mercoledì 20 dicembre 2023

Teresa Giannico | Truths which no longer entertain, become lies . MICROBA

Giovedì 21 dicembre 2023 alle 18.30, lo Spazio MICROBA di Bari inaugura la mostra personale di Teresa Giannico dal titolo Truths which no longer entertain, become lies a cura di Roberto Lacarbonara. 

In occasione della prima mostra personale a Bari di Teresa Giannico (Bari, 1985, vive e opera a Milano) l’artista elabora un progetto site specific fortemente connesso con l’architettura e la funzione del luogo espositivo, concepito come estensione dello studio degli architetti Pavone Sorrentino. Il titolo della mostra è tratto dal testo distribuito il 30 ottobre del 1952 da Guy Debord e altri giovanissimi artisti francesi in occasione della prima proiezione di Luci della ribalta, il capolavoro scritto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin. L’invettiva polemica contro il regista londinese segna la nascita della nuova Internazionale lettrista, un evento scismatico contro il linguaggio ormai retorico di Chaplin – “Tutto ciò che possiamo vedere ora è un vecchio lugubre e mercenario” – in cui gli attivisti dichiarano con perentoria veemenza: “Truths which no longer entertain, become lies” (Verità che non intrattengono più, diventano bugie). 

Per questo progetto, Teresa Giannico torna alla produzione di diorami meticolosamente assemblati, modelli tridimensionali in cartoncino su cui l’artista applica un collage di stampe riferite ad arredi e oggetti comuni. A tal fine, attinge a uno sterminato database di file grafici e fotografici accumulati per anni, sottratti alla loro funzione pubblicitaria (immagini da siti e riviste patinate di design e architettura) e divenuti oggetto di un’appropriazione ready-made. Un vero e proprio “riciclo di vecchie foto pubblicitarie, concepite in funzione di vetrina: mostrare la moda e il design di prodotti studiati per il mercato e, magari, già desueti a poche ore/giorni/mesi da una pubblicazione. Ed è questo il momento esatto in cui le verità che non intrattengono più, diventano bugie” (RL). 

MICROBA si pone lontano dal canonico concetto di galleria d’arte e, anche in questo nuovo ciclo di eventi, rinnova la propria aspirazione di spazio laboratoriale e sperimentale. Attraverso le opere e le esperienze di artisti giovani ma già di respiro nazionale e internazionale, il centro barese persegue la propria missione nel territorio e intende introdurre stimoli di riflessione nel contesto culturale circostante. 

L’Associazione culturale Achrome è un collettivo che opera nel campo dell'Arte Contemporanea, muovendosi tra molteplici ambiti, dalla didattica alla ricerca, dall'organizzazione di eventi espositivi alla formazione professionale. Intessendo rapporti con il territorio, Achrome si propone di favorire un rinnovato e più proficuo dialogo tra la città e le dinamiche dei linguaggi artistici contemporanei. 

Teresa Giannico (Bari, 1985, vive e opera a Milano). Dopo il diploma in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Bari, nel 2012 si trasferisce a Milano dove studia fotografia e avvia la propria ricerca artistica mettendo insieme le discipline che hanno accompagnato il suo percorso e ragionando sulla percezione delle immagini nel mondo contemporaneo. Dopo avere esposto il proprio lavoro per la prima volta in occasione di Plat(t)form nel 2015 presso il Fotomuseum di Winterthur (Svizzera), è invitata a partecipare a numerose mostre e rassegne all'estero come: Circulation(s) (Parigi), PhotoIsrael (Tel Aviv), Fotohof (Salisburgo), Fundació Enric Miralles (Barcelona), Hangar Art Centre (Brussels), DIPF (Dong Gang, Corea). Dal 2018 è parte del progetto Futures di Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino; nel 2019 è finalista del 20° Premio Cairo. Dal 2016 è rappresentata dalla galleria Viasaterna di Milano dove ha presentato il proprio lavoro in due mostre personali nel 2019 e nel 2023. 


Teresa Giannico
Truths which no longer entertain, become lies
A cura di Roberto Lacarbonara

MICROBA
Via Giambattista Bonazzi 46
70123 – Bari

Inaugurazione: giovedì 21 dicembre 2023, ore 18,30
Dal 21 dicembre 2023 al 20 gennaio 2024
Da martedì a sabato, dalle ore 17 alle ore 20

Info:
MICROBA
+39 3927385558 – spaziomicroba@gmail.com
https://www.facebook.com/microba46/?fref=ts

ACHROME
+39 3470866802 – associazioneachrome@gmail.com
https://www.facebook.com/acachrome/?fref=ts

giovedì 14 dicembre 2023

Anisocoria di Paolo Covino e Giuseppe Vitale


Covino                                                       Vitale

Spazio Amira è lieto di presentare, venerdì 15 dicembre, la mostra Anisocoria di Paolo Covino e Giuseppe Vitale a cura di Stefania Trotta.

“L’anisocoria è il termine medico che indica la presenza di pupille di dimensioni diverse”. Questo particolare fenomeno che coinvolge l’organo della vista, ha delle assonanze con il modo di percepire la fotografia dei due artisti in mostra. Utilizzando due formati diversi, infatti, ci troviamo davanti a coppie di dittici “di dimensioni diverse”, che dialogano su temi affini se non universali.
Certe volte si pensa alla propria vita come al soggetto di un film. Per riconoscerla come "nostra" si ha il bisogno di vederla con altri occhi, come quando si guarda qualcosa, per la prima volta, dal buco della serratura. Si crea una doppia visione, una inizialmente, forse, incomprensibile ed una, in qualche modo simile a quella di chiunque altro. Il processo di identificazione e di riconoscimento personale, segue il suo corso vitale in modi e tempi diversi per ognuno ma, solitamente, ha inizio da un letto. Il concepimento, il parto, il riposo con i suoi sogni ed incubi, la procreazione e di nuovo tutto, fino alla morte. 
Attraverso gli occhi di Paolo Covino, siamo come gli angeli di Wim Wenders. Entriamo nelle case di sconosciuti, nelle loro camere da letto, così simili e così distanti. Nessuna presenza ingombrante, ma solo il passaggio di chi ha steso quelle lenzuola, di chi si è appoggiato stanco dopo una giornata di lavoro o chi ha pregato avvolto nel silenzio della notte. Un mondo privato, inaccessibile, che diventa altro, un'immagine in cui potersi osservare, riconoscere, dove prendono vita ricordi immaginati e silhouette del passato. Quel copriletto ricamato dei nonni è la radiografia di un'epoca, di una comunità, che continua a esistere in certi luoghi, dove le copertine di design non possono arrivare. I colori pastello, a tratti un po' arrugginiti dal tempo, incorniciano le pareti che fanno da sfondo ai pochi oggetti rimasti, complici fedeli di un esule sguardo. È un mondo sottovuoto, quasi in sordina quello di Giuseppe Vitale che rincorre una perdita, la sua traccia, sul fondo. Una rottura, una via luminosa, una superficie erosa, tutto simula il pregresso, anticipa la vita, come una forma dall'evoluzione imprevedibile ma da sempre presente. 
Un attraversamento che segue l'inconscio, si conserva per soffocare l'annientamento dei sensi e raggiunge la quiete dopo la salita. Un macroclima nel formato di una foto appena visibile, che richiede un avvicinamento corporeo. Un ritorno al respiro, in condizioni non ottimali, che esacerba un dolore, nel tentativo di colmare una distanza. La mancanza d'aria trova una condizione di adattamento tra i resti di un trauma: bisogna immergersi, fidarsi e seguire gli indizi. Nell’ipogeo dello spazio sarà inoltre allestito uno spazio immersivo, che vuole comunicare il carico emotivo e in parte percettivo dietro i lavori dei due artisti.

