venerdì 23 aprile 2010

Pastorello in Giovanni Manunta Pastorello





testo e cura Simonetta Angelini

L’inaugurazione si terrà domenica 2 maggio alle 18:00
La mostra termina il 30 maggio
La Galleria Marconi è aperta tutti giorni dalle 16.00 alle 20.00, esclusa la domenica




di Rocco Dubbini che ha concluso il mini ciclo di Marche Centro d'Arte, la mostra di Pastorello conclude la rassegna Non lo so e non lo voglio sapere.
Pastorello è uno degli artisti più importanti del nuovo panorama dell'arte italiana, al centro della sua ricerca pone la pittura stessa e un'estetica limpida, ricca anche se inquieta.

“La Galleria Marconi dedica una personale a Giovanni Manunta Pastorello dal titolo omonimo.
Il nomen che diventa segnale di una deviazione, di uno spostamento identitario. Inatteso.
«Il nome proprio è la strana sintesi verbale di un’unicità che si espone alla sua domanda senza che venga a corrisponderle nessuna ulteriore conoscenza» scrive la filosofa Adriana Cavarero nel suo saggio «Tu che mi guardi tu che mi racconti».
L’io, declinato in terza persona, diventa un interrogativo, un sé dalla pelle metamorfica. Possibile al plurale, narrabile. A prescindere dal testo. L’identità è mobile, un work in progress.
I lavori pittorici di Pastorello hanno un impulso ad abstrahere che dice il processo di distillazione, di sintesi, di concentrazione potente.
La natura, inquieta e patologica, ha volumi tubolari da struttura. E’ un daimon femmina. Imprevedibile, bugiardo. La variabile casuale.
Dentro una realtà in mutazione chimica, in dissoluzione acida e sintetica, dalla consistenza pulviscolare quasi lucreziana”. (Simonetta Angelini)

Non lo so e non lo voglio sapere non è solo una risposta, è anche una provocazione, un atteggiamento e in fondo una forma di agnosticismo, che nel caso dell’arte potremmo definire culturale. È un modo per affrontare i grandi quesiti dell’umanità: da dove veniamo? Dove andiamo? Perché il dolore? Perché le patate al forno sono sempre troppo poche?
Una risposta spesso comoda, a volte sconvolgente, che esprime una volontà di ignoranza che è molto lontana dall’affermazione socratica che il vero saggio è colui che sa di non sapere. Non c’è nessuna tensione alla conoscenza, nessuna curiosità, solo distacco e indifferenza.
Spesso davanti a una proposta di tipo artistico questa frase arriva e fa un po’ male. Chi la adotta può sembrare un po’ fuori dal tempo, ma in verità spesso appartiene a una maggioranza, nemmeno troppo silenziosa.
Sarebbe legittimo adesso rispondere alla domanda: perché intitolare in questa maniera una rassegna di mostre?
La risposta in fondo è già nel titolo.


Galleria Marconi of Cupra Marittima presents the sole exhibition by Gianni Manunta Pastorello, cured by Simonetta Angelini author of the critical text as well. Opening on 2nd May at 6.00 p.m..
Afeer the successful sole exposition by Rocco Dubbini, that closed the mini series of Marche Centro d'Arte, Pastorello exposition closes the program I don't know and I don't want to know.
Pastorello is one of the most important artists of the new Italian art survey. Centre of his research is picture itself and a limpid, rich, even if anxious, aesthetics.

“Marconi Gallery dedicates a sole exposition to Giovanni Manunta Pastorello with a same title.The nomen that becomes the sign of a deviation of an identity shifting. Unexpected.The philosopher Adriana Cavarero quotes in her essay “Tu che mi guardi, tu che mi racconti”:«The name is a strange verbal syntesis of a ununiqueness which exposes itself to its question without any correspondent further knowness».
The self,declined into the third person, becomes a question, a self with a metamorphicskin. Possible in plural, that can be told. Apart from the text. Identity is changeable, a work in progress.
Pastorello pictorial works have an impulse to abstrahere that tells the process of distillation, synthesis, powerful concentration.
Nature, restless and pathological, has tubular structure volumes. It is a female daimon. Unpredictable, liar. The random variable.
Inside a reality in a chemical mutation, in a synthetic and acid dissolution, of a dust consistency nearly Lucrezio-like”. (Simonetta Angelini)

I don't know and I don't want to know isn't just an answer, it's also a provocation, an attitude and, after all, a kind of agnosticism, that about art we could say cultural. It is a way to face the great questions about mankind: where do we come from? Where do we go? Why sorrow? Why baked potatoes are never enough?
An answer which is often convenient, sometimes upsetting. It expresses the will of ignorance, that is very far from the Socratic statement following which, the real wise man is the one who knows he doesn't know. There isn't any will for knowledge, no curiosity, only detachment and indifference.
This sentence is often made in front of an art proposal and it hurts a little. The one who says it may seem a bit out of the time, but he really is often one of the not too much silent majority.
It would now be legitimate to answer the question: why such a title for a program of expositions?
The answer is already in the title, after all.











scheda tecnica/technical card

curatore/curator by Simonetta Angelini
testo critico/art critic by Simonetta Angelini

ufficio stampa/ press agent Dario Ciferri
traduzione di/translation by Patrizia Isidori

relazioni esterne e promozione delle attività/ external relationship and promotion of activities Stefania Palanca
fotografia/photography Marco Biancucci©
riprese video/video shooting Stefano Abbadini
allestimenti/preparation Marco Croci
progetto grafico/graphic project maicol e mirco
webmaster


dal 2 maggio al 30 maggio
from 2th may to 30th may
orario: lunedì-sabato dalle 16 alle 20
opening time: Mon-Sat 4 to 8 p.m.

Galleria Marconi di Franco Marconi
C.so Vittorio Emanuele, 70
63012 Cupra Marittima (AP)
tel 0735778703
e-mail galmarconi@siscom.it

MATTEO MONTANI


Venerdì 23 Aprile 2010 ore 18 la Galleria Bonomo presenta i nuovi lavori di Matteo Montani, artista romano che ha già esposto a Bari con mostre personali e collettive.
La sua pittura rasenta l’astrazione utilizzando una personale tecnica che si giova come supporto di carta abrasiva composta di carbonio e silicio come la polvere delle stelle.
Fondendo aspetti materici e concettuali comincia con l’appropriarsi di luoghi esterni che cadono nella sua riflessione e portano poi l’artista a muoversi a proprio agio negli spazi interiori.
La mostra si compone di undici opere di diverse dimensioni e di diverse tonalità sempre sulla stessa idea delle stratificazioni naturali

Matteo Montani ha inoltre esposto presso la Galleria Visconti - Milano, Valentina Bonomo - Roma, Ergon Università degli Studi Roma Tre, Premio Mantero per l’Arte Giovane - Como, Fabbrica del Vapore - Milano,Galleria F. Russo - Roma, Galleria Sargentini - Roma, Casa Italiana Zerilli - New York University.



La mostra rimarrà aperta fino al 15 Giugno


Ass. Culturale Galleria Bonomo
Via Nicolò Dell'Arca, 19 - 70121 Bari
tel. +39 0805210145; fax +39 0805217508; galleria.bonomo@libero.it
http://www.galleriabonomobari.it/
lunedì/venerdì ore 11-13 / 17-20; sabato su appuntamento

Segnala - Massimo Nardi

mercoledì 21 aprile 2010

GIULIO PICELLI Dame e Cavalieri


dal 24 aprile al 13 maggio 2010

Nome della Galleria: Galleria "Arianna Sartori"
Indirizzo: Mantova - via Ippolito Nievo, 10 - tel. 0376.324260
Titolo della mostra: Giulio Picelli. Dame e Cavalieri
Date: dal 24 aprile al 13 maggio 2010
Inaugurazione: Sabato 24 aprile, ore 18.00. Sarà presente l’artista.
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi

Dal 24 aprile al 13 maggio 2001 la Galleria “Arianna Sartori Arte & object design” di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, ospita la mostra personale dell’artista milanese Giulio Picelli intitolata “Da-me e Cavalieri”. L’inaugurazione si svolgerà Sabato 24 aprile dalle ore 18.00 alla presenza dell’artista.
L’evento, che si concluderà il 13 maggio 2010, resterà aperta al pubblico dal Lunedì al Sabato, dal-le 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30.

