venerdì 30 aprile 2021

Paesefortuna#0 - Di uomini e pecore

Limone presenta paesefortuna#0, primo capitolo di una serie di dialoghi con artisti e curatori di passaggio per la Città Eterna, in collaborazione con Paese fortuna all’ex Lanificio Luciani a Roma. Simon Boudvin e Anne-James Chaton, entrambi borsisti all’Accademia di Francia a Villa Medici, sono gli artisti invitati a realizzare il primo episodio. A partire dalla storia e dalla natura del luogo, Boudvin e Chaton hanno immaginato un’installazione temporanea che coprirà tutta la superficie calpestabile dello studio. L’intervento dialogherà liberamente con lo spazio, accordandosi di volta in volta con la ricerca degli artisti che lo vivono e il fluire delle persone. Le capacità spaziali e relazionali di Simon Boudvin si fondono con quelle del poeta Anne-James Chaton nel testo Di uomini e di pecore, protagonista manifesto di questo lavoro a quattro mani.

Simon Boudvin ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Parigi con l’artista Giuseppe Penone e alla Paris- Malaquais School of Architecture. Il suo lavoro si sviluppa dall’incontro dei due campi d’indagine attenzionando le mutazioni dei territori che l’artista attraversa, procedendo al loro rilievo dettagliato, alle volte alla loro ricostruzione, all'esercizio della loro descrizione, fotografandoli. Diventano argomento dei numerosi libri. Tra le mostre in Francia: La Salle de bain, Lyon, 2010; Les Églises, Chelles, 2011; CREDAC, Ivry, 2012; CRAC Alsace, 2016; RMCA, Sérignan, 2016; Les Capucins, Embrun, 2018; SHED, 2019 e all’estero: Form Content, London, 2008; Project Art Center, Dublin, 2015; Extra City, Antwerp, 2016; Kunstraum, Düsseldorf, 2016; Eugenio Almeida Foundation, Evora, 2017; MAC, Montreal, 2017.Attualmente è borsista presso Villa Medici, Accademia di Francia a Roma.

Anne-James Chaton ha sviluppato un corpo di lavoro multipolare, basato su uno studio approfondito dei materiali testuali, che costituiscono la vita quotidiana della società contemporanea. Questa letteratura 'povera' comprende una moltitudine di documenti stampati da macchine: ricevute di banca, di acquisti, volantini, biglietti da visita ecc. - sono la fonte delle ricerche di Anne-James nel suono, nella poesia e arte visiva, che sviluppa in progetti personali e collaborazione con artisti di diversi campi. La dimensione poliglotta del lavoro lo ha portato infatti a collaborare con artisti stranieri come: Andy Moor (The Ex), il musicista tedesco Carsten Nicolaï e il chitarrista dei Sonic Youth, Thurston Moore. I suoi libri sono pubblicati da P.O.L, casa editrice francese, e le sue musiche da Raster-Noton. Recentemente è entrato a far parte della nota etichetta discografica NOTON. Dal 2021 è borsista presso Villa Medici, Accademia di Francia a Roma.

Limone è un organismo iniziato da Michela de Mattei e Diego Miguel Mirabella a Londra nel 2016, un artist- run-space dove diverse attitudini e ricerche convergono e si incontrano, condividendo punti di accordo e disaccorso, nell’attesa di inaspettati risultati.


Paese fortuna è lo studio degli artisti Josè Angelino, Alessandro Dandini de Sylva, Marco Emmanuele, Luca Grechi e Diego Miguel Mirabella, sito all’ex Lanificio Luciani e nato sulle ceneri di Opera Paese fondato da Pietro Fortuna, uno spazio per l’arte, la musica e la performance attivo dal 1996 al 2004.

                         

Limone + Paese fortuna
Paesefortuna#0 - Di uomini e pecore
Simon Boudvin e Anne-James Chaton
Dal 02/05/2021 al 16/05/2021
Via di Pietralata 159a. Solo su appuntamento limonespace@gmail.com +393200414268 +39 3286796370



giovedì 29 aprile 2021

Davide D'Elia | RI0

Davide D'Elia, Apnea, 2019, pittura antivegetativa su alluminio, cm 97x56. Foto: M3studio


Dopo la rispettosa chiusura causa emergenza Covid-19, Ex Elettrofonica riaprire i battenti con una personale di Davide D’Elia, a cura di Elisa Del Prete, che risponde a suo modo alla condizione eccezionale che stiamo vivendo attraverso un racconto metaforico sulla soglia.

Ri0 di Davide D’Elia è una mostra che fin dal titolo invita a immergersi in un’esperienza fluida: il rio è un piccolo corso d’acqua che sta a metà tra natura e artificio, tenacia e controllo. Da sopra a sotto, da fuori a dentro, da freddo a caldo, l’artista ci guida in un viaggio nella percezione lungo il liminale equilibrio tra organico e inorganico, indagine fondante tutta la sua ricerca artistica.

Del tutto inedite, ad eccezione della serie Estati che funge da anello con la produzione precedente dell’artista, le nuove opere di D’Elia inaugurano una ricerca in cui oggetti acquatici diventano protagonisti. Tutta la mostra nasce infatti dalla stretta collaborazione con l’azienda Allu.Fer Tempesta che realizza accessori per yacht. È qui, presso la sede dello stabilimento di Sezze, che l’artista ha attinto per agganciare il suo immaginario ad oggetti reali. Ormai dismessi, ma peculiari per la loro destinazione nautica, si tratta per lo più di serramenti che, “rinvigoriti” in preziose sculture, contemplano in se stessi la poetica del passaggio.

Nella prima coppia 1° Letizia (2020) e 2° Letizia (2020) D’Elia utilizza boe originali in ferro del 1950 in due quadri-scultura dove la natura liquida dell’acqua muta in materia metallica. Con Subacquea (2020), proprio di fronte, l’artista ci conduce invece sotto il livello del mare grazie alla scomposizione in 6 frammenti di un grande billboard vinilico microforato già parte di una scultura outdoor preesistente (l’opera Flo che l’artista ha realizzato nel 2014 per l’installazione in Piazza Pasquino sulla facciata del cantiere di quello che sarebbe diventato il luxury hotel G-rough). A terra si deposita Heavy (2019), un corpo annegato come si potrebbe trovare in una nave affondata: l’opera è costruita a partire dalla forma di un oblò di una vecchia imbarcazione, ma i sintomi del tempo sono stati bloccati dall’azione antivegetativa di una pittura iris che trasforma l’object trouvé in un prezioso quadro astratto. In tal senso essa funge da collegamento al ciclo Estati (2015), una grande tela su cui il sole ha immortalato il segno del tempo e che D’Elia ricompone in una partitura di nuove storie. In ultimo, penetrando il buio di una stanza attigua, l’artista ci pone di fronte al senso esplicito di tutto il percorso, quando, come da un profondo abisso, emerge Apnea (2019), una scultura a parete che ci pungola sulla necessità o meno di una sua possibile apertura.

Giocando sull’ambiguità della percezione Ri0 mette in mostra il cortocircuito di un’estetica refrigerante dell’annegamento. Chiave della mostra è infatti lo stato sospeso di “apnea”, in cui il tempo, tema centrale di tutto il lavoro di Davide D’Elia e finora indagato nel suo scorrere lento, si accorcia bruscamente per diventare liminale e aprire varchi inaspettati. Metafora evidente di una condizione di sopravvivenza al limite, quale quella che ci troviamo a vivere, tra sani e ammalati, nell’attuale emergenza pandemica, l’apnea può diventare anche una condizione di bilico eccezionale, in cui il respiro si sospende per creare uno spazio che prima non c’era.



Davide D’Elia (born in Cava dei Tirreni 1973) lives and works in Italy. He has partecipated to several shows, among the latest: ““Limbo’s Lingo” – Otto zoo – Milano, “Cretti Fuochi Muffe” – Bibo’s place – Todi, “Antivegetativa” – Exelettrofonica – Roma and “Booze around light bulbs” – Heimatmuseum – London as solo shows. Moreover, as groups shows, we can mention “Look NOW” – Venezia, “Shelters and Libraries” – ABC-ARTE – GENOVA, “Horizontal” Casa Italia (Giochi Olimpici)- Rio De Janeiro, “Passato e Presente” Galleria Nazionale- Cosenza, in 2018 Premio Lissone, Museo d’Arte Contemporanea, Città di Lissone, Lissone, Italy, and others. It has to be highlighted his shows in Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, and that some of his works have been acquired at MAXXI museum collection, Rome. D’Elia also participated to the 55th Venice Biennale in 2013.


