lunedì 28 giugno 2021

Stato Mentale





 L'associazione ArteVives aps è lieta di presentare la mostra personale dell'artista Pietro De Scisciolo, docente presso l'Accademia di Belle Arti di Foggia, nella splendida cornice di Palazzo Vives Frisari ( sito in via Ottavio Tupputi n.13 Bisceglie)

"Le sue sculture rappresentano oggetti, simboli e codici appartenenti all’ordinario della società dei consumi”
Scrive in catalogo una delle curatrici della mostra Michela Laporta "essi si configurano come reperti del contemporaneo, testimonianze di un tempo coevo a quello stesso attimo in cui vengono consunte da azioni e situazioni che scandiscono riti e ritmi del quotidiano".

BIOGRAFIA DELL'ARTISTA
Pietro De Scisciolo nasce a Terlizzi il 17 giugno 1967. Scopre e coltiva fin da subito la passione per la scultura frequentando il laboratorio artigiano del padre scalpellino, insieme agli studi d’arte di altri maestri locali. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Bari diplomandosi in scultura nel 1990, assecondando la sua inclinazione per il figurativo. Il contatto con la materia e la padronanza della tecnica ne determinano con convinzione la volontà di ritenersi e definirsi scultore piuttosto che artista. Vince numerosi concorsi e bandi per assegnazioni di opere d’arte ufficiali, sia religiose che istituzionali, e i suoi lavori sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private.
La sua ricerca estetica è un dicotomico equilibrio tra il ludico e il poetico, prediligendo una lavorazione e un uso dei materiali che si pongono in continuità con la tradizione. Un connubio di linguaggi con cui propone opere accattivanti per la loro efficacia e resa realistica, ironiche e provocatorie al tempo stesso. La tridimensionalità si traduce in interventi site-specific di carattere installativo e nei monumenti commissionati per piazze ed edifici pubblici, collocati anche oltre i confini regionali.
Ne consegue una fluida e autentica interazione delle strutture con l’ambiente naturale dei vari contesti territoriali, storici e sociali in cui si inseriscono. Come nel caso dell’Apulia Land Art Festival nel 2018 e del MACboat 2020 a Bisceglie. Dal 2012 è presente in molti Simposi Internazionali di Scultura.
Lavora presso il suo studio-laboratorio di Terlizzi e dal 2010 ad oggi è stato docente presso le Accademie di Belle Arti di Bari, Lecce, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria e attualmente ricopre il ruolo di docente di Plastica Ornamentale presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia.

Il Giorno 3 luglio 2021 alle ore 18:30 si terrà l'inaugurazione della mostra con l'intervento del Sindaco della città di Bisceglie Angelantonio Angarano, del Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Foggia Pietro Di Terlizzi, delle curatrici Michela Laporta e Caterina Carrozzo nonché dell'artista Pietro De Scisciolo.


𝗟𝗮 𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗿𝗿à 𝗮𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮 𝗮𝗹 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝟯 𝗹𝘂𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗮𝗹𝗹'𝟴 𝗮𝗴𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝘀𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟵 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝟮𝟭.
𝗘𝘃𝗲𝗻𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 𝘃𝗶𝘀𝗶𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗮 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 𝘀𝘂 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗼𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲.

𝗜𝗻𝗴𝗿𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗴𝗿𝗮𝘁𝘂𝗶𝘁𝗼.
𝗜𝗻𝗳𝗼 𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗼𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶:
𝗰𝗲𝗹: 𝟯𝟰𝟵𝟱𝟰𝟱𝟮𝟮𝟳𝟬, 𝟯𝟰𝟮𝟯𝟱𝟬𝟰𝟱𝟬𝟯
𝗺𝗮𝗶𝗹: 𝗮𝗿𝘁𝗲𝘃𝗶𝘃𝗲𝘀.𝗶𝗻𝗳𝗼@𝗴𝗺𝗮𝗶𝗹.𝗰𝗼𝗺

Candies di Matteo Coluccia per Toast Project Space


Continua la programmazione di TOAST Project Space, lo spazio indipendente nato nell'ex casotto della portineria di Manifattura Tabacchi, con l’inaugurazione di Candies, la personale di Matteo Coluccia a cura di Stefano Giuri e Gabriele Tosi, accessibile e visitabile dal pubblico dal Giardino della Ciminiera.

Il titolo dolciario “Candies” è l’appellativo metaforico di particolari ‘performer’ che agiscono nello spazio di Toast dando vita a una danza fatta di salti e scie colorate, tra spettacolo e presagio. L’artista visivo Matteo Coluccia lascia all’esperienza visiva e artistica del visitatore la sorpresa di scoprire di cosa si tratti. 

Il suo lavoro performativo permette di ricreare, all’interno dello spazio di Toast, un equilibrio naturale che non fa che confermare come non esistano ecosistemi in cui nulla cambia. Le particolari performer dell’opera, vivendo insieme, smettono di comportarsi come individui singoli diventando un vero e proprio “sciame” che interagisce con l’ambiente circostante.

L’opera trasforma lo spazio in un’immagine immutabile e artefatta, cancellando con cura quotidiana ogni segno di cambiamento. Il modello di bellezza sospesa, eterea e pulita così ricercato contrasta con la cattività e la distruzione, qualità che meglio descrivono quanto avviene davvero nelle quinte di Toast.

Candies, Matteo Coluccia
a cura di Stefano Giuri e Gabriele Tosi
Toast Project Space
Fino al 22.07.2021

Manifattura Tabacchi | Via delle Cascine 35, Firenze

Dal lunedì alla domenica 10:00-00:00
Per appuntamenti: info@toastproject.space


Matteo Coluccia (Neviano, Lecce, 1992) è un artista visivo. Utilizza media tradizionali in una versione ambigua e meccanizzata. Dal 2020 conduce assieme a Chiara Camellina, Luigi Presicce e Gabriele Tosi il progetto espositivo off-site Polka Puttana. Tra le sue mostre recenti: Primo Vere, a cura di Sergio Risaliti, Galleria Il Ponte, Firenze, 2021 / Piton de la Fournaise, Spazio Su, Lecce, 2020 / Studiovisit rewind, a cura di Pietro Gaglianò e Serena Trinchero, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2019 / La Cura, a cura di Sergio Risaliti, Manifattura Tabacchi, Firenze, 2019 / Fare un’immagine di tanto in tanto, a cura di Gabriele Tosi, Localedue, Bologna, 2018 / This is the end, a cura di Elena Magini, Centro Pecci, Prato, 2017.

