mercoledì 19 dicembre 2018

Betty Danon. Enigma di fondo



La galleria Tiziana Di Caro è felice di ospitare la seconda mostra personale nei suoi spazi di Betty Danon (Istanbul, TR, 1927 – Milano, IT, 2002) intitolata Enigma di fondo.

La mostra include una selezione di libri d'artista appartenenti a vari periodi della sua produzione e una serie di disegni realizzati nel corso degli anni Settanta. Queste opere seguono cronologicamente quelle presentate nell'ambito di Geometrie anni Settanta: tra logico e poetico, programmato e casuale, prima mostra dell'artista ospitata qui in galleria nel 2017.
In Geometrie anni Settanta: tra logico e poetico, programmato e casuale avevamo raccontato l'approccio che Betty Danon aveva avuto con l'arte, attraverso collage e pitture (tonali) geometriche, che partivano dal cerchio e il quadrato. Questi, nel tempo si sono sintetizzati e del cerchio non rimane che un punto, mentre del quadrato un lato, una linea. Punto e linea sono elementi di approdo, ma anche di partenza, e l'attitudine all'astrazione si enfatizza fino a lasciare il posto ad immagini visibili, ma anche udibili, con la trascrizione del suono attraverso le immagini.
L'espressione Enigma di fondo fa riferimento al processo del divenire, in dinamica interazione con l'imponderabile profondità dell'essere, una polarizzazione della realtà su cui Danon ha sempre riflettuto e di cui parla nella sua dichiarazione di poetica del 1975.
La mostra si apre con Poesie nel quadrato, un libro d'artista del 1973 che contiene cinque poesie organizzate graficamente nello spazio, appunto, di un quadrato. Danon abolisce gli spazi e le interlinee rendendo difficile la lettura dei versi, e manifestando la chiara intenzione di confondere la scrittura e le immagini, il senso delle parole e l'aspetto delle stesse.
Verso la metà degli anni Settanta Betty Danon fissa su un nastro il suono determinato dallo scorrere della punta di una matita su un foglio. Tracciando delle linee si aveva la possibilità di ascoltare il gesto dello scrivere. Questa azione divenne prima una performance e poi un libro.
Super L.P., questo è il titolo, fu pubblicato nel 1975 e racchiude una poesia in sette versi: punto-linea/soffio punto-linea/respiro punto-linea/spazio punto-linea/sospiro punto-linea/grido punto-linea/pausa punto-linea/silenzio. I versi non sono descritti solo con le parole, ma anche con l'alternarsi di punti e linee. Con questa azione/libro e utilizzando contestualmente parola e segno, Betty Danon racconta le tappe dell'esistenza umana, partendo dal primo soffio e terminando all'ultimo silenzio.
In mostra c'è un esemplare di Punto – linea, che Betty Danon considerava il suo libro più importante, perché, seppur in una estrema sintesi grafica, racchiude l'aspetto più determinante della sua poetica. Pubblicato nel 1976 Punto – linea parte da una “tautologia” che si vede in una pagina, dove tracciando una linea, l'artista scrive la parola “linea”. Questa traccia viene vista da Mirella Bentivoglio, la quale se ne innamora suggerendole di continuare a lavorare in questa direzione in cui i significanti e i significati si sovrappongono e sostituiscono. Il libro è la raccolta di alcune delle possibili composizioni in cui il punto e la linea si manifestano.
Lo stesso tema viene trattato anche in I & I pubblicato nel 1978.“Foneticamente I & I (io e io in inglese) mette in discussione la grammatica del soggetto, pone l'accento sullo sviluppo problematico dell'Io in crisi, nel suo complesso dialogare con l'”Altro io”, decisamente determinante in quanto “Ombra”' (Betty Danon, 1978).
Nel corso degli anni Settanta la ricerca sul segno e sulla parola continua a generare analogie e lavori sempre più vicini al confine tra l'astrazione e la rarefazione. Questo è il momento delle partiture asemantiche, opere di grande enfasi lirica in cui già si riconosce il concetto che precede le “partiture astratte”. Betty Danon racconta che dalle esperienze dei collages e delle pitture geometriche aveva conservato il punto e la linea, in qualità di elementi primari che sintetizzavano tutte le forme e, poeticamente, anche l'universo intero. Ad un tratto trasforma la linea in rigo musicale e il punto in nota, iniziando a lavorare utilizzando come base il pentagramma. Sovrappone la carta da lucido al foglio pentagrammato, per poi lavorare col pennino e l'inchiostro bianco eseguendo interventi manuali; le sovrapposizioni davano l'impressione della profondità, creando delle ombre che sembrano al contempo echi. Erano le Partiture Astratte con cui Betty Danon si è imposta sul panorama internazionale. Opere misteriose in cui l'arte non solo si guarda, ma si ascolta. Le partiture astratte sono la sintesi di una fissità geometrica data dalle linee del pentagramma e la fantasia lirica resa attraverso un'esperienza gestuale fatta di movimenti veloci, ma precisi e al contempo vivaci. “Erano simulacri di scritture tracciate sul pentagramma, che si presentavano con una certa fluidità e apparente coerenza. Le consideravo come una manifestazione di una dinamica interiore, spontanea e assolutamente inimitabile”. (Betty Danon)


piazzetta Nilo 7, 80134 Napoli

Betty Danon. Enigma di fondo
from November 24, 2018 to January 19, 2019



lunedì 17 dicembre 2018

Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra / Choreography for an Exhibition

Phillip, 1979. 

Copyright © Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission 


Dal 15 dicembre 2018 all’8 aprile 2019, al Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina della Regione Campania, Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra, a cura di Laura Valente e Andrea Viliani, organizzata in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation di New York.

La mostra, dedicata a uno dei maestri della fotografia del XX secolo, coincide con il trentennale della personale itinerante The Perfect Moment, il cui primo capitolo fu presentato nel dicembre 1988 all'Institute of Contemporary Art/ University of Pennsylvania di Philadelphia, pochi mesi prima della scomparsa dell'artista, avvenuta il 9 marzo 1989, all'età di 43 anni. Più di 160 opere, comprese quelle provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dal Museo e Real Bosco di Capodimonte e dalla Reggia di Caserta (Collezione Terrae Motus), grazie ad una collaborazione virtuosa tra istituzioni. Un ipotetico dialogo tra antichità e modernità, tra fotografia e danza, che al Madre va in scena non solo nella sezione espositiva, ma anche attraverso un programma di performance dal vivo commissionate per la mostra ad alcuni dei più importanti coreografi della scena internazionale. Apre il cartellone performativo Olivier Dubois, Direttore della Compagnie Olivier Dubois, ed ex Direttore Ballet du Nord dal 2014 al 2017, incluso nella lista dei venticinque migliori ballerini al mondo nel 2011, che sarà autore di una creazione originale commissionata e prodotta per il museo Madre, In Dialogue with Bob, in occasione dell’opening (14 dicembre), con una seconda messa in scena il giorno successivo. La nuova creazione di Dubois vedrà la partecipazione di performer scelti in audizioni pubbliche a Napoli dal coreografo nelle scorse settimane. Questa esperienza porta per la prima volta al museo d’arte contemporanea il format Abballamm’!, ideato da Laura Valente - coordinamento Gennaro Cimmino, collaborazione di Susanna Sastro – progetto con cui da tre anni la direzione artistica danza del Ravello Festival, prodotto dalla Regione Campania, coinvolge i migliori talenti del territorio, a cui viene data l’occasione di prendere parte a residenze e progetti speciali che hanno coinvolto fino ad ora artisti come Dimitris Papaioannou, Marie Chouinard, Bill T. Jones. 

“Le opere del fotografo americano non erano mai state poste in un confronto diretto, prima d'ora, con quell'evidente componente performativa che sembra animarle – spiegano i curatori Laura Valente e Andrea Viliani – La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee afferma così la sua vocazione di collettore fra diverse espressioni creative che si congiungono, qui e ora, per ripensare e rimodulare sperimentalmente la fruizione e la natura stessa di un museo. Una “danza” fra opere e azioni coreografiche, che propone un'esperienza conoscitiva nuova delle opere dell'artista newyorkese, reinterpretate alla luce del dinamismo che scaturisce dai corpi ritratti, dai riferimenti alla scultura e alla pittura, dal trasporto sensuale e immediato suggerito proprio dalla ricerca di quella proporzione e perfezione formale che è una cifra costante della sua produzione. Sono caratteristiche, queste, che si accordano con la rigorosa disciplina fisica e con le evoluzioni dinamiche proprie della danza. Non è un caso, infatti, che i corpi di Bill T. Jones, Gregory Hines, Molissa Fenley e Lucinda Childs siano il doppio danzante delle più significative opere di Mapplethorpe. L'obiettivo di questa mostra è, dunque, coniugare l'aspetto espositivo e quello coreografico, attraverso il coinvolgimento di artisti che, per tutta la durata della mostra stessa, realizzeranno degli interventi site-specific in dialogo con le opere e con le suggestioni che esse evocano, restituendo loro nuova forza e ampliando la prospettiva con cui il pubblico vi si avvicinerà. A guidare gli autori e gli interpreti delle performance è una rigorosa attenzione ai temi, all'estetica e alla composizione delle fotografie di Mapplethorpe: il richiamo ai canoni dell'arte neoclassica; l'affievolimento delle differenze fra generi e identità sessuali; il continuo concentrarsi sul contrasto bianco-nero; la fragilità (se non l'inesistenza) del confine fra dolore e piacere; il seducente glamour della scena artistica e culturale newyorkese negli anni Settanta e Ottanta, di cui Mapplethorpe fu tra i massimi rappresentanti, mescolato ad un gioco di rimandi ed evocazioni ad una Napoli in perenne oscillazione tra vita e morte”. 

