A ROMA dal 22 novembre alle ore 18.30 - 23 novembre alle ore 20.00
Via di Monserrato 40
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Insites - Collecting memories to build future
MADELINE BENDER | ALESSANDRA CASTILLO | JOCELYN FIFIELD NICOLEI GUPIT | MADELINE OLIVER
a cura di Luana Perilli
The Gallery Apart - Via di Monserrato, 40, Roma
Inaugurazione: 22 novembre 2011, ore 18,30
La mostra è il momento cruciale di un incontro tra 5 studentesse di arte della Cornell University e la scena romana emergente. Le studentesse hanno mosso i primi passi nella scena dell’arte della città ricevendo feedback e apprendendo come introdurre e presentare la loro ricerca: dalla produzione di un portfolio e di uno statement, agli studiovisit e agli appuntamenti con giovani professionisti fino alla realizzazione di una mostra in una galleria commerciale della città, The Gallery Apart.
Le cinque artiste nate negli anni ’90 manifestano un interesse comune per la memoria e sulle sue dinamiche di accumulo, riflessione, finzione e stratificazione.
L’esperienza romana ha innescato percorsi diversi nello sguardo di cinque giovanissime americane sulla città eterna, sulle sue contraddizioni e sul desiderio di fissare l’esperienza multiforme della memoria privata e collettiva.
Madeline Bender ricostruisce l’esperienza del viaggio attraverso un processo di accumulazione e manipolazione critica e poetica. L’installazione si presenta come una collezione fatta di foto, mappe e oggetti su cui l’artista interviene con elementi pittorici e materici coniugando il suo interesse per una pittura organica e astratta con quello per la foto e i materiali trovati.
Alessandra Castillo investiga i rapporti tra astrazione e rappresentazione, tra fotografia e disegno. Partendo da materiali fotografici l’artista li traduce ricalcandoli in un complesso intreccio di linee grafiche che, seppur presenti nell’immagine originale, si trasformano attraverso l’uso della luce e della stratificazione del segno.
Jocelyn Fifield in una grande installazione fa incontrare la sua passione per l’architettura e la moda presentando abiti ispirati a vari elementi paesaggistici di roma che segnano altrettanti gradi di coinvolgimento nella città per un visitatore straniero. L’elemento progettuale si unisce alla materialità degli abiti-oggetti attraverso grandi disegni preparatori.
Nicolei Gupit parte dalla memoria privata. Attraverso le sue installazioni riflette sull’assenza di comunicazione con la figura materna, i gesti automatici che segnano questa relazione e il desiderio di riconciliazione. Partendo da elementi personali li traduce in dispositivi in grado di riflettere le fragilità comuni dei rapporti madre-figlia con un particolare interesse per la processualità dell’opera.
Madeline Oliver si interroga sulle potenzialità del mezzo fotografico investigandolo in tutte le declinazioni possibili: collage, cartoline, polaroid fino all’animazione in stop motion. L’intenzione dell’artista è quella di mettere in evidenza i processi della memoria come costruzione individuale, manipolabile e a volte stereotipata. La foto diventa un espediente per parlare della costruzione dell’immagine e dell’immaginario.
This exhibition is an important moment of encounter of five art students at Cornell University and the emerging Roman art scene. The students have taken their first steps in the city’s art world, receiving feedback and learning how to introduce and present their artistic investigation, from the production of a portfolio and an artist statement, to the studio visit, to meetings with young professionals, to the realization of an exhibition in The Gallery Apart, a commercial Roman art gallery.
The five artists, all born in the early 1990’s, display a common interest in memory and the related strategies of accumulation, reflection, fiction and stratification.
The Roman experience has triggered different points of view of the five young American artists of the Eternal City and of the contradictions and the desire to make permanent the complex experience of private and collective memory.
Madeline Bender reconstructs the experience of the voyage through a process of poetic and critical accumulation and manipulation. Her installation is a collection of photographs, maps and objects worked over by the artist with pictorial and material elements, joining her interest in organic and abstract painting with her interest in photography and found objects.
Alessandra Castillo investigates the relationship between abstraction and representation, photography and drawing. The artist manipulates the photograph by translating the image into a complex web of graphic lines which, although present in the original image, are here transformed through the use of light and the layering of the mark.
Jocelyn Fifield combines her passion for architecture and fashion in a large installation of garments inspired by various elements of the Roman landscape, underlining the many degrees of involvement in the city by a foreign visitor. The idea is conveyed through the materiality of the garment-objects and large preparatory drawings.
Nicolei Gupit begins with a private memory. With her installations she reflects on the absence of communication with the maternal figure, the automatic gestures that characterize this relationship and the desire to reconcile. The artist translates personal elements into devices able to reflect on the common fragility of the mother-daughter relationship, with a particular interest in the process of the work
Madeline Oliver questions the possibilities of the photographic medium, investigating all its possibilities: collage, postcards, Polaroids, stop motion animation. The intention of the artist is to make evident the process of memory as an individual construction, malleable and at times stereotyped. The photograph becomes a means to address the construction of the image and of the imaginary.
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Amalia Di Lanno