TOAST Project Space è uno spazio indipendente aperto al confronto e alla sperimentazione delle pratiche artistiche contemporanee. Fondato nel 2019 dall’artista Stefano Giuri nell’ex casotto della portineria di Manifattura Tabacchi a Firenze, l'attività dello spazio prevede mostre bimestrali, dove gli artisti sono invitati a produrre un progetto “site specific”. TOAST Project Space ha preso vita durante le Residenze d’Artista promosse da Manifattura Tabacchi.


Ufficio Stampa Manifattura Tabacchi - Noesis
Elisa Puletto: elisa.puletto@noesis.net; tel. 327.0736315
Carolina Natoli: carolina.natoli-ext@noesis.net ; tel. 349.7634418
Giulia Ceriani: giulia.ceriani@noesis.net ; tel. 389.4279419
Chiara Sestili: chiara.sestili@noesis.net

giovedì 24 giugno 2021

PAC Porto D’Arte Contemporanea: Ilaria Abbiento | Gabriele Di Matteo

Ilaria Abbiento, Acquario 2021 | particolare opera / installazione


Sabato 3 luglio 2021 alle ore 19.00, sarà inaugurata la VII Edizione del PAC Porto D’Arte Contemporanea - ad Acciaroli - Pollica - con le mostre degli artst Ilaria Abbiento e Gabriele Di Matteo - a cura di Valentna Rippa e Massimo Sgroi. Il progetto, con la Direzione Artistica di Valerio Falcone e sostenuto dal Sindaco di Pollica Stefano Pisani – gode del Matronato del Museo Madre - Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli e il Patrocinio della Fondazione Plart, della Regione Campania, della Provincia di Salerno e del Comune di Pollica.

Il Porto d’Arte Contemporanea ad Acciaroli è il primo di questo genere in Europa. È un progetto innovativo che nasce nel 2015 da un'idea di Valerio Falcone e si basa sul rapporto fra l’identità storica del luogo, Acciaroli - Pollica, e, più in generale, l’area del Mediterraneo, e la relazione che essa ha con le altre culture e le filosofie artistiche contemporanee, riscoprendo la centralità della cultura mediterranea all’interno del mondo occidentale. Questa forma abbastanza anomala di Museo di Arte Contemporanea, un Museo “diffuso” a cielo aperto, ha come finalità quella di promuovere le forze creative dell' area campana e di quella mediterranea che la accoglie. Proprio per la particolarità di questo progetto, infatti, il Porto d’Arte Contemporanea ambisce ad essere il punto di riferimento artistico-culturale dell'Area del Mediterraneo facendo da rete di collegamento creativa in questa zona geografica. Intorno al Porto d’Arte Contemporanea si sono alternati e ruoteranno molti dei più grandi artisti, critici, galleristi ed intellettuali di fama mondiale che conferiranno a questo progetto uno status ed una dimensione di elevato spessore internazionale.

Dal 2015 ad oggi hanno preso parte al progetto gli artisti Lello Lopez, Riccardo Dalisi, Angelomichele Risi, Sergio Fermariello, Vincenzo Rusciano, Bianco-Valente, Eugenio Giliberti, Miltos Manetas,  Matteo Fraterno, Franco Silvestro, Sasà Giusto, Federica Limongelli, Gino Quinto, Gabriele Di Matteo, Ilaria Abbiento.

Ilaria Abbiento è un’artista visiva partenopea. La sua ricerca, incentrata sul tema del mare, parte da una profonda immersione introspettiva per costruire una narrazione poetica che indaga il suo oceano interiore. L’artista, che si esprime essenzialmente attraverso la fotografia, elabora le sue opere adoperando elementi materici in relazione alle immagini, costellate talvolta da testi poetici e letterari, studia installazioni site-specific e lavora anche con il video. La sua pratica artistica esplora il paesaggio, rivela geografie di pensiero, cartografie immaginarie da cui emergono le isole del suo arcipelago interno. Il suo studio è un osservatorio sul mare, elemento fluido e allegorico dell’esistenza, di cui ne osserva movimento, mutamento, tempera e temperatura. Nel mare si perde continuamente per ritrovarsi. Le sue opere sono state esposte in molte Gallerie d’Arte e Musei sia in Italia che all’estero, in fiere d’arte come Artissima e ArtVerona e alcune fanno parte di Collezioni d’Arte Contemporanea. Attualmente l’artista è rappresentata da Claudio Composti Direttore Artistico di mc2gallery di Milano e Beatrice Burati Anderson Art Gallery di Venezia.

Acquario - testo di Valentna Rippa per Ilaria Abbiento: 
È tutto nell’empatia che riempie il cosmo, riesce a carpirla solo chi è attento all’alchimia dei raggi luminosi, delle costellazioni e dei marosi. In fotografia entrano in gioco processi che coinvolgono l’argento e la luce, nella sfera spirituale accade qualcosa di simile. Di Ilaria Abbiento, artista, amica e contemplatrice solitaria mi ha sempre colpito il totale abbandono e l’amore nei confronti di un unico elemento: il suo mare. Mare che è specchio e cura, luogo prescelto per cogliere e raccontare il manifestarsi della spiritualità. Riporta al pensiero orientale il dialogo costante e silenzioso tra Ilaria-Artista e le altre entità viventi che si spartiscono il mondo: cielo terra - montagne acque. La sua ricerca è un invito alla fusione dei contrari, all’ apertura e al cambiamento. Il suo segreto sta nell’osservare da molto vicino per entrare in simbiosi con la sostanza delle cose al punto in cui si confondono il dentro e il fuori. Per un’artista come Ilaria non conta sempre l’inusuale; il mistero è da ricercare, in quell’ unico elemento, immergendosi totalmente, lasciandosi coinvolgere, leggendone i cambiamenti minimi e impercettibili per farli propri. In questa connessione tra stati d’animo, cielo stellato e immensità del mare, in questa capacità di intravedere un’infinitezza universale, risiede la profondità di Ilaria Abbiento e di tutta la sua ricerca non solo fotografica. La mostra, concepita per lo spazio intimo del Pac (Primo Porto d’arte contemporanea), è un invito ad immergersi nell’acquario emozionale di un’artista che apre a visioni straordinarie, al lirismo, alla poesia, alla contemplazione. Immagini ed elementi senza tempo, dove la presenza umana, si lascia intuire solo attraverso una piccola installazione di reperti simbolici, alcuni appartenuti all’artista, altri no, questo non conta. Quello che conta è lasciarsi andare al fluire delle cose, alla stregua del mare che insieme alle stelle marine, restituisce un senso totale di libertà e bellezza.


