Nell’ambito della Fòcara 2016, venerdì 15 gennaio, alle ore 15:30, sarà realizzata una azione in prima mondiale dell’artista internazionale Regina José Galindo con la comunità di Novoli, inerente al tema del fuoco rigeneratore e propiziatorio. L’azione si svolgerà in un podere rurale tra Novoli e Campi Salentina. La performance è aperta al pubblico.
L’azione concepita dalla Galindo consiste nel costruire, in collaborazione con la gente di Novoli, un abito "difensivo” fatto di fascine intorno al suo corpo: il corpo vivente dell’artista diventa la metafora del fuoco che combatte le persecuzioni, in particolare alle donne, che allontana i linciaggi e i pregiudizi etici e morali.
Un gruppo di volontari misti, uomini e donne, ricoprono di fascine Regina Galindo - posta su un alto basamento in tufi e terra, scandito da due livelli - per una altezza totale di oltre 3 metri. L’affastellamento delle fascine sul corpo crea una pira ieratica e austera di tralci di vite simile a quella della Fòcara. Si può leggere qui il senso di un "nuovo corpo” prodigioso che irrompe fuori dalle limitazioni corporali e psicologiche dell’individuo. Un corpo simbolico - formalmente vicino a quello maestoso del falò - che contiene dentro di sé l’essere straniero giunto dall’America Latina (l’inclusione dell’altro), e nel quale sembrano celarsi le paure della nostra società, a volte divisa, antagonista e intollerante. Regina José Galindo si immedesima nella Fòcara, ne assume i connotati ancestrali per rappresentarne un monumento dalle parvenze ritualistiche, alla cui sommità sbuca la testa umana dell’artista, trasformata in volto del mito e del sacrifico. Pertanto il corpo come "fuoco”, omaggio indiscusso al falò, può rianimare le frontiere culturali decentrate, le minoranze e le diversità. La reincarnazione in corpo di fascine è la rinascita di un essere, seppur simbolico e riflessivo, che rifiuta l’esclusione, i malesseri e le inquietudini più acute che si addensano nella trama sociale in cui viviamo. Non dimenticando mai che il nuovo corpo della Galindo come pira di fascine proietta "l’ombra densa dei nostri conflitti”.
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