mercoledì 30 settembre 2015

ARTE E MUSICA XIV edizione. Dinamiche e tematiche affini nell’arte e nella musica



Bari, Pinacoteca metropolitana “Corrado Giaquinto”


“ARTE E MUSICA”
XIV edizione
Dinamiche e tematiche affini nell’arte e nella musica



Domenica 4 ottobre 2015, alle ore 10.45, presso la Pinacoteca metropolitana di Bari riprende la manifestazione Arte e Musica, giunta quest’anno alla XIV edizione: frequentatissimi matinées in cui si intrecciano conversazioni d’arte all’esecuzione di brani musicali, in omaggio alla formula sperimentata con successo negli anni precedenti. “Arte e musica” 2015 si articolerà in tre incontri (dopo quello del 4 ottobre, gli altri si terranno, alla stessa ora e con le stesse modalità, il 25 ottobre e il 22 novembre).

Il primo, che si svolgerà domenica 4 ottobre, verterà in una conversazione, tenuta da Clara Gelao, direttrice della stessa Pinacoteca, e arricchita di immagini, sul tema:Cleopatra & le altre. Suicidio, eros e passione nella pittura italiana del Seicento. Il momento successivo, musicale, vedrà l’esecuzione di brani d’opera tematicamente affini, eseguiti dalla soprano Silvia Rosato Franchini, accompagnata al pianoforte da Emanuele Petruzzella, tratti dall’ Arianna di Monteverdi, da Dido and Aeneas di Purcell, dallaDidone abbandonata di Niccolò Piccinni, dalla Norma di Vincenzo Bellini, da La Vestale di Gaspare Spontini, da Medea di Luigi Cherubini.


Ingresso libero
Per informazioni:
Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”
Via Spalato, 19 / Lungomare Nazario Sauro, 27 70121 Bari
E-mail: pinacoteca@cittametropolitana.ba.it
Tel. 080/5412420 -1 -3-4-6-7



Ufficio Stampa Pinacoteca: Tel: 080/5412427 – Fax 080/5583401 pincorradogiaquinto@tiscali.it (Anna Martucci)


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amalia di Lanno
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KARIN ANDERSEN. NOUS AUTRES - Studi teriografici sul divenire



TRAFFIC GALLERY è felice di ospitare nei propri spazi
NOUS AUTRES - Studi teriografici sul divenire
la nuova mostra personale dell'artista tedesca
KARIN ANDERSEN a cura di
Claudia Attimonelli e Vincenzo Valentino Susca
dal 2 ottobre 2015 al 1 febbraio 2016


Da sempre incentrata sulla nozione di teriomorfismo l'arte di Karin Andersen non conosce confini mediatici, spaziando dal disegno manuale fino alla sua manipolazione digitale, passando dalla video-animazione fino alla scultura. Non a caso il processo allestitivo della mostra prevede spazi in cui i disegni e le bozze divengono opere stesse proponendo una sorta di laboratorio inteso come luogo fisico in cui l'artista pensa e ricrea. "Nous Autres – Noi Altri" è una mostra nella quale l'apporto curatoriale è divenuto protagonista prima, durante e dopo il processo creativo dell'artista. Molti dei lavori digitali presenti sono stati difatto commissionati dai curatori per precedenti collaborazioni con la prestigiosa rivista parigina "Les Cahiers européens de l’Imaginaire" (Cnrs Paris), e per lo spettacolo teatrale "Angelus Novissimus" di Alain Béhar e Vincenzo V. Susca (2014). E se gli estimatori della Andersen conoscono perfettamente le delizie del suo benchmark nutrito di esseri animali lungi dall’essere bestiali, essi verranno sorpresi – almeno apparentemente – da una nuova serie di lavori fotografici e di video-animazione intitolata "Naughty Messy Nature", dove le immagini vengono elaborate tanto dai processi digitali quanto da vere muffe.

Citando i curatori Attimonelli e Susca, il cui testo critico invitiamo caldamente a leggere, possiamo affermare che, ”la galleria di creature forgiate dallo sguardo lucido e visionario dell’artista non è tanto un’esibizione di diversità, quanto un’interazione con l’alterità, uno stato del divenire nel quale ciascuno di noi quotidianamente si ritrova, molle e cedevole, anche solo per un istante, suo malgrado riconoscendovisi”.

NOUS AUTRES - Studi teriografici sul divenire -

di Claudia Attimonelli e Vincenzo Valentino Susca

Karin Andersen, artista multimediale nata a Burghausen (Germania) e da tempo residente a Bologna, torna con una personale alla Traffic Gallery di Bergamo in cui propone nuovi risultati della sua indagine ai confini con l’umano. Da sempre interessata a svelare in modo giocoso e ineluttabile quegli interstizi, nascosti ai più, dove la natura tecno-animale preme perché affiori l’Altro, questa volta l’artista ammette anche la presenza del pubblico a sbirciare fugace nel luogo dove il suo immaginario diviene oggettivo e dà vita alle creature che lo abitano.

Sempre più distante dall’idea antropocentrica del creato, Karin Andersen sposa una genealogia "antropoeccentrica", di cui questa esposizione rende conto tramite linguaggi pittorici, grafici, fotografici, audiovisuali, eteromaterici, scenografici e coreografici.
Da un lato della mostra vi è, infatti, il laboratorio dove finalmente abbiamo accesso alla visione dei passaggi di stato e delle condizioni metamorfiche cui sono soggette le creature meravigliose della Andersen: alcuni oggetti transizionali da una Umwelt (ambiente abitato) ad un’altra, quali curiose muffe e paste modellabili fissate lì in procinto del loro divenire.
In un altro ambiente, ecco trionfare, discreta e trasognante, la rassegna tutt’altro che autoreferenziale, bensì "eteroreferenziale" di soggetti che trovano sublime collocazione non più fra le fila degli umani bizzarri, quanto tra le pieghe del quotidiano più intimo e familiare.

Da lontano vediamo avanzare "Angelus Novissimus", una degna figura testimone del nuovo millennio e proveniente dalla stessa stirpe dell’Angelus Novus di Paul Klee (1920), ma questa volta più leggiadro malgrado le rovine su cui poggia i piedi; avvicinandoci agli altri, sentiamo un’irrefrenabile ancorché indescrivibile prossimità con la giovane creatura al desco solitaria, prima che essa si intrecci con l’Altro da sé e se ne nutra, a fondo; ancora ammaliati dall’abbraccio delle goffe bestiole accanto all’oblò innevato, desideriamo sostenere e accompagnare all’esodo l’animale magico e vermiglio che ci attraversa la strada portando in salvo tre rari esemplari in fuga dall’ignoto. Così, dalla spessa pellicola dell’umanesimo che la Andersen, fin dagli anni Novanta, ha tenacemente reso permeabile alle spore provenienti dall’ambiente fertile del post-umano, si stagliano le linee delle sue creature più antiche e si scorgono i bozzoli già schiusi di quelle più recenti.