Paolo Covino, 1983 Pietrelcina 
Provengo dall' entroterra campano, da un luogo distante dai vorticosi cambiamenti del progresso e dalla motilità inafferrabile delle grandi città. Mi avvicino alla fotografia per fermare il rapido mutare delle cose che mi circondano. Inizio a praticare quest'arte da autodidatta fino a giungere alla proficua collaborazione con maestri del settore. In qualità di testimone di tempi e luoghi che si avviano a tramonto, riprendo i soggetti che sono principalmente quelli della mia infanzia, quelli che provengono dai racconti dagli anziani, quelli che hanno i colori sbiaditi del ricordo. La sociale rurale, le case dei contadini, i paesi quasi abbandonati o ormai deserti, gli utensili del "prima delle macchine ", sono la materia magmatica da cui traggo ispirazione. La plasmo per darle una vita nuova nel tentativo di salvaguardarne il significato primigenio, affinché non scompaia del tutto. E la propongo più e più volte, in maniera ossessiva, disturbante, per richiamare all' oggi ciò che era il continuo ripetersi del ciclo delle stagioni e delle età, antica misura del tempo che fu di ieri. Cerco di dare, nella mia ricerca e con i miei lavori, un movimento circolare alle foto, tale per cui ciò che emerge torna sempre a sé stesso in un flusso che è vita, morte e nuovamente vita. Dalla mia passione per i luoghi trascurati e le tradizioni obliate nasce la collaborazione con il poeta Franco Arminio, esperto di Paesologia, con cui stiamo portando avanti un progetto di rivalutazione dei paesi in via di spopolamento e dei costumi di ancestrale memoria.

Giuseppe Vitale (1981)
Mi sono avvicinato alla pratica della fotografia dopo aver subito un grave lutto personale che mi ha messo brutalmente a confronto con la mancanza. Istintivamente ho sentito che soltanto attraverso l’osservazione minuziosa di fenomeni visivi, a volte minuscoli e quasi impercettibili, potevo alleviare la mia sofferenza. Questa pratica “liberatoria” mi ha condotto a prendere le “misure” dello spazio che man mano si liberava accogliendo la dimensione nuova generata dall’assenza stessa. Nel proseguire il lavoro di indagine sulla mancanza, ho quindi esplorato lo spazio immergendomi in esso, ponendomi al suo stesso livello e a quello della mancanza così come della materia “nuova” che via via lo permeava arrivando a capire che annullare il proprio sé nello spazio è una condizione possibile, e che il percorso è obbligato poiché soltanto se ci si immerge nel dolore della perdita si arriva ad essere privati della sofferenza generata dal dolore stesso. Tale percorso naturalmente non ha termine ma permette di giungere a una preziosa condizione in cui coesistono due stati sensibili: quello che ci fa precipitare nell’oscurità profonda, senza appiglio alcuno di salvezza e, al contempo, quello che sprigiona la volontà di condivisione del frutto luminoso nato dalla sofferenza. Una condizione che si può paragonare a una reazione chimica dove l’energia liberata nell’atto di fotografare esplode, dando origine a una nuova forza che ci lascia stupefatti nell’essere. I miei lavori sono stati esposti sia in Italia che all’Estero entrando a far parte di alcune collezioni private. Attualmente sono rappresentato in Italia da “Red Lab Gallery”, Milano.


ANISOCORIA
di Paolo Covino e Giuseppe Vitale
a cura di Stefania Trotta
Opening 15 dicembre 2023 h.19

Spazio Amira 
Via San Felice, 16, Nola 

Enrico Minguzzi | Animali da fiore

Enrico Minguzzi, Canestra, 2022, oil on epoxy resin on canvas, cm 80 x 100


Giovedì 14 dicembre alle ore 17.30, presso la Pinacoteca San Francesco di San Marino, si inaugura la mostra Animali da fiore di Enrico Minguzzi (Cotignola, Ravenna, 1981) a cura di Paolo Rondelli. L’esposizione, promossa dagli Istituti Culturali della Repubblica di San Marino, presenta la produzione artistica recente dell’artista con 11 dipinti inediti e un’installazione site-specific composta da 34 elementi.

Il titolo Animali da fiore è un’antinomia che suggerisce una classificazione impossibile. Nei dipinti di Minguzzi, tutti realizzati nell’ultimo anno, sono raffigurati esemplari frutto di una proiezione immaginifica di un incontro tra forme di origine animale e vegetale. Negli undici dipinti in mostra, la pittura di Minguzzi si evolve alla ricerca della vita: somma per poi togliere, scavare, far risaltare stratificazioni e sfumature vivide pur nei colori minerali che spesso richiamano visioni di rocce policromatiche.

Al centro della sala espositiva, è posizionato Arcipelago, un insieme di 34 micro opere realizzate su piastre di Petri, poggiate su altrettanti supporti a colonna, che ricorda un vivaio di ninfe generate su piastre da coltura biologica. Alcune di queste sono vere e proprio opere pittoriche di piccolissimo formato realizzate con le stesse modalità di quelle su tela, altre possono essere intese come delle micro narrazioni della fase iniziale del processo pittorico.

Come scrive il curatore Paolo Rondelli “gli Animali da fiore di Minguzzi sono portatori di vita, generatori di nuove forme biologiche, di nuove espressioni. Sono forme di vita spettacolari che prendono forma su vetrini da laboratorio, tessuti cromatici in coltura che cominciano a pulsare in una palude primordiale e progressivamente brillano, perché la lucentezza dell’oro li accompagna sempre, ma con discrezione, quasi col timore di mostrarsi al primo sguardo frontale”.

La mostra è accompagnata da un catalogo che include le immagini dell’allestimento.

Biografia 
Enrico Minguzzi (Cotignola, Ravenna, 1981), dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna si trasferisce a Milano dove, nel 2008, tiene la sua prima mostra personale Liqueforme, presso lo Studio d'Arte Cannaviello. Da allora i suoi lavori sono stati esposti in mostre personali e collettive, tra cui: Ultimi paesaggi alla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola (2019), Pittori fantastici nella Valle del Poal PAC di Ferrara (2020), Senza Figura presso la galleria Monitor, a cura di Nicola Samorì (2021), Fluoritura presso Nuova Galleria Morone (2021), La piena dell’occhio presso l’Ex convento di San Francesco di Bagnacavallo, a cura di Saverio Verini (2022), Flos presso Altro Mondo Contemporary Art di Manila nelle Filippine (2023), EX 5 alla Pinacoteca Nazionale Bologna, a cura di Carmen Lorenzetti (2023). Ha realizzato progetti site-specific e residenze presso Areacreativa42 (2019) e Museo Civico Luigi Varoli (2020), dove ha avuto origine il nuovo ciclo della “natura morta”. Dopo aver ricevuto premi e menzioni speciali, tra cui Premio DAMS, a cura di Renato Barilli, e Premio Nazionale delle Arti, nel 2022 ha vinto il terzo premio del Premio Artistico Fondazione VAF e le sue opere sono entrate a far parte della Collezione VAF Stiftung. Nel 2023 si è aggiudicato il premio Fondazione Coppola per Premio Icona di Art Verona. Dal 2014, parallelamente al suo lavoro artistico, è membro fondatore del collettivo MAGMA, in cui sviluppa progetti che uniscono arti visive, ricerca musicale e indagine territoriale.