--------

IL CONCEPT DELLA MOSTRA:
Coreografia per una mostra si concentra in modo inedito sull'intima matrice performativa della pratica fotografica di Mapplethorpe, sviluppata, nel concetto e nella struttura di questa mostra, come un possibile confronto fra l'azione del "fotografare" in studio (nell'implicazione autore / soggetto / spettatore) e del "performare" sulla scena (nell'analoga implicazione performer / coreografo / pubblico). Questa "coreografia" espositiva si articola in tre sezioni fra loro connesse. All'inizio un’Ouverture, nella sala d'ingresso e nelle due sale attigue, che ridisegnano lo spazio-tempo del museo infondendogli un'ispirazione teatrale, tesa nel gioco di sguardi fra le due "muse" mapplethorpiane, femminile e maschile, Patti Smith e Samuel WagstaffJr. A seguire, nelle cinque sale iniziali e nelle sei sale finali (prima sezione), il pubblico è introdotto direttamente sul palcoscenico di questo “allestimento per immagini” – fra ballerini, atleti, body-builders, modelle e modelli – esplorando la performatività del soggetto fotografato, che Mapplethorpe riprendeva con un'accurata preparazione nel suo studio. 

Le due sale che precedono e seguono la sala centrale (seconda sezione) portano il pubblico in una potenziale platea, analizzando il ruolo del visitatore e il suo desiderio ritrovato nello sguardo di decine di ritratti che, nel loro complesso, non solo ci restituiscono uno straordinario diario personale della vita, degli affetti, amicizie,incontri, collaborazioni e commissioni dell'artista, ma al contempo ricostruiscono, fra dimensione privata e sfera pubblica, un affresco collettivo della società newyorkese e del jet-set internazionale fra gli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. Tra i volti di questa platea “viva”: John Mc Kendry (1975); Arnold Schwarzenegger, Philip Glass conRobert Wilson e David Hockney con Henry Geldzalher (1976); Deborah Harry (1978); Carolina Herrera (1979); Francesca Thyssen (1981);Louise Bourgeois e il gallerista della Pop Art Leo Castelli (1982); Doris Saatchi, Andy Warhol, Francesco Clemente e Lucio Amelio (1983); Susan Sontag (1984); Norman Mailer (1985), Louise Nevelson (1986), Laurie Anderson (1987); oltre alle immagini di ballerini e coreografi come Lucinda Childs, Gregory Hines, Bill T. Jones, Molissa Fenley e i danzatori dell'NYC Ballet.

La sala centrale (terza sezione) – dominata da un tappeto rosso per danzatori e da una sequenza di autoritratti di Mapplethorpe – si trasforma in un vero e proprio teatrotridimensionale, in cui, congiungendo fra loro tutti i temi della mostra, la performatività diviene coreografia contemporanea e attuale, con al centro lo stesso artista. Integrano questa sezione, come due spazi di retro-scena, due sale attigue alla sala centrale: l'(Un)Dressing Room, un vero camerino allestito, dove i performer si scaldano prima dell’esibizione, che ospita alcune immagini che ci introducono nella dinamica dello studio dell'artista, e la X(Dark) Room (vietata ai minori), in cui sono esposte le opere più "segrete ed estreme" a soggetto erotico, fra cui una selezione del famoso Portfolio X. I vari soggetti di Mapplethorpe, anche i più controversi come le immagini S&M del Portfolio X, sono protagonisti di una messa in scena che rivela continui e sofisticati richiami alla storia dell'arte, in cui evocano archetipi e soggetti universali. Le riprese fotografiche avvenivano, del resto, prevalentemente nell'intimità dello studio di Mapplethorpe, dove l’artista predisponeva accuratamente sfondi ed elementi scenografici, insieme a un rigoroso disegno luci, per astrarre in un “tempo senza tempo” il soggetto fotografato.

IL PROGRAMMA PERFORMATIVO
Il mese di Dicembre vedrà al Madre Olivier Dubois e Vadim Stein.
Olivier Dubois firma In Dialogue with Bob, a cui prenderanno parte otto ballerini campani del progetto Abballamm’!, incentrata sulla suggestione che le fotografie di Mapplethorpe siano tracce di una sua personale coreografia, e Le trésor (Oro nero e Oro bianco), una installazione che si svolgerà in due sale del secondo piano, trasformate per l’occasione in una dark room prima e in una stanza con luci accecanti subito dopo. L’esperienza della profondità dell’oscuro e dei limiti della vista e della ragione di fronte al suo opposto. Perpetuazione della specie o amore, si tratta solo di sfuggire alla morte. Una coreografia originale per il Madre sarà anche quella firmata dall’ucraino Vadim Stein. Artista eclettico, porterà al museo d’arte contemporanea della Regione Campania la sua ricerca che spazia dalla danza alla fotografia, dalla video-arte alla scenografia. Centrale, nei suoi lavori e nella sua lunga sperimentazione, è il corpo, che diviene protagonista in scena attraverso forme ed espedienti che superano le connotazioni del genere e dell’età. Per la mostra saranno ricreate le atmosfere dell’epoca in cui Mapplethorpe ha dato vita alle sue creazioni, attraverso una selezione musicale che riprenderà i brani “cult” di quegli anni. Con l’utilizzo anche dei celebri garzati, citazione performativa della celebre sequenza White Gauze (1984), presente nel percorso espositivo.

RETE TRA MUSEI E ARCHIVI:
Il percorso espositivo si trasforma in un museo ipotetico in cui la storia dell'arte è messa in scena come in un teatro, Nella sua collezione, una selezione di opere archeologiche provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e una selezione di disegni, dipinti, sculture in bronzo, porcellana e avorio dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, entrambe istituzioni partner di questo progetto. “Come già avvenuto per le mostre personali dedicate dal museo Madre a Boris Mikhailov (2015) e Mimmo Jodice (2016) – spiegano i curatori – anche nel caso di questa mostra di Robert Mapplethorpe la ricerca fotografica si approfondisce, e precisa, nel dialogo con la storia dell'arte e con le possibili matrici che essa fornisce alla loro ricreazione fotografica.I torsi di atleti e figure muliebri, l'Antinoo Farnese, un Ermafrodito e un tintinnabulum antichi, così come le sanguignee i disegni di corpi e le sculture in bronzo e porcellana di divinità e efebi rinascimentali, la sensualità eburnea di un Crocifisso (da Giambologna), l'intreccio teatrale fra corpi nudi del Caino e Abele di Lionello Spada, la morbidezza sospesa delle Ipomee e "boules de neige" di Andrea Belvedere e la muta relazione fra maestro e discepolo del Doppio ritratto maschile di Maso da San Friano, costituiscono nel loro insieme un museo tanto provvisorio quanto ideale, una macchina tanto scenica quanto disciplinare che, attraversando il tempo e lo spazio, fa affiorare i contorni di una pratica artistica colta e raffinata che si nutre, sul filo di una implacabile ricerca di perfezione, dell'incontro ibrido e sottile tra antichità e contemporaneità, idealità apollinea e sensualità dionisiaca, canone classico e tensione barocca. Relazioni asimmetriche che corrispondono a quella che Mapplethorpe ebbe anche con la città di Napoli e la cultura campana. Artista presente nella collezione Terrae Motus ideata e costituita dal gallerista napoletano Lucio Amelio – che ospitò la prima mostra personale dell'artista a Napoli nel 1984 (a cui seguì una mostra – omaggio nel 1994, l'anno stesso della scomparsa del gallerista) – Mapplethorpe seppe creare un appassionato e empatico rapporto con l'umanità contraddittoria della cultura partenopea e campana, facendosi ispirare dalla sua costitutiva relazione fra vita e morte e creando straordinarie vedute, tra cui quelle, emblematiche, che ritraggono il Porto di Napoli, i Faraglioni di Capri, l'Antro della Sibilla a Cuma, i teschi o “capuzzelle” e i paesaggi dedicati alle sculture di giardini e parchi monumentali. Immagini che ricorrono nel percorso della mostra insieme ad alcuni materiali documentari provenienti dall'Archivio Amelio-Santamaria, fra cui il disco Ma l'amore no del 1990, che contiene all'interno la riproduzione di un ritratto del gallerista napoletano eseguito dall'artista newyorkese. In mostra viene inoltre approfondita – introdotta e inquadrata dall'accostamen- to con alcuni disegni e la scultura del Pescatoriello di Vincenzo Gemito – anche l'ispirazione che esercitò su Mapplethorpe l'imagerie del fotografo tedesco Wilhelm von Gloeden, alla cui eredità stilistica e intellettuale proprio Amelio dedicò fra il 1977 e il 1978 una mostra e due pubblicazioni, con prefazioni rispettivamente della critica Marina Miraglia e del semiologo e scrittore Roland Barthes”.