La "fisiognomica amorale" (titolo della serie presentata ad Arte Fiera 2012 nello stand di Traffic Gallery) dei suoi personaggi racconta di un’alterità quale cifra comune dell’umano, laddove "Nous Autres – Noi Altri", siamo, per l’appunto, noi stessi proprio essendo percorsi da Altri, attraversati da ciò che è altro da noi e dall’altro resi Noi stessi. La galleria di creature forgiate dallo sguardo lucido e visionario dell’artista non è tanto un’esibizione di diversità, quanto un’interazione con l’alterità, uno stato del divenire nel quale ciascuno di noi quotidianamente si ritrova, molle e cedevole, anche solo per un istante, suo malgrado riconoscendovisi. Sì, ci riconosciamo forse nello spaesamento reso tenero degli animali che si proteggono tra loro, nel capriccio delle orecchie a punta, in una coda e in una rada peluria tradita dallo strappo di una stoffa, un profilo caprino, una fessura che evidenzia la pelle maculata, una postura che ammette un certo disagio nell’essere sulla soglia dei mondi.

A tratti maldestre, le creature di Karin Andersen sono presenti da tempo nell’immaginario quotidiano, le abbiamo trascurate solo quando abbiamo obliato il politeismo che presiede la nostra esistenza, ma esse albergano nei nostri sogni algidi del mattino e costituiscono l’accesso ad un interstizio di grazia. Esse vivono in uno stato che richiede continua traduzione, sia in quanto interpretazione – che cosa e chi sono questi esseri? – sia in quanto trasferimento e trasformazione da uno stato ad un altro. L’opera dell’artista in questa personale dal sottotitolo emblematico: Studi teriografici sul divenire, si propone di illustrare in quanti modi si possa abbracciare l’idea del divenire: non è (solo) l’incontro tra l’umano e l’animale, che pur è evidente e lascia il segno, bensì trattasi di uno spazio coerente proprio perché precario e mai definitivo, dove interagiscono in filigrana l’intervento manuale e il tocco digitale. All’artista interessa precipuamente quell’interzona dove sismograficamente avvertiamo la scossa tra i vecchi paradigmi che designavano credibilità all’arte originale e autentica, screditando l’artificio e la tecnologia in quanto fautori di immaginari falsi.
Con "Nous Autres" siamo portati a credere che lo spazio reale è un luogo nutrito di un immaginario potentemente divino la cui sacralità è, tuttavia, affidata ai gesti semplici di ogni giorno. Sbocconcellare, correre un po’ affannati, attraversare la strada smarriti, trovarsi sulla sommità di un cumulo di macerie, sfidare un amico e cadere innamorati.

Karin Andersen coglie questa sublime rivelazione dell’essere e la chiama teriomorfismo (K. Andersen, R. Marchesini Animal Appeal. Uno studio sul teriomorfismo, 2003). A differenza dello zoomorfismo, che significa prendere le forme di un animale, il teriomorfismo è una delle modalità, oggi prevalentemente estetica, attraverso cui può emergere vistosamente uno scenario transumano, il quale, pur partendo dall’umano assume di volta in volta connotati, appendici, e organi animali. Dal greco antico, ϑηριο «terio» è la bestia feroce, e μορϕος «morfos», la forma: “A forma di bestia feroce”. A ben guardare qui nessuno degli esseri rappresentati ostenta ferocia. A rendere feroce la forma è la verità della sutura stessa tra il mondo animale ancestrale e quello umano che crediamo di conoscere. Uno spettacolo reale, nel quale, come nei tempi antichi, e secondo il teriomorfismo, si dava volto e senso alle divinità, raffigurandone le fattezze in modo ibrido.
La Sfinge, Ganesh, il Coyote ed altri miti archetipali erano non tanto la sintesi, quanto il superamento dell’identità umana, raggiunto attraversando a passo di danza tutti i mondi possibili. Stampe, disegni, amabili resti e financo videodocumentari di metamorfosi fantastiche e reali sono le opere scelte a testimoniare l’essenza di "Nous Autres – Noi Altri". Ormai da tempo il “noi” su cui si è retta la nostra civiltà è in crisi, vive una fase di decadenza, di saturazione e forse anche di convalescenza. Karin Andersen, con Nous Autres, non ci propone né una soluzione del problema, né una via d’uscita e neanche un rinnovamento dell’umano dovuto alla possibile accoglienza dell’altro. Ci pone, invece, al cospetto di figure che ci stanno sussurrando con uno sguardo intriso di malinconia e al contempo di stupefazione ciò che è già avvenuto nel nostro immaginario e che emerge progressivamente tra i pori della nostra carne: una mutazione radicale ma ciò nonostante dolce, un cambiamento di pelle e di sostanza in cui c’è ancora spazio per l’incantesimo. E per la danza.

Claudia Attimonelli e Vincenzo Valentino Susca

Ispirazioni di Walter Benjamin, Paul Klee, Emmanuel Lévinas, Marshall H. McLuhan.


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amalia di Lanno
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Circuito Fotografia 2015 | FORCELLA di Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni



Per il circuito di Fotografia 2015 - Festival Internazionale di Roma, 001 presenta FORCELLA di Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni.

- PRESENTAZIONE LIBRO E MOSTRA -


VERNISSAGE 09|10|2015
ore 19:00
via pisoniano, 9 Roma

Interverranno insieme agli autori, Maria Teresa Salvati, autrice dell'introduzione al libro e l'editore Tommaso Parrillo (Kitty Kiwi)



fotografiafestival.it
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FORCELLA è l'archetipo di Napoli. Conficcata nelle viscere della città, è nota per essere la roccaforte delle gang camorristiche tra le più violente e sanguinarie del paese. Qui il tempo è sospeso in un'epoca indefinita, un presente continuo che ha trattenuto il fiato dal dopoguerra ad oggi. La volontà che muove l'intero lavoro è quella di raccontare la quotidianità di questa gente che, come diceva Pasolini rischiano di "estinguersi, restando fino all'ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili, incorruttibili".

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JEAN-MARC CAIMI E VALENTINA PICCINNI iniziano la loro collaborazione nel 2013. Fotografi freelance per l'agenzia statunitene Redux Pictures, si occupano principalmente di documentare tematiche contemporanee seguendo parallelamente una fotografia più intima e personale. I loro lavori sono regolarmente pubblicati sui media internazionali come Time, Newsweek, the Sunday Times, Der Spiegel, Cicero, Taz, Týžde, Internazionale, il Venerdì, CNN, Aljazeera e molti altri. il duo ha pubblicato, negli ultimi due anni, tre libri: "Daily bread" (t&g publishing), lavoro esibito nel 2014 in Giappone
(Reminders stronghold gallery), Svezia (Vasli Souza gallery) e Italia (interzone galleria), "Same Tense" (witty kiwi books) e "Forcella" (witty kiwi books). fra i loro lavori più recenti una serie di storie sul conflitto nella regione del Donbass, in Ucraina, (tra cui "War Dreams"sarà esibito in India durante il Delhi Photo festival), reportages sulle conseguenze dell'inquinamento nella aree contaminate in italia, i pellegrinaggi religiosi nell'era di Papa Francesco, la rivoluzione di Maidan (lavoro esibito nel 2014 a Malmö e Hannover per il "Lumix festival for young photojournalism", e vincitore di molteplici menzioni speciali al Nppa best of photojournalism).
Caimi e Piccinni hanno tenuto diversi workshop in Italia e in Giappone.