Enrico Minguzzi | Animali da fiore
A cura di Paolo Rondelli
Date: 15 dicembre 2023 - 17 marzo 2024

Sede: Pinacoteca San Francesco, Via Basilicius 31, Città di San Marino
Promossa da: Istituti Culturali della Repubblica di San Marino

Ingresso alla mostra: libero
Orari di apertura: 9-17 (chiuso il 25 dicembre 2023 e 1 gennaio 2024)
Informazioni: email info.museidistato@pa.sm | tel. +39 0549 888245 | sito web www.museidistato.sm
Ufficio stampa: Irene Guzman | Tel. 349 1250956 | irenegzm@gmail.com

Beauty noi di Ezia Mitolo

 

Ezia Mitolo_Beauty noi (sull’umana gente) 2021-2023 
Terracotta patinata e a ingobbio, ceramica, smalti acrilici, ferro zincato, calamite, installazione site specific

A Locorotondo, da domenica 17 dicembre alle ore 18.00, torna l’arte contemporanea in 1m2 (Un Metro Quadro) con Beauty noi, mostra di Ezia Mitolo a cura di Graziella Melania Geraci. Attraverso le vetrine ad oblò, aperte su strada 24 ore su 24, le opere dell’artista tarantina irrompono nella frenesia delle feste natalizie per concedere ai passanti un attimo di riflessione.

Sono piccole creature in terracotta colorata che si affacciano nel quotidiano prendendo parte ad una processione senza meta, corpi o parti di essi sembrano camminare lungo una strada che è un invito verso la scoperta della propria interiorità e dei propri limiti (il Beauty ironico del titolo) e della universale condizione umana, riflessa nello specchio dell’installazione che ripropone una croce che non si congiunge mai. La folla ibrida si trova a metà tra il raggiungimento di qualcosa, il desiderio della condizione di pace e l’accettazione di una sua impossibilità. Così il video Tutto tace, visibile solo la sera dell’opening, richiama una conciliazione necessaria ma sfuggente come la parola pace che la bocca dell’artista non riesce a pronunciare. Il progetto inedito è un poetico racconto di una analisi introspettiva che sembra giungere alla consapevolezza e all’abbandono nell’opera presentata nella vetrina di Martina Franca, La marcia e l’abbandono, sunto finale di una fragile e solitaria dimensione esistenziale.

Insieme alla mostra 1m2 continua la ricerca di nuovi spazi per duplicare il proprio format, il modulo di successo che propone arte contemporanea. 1m2 chiama alla partecipazione gli amanti dell'arte o semplicemente coloro i quali abbiano a disposizione uno spazio utile alla trasformazione nel contenitore d'arte che entrerà a far parte del circuito 1m2. La call prevede l'adesione non solo da tutta la Puglia, compresa la stessa Martina Franca per un cambio sede, ma ha l'obiettivo di allargarsi in tutta Italia e anche all'estero (info@1m2.it).

La mostra Beauty noi rimarrà visibile fino al 6 gennaio 2024 in contemporanea nei centri storici di Martina Franca e di Locorotondo in 1m2 di Martino Pezzolla, Giordano Santoro e Michele D’Amico,. 

Ezia Mitolo - Scultrice di formazione, è allieva in Puglia di Francesco Somaini e Nicola Carrino; tra la fine degli anni ‘80 e primi ‘90 è alla Fondazione Antonio Ratti di Como, dove studia con Giuliano Collina, Arnulf Rainer, George Baselitz, Karel Appel e Anish Kapoor. Poliedrica, si esprime in installazioni scultoree e grafiche, fotografia e video, video-performance, sino all’interazione col pubblico; si dedica a Laboratori Didattici sperimentali nell’ambito scolastico e in musei, rassegne e festival. Numerosi i riconoscimenti, dal primo premio, nel 1998, della sezione giovani di “Art&Maggio Arena Puglia” alla sua prima personale a Milano; sarà quindi a Roma, alla XIV Quadriennale. Ha collezionato numerose altre partecipazioni a mostre e fiere, nazionali e internazionali (Parigi, Praga, Alberta, Vienna, Edimburgo, Los Angeles), fino al recente ingresso nel MarTa Museo Nazionale Archeologico di Taranto, nel Musinf di Senigallia dell’Autoritratto Fotografico, nel Maam Museo dell’Altro e dell’Altrove di Roma, nel Maaac Museo archeologico di Cisternino. Ha pubblicato due libri e disegni, fotografie, poesie e contributi in numerose riviste e magazine. Rientrata in Puglia attualmente lavora nel suo studio-archivio di Taranto. Diverse sue opere sono in collezioni pubbliche e private, tra le pubbliche: Maaam Museo dell’Altro e dell’Altrove, Roma; Fondazione per l’Arte e le Neuroscienze F.Sticchi , Maglie, (LE); Musinf Archivio Italiano dell’Autoritratto Fotografico, Senigallia (AN); Pinacoteca Casamicciola Terme (Ischia), Pinacoteca Michele De Napoli, Terlizzi (BA). 

Beauty noi
Ezia Mitolo

A cura di Graziella Melania Geraci

Opening: Domenica 17 dicembre dalle ore 18.00 

in Via Dura 4, Locorotondo, BA
Dal 17 dicembre 2023 al 6 gennaio 2024 (in contemporanea 1m2 Locorotondo e 1m2 Martina Franca)

L’opening si terrà in presenza dell’artista presso 1m2 a Locorotondo in Via Dura 4, domenica 17 dicembre dalle ore 18.00 con brindisi offerti dalla cantina Giustini.

1m2
- Via Gian Battista Vico 26, Martina Franca, TA
- Via Dura 4, Locorotondo, BA
3450853037


venerdì 1 dicembre 2023

Festival internazionale di fotografia tra scienza e arte: CALL FOR ENTRY


Al via, nel maggio 2024, a Colleferro (RM), la prima edizione del festival internazionale di fotografia COSMO, una rassegna che indaga il linguaggio fotografico tra scienza e arte. 

Il festival è promosso e organizzato dal Centro Sperimentale di Fotografia Adams (CSF Adams), in collaborazione con il Comune di Colleferro, e prevede le seguenti esposizioni: Metachaos di Alessandro Bavari, Ultimate Landscapes di Claudio Orlandi, Cosmo di Katia Rossi, Micro Cosmo di Michele Marinucci, Metropoliz Maam di Daniela De Paulis, 1499 – Oculo magico di Sara Munari, Synchronicity di Robin Meier, Deep Blue di Olmo Amato.

Una sezione specifica del festival sarà dedicata esclusivamente al progetto vincitore di una CALL FOR ENTRY, avente come focus la citazione di William Gibson “Il futuro della fantascienza? Ci viviamo dentro”. 
Partendo dalla riflessione consegnataci dallo scrittore americano-canadese, in questa sezione troverà ospitalità una narrativa fotografica che interroga il presente e il futuro, con particolare attenzione al rapporto tra l’essere umano, la tecnologia, la scienza e la fantascienza. Una realtà complessa che si dibatte tra molteplicità ed esattezza, spazio definito dalla misura del nostro sguardo, dove tutto deve essere filtrato, reinventato, rimodulato, riscritto, rilocato, risemantizzato. Immagini che sondano confluenze, ibridazioni, interscambi, interferenze, divisioni e connessioni. È in questi spazi, in questi luoghi, che ha dimora il futuro della fantascienza.

