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in collaborazione con - V I L L Δ –
via Camillo Brozzoni 7, Brescia
SANDSTORM 2
a cura di Caterina Benvegnù
Lia Cecchin
Giulio Delvè
Nicola Genovese
Alessandra Messali
Opening 12 aprile ore 18.30
13 – 15 aprile 2013
- V I L L Δ – Via Brozzoni 7, Brescia
Sandstorm è un progetto ispirato ad una storia breve scritta da ETA Hoffmann nel 1817, The Sandman, in seguito ampiamente interpretata da Freud ne Il Perturbante (Das Unheimliche), del 1919. Concetti quali straniamento, spaesamento, dissonanza, disturbo, sono tra i punti nodali propri del racconto, dai quali parte il percorso di ricerca di Sandstorm.
La prima edizione del progetto è avvenuta presso l’Ex
Macello di Padova, un luogo fortemente connotato sia storicamente che
strutturalmente. Per la seconda edizione è stato scelto uno spazio dalle
peculiarità ugualmente incisive.
Seppur differente dal suo
predecessore per storia, struttura, ambientazione, Villa diverrà teatro
dei lavori site-specific di Lia Cecchin, Giulio Delvè, Nicola Genovese e
Alessandra Messali. Ciascuna installazione indagherà sulla
manipolazione e rivisitazione di termini, oggetti, sensazioni, nel
tentativo di rielaborarli per riconsegnarli allo spazio come avessero
nuova vita. Lo spettatore sarà condotto a farsi strada tra un percorso
perturbante e disturbante – in bilico tra spaesamenti percettivi e
familiarità, connessioni tra rappresentazione e frammenti di memoria –
che sovvertirà le strutture convenzionali di luoghi, parole, credenze.
«Chi è soggetto a déja vù è incline a trovare strane le parole
familiari» mi hanno detto. Prima inizi col sentirtela strana in bocca,
poi la sputi fuori; sembra straniera. Allora afferri una matita e la
scrivi in stampatello, ma anche le lettere non sembrano quelle di prima:
ad ogni sguardo appaiono più anomale. Ti riprometti di pensare ad
altro. Ci provi. Così, nel tentativo di sedare il vocabolo ne perdi il
controllo e poi ti trovi disorientato. Ricorri a quello che sai. Alla
parole certe; questo credi. «E se lo stesso fenomeno potesse riguardare
anche le immagini? O gli oggetti? E magari anche le situazioni e le
persone?» mi son chiesto. A modo suo Freud lo ritiene spaventosamente
possibile; Unheimlich lo chiama. Suona come una condanna, come se un
fantasma ti dovesse seguire sempre. Quella sera ho cenato seduto su una
sedia che non era la solita, per dare le spalle al muro.
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Amalia di Lanno