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BRASSAÏ – POUR L’AMOUR DE PARIS

 
 
 
 copyright © Estate Brassaï
 

copyright © Estate Brassaï
 
BRASSAÏ – POUR L’AMOUR DE PARIS
a cura di Agnès de Gouvion Saint Cyr 
3 ottobre 2015 – 24 gennaio 2016
Genova, Palazzo Ducale
 press@alinari.it, Tel. +39 055 2395211
Testi di Agnès de Gouvion Saint Cyr  – Fratelli Alinari  Ufficio Stampa
Organizzata da: Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia
250 fotografie vintage e una proiezione per raccontare la storia eccezionale di una passione, quella che ha unito per più di cinquant’anni lo scrittore, il fotografo e cineasta Brassaï agli angoli e ai più nascosti recessi della capitale ma anche a tutti quegli intellettuali, artisti, grandi famiglie, prostitute e mascalzoni, in breve, a tutti coloro che hanno  contribuito alla leggenda di Parigi.
Brassaï, il fotografo francese venuto da un altro luogo
Nato nel 1899 a Brasso in Transilvania, Gyulus Halasz, che prende il nome di Brassaï  quando inizia a fotografare nel 1929, ha quattro anni quando suo padre lo porta con se a Parigi dove è stato invitato, in qualità di professore di letteratura, a trascorrere un anno sabbatico. Questo periodo affascina il giovane e resta impresso nella sua memoria. Il fascino per Parigi porta Brassaï a raggiungere la capitale francese nel 1924 dopo i suoi studi d’arte a Berlino. Ben presto incontra Desnos e Prévert i quali lo inseriscono nell’ambiente
degli artisti e degli intellettuali che hanno contribuito a rinominare gli Anni Folli di Montparnasse e lo introducono al surrealismo. Il suo pensiero si concentra nel trasformare il reale in decoro irreale. Egli ricerca gli oggetti più ordinari e ne trasforma il significato, osa giustapposizioni insolite e defamiliarizza la percezione togliendo il reale dal suo contesto. Ecco come nascerà la sua ostinata ricerca dei graffiti a partire dal 1929. Anni folli e passeggiate notturne  Allo stesso tempo, Brassaï inizia a braccare nella luce notturna della città una Parigi insolita, sconosciuta e disprezzata. Durante le sue lunghe passeggiate che lo portano solo o in compagnia di Henry Miller, Blaise Cendrars e Jacques Prévert, complici nell’alimentare le sue curiosità, rende visibili le umili prostitute dei quartieri “caldi” o i lavoratori della notte alle Halles, trasforma il rigore classico dell’architettura parigina in scene particolari e fissa l’insolita bellezza delle silhouettes fuggitive, delle illuminazioni accecanti o delle nebbie della Senna. Questo perdigiorno impenitente descrive la città seguendo i punti di vista che gli sono propri e che la luce gli offre come la visione panoramica di Parigi dall’alto della torre di
Notre Dame, il riflesso ripetuto all’infinito degli archi del ponte sulla Senna, la pavimentazione dei Jardins des Tuileries disegnata dall’ombra dei cancelli, i fiori del castagno che emergono dalla notte come un bouquet nuziale o le apparizioni delle “belle di notte” nei portici oscuri.
Le sue amicizie surrealiste
Nel 1932, Picasso impressionato dal lavoro di Brassaï gli affida il compito di fotografare la
sua opera scultorea fino ad allora sconosciuta e che deve essere pubblicata nel primo numero di una nuova rivista d’arte: Le Minotaure. I due artisti scoprono di avere dei gusti e delle affascinazioni in comune che hanno segnato il loro lavoro: le atmosfere sensuali delle Folies Bergères, e non è sorprendente per questi innamorati delle forme femminili, o quelle sempre misteriose delle feste delle fiere nelle quali regnano cartomanti e indovini. Tra tutti questi spettacoli, quello che attira maggiormente la loro attenzione è certamente il circo. Qui vi ritrovano la bellezza dei corpi umani e la virtuosità degli sforzi fisici, il dialogo tra la bestia e l’uomo, il senso dell’equilibrio e il gusto per il mistero.
Parigi, bella di giorno
Scopritore infaticabile della Parigi notturna, Brassaï non è  nsensibile al fascino della capitale alla luce del giorno. Egli ci propone così una visione del tutto personale dei giardini del Luxembourg, una sedia abbandonata o un leone minaccioso sotto la neve, piccoli artigiani, – il gelataio, il venditore di palloncini, un fotografo ambulante, il giardiniere che raccoglie le foglie o le statue svestite. La stessa naturale empatia per gli argini della Senna che egli percorre per incontrare gli innamorati, i pescatori, i senza tetto e anche i cani. Brassaï passa da un quartiere all’altro – il Quartiere Latino, Bercy, Auteuil, e analizza le specificità di ciascuno. Mentre documenta le vita reale di questi spazi, sa anche catturare lo spirito di ogni quartiere di Parigi: la folla elegante di rue de Rivoli, i passanti davanti ai negozi dei Grands Boulevards, i carbonai lungo la Senna a Bercy, ma anche l’imponenza dei monumenti, la torre Eiffel, l’Arco di trionfo e soprattutto Notre-Dame e i suoi doccioni zoomorfi che rappresenta di giorno come di notte. Così, da qualsiasi lato si guardi il suo lavoro, vi si ritrova Parigi, sempre Parigi.
 Orario: da martedì a domenica con orario 11-19 ( biglietteria 11-18),
lunedì chiuso
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Massimo Nardi

FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma. XIV edizione – IL PRESENTE



Dal 9 ottobre al 17 gennaio torna FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma al MACRO. Il Festival affronterà il tema del Presente. In un mondo in costante e repentina accelerazione, la pratica fotografica – i cui meccanismi di produzione e di distribuzione sono ormai pressoché immediati – si impone come mezzo privilegiato per fissare e definire il presente, per osservarlo e delimitarne i confini.

FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma
XIV edizione – IL PRESENTE
Opening: 8 ottobre 2015
9 ottobre 2015 – 17 gennaio 2016
MACRO – via Nizza, 138 – Roma

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martedì 29 settembre 2015

Patrizia Emma Scialpi. Ora serrata



Un percorso popolato da aggregazioni visive e concatenazioni mentali che coinvolge altri autori e mima i meccanismi di produzione di conoscenza, attraverso oggetti self made e d'uso comune.