Gabriele Di Matteo è nato nel 1957 a Torre del Greco. Vive e lavora a Milano. Mostre personali gli sono state dedicate dal MAMCO (Musée Art Moderne e Contemporain), Ginevra; Frac Bretagne Museum, Rennes; Le Gran Cafè, Saint-Nazaire, Frac Limousin, Limoges; Handel street Project, Londra; Frac Languedoc Roussillon Montpellier; ACCA (Australian Center for Contemporary Art), Melbourne; Avi Keitelman Gallery, Bruxelles e FL Gallery, Milano. Ha partecipato a important collettive, tra le quali Seconde Main, Musèe d’ Art Moderne de la Ville de Paris, Parigi; The Global Contemporary. Art Worlds afer 1989, ZKM (Zentrum für Kunst und Medientechnologie), Karlsruhe; Nouvelles Impressions de Raymond Russel, Palais de Tokio, Parigi, Ok Okay, Swiss Insttute, New York; Okay Ok, Gray Art Gallery, New York, Napoli Anno 0, Castel Sant Elmo, Napoli; La Biannale di Tirana; La Biennale di Melbourne; Il Dono, Palazzo delle Papesse, Siena; Due o tre cose che so di loro, P.A.C., Milano; Photopeintries, Casino Luxembourg; Traditon & Innovaton, Natonal Museum of Contemporary Art, Seul; Procréaton, Centre d'Art Contemporain, Fribourg. Nel 1989 ha vinto il premio Saatchi&Saatchi e Gilda Williams lo ha inserito fra i 114 pitori contemporanei che compongono l'antologia Vitamin P. New Prespectves in Paintng (Phaidon Press, Londra).


testo di Massimo Sgroi per Gabriele Di Matteo:
Nel rappresentare la pittura commerciale come “altro da sé” e non come oggettualizzazione di un’opera, Gabriele Di Matteo compie una operazione che richiama alla memoria Roland Barthes; il suo film che racconta la creazione di quadri funzionali alla festa della Madonna dell’Arco del lunedì Albis, solo apparentemente ricade in una struttura del racconto. In realtà l’artista napoletano non ha bisogno di rappresentare la storia in quanto tale, piuttosto il suo intreccio narrativo sottintende quella che, appunto Barthes, definisce “nozione di differenza”. E, quindi, il sentire la tensione religiosa (per giunta di origine pagana) e la compresenza della filosofia demoantropologica dell’evento si traducono, attraverso il film, in un sentire oggettivo: il “si sente” che non è affatto il soggettivo “io sento”. Raccontare la storia di una devozione che è basata, però, sul lavoro commerciale di pittori come Salvatore ‘a mimosa è come narrare una storia per immagini cinematografiche senza guardare nell’obiettivo della videocamera; è come eliminare la rappresentazione dell’evento antropologico identificandosi totalmente con ciò che accade. Gabriele Di Matteo non usa il pittore commerciale, il falsario di opere cinesi (un suo meraviglioso doppio falso) o il paesaggista dell’ottocento napoletano, lui è tutti questi, quasi come se fosse il gallerista di immagini non viste. In questo film egli distrugge i contorni dell’opera come della storia; al racconto di una cristiano/pagana devozione sovrappone l’idea che l’opera d’arte straripa dai suoi contorni poiché non può restare rinchiusa nella sua forma. In fondo è rimasto: Il ragazzo che tirò la pietra.



PAC Porto D’Arte Contemporanea
03.07 | 10.09.2021
Ilaria Abbiento | Gabriele Di Matteo

Sabato 3 luglio 2021 alle ore 19.00
sarà inaugurata la VII Edizione del PAC Porto D’Arte Contemporanea
ad Acciaroli, Pollica con le mostre degli

artisti
Ilaria Abbiento e Gabriele Di Matteo
a cura di Valentina Rippa e Massimo Sgroi

Sergio Lombardo - Dai Quadri ai Superquadri 1961 - 1966


1/9unosunove è lieta di annunciare l’apertura della mostra "Dai Quadri ai Superquadri 1961-1966" di Sergio Lombardo (Roma, 1939).

Questo nuovo progetto espositivo intende raccontare un periodo di cruciale importanza per la carriera dell’Artista e porsi in continuità con la prima esposizione monografica a lui dedicata negli spazi della Galleria nel 2016, che analizzava la produzione di Monocromi tra il 1958 e il 1961.

Nella prima metà degli anni Sessanta del secolo scorso Sergio Lombardo, poco più che ventenne, è già uno dei protagonisti della scena artistica romana e nazionale. La Capitale italiana si trova ad essere un importante crocevia delle esperienze artistiche internazionali e Lombardo intuisce che l’avanguardia europea può trovare a Roma uno dei suoi avamposti: egli riconosce infatti, nel gruppo degli Artisti di Piazza del Popolo di cui faceva parte, le istanze fondamentali per una rivoluzione del linguaggio pittorico e se ne fa portavoce e propugnatore. Questa riflessione, su cui è possibile trovare un dettagliato approfondimento nell’intervista all'Artista a cura di Francesca Pola, porterà Lombardo a operare una scelta radicale: abbandonare la pittura contemplativa per entrare nelle ancor più straordinarie potenzialità partecipative della "super-pittura”, in quello che da lì a poco sarebbe diventato il substrato di una vera e propria teoria avanguardista, l’Eventualismo.

La mostra raccoglie un'importante selezione di opere su tela delle serie dei Gesti Tipici e degli Uomini Politici Colorati (1961-1964), per poi focalizzarsi sul biennio 1965-1966, con diversi progetti sperimentali su carta (come quelli relativi alle Strisce Extra) e, soprattutto, con i Superquadri, di cui si presentano sia i progetti su carta che le realizzazioni tridimensionali. Il percorso espositivo si chiude con i Punti Extra del 1966, che prefigurano già le nuove e radicali installazioni ambientali a cui Lombardo si dedicherà fino all’inizio degli anni Settanta.



Dai Quadri ai Superquadri
in Astinenza Espressiva 

Intervista a Sergio Lombardo
di Francesca Pola 

F.P. - Vorrei partire dal titolo di questa mostra: "Dai Quadri ai Superquadri. 1961-1966". In un brevissimo arco di tempo, giovanissimo, in quegli anni bruci le tappe di una ricerca veramente articolata, proponendo opere anche molto diverse tra loro, che spaziano dalla rimeditazione dell’immagine mediatica contemporanea, con i Gesti Tipici e gli Uomini Politici Colorati, a lavori dal carattere più spiccatamente geometrico e minimale, con i Superquadri nelle loro diverse declinazioni. Quali sono gli aspetti di continuità e di differenza che vedi nel tuo lavoro tra questi diversi cicli? 