I materiali per partecipare alla call for entry devono essere consegnati entro e non oltre le ore 23:59 CET (Central European Time) del giorno 31 marzo 2024 alla mail cosmophotofest@gmail.com


REGOLE DI PARTECIPAZIONE ALLA CALL FOR ENTRY
1. La partecipazione è aperta a tutti i fotografi, senza esclusione di nazionalità o età.
2. Ogni autore può presentare fino ad un massimo di 3 progetti fotografici, di cui solo uno potrà essere selezionato, da una giuria internazionale, per partecipare al festival
3. Per la partecipazione si richiede un contributo di € 30.00, a progetto 
4. Il pagamento dovrà avvenire tramite bonifico bancario: beneficiario Centro Sperimentale di Fotografia Adams; IBAN: IT16P0200805052000401009621; banca UNICREDIT; nella causale deve essere indicato il cognome del partecipante alla Call, il titolo del progetto e la dicitura: Partecipazione concorso Festival COSMO - la fotografia fra scienza e arte.
Nel caso di più progetti, basta indicare il numero dei suddetti.
5. Le immagini devono essere presentate sotto forma di file digitali, in formato JPG, di 1200 pixel sul lato lungo, ad una risoluzione di 72 dpi, a colori o b/n.
6. I file devono essere inviati ordinati per progetto. La denominazione dei file deve essere composta rispettando la seguente sequenza: COGNOME_NOME DEL PROGETTO_NUMERO PROGRESSIVO IMMAGINE. Ad esempio Rossi_PAESAGGI BLU_001.jpg (per la prima foto), Rossi_PAESAGGIBLU_002.jpg (per la seconda foto), ecc.
7. Il testo esplicativo (in italiano e inglese) per ogni progetto non deve superare 4000 caratteri (spazi inclusi).
8. La breve biografia dell’autore (in italiano e inglese) non deve superare i 3000 caratteri spazi inclusi.
9. Tutto il materiale (fotografie, descrizione progetto/i, biografia, certificazione di bonifico avvenuto) dovrà essere raccolto e inviato in un unico archivio compresso in formato .zip o .rar delle dimensioni massime di 25MB, nominato con il cognome dell’autore + il nome del progetto. Nel caso di più progetti è sufficiente il cognome dell’autore e il numero dei progetti presentati (es. ROSSI – Progetti 2). Archivi di dimensione maggiori e/o formati diversi non saranno presi in considerazione.
10. Il materiale richiesto per la partecipazione deve essere inviato alla seguente mail: cosmophotofest@gmail.com
11. Il materiale dovrà essere inviato entro e non oltrele ore 23:59 CET (Central European Time) del giorno 31 marzo 2024. Il progetto vincitore sarà annunciato dal CSF Adams sul sito www.cosmophotofest.it
12. Il progetto vincitore sarà scelto ad insindacabile e inappellabile giudizio di una giuria internazionale 
13. Il progetto vincitore sarà esposto all’interno del festival COSMO. La fotografia fra scienza e arte, nel mese di maggio 2024,presso gli spazi che il Centro Sperimentale di Fotografia Adams riterrà opportuni 
14. Al vincitore i curatori assegneranno uno spazio espositivo secondo le caratteristiche dei luoghi e del progetto stesso. 
15. Sarà cura del Centro Sperimentale di Fotografia Adams organizzare lo spazio, l’esposizione e la promozione delle opere del vincitore.
16. La partecipazione alla CALL FOR ENTRY sottintende che l’autore sia in possesso dell’autorizzazione all’utilizzo delle immagini da parte dei soggetti eventualmente raffigurati; utilizzo di cui si assume egli stesso, per intero, la responsabilità esonerando quindi il Centro Sperimentale di Fotografia Adams.
17. I diritti delle opere rimarranno di proprietà dell’autore.
18. La partecipazione alla CALL FOR ENTRY autorizza automaticamente Centro Sperimentale di Fotografia Adams a poter utilizzare le singole immagini o gli interi progetti per le attività di promozione del festival COSMO. La fotografia fra scienza e arte, accettando automaticamente che i lavori selezionati vengano riprodotti e pubblicati, a discrezione della gestione del Csf Adams, nel catalogo del festival e in altre possibili pubblicazioni, sul sito web del Csf Adams e in altri canali di comunicazione (YouTube; Instagram; Twitter; Facebook) con riferimento esplicito al nome dell’autore e del progetto fotografico. A tale scopo non è previsto il pagamento di nessun compenso o royalty.
19. Privacy – Con la compilazione della scheda si sottoscrive quanto stabilito dal Dlgs 196/2003 (Privacy) e successive modifiche: la partecipazione al concorso comporta, da parte dell'Autore, l'autorizzazione al trattamento, con mezzi informatici o meno, dei dati personali ed alla loro utilizzazione da parte del Csf Adams per lo svolgimento degli adempimenti inerenti al concorso e degli scopi associativi e/o federativi. I dati personali potranno inoltre essere utilizzati per sottoporre, agli Autori stessi, informazioni inerenti i risultati e le future iniziative del Csf Adams. 
20. La partecipazione alla CALL FOR ENTRY implica la piena e tacita accettazione di tutte le norme contenute nel presente regolamento. Per ulteriori informazioni contattare: cosmophotofest@gmail.com

FESTIVAL INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA
La Fotografia tra Scienza e Arte
I edizione

CALL FOR ENTRY

Centro Sperimentale di Fotografia Adams di Roma (C.S.F. Adams)
che si terrà a Colleferro nel maggio 2024





martedì 28 novembre 2023

MOSTRA DEI FINALISTI DEL CONCORSO TERRAFUOCO / Terlizzi porta un fiore

 




Comune di Terlizzi
Mercoledì 6 dicembre sarà inaugurata la mostra collettiva di presentazione delle opere selezionate per Prima Edizione del Concorso internazionale di Ceramica Artistica e Artigianale “TERRAFUOCO/Terlizzi porta un fiore”, promosso dal Comune di Terlizzi, con la direzione artistica di Pietro Di Terlizzi, docente di arti visive e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Foggia e organizzato dall’associazione Eclettica Cultura dell’Arte, presidente Stefano Faccini.

La mostra, a cura di Michela Laporta, si snoderà tra piano terra e sotterranei della Pinacoteca “Michele de Napoli”.

Sezione “DESIGN E ARTIGIANATO” opere di taglio artigianale e di design a firma di Michele CATALDO, Nicola D’ANIELLO, FATTICOLPENNELLO (Angelica Romanazzi e Gaetano Anecchino), Valeria GIOVANNIELLO/Donato ROMITO/Agostino BRANCA, Arianna LADOGANA, Nadia LOLLETTI, Angelica LUCCHETTI, Mirta MORIGI, Massimo NARDI, Olimpia Ilia SCARDIGNO.
Sezione “SCULTURA E INSTALLAZIONE”, opere complesse di Francesco ARDINI, Valeria CURSANO, Paolo DE SARIO, Giuseppe FIORIELLO, Michele GIANGRANDE, Maria JACOMINI, Tammaro MENALE, Ezia MITOLO, Andrea SALVATORI, Antonio SALZANO, Francesco SCHIAVULLI, TECNELAB, Annibale TRANI.
In occasione dell’opening, saranno annunciati i vincitori delle due sezioni che si aggiudicheranno il montepremi totale di 6.000 euro e le menzioni speciali, conferiti dalla Giuria presieduta dal direttore artistico della rassegna Piero Di Terlizzi e da Fabio De Chirico, Direttore del Servizio Arte e Architettura Contemporanee della Direzione Generale Creatività Contemporanea e Rigenerazione Urbana del MiC, Viola Emaldi, curatore d’arte presso AiCC-Associazione Italiana Città della Ceramica, Pietro De Scisciolo, scultore e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, Giusy Caroppo, storica dell’arte, curatore d’arte contemporanea e direttore artistico di Eclettica Cultura dell’Arte, associazione per cui ha curato il coordinamento generale delle fasi del concorso e della mostra collettiva con il presidente Stefano Faccini.

Informazioni e dettagli della mostra sono pubblicate sui siti
www.comune.terlizzi.ba.itwww.ecletticaweb.it
www.circuitodelcontemporaneo.it

Teorèma Celèste di Ilaria Abbiento

Ilaria Abbiento_Teorèma Celèste, 2020


Ilaria Abbiento ha concepito Teorèma Celèste non solo come un'installazione artistica, ma come la conclusione significativa di un percorso di memoria. L'opera si fonde in modo organico con la Sala Circolare di Palazzo Fondi, un luogo che, per diversi anni, ha custodito silenziosamente l'onere di una storia significativa, ora dimenticata. Originariamente destinata a commemorare le vittime civili della prima guerra mondiale, la sala ha subito, come tutto il palazzo, gli affanni dell'abbandono. La memoria dei caduti, incisa nei marmi delle pareti, è stata privata di “voce”. I loro nomi, una volta saldamente presenti, sono scomparsi, lasciando solo “buchi” di ricordi.