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A cura di Valeria Raho

Villa Contemporanea è lieta di presentare “Ora Serrata”, personale di Patrizia Emma Scialpi (Taranto, 1984) il cui percorso artistico esplora e coinvolge una pluralità di registri linguistici e visivi che spaziano dal video alla pittura, dall'installazione ambientale all'intervento curatoriale.
Questo approccio si riflette nel concept della mostra realizzata appositamente per la galleria che raccoglie gli elementi connotativi della sua pratica artistica, articolando un percorso popolato da aggregazioni visive e concatenazioni mentali.
Zona liminale, di rottura o intersezione a seconda del punto di vista, “Ora Serrata” fa leva sulle relazioni che intercorrono tra la visione e la sua interpretazione e lega all'interno del progetto espositivo anche i contributi di Alberto Zanchetta, Alessandro Di Pietro e del collettivo NastyNasty© che si relazionano ai temi della mostra per apportare nuove argomentazioni critiche e creare così un ambiente aperto, suggestionato, che mima i meccanismi di produzione di conoscenza e creatività amatoriale attraverso oggetti self made e d’uso comune.

Artwork e grafica di Viviana Cangialosi / Camera Fuego.

Patrizia Emma Scialpi, è nata a Taranto nel 1984, vive e lavora a Milano.
La ricerca di Patrizia Emma Scialpi si concentra sulla natura e sulla diversità dei legami e delle relazioni che intercorrono tra gli individui, in rapporto ai differenti contesti ambientali e storici, nel tentativo di instaurare un dialogo chiarificatore con il presente. Lo fa adoperando registri espressivi e media diversi, arricchendo nel contempo la sua indagine di sedimentazioni e approdi visivi attraverso video, installazioni, opere pittoriche e interventi site specific. Prende forma così una ricerca trasversale e multiforme, ma coerentemente legata ad un tentativo di ricostruzione di una memoria personale e metastorica, attraverso la ridefinizione del concetto di nostalgia, non intesa come legame emotivo al passato, quanto commiato da una parte del Sé necessario per riconciliarsi con il presente. Il suo percorso è puntellato da una specifica riflessione sul linguaggio visivo attuata trascendendo l’aspetto puramente tecnico per privilegiare quello suggestivo ed emotivo, con una metodica operativa accurata di riappropriazione e riuso di immagini preesistenti.

Inaugurazione alla presenza dell'artista: mercoledì 30 settembre 2015 dalle ore 18.30

Villa Contemporanea
via Bergamo 20 20900 Monza (MB)
Da martedì a sabato dalle ore 15 alle 19 e su appuntamento

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Patrizia Emma Scialpi
Ora Serrata

Curated by Valeria Raho

Villa Contemporanea is pleased to present “Ora Serrata”, a solo exhibition by Patrizia Emma Scialpi (Taranto, 1984). Her artistic research explores and involves a variety of visual and linguistic registers ranging from video to painting, environmental installation to curatorial intervention. This kind of approach is well represented by the concept of this exhibition that collects the connotative elements of her artistic practice, through an exhibition path made of visual aggregations and mental concatenations.
As a zone of boundary, breaking or intersection - depending on the point of view- “Ora Serrata” hinges on the relationships between the act of vision and its interpretation and unites into the exhibition project - which gathers paintings, photographs and video recently produced by the artist - contributions by Alberto Zanchetta, Alessandro Di Pietro and the collective NastyNasty©, all works which relate to themes of the exhibition to generate new critical reasonings, thus creating an open and inspired evnvironment which imitates the cogntive and creative mechanisms through self made and everyday objects.

Artwork and graphic by Viviana Cangialosi / Camera Fuego.

Patrizia Emma Scialpi, was born in Taranto 1984, she lives and works in Milan.
The artistic research of Patrizia Emma Scialpi focuses on the nature and diversity of human relationships, considered with reference to the different environmental and historic contexts, in the attempt to establish a clarifying dialogue with the present. She does so using various registers and media, at the same time enriching her research with settlings and visual achievements by means of videos, pictorial works and site-specific installations. The result is a versatile language coherently tied to the attempt of reconstructing both a personal and metahistorical memory by redefining the concept of nostalgia, not meant as an emotional bond with the past, rather as a farewell to a part of the Self necessary for the reconciliation with the present. Her artistic path is marked by a specific reflexion on the visual language made by transcending the strictly technical side in favor of the evocative and emotional one, by means of an accurate method of appropriation and reutilization of preexistent images.

Opening reception: Wednesday 30th September 2015, h. 6.30 p.m.

Villa Contemporanea
via Bergamo 20 20900 Monza (MB)
Opening hours: Tuesday - Saturday from 3 to 7 p.m. and by appointment


PATRIZIA EMMA SCIALPI
dal 30 settembre al 28 novembre 2015


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amalia di Lanno
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Img001_SI SENTE ANCORA L'ODORE DEGLI ACIDI




Img001_‘SI SENTE ANCORA L'ODORE DEGLI ACIDI’

DUE GIORNI DI MOSTRE, PROIEZIONI E TALK SULLA
FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA PRESSO
L'EX LABORATORIO FOTOCINE MERIDIONALE

Nel fine settimana del 3 e del 4 ottobre si apriranno al pubblico gli spazi dell' Ex Laboratorio Fotocine Meridionale. Un luogo storico legato alla fotografia che per più di 40 anni è stato centro di riferimento per la produzione fotografica nel sud Italia e che diventa ora fucina creativa, laboratorio didattico e spazio di ricerca sul territorio e sull'immagine contemporanea.

Con questo primo appuntamento Img001_‘SI SENTE ANCORA L'ODORE DEGLI ACIDI’ si vogliono porre domande, mostrare lavori, portare casi nazionali e internazionali, che facciano riflettere sul ruolo dell’immagine oggi, nella memoria e nell’immaginario collettivo.


L'Ex Laboratorio Fotocine Meridionale, già sede didattica della scuola con aule e laboratori dal 2013 aprirà, per l'occasione, nuovi spazi dove, nell'arco dell'anno, si susseguiranno diverse attività: talk, presentazioni, approfondimenti, seminari, laboratori, proiezioni e mostre rivolte ad un pubblico ampio. Saranno ospiti autori, collettivi, progetti curatoriali e professionisti legati al mondo della fotografia e dell'immagine contemporanea. Particolare attenzione sarà data ai nuovi linguaggi della fotografia contemporanea, ai nuovi media, ai nuovi formati di produzione e diffusione della fotografia, così come al mondo dell'editoria fotografica e a quello della comunicazione.


Il weekend del 3 e 4 ottobre prevede la presentazione dei lavori degli studenti della scuola dal 2013 al 2015 e diversi ospiti che si alterneranno durante la due-giorni.