DAVIDE D’ELIA | RI0
a cura di Elisa Del Prete
17 Aprile – 30 Giugno 2021

Ex-Elettrofonica
Vicolo Sant'Onofrio 10, 00165 Rome • info@exelettrofonica.com

mercoledì 28 aprile 2021

Al MAXXI di Roma RE:HUMANISM Re:define the boundaries

Molecular Sex, 4K_HD Video, Still, Johanna Bruckner, 2020

Mercoledì 5 maggio, verrà inaugurata Re:Humanism – Re:define the Boundaries, la grande mostra collettiva che indaga il rapporto fra Intelligenza Artificiale e arte contemporanea, ospitata dal 5 al 30 maggio nello Spazio CORNER MAXXI del Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, a Roma. Curata da Daniela Cotimbo, curatrice e presidente dell’associazione Re:Humanism, la mostra è realizzata con il sostegno di Alan Advantage. 

In mostra saranno esposti i progetti vincitori della seconda edizione del Re:Humanism Art Prizeche attraverso una call for artists internazionale ha raccolto oltre duecento candidature da tutto il mondo. Ai dieci finalisti si aggiunge l’opera di Francesco Luzzana, vincitrice dello specialeRomaeuropa Digitalive Prize che verrà invece presentata nell’ambito del celebre festival romano nell’autunno del 2021. Anche quest’anno il filo conduttore del Premio è stato quello di ricercare nei progetti una visione propositiva del futuro, attraverso una riflessione speculativa sul medium dell'intelligenza artificiale, incentivando lavori che prevedano l'uso del mezzo o anche l'analisi delle sue implicazioni sociali e culturali. 

Le trasformazioni dei concetti di Corpo e Identità nell’era dell’Intelligenza Artificialee le implicazioni politiche che ne conseguono, le nuove modalità di produzione della conoscenza e i cambiamenti introdotti dalla robotica e dal machine learning, la definizione di un approccio antropologico all’IAe le visioni sul futuro del nostro Pianeta. Questi i temi al centro di questa seconda edizione di Re:Humanismche gli artisti hanno interpretato seguendo molteplici traiettorie e concentrandosi su una serie di elementi in grado di creare una nuova visione dello sviluppo tecnologico human-centred. 

Gli Entangled Others, ad esempio, hanno sfruttato le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale per immaginare nuove forme di relazione, a partire dallo studio dei meccanismi che regolano la convivenza all’interno delle barriere coralline; Irene Fenara partecipa, invece, con un progetto che rilegge in chiave metaforica il fenomeno dell’estinzione delle tigri e la necessità di preservare una memoria digitale; mentre Yuguang Zhangsi interroga sulla relazione che ci lega agli oggetti di uso quotidiano e al confine sottile tra umano e non umano. 

Tra gli altri finalisti: Johanna Bruckner riflette sull’instabilità delle categorie di sesso e genere, il collettivo Umanesimo Artificiale si è occupato di tradurre in suono le mutazioni del DNA, mentre il duo formato da Elizabeth Christoforetti & Romy El Sayahpropone un nuovo approccio urbanistico e progettuale. Mariagrazia Pontornoed Egor Kraftcon le loro opere hanno stabilito una connessione tra tecniche antiche e tecnologie contemporanee, e mentre Numero Cromaticopone la questione del futuro dell’artista umano nel mondo dell’IA, Carola Bonfiliesplora mondi della realtà virtuale popolati dalle sue creature, sperimentando il perturbante dato dallo scollamento tra percezione della propria alterità e coscienza.

Gli artisti e i progetti sono stati selezionati da una giuria composta da curatori d’arte ed esperti di tecnologie avanzate: Alfredo Adamo, CEO di Alan Advantage; le curatrici, storiche e critiche d’arte Daniela Cotimbo, Federica Patti e Ilaria Gianni; il curatore e storico dell’arte Valentino Catricalà, l’artista Lorem e Michael Mondria, managing director ad Ars Electronica; il ricercatore Mauro Martino, fondatore e direttore del Visual Artificial Intelligence Lab all'IBM Researche Trond Wuellner, Product Director di Google.

Durante il periodo della mostra, si svolgeranno inoltre una serie di incontri e talk, sia in presenza che in streaming, con alcuni esperti di Intelligenza Artificiale, con gli artisti e con esponenti del mondo dell’arte e della cultura contemporanea.


                                          

LE OPERE
Dalla biodiversità alla coscienza ecologica, dall’identità di genere alla costruzione di nuove forme relazionali, dal rapporto tra esseri umani e dispositivi tecnologici all’esplorazione delle potenzialità narrative e creative di un’intelligenza artificiale: sono questi gli elementi e i grandi temi che emergono dalle opere esposte nello Spazio CORNER MAXXI per Re:Humanism – Re:define the Boundaries.

Sul doppio fronte ecologico e sociologico si muove l’opera prima classificata, firmata dagli Entangled Others, duo artistico di base a Berlino composto dall’artista, ricercatore e architetto Feileacan McCormick e Sofia Crespo. Beneath the Neural Waves 2.0,ripropone un ecosistema acquatico in digitalein grado di esplorare i concetti di biodiversità e relazione tra specie: l’idea nasce dallostudio della barriera corallina, esempio perfetto di interconnessione nel mondo naturale dove nessuna creatura è il componente principale ed è invece l’intreccio di tutte le singole parti che genera l’ecosistema complesso. Attraverso l’utilizzo del deep learning, i due artisti estrapolano pattern ricorrenti all’interno di questi ecosistemi, traducendoli in modelli tridimensionali e in nuove possibili forme relazionali.

Da una presa di coscienza ambientale nasce anche il progetto vincitore del secondo premio: Three Thousand Tigers dell'artista bolognese Irene Fenara. Partendo da 3.000 immagini fotografiche di tigri (corrispondente al numero attuale degli esemplari presenti in natura), Fenara utilizza un algoritmo generativo che replica la tradizionale tecnica di trama e orditoper realizzare, con l'ausilio di artigiani indiani, un arazzo in tessutoche mantiene alla fine solo alcune delle caratteristiche originali dell’animale. Con il tentativo di accrescere la fauna digitale di un animale in via di estinzione, il progettoriflette sul parallelismo linguistico tra il mondo naturale e la produzione di immagini, nel tentativo paradossale di salvare una specie.

L’installazione, terza classificata, (Non-)Human: The Mooving Bedsheet, di Yuguang Zhang – media artist e ricercatore alla New York University – si interroga sulla relazione che ci lega agli oggetti di uso quotidiano e al confine sempre più sfocato tra umano e non umano. Le tecnologie emergenti ci lasciano intuire un futuro popolato da intelligenze non umane, seguendo questa scia di pensiero l’opera evoca l'umanità nascosta negli oggetti e nelle immagini.

La genetica dialoga con gli algoritmi e il sound design in ABCD1, progetto del collettivo Umanesimo Artificiale. Attraverso l’Intelligenza Artificiale gli artisti realizzano una sonificazione delle mutazioni del DNAe, in particolare, del gene ABCD1, che causa l’adrenoleucodistrofia, una rara malattia neurologica geneticache provoca l'accumulo di acidi grassi nel cervello, compromettendo la corretta funzione cerebrale.Nato da un’esperienza personale con la malattia, il progetto si presenta come un'installazione sonora: DNA sano e DNA mutato creano una giustapposizione di suoni alienante e ipnotica che pone lo spettatore davanti a un’esperienza interattiva e una rappresentazione visiva della mutazione.

Fra i territori della biologia, e non solo, si muove l’artista svizzera Johanna Bruckner. L’installazione video Molecular Sexha come protagonista un sex-robot gender fluid che incarna contemporaneamente approcci di sessualità appartenenti a forme di vita differenti, dal batterio alla stella marina, decostruendo le relazioni esistenti in un flusso di visioni di corpi plastici che si smembrano e si ricompongono in forme del tutto nuove, confermando l’instabilità delle categorie di sesso e genere.

A delineare le coordinate di un nuovo tipo di urbanistica, mettendo in discussione il concetto rinascimentale di autorialità in architettura è Body as Building di Elizabeth Christoforetti e Romy El Sayah, entrambe ricercatrici alla Graduate School of Design di Harvard. L’opera propone un approccio progettuale in cui ogni individuo partecipa alla creazione del proprio contesto abitativo: la casa diventa un'estensione del corpo, l’urbanistica un insieme mutevole di "quartieri" corporei, corpi-casa unici che si accumulano in un'identità collettivaprocessata da un’intelligenza artificiale.

Sulla relazione tra tecniche antiche e tecnologie contemporanee si concentrano le opere di Egor Krafte di Mariagrazia Pontorno. Il primo, con l’opera Chinese Ink, riflette in particolare sulla sopravvivenza dell’anticapittura cinese a inchiostronel mondo tecnologico, condizione che permette di elaborare nuove forme estetiche e linguaggi visivi inediti: tralasciando la tradizione iconografica e concentrandosi sulla natura della materia, Kraft realizza un’installazione generativain grado di produrre una dozzina di immagini al secondo che simulano l’effetto dell’inchiostro sulla carta assorbente. Il lavoro di Pontorno, invece, prende le mosse dall’antico manoscritto di Voynich, misterioso ed esoterico codice risalente al XV secolo e scritto in una lingua sconosciuta. Con Super Hu.Fo* Voynichl’artista si prefigge l’obiettivo di tradurre una parte di codice, utilizzando il machine learning e l’intelligenza artificiale, ma fornendo la soluzione da trovare, soggettivando così in partenza il percorso di traduzione della macchina.