“LE STANZE DI MNEMOSINE”
Le stanze sono in penombra. Il silenzio intenso, di velluto, è vivo, fremente d’echi sepolti di brusii. Una patina lieve d’opaco riveste gli oggetti, più immateriale ed adesa d’un velo di polvere. Nello specchio incrinato una piccola macchia s’apre la via ramificandosi tra il cristallo e l’argento: un fiore verde del tempo, uno iato tra l’ieri e il domani.
Le stanze di Mnemosine si susseguono, liete e dolenti, in uno spento lucore d’ombre variopinte. La sorella di Crono è madre delle Muse: la poesia, le scienze, le arti tutte, sono figlie della memoria.
Accumulo, stratificazione, metabolizzazione, d’esperienze ed emozioni, prima e più che d’oggetti atti a rievocarle, la memoria ci accompagna costante, tessendo una rete fitta di cunicoli che istantanei ci rapportano, nel tempo e nello spazio, ad altri, e a quegli altri che noi siamo stati.
Per Picelli la memoria recita un ruolo primario anteriormente al dipinto: al di qua e prima. Nel senso che tutto ciò che questo artista trasfonde nell’opera non giunge dal suo occhio, bensì dalla sua coscienza. Ogni visione è stata còlta e assorbita, assimi-lata e poi riproposta, attraverso un doppio filtro personalizzante. Figurative o aniconiche che siano (già Luciano Budigna evi-denziò di Picelli “l’emancipazione dagli schemi della rigida ortodossia figurale e, più ancora, del conformismo naturalistico”), non si tratta d’immagini della realtà esterna, bensì di proiezioni da dentro, di visioni interiori.
Una cassetta per caratteri da tipografia è parsa a Picelli l’emblema stesso della memoria: un contenitore di piombi e di testi vir-tuali, di tutto ciò che è stato o potrà essere pensato e scritto, comunicato ad altri, tramandato attraverso la generazioni. Posto in verticale, esso è divenuto una bacheca: in luogo dei caratteri accoglie minuscoli oggetti, con infinite possibi¬lità di racconto, di ricordi evocati e di fantasie indotte.
Il cassetto da tipografia non è solo un espediente mentale, o un luogo dello spirito: nello studio di Picelli troneggia nella sua reale fisicità, fitto di ninnoli e oggettini. E ricorre nei dipinti dell’artista: non a caso. A volte è solo un pretesto, e gli oggetti incasellati non risultano leggibili. A volte si tramuta in un teatrino multiplo, ogni scomparto ospitando figurine alluse eppure eloquenti, in una loro solennità araldica.
Quella bacheca è un passaggio segreto per entrare nel mondo di Picelli. O piuttosto un ingresso privilegiato. Perché è del tutto palese l’interesse dell’artista per la dimensione della memoria, dei ricordi: d’oggetti e situazioni, di persone e sentimenti. Lo è nei “ritratti di famiglia”, dove protagonista, più della caratterizzazione fisioniomica, è l’atmosfera d’antan, che nella posa co-struita per giungere ai posteri è palpabile come la griglia dei rapporti interpersonali, leggibile quanto la trama compositiva o l’ordito cromatico del dipinto. Lo è, non meno, negli specchi che nei lavori di Picelli rimandano visioni d’interni che in realtà sono spaccati d’esistenza, finali d’atto della commedia umana. Oppure contrappongono un io al proprio doppio, alla propria imago, veritiera e misteriosa insieme. D’ogni realtà, d’ogni verità, esiste un’immagine speculare; un mondo nascosto si lascia intravedere riflesso.
“Dietro lo specchio”, tra visioni interiori, il ritratto può quindi slittare sotto il pennello, e la figura mutare di coordinate, spa-zio-temporali, trasformarsi in archetipo; la statuina di cavallo e cavaliere può prendere vita, e l’armato irrigidirsi a serrare la lancia per il torneo, oppure ingentilirsi a reggere nel guanto d’acciaio ageminato un fragrante mazzo di fiori; ciarpame accata-stato in un solaio o in un magazzino di rigattiere sembra mostrare un’inspiegabile vitalità, e l’accumulo pare mutarsi in organi-smo...
Anche composizioni d’oggetti, con la scacchiera, i frutti, un fiore secco, la guépière che consapevolmente rimanda ad Hogart... più che le loro fattezze presentano le loro aure, i vissuti connessi, i legami che attraverso il tempo hanno intrecciato con altre voci del creato.
Picelli osserva e incasella: persone, oggetti, situazioni, relazioni. Stipa il tutto in una sterminata soffitta mentale. Numerosi fantasmi vi avranno accompagnato antichi bauli o saranno rimasti imprigionati in vecchi ritratti. Forme e colori si sono stratifi-cati con ricordi e sentimenti. Poi... un colpo di bacchetta (l’asticciola di un pennello, di lunghezza adeguata) basta ad animare un angolo del deposito e i revenants si materializzano sulla tela. O sulla lastra. Perché Picelli, pittore colorista generoso, talvol-ta impetuoso, sepprir sempre ben equilibrato, è anche incisore sopraffino. Ma le sue punte sono mosse dall’impazienza del “detta dentro” più che dal rigore che accompagna tecniche tanto esigenti. Il risultato tuttavia non lo lascia sospettare: il segno è elegante e perfetto e la stampa - eseguita di persona, con il tor¬chio che fa bella mostra di sé in bottega, lungo il Naviglio Gran-de - presenta ricercatezze sorprendenti.
Nelle incisioni come nei dipinti (affreschi compresi) un senso di mistero, un racconto accennato e non svolto, echi lontani e molteplici di vissuto e di cultura, evocazioni di stati d’animo, aleggiano sopra gli oggetti raffigurati, di cui s’appalesa il ruolo di spunto. La casualità degli accumuli è apparente: gli accostamenti nascono da percorsi sommersi ma coerenti, necessari. Ma essi non sono i protagonisti: vera protagonista è la vita, la vicenda umana, che lascia tracce di sé attraverso il tempo, oltre il susseguirsi delle generazioni. Può coglierne il messaggio, dal più umile degli oggetti come da una grande testimonianza di ci-viltà, chi è animato da un sentimento di apertura e partecipazione: verso gli altri, verso l’umanità non transeunte, verso la vita che continua oltre ogni singolo individuo. Come un’aquila bicipite, si vedrà allora insieme in due direzioni opposte: con gli occhi della memoria e quelli della fantasia.
“Dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria”. L’asserzione è di Goethe.
Pier Luigi Senna, Milano, marzo 1997

Colori
S’io riposo, nel lento divenire/ degli occhi, mi soffermo/ all’eccesso beato dei colori;/ qui non temo più fughe o fantasie/ ma la “penetrazione” mi abolisce.// Amo i colori, tempi di un anelito/ inquieto, irresolvibile, vitale,/ spiegazione umilissima e sovra-na/ dei cosmici “perché” del mio respiro.// La luce mi sospinge ma il colore/ m’attenua, predicando l’impotenza/ del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.//
Ed è per il colore cui mi dono/ s’io mi ricordo a tratti del mio aspetto/ e quindi del mio limite.//
La gioia dell’artista è sempre stata quella di realizzare il suo pensiero, sia in parole, sia in musica, sia in colore.
Fin da ragazza la pittura mi ha appassionato e ancora adesso riempio la casa di oggetti che simultaneamente mi danno il senso del colore. Il pittore sa che la magia del colore si piega a tutti gli effetti, come il poeta sa che la parola può essere distrutta e riedificata.
Lo spirito che vibra nelle opere del Picelli è appunto quel vago sentore di sapienza e di ritmo che porta all’invenzione della parola. Ogni quadro quindi è una chiusura ermetica, una poesia compiuta, come ogni poesia è un quadro a sé stante, qualche cosa di irrepetibile che lascia nell’animo un chiaro ricordo del metafisico.
La pittura si intende anche, talvolta, come bacio della fortuna, di questa Dea magnifica che lascia spesso gli artisti nella rinun-cia. Ma c’è mai stata rinuncia nell’artista?
Il Picelli nei suoi dipinti ci parla di magnificenza e fasti di larga immaginazione.
Non credo che la riva sinistra del Naviglio abbia influenzato la sua opera: egli ha sostato da noi come un colombo che si posa momentaneamente su un ramo. Ma la realtà nostra, di tutti gli artisti, non è nel panorama circostante, ma nel gaudio che pro-mana da noi stessi.
Alda Merini

Predominano nella sua produzione temi fondati sulla fantasia, sul sogno, sulla memoria. Una pic¬cola galleria di figure indica-tive del mistero, della sacralità e della dissacrazione, che i trionfi della civiltà tecnocratica e consumistica non hanno certo e-spunto dal subliminale contesto dell’anima umana, un coacervo di poveri oggetti in disuso magicamente evocati dal limbo del-le soffitte e delle cantine in una luce pulviscolare di “réverie”: ecco il repertorio prediletto della pittura di Picelli, i pretesti, le “occasioni” più felici del suo impulso creativo.
Luciano Budigna

… immagini ed elementi che entrano nella composizione, sono soltanto evocazioni di stati d’animo, di pensieri, ma l’artista le ha sentite tanto vive da riuscire a descrivercele, pur nel groviglio della conduzione, da mostrarcele ricche di particolari surreali che fanno da sottofondo come un accompa¬gnamento musicale a quella che sarà la materializzazione dell’immagine protagoni-sta di un discorso che va facendosi sempre meno nebuloso nei momenti più felici vissuti dall’artista durante le varie fasi crea-tive tra le quali passa la sua opera.
Dino Villani

Ancorato saldamente alle linee fondamentali della figurazione emblematica, con un rapporto diretto tanto con l’interno dei soggetti quanto con l’esterno che definisce di ciascuno di essi il significato compositivo, egli dilata e stravolge il senso ogget-tivo dei contenuti con una reinvenzione formale stupefacente, in cui il grottesco-allegorico si carica di mistero.
A prima vista può sembrare che l’intento illustrativo assolva a una funzione peculiare del codice artistico picelliano; ma poi, a una esame più attento e minuzioso di ogni opera, si scopre che ciascuna documenta una tematica precisa e nessun particolare del suo insieme è pretestuoso, banale, superfluo. Giulio Picelli non ricorre ad espedienti deteriori, a finzioni. Ogni cosa che dipinge ha il valore di una frase, di un verso, come se egli scrivesse un racconto o una poesia.
J.Pierre Jouvet

…un cavaliere con celata ed una mazzo di fiori. Il cavaliere è Don Chisciotte, che sogna sé medesimo, non può finire in soffit-ta, lui è il “Cavaliere inesistente”, sogno di un sogno. Un coccodrillo ridotto al suo ultimo stadio di borsetta, ad adornare in compagnia di una ex volpe siberiana, una signora misteriosa come Mata Hari.
La donna, presenza costante. Sempre la stessa, enigmatica, diafana, lontana. Per precauzione forse, spesso è già messa in cor-nice: non una donna, ma il ritratto di una donna, anch’essa destinata alla polvere del tempo.
Oggetti dunque sfuggenti, inafferrabili, ombre intraviste e dimenticate. Ma l’insieme, il quadro, ha una presenza reale, un peso che si impone.
Perché Picelli, altrettanto è vago nel racconto e nei significati, quanto concreto nella stesura pittorica; sfaccettata, variegata di tante implicazioni, complessa quanto ricca. Dipingendo, è come se si facesse condurre una mano dalla sua completa prepara-zione classica, l’altra dagli echi magicamente frammisti del post-impressionismo.
A questo punto ci si potrebbe chiedere: attraverso componenti tanto eterogenee, e con una oggettualità così ambigua, qual è il risultato?
Un quadro romantico senza romanticismo, crepuscolare senza sentimentalismo, espressionista senza espressionismo1 simboli-co senza simbolismo, reale senza realismo, moderno senza modernismo: è un quadro di Giulio Picelli.
Maurizio Corgnati

L’uomo, diciamo pure l’amico, non è facile né subitaneo nell’aprire l’animo a chicchessia; ascolta, osserva medita e pian piano si rivela, inizia a comunicare; i giorni di Verona, nella atmosfera cordiale di casa Parise, hanno sciolto il ghiaccio e la profonda dimensione umana di Giulio Picelli si è palesata pari alla compiuta personalità d’arte che le sue opere denunciano.
Picelli sta alle calcagna dell’uomo con l’intento di capirne e carpirne il segreto esistenziale, egli si appropria di ogni cosa l’uomo si lascia alle spalle; in ognuno di quegli oggetti scorge le tracce di un sentimento, di una idea, di un legame che per breve o lungo tempo sono stati compagni d’esistenza. Qui insorge l’artista, il pittore che a proprio giudizio dispone gli oggetti, li accosta secondo un gusto compositivo che subito ne rivela la classe: tutto rivive come ad un tocco dal magico effetto, il pen-nello di Picelli non solo ridona ai soggetti lo splendore primigenio, ma li ricrea li sublima in una realtà che bilica tra la poesia ed il ricordo, dosando toni chiaroscurali che innescano una atmosfera di sogno. Così trascorre la vita dell’uomo, dimentica di tanti, troppi episodi che pur ne sono stati parte integrante, Picelli sa scegliere tra questi scampoli un materiale esaltante per la sua creazione d’arte.
Queste splendide spettrali nature morte a volte si animano e dal loro contesto sorgono, come per incanto, forme umane di anti-chi guerrieri, di paludati cavalli dalle sgargianti gualdrappe, di scultorei atleti dell’Ellade, di figure legate alla trascendenza. Guardiamole a fondo, queste magiche invenzioni dell’estro di Giulio Picelli, non sarà difficile arguire il reimpiego di quella congerie di materiali refusé, di cui abbiamo esaminato la natura nella prima parte di questa analisi, ora sono acconciati a pro-durre le epiche scene cavalleresche, le sciarpe i veli le stoffe a vestire cavalli e cavalieri; gli orpelli, le statue, i giochi dei bimbi han ripreso vita, si sono dilatati nella nuova dimensione compositiva; i volti, le figure degli sbiaditi dagherrotipi hanno prota-gonizzato i lineamenti dei nuovi eroi immaginati dall’artista.
È un mondo che nasce dal sogno, dalla memoria, soprattutto dalla cultura di un autore che pensa, che sogna ripeto, che sa farci sognare.
Mario Pistono