Il catalogo Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra / Choreography for an Exhibition, a cura di Laura Valente e Andrea Viliani, è edito dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli, in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation, che per l’occasione ha concesso l’utilizzo esclusivo delle foto. Il logo è a cura di LeftLoft. 


Progetti di formazione collaterali tra video-arte e fotografia in collaborazione con: 
• Accademia di Belle Arti di Napoli, Direttore Giuseppe Gaeta – Scuola di Cinema, coordinamento Stefano Incerti 
• Magazzini Fotografici, tutor Yvonne DeRosa 
Coreografia per una mostra si integra con un'altra mostra personale del fotografo in Italia, che sarà inaugurata a marzo 2019 presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica, alla Galleria Corsini, a Roma: le due mostre costituiscono un dittico che intende studiare, con differenti approcci critici e metodologici, la “classicità” di un artista “radicalmente contemporaneo” quale è Robert Mapplethorpe.


ROBERT MAPPLETHORPE-BIOGRAFIA 
Robert Mapplethorpe nasce il 4 novembre 1946 a New York, in una famiglia cattolica osservante di origini irlandesi. La sua formazione avviene negli anni delle proteste contro la guerra nel Vietnam e nel contesto delle rivolte studentesche e dei movimenti per i diritti civili e di autocoscienza femminista e omosessuale. Nel 1967 conosce la giovane poetessa Patti Smith, che diverrà uno dei soggetti da lui più fotografati fra il 1970 e il 1973. Anche grazie all'incoraggiamento ricevuto dal curatore della sezione fotografica del MoMA, John McKendry, dal 1970 inizia a sperimentare l'utilizzo della Polaroid. Nel 1972 conosce il collezionista e curatore Samuel Wagstaff Jr., che nel 1975 gli regala la sua prima macchina fotografica Hasselblad e che contribuirà in modo sostanziale all'affermazione dell'artista. Nel 1973 si tiene la sua prima mostra personale, Polaroids, alla Light Gallery di New York. Sperimentando formati e tecniche di stampa differenti, Mapplethorpe documenta la scena underground newyorkese. Le immagini realizzate saranno il soggetto di due mostre, entrambe intitolate Pictures e inaugurate nel 1977 in due gallerie newyorkesi: la Holly Solomon Gallery e la galleria The Kitchen; in quest’ultima vengono esposte le foto S&M che compariranno nel 1978 nel Portfolio X. Nello stesso anno Mapplethorpe realizza anche il Portfolio Y, raccolta di soggetti floreali e arborei, a cui seguirà nel 1981 il Portfolio Z, una serie di nudi in cui figurano soggetti afro-americani. Nel 1978 il Chrysler Museum di Norfolk, in Virginia, ospita Photographs, la prima mostra personale dell’artista in un museo, mentre le sue opere vengono esposte al Los Angeles Institute of Contemporary Art nella mostra Bondage and Discipline e la galleria La Remise di Parigi inaugura la sua prima personale in Europa. Il riconoscimento della sua ricerca sul piano internazionale permette all’artista di approfondire i rapporti con intellettuali, scrittori, star dello spettacolo e aristocratici del vecchio continente, che diventano il suo pubblico di riferimento e, allo stesso tempo, i committenti di molti ritratti. Fra le mostre di questo periodo le personali al Frankfurter Kunstverein di Francoforte (1981), al Contemporary Art Center di New Orleans (1982) e al Centre Georges Pompidou di Parigi (1983). Nello stesso anno inaugura al Palazzo Fortuny di Venezia la mostra Robert Mapplethorpe, fotografie, ripresa al Palazzo delle Cento Finestre di Firenze. Nel 1984 si tiene Matrix 80: Robert Mapplethorpe al Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford, Connecticut, a cui segue, due anni dopo, la mostra a Bologna, Palazzo Accursio. Nel settembre del 1986 Mapplethorpe scopre di aver contratto il virus dell'HIV. Nel 1988 l’artista istituisce una fondazione destinata alla conservazione delle sue opere, al supporto della creazione fotografica e al sostegno alla ricerca scientifica sul virus dell'HIV. Nello stesso anno si inaugura la mostra itinerante The Perfect Moment, ospitata da Institute of Contemporary Art-University of Pennsylvania di Philadelphia, Museum of Contemporary Art di Chicago, Washington Project for the Arts di Washington D.C, Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford, University Art Museum-University of California di Berkeley, Contemporary Art Center di Cincinnati e Institute of Contemporary Art di Boston, che suscita furiose polemiche. L’artista muore il 9 marzo 1989, e da quell’anno si susseguono mostre a lui dedicate nei più importanti musei internazionali. Nel 1992 la Kunsthalle di Dusseldorf pone in dialogo le opere di Mapplethorpe con quelle dello scultore francese Auguste Rodin. Il confronto sarà ripreso nel 2014 dalla mostra Mapplethorpe-Rodinal Musée Rodin di Parigi. Nel 2000 The Perfect Moment viene ripresentata al Santa Monica Museum of Art in California, mentre nel 2004 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York e l’Hermitage di San Pietroburgo presentano Robert Mapplethorpe and the Classical Tradition: Photographs and Mannerist Prints. Nel 2009 la mostra alla Galleria dell’Accademia di Firenze Robert Mapplethorpe: la Perfezione nella Forma mette a confronto le immagini del fotografo con i capolavori dell’arte fiorentina. Nel 2012 la mostra Robert Mapplethorpe: XYZ al Los Angeles County Museum of Art presenta i tre portfoli dell'artista. Nel 2016 si inaugura Robert Mapplethorpe: The Perfect Medium, monumentale retrospettiva itinerante che riprende il titoloThe Perfect Moment. Nel 2018 inaugura una mostra personale dell’artista al Museu de Arte Contemporãnea de Serralves di Porto, mentre nel 2019 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York dedicherà a Mapplethorpe un intero anno della suaprogrammazione. 


La mostra è realizzata integralmente con fondi POC (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTA- RE) 2014-2020 Regione Campania. 


Ufficio stampa Madre 

Enrico Deuringer cell.: +39 335 7249830 
Sarah Manocchio cell.: +39 340 2352415 E-mail: ufficiostampa@madrenapoli.it 


Apre Madre Butìc 
Nuove creazioni originali per il debutto di Madre Collection 
Il museo d’arte contemporanea Donnaregina inaugura Madre Butìc, il nuovo spazio a misura del pubblico di tutte le età. Un’idea più aperta di fruizione del museo che non si limita alle visite dei percorsi espositivi: un “corner dell’arte” anch’esso dotato di free wi-fi, per la prima volta accessibile da tutto il museo. Un luogo di pausa e relax con area bar, dove incontrarsi, sfogliare giornali, studiare, consultare cataloghi e pubblicazioni. Con Madre Butìc la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee si allinea con i granfi musei internazionali, che mettono al centro delle loro politiche istituzionali la qualità dei servizi offerti. Negli scaffali del nuovo bar/bookshop saranno esposte le creazioni di artigianato artistico e di design che fanno parte di Madre Collection, l’originale linea realizzata traendo ispirazione dal museo e dalle opere esposte. Sono sette i primi creativi che hanno ideato e rivisitato i loro prodotti appositamente per il Madre: Lodental, con i suoi famosi cappotti che per l’occasione si tingeranno dei colori del museo; 360°CREAZIONI ARTIGIANALI, con gli oggetti per bambini ispirati alle opere della collezione site-specific; Elsa Tranchesi, che ha realizzato delle tovagliette per il pranzo con inedite illustrazioni; i giovani fashion - designer di 0770, con i loro accessori in pelle ispirati alla mostra di Mapplethorpe; i gioielli disegnati da Sandra Di Pinto e Lella Barbaro; Massimiliano Santangelo con le produzioni del progetto “Scaramanzia”.

Robert Mapplethorpe
Coreografia per una mostra



A cura di Laura Valente, Andrea Viliani
15.12.2018 — 08.04.2019

Terzo piano
Opening: venerdì 14 dicembre, ore 19.00
Al Madre la retrospettiva Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra / Choreography for an Exhibition, a cura di Laura Valente e Andrea Viliani, dedicata a uno dei più grandi fotografi del XX secolo.
-->

giovedì 13 dicembre 2018

Ennio Tamburi. Continuo



Sabato 15 dicembre 2018 alle 18,30 CRAC Puglia - Centro di Ricerca Arte Contemporanea inaugura la mostra personale di Ennio Tamburi, “Continuo”, a cura di Luca Arnaudo e Roberto Lacarbonara. La mostra presenta un’ampia selezione della produzione pittorica di Ennio Tamburi, concentrandosi su quella successiva alla grande retrospettiva che la Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma ha dedicato all’artista nel 2012.  Nelle sue opere più recenti - tutte su carta, molte delle quali di grande formato o organizzate in cicli tematici qui esposti al pubblico per la prima volta - Tamburi mostra una sostanziale continuità con la produzione precedente, raggiungendo al tempo stesso inediti esiti di equilibrio compositivo: le forme della pittura astratta, care all’artista, divengono infatti il definitivo tramite di una meditazione profonda e toccante su temi fondamentali, quali natura, tempo, esistenza. 