Numero Cromatico, collettivo di artisti visivi e ricercatori nell’ambito delle neuroscienze, presenta Epitaphs for the human artist, opera che riprende la forma letteraria dell’epitaffio per decretare la morte dell’artista umano. Attraverso un generatore di testi (progettato in collaborazione con l’Università di Verona) basato sulle Reti Neurali Artificiali, il gesto intimo della commemorazione del defunto – intrinseco alla forma letteraria dell’epitaffio – è qui rimandato alla macchina che, simbolicamente, congeda dal mondo dei vivi l’artista-umano. 

Carola Bonfilici porta dentro l’universo di un videogame per raccontare, in uno spin-off del gioco, gli stati d’introspezione di una creatura ibrida, aliena, che vaga malinconica nei mondi di The Flute-Singing, video in CGI che rielabora paesaggi e simbologie di diverse opere letterarie, rivisitandole grazie ad un’Intelligenza Artificiale in grado di riprodurne di proprie. Il risultato è un effetto disturbante e ansiogeno, una realtà in cui una creatura artificiale che ha interiorizzato un repertorio destrutturato di comportamenti umani, si interroga sul proprio essere nel mondo. 

Per scoprire il progetto dell’artista Francesco Luzzana, vincitore del premio speciale Romaeuropa Digitalive, bisognerà invece aspettare l’autunno quando verrà presentato nell’ambito del Romaeuropa Festival 2021. Co-prodotta dalla Triennale di Milano, Object Oriented Choreography è un’installazione/performance in realtà virtuale che attraverso un dispositivo collaborativo fa connettere il pubblico con l’Intelligenza Artificiale e la performer, dando vita a una vera coreografia in continuo divenire.


Sponsor e partner
Con il sostegno di Alan Advantage
Main Sponsors Enel, Wallife
Con il supporto di Pi Campus, Romaeuropa, Kappabit, Assotelecomunicazioni
In Network con EIA Factory, Filosofia in Movimento
Partner Tecnico Hueval
Media partner Artribune
Con il patrocinio diRAI

Info
www.re-humanism.com
www.facebook.com/rehumanism
www.instagram.com/re_humanism/
www.youtube.com/channel/UCXMGRG0VVrXcBTkWUmeKlkw
Coordinamento attività:Ginevra De Pascalis

Ufficio stampa GDG presswww.gdgpress.com
Alessandro Gambino: 3208366055 alessandro@gdgpress.com
Ilenia Visalli: 329 3620879 ilenia.visalli@gdgpress.com


martedì 27 aprile 2021

AWI - Il lavoro dei sogni / Il sogno del lavoro: programma di incontri e discussioni



Il lavoro dei sogni / Il sogno del lavoro
Programma di incontri e discussioni

Venerdì 30 aprile dalle ore 9.30 alle 14.00 AWI – Art Workers Italia presenta “Il lavoro dei sogni / Il sogno del lavoroal Piccolo Teatro Aperto di Milano, un programma di incontri e discussioni con l’obiettivo di fare luce sul settore dell’arte contemporanea e sui bisogni di lavoratrici e lavoratori, gravate/i da un anno intero di inattività causata dalla chiusura dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, con la conseguente cancellazione di mostre, eventi e fiere. Una condizione di vulnerabilità divenuta insostenibile, in un comparto già caratterizzato dall’assenza strutturale di regolamentazione, riconoscimento e tutele. 

A un anno dalla presentazione del suo manifesto, scandito da diversi momenti di partecipazione e mobilitazione online e offline, Art Workers Italia organizza dal vivo una mattinata aperta a tutte e tutti e dedicata al riconoscimento del lavoro nell’arte contemporanea.

Dalle ore 9.30 alle ore 11.00 si terrà l'incontro di sensibilizzazione sul lavoro nell'arte contemporanea moderato da Ira Rubini (giornalista e conduttrice del quotidiano culturale di Radio Popolare). Artiste/i, curatrici/ori, allestitrici/ori, art writer, dipendenti e/o collaboratrici/ori di diversi musei e istituzioni di base a Milano racconteranno le specificità delle professioni nell'arte contemporanea, allo scopo di far emergere come l’appagamento professionale sia accompagnato da una costante difficoltà nel ricevere il riconoscimento civile, giuridico e fiscale del proprio lavoro.

Dalle ore 12.00 alle ore 14.00si terrà l’Assemblea nazionale indetta da Art Workers Italiaper dibattere sulle rivendicazioni che l'associazione presenterà al Ministero della Cultura e al ministro Dario Franceschini in merito ai mancati ristori per il settore, all'utilizzo delle risorse del Recovery Fund e al riconoscimento professionale di lavoratrici e lavoratori dell'arte contemporanea. L'assemblea sarà aperta e inizierà con la lettura pubblica dellalettera spedita al MiC; seguirà la presentazione di alcuni dati ricavati dall’indagine di settore– realizzata da AWI in collaborazione con ACTA in Rete– e la presentazione delle proposte di modificadel DDL S. 2127 – Disposizioni sul riconoscimento della figura professionale dell'artista e sul settore creativo. Saranno presenti l’avvocata Alessandra Donati e il dottore commercialista Franco Broccardi, consulenti di Art Workers Italia. Saranno inoltre presenti rappresentanti delle istituzioni in qualità di Respondent invitate/i a pronunciarsi sulle istanze presentate.

La mattinata si inserisce nel più ampio programma di dibattiti e incontri del Parlamento Culturaledel Piccolo Teatro di Milano iniziata il 27 marzo, durante la quale Art Workers Italia è stata al fianco del Coordinamento Spettacolo Lombardia, per partecipare alla lotta comune verso una riforma strutturale dell’intero settore culturale. 

L’evento è stato realizzato con la partecipazione del Coordinamento Studenti AFAM Calliope, grazie alla collaborazione nata durante il presidio con lo sportello di incontro e ascolto rivolto a lavoratrici/ori dell'arte contemporanea, nonché alle studentesse e agli studenti.

La giornata comincerà e terminerà con un’azione simbolica pubblica, una sonora chiamata al lavoro.


Programma della giornata

09.30 - 11.00 
Incontro di sensibilizzazione sul lavoro nell'arte contemporanea
Ospiti: Anna Franceschini (artista e ricercatrice); Cecilia Guida (Curatrice e Docente Accademia di Belle Arti di Brera); Iolanda Ratti (conservatrice del Museo del Novecento Milano);Vincenzo Estremo (art writer e docente NABA – Nuova Accademia di Belle Arti) - Dafne Boggeri (artista e curatrice di SPRINT—Independent Publishers and Artists’ Books Salon); Michele Mazzanti (tecnico di produzione/allestimento per gallerie e artistɜ)

Introduce: AWI - Art Workers Italia 
Modera: Ira Rubini (giornalista e conduttrice del quotidiano culturale di Radio popolare)
L’incontro sarà aperto al pubblico e trasmesso in diretta Zoom e sul profilo Facebook di AWI

12.00 - 14.00
Assemblea nazionale di AWI – Art Workers Italia
Ospiti: Alessandra Donati (avvocata), Franco Broccardi (dottore commercialista)
Introduce e modera: AWI – Art Workers Italia.
Saranno inoltre presenti rappresentanti delle istituzioni in qualità di Respondent invitate/i a pronunciarsi sulle istanze presentate.

L’incontro sarà aperto al pubblico e trasmesso in diretta Zoom e sul profilo Facebook di AWI


CONTATTI
Segreteria Generale awi.segreteria@gmail.com
Ufficio Stampa awi.ufficiostampa@gmail.com

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AWI – Art Workers Italia è la prima associazione, autonoma e apartitica, nata con l’obiettivo di dare voce alle lavoratrici e ai lavoratori dell’arte contemporanea in Italia. Nata nel 2020 dallo sforzo di immaginazione politica di un gruppo di lavoratrici/ori distribuite/i su tutto il territorio nazionale e all’estero, AWI collabora con esperte/i del settore legale, fiscale e amministrativo, enti di ricerca e università, istituzioni dell’arte e della cultura per costruire strumenti di tipo etico, contrattuale e giuridico a tutela delle/gli art workers.