Sabato 3 ottobre sarà il turno di Simone Donati di TerraProject. Donati presenterà il suo nuovo lavoro editoriale "Hotel Immagine" e un approfondimento sul lavoro del collettivo, in un talk che toccherà diversi argomenti tra cui ricerca sul territorio, collettivi e self-publishing, insieme a Michele Cera – fotografo e direttore dell’associazione Lab, Laboratorio di Fotografia di Architettura e Paesaggio - e Michela Frontino – ricercatrice, curatrice indipendente e founder di Glooscap.



A seguire l’apertura della mostra degli studenti della scuola.
Domenica 4 ottobre Silvana Davanzo, ambasciatrice in Italia per la piattaforma di crowdfunding KissKissBankBank, sarà protagonista del focus di approfondimento in compagnia di Maria Teresa Salvati editor-in-chief di Slideluck Editorial e consulente di Personal Branding, Valeria Raho, curatrice indipendente e co-founder di Damage Good, insieme al documentarista Filippo Cariglia per il progetto Washing by Watching e Sara Mastrodomenico - co-founder di Spine Temporary Smallpress Bookstore. Con loro si parlerà di nuovi formati di esposizione, finanziamenti e promozione partendo dalla fotografia per approdare, forse, in altri luoghi.
Il programma prevede diverse attività, incluse letture portfolio e progetti, e una serata di proiezioni di multimedia selezionati dall'archivio di Slideluck Editorial, a cura di Maria Teresa Salvati e Roberta Fiorito. La presentazione del formato Slideluck farà da preambolo a Slideluck Bari, in programma per il 2016.
Per tutta la due-giorni sarà inoltre presente SPINE Temporary Smallpress Bookstore: libreria itinerante dedicata al self-publishing oltre che un bookstore di ricerca sul libro “illustrato” che raccoglie il meglio delle realtà indipendenti nell'ambito dell'illustrazione, magazine, photobook, photozine, graphic novel, edizioni speciali ed esperimenti grafici provenienti dall’Italia e dall’estero.



IL PROGRAMMA COMPLETO
Sabato 3 ottobre:
h.11.00 – 13.30 Letture Portfolio con Simone Donati + Letture Progetti con Silvana Davanzo
h.17.00 – 17.30 presentazione HOTEL IMMAGINE di Simone Donati
h.17.30 – 19.00 TALK: “Territorio, Collettivi e self-publishing” con Michele Cera, Simone Donati e Michela Frontino
h.19.00 Opening mostra



Domenica 4 ottobre:
h.16.00 – 17.00 Open Day: presentazione programma anno scolastico – riservato a chi vuole conoscere e approfondire le attività didattiche della scuola per l’A.A. 2015-16.
h.17.00 – 19.00 TALK: “Nuovi formati di esposizione, finanziamenti e promozione della fotografia contemporanea” con Filippo Cariglia, Silvana Davanzo, Sara Mastrodomenico, Valeria Raho e Maria Teresa Salvati
h.19.00 Buffet / potluck: ognuno è invitato a portare del cibo da condividere con gli altri
h. 20.30 – 21.15 Proiezione multimedia dall’archivio di Slideluck Editorial



LA MOSTRA
La scuola di fotografia e cinematografia F.Project è lieta di presentare i lavori degli studenti della scuola dal 2013 al 2015. Si alterneranno parti strettamente espositive, presentazioni più informali e laboratori aperti, oltre che proiezioni di multimedia e incontri diretti con gli studenti. Sarà quindi possibile conoscere in maniera più approfondita le attività didattiche e le ricerche attivate.
La mostra sarà visitabile per i mesi di ottobre e novembre su prenotazione.



LETTURE
Le letture portfolio saranno eseguite da Simone Donati, in modalità pubblica e collettiva. I partecipanti sono tenuti a portare un lavoro fotografico coerente composto da una selezione di circa 20 immagini su un tema specifico.

Le letture portfolio sono gratuite ma è necessaria la prenotazione.
Si prega di scrivere a: fproject.didattica@gmail.com



Le letture progetto saranno eseguite da Silvana Davanzo.
L’intenzione della lettura è di analizzare un lavoro fotografico per capirne le potenzialità per un finanziamento partecipativo (crowd-funding) e le tappe da seguire per poterlo realizzare. Uno scambio aperto e dinamico con il fotografo per riflettere sui costi delle possibili declinazioni del lavoro in oggetto (mostra, libro, video, sviluppo del reportage ed altro), sulla community già coinvolta dal progetto e i potenziali pubblici a cui rivolgersi, sulla durata della campagna di comunicazione e il timing del lancio, sui contenuti da strutturare per i social network, sulle diverse tipologie di piattaforme e di crowd-funding. Alla fine dell’incontro il fotografo avrà gli strumenti per rispondere a queste e altre domande: Quanti soldi chiedere? Quanto far durare la colletta? Quando farla partire? Quali ricompense offrire? Come impostare la campagna di comunicazione? L’analisi può essere fatta su lavori fotografici nel cassetto e ancora da sviluppare, già avviati o conclusi.

Le letture progetti sono gratuite ma è necessaria la prenotazione. Si prega di scrivere a: fproject.didattica@gmail.com



LA SCUOLA
La scuola di fotografia F.Project offre una formazione teorica e pratica innovativa, completa e interdisiplinare, rivolta a tutti coloro che intendono conoscere, acquisire e sviluppare i metodi e gli stili necessari per la realizzazione della carriera fotografica.

La scuola si avvale della presenza di docenti qualificati e professionisti di fama nazionale e internazionale in vari settori della ricerca e della produzione quali turismo, architettura, ritratto, fotografia sociale, fashion, pubblicità, editoria, fino alla costruzione di un percorso specifico individuale per ogni allievo.

La scuola prevede un piano di studi biennale, con un primo anno dedicato all’acquisizione delle tecniche e dei linguaggi fondamentali della fotografia. Il secondo anno è incentrato sulla specializzazione di genere e sui modelli operativi attraverso convenzioni e stage specifici in collaborazione con partner qualificati e selezionati.



Per chi fosse interessato ad avere informazioni sulla formazione annuale ci sarà un incontro dedicato domenica 4 ottobre, dalle 16.00 alle 17.00, in cui verranno presentati programmi e attività per l'A.A. 2015-16. Inoltre la due-giorni sarà occasione di incontrare e conoscere in maniera informale i docenti e lo staff.
Sono ancora aperte le iscrizioni per l’anno accademico 2015-2016, per il primo e secondo anno. Per maggiori informazioni consulare il sito: http://scuola.fproject.it/



LA STORIA E LA LOCATION
Gaetano Fiorito (anno 1924) é il capostipite della famiglia che comincia, nell'immediato dopoguerra, poco più che ventenne, in centro a Bari, a scrivere la storia della fotografia a colori nel sud Italia. Il suo pallino, passando attraverso l’apertura di un laboratorio di sviluppo e stampa, è quello di creare un laboratorio che offra questo servizio, oltre che al proprio pubblico, anche a colleghi fotografi e fotonegozianti (erano gli anni in cui nasceva una nuova attività professionale nel mondo della fotografia: il "fotolaboratorio conto terzi" che già negli Stati Uniti ed in Germania iniziavano a far capolino). Nonostante la sua passione per la camera oscura, Gaetano, detto Nino, pensa a dare un’impronta industriale alla sua attività, rendendosi conto che la domanda é in forte crescita. Nino è infatti il primo a portare nel suo fotolaboratorio le macchine per la produzione industriale della fotografia a cominciare dal bianco e nero per poi passare alla stampa a colori nei primi anni ‘60.