“La mia direzione è verso forme geometriche non finite, fluide, con la materia liquida dei colori lasciata libera di correre: io creo degli argini sulla carta, ma mi piace anche che le forme passino comunque, sfaldandosi. C’è in questo, credo, un nuovo senso drammatico che è entrato nella mia vita: in effetti, l’acqua è anche qualcosa che sfugge. Come il tempo”.
[Ennio Tamburi, marzo 2018]


Ennio Tamburi è nato a Jesi nel 1936, vive a Roma. L’artista ha esposto in Italia e all’estero, sin dai primi anni Sessanta, presso importanti gallerie pubbliche e private: la sua più recente personale si è tenuta presso la Garden Room del Cimitero Acattolico di Roma (maggio-giugno 2018). 

La mostra sarà visitabile dal 15 dicembre 2018 al 30 gennaio 2019. Ingresso gratuito


Inaugurazione: Sabato 15 dicembre 2018, ore 18.30
Dal 15 dicembre 2018 al 30 gennaio 2019
Ennio Tamburi. Continuo
A cura di Luca Arnaudo e Roberto Lacarbonara


Ex Convento dei Padri Olivetani (sec. XIII)
74123 Taranto (Italia), Corso Vittorio Emanuele II, 17
Orari di apertura: Mart-Ven 9.00-13.00, pomeriggio su appuntamento. Sabato e domenica su appuntamento.
Info: Tel / Fax 099-4713316 / 348 3346377 / 334 7921142 / 

info@cracpuglia.it / rocco.spani@gmail.com

Premio Memorie#: Clavis Universalis di Jasmine Pignatelli


Memorie#Confronti 
Arte contemporanea e arte classica, passato e presente a confronto nell'ultima tappa della mostra itinerante Memorie#Confronti 

Memorie#Confronti è la mostra itinerante nei luoghi significativi della famiglia Doria Pamphilj, che si basa sul confronto tra arte contemporanea e tradizione pittorica antica. 

Dopo la prima tappa a Genova a Palazzo del Principe (da marzo a luglio), la mostra è stata esposta a Finale Ligure, Dolceacqua e Torriglia (tra luglio e settembre), per poi approdare, in occasione di "Cultura nella Valle del Tevere" a Città di Castello, dal 2 al 18 novembre, nella Pinacoteca del rinascimentale Palazzo Vitelli alla Cannoniera e, infine, arrivare a Roma negli appartamenti Floridi Doria Pamphilj del Palazzo di via del Corso dal 18 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019. 

La mostra Memorie#Confronti espone l'opera vincitrice della prima edizione del Premio "Memorie#": Clavis Universalis di Jasmine Pignatelli, un confronto astratto e puro sul tema della memoria che risponde alla sfida, lanciata dal Premio agli artisti contemporanei, di cimentarsi con il passato per reinterpretare i temi con cui si declina, annualmente, la radice "Memorie#". Il Premio vuole promuovere, ogni anno, la creazione di una nuova opera d'arte contemporanea su un tema legato alle opere della collezione, alla storia e ai luoghi delle famiglie Floridi Doria Pamphilj. 
Il tema del 2018, "Confronti", trae ispirazione da esperienze di arte e mecenatismo, e viene affrontato anche dalle copie delle opere di arte antica in mostra che si riferiscono a tre episodi della tradizione storica e artistica delle tre famiglie. 

Il confronto diventa connubio per Raffaello e Francesco Floridi il Tifernate, come dimostrano le pale d'altare che segnano l'inizio della scuola di Raffaello a Città di Castello: la "Crocifissione Mond o Gavari" di Raffaello e la "Pala Magalotti" del Tifernate, entrambe dipinte per la Chiesa di San Domenico. Il confronto diventa scontro tra Perino del Vaga e Girolamo da Treviso che si gioca sui disegni di un'opera d'arte andata perduta: la decorazione del Salone del Naufragio del Palazzo di Andrea Doria a Genova che causò la fuga di Girolamo, impegnato a dipingere la facciata meridionale della Villa. Il confronto, infine, diventa emulazione per Marco Benefial e Giuliano Bugiardini: nelle tele, rappresentanti le Muse e le Arti della Sala dei Velluti della Galleria Doria Pamphilj di Roma, è evidente lo sforzo di Benefial d'imitare lo stile di Bugiardini, precedente di quasi due secoli.

La mostra è ideata e curata da Don Massimiliano Floridi, in collaborazione con il Trust Floridi Doria Pamphilij e la Fondazione Santa Francesca Romana. Il Premio è sostenuto da Lucia Viscio e sponsorizzato da Viscio Trading, BCC di Roma e Rotary Club Roma Cassia nell'ambito dell'#100actsofgood. 



Info 
18 dicembre 2018 - 6 gennaio 2019 
Memorie#Confronti
Appartamenti Floridi Doria Pamphilj, Palazzo Doria Pamphilj, via del Corso 305, Roma 
Lunedì 17 dicembre, ore 18: inaugurazione a inviti
Apertura al pubblico da martedì 18 dicembre
www.trustfdp.it 
Ufficio stampa Simona Savoldi - 339 6598721 - savoldi.press@gmail.com


mercoledì 12 dicembre 2018

Art Adoption New Generation #3 VIVI

Art Adoption New Generation 2018
VIVI
a cura di Andrea Baffoni e Massimo Magurano

Cortona Centro Storico
16 dicembre 2018 – 10 gennaio 2019

Apertura domenica 16 dicembre 2018 ore 11:00

Per il terzo anno l’Associazione culturale Art Adoption, sotto la direzione di Massimo Magurano, presenta e inaugura a Cortona domenica 16 dicembre 2018 il progetto artistico New Generation a cura di Andrea Baffoni e Massimo Magurano. 
L’evento, patrocinato dal Comune di Cortona, avrà luogo nel centro storico della città e vedrà il coinvolgimento di 26 luoghi espositivi, spazi pubblici e privati e attività commerciali, con i quali selezionati 29 artisti interagiranno in un dialogo fluido, tracciando un percorso espositivo in linea con la tematica indicata.

L’edizione di quest’anno, sviluppando un iter eterogeneo nei linguaggi visivi proposti, focalizza la New Generation sulla ricerca scultorea e sulle grandi installazioni collocate nei punti storici della città, piazze e spazi pubblici in connessione con il tema e titolo VIVI, fil rouge dell’intero progetto espositivo proposto dall’Associazione Art Adoption. VIVI, affermazione e, al contempo, monito a una volontà di presenza energica e re-attiva in cui l’arte e, nello specifico, la scultura fungono da fondamentali medium di senso alto e altro.

Una terza edizione New Generation by Art Adoption che è senz’altro riconferma della passione e grande volontà del suo Direttore artistico, Massimo Magurano, ma anche della voluta e attiva partecipazione di un pubblico che cresce, ogni anno sempre più presente, attento ed esperto; giovani curatori, collezionisti, operatori di settore ma, anche semplici curiosi e appassionati che scoprono, vivono e incontrano il territorio e l’arte in una modalità aperta e condivisa, relazionandosi e riflettendo sul valore determinate dell’opera d’arte nel processo evolutivo umano. Difatti, perseguendo tale obiettivo, Art Adoption si attiva con tenacia e sostiene la ricerca artistica, credendo fortemente nella promozione di talenti e nella valorizzazione dell’Arte attraverso modalità espositive alternative tese a connettere sempre il territorio e la comunità in una relazione partecipat(t)iva. Ripensare, di volta in volta, gli spazi, i percorsi e, soprattutto, dialogare con gli artisti, vere voci d’ingegno e attori di trasformazione; questo e altro ancora è il progetto Art Adoption, questa la New Generation. Un articolato ‘disegno’ che si muove e sviluppa interessanti stimoli che conducono a nuove possibilità e prospettive conoscitive cosicché, nel rapporto con l’Arte, si possa vivamente riscoprire un senso visivo interno coinvolgendo una collettività presente e ogni volta più nutrita, rendendola e rendendoci consapevolmente VIVI. 

Artisti
Anna Stella Zucconi, Generoso Spagnuolo, Vezio Moriconi, Gabriele Novani, Qwerty project, Beppe Borella, Marco Puca, Paolo Mezzadri, Andrea Bartolucci, Simone Piccini-wanderhang, Alessandro Marrone, Mary Pola, Consuelo Zatta, Francesca Pieraccini, Roberto Ghezzi, David Pompili, Stefano di Giusto, Moroni Filippo, Alessandra Federici, Daniele Castagnetti, Roberto Tramontano, Massimiliano Poggioni, Andrea Clementi, Roberta Busato, Alessio Cinaglia, Noemi Belfiore, Maurizio Rapiti, Andrea de Angelis-NEGRO, Auro e Celso Ceccobelli.