AWI opera in coordinamento con le altre iniziative del lavoro culturale in Italia e all’estero per riformare l’intero settore e renderlo più inclusivo, sostenibile e trasparente, combattendo le diverse forme di precariato e sfruttamento che attualmente lo contraddistinguono. AWI agisce per il riconoscimento del lavoro e la sua regolamentazione, per una più equa distribuzione delle risorse e per favorire l’accessibilità a fondi e opportunità. In un’ottica rivendicativa, AWI ambisce a essere un punto di riferimento per art workers, organizzazioni no-profit ed enti pubblici e privati in Italia, ponendosi come interlocutrice di policy maker e istituzioni.

venerdì 23 aprile 2021

Lucia Cantò | Ai Terzi


Lo stare insieme aperti alla vita
Implica la fuoriuscita di un terzo
Solo

Parole estratte dagli scritti dell’artista Lucia Cantò (Pescara, 1995) che ci introducono alla sua mostra di debutto a Monitor e che sono rielaborazione linguistica e matrice della serie di opere site specific realizzate per la mostra Ai terzi. A questi terzi, è rivolto il moto di accoglienza da parte di una collettività di opere scultoree, composta da doppi. Nelle coppie di sculture e installazioni perfettamente combacianti, sono racchiuse le relazione di forza dei primi approcci, la tensione delle parti, il momento iniziale della scelta.
Non è la relazione di coppia quella che si vuole mettere in risalto in questo contesto, bensì, le relazioni che cercano di convivere all’interno di una collettività, i simboli e le implicazioni di tipo emotivo e sociale che ne derivano. 
La ricerca artistica di Lucia Cantò è sorretta da un impianto intimo ma prorompente, e articolato in una intensa narrazione in cui scrittura e scultura si nutrono e sorreggono vicendevolmente. L’intimità della scrittura si fonde con il pensare e l’immaginare tridimensionale della scultura, che è metro di misura dell’artista rispetto a sé stessa e all’arte.
La mostra è accompagnata da un testo critico a cura di Cecilia Canziani, storica dell’arte e curatrice indipendente.
Fino al 4 giugno 2021

ENG
Being together, open to life
Implies the emergence of a third party
Alone

These abstract words by artist Lucia Cantò (Pescara, 1995) introduce us to her debut show at Monitor and act as a linguistic reworking and matrix of the series of site-specific works in her exhibition Ai Terzi. These terzi or third party are welcomed by an ensemble of sculptural pieces made up of doubles. The perfectly matched pairs of sculptures and installations encompass the strength of first approaches, the tension of parts, that initial moment of choosing. 
It is not the relationship of the couple which is being emphasised, but the relationships which attempt to coexist inside a collectivity – the emotional and social symbols and implications which derive from it. 
Lucia Cantò’s practice is upheld by an intimate but unbridled installation, and articulated in intense narration in which text and sculpture nourish and support each other. The intimacy of her writing fuses with the three-dimensional thinking and imagining of sculpture – the artist’s benchmark for herself and her art. 
The show is accompanied by an essay written by the art historian and curator Cecilia Canziani. 
Until June 4th, 2021

LUCIA CANTO’ | AI TERZI
Opening April 24th
12 am -8 pm

No reservation is required to visit the exhibition, but the entrances will be limited and it will be possible to access wearing your own face mask.

MONITOR ROME
Palazzo Sforza Cesarini
via Sforza Cesarini 43a
00186 Roma

T: +39 0639378024
M: monitor@monitoronline.org

Opening times
Tuesday – Friday
1 – 7 pm
Saturday by appointment only

pubblica:

giovedì 22 aprile 2021

Gianni Asdrubali. Interazione inconsulta


La galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 13 maggio 2021 dalle ore 17 alle ore 20.30 una mostra personale di Gianni Asdrubali pensata come uno spazio da percorrere che attiva gli ambienti della galleria.

A partire dal 1979 Gianni Asdrubali realizza opere che essendo fortemente indipendenti non necessitano di relazionarsi con lo spazio espositivo in quanto sono interattive, si rafforzano a vicenda e, se anche differenti, possono avere disposizioni infinite e casuali, possono essere esposte da sole o divenire un corpo unico.

Per far sì che un’opera possa fare spazio, cioè possa attivare lo spazio circostante da passivo ad attivo, c’è bisogno che questa sia fortemente autonoma, indipendente, una singolarità insomma. Occorre cioè che l’opera non sia agganciata ad alcun contesto ma che sia essa stessa il contesto. Tutte le informazioni del mondo che passano nella mente dell’artista e che originano la forma/antiforma dell’opera sono solo strumentali e non protagoniste sull’opera. Tutte le informazioni/interazioni, durante il processo di lavoro, devono annullarsi in funzione di una nascita, di un risultato ultimo che è “altro” rispetto alle informazioni iniziali. Solo se l’opera è “sola” potrà fare mondo, altrimenti racconta del mondo.” (Gianni Asdrubali)

La mostra ripercorre gli ultimi quindici anni del lavoro di Gianni Asdrubali sia attraverso opere su tela come Stoide (2007), Stresse (2017) che opere in plexiglass e legno dal nome Zakeusse (2019) e Stenkanibale (2021). 

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue contenente un saggio di Paolo Bolpagni, la riproduzione delle opere in mostra e un aggiornato apparato bio-bibliografico.

La mostra viene presentata in contemporanea alla galleria Artra di Milano.

INGRESSO CONTINGENTATO NEL RISPETTO DEI PROTOCOLLI DI SICUREZZA PER IL CONTRASTO E CONTENIMENTO DEL VIRUS COVID-19

MOSTRA: Gianni Asdrubali. Interazione inconsulta
CATALOGO CON SAGGIO DI: Paolo Bolpagni
INAUGURAZIONE GIOVEDì 13 MAGGIO 2021 DALLE ORE 17 ALLE 20.30
PERIODO ESPOSITIVO: 13 maggio - 7 luglio 2021

ORARI: da lunedì a venerdì 10-13 15-19, sabato su appuntamento


A arte Invernizzi
Via Domenico Scarlatti 12 20124 Milano 
 Tel. Fax 02 29402855 
 info@aarteinvernizzi.it www.aarteinvernizzi.it

mercoledì 21 aprile 2021

Ghost Book #6 | La Bellezza Cambia il Mondo?

Ilaria Abbiento, Quaderno di un'isola

Sarà presentato a Torino, a partire dal 6 maggio, negli spazi della galleria Riccardo Costantini Contemporary, il numero 6 del libro seriale Ghost dal titolo “La Bellezza Cambia il Mondo?” a cura di Riccardo Costantini. La raccolta fotografica, inizialmente concepita come progetto editoriale, diventa anche una mostra collettiva in presenza che avrà luogo fino al 5 giugno 2021. Gli artisti invitati sono: Ilaria Abbiento, Maura Banfo, Gianpiero Fanuli, Pierluigi Fresia, Patrizia Mussa, Claudio Orlandi, Giorgio Racca, Edoardo Romagnoli.

Presentazione ed inaugurazione: dal 6 al 9 maggio 2021 con ingresso contingentato dalle 11.00 alle 20.00; gli altri giorni e fino al 5 giugno: dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.30. È possibile prenotare la propria visita all’indirizzo e-mail riccardocostantini65@gmail.com. La rivista è distribuita in galleria (via Giolitti 51, Torino) per tutto il periodo della mostra, oppure on line sul sito ghostbook.it, aderendo all'Associazione Culturale Ghost con una donazione di 25€.

La Bellezza Cambia il Mondo?
Quella che verrà presentata il prossimo 6 maggio alla galleria Riccardo Costantini Contemporary è una mostra che deriva dal progetto editoriale proposto più di un anno fa da Giorgio Racca, fondatore di Ghost Book, a Riccardo Costantini gallerista e curatore. A Costantini era affidata la curatela del numero 6 del libro seriale Ghost, dedicato al rapporto natura-bellezza. Attraverso lo sguardo degli artisti, il volume intendeva leggere la natura e le interazioni che l’uomo ha con essa, ponendo l’accento sulla percezione della bellezza. Costantini, messosi al lavoro, ha fatto la selezione degli artisti, con loro ha scelto le opere da inserire ed i curatori da coinvolgere per i testi critici… Poi è sopraggiunta la pandemia.
Sospese le operazioni di stampa, dopo un momentaneo colpo di assestamento, la rivista si è spostata anch’essa, come tutta la vita ha fatto in quel periodo, sul web. È così approdata sui canali social, contemporaneamente su Instagram (www.instagram.com/ghost_book) e su Facebook (www.facebook.com/ghostassociazioneculturale), con una serie di appuntamenti cadenzati nei quali venivano presentati tutti i capitoli del libro, uno per volta, autore per autore. A conclusione del ciclo, la rassegna è stata esposta in una mostra virtuale sul sito di Ghost Book (www.ghostbook.it/ghost-art-gallery).
Il progetto, che ha avuto un così lungo periodo di gestazione, è poi maturato in una vera e propria esposizione in essere, la mostra virtuale ha avuto l'esigenza di riappropriarsi degli spazi in presenza, delle relazioni e delle interazioni dal vivo e la rivista è divenuta quindi anche catalogo espositivo.
Il tema del progetto non si è modificato, ma proprio in virtù di un periodo così peculiare, la riflessione sulla precarietà, sulla soggettività e sull'importanza della bellezza, ha assunto il valore di sinonimo del fragile rapporto uomo-natura. Attraverso gli scatti dei fotografi invitati, questa indagine ha svelato i suoi valori di essenzialità, caducità ed urgenza, in una coralità di testimonianze e spunti. 