Il suo approccio con i Navigli, avviene nei primi anni settanta, quando apre uno studio in un vecchio cortile di Via Magolfa, in seguito si trasferisce sull’Alzaia Naviglio Grande; una rampa di scale ed una ringhiera. Poi si è spostato più in là, direttamente visibile dalla strada.
Capita di vederlo, inquadrato nella porta del suo studio, mentre lascia scivolare uno sguardo filtrato, oltre il canale, oltre anche le case di fronte, impenetrabile come i cavalieri dei suoi quadri, di allora e di ora.
Emozioni, sentimenti, sono parole preziose di cui il pittore dipinge i gusci per i quali l’uomo si fa impenetrabile scrigno. Ma emozioni e sentimenti sono oggetto di costante ricerca, il suo cuore è occupato a rinnovare l’incontro, il felice incontro con la donna velata, quella che il cavaliere invola su cavalli che sono anche l’Ippogrifo dei suoi sogni e l’Unicorno dei suoi desideri.
Quasi in segno di gratitudine, nei confronti della realtà che lo protegge, egli si sente custode dei segni della quotidianità: nel suo studio, oltre al torchio da incisione, cavalletti, tele, pennelli, colori, trovano spazio in ordinata confusione, oggetti vari, fiori secchi, e un paio di gambe da manichino, che spuntano da sotto un tavolo con macchina da scrivere, la sua “mezza segreteria”.
Mariarita Brami


Giulio Picelli, nato a Padova il 31 gennaio 1934, vive e opera a Milano.

Mostre personali:
1970 - Galleria “Accademia”, Milano. Circolo “FC Internazionale”, Milano.
1971 - Galleria “Plinius”, Milano. Galleria “La Ripa”, Milano.
1972 - Galleria “Il Ricciolo”, Milano.
1973 - Galleria “Permanente”, Bergamo. Galleria “Le Firme”, Milano.
1974 - Galleria “Permanente”, Bergamo. Galleria “La Cornice”, Desenzano. Galleria “Le Firme”, Milano.
1975 - Galleria “The Judgement”, Padova.
1976 - Galleria “Il Vertice”, Milano. Galleria “L’incontro”, Verona. Galleria “Il Cenacolo”, Ravenna.
1977 - Galleria “Il Voltone della Molinella”, Faenza. Galleria “Il Vertice”, Milano.
1978 - Galleria “Trentotto”, Bergamo. Galleria “Tibaldi”, Bologna. Galleria “Città di Riva”, Riva del Garda.
1979 - Galleria “La Meridiana”, Verona. Galleria “La Sfinge”, Catania.
1980 - Galleria “Il Vertice”, Milano. Galleria “T. Tasso”, Bergamo. Galleria “George Gallery”, Londra.
1981 - Galleria “Club del Collezionista”, Novara.
1982 - Galleria “Palazzo Comunale”, Brindisi. Galleria “Sant’Andrea”, Milano.
1983 - Galleria “Andreani”, Mantova. Galleria “Città di Riva”, Riva del Garda. Galleria “L’Acquario”, Forlì.
1984 - Galleria “Il Prisma”, Verona. Galleria “La Cittadella”, Torino. Galleria “San Paolo”, Bologna. Galleria “La Garritta”, Bergamo.
1985 - Galleria “Arte Studio”, Montichiari. Galleria “La Primula”, Camogli. Galleria “La Filanda”, Verano Brianza.
1986 - Galleria “Centro dell’Incisione”, Milano. Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure. Galleria “Biblioteca Comunale”, Brindisi.
1987 - Galleria “Giordano”, Genova. Galleria “Ghelfi”, Verona.
1988 - Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure.
1989 - Galleria “M.G. Arte”, Brindisi.
1990 - Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure. Galleria “Espace Bonnard”, Le Cannet. Galleria “Falco”, Martinsicuro (Teramo).
1991 - Galleria “Manzoni”, Bergamo. Galleria “M.G. Arte”, Brindisi.
1992 - Spazio Espositivo “Giò”, Perugia.
1993 - Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure.
1995 - Galleria “Mainart”, Bologna. Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure. Palazzina “Warowland”, Salsomaggiore.
1996 - Comune di Magreglio (Como).
1997 - Galleria “Boeri”, Salsomaggiore. Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure.
1998 - Galleria “La Torre”, Milano.
2000 - Galleria “Man Arte”, Parigi.
2005 - Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure.
2007 - Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure.
2009 - Galleria “Ghiglieri”, Finale Ligure.
2010 - Galleria “arianna Sartori”, Mantova.

Recensioni:
Catalogo Pittura Europea Contemporanea; La Revue Moderne; Annuario Artisti visivi; Archivio Storico Degli Artisti - Ed. I.E.D.A.; La Valigia Diplomatica; Il Pungolo Verde; Il Quadrato; Mercato della Pittura Contemporanea; Annuario Comanduc-ci; Catalogo Nazionale Bolaffi; Informazione Arte; Panarte; Il Subbio; Il Miliardo; Parliamoci; Artecultura; Bresciaoggi; La Gazzetta di Mantova; l’Eco di Bergamo; Il Mattino di Verona; La Stampa; La Gazzetta del Mezzogiorno; Il Resto del Carlino; Il Giorno; Il Gazzettino; Il Secolo XIX, ARCHIVIO.

Hanno scritto di lui:
L. Budigna, D. Villani, L. Lazzari, A. Peracchio; M. Monteverdi, I. Pessina, V. Castelli, M. Pistono, P. Rossi, E. Vigorelli, B. Rosa, A. Mistrangelo, M. Tinazzi, V. Bottino, M. Corgnati, J. Pierre Jouvet, Daniela Ruggi, Pier Luigi Senna.

Sue opere si trovano in collezioni private di:
Argentina, Austria, Canadà, Cina, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Israele, Spagna e Stati Uniti

IL PRIVILEGIO DI “SEGNI, FORME E COLORI”


Lingue diverse per un solo “Villaggio globale” a Cassano delle forme
Venerdì 23 aprile 2010, alle ore 18, presso la Civica Biblioteca “A. Perotti” di Cassano delle Murge, con l’intervento del Sindaco Maria Pia Di Medio e l’Assessore alla Cultura Pierpaola Sapienza, s’inaugura la mostra “Segni, forme e colori”, ovvero lingue diverse per un solo “Villaggio globale”.
La mostra è organizzata dal Centro Studi Europei “Spinelli”, dalla Rivista “Pensiero e Arte”, dalla Casa Editrice “Messaggi Edizioni” e patrocinata dal Comune di Cassano delle Murge.
Come annota la curatrice, Anna Sciacovelli, la mostra intende presentare una cinquantina di opere di giovani e meno giovani artisti italiani, noti e meno noti, che rappresentano ed hanno rappresentato rivoli diversi in cui il blocco di astrazione-figurazione si è da tempo frantumato anche e soprattutto per colpa del linguaggio della critica, che si è fatto impenetrabile allargando la forbice tra l’arte e il grande pubblico.
Ad avviso della Sciacovelli, la confusione del presente, nell’arte e nella cultura, nella sua più ampia accezione del termine, è il saldo di un antico dedito contratto in fase adamitica, uno strano e frustrante meccanismo della storia che produce senso di asfissia e di inadeguatezza di fronte alla necessità di confrontarsi con il tempo che fu.
Questi alcuni degli artisti in mostra che verrà presentata dal critico d’arte Lello Spinelli: A. Amoroso, M. Ardito, M. Cornacchia, V. Colapinto, B. Donzelli, E. Farinelli, F. Fiorese, C. Fusca, L. Caiopinto, E. Luiso, M. Marzulli, R. Marigliano, B. Masciale, R. Mianulli, S. Mirabella, M. Nardi, M. Novati, P. Piccoli, G. Piga, A. Rubini, M. Russo, L. Servolini, A. Ubaldino, G. Virduzzo, T. Zancanaro.
La mostra rimarrà aperta a tutto il 5 maggio p.v.

Segnala-Nicola Surico

martedì 20 aprile 2010

"via flavia" On the road


L'Old Cars Club di Bari, in collaborazione con l'ACI Bari, i Lions Bari Drivers of Old Cars e con il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Bari organizza la Rievocazione del Gran Premio della Città di Bari

Evento collaterale mostra personale "VIA FLAVIA" On the road - di Flavia D'alessandro presso Frida Arte Piazza Massari 16 Bari.
La mostra avrà inizio il 24 aprile e terminerà il 2 maggio.
orario: 10 - 13 / 17 - 20 inclusi giorni festivi

D’Alessandro Flavia Carolina, nata a Caracas (Venezuela) nel 1977, vive e lavora a Bari.
Prima del trasferimento definitivo in Italia, avvenuto nel 92’, frequenta bottega di pittura in patria all’età di soli 8anni. In seguito al conseguimento del diploma in “Disegnatori di architettura e arredamento” presso l’Istituto Statale d’Arte di Bari Pino Pascali nel 96, sussegue l’iscrizione all’accademia di Belle Arti di Bari, sezione scenografia..
Nel frattempo lavora a realizzazioni e progettazioni scenografiche e decorative in luoghi pubblici.