S.L. - Alla fine degli anni Cinquanta avevo proposto i primi Monocromi, opere senza forma, senza colore, senza composizione e senza rappresentazione, che negavano ogni contenuto autoriale per spostare l'attenzione sul pubblico, sulla sua realtà esistenziale, sulle sue complesse “reazioni” di fronte al non-essere dell'opera. Dal 1961 ho cercato di rinforzare questa relazione estetica mettendo il pubblico davanti a ombre gigantesche che incombevano minacciosamente su di lui stimolando direttamente la sua percezione latente, inconscia e involontaria. Anche i Gesti Tipici, come i Monocromi, erano privi di contenuto. Poco dopo, nel giugno 1963, ho esposto gli Uomini Politici Colorati, anch'essi sovradimensionati e anch'essi deprivati di contenuto poetico, trattandosi di semplici mappe di volti noti verniciate a tre o quattro colori. L'impatto di questi stimoli visivi senza contenuto provocò reazioni irreversibili nell'ambiente artistico romano. Cesare Vivaldi scrisse: “Sergio Lombardo apparve due o tre anni fa in una mostra alla Tartaruga di Roma...Le sue sagome nere su fondo bianco ebbero un considerevole effetto di shock sulla giovane pittura romana” (Vivaldi C.1965 La Giovane Scuola di Roma. Collage, n.5, settembre, Denaro Editore, Palermo). [...] scarica l'intervista completa

Sergio Lombardo
Dai Quadri ai Superquadri
1961 - 1966

Inaugurazione
giovedì, 24 Giugno, 2021
14 - 20


1/9unosunove
arte contemporanea

via degli specchi, 20
00186 roma
t. 06 9761 3696

gallery@unosunove.com
www.unosunove.com


pubblica:

mercoledì 23 giugno 2021

Marcello in presenza, mostra finale del progetto 'Fare Arte Contemporanea'

Vanessa Davini VD GRAZIE

Inaugura sabato 26 giugno alle 17:00 Marcello in presenza la mostra finale del progetto Fare Arte Contemporanea, a cura di Estuario, negli spazi di Officina Giovani a Prato. 

Sono 26 i ragazzi tra i 18 e i 28 anni che hanno partecipato al laboratorio teorico e pratico a cura di Estuario Fare Arte Contemporanea, realizzato all’interno del Progetto Giovani Talenti - Arte, Design e Impresa finanziato dalla Presidenza Consiglio dei Ministri, e promosso dall’Associazione Luigi Pecci, Comune di Prato e Università di Firenze/Dipartimento di Architettura DIDA.

Tutte le lezioni del laboratorio si sono svolte a distanza e su piattaforme online. I temi trattati hanno vagliato i vari aspetti del “fare arte contemporanea”: dall’ideazione, alla realizzazione e alla comunicazione dell’arte, durante le quali sono stati esaminati i processi creativi, i fattori concettuali e pratici nella definizione di un’opera d’arte e di una mostra, il funzionamento attuale del sistema artistico, l’organizzazione e la promozione degli eventi e la presentazione del proprio lavoro.

Il titolo Marcello in presenza nasce da un confronto aperto, in cui attraverso l’analisi delle dinamiche del gioco, del paradosso e dei processi collettivi, un fraintendimento linguistico si è trasformato in un pretesto creativo. Un gioco di parole ma soprattutto una necessità: incontrarsi, fare qualcosa insieme, condividere uno spazio e dare forma a un progetto collettivo.
Marcello è in presenza anche se è figlio della DAD, di jitsi meet, di internet, ma soprattutto di giovani menti artistiche. E Marcello è nato proprio per questo: per sviare allo stato di isolamento vissuto da ognuno di noi, con il desiderio di un ritorno in presenza.

Gli studenti del corso si sono suddivisi secondo le proprie inclinazioni. Alcuni di loro hanno lavorato alla mostra come curatori: Cristoforo Lippi, Saverio Osso, Viola Pierozzi e Matilde Toni,mentreLeonardo Cortiha affiancato la docente di grafica Dania Menafra nella realizzazione della comunicazione.

Nelle celle frigo di Officina Giovani e in alcuni spazi esterni e diffusi sono visibili le opere di:Giuseppe Amorim Esposito, Carolina Cappelli, Sofia Cassina, Linda Cipriani, Nicoletta Crapuzzi, Fiamma D'Auria, Vanessa Davini, Gaia Gentilotti, Sara Grandi, Jiaying Li, Lisha Liang, Gemma Mazzotti, Lavinia Nuti, Vale Palmi, Tommasi Patacchini, Elisa Pietracito, Alice Risaliti, MUZ (Samuel Rosi), Gianluca Tramonti, Flavia Tritto, Ilenia Zingarelli.

Gli artisti portano una serie di lavori coerenti con la propria ricerca e realizzati appositamente per il progetto in cui il processo inverso della scelta del titolo come primo step ha aperto una serie indefinita di possibilità interpretative. 



Marcello è un invito alla collettività a riunirsi per incontrarlo, ma senza la certezza che possa essere davvero trovato. Marcello è tutto ciò che tu vuoi che sia, ciò che vedi e ciò che pensi, ma può anche diventare il tuo incubo peggiore, da cui vuoi prendere le distanze e la cui presenza ti spaventa. Marcello è un’occasione d’incontro, è l’inizio e la fine di tutto, è al contempo opera d’arte e spettatore ipotetico.

Estuario è una delle realtà presenti negli spazi di Officina Giovani a Prato, che dal 2019, anno di inizio residenza nel citato spazio, ha proposto laboratori sia in loco che nelle scuole pratesi e ha organizzato una serie di talk, incontri e mostre sulle arti visive contemporanee.

L’idea del laboratorio Fare Arte Contemporaneaè stata quella di fornire strumenti atti a sollevare un pensiero critico e a intraprendere un percorso consapevole in quelle che sono le professioni dell’arte contemporanea, tramite una pedagogia dialogica e rizomatica, e allo stesso tempo costruire un progetto collettivo che ne formalizzi gli esiti. 

L’immagine grafica di Marcello in presenza, i cui aspetti morfologici sono parte stessa del processo comunicativo e di esegesi, è frutto di una collaborazione tra i ragazzi del corso e i docenti a cui è stato chiesto di realizzare una personale versione di “Marcello”, conferendole tramite questo processo partecipativo e collettivo, una prospettiva dai risvolti polisemantici.