                                
Ghost Book #6 copertina 

Gli artisti e gli autori:
Gli artisti invitati a rispondere alla domanda “La Bellezza Cambia il Mondo?” e i critici a loro affiancati sono: Ilaria Abbiento/Claudio Composti, Maura Banfo/Olga Gambari, Gianpiero Fanuli/Ray Banhoff, Pierluigi Fresia che ha scritto lui stesso il suo testo, Patrizia Mussa/Giovanna Calvenzi, Claudio Orlandi/Alessia Locatelli, Giorgio Racca/ Guido Turco, Edoardo Romagnoli/Giovanna Gammarota. La rassegna è introdotta e presentata dal testo del curatore Riccardo Costantini.
Una raccolta di voci eterogenea per un compendio ampio e diversificato che va dalla completa e onirica identificazione di Ilaria Abbiento con i suoi scatti marini, alle immagini performative di Maura Banfo che simbolicamente, attraverso le sue conchiglie, rappresenta l’inscindibile unicità dell’essere all’interno dell’ecosistema; fino alle foto dei quei territori, come l’Afghanistan, l’Etiopia o lo Yemen, oggi distrutti dalle guerre che Patrizia Mussa aveva immortalato in tempi non sospetti quando la natura e l’architettura restituivano ancora immagini di paesaggi sereni e affascinanti. C’è poi il mondo scanzonato e leggero delle estati sulle spiagge italiane, immortalate dagli scatti di Gianpiero Fanuli, che restituiscono però il senso amaro e di distanza nei confronti di qualcosa che riteniamo ci appartenga ma che in realtà è solo un’illusione. Il tema ecologico è affrontato da Claudio Orlandi, egli immortala il tentativo di preservare i ghiacciai con la tecnica della copertura, le sue foto ci rimandano a immagini di sculture concettuali apparentemente marmoree, cristallizzando il vano tentativo di frenare l’intervento nefasto dell’uomo sulla natura. La bellezza assoluta e semplice fa capolino dai fiori di Edoardo Romagnoli che denunciano l’incapacità di rappresentare la natura se non attraverso meticolosi processi di scatto (lunghissima esposizione, movimento progressivo della camera e sovrapposizioni). Le immagini di Pierluigi Fresia sono un corto circuito in cui la realtà è decontestualizzata dagli interventi di post-produzione: testi o segni grafici infrangono ed irridono l’ambiente, restituendoci un senso di amara consapevolezza. Ed infine la rappresentazione intima, in forma di diario per immagini, di Giorgio Racca: l’artista racconta la natura in essere, cioè lo scorrere della vita; essa, nello svolgersi delle azioni quotidiane, agite in luoghi a volte banali, racchiude tragedia e bellezza… in una parola la ricerca del nostro senso di esistenza.

La Bellezza non salverà il mondo, come dice lo stesso Costantini nel testo di presentazione e non potrà farlo proprio perché l’essere umano non è consapevole del portato etico e eco-sistemico di tale concetto. Ma compito dell’arte e della sensibilità degli artisti è proprio leggere tali valenze e porle all’attenzione agli abitanti del mondo.

Ghost Book Libro Seriale:
Ghost Book è un progetto editoriale nato a Torino da un’idea di Giorgio Racca e presentato nel 2015 con un Numero Zero, la pubblicazione ha cadenza annuale. Definito dal suo ideatore come Libro Seriale, è una raccolta di storie per immagini, accompagnate da testi solo quando necessario. Il linguaggio è la fotografia, in specifico quella italiana e Ghost è un viaggio attraverso di essa, senza un punto di partenza determinato o una destinazione eletta. La rivista è stampata con EasyReading®Font, carattere ad alta leggibilità anche per i dislessici. Ghost Book è un progetto sviluppato con il supporto di Associazione Culturale Ghost e di RedHead Agenzia Creativa.
Ghost è distribuito ai Soci dell’Associazione Culturale unitamente alla tessera annuale con una donazione di 25€. L’iscrizione può essere richiesta in occasione delle mostre promosse da Ghost, sul sito web ghostbook.it, scrivendo a info@ghostbook.it, oppure al Book Shop di Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino.


Scheda dell’evento:
Artisti: Ilaria Abbiento | Maura Banfo | Gianpiero Fanuli | Pierluigi Fresia
Patrizia Mussa | Claudio Orlandi | Giorgio Racca | Edoardo Romagnoli
Titolo: La Bellezza Cambia il Mondo?
Curatore: Riccardo Costantini
Sede: Galleria Riccardo Costantini Contemporary 
Via Giolitti, 51 – Torino
Date: 6 maggio - 5 giugno 2021
Inaugurazione: Da giovedì 6 a domenica 9 maggio dalle 11:00 alle 20:00
Orari: Dall’11 maggio al 5 giugno, dal martedì a sabato ore 11.00 – 19.30. 
Lunedì e domenica chiuso
Ufficio Stampa: Sirio Schiano lo Moriello 





martedì 20 aprile 2021

Missive Selvatiche, un progetto di resistenza artistica


Missive Selvatiche è un progetto di resistenza artistica, nato dall’esigenza di un gruppo di artisti di condividere il proprio lavoro in un momento di forte disagio, nel quale non è permesso avere contatto con lo sguardo e l’ascolto del pubblico. Crediamo che l’assenza della cultura, dovuta alla chiusura di spazi di condivisione, non sia un problema solo per gli artisti ma che lo sia anche per il pubblico. Senza cultura siamo tutti più poveri. Abbiamo deciso dunque di unirci e andare verso coloro che ci mancano e a cui crediamo di mancare. Siamo illustratori, fotografi, cineasti, musicisti, teatranti, danzatori, poeti e imbucheremo nelle cassette della posta di sconosciuti un pacchettino contenente tre oggetti d’arte che speriamo possano riconfortare, emozionare, far riflettere, ridere, ballare, indignare, incuriosire.

Il progetto nasce da un'idea di Pamela Maddaleno e Alessia Castellano: “L’esigenza è stata quella di condividere un forte senso di impotenza e disagio nei confronti delle restrizioni che riguardano il mondo della cultura e dello spettacolo di cui facciamo parte, anche come spettatrici. Ci siamo chieste se avessimo potuto fare qualcosa in grado di abbattere quel muro che, in quanto artiste, ci stava lentamente isolando. Abbiamo deciso così di condividere la nostra idea con altri artisti di cui conoscevamo la sensibilità e il lavoro.

Il progetto mira ad innescare un corto circuito che ponga alcune questioni: cosa accade quando un’opera esce dal canonico percorso che va dall’autore al fruitore che si suppone essere interessato a quel tipo specifico di opera? Cosa accade se un’opera viene a trovarsi in un luogo dove non si suppone dovrebbe trovarsi, come una cassetta della posta? Cosa accade se si riceve un regalo che non è stato richiesto? E cosa accade se un artista mette la propria opera nelle mani del caso, se in altre parole non si sa più chi sono i fruitori e non si è più certi di ricevere un riscontro da questi ultimi? Sono domande alle quali non abbiamo risposta ma che riteniamo giusto farsi in un momento in cui si può finalmente rimettere tutto in discussione.

Siamo ovviamente convinti dell’importanza del ruolo degli artisti all’interno della società e ci sembra fondamentale riflettere su cosa accade quando è la società stessa a ritenere che l’arte sia una delle prime cose che possono essere sacrificate, ma non vogliamo convincere nessuno a pensarla in un modo o nell’altro. Per questo abbiamo preferito creare qualcosa che, invece di suggerire delle risposte, potesse evocare delle domande nuove, domande che prima della pandemia non erano quasi formulabili.

Dopo le prime due edizioni che in questi mesi di vero confinamento culturale hanno visto il progetto crescere e da Prato diffondersi in diverse città italiane tra le quali Pistoia, Firenze, Bologna, Roma e Torino e, viste le restrizioni che continuano a riguardare il mondo della cultura, abbiamo deciso di uscire una terza volta. Il format è lo stesso: un pacchetto completamente realizzato a mano contenente 3 oggetti d'arte in edizione limitata e numerata, e distribuzione casuale direttamente nelle cassette della posta di sconosciuti. Se alla prima edizione eravamo 10 artisti pratesi, questa terza edizione vede la partecipazione di circa 150 artisti, da varie parti d'Italia e un gruppo di artisti francesi e italiani residenti a Parigi. Ci siamo ulteriormente allargati sia come numero di pacchetti che come distribuzione; se le prime due edizioni prevedevano rispettivamente 200 e 500 copie siamo passati a 1500 esemplari distribuiti in tutta Italia (isole comprese) grazie alla partecipazione degli stessi artisti che faranno da postini.La terza edizione di Missive Selvatiche è curata da Pamela Maddaleno, Alessia Castellano e Margherita Nuti in collaborazione con un nuovo collettivo fiorentino curato da Michelle Davis e Giulia Iaquinta.