Spazi pubblici e attività commerciali
Palazzo Magini, Auditorium Sant’Agostino, Enoteca Enotria, Dolce Vita, Bam Boutique, Beerbone, Touscher, Castellani Antiquari, La Nicchia, Eliana Boutique, Giolielli Caneschi, Pasticceria Banchelli, Ristorante il Cacciatore, Caffè Signorelli, Il Papiro, Nais Profumeria, Caffè Degli Artisti, La Saletta, Nocentini Libri, Terra Bruga, Karma, Jacente Store, Agenzia Alunno, Antonio Massarutto, Macelleria Cipollini, Hotel San Luca.

ART ADOPTION NEW GENERATION 2018 – VIVI
A cura di Andrea Baffoni e Massimo Magurano
Cortona Centro Storico
16 dicembre 2018 - 10 gennaio 2019
Apertura: domenica 16 dicembre 2018 ore 11:00
Direzione Artistica Art Adoption - Massimo Magurano

#specialevents
Complesso di Sant’Agostino, via Guelfa 40 - Cortona
Auditorium: Personale di Paolo Mezzadri. Il Gioco è il Tempo
Chiostro: Personale di Andrea Clementi a cura di Francesca Bogliolo

Tutti gli eventi in programma sono a INGRESSO LIBERO 



Main point:
Art Adoption
Palazzo Vagnucci, via Nazionale 42 - Cortona
cortonaartadoption@gmail.com
FB_Art Adoption

Amalia Di Lanno
Manager culturale
Responsabile comunicazione
Art Adoption New Generation 2018

project by Art Adoption

martedì 11 dicembre 2018

MARC CHAGALL. L’anima segreta del racconto


Le opere grafiche di Chagall riempiono di segni, colori e racconti le sale del Palazzo della Corgna. La mostra, curata da Andrea Pontalti, propone una significativa selezione di opere dell’artista russo, dalla serie “Le Favole”, dalciclo “Chagall Litographe” ed infine due opere raramente esposte al pubblico. Ancora una volta Chagall riesce a stupire con le sue suggestioni, portandoci alla scoperta del mondo con l’animo di un bambino.

Dopo le meraviglie grafiche di Miró, la città di Castiglione del Lago ospita un altro grande esponente dell’arte del Novecento nelle tecniche incisorie: Marc Chagall. Nello splendido Palazzo della Corgna dall’8 dicembre 2018 al 31 marzo 2019 è visitabile la grande mostra “Marc Chagall. L’anima segreta del racconto”. L’esposizione si focalizza prevalentemente sull‘opera grafica dell’artista. Si potrà ammirare una significativa selezione di opere tratte dalla serie “Le Favole”de La Fontaine, dalciclo “Chagall Litographe”ed infine due opere dell’artista russo raramente esposte, provenienti da una collezione privata italiana. Chagall non lavora solo con il colore e il tratto, ma con un immenso linguaggio di oggetti che costituiscono il suo “fictional world”.Spesso per le sue opere sono stati utilizzati i termini “letteratura”, “dipinto letterario” ed egli è stato definito “creatore di favole o racconti fantastici”.

La mostra, a cura di Andrea Pontalti, è promossa dal comune di Castiglione del Lago e organizzata da Sistema Museo e Cooperativa Lagodarte, in collaborazione con Aurora Group e The Art Company.
Nel 1948, alla XXIV edizione della Biennale di Venezia, Chagall espone dipinti, disegni, incisioni e illustrazioni di Gogol, La Fontaine e la Bibbia. Proprio quest’ultima produzione sarà determinante per il Primo Premio della grafica che gli verrà conferito. Una consacrazione forse tardiva, ma certamente indicativa dell’importanza storico-artistica del corpo principale delle opere esposte. Lo stupore accompagnerà il visitatorenella visione sia delle acqueforti delle “Favole”che delle magnifiche litografie del ciclo Chagall Litographe. Il disegno “Re David suona la cetra”(1949-52) e il dipinto “Musicien et Danseuse”(1965) arricchiscono, infine, il repertorio tecnico e narrativo del percorso.  L’originalità dell’arte di Chagall e il suo dinamismo fantastico, che lascia trapelare tutto il mondo interiore di “eterno fanciullo”, pervade anche la sua produzione grafica. La mostra è un racconto del raccontare,che consacra a buon diritto Chagall quale “artista letterario e mitologico”. Ancora una volta Chagall riesce a stupire con le sue suggestioni, portandoci alla scoperta del mondo con l’animo di un bambino.


LE OPERE IN MOSTRA
“Le Favole” 
Chagall inizia ad illustrare “Le Favole” di La Fontaine a Parigi, nel 1927, su richiesta del mercante d’arte Voillard. Nelle 20 acquefortiin mostra l’artista mette l’accento sulla componente mitologica e universale della favola con la consueta padronanza nel posizionamento dei personaggi: le figure sembrano stagliarsi sul foglio come per dominarlo, alla maniera della scrittura ebraica o come nelle icone russe, ricordi presenti della sua infanzia e della sua adolescenza. Il lavoro grafico su “Le Favole” illustra i grandi temi della vitache hanno interessato Chagall nel corso della sua opera: amore, morte e follia umana; temi antitetici che si incontrano e scontrano come in un ossimoro petrarchesco: così nel foglio in cui sono magistralmente rappresentati l’arroganza del lupo, che si contrappone alla mitezza della cicogna che gli salva la vita, dominano gratitudine ed ingratitudine, vita e morte. I reticoli, le figure, gli oggetti, i granelli di polvere neri sembrano uscire dal suo mondo fantastico, aggredire realmente lo spettatore, fagocitarlo e trascinarlo via. 


“Chagall litographe”. L’intimo compendio
Chagall Litographepresenta al visitatore un ciclo di litografie originariamente realizzate per il primo volume del catalogo ragionato dell’opera litografica dell’artista (in mostra è presente l’edizione deluxe tirata in soli cento esemplari). Lungi dall’essere dei semplici strumenti di catalogazione, i volumi sono dei veri e propri “livre d’artiste”corredati di un apparato di opere originali di altissimo livello. Chagall pubblicherà altri tre volumi corredati di illustrazioni tra il 1963 e il 1974. Un nucleo di quattro opere, nello specifico, Le Cirque, La Jongleuse, Le Clown musicien, Carte d'invitation ruota attorno al tema delcirco. Tale tema attraversa tutta l’arte moderna.Chagall, già affascinato dagli spettacoli circensi nella natale Vitebsk, incontrerà a Parigi il circo come uno dei fulcri più interessanti della vita artistica e sociale della capitale francese. Legame ambivalente, capace di mettere in scena i poli opposti del tragico e del comico. In La Baie des Angese in Femme-oiseauChagall tocca, invece, quel processo di ibridazione e metamorfosi tra umano e animale che sin dalle illustrazioni delle Favole attraversa l’opera dell’artista. Il ciclo di opere include inoltre due rappresentazioni dell’angelo, variazioni dello stesso motivo iconografico. In Couple Noir au Musiciencompare una coppia di amanti che in Chagall Litographericorrerà anche nelle opere Le Couple devant l'arbre, Les Amoureux au soleil rouge, Affiche pour la ville de Vence, Couple en ocre. Se il tema degli amanti persiste nel percorso di Chagall, le opere in mostra presentano un’indelebile costante dell’amorecome abbraccio, come abbandono all’altro. In un terzo gruppo di opere è Parigia prendere la scena: Notre-Dame en gris, Visions de Paris eNotre-Dame et la Tour Eiffel. Infine l’artista compare in due autoritratti:Le Peintre à la palettee Auto-portrait. Quest’ultima è l’opera più ricca di elementi chagalliani, dovesi scorge quello che sembra un volume dal titolo Ma Vie, titolo esatto della sua autobiografia ma anche indicazione allo spettatore a cercare nell’opera gli elementi portanti della vita dell’artista.

“Re David suona la cetra”
Realizzata tra il 1949 e il 1952, “Re David suona la cetra” è un’opera parsimoniosa nell’uso del colore e del tratto e trova nell’essenzialità esecutiva un mezzo perfetto per la narrazione. Il riferimento è certamente biblico, di quella Bibbia che Chagall definì come “la più grande fonte di poesia di tutti i tempi” o come “l'alfabeto colorato in cui ho intinto i miei pennelli”. Il tema è caro a Chagall che nelle illustrazioni della Bibbia (1931-56) lo affronta in ben due tavole, la prima a “citare le scritture” dove il giovane David calma i mali di Re Saul con la musica, la seconda a collocare il Re intento a suonare nella solitudine di un paesaggio vitreo. Nel “Re David suona la cetra” Chagall sceglie la libertà compositiva e la mescolanza in un cielo costellato di riferimenti biblici: Mosè con le tavole della Legge, il Cristo come l’ebreo messo a morte, Adamo ed Eva e gli Angeli. Re David pare suonare per un popolo in marcia (quasi certamente il popolo ebraico), mentre non mancano accenni alla ruralità dell’infanzia, espressa con forza attraverso scorci intimi di maternità. 