Gli anni a seguire segnano un’importante crescita del personale, del fatturato e dell’importanza del ruolo della famiglia Fiorito nell’ambito della fotografia nel sud Italia, tanto che nel 1976 l’attività si trasferisce in via Amendola, trasformandosi in una Società per Azioni dove anche gli spazi sono molto più grandi (oltre 2,800mq).

Nel 1996 si contano circa 144 addetti, con una produzione di circa un milione di pellicole l’anno. In quegli anni si comincia a passare al digitale, con costi elevati che richiedevano grossi investimenti, pur non richiedendo più grandi spazi e manodopera.

L’evoluzione verso il digitale, nonostante porti grandi cambiamenti, viene affrontata in modo positivo. Insistono i fratelli Fiorito: “se tu sei stato il miglior costruttore di carrozze, con l’avvento dell'automobile non è detto che sarai altrettanto di successo. Anzi, sei di fronte ad un doppio impegno: cambiare la struttura ed essere al passo con i tempi, quindi è bene prenderne atto e impegnarsi a cambiare”. Giancarlo Fiorito.


“La conoscenza è l’unica cosa che puoi passare”, con questo statement i due fratelli vogliono evidenziare il passaggio di staffetta alla terza generazione che ancora una volta, forte della storia legata alla fotografia che si portano dietro dagli anni ‘50, vede la nascita di una serie di nuovi progetti. Uno tra questi, la Scuola F.project e l’Ex Laboratorio Fotocine Meridionale che si propongono come incubatori di conoscenza sempre all’avanguardia: gli spazi anche se oramai integralemte svuotati dei macchinari, ne portano ancora i segni e gli odori e fieramente fanno sfoggio della loro storia. Si è infatti deciso di lasciare intonsi i luoghi, le stratificazioni di pittura sui muri, i pavimenti macchiati, l'illuminazione.



PARTNERS
Siamo orgogliosi si dare il via ad una serie di rassegne che si susseguiranno a scadenze regolari e che sono possibili grazie al contributo di diversi partner culturali, media e tecnici.



INFO E CONTATTI
Location: Laboratorio Fotocine Meridionale, via Amendola n.124/A1, 70126 Bari
Date: sabato 3 e domenica 4 ottobre 2015 – la mostra sarà aperta per tutto il mese di ottobre e novembre su appuntamento. (Roberta Fiorito +39 340 7225237)
Orari: 3 Ottobre, h 11.00 – 21.00; 4 Ottobre, h 16.00 – 22.00


Per info sull’evento e materiale stampa, contattare:
Roberta Fiorito (robertafiorito1@gmail.com);
Maria Teresa Salvati (mtsalvati@gmail.com)


Per info sui programmi della scuola contattare: Nico Murri, segreteria didattica fproject.didattica@gmail.com / +39 320 8195571

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amalia di Lanno
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lunedì 28 settembre 2015

CREARE CON LA LUCE


Mostra di arte contemporanea “CREARE CON LA LUCE”

Il Club Unesco di Cassano, in occasione dell’Anno Internazionale della luce promuove la Mostra di arte contemporanea “Creare con la luce “ che si inaugurerà il 10 ottobre 2015 alle ore 18.00 presso Palazzo Miani-Perotti – Cassano.

L’Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce (IYL 2015) è un’iniziativa globale adottata dalle Nazioni Unite con l’UNESCO come ente capofila (A/RES/68/221) per aumentare la consapevolezza riguardo al ruolo centrale della luce nel mondo moderno e di come le tecnologie ottiche possano promuovere uno sviluppo sostenibile e fornire soluzioni alle sfide globali, ad esempio nei campi dell'energia, dell'istruzione, delle comunicazioni, dell'arte, della salute e dell'agricoltura. Il Club Unesco di Cassano ha scelto di organizzare la mostra “Creare con la Luce” nell’ambito del tema “Arte e cultura” per promuovere una maggiore comprensione pubblica sul ruolo centrale della luce nel mondo moderno, per mostrare diverse forme di utilizzo della stessa in campo artistico e culturale e per sollecitare la creatività nei giovani. La luce é un aspetto fondamentale nella cultura e nell’arte essendo una delle maniere con cui stabiliamo rapporti col mondo esterno e lo rappresentiamo; la mostra invita a guardare l'Arte con nuova consapevolezza per accettare le sue suggestioni e le sue provocazioni, non farsi intimorire dalle sue stravaganze o dal suo apparente silenzio. Sempre nell’arte riscontriamo la funzione determinante della luce e del suo uso appropriato ed espressivo in tutto il linguaggio visivo, sia esso pittorico che scultoreo, architettonico, gestuale. Sempre la luce “gioca” con le cose, le investe, le accarezza, le percorre, le accende, le spegne… Le moderne possibilità tecnologiche permettono poi agli artisti di utilizzare la luce in modo nuovo e creativo.

Interverranno il Sindaco Vito Lionetti, il Presidente Club Unesco Maria Simone, la coordinatrice del progetto Dina Colaninno e l’artista Angelo Cortese.



La mostra è a cura di Massimo Nardi

Fotografia: ospiti gli artisti di fama internazionale, GERARD BRUNEAU e MAURIZIO GABBANA a seguire, GIULIO SPAGONE, ANGELA REGINA, FLAVIA D’ALESSANDRO, LETIZIA GATTI, AMALIA DI LANNO, FRANCO ALTOBELLI.

Teatro delle ombre, a cura di DINA COLANINNO performance dell’artista ANGELA REGINA. L’uso della luce evoca e comunica emozioni e suggestioni.

Scultura con opere dell’artista FRANCO CORTESE.

Video installazioni con opere di GIANNI DE SERIO e le sculture/installazioni di PAOLO DE SANTOLI, FRANCESCO SANNICANDRO, DANIELA CHI0NNA la luce è messa in scena per realizzare le idee dell’artista.

L'inaugurazione si terrà il 10 ottobre alle ore 18 a Cassano
Pinacoteca comunale – Palazzo Miani-Perotti

La mostra rimarrà aperta dal 10 al 30 ottobre 2015


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amalia di Lanno
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domenica 27 settembre 2015

Matt McClune. Cold as Ice



La cifra stilistica di McClune e' connotata dall'utilizzo di superfici metalliche come base per differenti modalita' pittoriche, in bilico tra il figurativo e l'astratto, caratterizzate da un cromatismo fatto di luci e di atmosfere rarefatte.


a cura di Alessandro Buganza


Renata Fabbri è lieta di annunciare la mostra Cold as Ice di Matt McClune (Worcester, Massachussetts - 1973), prima personale dell’artista negli spazi della galleria.