Il progetto si chiama Missive selvatiche. ed è nato a Prato a novembre 2020 dall’esigenza di un gruppo di artisti di condividere il proprio lavoro in un momento di forte disagio, nel quale non ci è permesso avere contatto con lo sguardo e l’ascolto del pubblico. 
Crediamo che l’assenza della cultura, dovuta alla chiusura di spazi di condivisione, non sia un problema solo per gli artisti ma che lo sia anche per il pubblico. Senza cultura siamo tutti più poveri. Abbiamo deciso dunque di unirci e andare verso coloro che ci mancano e a cui crediamo di mancare. Siamo illustratori, fotografi, musicisti, teatranti, danzatori, poeti, cinematografari e imbuchiamo nelle cassette delle posta di sconosciuti un pacchettino contenente tre oggetti d’arte che speriamo possano riconfortare, emozionare, far riflettere, ridere, ballare, indignare, incuriosire...

Abbiamo già realizzato due edizioni limitate e numerate di 200 e 500 copie distribuite in molte città italiane, e siamo pronti con la terza edizione di 1500 copie da consegnare entro aprile.
Alla prima edizione eravamo 9 artisti, in questa terza edizione siamo più di 150, da tutta Italia e anche dalla Francia Gli artisti sono venuti da noi anche spontaneamente proponendo i loro progetti, alcuni dei quali nati durante il lockdown di marzo e poi continuati.

Siamo organizzati come un piccolo esercito, ogni artista propone circa 50 copie del proprio lavoro, tutti i pacchetti vengono realizzati a mano, ogni pacchetto si apre con una lettera che spiega il progetto e contiene tre opere (sempre diverse in ogni missiva), i pacchetti vengono poi distribuiti da ogni artista, che li imbuca direttamente nelle cassette della posta di sconosciuti.

Siamo selvatici nel senso che si tratta di un progetto libero e indipendente che, per un'urgenza legata alla situazione sanitaria, non poteva aspettare finanziamenti o seguire le vie classiche della produzione e distribuzione della cultura.

Abbiamo avuto una buona risonanza per le prime due edizioni (Caterpillar Rai Radio Due, Fahrenheit Rai Radio Tre, Controradio, Lungarno)  Il Messaggero, Repubblica, Il Corriere, Frizzi Frizzi ecc) e stiamo cominciando adesso a diffondere le informazioni sulla terza edizione.

"Risuonare" attraverso la stampa per noi è soprattutto un modo per affermare con dignità che l'arte e la cultura sono attività essenziali e per rendere omaggio agli artisti e operatori culturali che da più di un anno soffrono insieme al pubblico privato della possibilità di nutrirsi attraverso l'arte ed elaborare una situazione psicologica molto complessa che viviamo tutti dal fatidico marzo 2020. 


Ecco un video sulla distribuzione 



Ecco la lista degli artisti che hanno partecipato con le loro opere:
Aisselaizzo + Urto (scrittura/illustrazione) Amel'rum da me (illustrazione)
Anatomie dei sentimenti (fotografia e scrittura) Gianmaria Aprile (illustrazione)
Simona Arrighi/Atto Due (teatro/illustrazione) Chiara Arturo (fotografia)
Filippo Bardazzi (fotografia)
Fabio Barile (fotografia)
Elisa Basilissi (grafica)
Irene Bavecchi (grafica/fotografa)
Battistoni (scrittura/illustrazione)
David Becheri (fotografia)
Bessicla (illustrazione)
Duccio Burberi (fotografia)
Valeria Caliandro (musica)
Marta Capaccioli (danza)
Irene Cappelli + Sarah Melchiori (fotografia)
Jonny Casamenti (illustrazione)
Margherita Cesaretti (fotografia)
Martina Caschera (poesia)
Alessia Castellano (illustrazione)
Maria Chiara Cecconi (arte)
Sharon Chianese (illustrazione)
Costanza Ciattini (collage)
Cineclub Mabuse (cinema)
CinematograFica (cinema)
Lorenzo Cipriani (viaggiatore) + Chiara Guidi (illustrazione) Clotilde (moda)
COLLA (laboratorio serigrafico)
Co.Lore (Collettivo Loredana | Performative Women) Luna Colombini (pittura)
Concretipo (studio di grafica e stampa)
Cristucci (illustrazione)
Cuicuocua (collettivo artistico)
Sebastiano D’Ayala Valva (fotografia)
Michelle Davis (fotografia)
Edoardo Delille (fotografia)
Gioia Di Biagio (scrittura/performance)
Ilaria Di Biagio (fotografia)
Luca Di Salvo (fotografia) Dootcho (illustrazione) Alessio Dufur (musica) Lavinia Fagiuoli (illustrazione) Fanfara Station (musica) Anna Favaro (poesia)
Chiara Aurora Fiore (arti grafiche/classe 5L del Liceo Artistico di Porta Romana) Andrea Foligni (fotografia) Franky Family Show (musica)
Freddy Murphy e Chiara Lee feat. Maria Mallol Moya (musica)
Diego Gabriele (illustrazione/pittura) Serena Gallorini (fotografia)
Andrea Gandini (fotografia) MaryAngel Garcia (arte)
Giulia Gatti (fotografia)
Gli Omini (teatro)
Nicola Giorgio (grafica) Marianna Giuliana (illustrazione) Claudia Gori (fotografia)
Simone Graziano (musica)
Eleonora Guidi (arti grafiche/classe 5L del Liceo artistico di Porta Romana) Guttae (fotografia)
Lorenzo Hugolini (musica/illustrazione)
HZHA (musica)
In Fuga dalla Bocciofila (cinema)
Io Sono (cinema)
Jacopo Jenna (danza/video)
Kinkaleri (teatro/danza)
Kropotkin (musica)
La Pler (illustrazione/performance)
La Ponto (musica)
Cecilia Lattari (arte)
Le Cardamomó (musica)
Gianluca Leonardi (fotografia)
Arzachena Leporatti (poesia)
Le Vanvere (illustrazione)
LGTP (illustrazione/scrittura)
Francesca Loprieno (poesia/fotografia)
Luca Lucherini (illustrazione)
Mirko Maddaleno (musica)
Pamela Maddaleno (fotografia)
Alessandra Marianelli aka Luchadora (illustrazione/grafica)
Marika Marini (illustrazione)
Alisa Martynova (fotografia)
Sheila Massellucci (arte)
Mattattoo (tatuaggi/illustrazione)
Christian Mattioli (arti grafiche/classe 5L del Liceo Artistico di Porta Romana) Marco Mazzoni (illustrazione)
Mazzolino (illustrazione)
Lucia Mazzoncini (poesia)
Martina Melchionno (fotografia) Guido Mencari (fotografia) Daniele Molajoli (fotografia) Camilla Monga (danza)
Serena Morandi (illustrazione)
Paolo Moretti (illustrazione/animazione)
Agnese Morganti (fotografia)
Margherita Morotti (illustrazione)
Claudia Mozzillo (fotografia)
Sara Miriati (illustrazione)
Marino Neri (illustrazione)
Léa Neuville (cianotipo)
Giulio Noccesi (pittura/illustrazione)
Elisa Norcini (fotografia)
Margherita Nuti (fotografia)
Francesca Pizzo aka Cristallo (illustrazione/musica) Pruni (musica)
Marco Opla Pasian (grafic designer)
Ilaria Orsini (fotografia)
Ottomani (cinema d’animazione)
Teresa Paoli (cinema)
Margherita Pecchioli (creative design)
Popdesign (grafica)
Progetto Undici (grafica)
Beatrice Pucci (cinema d’animazione)
Qi In Cucina (blog)
Naresh Ran (musica)
Baerbel Reinhard (fotografia)
Paola Ressa (fotografia)
Silvia Rocchi (illustrazione)
Filippo Romei (letteratura)
Mattia Rosa (fotografia)
Roxy Beat (fotografia)
Rozzella (illustrazione)
Arianna Sanesi (fotografia)
Francesca Sarteanesi (illustrazione)
Barbara Savini (illustrazione)
Naima Savioli (fotografia)
Anita Scianò (fotografia)
Armine Shahbazyan (illustrazione)
Marco Smacchia (illustrazione)
Sedici (associazione fotografica)
Serpentu (musica)
Spugna (illustrazione)
Susanna Stigler (fotografia)
Elisa Suffredini (arti grafiche/classe 5L del Liceo Artistico di Porta Romana) TAB - Take Away Bibliographies (progetto editoriale)
Sveva Taverna (fotografia)
The Loom Movement Factory + Darragh Heihr (danza/fotografia)
This is not a love song (illustrazione di musica)
Teatro Elettrodomestico (teatro)
Teatro Metropopolare (teatro)
Anais Tonelli (illustrazione)
Alessia Travaglini (cinema d’animazione)
Gaia Uska (illustrazione)
Viola Valery (cinema)
Vaste Programme (collettivo artistico)
Gaia Vettori (fotografia)
Giacomo Alberto Vieri + Elisa Puglielli (scrittura/illustrazione)
Werner (musica)
Nvard Yerkanian (design)
Zappa! (associazione di promozione sociale)
Zaches Teatro (teatro)












lunedì 19 aprile 2021

Sinèddoche di Angela Maria Piga


Giovedì 29 aprile 2021, Maja Arte Contemporanea inaugura Sinèddoche, la seconda personale dell’artista Angela Maria Piga negli spazi romani della galleria in via di Monserrato 30.