In questo contesto, il progetto Sala Circolare si è manifestato in un ciclo di dieci capitoli - di cui Teorèma Celèste è l'ultimo – ciascuno contribuendo in modo unico a restituire la memoria a questa sala dimenticata. Attraverso 10 visioni artistiche differenti il progetto ha ri-creato la memoria di una caratteristica intrinseca al territorio napoletano, trasformando la sala senza intervenire materialmente su di essa. 

Teorèma Celèste emerge come l'unico capitolo dedicato in modo esplicito alla memoria di una persona speciale per l’artista: Oscar, suo padre. In questo lavoro, l'artista ha intessuto una narrazione visiva che va oltre i confini dell'arte immateriale, onorando la memoria del genitore in modo tangibile. L'installazione si fonde con la storia della Sala Circolare, completando il cerchio della memoria e riportando in vita ciò che era stato perduto. 

La mostra completa un itinerario tra due luoghi della città, che sono stati reinterpretati in modo temporaneo da un'istallazione di Ilaria Abbiento: Incanto nel tratto dell'Acquedotto Augusteo gestito dall'Associazione VeginiSanità (visibile nei week-end, fino al 7 gennaio) e Teorèma Celèste a Palazzo Fondi. Mentre all'Acquedotto lo sguardo dell'artista di rivolge in basso, verso la terra, ricreando un paesaggio marino immerso nelle profondità della città; a Palazzo Fondi lo sguardo di Ilaria Abbiento si rivolge in alto, verso il cielo, facendo del paesaggio marino il simbolo dell'inizio di un viaggio... verso l'infinito. 

Si ripropone qui a seguire il testo lirico scritto da Ilaria Abbiento a complemento della ricerca da cui è scaturito Teorèma Celèste. 

sono una conchiglia 

Nel perimetro della mia camera mi chiedo quale sia la misura di una distanza. 

Aldilà dei vetri la Terra, assorbita dal silenzio, si prende cura della mia malinconia. 

L’unico suono di cui ho nostalgia è quello delle sirene delle navi che si allontanano dal porto. Il tempo, ora, si cristallizza per dar luce alla memoria. 

Ricordo quando da piccola salivo con te sul tetto della casa in campagna a guardare le costellazioni. Ogni estate ti facevo sempre la stessa domanda. 

Poi diventeremo stelle? 

E tu, sorridendo: sì, ed è lì che un giorno ci incontreremo ancora. 

Ora ti cerco tra le meccaniche celesti, nelle mappe stellari, 

nel formulario azzurro in cui riscrivo un’equazione per risolvere la teoria della distanza. 

Nei sali marini di una carta del cielo immaginaria. 

Provo a orientarmi tra i meridiani e l’equatore, nelle coordinate di una terra irrigata dagli astri. E ti conservo, nella fotografia di te bambino che, come un piccolo marinaio, 

naviga nel suo mare d’argento. 

***** 

Ilaria Abbiento_Teorèma Celèste, 2020_frame dall'opera video

Ilaria Abbiento è un’artista partenopea. La sua ricerca artistica, incentrata da molti anni sul mare, parte da un’immersione introspettiva volta a costruire una narrazione poetica che, costellata da immagini, materia, testi poetici e letterari, percorre itinerari cartografici immaginari e indaga il suo oceano interiore. La sua pratica spazia dalla fotografia, alle installazioni site-specific, al video. Allieva dell’artista Antonio Biasiucci nel 2012, orienta il suo percorso verso una ricerca artistica autoriale. Le sue opere sono state esposte in molte gallerie d’arte e musei prestigiosi sia in Italia che all’estero tra cui Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare (2022), PAC-Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (2022), Acquario Civico, Milano (2022), Pac/Porto d’Arte Contemporanea, Salerno (2021), Institut Culturel Italien, Parigi, Francia (2021), Fondazione Francesco Fabbri, Treviso (2021), Fondaco Arte Contemporanea, Bra (2021), Museo di Villa Pignatelli, Napoli (2019), Art Pur Gallery, Riyad, Arabia Saudita (2019), Hafez Gallery, Jeddah, Arabia Saudita (2019), Le Quadrilatère Galerie, Beauvais, Francia (2018), Castel Dell’Ovo, Napoli (2017). Alcune opere sono presenti in Collezioni d’Arte pubbliche e private tra cui il Museo Pino Pascali, Imago Mundi Art, e la Biblioteca Vallicelliana di Roma. Ha partecipato a varie residenze d’artista tra cui Residenze Mediterranee, Corsica (2021), Plaza Art Residency, isola di Capraia (2020), The Photosolstice, isola dell’Asinara, Sardegna (2019), BoCs Art, Cosenza (2015). Ha esposto in Festival di fotografia internazionali tra cui Recontres PhotoGaspésie, Canada (2023), Photolux Festival, Lucca (2022), Photaumnales, Francia (2018). Ha vinto diversi premi e ha avuto molti riconoscimenti, tra cui un’opera finalista alla decima edizione del Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee (2021).

Ilaria Abbiento | Teorèma Celèste 
A cura di Marco Izzolino
Sala Circolare, Palazzo Fondi
via Medina 24, 80133, Napoli 
Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 16 

Opening venerdì 1 dicembre 2023 ore 18





Vettor Pisani | L'enigma e il segreto

Vettor Pisani, Senza Titolo 2005. Courtesy Fondazione Morra, Napoli ph. Diana Del Franco

La Fondazione Pino Pascali è lieta di annunciare la mostra personale di Vettor Pisani dal titolo “L’Enigma e il Segreto”, a cura di Giovanna dalla Chiesa e Carmelo Cipriani.

L’evento si inserisce nel prosieguo del nuovo format di Fondazione Pino Pascali "Confluenze" dedicato ad artisti che nel corso della loro carriera hanno incrociato la vita, la storia e l’opera di Pino Pascali innescando relazioni e straordinarie congiunture.