L’artista americano, già da anni residente in Francia, presenta una serie di nuovi dipinti concepiti per lo spazio della galleria.

La cifra stilistica di Matt McClune è connotata dall’utilizzo di superfici metalliche come base per differenti modalità pittoriche, in bilico tra il figurativo e l’astratto, caratterizzate da un cromatismo fatto di luci e di atmosfere rarefatte, spesso ispirate al cambio delle stagioni nella campagna francese, in Borgogna, dove vive e lavora.

Cold as Ice parla di inverno. Le opere esposte caratterizzate da colori freddi come il blu, il bianco e l’argento illuminano la galleria e accompagnano lo spettatore verso l’incanto di un’atmosfera unica, rarefatta e suggestiva. L’artista racconta che in inverno i vigneti della Borgogna coperti da una folta nebbia mutano l’atmosfera, che diviene inevitabilmente molto cupa; tuttavia, guardando oltre al grigio della foschia, ci si imbatte in una luce fredda e affascinante.

Una luce asettica apparentemente priva di emozioni, così come il freddo appare, ma che trova in questa dimensione espressività e purezza.

Nella Critica del Giudizio, Immanuel Kant traccia un parallelismo tra bello e sublime. Mentre il primo viene percepito dai sensi e dall’intelletto, il secondo viene percepito dall’animo. Ed è proprio l’animo che viene stimolato dalle sue opere. Matt McClune è capace di una pittura fortemente evocativa nella quale è presente “ colui che guarda”, il vedere colto nel rapporto con il luogo, il luogo della nostra anima.

Matt McClune nasce nel 1973 a Worcester, nel Massachusetts. Ha ottenuto un BFA nel 1998 presso la Massachusetts College of Art Boston. Vive e lavora a St. Romain, in Borgogna. Tra le sue più recenti mostre personali: “Spacial Color Studies”, Peters Projects, Santa Fe (2015), “Matt McClune”, Peter Blake Gallery, Los Angeles (2014), "Matt McClune", Galerie Mark Müller Project Room, Zürich (2013), "The Transparence of Color", (with Nick Terry) Galerie Renate Bender, Munich (2013), "Matt McClune", ArtKarlsruhe, Galerie Renate Bender, Karlsruhe (2011).


Inaugurazione lunedì 28 settembre 2015, dalle ore 18

Renata Fabbri arte contemporanea
via Stoppani, 15/C Milano
martedì a sabato 15.30 - 19.30
ingresso libero


MATT MCCLUNE
dal 28/9/2015 al 14/11/2015
mar-sab 15.30 - 19.30

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amalia di Lanno
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Tenuta Dello Scompiglio SPE - Spazio Performatico ed Espositivo

 
I can reach you (from one to many) | Bianco-Valente, Claudia Losi e Valerio Rocco Orlando | a cura di Daria Filardo, Pietro Gaglianò e Angel Moya Garcia
Inaugurazione 3 ottobre 2015 ore 16.00 - 19.30 
fino al 28 febbraio 2016 

I can reach you (from one to many) è un progetto che si propone una riflessione sull' 'incontro', osservato sul piano linguistico, emotivo, relazionale e politico.
Gli artisti coinvolti, attraverso un confronto sui gesti, le forme, le azioni, le responsabilità e le prospettive, hanno intersecato le proprie traiettorie in un progetto che si svilupperà da ottobre 2015 a marzo 2016 con lavori concepiti nel corso di diversi periodi di residenza alla Tenuta Dello Scompiglio. Gli interventi, tutti strettamente collegati al contesto in cui vengono proposti, ma proiettati verso un orizzonte dilatato, nascono da una riflessione sul luogo, sulla percezione dell'appartenenza e sull'attraversamento fisico, mentale e immaginifico degli spazi.
In linea con le dinamiche più ampie, proprie della ricerca dei tre artisti, i progetti presentati per I can reach you (from one to many) propongono di complicare la funzione della pratica artistica come processo aperto e interrogativo.
I can reach you è una meditazione collettiva sviluppata tra gli artisti e i curatori che si sono interrogati su una possibile posizione e sulle relazioni di scambio con il territorio, le persone, le cose. In particolare Bianco-Valente presentano un'installazione ambientale incentrata sulle risonanze che tutte le entità hanno tra di loro e come esse interagiscono o influenzano le nostre relazioni. Claudia Losi invece lavora sui luoghi di senso (landmark) incontrati lungo un cammino che ha come destinazione lo Scompiglio, luoghi che diventano per proprie caratteristiche fisiche o per eventi, anche remoti, ivi accaduti, dei punti di riferimento, punti di densità geografico-emotiva. "L'idea è che questi landmark spesso li creiamo noi ex novo, nell'esperienza che facciamo di un luogo, del suo attraversamento". Infine, Valerio Rocco Orlando, dopo un workshop incentrato sul pellegrino come idea che cammina e sull'ospitalità come istante relazionale, crea una struttura itinerante che si sposta in diverse tappe della Via Francigena, originando e lasciando a sua volta delle tracce del suo passaggio.
Il 3 ottobre un evento inaugurale mostrerà lo stato delle riflessioni che andranno articolandosi nei mesi seguenti con i contributi di altri autori di altre discipline, per creare un tessuto eterogeneo, espanso, organico. Secondo questo programma, che combina il disegno curatoriale con le istanze degli artisti, lo spazio della mostra si dilata geograficamente, ampliandosi oltre i confini della Tenuta Dello Scompiglio e si moltiplica nel tempo, richiedendo nuove verifiche al cospetto del pubblico. Il calendario dettagliato degli appuntamenti verrà comunicato successivamente.
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Opere permanenti

Durante la giornata è possibile visitare le opere permanenti negli spazi della Tenuta Dello Scompiglio: Camera #3, installazionedi Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl G. Beukman; In sosta di f.marquespenteado; There is not a priori answer to this dilemma (The Dolphin Hotel) di Francesca Banchelli; W18S di Antonio Rovaldi e Ettore Favini; Vuoto a rendere di Valentina Lapolla; Un Esilio di Valentina Vetturi; L'Attesa di Cecilia Bertoni con Carl G. Beukman; la mostra collettiva Il Cimitero della Memoria; Arie per lo Scompiglio di Alfredo Pirri; Colours Passing Through Perceptions of Shadow and Light di Maurizio Nannucci.
È possibile effettuare le visite a partire dalle ore 14.00. Si raccomanda vivamente la prenotazione.
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Il Progetto Dello Scompiglio ideato e diretto dalla regista e performer Cecilia Bertoni, prende vita nella omonima Tenuta, situata alle porte di Lucca, sulle colline di Vorno; una realtà in cui le attività legate alle arti visive e performatiche negli spazi interni ed esterni e il dialogo e le attività con la terra, con il bosco, con la fauna, con l'elemento architettonico contribuiscono a una ricerca di cultura. Ogni scelta relativa al Progetto è perciò valutata in relazione alla propria sostenibilità ambientale, attraverso forme di interazione e di responsabilità. All'interno della Tenuta Dello Scompiglio, accanto all'Azienda Agricola e alla Cucina Dello Scompiglio, opera l'omonima Associazione Culturale. L'Associazione dal 2007 crea, produce e ospita spettacoli, concerti, mostre, installazioni; realizza residenze di artisti, laboratori, corsi e workshop; organizza e propone itinerari performatici all'aperto, visite guidate, lezioni Metodo Feldenkrais®; gestisce lo Spazio Performatico ed Espositivo (SPE). Una particolare attenzione è dedicata infine alle attività culturali per bambini e ragazzi, con rassegne teatrali, laboratori e campi estivi.
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Informazioni
SPE - Spazio Performatico ed Espositivo

biglietteria@delloscompiglio.org
| tel. 0583 971125
Associazione Culturale Dello Scompiglio