A vederlo così attaccato all'animale, che andava a mano a mano mutando e crescendo, mentre l'uomo, senza mutare contegno, pareva assottigliarsi e svuotarsi di tutto il suo fiato, sembrava di assistere a una strana metamorfosi, dove l'uomo si versasse, a poco a poco, nella bestia.” Le parole di Carlo Levi (1902-1975), tratte da “Cristo si è fermato a Eboli”, si prestano beneall’introduzione dell'interregno antropomorfo in cui si collocano le venticinque inedite sculture (ceramica e terracotta) di Piga.

In tempi di ibridismi genetici e antropologici, di intelligenze artificiali e naturali, quell'interregno fra umanità e animalità è metaforica lente di ingrandimento sui cambiamenti e le destabilizzazioni – sociali e individuali – a cui l’uomo è costretto da una inarrestabile spinta all'adattamento, tra rivoluzioni quotidiane e epocali che lo portano ad uno stato di perenne incompiutezza, ad una sinèddoche dell’esistenza, laddove la parte esprime un tutto assente.

Tra gli “animali umanizzati” in mostra, impera il coniglio lunare Yuètù, presente nella cultura dell'Estremo Oriente, e in particolare quella cinese, sin dal IV secolo a.C. (Coniglio d'oro). Nella leggenda buddista, il coniglio viene premiato per la sua generosità dalla divinità induista Śakra,che disegna la sua sagoma sulla luna per ricordarlo a tutti, mentre nella versione cinese è la dea lunare Chang'è che lo trasporta sulla luna, dove Yuètù pesta l'elisir di lunga vita. Ancora oggi in Estremo Oriente il coniglio lunare viene intravisto e osservato sulla superficie del satellite per il fenomeno di pareidolia al plenilunio.

La mostra è accompagnata da Sinèddoche, una raccolta di poesie che Angela Maria Piga definisce “sonore”, dove la parola esprime un proprio ritmo coreografico mentale e musicale al contempo. La stessa prospettiva di “incompiutezza” ha spinto l’artista ad invertire i ruoli e intervistare lei stessa il critico Ludovico Pratesi, in una originale “intravista” inserita nella pubblicazione.

ANGELA MARIA PIGA
Scultrice di nazionalità italiana e svizzera, nasce nel 1968 a Roma dove attualmente vive e lavora. Si laurea in Letteratura Francese all'università La Sapienza. Oltre a scrivere narrativa (i romanzi "La sindrome di Salomone", "I re selvatici", il racconto "Il venditore di aria fritta" e la performance teatrale in francese "Motherless Wave"), poesia e articoli su arte per la stampa nazionale e straniera, lavora per quindici anni in una galleria specializzata nell'arte dell'Est Europeo. Fra le mostre a cui contribuisce: Henryk Stazewski, Gyula Július, Orna Ben- Ami, Realismo Socialista Russo, Augustinas Savickas, Horia Bernea, Miklós Erdély, Jaroslaw Kozakiewicz, Haluk Akakçe, János Sugár e Getulio Alviani. Dal 2015 al 2017 vive a Düsseldorf (Germania) dove inizia a realizzare sculture in ceramica e terracotta. A Roma prosegue la sua attività servendosi dello storico Forno Laboratorio Paolelli. Nel 2018 la prima personale alla galleria Maja Arte Contemporanea (Roma). Nel 2019 partecipa allacollettiva “Pezzi unici” alla Galleria Gallerati (Roma).

Angela Maria Piga
Sinèddoche
a cura di Daina Maja Titonel
29 aprile – 12 giugno 2021

LONG OPENING
Giovedì 29 aprile e Venerdì 30 aprile, ore 14-20
Si consiglia la prenotazione scrivendo a info@majartecontemporanea.com

ORARI MOSTRA
Martedì-Venerdì ore 15,30-19,30. Sabato ore 11-13 e 15-19. Altri orari su appuntamento

UFFICIO STAMPA
press@majartecontemporanea.com | 338 5005483

Maja Arte Contemporanea | via di Monserrato, 30 - 00186 Roma
+ 39 06 68804621 | + 39 338 5005483 | info@majartecontemporanea.com | www.majartecontemporanea.com orari: martedì - venerdì h. 15,30-19,30 | sabato h. 11-13 e 15-19 | altri orari su appuntamento

Cattedrali Urbane di Anna Rosati


Cattedrali Urbane di Anna Rosati indaga lo spazio della città, inteso come non luogo metaforico ove sono racchiusi elementi dall’identità sì definita da tradursi in tópoi concettuali, ripensati, trasformati, ripetuti mantenendo la propria unicità e mostrando le infinite possibilità di mutamento emblematico. L’artista agisce secondo i dettami di una ‘educazione sentimentale all’immagine’, in cui prospettive e visioni suggeriscono e si fondono per affezione o ‘invenzione’ nell’istante epifanico di rigenerazione visuale.

Cattedrali Urbane è allegoria della memoria, è un codice, è un archivio di effimera essenza che tenta, riuscendovi, di tracciare le coordinate di un tempo che non tornerà e che nella bellezza della creazione e della sua conversione trova ragion d’essere e di mutare così come muta l’anima, come mutano i sentimenti.’ 

La Galleria B4 è lieta di presentare la personale dell’artista Anna Rosati, ‘Cattedrali Urbane’, un viaggio fotografico nello spazio urbano di Bologna, trasformato secondo una prospettiva di filosofica ripetizione, metafora formale dell’osservazione del quotidiano attraverso l’architettura e la sua rimodulazione compositiva. Le opere, accompagnate da un testo critico di Azzurra Immediato, sveleranno un processo allegorico per immagine, grazie al quale ogni figurazione prodotta dalla fotografa ‘è diversa, unica; pur ripetendo il medesimo soggetto, a volte anche la medesima inquadratura, stravolgo l’idea di fotografia documentale concettuale, poiché questo vuole essere prima di tutto un racconto visivo che costringe, trasfigurandolo, a decifrare – attraverso un profondo coinvolgimento emotivo – il concetto stesso di ‘casa’, come forma originaria della memoria del luogo urbano.’ La mostra è, inoltre, parte del circuito ART CITY Bologna 2021 ed aperta al pubblico secondo le norme di sicurezza anti Covid19. 

ANNA ROSATI è visual artist, fotografa e graphic designer. Professionista dal ‘79, collaboratrice per alcuni anni di Fulvio Roiter, si dedica a reportagepubblicati su riviste d’eccellenza. Viaggia in Europa, America Latina, Asia, Stati Uniti, documentando per alcuni anni importanti progetti di cooperazione internazionale in Kenya, Tanzania, Guatemala e Marocco a cui seguiranno pubblicazioni e mostre. Laureata in cinematografia al DAMS - UniBo, ha poi conseguito due titoli di Alta Formazione,‘Docente e Carcere’ ed ‘Educazione estetica per la fruizione delle Arti e del Museo’. Nel 2013 dà vita a ‘RI-prendere© progetti di arte e fotografia’, laboratori condotti nell’Istituto Penale Minorile Siciliani di Bologna e, successivamente, a Imola, nel Montecatone Rehabilitation Institute, da cui la pubblicazione di un prestigioso volume fotografico presentato ad ArteFiera 2018 patrocinato dall’Università di Bologna. Nella sua attività di docente si soffermasulla multidisciplinarietà, unendo progetti di grafica che spaziano dalla storia dell’arte al legame trafilosofia, psicologia e fotografia. Si occupa di letture portfolio, laboratori di fotografia ed editoria. La sua ricerca fotografica, attenta ed appassionata, si focalizza su aspetti antropologici, sociali, concettuali. È stata pioniera del linguaggio iPhonographye mobile photo, nel 2017 Arcos - Museo di Arte Contemporanea Sannio di Benevento ha ospitato il suo progetto ‘Km 0 BolognaLondra’, con direzione artistica di Ferdinando Creta e cura scientifica di Azzurra Immediato, prima mostra istituzionale di soli scatti iPhoneesposta in un Museo in Italia. Sue personali sono state ospitate in sedi prestigiose, fra cui San Giorgio in Poggiale, Palazzo d’Accursio e Palazzo Gnudi a Bologna / Palazzo Clerici a Milano / Palazzo della Signoria a Jesi / Arcos, Museo Arte Contemporanea Sannio di Benevento. È socia AIRF - Associazione Italiana Reporters Fotografi e cofondatrice di Associazione Donne Fotografe – Italian Women Photographers’ Association. È presente nel volume ‘Le donne fotografe, dalla nascita della fotografia ad oggi’, P. Pulga, ed. Pendragon, Bologna 2017. Nel novembre 2020 espone alla GAM Galleria Arte Moderna di Torino, nell’ambito del progetto ‘Photo Action per Torino’, progetto di Guido Harari e Paolo Ranzani, catalogo a cura di Giovanna Calvenzi.