“Musicien et danseuse”
Sono interessanti i confronti di “Re David suona la cetra” con l’opera esposta dal titolo “Musicien et danseuse”(1965). In una composizione di estrema semplicità e vivacità coloristica si ravvisa, innanzitutto, la musica. Nell’opera emerge il tema del violinista, che sarà una figura-chiave del linguaggio figurativo di Chagall tanto da divenire allegoria stessa della musica. Un ulteriore elemento di confronto sono i riferimenti all’infanzia russa. In questo caso è la composizione nella sua interezza a rimandare all’universo folkloristico e rurale di Vitebsk, sua città natale.


COORDINATE MOSTRA 
Data: 8 dicembre 2018 – 31 marzo 2019
Luogo: Castiglione del Lago, Palazzo della Corgna 
Inaugurazione: 7 dicembre 2018, ore 17
Orario: tutti i giorni 10–17. Ultimo ingresso 45 minuti prima dell’orario di chiusura. È possibile prenotare l’apertura straordinaria per visite riservate.

Biglietto: Il biglietto comprende la visita al Palazzo della Corgna e alla Rocca del Leone. Interoeuro 9; ridotto A euro 7 (gruppi +15; fino a 25 anni); ridotto B euro 3 (6-18 anni); unico residenti Comune di Castiglione del Lago euro 4; gratuito bambini fino a 5 anni. 
Visite guidate: in italiano € 80; in inglese € 100. Al costo si aggiunge il biglietto ridotto.
Informazioni,visite guidate e laboratori per le scuole:Palazzo della Corgna +39 075 951099 - cooplagodarte94@gmail.com
Prenotazioni: Call center + 39 0744 422848 (dal lunedì al venerdì 9-17, sabato 9-13, escluso festivi) - callcenter@sistemamuseo.it
www.palazzodellacorgna.it


Loredana Antonelli. I-logica


La galleria Spazio Corrosivo è lieta di annunciare l'inaugurazione della mostra di Loredana Antonelli, I-logica a cura di Piero Chiariello.

Opening venerdì 7 dicembre alle ore 19:00 
7 dicembre - 4 gennaio 2018 

I-logica è un’installazione che comprende un video digitale della durata di 10 minuti circa e da 8 frames estrapolati dal video. Le immagini astratte e informali che compongono il film sperimentale sono accompagnate da sottotitoli prelevati da film, libri e scritti inediti che affrontano quesiti universali legati all’amore, la politica, il lavoro e l’arte. 

“I-logica nasce da frammenti di riflessioni, da esperimenti, da tentativi e desideri, nasce da lontano, da molto più lontano di quanto la mia parte logica riesca in questo momento ad intuire.”

Loredana Antonelli. Artista multimediale, regista video, editor e performer. Nasce a Napoli e vive tra Napoli e Roma. Sinologa per formazione, a partire dal 2005 ha vissuto per qualche tempo in Cina dove ha iniziato ad appassionarsi alle arti performative e linguaggi multimediali. Nel suo lavoro confluiscono elementi di pittura informale e astratta, teoria del cinema e arte numerica. Questione centrale nella sua ricerca artistica è la relazione tra il colore e il tempo, considerati elementi indispensabili all’esistenza. L’immagine pittorica in movimento, l’elaborazione in tempo reale, le possibili relazioni suono\immagine, elementi di sinestesia, elementi di teoria del colore sono le tracce che si possono ritrovare nei live visual, video musicali, video d’arte, brevi documentari, installazioni, performance e appunti visivi realizzati a partire dal 2009. Sue opere sono state esposte alla Biennale di Venezia 56; Expò di Shanghai; CAM – Museo d’arte Contemporanea di Casoria; Palazzo Reale di Napoli; Flussi festival, Museo di Tianjin – Cina; Doma - Complesso monumentale San Domenico Maggiore di Napoli; Magnum Multimedia Creation Camp (editor) - Cina; Santarcangelo 41- Santarcangelo di Romagna; Lunarte12 – Casanova di Carinola (CE).


Spazio Corrosivo, un moderno punto d’incontro per ospitare e promuovere cultura, é aperto dal 13 maggio 2007. La struttura é dotata di due ampi spazi espositivi situati in una suggestiva e spaziosa corte rurale all’interno di un palazzo d’epoca. 

Spazio Corrosivo
Via Giulio Foglia 63 – 81025 Marcianise Caserta

Orari: dal lunedì al venerdì dalle 16:00 alle 19:00
mattino su appuntamento
sabato e domenica su appuntamento

Informazioni:
mirabo@hotmail.it 

domenica 9 dicembre 2018

Federica Cogo. Doctrina Amoris

Doctrina Amoris

Ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la soluzione giusta.” 

Se due particelle microscopiche interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo con una certa modalità, e poi vengono separate, non si possono più descrivere come due particelle distinte, ma in qualche modo “condividono” alcune proprietà e quello che accade a una di loro continua a influenzare l’altra, ma solo fino a quando restano isolate. Nel momento in cui le due particelle interagiscono con l’ambiente esterno, ridiventano due particelle indipendenti.
Questa brevemente la Doctrina Amoris, la formula dell’amore elaborata nel 1928 dal matematico inglese Paul Dirac, che ha voluto vedere in un’equazione di fisica quantistica la definizione di un rapporto amoroso. In sintesi, quello che accade a due persone che si incontrano e si innamorano, anche se la vita le allontana, è che continueranno ad avere l’uno qualcosa dell’altra. Questo è, in parte, il senso dell’ultimo lavoro di Federica Cogo dal titolo Doctrina Amoris, in mostra dal 15 dicembre presso il Museo Nuova Era di Bari.
La dimensione del racconto intimo è la componente fondamentale del lavoro della giovane artista, che dal 2006 conduce un progetto complesso sugli spazi del vivere domestico e le loro distopie, creando un gioco di ruoli in cui ogni persona coinvolta sperimenta limiti e condizionamenti, dando spazio a nuovi racconti personali. 
Così accade nella serie dei tavoli già presentata per Domestic Landscape (2016, Museo Cavoti e Ars and Art Gallery, Galatina) che tutto hanno perso della loro funzione domestica per assumerne una installativa /performativa, con uno sviluppo ulteriore nella trasposizione / rappresentazione del suo talamo vuoto nella serie dei materassi: posati per terra, sono nudi testimoni di una scena che lo spettatore dovrà ricostruire attraverso dettagli da decifrare e in una serie di indizi fuorvianti. In maniera evocativa e coerente con il suo linguaggio, l’artista, confermando una pratica che considera l’arte come mezzo d’indagine di sé, riesce a veicolare con leggerezza metafore sentimentali ed esistenziali dell’uomo di oggi. Katia Olivieri


Federica Cogo | 'Doctrina Amoris'
a cura di Katia Olivieri
Inaugurazione sabato 15 dicembre ore 18.00
Finissage: 31 gennaio 2019


Strada dei Gesuiti 13, 70122 Bari.
Orari di apertura
Martedì - Sabato ore 17.30 / 20.30

venerdì 7 dicembre 2018

Vincenzo Marsiglia. Clopen


Il 22 dicembre 1968 alle ore 11.00, a soli tre mesi dalla scomparsa del grande artista Pino Pascali, la piccola chiesetta di Santo Stefano, da tempo chiusa al culto, veniva titolata alla memoria del giovane scultore nato a Polignano a Mare. Nasceva così la “Galleria Pino Pascali” – oggi Exchiesetta – primo decisivo passo verso la consacrazione di uno dei massimi artisti italiani del Novecento, cui verrà dedicato, nei mesi successivi, il Premio Pascali, il Museo e l‘attuale Fondazione.

Il 22 dicembre del 2018, in occasione del cinquantenario della Galleria, verrà inaugurata la mostra “Vincenzo Marsiglia. Clopen”, rievocando ancora una volta la storia e la memoria che questo luogo ci consegna.

Exchiesetta è lieta di ospitare Clopen, mostra personale di Vincenzo Marsiglia (Belvedere Marittimo, CS, 1972) a cura di Roberto Lacarbonara.
Nel gergo della matematica topologica, con il termine “clopen” si definisce un insieme numerico al contempo chiuso (close) ed aperto (open), condizione che si verifica in due sole istanze possibili: l’insieme dei numeri Reali (sia razionali che irrazionali) oppure nella condizione di un insieme Vuoto.
Con l’opera Clopen, Vincenzo Marsiglia visualizza una funzione astratta, matematica e geometrica della forma e del volume dello storico edificio di Exchiesetta. Una relazione – quella tra interno ed esterno, tra spazio chiuso e spazio aperto – evidenziata dalla proiezione, sulla facciata, delle linee ortogonali e diagonali che attraversano l’interno dell’edificio, ripensando la struttura solida e compatta della chiesa romanica nei termini di una “formula”, di una organizzazione razionale di linee, spazi, volumi e proporzioni.
Una seconda relazione, tra unità di senso razionali ed irrazionali, allude alla natura religiosa del luogo, alla sua originaria sacralità in cui l’unità del tutto e la mistica del vuoto giungono ad un equilibrio spirituale. Clopen, in altri termini, è somma e sintesi di uno spazio insieme reale ed irreale, aperto e chiuso, fisico e spirituale.
Dalla struttura in ferro nero che ridisegna la superficie del prospetto emergono, nelle ore notturne, le sole linee luminose di una stella, con le quattro punte centrali e cardinali mentre, tra le mura, una luce di wood evidenzia le linee di costruzione dello spazio, ribaltando così il dentro e il fuori, il pieno e il vuoto di una forma. 