La mostra che ha il pregio di far luce per la prima volta sugli anni baresi dell'artista, è con oltre 60 opere tra disegni, collage, sculture, installazioni, progetti e stampe in pvc, la più ampia retrospettiva dedicata sino ad oggi a Vettor Pisani in terra di Puglia. Un focus, una lente per penetrare nell'universo del grande maestro, insignito del Premio Pascali nel 1970, senza operare alcun taglio storico, ma andando al vivo della sua complessità. Come nel caso di Pino Pascali, quel cosmo rappresenta il genio di una terra ricca di fermenti, percorsa in lungo e in largo da culture che ne hanno alimentato l'immaginario e, insieme, da un sofisticato spirito numerico, come quello di Fibonacci, che aleggia ovunque, convocando ripetutamente, sotto i nostri occhi, il mistero di un ordine geometrico, che orienta e ordina lo scheletro del mondo. Il cuore dell'opera di Vettor Pisani risiede nel suo Theatrum - R. C. Theatrum = Teatro Rosacroce e insieme Theatrum mundi - alla cui creazione ha collaborato per tutta la vita Mimma Pisani - un'architettura ideale, a forma di doppia semi croce, intorno a cui ruotano le più variegate espressioni del mondo fenomenico, in perenne metamorfosi tra gli estremi di Eros e Thanatos, di Realtà e Finzione, di Vita e di Morte. La complessità di questo universo invita ad annodare i fili che ne formano il nucleo profondo e chiede, semmai, che con i giusti accorgimenti, ciascuno ne ricerchi la chiave, nel rispetto del segreto che sta al fondo di ogni esistenza, come di ogni invisibile interiorità. Gli scorci, che le Sette Sale dell'esposizione – numero caro a Vettor Pisani, come somma del Tre e del Quattro, simboli di Spirito e Materia – presentano, vanno dagli esordi all'epilogo, dal centro alla periferia, attraverso un percorso frastagliato e prismatico che dagli Anni Settanta giunge fino ai Duemila, ma approda sempre a un centro: la doppia semi croce de Il Coniglio non ama Joseph Beuys della Biennale di Venezia del 1976, capace di agire e di espandersi, ogni volta, lungo i propri assi cardinali da Nord a Sud, da Est a Ovest, per aprirsi poi, verso un orizzonte infinito. Oltre ai temi di Edipo e la Sfinge – de Lo Scorrevole, della Piccola (con Fratel Coniglietto) e de la Grande Opera (con la Casa filosofica, Virginia Art Theatrum, sospesa su una cava di travertino, simbolo del processo da cui dovrà scaturire la Pietra Filosofale) – e alla qualità delle singole opere, la mostra presenta alcune splendide incursioni in un mondo privato e intimo, dall'intenso profumo di sogno e di erotismo – come nel magnifico ambiente di Animanimale (2008) – o al contrario, nella tragica storia dell'Occidente – come in GER:MANìA (1991) – che l'artista affronta ideologicamente, o ancora, nelle splendide installazioni di Concerto invisibile di Gino De Dominicis e Il Ventre della Gioconda, in cui Vettor Pisani era maestro. L'esposizione, in collaborazione con l'Archivio Vettor Pisani, presenta per la prima volta in Puglia un ricco corpus di opere - disegni, collage, sculture – un nucleo di video di Mimma Pisani - installazioni, progetti e stampe in pvc, che troveranno il loro approdo in un catalogo bilingue - italiano e inglese - (edizioni Sfera) che ne documenta gli aspetti, con saggi di Giovanna dalla Chiesa, Carmelo Cipriani, Asia Benedetti, Achille Bonito Oliva e Mimma Pisani.

Biografia
Nato a Bari il 14 giugno 1935, amava raccontare di essere figlio di un ufficiale della Marina e di una ballerina di strip-tease e di essere nato a Napoli o ad Ischia, isola che, insieme a Capri, ricorre di frequente nelle sue opere, dagli anni Settanta ai Duemila. Fin da giovane anima la vita culturale barese facendosi promotore d’iniziative d’avanguardia. Nel 1963 inaugura la Galleria La Metopa, con una personale di Aldo Calò. Nel 1965 costituisce, insieme a Gianni Leone (giovane intellettuale barese, che due anni prima lo ha affiancato nella nascita de La Metopa), il gruppo La Gironda che nel 1966 porta al Teatro Piccinni il Living Theatre. Esperienze che già rivelano il suo spirito anticonformista, in cui presto coinvolge anche Carmela Bruno, per lui e per tutti Mimma, che presto diventa la sua compagna di vita. Giunto a Roma nel 1968, nel 1970 tiene la sua prima personale “Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp” presso la Galleria La Salita. La mostra non solo lo inserisce nell’ambiente d’avanguardia della capitale, ma gli fa aggiudicare in quello stesso anno la seconda edizione del Premio Nazionale “Pino Pascali”. Del 1970 è anche la partecipazione a “Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70”, curata da Achille Bonito Oliva a Palazzo delle Esposizioni. Nel 1972, nello studio di Elisabetta Catalano, realizza l’installazione-performance Lo scorrevole (già esposta a Bari, ma senza performer femminile), presentata in quello stesso anno a Documenta 5 a Kassel. L’anno successivo presenta la performance Androgino. Carne umana e oro a “Contemporanea”, curata da Bonito Oliva e allestita nel nuovo parcheggio sotterraneo di Villa Borghese non ancora adibito allo scopo. Nel 1973 tiene con Michelangelo Pistoletto la mostra “Plagio” alla Galleria Marlborough di Roma. Nel 1976 è invitato a partecipare alla Sezione Ambiente della XXXVII Biennale di Venezia con Il coniglio non ama Joseph Beuys, opera anticipatrice di una ricerca che si protrarrà lungo tutta la sua carriera artistica. A quel primo invito a Venezia seguono quelli nel 1978, 1984, 1986, 1990, 1993 e 1995. Insofferente alle convenzioni e alla concezione tradizionale del fare arte, partito da Duchamp, De Chirico e il surrealismo e dai più prossimi Beuys e Klein, rintraccia in seguito la sua personale mitografia nella pittura di Böcklin (costante è il riferimento all’Isola dei morti) approda a Khnopff, Klinger, Moreau, Bellmer, fino al contemporaneo De Dominicis. Si appassiona all’alchimia e alla filosofia Rosacroce, intesa come stato di perfezione morale e spirituale, volto a diffondere le arti sotto l’egida di un’elevata spiritualità. Pratica indistintamente performance, installazione, scultura e collage. Attinge liberamente alla storia dell’arte, mixando opere celebri a immagini tratte dai rotocalchi. Nei decenni tra gli Ottanta e i Duemila la sua attività artistica si fa intensa. Negli anni Ottanta inizia la sua importante riflessione sul mito di Edipo e la Sfinge, con cui chiarisce l’importanza del Simbolismo come origine della modernità. Nel 1982 partecipa ad “Avanguardia/Transavanguardia” a Roma e ad “Italian Art Now: an american Perspective” al Guggenheim Museum di New York. Nel 1995, a Serre di Rapolano presso Siena, individua il luogo dove dare origine al Virginia art theatrum (Museo della Catastrofe), vasto progetto che lo impegna fino al 2006. Identifica nella dimora dinanzi alla Piramide Cestia e al Cimitero acattolico, cimitero degli artisti e dei poeti dove, nel 1986, aveva scritto di voler essere sepolto, il suo studio e ultima dimora, dove si toglie la vita il 22 agosto del 2011. Nel 2012 il MACRO di Roma organizza il primo omaggio a Vettor Pisani, post mortem a cui seguono varie personali. Tra il 2013 e il 2014 il MADRE di Napoli organizza una sua grande retrospettiva “Eroica/Antieroica". La mostra, che si svolge in rapida successione a Napoli e a Bari, nel Teatro Margherita, rispettivamente sua città elettiva e città natale, mette in luce la complessità della sua ricerca.

VETTOR PISANI. L’ENIGMA E IL SEGRETO
a cura di Giovanna dalla Chiesa e Carmelo Cipriani

Inaugurazione: 2 dicembre 2023, ore18

Apertura al pubblico: 2 dicembre 2023- 25 febbraio 2024
Orari: dal mercoledì alla domenica 10/13 – 16/20

Fondazione Pino Pascali, Via Parco del Lauro 119
Exchiesetta, Via Porto, centro storico
Info: 080 424 9534 - press@fondazionepascali.it
+39 3201122513


venerdì 17 novembre 2023

Alice e Ahad. Humus

Alice e Ahad, Futuro anteriore, 2020, scultura di polvere

La vita segreta della polvere si svela nella mostra Humus, la prima personale romana del duo italo-iraniano Alice e Ahad (Alice Mestriner e Ahad Moslemi), ospitata dal 18 novembre 2023 al 14 gennaio 2024 nelle stanze di Casa Vuota, lo spazio espositivo indipendente in via Maia 12 a Roma. 