Attualmente si dedica alla pittura e fotografia, talvolta mescolando entrambe secondo modalità operative contemporanee.
Per la pittura la sua ricerca si concentra sullo studio della stilizzazione e dei rilievi ad essa applicati, dando vita ad opere scenografiche a “bassorilievo” di chiara ispirazione pop, con accenti informali e materici che creano uno stile molto personale. In fotografia attinge da diversi ambiti: quello della cultura dei media, degli spot pubblicitari, del cinema e della moda, focalizzando l’attenzione sulla figura umana, inserita talvolta in contesti di attualità….

segnala-Gloria Sarcinella

Per-Corsi, dieci anni di Colori in Corso


sabato 24 aprile ore 17.30
Fucecchio Fi - c/o Auditorium “La Tinaia” di Parco Corsini
24 aprile – 2 maggio 2010
dal Martedì al Venerdì ore 21.30 - 24.00; Sabato e Domenica ore 17.00 - 19.30 e 21.30 - 24.00 - Chiuso il Lunedì – sabato 1° maggio apertura straordinaria anche dalle 10.00 alle 12.00 - ingresso libero
Info: Laura Leonardi 349 63 02 843 coloriincorso@hotmail.it
Contatti: “Colori in Corso” via Romana Lucchese, 82 - P.nte a Cappiano, Fucecchio fi
Cura mostra: Laura Leonardi e Rossella Menichetti
Cura catalogo: Filippo Lotti
In collaborazione con: Casa d’Arte San Lorenzo FuoriLuogo – Arte Contemporanea Associazione Culturale “La Ruga”
Con il patrocinio di: Comune di Fucecchio

FUCECCHIO. Si inaugura sabato 24 aprile alle ore 17.30, nelle stanze dell’Auditorium la Tinaia del Parco Corsini, la mostra collettiva dal titolo “Per-Corsi, dieci anni di Colori in Corso”, per celebrare, appunto, i dieci anni di attività dell’associazione Colori in Corso, nata dall’impegno di alcuni artisti come Claudio Occhipinti, Laura Leonardi e le sorelle Serena e Rossella Menichetti, tutti dediti con passione alla gestione di una scuola di pittura a Fucecchio che coinvolgesse molte persone appassionate d’arte e anche chi, pur avendo talento nella pittura, non ha potuto approfondire i suoi studi per necessità operative.
Dieci anni di corsi di disegno, modella dal vero, pittura di paesaggio, scultura, visite guidate a mostre e musei, in uno spazio aperto a tutti coloro che hanno voluto conoscere o approfondire le varie tecniche espressive.
“Lo scopo di questa mostra – dice Laura Leonardi, curatrice dell’evento - è quello di celebrare l’impegno di tutte le persone, giovani e meno giovani, che, tramite l’ associazione, hanno sviluppato il loro interesse per l’arte attraverso le tecniche apprese e le opere rappresentate.
Questa iniziativa sottolinea inoltre l’importanza della vita associativa come esempio di cittadinanza attiva riuscendo a tenere insieme persone, favorendo la creatività, lo scambio di idee, e dando a chi lo desidera gli strumenti per esprimere e perfezionare le proprie capacità artistiche”.
L' associazione Colori in Corso, molto attiva sul territorio, ha sempre operato sul territorio fucecchiese, interagendo con con i comuni circostanti, creando una rete di rapporti tra persone di provenienza e di età diversa. Nata per amicizia e per interessi comuni nel campo artistico, a questo deve il suo prestigio, al carattere che ha saputo mantenere e che le persone hanno saputo cogliere.
Patrocinata dal Comune di Fucecchio, l’esposizione è fatta in collaborazione con l’associazione culturale “La Ruga” di Ponte a Egola e con “FuoriLuogo – Arte Contemporanea” e realizzata grazie anche al contributo organizzativo della “Casa d’Arte San Lorenzo”.
Elisabetta Barontini, Alfredo Biagini, Sandro Caioli, Gianni Ceccatelli, Michela Cianchini, Carla Corrias, Simona Fiaschi, Gina Grasso, Francesca Lami, Laura Leonardi, Enzo Marconcini, Rossella Menichetti, Carmen Nardozza, Claudio Occhipinti, Mauro Petralli, Raffaele Ranaulo, Stefania Quartieri, Rachele Sassano, Turquoise, Lina Vinazzani e Gerardina Zaccagnino sono i ventuno artisti invitati a partecipare a questa esposizione che raccoglie opere di pittura e scultura.
La mostra è corredata da un esaustivo catalogo, curato da Filippo Lotti, con tutte le opere riprodotte e con i testi di Sara Matteoli, Assessore alla Cultura del Comune di Fucecchio, di Riccardo Cardellicchio, scrittore e giornalista, e di Amedeo Lanci, pittore fiorentino.
L’esposizione resterà aperta ai visitatori, ad ingresso libero, fino al 2 maggio prossimo.
Orario di apertura: dal Martedì al Venerdì ore 21.30 - 24.00; Sabato e Domenica ore 17.00 - 19.30 e 21.30 - 24.00. Sabato 1° maggio apertura straordinaria anche dalle 10.00 alle 12.00. Chiuso il Lunedì. Per info: 349 63 02 843 (coloriincorso@hotmail.it ).
segnala Filippo Lotti

“HUNGRY IMAGES OF MUSIC”



Finissage mostra personale di Angelo Ferrillo
Venerdì 30 aprile 2010 ore 20

Angelo Ferrillo, apprezzato street and musical photographer, con questa mostra torna al suo primo amore:

la MUSICA

e lo fa a Milano, città che gli ha da sempre permesso di conciliare la passione per la musica e l’amore per la fotografia.

Immagini in movimento, esplosive, che trasmettono energia.
Frammenti di una realtà coinvolgente, famelica per gli appassionati per cui

“Le canzoni sono come il cibo,se non le usi scompaiono”
Pete Seeger

Le foto di Angelo Ferrillo rispondono a questo desiderio, a questa necessità, sfamando i desiderosi di musica attraverso i colori, le luci e il movimento delle sue immagini.

“Hungry images of music”, mostra personale di Angelo Ferrillo
Finissage con la presenza dell'artista venerdì 30 aprile 2010 ore 20 al Twelve
DJ set a cura di Starcrazy (disorder/ le boudoir)

Continuano gli appuntamenti di LOVE ARTS 2010 al Twelve, un momento di incontro per artisti, designers, fotografi, poeti, appassionati o semplicemente curiosi e dotati di "sense of humour".

Angelo Ferrillo
Angelo Ferrillo come fotografo, nasce a Napoli il 17 Agosto 1991, e da allora in poi si è dedicato al suo grande amore: la fotografia. Sin dall’inizio scopre che il mezzo fotografico può rafforzare il rapporto con la sua amante: la musica. Inizia il suo girovagare, scattare e vivere già dai suoi 19 anni, ma l’incontro con la tentacolare Milano nel 2004 lo catapulta di rigetto nel mondo della fotografia professionale facendolo esprimere senza nessun limite.
Alinari, Comune di Milano, Out of the Box, Canon, sono solo alcuni tra i nomi con cui quotidianamente oggi collabora.
http://www.angeloferrillo.com/
http://angeloferrillo.wordspress.com/

Ufficio Stampa e Direzione Artistica Rosaspinto
Indira Fassioni
rosaspinto@hotmail.it http://www.rosaspinto.it/
mob-3338864490
Twelve Viale Sabotino, 12 Milano 02.89073876 http://www.twelvemilano.it/


segnala-Patrizia Fiore

sabato 17 aprile 2010

REALE, IMMAGINARIO



L’argomento scelto è il primo di una serie di riflessioni su temi tra loro contrapposti. Per ‘Reale’ si intende un riferimento preciso e inequivocabile dell’arte con la realtà concreta, visibile e conoscibile del mondo. Per ‘Immaginario’ l’indagine in luoghi sconfinati della fantasia per addentrarsi nel viaggio trascendentale dell’immaginario creativo, il distacco quindi dalla realtà oggettiva. Una mostra che permette quindi al visitatore di aprire tutti i registri del reale, della memoria, della fantasia e anche dei sogni.
Un viaggio alla luce del reale e attraverso l’occhio interiore di questi artisti e la definizione del loro rapporto con il mondo che l’immaginazione permette ogni volta di riplasmare.
Nella Galleria di Roma fino al 30 aprile potrete ammirare le opere di: Piero Cefaloni, Gianpiero De Gruttola, Remo Lorenzetti, Cristina Madini, Daniele Perilli, Rossana Rigoldi.

A cura di Cristina Madini
Ufficio stampa Tomaso Costa

RossoCinabro
Via Raffaele Cadorna, 28
00187 Roma
Zona: Centro storico
tel: 06-60658125

19 – 30 aprile 2010
vernice ore 18
apertura da lunedì a venerdì dalle 12 alle 19
ingresso libero
Come raggiungerci
Metro A e B (Termini)
Autobus:
Fermata Via Piave 38,86,92,217,360, M
Fermata Via XX Settembre 16,30,36,60,61,62,84,90,492
Fermata Piazza Fiume 120,490,491,495
segnala- Tomaso Costa

venerdì 16 aprile 2010

ReHabitat recupero riuso riciclo


dal 23 al 30 Aprile 2010

alla Casa dei Popoli-A.I.A.S.P.

Venerdì 23 Aprile 2010 la Casa dei Popoli - A.I.A.S.P. in collaborazione con il C.A.R.M.A. - Centro d'Arti e Ricerche Multimediali Applicate - presenta l’evento ReHabitat, una installazione/evento ambientale realizzata da un gruppo di designer e artisti contemporanei i quali hanno in comune la pratica del recupero, del riuso e del riciclo…

Un incontro di tecniche, linguaggi e forme espressive che, nella loro essenziale diversità di concezione e d’intenzione, trovano spazio comune in questo ambiente domestico e relazionale in cui dialogano tra di esse e con il pubblico.

I dipinti di Valerio Giacone realizzati su porte, finestre, ante e spalliere recuperate; gli elementi di product design, gli abiti e gli accessori di Rita Bonifazi, Ilaria Capponi, Francesca Patania e Mariagiovanna Spedicati dell’Occhio del Riciclone, cooperativa di riuso artistico/artigianale e ricerca ambientale; le lampade/assemblage di Zambo anch’esse costruite con oggetti e materiali trovati e le videoinstallazioni di Lino Strangis e Sami Rahal, esposte nelle tv salvate dalla discarica nell’ambito del progetto Ricicli Catodici (avviato presso il C.A.R.M.A.) vanno a costituire un Habitat conviviale e concettuale che propone una riflessione critica circa la società del consumismo e la possibilità, nel contesto di questa, di ri-partire, per ri-pensarla, dalla dimensione casalinga, ri-appropriarsi dell’ interpretazione del pianeta come casa da preservare, rispettare, “risparmiare”.



In occasione dell’inaugurazione avrà luogo la performance intermediale di Stereocilia Project che unisce l’utilizzo di strumenti ricavati da materiali di recupero con la sperimentazione elettronica, elettroacustica e audiovisiva.

Contatti:

Veronica D'Auria 349 2304021

veronica.dauria@gmail.com
ass.carma@gmail.com

Segnala-Veronica D'Auria



ITINERARI D'ASCOLTO 2010 - Corridonia MC


domenica 18 aprile 2010 alle ore 21.00
lunedì 19 aprile 2010 alle ore 0.00
Teatro Velluti
Corridonia, Italy


Ingresso gratuito

MASSIMO MASSEI
Omega 2010
Massimo Massei chitarra
prima esecuzione assoluta

FABIO STRINATI
Preludio FC 2009
Fabio Strinati pianoforte
prima esecuzione assoluta

FERNANDO MENCHERINI
Renouveau 1978
Vincenzo Correnti clarinetto
prima esecuzione assoluta

CINZIA PENNESI
Tredici 2010
Cinzia Pennesi pianoforte
Prima esecuzione assoluta

STEFANO SCODANIBBIO
Ritorno a Cartagena 2003
Manuel Zurria flauto basso

CLARENCE BARLOW
…Until… 1981
Manuel Zurria ottavino

BARBARA POLACCHI
PAOLA CIARLANTINI
Messa Virgo Lauretana 2004
Offertorium "In me gratia"; Sanctus
Schola Cantorum "Santa Caecilia" di Corridonia
Alessandro Pucci direttore

Poesia: Lara Lucaccioni


segnala-Carlo Natali

desperate housewives? VANIA ELETTRA TAM


domenica 2 maggio 2010 alle ore 18.15
mercoledì 2 giugno 2010 alle ore 21.15
GLOBALART Via Ugo Foscolo, 29 70016 Noicattaro (BA)

a cura di Luigi Mastromauro

Giovane artista italiana nata a Como, si trasferisce a Milano dove attualmente risiede; la sua esperienza artistica si è sviluppata in campo nazionale e internazionale.
Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche. Da segnalare l’ultima acquisizione del museo civico Parisi di Maccagno Varese, e del Museum of the Living Artist di San Diego U.S.A.