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Estuario project space è un progetto di: Marina Arienzale, Serena Becagli, Francesca Biagini, Roberto Fassone, Matteo Innocenti, Dania Menafra, Enrico Vezzi, Virginia Zanetti. Estuario project space è uno spazio di condivisione e dialogo prima ancora di definirsi come luogo fisico. Si trova a Prato, ad Officina Giovani, Prato, a seguito di un bando per residenze creative del Comune di Prato.

 


Marcello in presenza

A Officina Giovani la mostra collettiva, in presenza, degli artisti che hanno partecipato al laboratorio Fare Arte Contemporanea
a cura di Estuario project space

Inaugurazione sabato 26 giugno ore 17:00
Dal 26 giugno al 7 luglio
Aperto tutti i giorni dalle 17:00 alle 20:00 o su appuntamento.
Ex Celle Frigo - Officina Giovani. Piazza dei Macelli 4, Prato


Estuario project space
c/o Officina Giovani
piazza dei Macelli 4, Prato
estuario.info@gmail.com
http://estuario.space/
www.facebook.com/estuarioprojectspace
instagram.com/estuario_projectspace/

martedì 22 giugno 2021

Voyage / Voyage a Spazio In Situ

Thomas Wattebled, SHIFT prélude (2019) impression blu back sur dibond


Spazio In Situ presenta Voyage/Voyage

Artisti:
Bertille Bak / Simone Cametti / Giovanni De Cataldo / Luca Grimaldi / Pierluigi Fabrizio /Martin Jakob/ Daniel Ruggiero / ThomasWattebled

A cura di Porter Ducrist

Arrivati alla conclusione di questa stagione, che possiamo definire movimentata, Spazio In Situ ha deciso di far dialogare artisti della scena romana e italiana, con artisti provenienti dall'estero. Attraverso una selezione di opere d’arte che affrontano il tema del viaggio, il curatore P. Ducrist, ha costruito  un percorso espositivo per raccontare il suo concetto di estetica artistica contemporanea, dove emergono in modo concreto, i relitti dei concetti sviluppati dal movimento romantico. Nessun luogo migliore di Roma quindi, città centrale del Grand Tour ottocentesco, come destinazione per accogliere e catalizzare tale pensiero. In questo contesto, il luogo scelto, aggiunge a Voyage / Voyage una lettura primordiale, che obbliga lo spettatore a riflettere sulla trasposizione contemporanea del turismo, sulla sua massificazione e, viste le attuali circostanze, sul suo completo annullamento. Il viaggio è sicuramente il punto di partenza di una riflessione che il curatore propone al pubblico dell'artist-run space di Tor Bella Monaca, cercando da lì, di porre l’attenzione sulle numerose problematiche dell’arte odierna. Dall'azione di viaggiare, a quella di trasportare, la mostra si sviluppa nello spazio espositivo, riportando lo spettatore nella sua quotidianità, riprendendo qua e là frammenti ridondanti della tematica trattata, e trovando sempre un ammiccamento ai soggetti classici della storia dell’arte.

In definitiva la mostra non vuole prendere una posizione specifica e univoca, bensì cerca di aprire piste che rimandino al concetto nelle sue forme, mettendo in primo piano la complessità di questa questione, con lo scopo di offrirne al pubblico romano una visione ampia e deteroclita.

Quando si intraprende un viaggio, c'è sempre un punto di partenza e un punto di arrivo, ma è nel mezzo che si scrive il racconto, con le tappe importanti, con le soste necessarie, con gli incontri fortuiti, senza dimenticare il mezzo di trasporto. Quando si decide di partire, si decide di intraprendere un percorso, una storia che, Voyage / Voyage, ha deciso di raccontarvi.


Patrocinato da:
Ambasciata Svizzera in Italia
Istituto Svizzero di Roma
Institut Français
Canton de Vaud
Republique et Canton de Neuchatel
Ville de Lausanne
Le Canton du Valais encourage la culture
Teknexpress


Voyage/Voyage

Artisti:
Bertille Bak / Simone Cametti / Giovanni De Cataldo / Luca Grimaldi / Pierluigi Fabrizio /Martin Jakob/ Daniel Ruggiero / ThomasWattebled

A cura d iPorter Ducrist

dal 26 giugno al 16 ottobre 2021

inaugurazione il 26 giugno 

SpazioInSituVia San Biagio Platani, 7

dalle11.00 alle 20.00  00133Roma

insitu.roma@gmail.com


 

 

MOCA - Monsano Contemporary Art Feast


Il Comune di Monsano, in collaborazione con il TOMAV – Torre Moresco Arte Contemporanea è lieto di annunciare la prima edizione del Monsano Contemporary Art Feast che si terrà in vari luoghi del centro abitato dal 26 giugno al 01 agosto 2021.

Scandito secondo un metodo che pone al centro dell’attenzione lo spazio in comune, il Monsano Contemporary Art Feast offre un doppio itinerario che si snoda tra gli spazi all’aperto e al chiuso per dar vita a un circuito in cui l’arte dialoga con l’abitare, con la comunità. Se infatti all’aperto il pubblico ha modo di imbattersi piacevolmente in tre installazioni effimere di Paola Tassetti, organizzate come preziose e vibranti DisseminAzioni in Piazza dei Caduti, nei Giardini di Piazza Mazzini, nel Parco di via XXV Aprile, tre esposizioni al chiuso portano a seguire una articolazione triangolare di eventi e a ripensare e riconsiderare gli spazi sotto la luce dell’artisticità diffusa. Come colui che nove coseassaggia nelle caratteristiche e fatiscenti ex cucine del Castello con opere di Deborah Napolitano,Giorgia Mascitti, Laura Paoletti e Iacopo Pinelli, Imago ergo sum, installazione ambientale concepita da Matteo Costanzo per gli spazi del Santuario Santa Maria fuori Monsano, Past and Present nell’ampia e unica navata della Chiesa di Santa Maria degli Aròli con sculture di Marco Cingolani eAdo Brandimarte, sono punti di un discorso intimo in cui è possibile trovare una piacevole alternanza di stupore e lucidità, di scoperta e di smarrimento, di sogno e storia.

Un momento più strettamente riflessivo, accanto a quello delle mostre, è caratterizzato dal palinsesto L’arte contemporanea a portata di mano, percorso didattico che si propone di rileggere alcuni nuclei dell’arte e di avvicinare il pubblico di ogni ordine e grado all’attualità con una serie di conferenze aperte (con Giulia Perugini, Maria Letizia Paiato, Lamberto Pignotti, Maria Vittoria Pinotti e Antonello Tolve) durante le quali sarà offerto un percorso sul presente e sulle presenze che popolano il mondo dell’arte e la sua storia.

