dimensione onirica e affabulante, e andando a intrecciare con leggerezza il mondo privato dell’artista con gli echi dei discorsi dell’attualità e della politica”.

Per spiegare il suo progetto, l’artista sceglie di citare I Ching, ovvero Il libro dei mutamenti, antico testo classico cinese, un libro sapienziale usato come oracolo: “Il dente di un cinghiale castrato porta salute. Di per sé il dente del cinghiale è pericoloso; maquando la natura del cinghiale sia mutata essa perde la sua pericolosità. Così anche nell’uomo non bisogna combattere direttamente i suoi istinti primitivi, ma eliminare le radici della selvatichezza”.

La mostra – concludono Del Re e de Nichilo – è un inno alla bellezza della selvatichezza, espressione poetica di un percorso di ricerca peculiare e vivacissimo che si snoda lungo sentieri poco battuti e lontani dalle rotte più frequentate dell’arte di oggi, dove andare a cercare le tracce di una fauna schiva e silenziosa, che abita tra le pietre e la luna, tra la memoria e il sogno, in un delicato equilibrio che merita cura speciale, attenzione e rispetto”.

Pasquale Gadaleta è nato nel 1988 a Terlizzi, in provincia di Bari, ed è diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Attualmente vive a Ruvo di Puglia e insegna discipline plastiche e scultoree presso il liceo artistico “Pino Pascali” di Bari. Nel 2008 la Galleria Luciano Inga-Pin di Milano allestisce la sua prima mostra personale intitolata A che gioco giochiamo?. Nel 2012 vince il Premio Nazionale delle Arti “Academy Pride” per la scultura, con una mostra all’Accademia Albertina di Torino. È del 2020 la personale Sentimentalea Palazzo Venezia di Napoli a cura di Letizia Mari. Nel 2021 vince il Premio di pittura “Fausto Pirandello”, con una mostra al Museo civico di Anticoli Corrado, in provincia di Roma, curata da Manuel Carrera. È stato invitato in varie mostre collettive in Italia e all’estero, sia in galleria private che in spazi pubblici e museali.

INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: IL SOGNO DEL CINGHIALE
AUTORE: PASQUALE GADALETA
A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 21 gennaio al 5 marzo 2023
ORARI: visitabile su appuntamento
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 – 328.4615638 | email vuotacasa@gmail.com | INGRESSO GRATUITO