VINCENZO MARSIGLIA
Belvedere Marittimo (CS), 1972; vive e opera a Soncino (CR)

Mostre principali
Personali
2018
“Be the First”, D10 Art Space Geneva curated by Janine Sarbu e Julie Fazio
“Ieri e Oggi, un ricordo”, Leo Galleries Monza curated by Matteo Galbiati
“Optical Room”, Aurum Pescara curated by Marcella Russo

2017
“The Mirror Room”, Base Milano an idea of Uncommon for The Boston Consulting Group
“Interactive Arcade” Palazzo Bevilacqua Ariosti Bologna curated by Eli Sassoli de’ Bianchi e Olivia Spatola 

2016
“Dopo-Logica” Palazzo Ducale e Teatro all'Antica Sabbioneta curated by Matteo Galbiati 


Collettive
2018
“Intersezioni Digitali. Esperienze percettive nell’arte digitale”, Chiesa storica San Martino di Lupari Padova curated by Ennio Bianco
“Memoria Collettiva” Casa spazio ospita casa sponge, Casa Spazio Palermo Border Crossing Collateral Events Manifesta 12 curated by Lorenzo Calamia e Serena Ribaudo
“Focus Monza” Cantiere Tempo, Villa Reale Monza curated by Matteo Galbiati
“Visit Us Now”, Priveekollektie The Netherlands 
“Arteam Cup 2018” Contemporary art prize, Fondazione Dino Zoli curated by Livia Savorelli e Matteo Galbiati

2017
“Casa Sponge 10 - Arte e sperimentazione nel segno della collettività”, Casa Sponge Pergola curated by Serena Ribaudo
“Forever Never Comes” Metabolismo del Tempo, Museo Archeologico e d’Arte della Maremma Grosseto curated by Lapo Simeoni
“Bau Gps - Global Partecipation System”, GAMC Galleria d’arte moderna e Contemporanea 
“Eterne Stagioni”, Palazzo del Monferrato Alessandria curated by Matteo Galbiati




Vincenzo Marsiglia
Clopen
a cura di Roberto Lacarbonara
dal 22 dicembre 2018 al 10 gennaio 2019
Mostra visibile 24/24 h
Exchiesetta, vico Santo Stefano, Polignano a Mare
Info : +39 3332225445

Manlio Capaldi. Lo spazio, qui, è il pensiero stesso

ph. Gunther Dan Dreigesichter



Nell’ambito delle giornate internazionali di studio “Gli incanti di Narciso” promosso dal CUTAMC a Bari, nel Centro polifunzionale Studenti ex Pala Poste Manlio Capaldi è visitabile la mostra “Lo spazio, qui, è il pensiero stesso”, a cura Antonella Marino (con testi critici della ricercatrice Isabella Di Liddo e del direttore del CUTAMC Raffaele Girardi). La manifestazione nasce con l’intento di riattraversare le metamorfosi del mito fino alle forme odierne di “nuova soggettività chiamata a diventare un’accattivante renitenza agli ordini, all’implacabile dominio della merce e ai puritani rigori del principio di prestazione”. L’artista barese presenta dodici frames fotografici stampati su grandi superfici calate dall’alto o collocate all’ingresso, a suggerire un ideale vortice. Sono dettagli sghembi di oggetti in un una stanza: una vecchia macchina da scrivere su una spartana scrivania, il reticolo di tubi del riscaldamento sul soffitto, degli orinatoi da bagno pubblico, un lungo tavolo da riunione, la sagoma umana di un bersaglio da tiro, una pistola nel cassetto, una lunga crepa sul pavimento… 

Le immagini, presentate per la prima volta, fanno parte di una serie di foto molto più ampia, Flickers, scattate da Manlio Capaldi a New York nell’ormai mitico Bunker dello scrittore americano William Burroughs, geniale e inquieto protagonista della Beat Generation. In questo posto oscuro e misterioso - un grande loft bianco di circa 200 mq ricavato nella palestra di uno storico liceo al 222 di Bowery Street, nell’ East Side - Capaldi ha trascorso nel 2011 un periodo di residenza. Primo ad avere il privilegio di esperire l’appartamento rilevato dopo la morte di Burroughs dall’ amico e complice John Giorno, che lo gestisce con la sua Fondazione conservandone intatte le testimonianze del passato. Condensati psico-fisici di un’identità privata ma anche plurale, visto che questo segreto “rifugio” tra metà anni Settanta e primi Ottanta ha accolto praticamente tutta l’avanguardia artistica del tempo, da Warhol a Lou Reed, da Basquiat a Laurie Anderson, David Bowie, Frank Zappa, Patty Smith…
Con questo straordinario incrocio di energie psico-fisiche, Capaldi ha avuto il privilegio di interagire grazie ad un consolidato legame di amicizia proprio con Giorno. Nel suo soggiorno non si pone però con deferenza sacrale, né con intento documentario. Spazio e luogo sono le due interessanti polarità sui cui si gioca la sua complessa operazione. Manlio Capaldi sceglie di immedesimarsi con Burroughs, privilegiando il suo letto come singolare punto di vista. Spostando lentamente la testa in varie direzioni, con l’obiettivo puntato in aria, fotografa particolari della stanza, ne “prende le distanze” col suo corpo, che si fa metro di misurazione dello spazio. Si sintonizza così con le tracce di un vissuto personale e collettivo, ne scopre suggestioni latenti, ne individua anche le contraddizioni. Ma abitando lo spazio, innesta su questo immaginario il proprio: mettendo in moto, nell’ intreccio di contenuti spaziali, temporali, relazionali, un processo di risignificazione del luogo stesso. 


Manlio Capaldi, nato a Bari dove risiede, ha conseguito studi artistici e filosofici. La sua ricerca interroga l’esistenza nella contemporaneità come compresenza di temporalità differenti che insistono anche dal passato, rendendo l’opera territorio di sfida alla tradizione e ritorno alla questione ontologica e politica dell’essere oggi artista. Tra sfera estetica individuale e sociale, la sua azione incontra altre espressioni e forme teoriche come poesia e letteratura o i tecno-linguaggi, ma anche le scienze sociali come l’antropologia, la sociologia e l’urbanistica. Ha partecipato a diverse esposizioni tra le quali la XI Quadriennale di Roma; la rassegna internazionale La Materia Tradita organizzata dalla galleria Cilena a Milano; e Wordsdrawing con John Giorno presso la Galleria Bonomo di Bari.


LO SPAZIO, QUI, è IL PENSIERO STESSO
VIDEOFOTOINSTALLAZIONE
di MANLIO CAPALDI
a cura di ANTONELLA MARINO

Centro polifunzionale studentesco – Uniba (ex palazzo delle poste) BARI
La mostra rimarrà aperta fino al 26 dicembre 2018 dicembre dalle ore 9 alle 21.
Info: 3381011134; cutamc@uniba.it

mercoledì 5 dicembre 2018

Chrischa Venus Oswald. True


La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con “True”, la mostra personale di Chrischa Venus Oswald

Chrischa Venus Oswald, nata in Baviera nel 1984, ha terminato i suoi studi di Belle Arti presso l'Università di Arte e Design di Linz (A) nel 2011. Nel 2007 ha ricevuto in Austria il Premio Diesel New Art per la fotografia, della cui giuria faceva parte Erwin Wurm. Il suo lavoro è stato esposto e proiettato in varie mostre nazionali e internazionali, ed è incluso in collezioni private, tra le quali la collezione di video di Manuel de Santaren. Le opere di Chrisha Oswald investigano relazioni e legami tra le persone, spesso trovando nell’immagine e nella dinamica della famiglia un elemento fondamentale della sua ricerca. Oswald si dedica sia alla ricerca dell’essenza di legami umani che all’esplorazione di mitologie personali là dove esprimono la transitorietà della condizione umana. 
La sua arte si esprime prevalentemente attraverso il linguaggio della performance e mette a fuoco da un lato le problematiche intime relative ai rapporti affettivi e ai desideri propri della condizione umana, dall’altro i codici di comportamento e l’identità dell’individuo nel rapporto con la società nel suo complesso. Su questo doppio binario il suo lavoro suggerisce che il medesimo gesto acquisisce significati differenti a seconda dello spazio privato e “naturale” o pubblico e normativo, entro cui è calato. Sempre partendo da un’essenziale componente performativa, i suoi lavori video e fotografici creano metafore della condizione umana nelle sue relazioni con l’altro e nella contraddizione tra la sfera pubblica e quella privata in cui si muove l’individuo. 
Oltre alla sua opera visiva, Oswald ha da sempre coltivato una pratica letteraria in diverse lingue. Le sue poesie spesso fissano momenti fugaci e osservazioni sensoriali o servono come una sorta di diario condensato, a volte narrativo, a volte più criptato. Recentemente la sua pratica di scrittura sta influenzando o diventando parte del suo lavoro visivo in modo più diretto. Le opere fondamentali di questa mostra sono la video installazione “ True” e alcune fotografie della serie “ Figure”. 