--- segue testo di Azzurra Immediato


Se la ripetizione esiste, essa esprime nello stesso tempo una singolarità contro il particolare, uno straordinario contro l’ordinario, una istantaneità contro la variazione, una eternità contro la permanenza. Sotto ogni aspetto, la ripetizione è la trasgressione. Essa pone in questione la legge, ne denuncia il carattere nominale o generale, a vantaggio di una realtà più profonda e più artistica.’ 
Gilles Deleuze 

La realtà più profonda e artistica che Cattedrali Urbane di Anna Rosati indaga è quella delineata dallo spazio della città, inteso come non luogo metaforico ove sono racchiusi elementi dall’identità sì definita da tradursi in tópoi concettuali, tali da poter essere ripensati, trasformati, ripetuti mantenendo il proprio valore di unicità e mostrando, piuttosto, le infinite possibilità di mutamento emblematico. Tuttavia, la Rosati agisce secondo i dettami di una ‘educazione sentimentale all’immagine’, nel cui ambito le prospettive, le visioni suggeriscono e si fondono per affezione che diviene ‘invenzione’ nell’istante epifanico di nuova fattura, di rigenerazione visuale. 

Cattedrali Urbane reca in sé l’eco di una sacralità laica che assurge ad icona del proprio osservare ed agire: un edificio bolognese la cui ripetizione fotografica non muta nulla nell’essenza del soggetto che si reitera pressoché all’infinito, in uno scatto quotidiano, da anni, mutando, però, nello spirito che è da esso contemplato. Cattedrali Urbane nasce nel 2014, allorquando il concetto di ripetizione era nell’oblio dell’ombra del successo dell’idea di variabilità ed individualità. Ecco, però, che l’artista e fotografa Anna Rosati, ha avviato un processo allegorico per immagine, grazie al quale ogni figurazione prodotta “è diversa, unica; pur ripetendo il medesimo soggetto, a volte anche la medesima inquadratura, stravolgo l’idea di fotografia documentale concettuale, poiché questo vuole essere prima di tutto un racconto visivo che costringe, trasfigurandolo, a decifrare – attraverso un profondo coinvolgimento emotivo – il concetto stesso di ‘casa’, come forma originaria della memoria del luogo urbano.” 

In tal modo, Cattedrali Urbane – il cui titolo rimanda al concetto ideale di architettura – esaurisce qualsivoglia intenzione reportagistica per attuare una ricerca dallo spettro più ampio e persino perturbante, che agisce mediante il tramite dell’archetipo, della forma indicale cui è affidato il ruolo principe di indice nello spazio cittadino, quello caro ma anche, d’un tratto, universale, riconoscibile per alcuni, immaginifico per altri. La sublimazione attuata da Anna Rosati provoca l’istituzione di un vero genere narrativo, la cui configurazione compositiva ricalca la gnoseologia ex ante la creazione, dando vita ad una spazialità inconscia che, seppur occupata imperituramente dal soggetto attoriale prescelto, ne dimostra la sua variabile di ‘probabilità’ filosofica. Ciò che la foto registra è la verità del cambiamento come invenzione successiva, processo nel quale interviene l’azione umana dell’artista. L’eco è duplice: alla prima invenzione umana, ovvero quella architettonica, ben fissa nello spazio urbano ed immutabile, Anna Rosati propone un contraltare, una nuova invenzione che scardina le certezze granitiche della pietra, del cemento, dello skyline urbano, per definirne una prospettiva d’affezione, di sempre nuova invenzione. Dunque Cattedrali Urbane pone una ulteriore questione, ossia quella di ‘critica sistematica al concetto di luogo e di centro’. Entrambi, infatti, dialogano ma in maniera del tutto inusuale ed inaspettata, generando una continua ripetizione e differenza del già noto, una replicazione che rovescia ed inverte l’immaginario sino ad interiorizzarsi dapprima nello sguardo e nell’obiettivo dell’artista, poi dell’osservatore delle opere, ed infine in quello del cittadino, il quale, d’improvviso, scoprirà trasformarsi il proprio spazio urbano, decennale, attraverso la metamorfosi dell’arte.In una simile proiezione dello spazio urbano e preesistente, l’artista si muove in esso come esploratrice di incredibili apparizioni, di inusitate trasfigurazioni, di disarticolate strutturazioni che traducono la forma precostituita in una evocativa primigenia emozionale. 

In tale limbo dei sensi e dell’inquadratura, l’edificio scelto da Anna Rosati, si propone all’astante come “Oggetto ‘sacro’ nelle permanenze della natura” per dirla ancora con Deleuze ed “assume valore simbolico” poiché “se la ripetizione è possibile, essa inerisce al miracolo piuttosto che alla legge.” In tal maniera lo sviluppo dell’edificio sacro, diviene laica cattedrale urbana, nella puntuale e sempiterna ripetizione e moltiplicazione. Lo sforzo che si chiede allo spettatore non è tale, bensì gli si chiede di osservare il mondo attraverso la forza dell’immagine, laddove la parola non arriva ma agiscono le sinapsi, la cui velocità si rispecchia nelle infinite immagini costruite dall’artista. Ciò accade perché la ripetizione, così come intesa da Anna Rosati per le sue Cattedrali Urbane, concerne ad una impermutabile singolarità, ugualmente insostituibile. I riflessi che Ella produce, gli echi, i doppi, i plurimi, le anime gemmate, non appartengono all’universo della somiglianza o dell’equivalenza, ciò in quanto non v’è possibilità di sostituzione per la propria anima. E se la ripetizione è possibile essa è inerente al miracolo più che alla legge. 

Cattedrali Urbane guarda e moltiplica, cristallizza, eterna l’essenza del soggetto rappresentato, secondo nuove armonie, nuovi ed impensabili equilibri, le cui ripetute differenze nell’eguaglianza sono a loro volta intrinsecamente essenziali. 

Anna Rosati, nel suo progetto avviato nel 2014 ed ancora in fieri, nonostante questa pubblicazione, rimanda alla tesi di Hume ed a quella che è stata definita la regola di discontinuità o istantaneità nella ripetizione, secondo cui “l’uno non appare senza che l’altro sia scomparso e questo vale anche per lo stato della materia come mens momentanea ma nel senso di contrazione, di sottrazione che, nella fotografia, genera, al contrario, un processo di trattenimento sensibile”. Ed è all’immagine sensibile che l’artista offre ruolo principe, dona visibilità laddove essa sarebbe destinata all’oblio di un mondo sempre di corsa. L’azione messa in atto dall’artista è composita e non si esaurisce nello scatto; ogni fotogramma, invero, è subissato di trasformazioni, di mutazioni in post produzione, di azioni volte a trasfigurare la foto originaria per creare alterità prospettiche e concettuali. Sovrapposizioni, eccessi di saturazione, ricostruzioni formali, cromie rimodulate, reinventate agiscono sino a generare alterazioni visive capaci di fondere e confondere numerosi elementi che, nella realtà, sono disgiunti o inesistenti, definendo un nuovo piano unico da osservare, o meglio, creando una sorta di illusione ottica nell’osservatore, illusione che, in qualità di apparato effimero, si lega alla storia dell’architettura. 

Ed allora, ci si chiederà, ‘Cattedrali Urbane è un progetto di fotografia d’architettura?’ No. ‘È un progetto di urbanistica?’ Neppure. 

È certamente un progetto ampio, complesso e non ancora terminato, in continua evoluzione, che si definisce per capitoli, come un racconto, tra i quali troviamo UMBRAE, EST, LUX, PARS COSTRUENS, CODEX, argini o soglie di definizione in grado di trovare appiglio nella mappa visiva creata dalla Rosati negli anni. Ogni capitolo ha una storia da raccontare, delineata dal profilo architettonico e dalla sua plurima metamorfosi, sì da rendere ‘la Cattedrale’ non ultimo grado del deserto ma elemento vivo metropolitano. Cattedrali Urbane è una allegoria della memoria, è un codice, è un archivio di effimera essenza che tenta, riuscendovi, di tracciare le coordinate di un tempo che non tornerà e che nella bellezza della creazione e della sua conversione trova ragion d’essere e di mutare così come muta l’anima, come mutano i sentimenti.
   


CATTEDRALI URBANE
ANNA ROSATI
a cura di Azzurra Immediato

Inizio Mostra mercoledi 21 aprile 2021 h 18
fino a sabato 29 maggio

GALLERIA B4
Via Vinazzetti 4/b,Bologna, martedì - sabato, 17-20, o su appuntamento
Catalogo in galleria

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