L’osservazione della stratificazione di tracce e sedimenti prodotti dal passaggio del tempo in uno spazio vissuto è al centro dell’intervento site specific pensato dagli artisti per gli spazi di Casa Vuota. Alice e Ahad presentano al pubblico estroflessioni scultoree che interagiscono con l’architettura, aggregatori mobili di particelle, archivi fotografici di ispezioni microscopiche, annotazioni visive e tappeti come giardini di infiorescenze particolari, opere in dialogo fra loro e con lo spazio.

Alice e Ahad iniziano a utilizzare la polvere come materia prima e snodo teorico della loro ricerca artistica nel 2017, a partire da un progetto installativo costruito all’interno di una dimora seicentesca, Villa Memo Giordani Valeri a Quinto di Treviso. “Siamo rimasti affascinati dalla ricchezza e dalla struttura di questa materia”, raccontano, spiegando che il loro intento è andare a “svelare le presenze assenti, eppure vive e tangibili, di quello che è stato tracciato, traducibili attraverso un’immagine altrettanto viva, tangibile ed effimera, fatta di polvere: sede dell’identità, della storia, della vita, della trasformazione e della sedimentazione, che porta alla narrazione degli eventi che sono successi e succedono al suo interno”.

La polvere che sostanzia le visioni e gli oggetti artistici di Alice e Ahad viene analizzata come concetto e struttura: secondo gli artisti “è un nome collettivo che si apre all’interpretazione, memoria plastica ed estetica dell’immortalità”.
“Identità in divenire, cronologie e intrecci pulviscolari – annotano Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – si mostrano attraverso le memorie impresse sugli elementi costitutivi dello spazio, che si fanno linguaggio. Ecco aggregarsi il corpus della polvere, il suo trionfo e la sua vitalità postumana, con l’imponderabile molteplicità delle storie che raccoglie nella forma di frammenti, via via ricomposti in un’unità mobile e sconfinata, senza inizio né fine”.
L’humus che dà il titolo al progetto espositivo – scrivono i curatori della mostra – è una sostanza vitale cherisignifica il negativo, invertendo la sua polarità per affermare un potenziale creativo palingenetico. L’unione delle particelle di cui è composta la polvere è arricchimento, catalizzatore di vita. Il presente è fatto di storie sempre nuove e per Alice e Ahad, nella trasformazione della materia e nel suo rimescolamento, il vuoto della decostruzione porta con sé la possibilità di abitare forme rinnovate, elementi plastici che si fanno nel momento stesso in cui si lasciano raccontare, trattenendo il fiato nel timore che si disgreghino con la stessa facilità con cui si sono formati”. 

La ricerca artistica di Alice e Ahad si concentra sullo studio e sulla formazione dei significati che si trasformano o vengono modificati, perduti o ridefiniti dal corso del tempo. Il significato è un gioco della lingua: un’associazione relativa, astratta e convenzionale, decisa a posteriori, che a intervalli precisi di tempo ha la capacità di creare e definire l’identità della realtà e allo stesso tempo l’irraggiungibilità della stessa. Estendendosi così in un’archeologia infinita dove i frammenti sono indizi necessari ma non sufficienti. “Esiste un forte legame tra l’identità, il linguaggio e il tempo – dichiarano – e questo legame che dà significato alle cose è un gioco percettivo tra noi e il mondo”. Il luogo e la forma in cui tutto questo si manifesta per Alice e Ahad è la polvere, intesa come un insieme vivo di tracce e non come il ricordo di ciò che è stato. Il percorso di ricerca del duo si muove da questa materia plastica verso l’esterno. “Osservando le narrazioni contenute all’interno della polvere – spiegano gli artisti – intraprendiamo percorsi di lettura suggeriti dalla materia stessa, nei quali si riflettono alcune problematiche contemporanee. La struttura e la formazione della polvere ci portano a descriverla come una nuova forma simbolica della contemporaneità. La composizione della polvere spazia tra biologia, scienza, tecnologia, filosofia, antropologia, sociologia, psicologia, archeologia e linguistica, silenziosa sede dell’estetica dell’immortalità”.

Alice Mestriner (Treviso, 1994) e Ahad Moslemi (Teheran, 1983) vivono e lavorano tra Italia e Iran. Studiano rispettivamente in Italia all’Università Iuav di Venezia frequentando il Master in Arti Visive in Canada all’Université du Québec a Trois-Rivières, in Turchia all’Università di Hacettepe e in Iran. Si incontrano in Canada nel 2016 e danno inizio alla loro collaborazione artistica che si basa sull’intersezione di tempo, linguaggio, identità, memoria e coabitazione, che dà origine al lavoro sulla polvere come nuova forma simbolica. Entrambi nel 2016 collaborano con Ola-Dele Kuku e organizzano la conferenza “A Continuous State of Time” per la 56.a Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia. Nel 2018 frequentano insieme a Londra il corso Erasmus+, Mobility of Youth Workers, “Social Inclusion Through Artistic Tools’’. Nel 2020 frequentano il corso della Harvard University “Tangible Things: Discovering History Through Artworks, Artifacts, Scientific Specimens, and the Stuff Around You’’. Nel 2022 si laureano (MA) in Arti Visive all’Università Iuav di Venezia e prendono parte al progetto europeo COME2ART: “Introducing a collaborative scheme between artists & community members fostering life skills development and resilience through creative placemaking”. Accanto alla loro ricerca artistica hanno creato workshop e programmi educativi in scuole, università e aziende.

Ahad Moslemi vive le conseguenze della Rivoluzione Islamica del 1979, un evento che ha cambiato completamente la cultura e la società del suo paese. Analizza e ricerca lo sviluppo e gli effetti di queste e nuove definizioni. Nel 1998 inizia i suoi studi alla scuola di Belle Arti di Teheran. Nel 2011 emigra in Canada dove frequenta il Cégep Du Vieux Montréal, continuando poi all’Università del Québec a Trois-Rivières nel dipartimento di arti plastiche. Partecipa a mostre e conferenze a Montreal, Quebec, Messico, Grecia, Venezia e Portogallo. Nel 2016 vince il Prix du Doyen con il progetto “Les Conséquences de la guerre sur les enfants”. Nel 2017 partecipa espone nel North Adams (U.S.A.) per la Biennale di stampe.

Alice Mestriner (Treviso, 1994) si avvicina alla filosofia del linguaggio nel corso dei suoi studi al Liceo Artistico Statale di Treviso. Questo incontro modifica e influenza la sua ricerca basata sull’osservazione degli atteggiamenti umani e gli influssi del linguaggio sugli stessi. Nel 2015 è in Turchia per studiare alla Hacettepe University di Ankara con il programma Erasmus. Finisce gli studi con un internship in Canada, nel Quebec. Frequenta le lezioni di Antropologia Culturale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Nel 2017 si laurea all’Università I.U.A.V. di Venezia in Arti Multi-mediali e frequenta il NODE Institute di Berlino. Vince una menzione d’onore in fotografia da Monochrome Awards. 

La mostra, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, viene presentata al pubblico sabato 18 novembre dalle ore 18 alle 21 e dopo l’inaugurazione è fruibile dai visitatori su appuntamento, prenotando ai numeri 3928918793 o 3284615638 oppure all’email vuotacasa@gmail.com

INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: Humus
ARTISTA: Alice e Ahad
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 18 novembre 2023 al 14 gennaio 2024
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: 18 novembre 2023 (orari: 18-21)
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 – 328.4615638
vuotacasa@gmail.com INGRESSO GRATUITO

Odds, rarities and B-sides Vol.3 | videoarte da COSMO

Sara Bonaventura, framed Diapason

Il 17 Novembre 2023 Cosmo presenta la terza edizione della rassegna di videoarte Odds, rarities and B-sides, a cura di Nicoletta Provenzano e con la direzione artistica di Zaelia Bishop. 