Il video "TRUE" è un saggio poetico / sperimentale, ispirato ai film educativi, che combina fatti scientifici ed esperienze personali per riflettere sull'interrelazione tra postura fisica e postura come atteggiamento, il modo in cui la persona si dispone nei riguardi degli altri e della collettività, e sul tema dell’ essere se stessi. Partendo da un sogno che racconta un complimento per la parte posteriore, attraverso diversi capitoli e livelli la storia si svolge in varie direzioni che sono collegate al tema della verità e della menzogna. Scene di filmati di vecchi film educativi realizzati negli Stati Uniti, un dialogo sceneggiato e filmato tra un terapeuta e l'artista, nonché scene performative e parti animate stratificate ci raccontano tra l'altro la complessità dell'argomento e il desiderio dell'artista di esplorarlo e parlarne a un pubblico. Il video tocca anche il ruolo dello smartphone riguardo alla relazione tra fisicità ed emozioni, parlando di come corpi e significati si spostano nel tempo, dei pericoli e delle potenzialità di ciò e di come potrebbero iniziare importanti mutamenti. La serie di foto "Figure (Spine) " è ispirata dalla sua ricerca per il video "True ". L’artista afferma che quando si è imbattuta nelle cariatidi (la controparte femminile delle figure maschili che sorreggono strutture in architettura - le più famose sono probabilmente quelle dell'Akropolis di Atene) ne è rimasta incuriosita immediatamente. Per lei la cariatide incarna l'immagine di una donna che affronta qualcosa, è forte e sostiene. L'ha trovata erotica ed emancipata allo stesso tempo. Inoltre, attraverso visite in diverse città, ha riflettuto molto sulla qualità dell'architettura ("dis) / organica", su come spesso le fosse sembrata fisica e quasi "umana" e, a volte, molto repellente e inospitale. Nelle foto era interessata a fondere il corpo umano e l'elemento architettonico attraverso una scultura performativa che suggerisse che una cariatide si fosse evoluta e resa indipendente dalla rigida struttura architettonica circostante. Accanto a questi lavori sono in mostra una serie di oggetti e alcune stampe su tessuto che si riferiscono a parti del video. 

Sede 
Via G. Murat 122/b – Bari 

Inaugurazione 
Sabato 15 Dicembre, 2018, ore 19.00 

Periodo 
15 dicembre 2018– 31 gennaio 2019 

Orario di apertura 
Lunedì ,martedì e mercoledì solo su appuntamento 
Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30 

Info 
3348714094 – 392.5985840 
info@muratcentoventidue.com 


Chrischa Venus Oswald (b. 20.11.1984) Currently mostly living and working in Lisbon & Berlin. 

Education/ Residency 
2019 Artist Residency in Mexico City 2017 Studio Residency in Lisbon (Oct-Dec) at Olho de Boi 2015 ACSA Summeracademy (Class of Julieta Aranda), Berlin 2011 Diploma Fine Arts, University of Art and Design Linz (A), with honour (Mag. art.) 2006 - 2011 Fine Arts, University of Art and Design Linz (A), with Vadim Fishkin and Andrea van der Straeten 2009 - 2011 Living and working in Munich 

Awards/ Collections 
Diesel New Art Award Austria, Photo Category, 2007 a.o. Videocollection of Manuel de Santaren, Boston/Washington 

Soloshows 
2015 ONE – AN/OTHER, Muratcentoventidue, Bari (IT) WHITE/OUT/SIDE, Kunsthalle Linz, Linz (AT), in collaboration with Botanischer Garten Linz 

2007 Being, Exit-Gallery, Claire de Rouen, London (GB) Groupshows/Projects (selected) 

2018 Screening of “Asylum”, Siena/Italy – in the context of the nomadic project “Free Wall Needed”, curated by Giuseppe Ruffo "TRUE" @ FILE Videoart Festival São Paulo (BR) ‘The One Who Teeters on The Brink Of Disaster’, Capri by Night/Schauspielhaus Köln during February, curated by Eli Cortinas and with Stine Marie Jacobsen, Ana Alenso, Elodie Pong, Glenda León, Agnieszka Polska, Pauline Curnier Jardin (D) 

2017 FAIR. / FairPlay during Art Basel Miami Beach, initiated by Spinello Projects, Co-curated by Micol Hebron Video-Screening, M31, Berlin (D) Reading/Launch of "SAL ~ SOL ; SOLO" (Salt, Sun, Soil) at Lothringer Halle, Munich (D) "Das Ernste Zelt" with Sascha Brylla, Marlene Zoe Burz, Matthias Esch, Manuel Kirsch, Linda Kuhn, Martin Maeller and Björn Streeck, Humboldt Carré, Berlin (D) Reading/Launch of "SAL ~ SOL ; SOLO" (Salt, Sun, Soil) at Aperto Room, Berlin (D) Reading & launch of publication "SAL ~ SOL ; SOLO" in Lisbon at (PT) Screening at "Cleaning & Value", Workshop, Goethe Universität, Frankfurt/Main (D) "Mountains", Muratcentoventidue, Bari (IT) with Janet Biggs, Rikke Flensberg, Helena Wittmann (IT) 

2016 Proyector Videoart Festival, Madrid (ES) FUSO Videoart-Festival, MAAT, Lisboa (PT) Chalton Gallery, London (UK) Video Stripping, CENTRUM, Berlin (D) Femmes' Video Art Festival 2, LACE, Los Angeles (US) Femmes' Video Art Festival 2, Situation Room, L.A. (US) They don´t think in time, We don´t think in history, Kreuzberg Pavillon, Berlin Fallow – A Mini Reading Series, Coven Berlin 

2015 Tech Art Expo, Atelierhof Kreuzberg, Berlin "Mother", Muratcentoventidue, Bari/Italy with Rita Casdia, Elisabetta Di Sopra, Anahita Hekmat, Jenna Pippett, Karen Trask 

2014 "Family Matters" with Sophie Calle, Nan Goldin, Hans Op de Beeck, Thomas Struth, Jim Campbell, John Clang,Guy Ben-Ner, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin+Nicola Pellegrini, Trish Morrissey @ CCC Strozzina, Florence "The Ones We Love" Groupshow, Des Moines "The Ones We Love" Groupshow, Vienna 

2013 »extra — experimental trails« - Festival für experimentelle Film- und Videokunst, d21, Leipzig 2nd OZON International Video Art Festival, Katowice, Poland "So you think you can tell heaven from Hell", Berlin, Groupshow with Jonas von Ostrowski, Josef Knoll, Sarah Lehnerer, Johannes Tassilo Walter, Leo Lencsés "Bodied Spaces", Gallery Art Claims Impulse, Berlin "Never Odd or Even", Team Titanic, Berlin 

2012 “The Eye of the Collector”, Selected works of the Manuel De Santaren Collection, Villa delle Rose (MAMbo), Bologna (with Maria Josè Arjona, Niklas Goldbach, Jesse Aron Green, William Lamson, McCallum and Tarry, Hans Op de Beeck, Luigi Presicce, Isabel Rocamora, Janaina Tschäpe) Video Art-Screening, Soho House, Berlin 

2010 "International Departure: Gate 10", Fondazione Cassa di Risparmio di Modena "Deep:art"-Project, Miuggia 

2009 "Dreamers", Ei'kon, Aarhus 

2008 Videokollektion @ VIENNABIENNALE 08, Vienna "Fallen/fallen", F/Stop Photo Festival Leipzig "(KOLAPS) #1" Recyclart, Brussels "Ich habe nicht genug ihr matten Augen", Universal Cube, Leipzig "Tinyvices"-Show curated by Tim Barber, NY Photo Festival IDEAL Berlin Show, Café Moskau, Berlin DNA-Austria Winners 2007, das weiße haus, Vienna 

2007 „Trust me“, F/Stop 1st International Festival for Photography, Leipzig „Catfish“, Rotating Gallery, NYBar Bibliography (selected) "SAL ~ SOL ; SOLO", Poetry & photographs inspired by Portugal and the Portuguese language (PT/EN), Hooligan Katharsis, 2017 „Questioni di Famiglia“, ISBN 978-88-7461-224-6 Italian/English, Catalogue accompanying the show „Family Matters“, CCCS Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, 2014 „The eye of the collector“, Opere di Video Arte dalla Collezione Manuel de Santaren, 2012 ISBN 978-88-8460-262-6 "A Book of Beds" published by Foam Magazine, 2011 ISBN 9789070516222 Nofound Bedroom, Kaugummi Books, 2009 The Collector´s Guide to Emerging Art Photography, Humble Arts Foundation, 2009 ISBN-13: 9780979642500, ISBN-10: 0979642507 F/Stop 1st international Photography Festival Leipzig 2007 
F/Stop 2nd international Photography Festival Leipzig 2008, published by Zweitausendeins ISBN 3861508745 "Various Photographs" edited by Tim Barber, 2008.