Via di Vorno, 67 | 55012 Vorno, Capannori (LU)
tel. 0583 971475 | 338 7884145 |
info.ac@delloscompiglio.org | www.delloscompiglio.org
 
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Massimo Nardi
 

CAROLINA SANDRETTO – VIVIR CON…



CAROLINA SANDRETTO – VIVIR CON…
a cura di Laura Cherubini
17 settembre - 30 ottobre 2015
opening giovedì 17 settembre ore 18.30
Galleria Bianconi via Lecco 20 Milano


Carolina Sandretto è una fotografa italiana basata a New York. Il 17 settembre (fino al 30 ottobre) inaugura alla Galleria Bianconi di Milano la personale Vivir con…, presentando per la prima volta a Milano l’omonimo progetto dedicato a indagare, attraverso il ritratto, la società cubana e le sue trasformazioni. Già recentemente esposta presso Whitebox Gallery a New York, la serie è in mostra a Milano con una selezione e un formato inedito.

I ritratti di Vivir con…, scattati con una macchina fotografica di medio formato, si focalizzano sulle persone, in primo luogo sui loro ricordi e affetti. La loro condizione materiale è vista attraverso gli ambienti domestici: case spesso piuttosto caotiche ma solo per il poco spazio a disposizione e per l’arredamento di fortuna, comunque oggetto di cura e attenzione, a testimoniare la volontà di mantenere uno stile di vita dignitoso.

Nonostante l'inizio delle trattative per la fine dell'embargo americano, dovrà passare molto tempo prima che le condizioni di vita della popolazione cubana possano registrare un sensibile miglioramento. Il regime ha sempre provveduto a fornire istruzione e cibo, ma i giovani non sono mai riusciti ad abbandonare le case d’origine sia perché non è loro consentito di emigrare sia perché non hanno i mezzi per permettersi una casa propria. Questa situazione ha dato origine ai Solar: una volta erano case mono familiari che in seguito sono state frazionate in mini appartamenti diventando entità che arrivano ad ospitare anche 30 famiglie. I nuclei familiari sono così costretti a coabitare in spazi sempre più piccoli e senza alcuna privacy; la convivenza tra vecchie e nuove generazioni diventa quindi un luogo fisico e mentale.

Carolina Sandretto, attraverso mesi di permanenza a Cuba, ha esplorato il mondo dei Solar, restituendolo attraverso i volti di Vivir con…. Il suo lavoro è sempre legato a un’analisi sociale dei modi di vivere delle persone e del loro rapporto con l’ambiente che li circonda. La sua indagine spesso si concentra su situazioni sociali marginali, con l’obiettivo di sollecitare la coscienza civile e il cambiamento, dai bambini orfani del Messico ai monaci Birmani, ma anche agli emigrati italiani a New York, sia quelli di vecchia data, sia quelli approdati là dalla recente “fuga di cervelli”. Lo strumento di questa indagine è il ritratto. Come scrive Laura Cherubini: “Il ritratto è comunque una messa a fuoco, uno sguardo ravvicinato sul soggetto che diviene oggetto, un’esistenza in movimento fissata nell’attimo precario della posa per consegnarsi ad una illusione d’eternità. Il ritratto coglie contemporaneamente l’interiorità e l’esteriorità del soggetto, è specchio dell’anima, ma anche rappresentazione dell’essere-nel-mondo del personaggio, fissa i suoi moti più intimi e contemporaneamente evidenzia gli attributi che ne definiscono il ruolo”.

In occasione della mostra Carolina Sandretto presenta anche una serie di video-interviste girate in tutta l’isola di Cuba, intitolate Hopes for the future.
Hopes for the future è un video che indaga sulle prospettive future, sui sogni e le aspirazioni dei giovani cubani. Il comunismo cubano non è solo un sistema economico, ma anche un’ideologia che mira a inglobare tutti gli individui in un’unica entità, tenuta insieme da un obiettivo comune: la resistenza al potente nemico che si affaccia sull’altra sponda del mare. Ora che tale obiettivo è venuto a mancare grazie all’apertura del presidente Obama, le persone stanno iniziando a pensare a sé stesse come a individui, con specifiche caratteristiche ed esigenze, con idee e speranze che fino a pochi anni fa non potevano neanche essere espressi. Gli intervistati si rivelano molto spesso sorpresi di poter pensare alle proprie aspirazioni personali e sovente preoccupati della sorte del loro Paese più che della propria personale.
Queste interviste e le fotografie della serie Vivir con… testimoniano di un Paese in bilico tra un passato difficile ma conosciuto ed un futuro pieno di interrogativi.




Tra le mostre di Carolina Sandretto: “The View from here”, group show, ICP- International Center of Photography, New York City NY, USA (2013); ICP representative at Photoville exhibition, New York City NY, USA (2013); “Fiesta Mexicana”, solo show, Galeria Fotografica -Tulum, Mexico (2013-2014); “Anthropological landscapes”, group show, Gallery Ricci - Carrara, Italy (2014); Focus on "The Portrait ", Group Show, Black Box Gallery Portland Oregon USA. A cura di Amy Arbus (2015); “Anthropological landscapes”, group show, Whitebox Gallery – New York City NY, USA (2015); Soho Photo Gallery - New York Group Exhibition of the winners of the National Photography Competition Juror Elisabeth Avedon (2015).www.carolinasandretto.com
CAROLINA SANDRETTO – VIVIR CON…
a cura di Laura Cherubini
17 settembre - 30 ottobre 2015
opening giovedì 17 settembre ore 18.30
Galleria Bianconi via Lecco 20 Milano

Galleria Bianconi via Lecco 20, 20124 Milano
Lunedi - Venerdì 10.00-13.00 / 14.30-19.00 | sabato su appuntamento
tel + 39 02 22228336 | info@galleriabianconi.com |www.galleriabianconi.com


Ufficio stampa Carolina Sandretto
Maddalena Bonicelli m. +39 335 6857707 | maddalena.bonicelli@gmail.com




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