Come nelle precedenti edizioni, la rassegna viaggia dentro i confini dell’eccezionalità, del bizzarro, del limite e della meraviglia, dove ogni singola poetica si fa scandaglio della natura e della sua seduzione, di limiti e frontiere di un indefinibile interno ed esterno fisico e cosciente, della realtà e dei suoi linguaggi, politici e tecnologici, euritmici o dissonanti, mordaci o canzonatori, melanconici e simbiotici. 

Gli artisti Sara Bonaventura, Basmati video (Audrey Coïaniz e Saul Saguatti), Sabrina Casadei e Masiar Pasquali, Marina Fomenko, Luca Grimaldi, Pedro Milagres, Maria Pia Picozza, Pietro Radin & Evi Stamou, Marco Raparelli, Gysin & Vanetti, esplorano parti di mondo dagli equilibri sconosciuti e incantati, percorsi di una umanità colta nella pungente ironia, invasioni ed intrusioni tecnologiche nel pensiero e nell’azione quotidiana, routine di vite che sembrano fuori del tempo, superfici di una natura sconfinata, non dissimile al sentire dell’individuo, conflitti e introspezioni di una coscienza alla ricerca di quiete, tra la dimensione interiore ed esteriore, corporeità e frequenze di armonica risonanza, attese e assenze dell’immobilismo politico, esplicitate con giocosa irriverenza, spazi cortocircuitali della percezione nella sperimentazione e intersezione di forze fisiche, luoghi marginali identitari costruiti da intrecci e grovigli, passaggi e impossibilità. 

Sara Bonaventura - con la performer Annamaria Ajmone e il sound designer Omar Contri - nel video Diapason conduce in un viaggio straniante, sinestetico e sintonico nei contorni del se’ e dell’esterno da sé. Il sodalizio artistico Basmati video, nella realizzazione autoriale di Audrey Coïaniz con le musiche di Filippo Bonelli, con il video Crack-Split attua una riflessione stringente sulla realtà tecnologica e sulla sua invisibile quanto inesorabile intromissione estraniante. Sabrina Casadei e Masiar Pasquali in The Icelandic diary ci introducono in un racconto di viaggio lungo distese di bianchi assoluti, di colori struggenti, di silenzi che contano i passi, di paesaggi e voci di vento che portano verso il mare del nord. Marina Fomenko – con le musiche di Paolo Ricci – nel video Modus Operandi / Afloat esplora la vita delle case galleggianti nel mar Cinese Meridionale, sul lungomare di Shenzhen, la città tecnologicamente più avanzata su scala mondiale, che vive al contempo un mondo antico, fermato tra gli equilibri di una vita spesa in mare, oltre la diacronia.  Luca Grimaldi con Mute footage of a president's speech without president porta l’osservatore nelle linee dell’assurdo, nell’attesa immobile di un accadere, all’interno di una compagine politica istituzionalmente pronta alla solennità del discorso presidenziale, che rimane muto e assente. Pedro Milagres - con il performer Kave Rocha e le musiche di Julio Guatimosim - in Deep breath, tra sfera meditativa e incontro/scontro con il mondo esteriore, tra corpo fisico e immaginario, si insinua nelle pieghe di un conflitto intimo alla ricerca dell’equilibrio. Maria Pia Picozza - nel video realizzato in collaborazione con Pierluca Zanda (148 Produzioni Audiovisive) e le musiche originali di Marco Ubik Bonini – indaga la frontiera e la relazione tra interno ed esterno, nell’impossibilità di accedere completamente all’altro in una osservazione sdoppiata tra soggetto e strumento indagatore, nell’impossibilità di riconoscersi completamente nella mutevolezza dell’accadere. Evi Stamou & Pietro Radin - con la performer Eleni Danesi e le voci di Maria-Isidora Vincentelli, Elektra Stamboulou, Vera Shchelkina e Anna Hentschel -, ispirati dagli scritti di Pia Pera, in Not Unlike a Plant evidenziano il legame tra individuo e natura, nel tempo che scorre, nella necessità di cura, nell’affrontare le intemperie, nell’appassire. Marco Raparelli con Palleggio & Muscles, nell’incisività del bianco e nero del linguaggio dei comics, rivela sfaccettature e paradossi sociali, stranezze e contraddizioni dell’individuo nel suo rapporto con il corpo e con la reiterazione di azioni ed esibizioni solitarie e senza scopo. Il duo artistico Gysin & Vanetti nel video Shaker derivato da una installazione interattiva, tramite una telecamera di videosorveglianza, investiga il piano percettivo e la forza di gravità in una relazione e reazione che sconfessa l’esperienza del reale e le sue leggi scientifiche. 

La rassegna Odds, rarities and B-sides Vol.3 nello scorrere degli accenti ritmici di ogni singolarità visiva si proietta in una peregrinazione che sonda territori e umanità, realtà e relazione, interiorità ed esteriorità, possibilità e pericoli, straordinarietà e assurdi, umorismi e rarità. 


 
INFO:
ODDS, RARITIES AND B-SIDES VOL. 3
videoart exhibition
a cura di Nicoletta Provenzano, con la direzione artistica di Zaelia Bishop
17, 18, 19 Novembre 2023

Opening 17 Novembre 2023 ore 18:30 – 22 

COSMO - Piazza di Sant’Apollonia 13 (Trastevere) – Roma
Dal martedì alla domenica, dalle 17 alle 21

giovedì 16 novembre 2023

Se la pittura è morta qualcuno avvisi la famiglia | Stefano Cardaropoli Nunzio Fucci Gianmaria Giannetti


“Non c’è niente di più difficile per un pittore veramente creativo del dipingere una rosa, perché prima di tutto deve dimenticare tutte le altre rose che sono state dipinte”, osservava Henri Matisse”. Mentre Keith Haring tagliava corto: “La più grande ragione del dipingere è che non c’è ragione di dipingere”. E” un dibattito ormai più che secolare, per certi versi anche un tormentone: che potenzialità ha ancora quale medium artistico un linguaggio antichissimo e apparentemente anacronistico come la pittura? Ferita gravemente già nell’800 con l’avvento della fotografia; agonizzante con le Avanguardie storiche di fronte all’invenzione del collage o del ready made; coinvolta nella critica al mercato nel sistema capitalistico borghese; rianimata solo come oggetto di tautologica riflessione concettuale e post. Perché ormai la pittura va intesa anche in un’accezione espansa, può protendersi oltre la superfice piana del supporto e invadere altri spazi. Non a caso un protagonista dell’arte povera come Kounellis, pioniere nell’uso di inediti e vitalistici materiali, ha sempre continuato a definirsi un “pittore. Il legame con la propria dimensione esistenziale (accentuata dal fatto che molte delle opere sono nate tra le mura domestiche durane il covid) è del resto uno dei trait d’union di questa iniziativa, che ha come primo movente l’amicizia di lunga data fra i tre artisti. Un mood affettivo e a tratti malinconico ma che, con temperature diverse, viene sdrammatizzato sempre dall’ironia e dal gioco. Il sorriso funziona infatti come antidoto alle inquietudini personali e al collasso epocale. Mentre la pittura, così alleggerita, spuria e privata di belletti formali, rivendica la sua capacità di porsi come investigazione e punto di domanda: su se stessa ma anche sul nostro stare al mondo.

“Se la pittura è morta qualcuno avvisi la famiglia” 
Opere in mostra di: Stefano Cardaropoli Nunzio Fucci Gianmaria Giannetti
dal 18 novembre al 11 dicembre 2023
a cura di Rosemarie Sansonetti
Testo Critico Antonella Marino

INAUGURAZIONE sabato 18 novembre 2023 ore 18.30 

Museo Nuova Era, Strada dei Gesuiti 13, 70122, Bari 
Aperti da Giovedì a Sabato ore 17.30 , 20.00 e per appuntamento 
Info: +39 3334462929