Orari visita sedi espositive:
venerdì 18:00 - 20:00
sabato e domenica 18:00 - 20:30

Informazioni per la stampa:


MOCA | Monsano Contemporary Art
Existense is Co-Existence
a cura di Antonello Tolve
26 giugno / 01 agosto 2021
info e contatti | +39 0731 61931


MOCA
Monsano Contemporary Art Feast
existence is co-existence

direzione artistica di Andrea Giusti
a cura di Antonello Tolve

opening sabato 26 giugno 2021 ore 18:00
26 giugno - 1 agosto 2021


UFFICIO STAMPA/PRESS OFFICE:
RP//PRESS - press@rp-press.it
Marcella Russo - M. Letizia Paiato
349 3999037 - 348 3556821

venerdì 18 giugno 2021

DIALOGHI: PINO PASCALI/GINO MAROTTA

Installation view. ph. Marino Colucci

Inaugura il 2 luglio alle 18,30 presso la Fondazione Pino Pascali la mostra Dialoghi: Pino Pascali/Gino Marotta. Artifici Naturali, a cura di Rosalba Branà e Lorenzo Canova, un confronto incontro tra due protagonisti del rinnovamento dell’arte italiana e internazionale negli anni Sessanta. 

Coetanei – erano nati entrambi nel 1935 – i due artisti erano accomunati da un legame di amicizia fatto di affinità poetiche e di visione. Entrambi attivi nel fervido contesto delle neoavanguardie romane, Pascali e Marotta rappresentano due personalità centrali all’interno di quelle ricerche che, partendo dall’utilizzo dei nuovi materiali del mondo contemporaneo, hanno dato vita a una nuova idea dell’opera d’arte e del suo rapporto con lo spettatore, attraverso lo sconfinamento e l’immersività dell’arte ambientale, alla quale i due artisti hanno dato contributi basilari e ancora attualissimi. Interesse per i nuovi materiali offerti dal mondo industriale e, in contrasto, il ritorno continuo alla natura, la contaminazione con i settori della scenografia e della pubblicità, della televisione e del cinema, nei quali entrambi sono stati attivi.

Scrive in catalogo Branà “Pino Pascali (1935-1968) e Gino Marotta (1935-2012), vivono appieno il clima artistico degli Anni Sessanta e contribuiscono a sostanziali cambiamenti in campo espressivo-linguistico, figli entrambi di una nuova cultura nella quale confluivano istanze della cultura agraria e della crescente civiltà industriale. La mostra intende creare un dialogo visivo che evidenzia analogie e differenze entro le quali gli artisti hanno operato, dando spazio ad una istanza di libertà creativa fuori dagli schemi”. I due autori hanno tracciato un percorso di ricerca esponendo entrambi in mostre fondamentali come Lo Spazio dell’Immagine a Foligno (1967) e 4 artistes italiens plus que nature del 1969, la celebre mostra parigina di cui Pino Pascali è stato protagonista insieme a Marotta (con Mario Ceroli e Jannis Kounellis), nonostante fosse tragicamente scomparso l’anno precedente. 

Pascali e Marotta sono due protagonisti dell’arte italiana e internazionale degli anni Sessanta, due ragazzi legati dall’amicizia, dalla nascita nello stesso anno e dalla provenienza da due città del sud di due regioni confinanti, due sperimentatori di nuovi linguaggi e nuove forme espressive, due innovatori capaci di sconfinare in modo fecondo in campi diversi come la pubblicità, l’architettura, il teatro e la televisione mantenendo salde le caratteristiche specifiche dalla loro visione”, spiega nel suo testo Lorenzo Canova. L’incontro negli spazi della Fondazione Pascali si esplica in un percorso organizzato in più sezioni, che raccontano la relazione tra tensione modulare, finzione, sperimentazione e tema del paesaggio, attraverso le opere Albero del Paradiso, Oasi d’Ombra, Natura Modulare, Paesaggio Artificiale, per citarne solo alcune tra quelle in mostra, dal 1964 al 1973. I Cinque Bachi da setola e un bozzolo di Pino Pascali dialogano con le Ninfee (arancio, verde acido e nere) illuminate al neon di Marotta, in un tripudio tra natura, invenzione e artificialità.

Con questa mostra, la Fondazione Pino Pascali prosegue nel suo percorso di indagine storico critica che pone l’opera di Pascali a confronto con quella di altri maestri, non necessariamente coevi, in un gioco di rimandi, visioni poetiche, afflati comuni. Nell’ambito di questo ciclo dei Dialoghi, ideato dalla direttrice del Museo Pascali, Rosalba Branà, si sono svolte negli scorsi anni le mostre “Pino Pascali e Luigi Ghirri”,“Pascali Bonalumi Castellani Fontana Manzoni”, “Pino Pascali e Claudio Cintoli”.

La mostra inaugurerà venerdì 2 luglio alle 18,30 e sarà visitabile fino al 17 ottobre 2021 nel rispetto delle normative vigenti anti Covid-19.

In occasione dell’apertura sarà visitabile anche l’opera 32 Metri Quadri di Mare (Mediterraneo) di Nicola Guastamacchia, “opera selezionata dall’avviso pubblico Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere | Sezione Under 35 – Over 35 – Dante (MAECI-DGSP/MiC-DGCC)”. Il progetto prende ispirazione da 32 Metri Quadri di Mare Circa (1967) di Pino Pascali e riflette sull’impossibilità, al giorno d’oggi, di immaginare e rappresentare il Mar Mediterraneo senza considerare la sanguinosa crisi migratoria di cui è scenario. Appropriandosi del titolo e del formato dell’opera di Pascali con alcune variazioni, l’installazione consiste in 27 vasche quadrate di acciaio – tante quanti i paesi membri dell’UE – contenenti acqua colorata con diverse concentrazioni di pigmento rosso. L’anilina, il colorante azzurro usato da Pascali per tingere l’acqua, si ossida spontaneamente nel tempo dando luogo a colorazioni rosso-bruno. Tale effetto collaterale diventa il pretesto per riflettere su come noi, europei contemporanei, immaginiamo il nostro mare e se sia possibile separarne il pensiero da quello del sangue dei tanti migranti dispersi.

