GLOBALART
presenta
hope for the future of art
di Nicola de Benedictis
a cura di Rosa Didonna e Sabrina Delliturri
Vernissage – Domenica 22 dicembre 2013 ore 19,30
Introduce Valeria Mari
Intervengono:
Vito Didonna Assessore alla cultura del comune di Noicàttaro
Rosa Didonna,curatore della mostra - art director GLOBALART
Sabrina Delliturri curatore della mostra, critico d’arte
In sede di Vernissage si svolgerà la Performance con i ragazzi della SgAngiulli di Bari.
Per la danza contemporanea si esibirà la ballerina Rosy Loconte titolare della scuola di danza danzArt e partecipante alla trasmissione televisiva Amici, con Silvia Longo in una performance dal titolo Women and torment .
Nella stessa occasione si esibirà il musicista Ivan Piepoli con uno Showcase dal titolo Stolen. .
Si ringrazia la presenza di Coloratatv con VitoGiuss Potenza e Roberto Pascale per la diffusione e la comunicazione live in rete dell’intero evento.
Nota critica di Rosa Didonna
L'artista Nicola De Benedectis gioca con il linguaggio della parola nell’arte concettuale.La definizione di arte concettuale nel contesto dell'arte contemporanea si deve a Joseph Kosuth che la utilizzò verso la metà degli anni sessanta per definire il suo obiettivo di un'arte fondata sul pensiero e non più su un ormai frainteso ed equivoco piacere estetico. Nel 1965, infatti, Kosuth realizzò l'opera Una e tre sedie che comprendeva una vera sedia, un pannello su cui era stampata la definizione da dizionario della parola "sedia": l'artista si proponeva di richiamare lo spettatore a meditare sulla relazione tra immagine e parola, in termini logici e semiotici.
La mostra”hope for the future of art” alla galleria d’arte contemporanea GLOBALART è un'occasione per tornare sulla, figura poliedrica che dall'Arte Concettuale sconfina nella parola, nella letteratura e nella critica. l'Arte emerge il suo percorso per assiomi originale e profondo percorso attraversato costantemente dall'ironia e da una certa vena di giocosità.
L’artista de Bnedictis lavora le sue opere per una maggiore ampiezza della mente, per raggiungere una sorta di ebbrezza del pensiero, del linguaggio stesso che stira e provoca il fruitore con un tratto profondamente originali, flussi che si irradiano dall'oggetto arte partendo dal presupposto che le contraddizioni sono un 'parametro stimolante dove la tautologia è un parametro,diverso dagli artisti concettuali degli anni Settanta che da On Kawara a Joseph Kosuth fino ai logici di Art and Language puntavano sulla centralità dell'idea, lui si preoccupa di rendere possibile un equilibrio tra supporto e superficie, lingua e parola, sincronia e diacronia, dimenticanza e scoperta.
Nicola de Benedictis utilizza la storia dell’arte come conduttore e amplificatore dell'attività creatrice, la sola che possa sottrarre l'individuo alla parzialità in cui vive per riportarlo in una dimensione di totalità antropologiche dell'uomo (A. Bonito Oliva). Jannis Kounellis ha sempre praticato “l’Arte come urto e come urlo che cerca nei fatti il punto di frattura e di confine, dove la furia del singolo trapassa nella storia e nel sociale, come opposizione e critica al mostruoso universo del conformismo di G. Celant".
La nuova prospettiva del de Benedictis tende a sottolineare l’impiego diverso della sensibilità tesa ad una visione del mondo in cui la cultura si ricongiunge alla natura all’uomo futuro. Il messaggio che vorrebbe lanciare al mondo è di testimonianza tra immaginario e reale, tra rappresentazione e riflessione di sé stesso. Il rapporto non è più unidirezionale dialettico della passata poetica dell’artista espressionista ma oggi le opere presentate alla Globalart danno la possibilità di interazione di originalità,tra mimesi e realtà, tra istantanea ed istante, tra fissare e lo scorrerei volubili della materia e si concentra sul portare alla luce elementi i, alchemici, intrinseci ai materiali, nell’attesa di far comparire le variabili che designano mutazioni formali. che assume spesso anche caratteri metafisici ed esistenziali, attraverso la sperimentazione di diversi linguaggi artistici,e di modelli comportamentali e di comunicazione, l'invisibilità, il mistero occulto, il significato della materia, il senso ultimo delle cose. Si potrebbe dire che Nicola de Benedictis ha elaborato azioni che si ricollegano alle esperienze neodadaiste e concettuali, tese a esaltare la libertà espressiva e il concetto di indeterminazione del fare artistico.
Dott.ssa Rosa Didonna
Nota critica di Sabrina Delliturri
L’uomo sin dall’infanzia conserva in sé una dimensione ludica della vita, tutto è un gioco, tutto è nuovo e per questo un’incognita, un enigma da risolvere.
Accostarsi all’operato di Nicola de Benedictis con questa presa di coscienza permette al fruitore di “giocare”, di viversi un’interazione sbalorditiva e divertente che non concede soluzione, perché l’irrisolto è affascinante. Il linguaggio nella forma scritta ha la fortuna in realtà di subire delle codificazioni intercambiabili, più drastico è il trattamento che ricevono le lettere, che mescolate, unite e scisse danno di volta in volta vita ad un nuovo significato o ad un nuovo suono. Gli enigmi hanno le soluzioni ma i tentativi che si intraprendono per arrivarci formano l’essenza dell’enigma stesso.
Il gioco è divenuto per de Benedictis un mezzo sottile attraverso il quale può destrutturare il concetto di opera d’arte accademico sfruttando il codice della parola, non proprio appartenente alle simbologie dell’arte. Sottostando alle dinamiche e alle espressioni dei regolamenti ludici, è un bluff, e il baro della situazione è l’artista stesso, perché lascia una libera interpretazione esclusivamente apparente, nonostante ci siano effettivamente dei messaggi diretti e leggibili.
L’approdo a questa formula è il frutto di una maturazione tecnica che rappresenta cambiamenti e salti non proprio riconducibili ad un percorso naturale, sono fondamentalmente prese di posizione utili all’artista per definire un canale di comunicazione con l’interlocutore dell’opera caratterizzato da una sempre più fittizia semplificazione.
Questa tipologia di espressione non è una novità odierna, sin dagli antichi egizi la trasposizione scritta affianca la comunicazione figurativa, difatti il massimo splendore di questa formula bi-comunicativa è rintracciabile anche nell’arte asiatica.
Tutta l’esposizione, visitabile dal 22 dicembre 2013 al 16 gennaio 2014 presso la galleria d’arte contemporanea GLOBALART di Noicàttaro, possiede caratteristiche ed elementi comuni, nonostante vi sia una profonda molteplicità di tematiche: l’artista spazia dal trattare contenuti concretamente astratti, come gli elementi della natura, ad affrontare questioni più profonde come i dissidi e le turbe insite nell’animo umano. Questa forte volontà di avere un largo ago del compasso rappresenta sostanzialmente l’oggetto di questo percorso: tutta la realtà si può analizzare, tutto può essere trasferito, e quindi scritto, ma non tutti vogliamo o possiamo comprenderne quel che è.
Dott.ssa Sabrina Delliturri
Per info:
Rosa Didonna Art Director
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