lunedì 2 giugno 2014

Chittrovanu Mazumdar_And what is left unsaid

Inaugura al MACRO il 12 giugno 2014 alle ore 19:00 nella SALA ENEL, la mostra dell'artista indiano Chittrovanu Mazumdar (Parigi 1956) - Curator Paola Ugolini

L'artista vive e lavora a Calcutta in India.
Di madre francese e padre indiano ha assimilato entrambe le culture e infatti i suoi lavori rivelano questa duplice discendenza.
Attivo sulla scena artistica indiana da circa trent’anni ha al suo attivo numerose personali a Calcutta, Mumbay, New Dheli, Dubai e Parigi.
La sua formazione è avvenuta all’interno di una famiglia di artisti e scrittori, suo padre Nirode Mazumdar, uno degli artisti più all’avanguardia della sua epoca è stato il fondatore di un famoso gruppo di artisti chiamato “il gruppo di Calcutta”. Aver passato l’infanzia nella campagna dei dintorni di Calcutta a contatto con una realtà rurale intrisa di una religiosità antica ma continuamente filtrata dalle influenze culturali europee della sua famiglia cosmopolita lo ha portato ad esprimersi in maniera estremamente variata e ad usare materiali molto diversi fra loro come legno, cera, ferro, oro, immagini digitali, suoni e luci in un’abbondanza di stimuli visivi che però non diventano mai cacofonici ma che, al contrario, rimangono magistralmente ritmati come se fossero inscritti in uno spartito musicale dove l’adagio iniziale accelera improvvisamente in un fortissimo che travolge lo spettatore in un’esperienza totalizzante.
Nei lavori di Chittrovanu Mazumdar, presentati al MACRO in questa sua prima personale italiana dal titolo “And what is left unsaid” il ritmo visivo è dato principalmente dalla contrapposizione dalle due grandi installazioni che aprono il percorso espositivo dove i colori dominanti sono il nero dei monoliti interattivi in ferro che occupano la prima parte della sala, e il rosso della seconda installazione e poi il blu avvolgente della videoinstallazione che conclude il percorso espositivo. Tutto il lavoro, nelle sue varie declinazioni, è il racconto di frammenti di storie, anche della storia intima dell’artista, è il momento privato dell’esistenza altrui che possiamo scegliere di spiare accostando l’occhio allo spioncino delle “video boxes” che, come delle scatole magiche, si completano solo se scegliamo di spiare il mondo che si cela nel loro interno. Il titolo “And what is left unsaid” è una melanconica e rassegnata presa di coscienza dell’impossibilità di potersi esprimere fino in fondo, e quindi anche le opere diventano la rappresentazione visiva di tutte le parole non dette, di quelle parole inespresse che riempiono i nostri ricordi, quelle parole che ci pentiamo di non aver detto per pudore, per vigliaccheria o per mancanza di tempo. Quando due amanti si lasciano dopo un incontro d’amore per ritornare alle rispettive vite c’è sempre qualcosa che rimane sospeso e che si sarebbe volute dire ma che è rimasto latente e bloccato da qualche timore. Le immagini che scorrono nelle opere di Chittrovanu Mazumdar ci portano in quel territorio ambiguo del non detto, del non espresso, come un amore clandestino che non può essere manifestato e che quindi non può essere detto. On Kar Wai è riuscito a raccontare l’incomunicabiltà degli amanti in quel capolavoro che è stato “In the mood for love” e quell’atmosfera sospesa fra passione e assenza la ritroviamo in queste machine celibi che svelano il loro racconto segreto solo a chi si avvicina abbastanza per farle schiudere. Se il termine romantico non portasse con se una connotazione decadente, non esiterei a definire il lavoro di Mazumdar “romantico” nonostante l’abbondanza del ferro che rende decisamente “muscolari” i suoi monoliti su ruote che però ci spiazzano quando sono ricoperti di fiori, o celano delicate immagini floreali interattive in un gioco straniante fra finzione e realtà o nascondono al loro interno un inspettato boudoir di velluto rosso. Il percorso che si snoda all’interno della mostra di Chittrovanu Mazumdar è una sorta di viaggio, di cammino visivo fra tante storie che ci trasportano in una tensione non solo intellettuale ma anche estica fra le reminiscenze visive dell’India con i suoi colori, i suoi suoni e le sue luci e le memorie culturali occidentali.

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amalia di Lanno