Il senso di questa rassegna è offerto dalla duplice appartenenza dell’essere femminile, ponendo delle relazioni tra gli oggetti del quotidiano e le cose del mondo.
Le faccende domestiche assumono un valore differente di contenuti dovuta ad un’abile e sottile ironia.
L’artista con il suo interrogarsi sviluppa un distacco dalla realtà giornaliera consolidando uno scatto culturale capace di suggerire nuove connessioni e suggestioni.
Le casalinghe di Vania offrono una dolce sensualità che veleggia su una sottile autoironia.
In questa occasione Vania supera lo scenario domestico offrendo delle rivisitazioni di alcune delle opere d’arte più famose della classicità.




Orari galleria: mattina 9,30-12,30 pomeriggio 18,00-20,30
Info:
Info@globalartweb.org
http://www.globalartweb.org/
tel. 080 478 28 63


Rosa di Donna

AVANZI


18-29 aprile 2010
inaugurazione domenica 18 aprile ore 17.00
orario di apertura: tutti i giorni ore 18.00-20.00. Chiuso lunedi

Domenica 18 aprile 2010 alle ore 17 verrà inaugurata presso gli spazi di Maffei Arte Contemporanea, in via del Signore 3 a Viareggio, la mostra Avanzi, organizzata dall’ Associazione Culturale FabianoArte di La Spezia. La mostra si propone di sottolineare, evidenziandolo attraverso l’espressione artistica, il concetto di avanzo, di eccedenza, così attuale in questa società consumista e sprecona. Gli artisti partecipanti sono sedici. Le opere, accomunate solo dal tema, sono varie nelle tecniche, nei materiali, nelle dimensioni.
Avanzo è ciò che resta, che non è servito, che non è stato consumato, che era in più, ma che può anche diventare qualcosa di nuovo, trasformarsi, riprendere vita in una nuova forma, tornare ad essere utile, avere ancora uno scopo. In questa nostra società sempre più eccessivamente basata sul consumo, sull’esasperata diffusione del prodotto “usa e getta”, in cui la corsa agli acquisti, anche quelli inutili o superflui, appare irrefrenabile e convulsa, l’avanzo diventa protagonista: scomodo, ingombrante, a volte sporco, può avere ancora qualcosa da dire. Silvia Garzonotti, promotrice di questa mostra, ha formulato l' invito a riflettere sul concetto e sul significato di “avanzo” e a trarne spunto per creare un’opera d’arte. Riflessione tanto più pertinente in un periodo di crisi come questo, in cui si evidenzia la contraddizione tra il nostro modello culturale e le condizioni oggettive che ci impongono una maggiore sobrietà. I sedici artisti che si sono cimentati in questa operazione di metamorfosi, hanno creato opere diverse e originali dando vita ad un fantasioso e multiforme “miscuglio di avanzi”. (testo di Roberta Correggi)

Artistipartecipanti: Fernando Andolcetti, Sami Ariaz, Vanda Bertocchi, Cobàs, G. Luca Cupisti, Gianni Donaudi, Silvia Garzonotti, Alessandro Lapperier, Fanny Luporini, Marco Maffei, Monica Michelotti, Danilo Sergiampietri, Valerio Simini, Alberto Sordi, Taba, Riccardo Vannucci.

La mostra sarà visitabile fino al 29 aprile 2010 con i seguenti orari: 18.00 – 20.00 tutti i giorni, chiuso il lunedì.

Testimonianze eventi, programmazione e notizie sull'attività dell'Associazione Culturale "Maffei Arte Contemporanea" possono essere trovate sul sito http://www.maffeiarte.eu/ .

mercoledì 14 aprile 2010

L’evento culturale piu’ atteso dell’anno: la XII Settimana della Cultura.


Il MiBAC apre gratuitamente, per dieci giorni, tutti i luoghi statali dell’arte: monumenti, musei, aree archeologiche, archivi, biblioteche con dei grandi eventi diffusi su tutto il territorio.

Migliaia di appuntamenti: mostre, convegni, aperture straordinarie, laboratori didattici, visite guidate e concerti che renderanno ancora più speciale l’esperienza di tutti i visitatori.

Un'occasione imperdibile per avvicinarsi alla più grande ricchezza del nostro Paese: il nostro patrimonio artistico e culturale, alla quale aderiranno anche tutte le Biblioteche Pubbliche Statali e gli Istituti Centrali afferenti la Direzione Generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore con manifestazioni di forte richiamo.


Per ulteriori informazioni consultare il sito web del MiBAC

Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Sciacovelli al Palazzo Marchesale


Il pittore esporrà la sua produzione a Santeramo dal 16 al 25 aprile

Sarà visitabile dal 16 al 25 aprile (dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 20), presso il Palazzo Marchesale di Santeramo in Colle (BA), la personale di pittura dell’artista Filippo Sciacovelli. Il pittore santermano, autodidatta che opera nell’ambito del figurativo moderno, ha iniziato a dipingere nel 2001, usando di preferenza la tecnica ad olio e tecniche miste su legno. Partecipando a diverse rassegne in Italia e ad una in Grecia, ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti (tra cui si segnala l’affermazione nell’ultimo concorso “Argojazz” di Pisticci). Le sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all’estero. Roberto Perdicaro ha così sintetizzato la sua pittura: “Filippo Sciacovelli si esprime con un linguaggio armonioso, vivace nelle scelte cromatiche e ben proporzionato nella scansione di forme, luci e contrasti. Le sue immagini, pur traendo spunto dalla realtà osservata, rappresentano il vissuto, le immagini interiorizzate, le emozioni suscitate da una sensibile osservazione, capace di sollecitare la fantasia per una creativa interpretazione, non priva di liriche evocazioni”.
Nelle tele di Filippo Sciacovelli lo spazio - mai vuoto, ma sempre pieno di oggetti, fenomeni ed esperienze di sensibilità - diventa di primaria importanza per l’erigersi delle figure rappresentate. Nelle opere del pittore santermano si evidenzia questo rapporto armonico con lo spazio, sia nel genere figurativo che in quello più astratto, dove le sfere diventano le porzioni di spazio più significative della realtà, luoghi all’interno dei quali vengono enucleate le speranze, le idee e i sogni dell’artista. Possiamo interpretare le sfere sia in senso cosmologico, quindi intendendole come sfere celesti che ruotano all’interno di uno spazio più ampio, sia in senso più soggettivistico, come monadi apparentemente distaccate che tendono alla riunificazione, sia in senso sociale, come contenitori più ampi di messaggi che attendono dei destinatari.
I messaggi, per l’artista, non vengono immessi nel circuito comunicativo mediante una bottiglia nel mare: Sciacovelli preferisce, in maniera più poetica e forse più rischiosa, lanciare delle sfere nella realtà estetica, dove vengono sfidati l’horror vacui e la forza di gravità nella certezza che noi fruitori - cosmonauti postmoderni spesso alla deriva nell’infinità dei codici e dei simboli culturali che la società liquido-moderna ci impone - si riesca a cogliere il senso più profondo delle tele dell’artista, ovvero il bisogno di armonia universale tra le molteplici individualità che compongono il reale, nella sfera pubblica che - laddove correttamente funzionante - dovrebbe consentire a ciascuno di noi di essere sé stesso.

Domenico Fumarola

MARCO TANCREDI Carte famigliari


dal 17 aprile al 6 maggio 2010

Galleria "Arianna Sartori"
Mantova - via Cappello, 17 - tel. 0376.324260
Marco Tancredi. Carte famigliari
Mostra a cura di: Arianna Sartori
dal 17 aprile al 6 maggio 2010
Inaugurazione: Sabato 17 aprile, ore 18.00
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi

La Galleria “Arianna Sartori - Arte & object design” di Mantova, nella sede di via Cap-pello 17, dal 17 aprile al 6 maggio 2010, presenta la mostra personale dell’artista bre-sciano Marco Tancredi intitolata “Carte famigliari”. L’inaugurazione è fissata per Sa-bato 17 aprile alle ore 18.00 alla presenza dell’artista.

L’evento, che si concluderà il 6 maggio 2010, resterà aperta al pubblico dal Lunedì al Sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30.

Carte, ritagli, frammenti,
colore:
grafemi di linguaggi smarriti,
fonemi di comunicazioni interrotte,
ricordi sommessi,
parole di un inconsueto linguaggio che
l’artista usa per parlare silenziosamente col mondo.

Marco Tancredi lavora da sempre con strumenti artigianali e materiali poveri: forbici, carte, colla, colori, in un fare solo apparentemente semplice, ma che nell’opera ci svela una profonda e intensa riflessione sulle tematiche della comunicazione e del trascorrere del tempo.
Certo possiamo dire che tecnicamente le sue opere sono eredi dei papiers collés di Picasso e Braque, tanto che Tancredi prosegue la volontà antimimetica già propria dei due grandi artisti: egli infatti non riproduce forme, ma ricerca, trova, prepara e incolla carte ritagliate e frammenti di immagini in una sorta di accurato patchwork. La sua azione artistica è però ormai lontana dall’intento rivoluzionario, di rottura con il passato proprio del movi-mento d’avanguardia, anzi, oggi, nell’avveniristico panorama dell’arte contemporanea, il suo lavoro meticoloso e paziente di ricomposizione recupera, nel silenzio del gesto e del pensiero, la manualità smarrita propria della tradizione artistica.
Il gesto creatore di Tancredi è estraneo alla frenesia della società contemporanea, il suo è un fare lento, che recu-pera il bisogno della meditazione, del raccoglimento con se stessi. Le sue opere nascono infatti da una stratifica-zione necessaria di momenti che si susseguono in un tempo dilatato: egli cerca e raccoglie carte artigianali, sele-ziona pazientemente testimonianze appartenenti ad un tempo trascorso (cartoline, lettere, documenti,…), colora i supporti, incolla le carte e compone l’opera, la sua poesia visiva.
Usa carte, ritagli, frammenti, senza però mai abbandonare il medium del pittore, il colore, il quale percorre leg-gero la superficie con piccole iterate macchie e soffusi aloni. Spesso il pennello attinge, più che alla tavolozza del pittore, alla gamma cromatica del tipografo, quasi l’Artista volesse poeticamente
ricreare caratteri tipografici, grafemi, privi di un preciso alfabeto, ma capaci di ricomporre un dialogo. Egli sente la necessità di riallacciare, portare a galla, comunicazioni sospese, pur sapendo che sopita è la loro voce e che una futura onda le farà nuovamente svanire nel silenzio.
La sua opera si pone quindi come filo di congiuntura tra presente e passato, in un tempo che fluisce inarrestabile; è una sorta di mare universale e personale, in cui fluttuano immagini di ricordi. Fagocita infatti, in un linguaggio fuori sincrono -parafrasando il titolo di una mostra dell’Artista-, brandelli di storia recuperati dalla memoria ico-nica. Tancredi abolisce quindi la cornice, il limite tra presente e passato, ma anche la separazione tra mondo in-terno ed esterno, tra arte e realtà.
Le sue opere sono pertanto suggestioni, dentro le quali possiamo trovare messaggi velati: non semplici comuni-cazioni bidirezionali e mono-significanti tra mittente e referente, quanto piuttosto codici che acquistano ogni vol-ta senso nuovo. Il lettore che cerca di decifrarli entra in un mondo poetico che distoglie dalle mere preoccupa-zioni contingenti, perché qui tutto acquista un altro senso, il senso -o il non senso- che si ritrova in una dimen-sione altra, sopra il tempo, nella quotidianità oltre l’oggi, nel sé e oltre il sé. Perché l’uomo vive nel ciclo dell’Esistenza, nell’individualità e nell’universalità.
Anna Lisa Ghirardi
(Dal catalogo della mostra Windows of the art)

