mercoledì 25 giugno 2014

CAVALLI | Francesca Romana Pinzari



GALLERIA ZAK PROJECT SPACE IN TOUR
Palazzo Chigi Zondadari, via Banchi di Sotto n. 42/44 – 53100 Siena
www.galleriazak.com - infogalleriazak@gmail.com
+39 346 9437211 || +39 339 1020676

CAVALLI
Francesca Romana Pinzari a cura di Gaia Pasi
Opening: domenica 29 giugno 2014, ore 19:00
29 giugno || 10 luglio 2014
Cavalli (2012) olio su carta cm 400x500, è un lavoro site specific di Francesca Romana Pinzari (Perth, Australia, 1976), presentato a Roma nel 2012, a cura di Achille Bonito Oliva e ripensato per Siena, a seguito di un soggiorno trascorso dall’artista nella città del Palio nel 2013. L’intervento, a cura di Gaia Pasi, apre domenica 29 giugno alle ore 19:00 presso la Galleria Zak Project Space in tour, Palazzo Chigi Zondadari, via di Banchi di Sotto 42/44, 53100 Siena, e resterà visibile fino al 29 agosto con orario 11:00 - 13:00, 17:00 - 22:00 lunedì su appuntamento.
Cavalli (2012), è un lavoro progettato in occasione della mostra Catarifrangenze a cura di Achille Bonito Oliva e gli studenti della LUISS Master of Art tenutasi nel novembre 2012 alla Pelanda del Macro Testaccio a Roma. Questa installazione tratta di sinonimi e contrari, serialità-unicità, apparenza -realtà, casualità–volontà; binomi istantanei, facili associazioni che attingono alle esperienze personali e affrontano argomenti universali. Scrive Susanna Sablone riguardo al lavoro della Pinzari “metaforicamente i cavalli diventano la rappresentazione di una società moderna, omologata, che però si riscopre creata da individui unici, ognuno con il proprio bagaglio di affetti, paure, memoria, simboli, cultura e religione. Il cavallo è una passione un amore personale dell’artista…un archetipo simbolico che diventa emblema di memoria, arricchendosi di un significato nuovo. Lo spettatore viene coinvolto in un passaggio di sagome figurative che si trasformano impercettibilmente come la storia e certe emozioni. Così l’opera diventa l’emblema di quel misterioso momento in cui la sfera personale si salda alle primordiali forze dell’inconscio collettivo”. L’opera Cavalli (2012) di Catarifrangenze originariamente monocroma – ottenuta sfumando il contorno bianco ad olio delle sagome dei cavalli sul cartoncino nero - a Siena si suggestiona dell’energia di fazzoletti, bandiere, tamburi e si carica dei misteri della tradizione, del retrogusto dell’appartenenza, dei fantasmi vivi della storia: del colore delle contrade. Le 17 consorelle di Siena sono le paladine del cavallo per eccellenza, lo curano, lo proteggono, benedicono in chiesa, perché è al cavallo, a ognuna il suo, che è affidata la sorte della carriera più famosa del mondo: il Palio di Siena. L’insieme è branco, è contrada, un popolo composto di singoli che si muovono più o meno volontariamente tra verità, realtà e apparenza di una città medioevale, attraversate dalle antenne dei satellitari, parimenti spostati da principi atavici e statuti storici. Unici ed irripetibili individui, ognuno con il proprio bagaglio, aspettativa culturale, il proprio esclusivo, sconfinato amore per la contrada, orgoglio arrogante per la propria città.
A Siena Francesca Romana Pinzari rivede la possibilità dell’opera Cavalli (2012) di poter esprimere un concetto ulteriore; dietro alla casualità e l’autonomia con cui l’artista esprime i propri ricordi ed emozioni, si cela la volontà di comunicare un significato eteronomo e una riflessione sull’unicità dell’individuo all’interno di una società speciale, come può esserlo quella senese: una sorta di Europa in miniatura modello verosimile di sviluppo della stessa. La conquista di una società globale senza più confini tradizionali si rivela una grande opportunità, ma la perdita della storia, l’azzeramento dell’identità a favore dei modelli globalizzanti che passano in rete dal 1992, e si perorano giornalmente in tv e nell’economia, si dimostra altrettanto fragile. Chiude Achille Bonito Oliva riguardo a Cavalli (2012) “Attraverso le sue opere Francesca Romana Pinzari svela l’identità dell’arte contemporanea che da una parte utilizza l’idea dello sconfinamento, dell’interagenza culturale e dall’altra afferma il diritto tutto individuale dell’artista di produrre forme improvvise e sorprendenti, conseguenti di un immaginario libero da ogni gerarchia e che riducendo ogni metafisica spettacolarità, sembra voler stimolare nello spettatore la dignità silenziosa di una riflessione lenta e progressiva, la contemplazione di uno stato di diversa visibilità”.
Francesca Romana Pinzari nata a Perth, (Australia) nel 1976.
Lavora con video, installazione, performance, scultura e pittura.
Ha un approccio al lavoro di stampo performativo, la sua ricerca parte dal corpo per parlare d’identità fisica, culturale, politica e religiosa. Corpo ed esperienza, i suoi lavori sono autoritratti intimi che raccontano concetti universali nei quali gli spettatori si riconoscono. Nei suoi ultimi lavori fatti di crini di cavallo e di suoi stessi capelli intrecciati il rapporto con il corpo e l’organico diventa immediato. Recentemente ha esposto i suoi lavori alla Mostra Catarifrangenze alla Pelanda, Macro Testaccio Roma, allo Short Video Show rassegna di video arte italiana a Kathmandu in Nepal, alla mostra Expectations all’Invisible Dog gallery New York, alla session di performance internazionali alla Yes Foundation in Olanda, all’ADD Festival di video arte della Provincia di Roma, nella mostra Nonostante tutto, Galleria Oltredimore di Bologna, al Bethanien Museum di Berlino con una project room di 24h in occasione della mostra Arty Party, a San Lorenzo Fotografia installazione video presso il Pastificio Cerere, Roma, alla mostra personale Soul Preservation da Sponge Arte Contemporanea, Pergola (PU), alla mostra itinerante Sing Sweet Songs of Conviction a Berlino, Roma, Londra, New York e Città del Messico, alla mostra Among Us a cura di Shara Wasserman alla Galleria Olive Tjaden Gallery, Cornell University, Ithaca, New York, alla mostra Nostalgia dell’umano a cura di Francesco Paolo del Re e Sabino De Nichilo alla Galleria BluOrg di Bari, a Privata progetto contro il femminicidio a cura di Federica Mariani alla Mole Vanvitelliana di Ancona.

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amalia di Lanno