Dopo un tour di un anno in Italia e all’estero in sedi espositive istituzionali e Istituti italiani di Cultura, l'opera entrerà a far parte della collezione permanente della Fondazione Pino Pascali.
FONDAZIONE PINO PASCALI
DIALOGHI: PINO PASCALI/GINO MAROTTA
2 luglio 2021 ore 18,30


In occasione della apertura della mostra sarà presentata anche 32 Metri Quadri di Mare (Mediterraneo) di Nicola Guastamacchia selezionata da Cantica21



Fondazione Pino Pascali
Via Parco del Lauro 119, Polignano a Mare
+39 3201122513











giovedì 17 giugno 2021

Casa Balla. Dalla casa all'universo e ritorno


Per la prima volta, apre al pubblico la straordinaria casa futurista a Roma nella quale Giacomo Balla visse e lavorò dal 1929 sino alla morte. In trent’anni Giacomo Balla (1871-1958) trasformò l’intera abitazione di famiglia in una vera e propria opera d’arte, un laboratorio di sperimentazione fatto di pareti dipinte, di una miriade di mobili, arredamenti, utensili decorati, di numerosi quadri e sculture, di abiti da lui disegnati e di tanti altri oggetti che, insieme, hanno creato un unico e caleidoscopico progetto totale.

Oltre all’apertura al pubblico della Casa romana, il progetto prevede un’importante mostra tematica ospitata nella spettacolare galleria 5 del MAXXI. Qui esposte opere inedite ideate e create per l’occasione che riflettono sulle numerose suggestioni di Casa Balla, opera d’arte totale, facendo emergere la profonda attualità di pensiero del poliedrico Maestro.

A indagare Casa Balla sono stati invitati artisti e creativi internazionali – Ila Bêka & Louise Lemoine, Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Emiliano Maggi, Leonardo Sonnoli e Space Popular – le cui produzioni incontrano alcuni importanti prestiti di Giacomo Balla nello spazio della galleria.


Dal 17 Giugno 2021 al 21 Novembre 2021
Via Guido Reni 4/a

da martedì a domenica 11-19

Casa Balla. Dalla casa all'universo e ritorno
a cura di Bartolomeo Pietromarchi, Domitilla Dardi

ENTI PROMOTORI:
in collaborazione con Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio
Con il supporto della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC
Con il contributo di Banca d’Italia




pubblica:

Matteo Basilé - MNEMOSYNE


Dopo vent’anni di attività Giampaolo Abbondio trasferisce da Milano al cuore dell’Umbria la sede espositiva, all’interno di Palazzo Atti-Pensi, il più importante esempio di architettura privata del XVI secolo della città di Todi. Ad inaugurare questa nuova sede, sarà la mostra dell’artista romano Matteo Basilé, nata durante questo periodo di pandemia, dal titolo Mnemosyne.

Mnemosyne (Μνημοσύνη) giacendo con Zeus genera le Muse, ed è a questa figura mitologica che il grande studioso Aby Warburg si è ispirato per creare il suo Mnemosyne Atlas, in cui ha provato a catalogare le creazioni artistiche umane mostrando come queste forme possano continuamente rigenerarsi nel tempo.

Mnemosyne per Basilé è dunque un luogo dedicato assieme alla memoria e alla creazione: un archivio di ispirazioni per il futuro e costituisce per lui il punto di partenza per un viaggio antropologico, culturale e territoriale alla ricerca di linguaggi e forme espressive in grado di interpretare e di rappresentare le metamorfosi contemporanee dell’Io, dell’altro e dell’altrove.

L’artista romano scruta coincidenze e discordanze scandagliando la grazia e la complessità di identità atipiche ed inaspettate. Confrontandosi con un’estetica che ha da poco superato un lungo periodo di ipericonicità e di omologazione (scaturiti dall’avvento del mercato e della comunità globalizzata) la sua opera passa a setaccio la complessità dei rapporti tra uomo, natura e memoria nel contesto traumatizzante della pandemia di Covid 19 che ha travolto i popoli dei cinque continenti. Un diario fotografico che racconta storie e segreti di individui extra-ordinari, pellegrini/e senza tempo spesso con il volto coperto da maschere misteriose, inquietanti e magnetiche ma anche magiche e liberatorie e che entrano in contatto con l’anima di luoghi mistici e antichi in cui architettura e paesaggio si uniscono in un’armonia dell’inesprimibile, dell’invisibile e del sublime.

La poetica dell’artista viene qui scandita attraverso un percorso per immagini che si evolvono all’interno di una dimensione onirica che spesso ci ricorda l’espressione surrealista nello svelare aspetti della realtà altrimenti nascosti e repressi. Sullo sfondo di ambientazioni, che custodiscono segreti e storie dimenticate, Basilé mette in scena una bellezza fragile e cangiante che esplora e analizza l’interesse verso la dimensione culturale del sesso della società contemporanea. L’artista romano si interessa all’evoluzione ricorrente e alle mutazioni di idee e forme. Le sue fotografie catturano performance improvvisate e magnetiche che sconvolgono la percezione del mondo e di noi stessi. Quest’opera è una riflessione sulla nascita di una nuova estetica ma anche un modo per comprendere come l’arte depura, altera, enfatizza o forgia la nostra percezione della realtà. Una scoperta sulla continuità e l’armonia delle cose in una sorta di ininterrotta attività mitopoietica dove subconscio, fantasia e realtà trovano una nuova dimensione, un universo parallelo in cui creature divine e umane si incontrano e l’affannarsi dei corpi e della psiche si convertono in giochi di forme.

Una meditazione sulle verità spesso inquietanti della condizione umana da cui vengono estrapolati i ricordi di passate civiltà, intramezzati a scorci di vita contemporanea e in cui confluiscono le speranze e i sogni dei soggetti rappresentati. Studiando la natura mutante dell’immagine e sperimentando la complessità morfologica della Musa, Basilé intuisce desideri furtivi eppure persistenti che traduce con leggerezza, profondità e calore vibrante. Un viaggio a bivi dove lo spettatore sceglierà il proprio percorso, dove il locale diventa universale e intimità e alterità coesistono in perfetto equilibrio.

Matteo Basilé (1974) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera a metà degli anni ’90 ed è tra i primi artisti in Europa a fondere arte e tecnologia. La ricerca di Basilé riesce a conciliare in maniera inconfondibile idee apparentemente inconciliabili come bello e grottesco, come reale e surreale, naturale e artificiale. Esplorando la natura dell’essere umano, l’artista sviluppa una narrativa suddivisa in capitoli successivi: Quel che resta della Transavanguardia (2006) The Saints are Coming (2007), Thisoriented (2009), Thishumanity (2010), Landing (2012), Unseen (2014), Pietra Santa (2016), Viaggio al Centro della Terra (2017) Stardust (2018), Memento (2019), Mnemosyne (2021). Oltre agli argomenti trattati, la riconoscibilità di Basilé è data dall’uso unico della fotografia e del video attraverso le luci e le composizioni che portano lo spettatore ad un viaggio iconografico tra passato e futuro. Dal 1994 al 2021 ha realizzato sessanta mostre personali e partecipato a più di centocinquanta mostre collettive. Ha rappresentato l’Italia alla Biennale di Venezia nel 2009 nel Padiglione Italia.