Marco Tancredi è nato a Brescia nel 1952. Dopo aver frequentato il liceo artistico, inizia l’attività espositiva e parallelamente il lavoro di art director e graphic designer. Nel 1976 vince il primo premio di grafica a Torino. In quegli anni conosce diversi artisti tra cui Bruno Munari, Horacio Garcia Rossi, Francois Morellet; instaura un’amicizia e una collaborazione artistica che lo vedrà insieme a loro in diverse mostre italiane ed europee.
Da alcuni anni si occupa esclusivamente della sua ricerca artistica.

Hanno scritto di lui:
Eugenia Volpi, Giorgio Segato, Luciano Spiazzi, Lino Lazzari, Silvana Weiler Romanin Jacur, Carmen Lòpez- Niclòs, Bruno Munari, Francesco Vincitorio, Fausto Lorenzi, Mauro Corradini, Alberto Chiappani, Roberto Bianchi, Martina Corgnati, Anna Maria Di Paolo, Luisa Ariotti, Myriam Zerbi, Anna Lisa Ghirardi.

Principali esposizioni:
1975 Brescia, Galleria San Michele, mostra personale 1976 Torino, Primo Premio di Grafica; Brescia, Galleria Sincron, mostra personale 1980 Belluno, Galleria Carrera 11, mostra personale; Brescia, Galleria Sincron, mo-stra personale; Roma, Galleria AM16, mostra personale 1981 Firenze, Studio d’arte Il Moro, mostra personale; Parigi (Francia), Grand Palais, Salon d’Automne; Savona, Galleria Il Brandale, mostra personale 1982 Padova, Galleria La Chiocciola; Tirano, Sondrio, Museo Tiranense, mostra personale; Bilbao (Spagna), Arteder ‘82; Bergamo, Galleria Fumagalli, mostra personale; Bari, Expo Arte; Parigi (Francia), Grand Palais, Grands et Jeu-nes d’Aujourd’hui; Vienna (Austria), Karlsplatz. 1984 Bari, Expo Arte; Spello, Perugia, Contemporaneamente 1985 Brescia, Galleria Labus, Mutamenti minimi, mostra personale 1992 Brescia, Atelier degli artisti, Tracce, mostra personale 1994 Brescia, Galleria AAB, Tendenze non figurative 1996 Concesio, Brescia, Di là dal fiume e tra gli alberi, C/Arte, mostra personale 1999 Concesio, Brescia, Di là dal fiume e tra gli alberi, Samizdat, mo-stra personale 2000 Concesio, Brescia, Di là dal fiume e tra gli alberi, Parole ritrovate in spazi dimenticati, mo-stra personale; Milano – New York (USA), Lattuada Pardo Gallery, mostra personale 2003 Ferrara, Galleria Se-kanina, Ozio, lentezza, parole perdute, mostra personale; Brescia, Spazio Megàl, Opere, mostra personale 2004 Ome, Brescia, Terme di Franciacorta, Aria, acqua, terra, fuoco, mostra personale; Brescia, B.Art - Trenta paro-le, mostra personale. 2006 Brescia, Atelier degli artisti, Biografismi, mostra personale 2007 Brescia, Spazio O-verseas, Orizzonti fuori sincrono, mostra personale; Ferrara, St. Art 47, Vetrophanie, mostra personale; Milano, Spazioalbello, Tandem, mostra personale; Iseo, Brescia, Centro Culturale l’Arsenale, Carte allagate 2008 Wie-lenbach (Germania), H.E.W wielenbach galerie, Windows of the art. 2009 Milano SBLU Fame di bello; Brescia, Venticirca; Maderno ,Palazzo Gonzaga, Mostra personale, Dolèac e Burkhardt.


segnala - Massimo Nardi

lunedì 12 aprile 2010

"Elevatio Animae" mostra di Domenico Grenci


Eleonora D'Andrea Contemporanea

Dal 17 aprile la Galleria Comunale d'Arte del Palazzo del Ridotto ospiterà la mostra "Elevatio Animae", che espone le opere del giovane ma già affermato artista Domenico Grenci. L'esposizione, promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Cesena e organizzata da Maria Grazia Melandri della galleria L'Immagine, resterà allestita fino al 30 maggio. L'inaugurazione è fissata per le ore 18 di sabato 17 aprile, alla presenza dell'artista.

Comune di Cesena

"Elevatio Animae"
mostra di Domenico Grenci
Inaugurazione sabato 17 aprile, ore 18
Galleria Comunale d'Arte del Palazzo del Ridotto




La mostra:

L'esposizione Elevatio Animae, rimanda al titolo di una celebre opera di Giovanni Pisano del 1312-1314, collocata al Museo di S. Agostino a Genova; nelle sue opere Domenico Grenci, riflette sull'elevazione dell'anima in corpi stereotipati di modelle, corpi mai tangibili che diventano altro da se, elevati ad un rango di percezione sentimentale nobilitata dalla pittura.

Alcuni lavori presentati, di grandi dimensioni, sono opere realizzate proprio per la sede della Galleria Comunale ed affrontano, attraverso l'universo femminile, delle riflessioni sul senso della bellezza nella contemporaneità passando per sentieri che guardano da vicino varie esperienze legate alla storia dell'arte. Corpi mercificati, oltraggiati, snaturati, privati della loro identità, in nome di una bellezza sempre più asettica, che non seduce quasi più. Presenze mute, eteree, algide, le modelle sono semplici oggetti, mentre il vero soggetto è ciò che indossano.

In una realtà sempre più omologata e frammentaria, dominata dalla cultura mediatica che predilige il futile al profondo, la bellezza effimera ai canoni estetici classici, la figura diviene stimolo ad un confronto poetico, emotivo ed intellettuale e l'arte può rappresentare un'elevatio animae in grado di risarcire l'identità offesa, con una garanzia di immortalità.

Le muse ispiratrici di Grenci toccano con leggerezza e sensibilità la tela, dove l'incompletezza della sua pittura, povera di sontuose tecniche, fa affiorare la bellezza intesa nel suo senso più profondo; di sensualità, fragilità e inquietudine sono permeate, queste figure enigmatiche ed intime, che seducono e ti intrappolano in atmosfere rarefatte, pretesto per una raffigurazione sentita del bello, in un'epoca in cui il congelamento dei sensi appiattisce l'esperienza individuale, nella quale più nessuno appartiene a se stesso e ogni ricorso all'interiorità è scoraggiato.


L'artista

Domenico Greci nasce a Locri in Cal! abria nel 1981.

Dopo essersi diplomato al Liceo Classico della sua città, nel 2000 si trasferisce a Bologna e frequenta l'Accademia di Belle Arti.

Una pittura la sua, che nasce in ambiente informale per avvicinarsi successivamente alla Figurazione. Il bitume è uno dei mezzi principali col quale esprime le sue pennellate veloci e gestuali. Con l'ausilio dell'acqua fonde i segni che si spandono creando zone umide, mosse, flou; nasce così l'indistinzione nella quale si perdono i contorni, un disegno che ruba campo alle regole della pittura.

La tela bianca è teatro di incontri-scontri, memorie che si credevano perse, scomparse solo in apparenza.

Il suo fare arte si avvicina notevolmente all'esperienza americana; l'opera viene creata lavorando circolarmente intorno ad essa, per avere diversi punti di vista.

Grenci, subisce indubbiamente una fascinazione "romantica" che risiede nella propria sensibilità pittorica, comune in tutti gli artisti che nei secoli hanno interpretato la figura femminile.

Le prime esposizioni risalgono al 2005, così come alcuni importanti premi ai quali ha partecipato, da allora, diverse le Gallerie italiane, e spazi istituzionali internazionali hanno esposto i suoi lavori, con eccezionali consensi da parte di critica e pubblico.



Catalogo della mostra con testi di B. Buscaroli, E. Agnoli, G. Bartolucci, A. Zannoni
Riserva la tua copia omaggio clicca qui e inserisci i tuoi dati con oggetto cat. grenci ,
potrai ritirare il catalogo direttamente all'inaugurazione.



Mostra: Elevatio Animae
Periodo: 17 aprile - 30 maggio



Sede Espositiva: Galleria Comunale d'Arte del Palazzo del Ridotto ( Cesena)

Orari: 9.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30 - Chiuso lunedì
Organizzazione: Maria Grazia Melandri

La mostra è promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Cesena in collaborazione con la Galleria L'IMMAGINE - Cesena.



Via Vincenzo Gioberti, 14 - 59100 Prato PO / Via Settembrini, 26 - 20124 Milano
Tel.- fax. 0574-574670 cell. 340-8596967
http://www.elexpo.it/

Eco Design e Live Painting



Homelesstudio & Casa di Letizia Moratti / 10 Aprile 2010

Eco Design e Live Painting
MILANO A COLORI
una città diversa, migliore, vista con occhi nuovi e ambiziosamente viva.




HOMELESSTUDIO e L'Associazione Casa di Letizia Moratti hanno il piacere di invitarLa a:
Milano > Via Montebello, 24
dal 15 Aprile al 18 Aprile 2010
dalle 18.30 alle 21.30
a cura di Silvio De Ponte
concept e produzione Homelesstudio

R.S.V.P. press@homelesstudio.com


Milano a colori

L'associazione Casa di Letizia Moratti partecipa al calendario delle iniziative del Fuori Salone 2010 con l'iniziativa "Milano a colori", realizzata da HOMELESSTUDIO con la cura di Silvio De Ponte. Da giovedì 15 aprile a domenica 18 aprile, dalle ore 18.00 fino alle 21.00, 1 fotografo, 18 giovani artisti e la straordinaria forza del colore stazioneranno in via Montebello 24.
I protagonisti delle performance esprimeranno la loro creatività su gigantografie di immagini fotografiche, scattate per l'occasione da Marco Cisaria con soggetto Milano in bianco e nero. Su queste opere gli artisti interverranno con il loro colore e il loro linguaggio. La Casa si trasformerà in un grande atelier, arredato con mobili funzionali realizzati in cartone con il supporto creativo dei giovani del Politecnico di Milano. Il green incontrerà così la creatività, per lanciare un invito al risparmio e all'ottimizzazione dei consumi. Contemporaneamente sarà ospitata l’installazione luminosa "città dei consumi"di Enrico Sgarbi.
Letizia Moratti, Sindaco di Milano, sarà presente nella sede dell'associazione per incontrare gli artisti ed ascoltare da loro nuove proposte finalizzate allo sviluppo e alla crescita dei talenti. Ancora una volta l’arte vuole dimostrarsi capace di essere motivo di cambiamento, veicolo di un messaggio di positività.


ALCUNI DEGLI ARTISTI CHE INTERVERRANNO:

MANUEL BALDINI; THOMAS BERRA; DARIO BOVENGA; GABRIELE BRUCCERI; ENRICO CAZZANIGA; VANIA ELETTRA TAM;
ALESSANDRO ENRIQUEZ e AMEDEO PICCIONE; MARIO LOPRETE; TIZIANO MARTINI; ENRICO MINGUZZI; MARCO MINOTTI; CLAUDIO MONNINI; MATTEO NUTI;
TOM PORTA; MARTINA SCARPELLI; GIULIO ZANET e con la partecipazione di ENRICO SGARBI



R.S.V.P. HOMELESSTUDIO:
Annapaola Raccosta
M. +39 366 4750655 -- press@homelesstudio.com


http://www.casadiletiziamoratti.it/

Ufficio Stampa: Piermaurizio Di Rienzo M +39 338 9212316 - ufficiostampa@cdlm.it


Eleonora D'Andrea Contemporanea


A THOUSAND PLOTS
Intrecci ad arte
Dal 17 aprile al 23 maggio 2010
A THOUSAND PLOTS -
L'apertura della nuova sede pratese è pretesto per inaugurare una stagione espositiva volta al perseguimento di
una rinnovata riflessione sullo scenario artistico contemporaneo, che, con questa mostra, conferma uno stile
inconfondibile di alta qualità e livello professionale.
Ma è, altresì, occasione per rendere espressamente omaggio alla città di Prato, notoriamente legata alla
tradizione della produzione tessile, che ha reso questo distretto toscano tra i centri più celebri di tessitura
artigianale e industriale.
L'intenzione di coinvolgere sia il Comune di Prato che il Museo del Tessuto rispettivamente come enti
patrocinanti e partners, suggella il desiderio di destare le coscienze locali alla riscoperta di un patrimonio
culturale di cui Prato è custode, ma di cui tutti ci sentiamo eredi.
Artisti invitati: Erika Latini, Gaetano Fracassio, Silvia Manazza, Fernanda Morganti, Ketty Tagliatti, Ivano
Vitali.
Curatela: Linda Giusti
Esposizione Completa
Eleonora D'Andrea Contemporanea
Via Vincenzo Gioberti, 14 59100 Prato
Telefono: + 39 0574 574670
Orari :
Martedi - Giovedi 16.00 - 19.00
Venerdi - Sabato 10.00 -13.00 / 16.00 - 20.00
Ingresso Gratuito
Esposizione Parziale
Le opere di alcuni artisti in rappresentanza della mostra ed i suoi contenuti, saranno esposti presso il Museo
del Tessuto di Prato in Via Santa Chiara, 24 59100 Prato (PO) Telefono: +39 0574 611503
Orari:
Lunedì-Venerdì: 10.00 -18.00
La biglietteria chiude alle 17.20
Sabato: 10.00 -14.00
Domenica: 16.00 -19.00
Martedì chiuso
Eleonora D'Andrea Contemporanea
Con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura di Prato
ed in collaborazione con il Museo del Tessuto di Prato
INAUGURA SABATO 17 APRILE
DALLE ORE 17.30 ALLE ORE 20.30
A THOUSAND PLOTS - INTRECCI AD ARTE
Ciascuno dei sei artisti, invitati in occasione dell'apertura della nuova sede della galleria Eleonora D'Andrea
a Prato, si identifica attraverso un modus operandi piuttosto variegato, che si ispira liberamente alla tecnica
della tessitura a mano, ma gioca con essa, per mezzo della sperimentazione e della ricerca di linguaggi
alternativi.
A legarli, il recupero della dimensione temporale, di un tempo fisico e metafisico insieme, lento e riflessivo,
che si ritrova in ciascuno dei lavori presenti, non solo da un punto di vista esecutivo, ma anche
comunicativo, favorendo un'attenzione alla lettura meditativa e focalizzante del contesto. Li lega ancor più la
fragilità dei materiali usati: l'ago e il filo, la carta, la cera, la garza, la tela, il cartone, il legno, il tessuto; li lega
il senso del gioco fiabesco, eppur disincantato dei soggetti proposti. Ma soprattutto il legame più autentico si
manifesta in quel "filo" sottile che racconta l'universo femminile, naturale, intimistico che corre nella
medesima direzione: quella di una narrazione diaristica, alcune volte esplicita, altre, invece, solo percepita:
tra le pieghe di un materasso a righe sdrucito, nella cruna di un ago, in mezzo ai petali filati su trame di
velluto, tra i merletti cerati di una calza da bambina, sulla punta di enormi ferri da maglia, tra i massicci
intrecci di carta di giornale stropicciata, o tra i cartellini penzolanti dalle borsette intessute, appartenenti ad
un viaggio ancora in cerca della sua meta finale, infine, nascosta tra le tele garzate che custodiscono astratti
paesaggi dell'anima. A ciascuno il suo racconto. E ciascuno, a modo suo, narratore.
Così voci sussurrate di vite marginali prendono corpo delicatamente dalle opere di Silvia Manazza: una
serie di moderni ex-voto appesi alle pareti rievocano attese, speranze, sacrifici, scelte di anonime e fragili
figure femminili, sottolineate dall'uso della cera fusa su morbide trame di tessuto e oggetti comuni, evocativi
di un'infanzia perduta, rinnegata, sofferta o disperatamente bramata. Un'infanzia che è tutta concentrata nel
tenerissimo materasso a righe "Fuori Serie" che simula la forma di una macchina giocattolo, abbandonata
all'usura del tempo.
Le rose trapuntate o ricamate ad ago su velluti di ampie dimensioni, ad opera di Ketty Tagliatti, ci
accompagnano, invece, tra i sentieri di un giardino che è, in primo luogo, uno spaccato della vita privata
dell'artista, territorio dell'intimità, della memoria, del raccoglimento, ma, in potenza, un giardino
universalmente condivisibile.
Anche le suggestive tele ricamate di Erika Latini potrebbero incastrarsi perfettamente tra le maglie di un
diario affidato ai ricordi dell'adolescenza, quelli in cui il gioco infantile perde a poco a poco, il candore
dell'innocenza e si traduce in malizia appena accennata, in racconti fiabeschi dal retrogusto amaro, seguendo
il filo coloratissimo che scorre veloce e sicuro sui soggetti complementari alla composizione principale.
I vestiti e le "tapestries", ricavati dai gomitoli pazientemente costruiti da Ivano Vitali mediante
l'attorcigliamento di stralci di giornale e di riviste colorate, poi accuratamente intrecciati con speciali ferri
lignei, narrano, sulla scia del gioco, una storia genuina fatta di attenzione e amore per la natura, di
riabilitazione dell'oggetto di scarto come la carta, nobilitata a nuovo splendore, addirittura da indossare o da
tessere a maglia. Una narrazione squisitamente poetica ricorre invece nell'installazione a parete dello
scultore Gaetano Fracassio che, per l'occasione, ha rivisitato il tema tanto caro del viaggio attraverso una
scacchiera di borsette intelate, occhieggianti la moda anni Settanta, culminante in un grande ago di legno,
dalla cui cima pende il grosso filo cordato avvolto sulla rocca. "I viaggi di Penelope" è il titolo suggestivo che
ancora una volta omaggia il ricordo di una donna, qui rivelata, ma che in realtà potrebbe essere l'alter ego di
ciascuno di noi.
E quel filo, che mai ha smesso di legare un'opera all'altra, sembra infine trovare il suo riposo nell'insolita
installazione di Fernanda Morganti, che, per la prima volta, lavora "site specific", creando segrete tele
mignon impunturate da sottilissimi fili che sembrano esplodere come lingue pennellate nell'informe
tavolozza materica, custodite in cofanetti lignei che invitano lo spettatore a profanarne avidamente il
contenuto.
Qui la storia ormai compie il suo cammino, ogni trama è stata minutamente tessuta.
Non resta, quindi, che il godimento di una buona lettura.
Ufficio stampa ED Contemporanea
Fabio Giannarini Cell. 3473779641

domenica 11 aprile 2010

ITEM MUSIC DESIGN


SALONE DEL MOBILE 2010 MILANO
SABATO 17 APRILE 2010 – h: 17.00 > 04.00
Via Pompeo Leoni 5, Milano


Item Music Design è l’interazione tra design, audio e technologia vista da una dimensione prospettica del tutto nuova.
Dal pomeriggio fino a tarda notte il pubblico sarà coinvolto in un viaggio sensoriale e stratificato.
Tre diversi ambienti dove sarà possibile sentire la musica attraverso il corpo, grazie agli arredi avveniristici di Kilohertz, assistere a workshop interattivi di Ableton Live a cura di trainers certificati, rilassarsi nella chill out zone con performance dal vivo e djset ambientali o ballare fino a notte fonda nella main room al ritmo di guest affermate e nuovi talenti.


- Free Entry - Ingresso Gratuito
- Ampio Parcheggio
- Ricco Buffet aperitivo
- Food Point - Burger Lounge
- Visual & Light Performance
- Free Wi Fi

PROGRAMMA:
APERITIVO DALLE 17.00 CON:
Kilohertz “Body Listening” (www.kilohertz.it)

Main Floor (from 21.00)
House, deep, tech house, techno
STEFANO FONTANA Aka STYLOPHONIC (Body Resistance rec)
DJ REMO (Lilith rec)
SIGMATIBET vs CLAUDIO VITTORI live (Machine Jockey rec)
MUSSEN (Mussen project rec)

Chill Out - Ambient zone (from 17.00)
Elettronica, ambient, idm
TOTO (Jazsai project)
INSECTS ARE SEXY (entomology rec)
ALESSANDRO INGUGLIA
LORIS CAMERINI
ALBERTO CAMPI (exprezoo rec)

PARTNERSHIP:
http://www.kilohertz.it/
KILOHERTZ- music inside me.
Il futuro della musica è nel corpo.
Il corpo umano offre nuovi spazi di ascolto e composizione, il suono produce onde sonore che potranno essere toccate e la musica trasformerà il nostro corpo in un nuovo spazio espositivo.
Kilohertz , è pioniere nel "body listening", dove una nuova concezione trasforma il corpo in un terzo orecchio.
In continuo sviluppo collabora da tempo con artisti, visual, designer, produttori...
Attualmente i prodotti di maggior richiamo di Kilohertz sono "isole acustiche", dove design d' arredo e audio si fondono letteralmente dando vita ad "haorta" e "soundgrass", tutto rigorosamente "Made in Italy".