Le sue opere sono state esposte tra glia altri al Hongkun Museum of Fine Art, Beijing – Minsheng Art Museum, Beijing – United Art Museum, Wuhan – Creative Art Center, Beijing – U. P. Exhibition Center, Shanghai – MACRO, Roma – Museo di Palazzo Bellomo, Siracusa – DATA, Orto dell’Abbondanza, Urbino – Museo D’Arte Moderna Vittoria Colonna, Pescara – Palazzo Collicola, Spoleto – Istituto Italiano di Cultura di Madrid – Hubey Provincial Academy of Art Museum – National Gallery of Modern Art, Calcutta, India – Villa Bottini, Lucca – MART, Rovereto – XIII Biennale dell’Havana, Matanzas – Palazzo Reale, Napoli – Palazzo delle Papesse, Siena – GNAM, Roma – MAN Museo d’Arte Contemporanea, Nuoro – GAM Galleria Arte Moderna di Bologna.


Matteo Basilé
“MNEMOSYNE”

Galleria Giampaolo Abbondio – Piazza Giuseppe Garibaldi, 7 – Todi (PG)
19 Giugno – 19 Settembre, 2021
Opening: Sabato 19 Giugno
dalle ore 12:00 alle 20:00

Cecilia Luci - Vietato calpestare i sogni



La ricerca artistica di Cecilia Luci trae grande alimento dalla vita dell’io invisibile e ineffabile, cui la materia dell’arte si incarica di dare forma.

Una chiave di lettura ci è fornita dall’artista stessa allorché ricorda il suo incontro, in tenera età, con Paul Klee, attraverso il libro regalatole dalla nonna materna, che era per lei tormento e ristoro: «avevo paura di quel libro, lo temevo, tanto potenti erano gli effetti che provocava e creavaper me, o in me, una realtà alternativa nella quale ripararmi». Esso costituiva una sorta di misterioso varco oltre il quale scoprire un mondo parallelo: «un ipnotico dizionario di leggi cosmiche ed interiori»; il detonatore di uno «stato d’ipnosi (che) creava una catarsi, una mutazione creativa che faceva e fa salire a galla tutto, ma proprio tutto quello che era stato messo in quell’angolo, archiviato per tanto tempo».

Il celebre artista svizzero intende notoriamente la sua ricerca come inserimento nelle forze creative della natura. La prassi dell’artista romana sembra liberamente riprodurre tale attitudine, ma con delle varianti significative, dal momento che, se a Klee interessano più le forze formative che le forme stesse, Cecilia lascia affiorare le forme del suo io integrale, trovando così un formidabile mezzo di autoespressione che non di meno trapassa repentinamente da traccia di un vissuto individuale a immagine di un semi-conscio più aperto alla dimensione collettiva.

Ogni sua opera, in altre parole, è innanzi tutto paziente, delicatissima, cadenzata scrittura di una personale storia interiore, sia essa radicalmente aniconica o improntata all’evocazione di elementi figurativi, benché assai stilizzati. Essa slitta tuttavia, in un secondo tempo, su di un piano ulteriore: allora lo spettatore, pur impossibilitato a conoscere l’insondabile profondità dalla quale certe epifanie provengono, è capace, in virtù della sua sensibilità e, più specificamente, del bagaglio di immaginario che scopre di possedere in comune con l’artista, di (com)prendere ciò che si sta comunicando visivamente pur senza essere in grado necessariamente di restituirlo attraversoil linguaggio verbale.

Il principio del ricamo, con il silenzio e la lentezza compassata che pervadono inevitabilmente tale pratica, con la estrema cura che essa richiede, con il suo inevitabile lambire, quando non rappresentare, una peculiare attività dello spirito, sembra in definitiva ricapitolare l’ispirazione generale del progetto in mostra. Parlando di delicatezza e impalpabilità, che non significano però debolezza ed inconsistenza, Cecilia Luci pare allertarci sul fatto che ciò che più conta nella nostra vita è anche ciò che più è fragile e in quanto tale va amorevolmente curato e fermamente difeso come i fiori di un campo. Ecco perché è severamente «vietato calpestare i sogni»!



Cecilia Luci vive e lavora a Roma. Avvalendosi di diversi media, la sua ricerca mira ad indagare un’intimità conflittuale, raccolta, a tratti dolorosa. Alla base vi è la memoria legata al suo quotidiano, da cui trae linfa quella sorta di universo parallelo che è la sua interiorità. Negli ultimi anni si è inoltre crescentemente avvicinata alle questioni femminili, affrontando, tra l’altro, il problema della violenza simbolica e fisica di cui ancora troppe donne sono vittime. Ha quindi avviato una collaborazione con la Casa Internazionale delle Donne e con l’UDI, connettendo le diverse storie e cogliendo il tempo per una reazione forte e condivisa.
Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive. Tra le personali: “In potenza sono tutto”, acura di Benedetta Carpi De Resmini, Casa Internazionale delle Donne, Roma (2019); “Made in Water”, a cura di Marco Tonelli e Fabiola Naldi, Museo Macro, Roma (2014); Gravità, a cura di Gianluca Marziani, Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto (2012). Tra le collettive “AlbumArte. Da Casa. Abitare il tempo sospeso”, a cura di Cristina Cobianchi, mostra virtuale (2020); “IT. Spazi di percezione tra intangibile e tangibile”, a cura dello IED, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2014).


Stefano Taccone (Napoli, 1981), dottore di ricerca in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica, è attualmente docente di storia dell’arte nei licei. Tra le sue recenti monografie La radicalità dell’avanguardia (Ombre Corte, 2017), La cooperazione dell'arte (Iod edizioni, 2020). Collabora stabilmente con le riviste “Frequenze Poetiche”, “Segno” ed “OperaViva Magazine”.


Mostra in presenza
Ingressi contingentati www.axrtgallery.com
INFO contact: info@axrtgallery.com

Cell. +393355819837 Tel. 082525851

Artista: CECILIA LUCI
a cura di: Stefano Taccone
titolo: Vietato calpestare i sogni
fino al 24 luglio 2021
luogo: AXRT Contemporary Gallery
indirizzo: via Mancini 19 - Avellino
info: Info@axrtgallery.com / 335.5819837 / 0825.25851
orari della galleria: la AXRT è aperta tutti i giorni ore 10/13, ore 17/20.30 chiusura mostra: 24 luglio 2021