ROSASPINTO Arte e Comunicazione
http://www.rosaspinto.it/
Rosaspinto è un laboratorio creativo, officina di arti e mestieri, termometro di umori contemporanei e sigla di impulsi artistici.
Rosaspinto è ufficio stampa, specializzato in arte, design, musica e moda.


MEDIA PARTNER:
http://www.elitamilano.org/
L’associazione culturale Elita nasce a Milano nel 2005 ed ha come scopo quello di promuovere il networking in ambito culturale ed in particolar modo nel mondo della musica e dei nuovi media. In cinque anni di attività Elita è riuscita ad imporre la sua filosofia aprendosi al territorio ed in grado di valorizzare le migliori realtà operanti nella scena musicale più innovativa di Milano.

Contacts:
Marco +39 333 84 67 323
ITEM MUSIC DESIGN
sound@claudiovittori.com
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C/O : ITEM MUSIC DESIGN
Via Pompeo Leoni 5, Milano
Metro Lodi T.I.B.B. - Tram N° 24 - Bus 90/91

press office: Indira Fassioni

giovedì 8 aprile 2010

GIOVANNI LAURENT arte sacra sacra arte



Nome della Galleria: Galleria "Arianna Sartori"
Indirizzo: Mantova - via Ippolito Nievo, 10 - tel. 0376.324260
Titolo della mostra: Giovanni Laurent. arte sacra sacra arte
Date: dal 10 al 22 aprile 2010
Inaugurazione: Sabato 10 aprile, ore 18.00. Sarà presente l’artista.
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi

Dal 10 al 22 aprile la Galleria “Arianna Sartori Arte & object design” di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, ospita la mostra personale di Giovanni Laurent intitolata “arte sacra sacra arte”. L’inaugurazione si svolgerà Sabato 10 aprile dalle ore 18.00 alla presenza dell’artista.
Giovanni Laurent è nato ad Aosta nel 1953, si è diplomato presso l’Istituto d’arte di Ca-stellamonte a Torino. Da diversi anni vive e lavora in provincia di Reggio Emilia.
L’evento, che si concluderà il 22 aprile 2010, resterà aperta al pubblico dal Lunedì al Sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30.

ARTE SACRA O SACRA ARTE
Cosa spinge oggi un artista coroplasta come Giovanni Laurent a ripercorrere gli antichi sentieri della tradizione classica sacrale?
Coroplasta è colui che modella statue e manufatti in terracotta con particolare attenzione alla tecnica degli antichi Greci ed Etruschi grandi maestri di un'arte che usa i quattro elementi primari e fondamentali della terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco. Cos'è dunque nell'essenza un coroplasta?
Uno degli ultimi, rari esemplari di alchimista capace ancora di trasformare una materia povera come la terra in ope-ra d'arte. Come ogni alchimista anch'egli va alla ricerca dell'oro, ovviamente simbolico, filosofico, che in questo caso sembra da ricercare nei territori sterminati del “sacro” a partire dalla sua nascita storica che va a confondersi con il mito, da qui deriva la scelta della tematica, dei soggetti primari come i betili, le erme, i vasi canopi, che ora si trasformano in originali contenitori di nuovi significati del tutto contemporanei. Vediamo subito cosa sono questi soggetti primari per passare poi ad una corretta e completa interpretazione, il più possibile “scientifica” dell'opera dell'autore.
L'erma la forma prevalentemente utilizzata da Laurent per le sue terrecotte prende il nome dal dio Ermes la cui te-sta veniva raffigurata su piccoli pilastri a sezione quadrangolare nell'antica Grecia e posti lungo le strade, le pro-prietà, o davanti le porte delle case per invocare la protezione della divinità. L'erma, in quanto assimilata a dimora della divinità, può dunque essere considerata una derivazione del betilo arcaico. Anche i vasi canopi, usati come cinerari dagli Etruschi, avevano i coperchi a forma di testa umana. I soggetti trattati sono dunque tutti legati alla tematica del sacro considerato come l'elemento strutturale della coscienza dell'uomo dalla sua comparsa sulla terra fino ad oggi. Ora l'esperienza del sacro si spiega con l'esigenza dell'uomo di costruire un'alterità, un mondo altro, diverso, portatore di significati nuovi e forme di credenza nella vita dopo la morte e per tanto il cuore di tutte le re-ligioni. Fin dalle pitture rupestri del Paleolitico Superiore risultano evidenti le pratiche sciamaniche mentre nella comparsa delle sepolture rituali accompagnate da oggetti funerari si evidenziano già credenze di vita ultraterrena. Dalla preistoria alla contemporaneità l'esperienza del sacro si è sempre manifestata in tutte le civiltà con forme, si-gnificati, rituali e simbologie diversi ma tali da rappresentare sempre un insieme di valori a cui l'uomo crede per dare un senso alla sua vita. Ogni civiltà ha una propria idea del sacro che fa parte integrante della sua cultura antro-pologica e si manifesta nei vari miti, riti e simboli che, in quanto valori collettivi e condivisi formano il collante dell'ordine sociale. L'uomo dunque non può vivere senza il sacro. Vediamo come si pone l'arte di Giovanni Laurent in questo contesto storico. L'arte sacra, secondo l'artista, esprime il legame che unisce l'artista alla divinità e mani-festa il desiderio inconscio di continuare la sua opera nel mondo. Quindi le sue opere sono da considerare in gene-rale come indagine delle ierofanie cioè le “manifestazione del sacro” come le ha definite lo storico delle religioni Mircea Eliade. Molte opere rappresentano santi e martiri, i quali essendo una particolare modalità del sacro, ci por-tano in un territorio che va oltre il piano umano. Essendo una particolare modalità di espressione del sacro, il santo lo sentiamo come un tramite con Dio quindi più vicino a noi, ci induce cioè ad una maggiore confidenza affidando a lui le nostre domande di intercessione, le nostre speranze, i nostri pensieri più segreti. Vediamo come si traduce tutto questo nelle opere. L'approccio storico-artistico con cui l'autore affronta questo martirologio dal retrogusto apotropaico è del tutto contemporaneo e doppiamente importante. Lo è sul piano dei significati, ma lo è anche sul piano linguistico-formale per le soluzioni adottate nell'affrontare una tematica quanto meno rischiosa. Affrontare oggi il tema dell'arte sacra si rischia infatti di cadere nella banalità, nella vecchia retorica agiografica, nella devo-zione stucchevole. Sul piano dei significati Laurent riprende un repertorio storico che, pur nel rispetto dei riferi-menti iconografici propri dei rispettivi santi, adotta una costante originalità, una nuova interpretazione dei modelli storici. Il recupero dei significati è di fondamentale importanza nell'arte contemporanea tutta protesa invece nella ricerca di novità linguistiche fino allo sconfinamento nella provocazione scandalistica. Nello stesso tempo Laurent è sempre attento alle soluzioni formali che si mantengono borderline tra figurazione ed astrazione plasmando i suoi santi in modo essenziale togliendo loro ogni orpello naturalistico, spogliandoli di tutti gli elementi superflui, ren-dendoli minimali e accentuandone il rigore della forma. Gioca piuttosto sull'incontro-scontro della diversità dei materiali fino alla commistione dei colori, il bianco del caolino contrapposto alla pura terracotta, alla cera colorata, al ferro e alla ruggine che provocano nuovi stimoli e nuove suggestioni. Esemplari sono la Santa Caterina d'Ales-sandria ornata di un' inquietante ruota dentata, il San Giovanni decapitato con croce e agnello sul capo, il San Lon-gino con lancia e cuore, il San Lorenzo da cui scaturiscono guizzanti fiammelle in cera rossa, la “surreale” Santa Lucia e il San Giorgio dove la massima purezza formale accompagna significati stratificati che trasformano il santo in figura sapienziale. Il cavallo, infatti, prende i caratteri dell'unicorno che allude anche alla purezza dalle connota-zioni alchemiche come il drago che qui scompare ma lo si scopre dentro il cavallo da cui sporge la coda verde ad indicare che il male è già dentro di noi, corpo alieno e terrificante. La figura di San Giorgio, anch'essa resa in forme essenziali, porta dentro l'elmo una miniatura, un piccolo San Giorgio che esce dalla testa come “logos”, strumento umano di conoscenza ma anche entità creatrice e ordinatrice dell'universo. La stessa ricchezza di significati e solu-zioni formali si ritrovano anche nella “metafisica” Pentecoste dove una testa con fiammella sovrastante simboleg-giante gli apostoli e quindi l'umanità, viene posta con dotta citazione, sul dorso di una colomba che richiama le ampolle romane in pasta di vetro contenenti profumi. Ma il recupero delle antiche iconografie si espande in varie direzioni non ultima quella dell'arte e della cultura popolare valdostana, terra d'origine e di formazione dell'autore, nelle sue più svariate forme dal giocattolo intagliato in legno, alle figure popolari dell'arte sacra, agli ex-voto vero e proprio giacimento di forme e di immagini che ancora oggi si ritrovano in quella regione. In ogni caso i riferi-menti iconografici siano essi storico-artistici o popolari, Laurent li rielabora sempre con originalità innovando i modelli tradizionali e caricandoli di significati attuali.
La rappresentazione di questo martirologio, dunque, non è mai oleografica, al contrario diventa portatrice di nuovi valori in direzione di una resurrezione dell'arte religiosa che recupera quell'elemento simbolico che un tempo era alla sua base e che potrebbe essere molto utile alla salvezza dell'uomo contemporaneo. Arte sacra o sacra arte? Il posto assegnato all'aggettivo “sacra” dopo o prima del sostantivo “arte” può mutare il senso della domanda iniziale. Ciascuno in cuor suo può dare una risposta. Laurent, coroplasta ma soprattutto artista concettuale, ne propone una sintesi dove l'arte sacra si trasmuta in senso alchemico in sacra arte, cioè quel territorio sconfinato della metafora esistenziale dentro cui l'umanità dovrà ripensare, al più presto, i termini di un nuovo rapporto di rispetto tra le varie e diverse manifestazioni del sacro e più in generale i rapporti tra uomo e uomo, tra uomo e natura, prima che sia troppo tardi.
Enzo Silvi