mercoledì 25 maggio 2016

Paolo Dell’Elce. La selva chiara

Paolo Dell’Elce
La selva chiara
28 maggio/18 giugno 2016

Museo Nuova Era
Strada dei Gesuiti, 13
70122 Bari
Tel. e  fax 080.5061158
museonuovaera@alice.it
www.museonuovaera.it
dalle. ore 17- 20
chiuso la domenica,lunedì e giorni festivi
 
INAUGURAZIONE SABATO 28 MAGGIO 2016

La pineta è il luogo dove ho mosso i primi passi. Un luogo dove era facile smarrirsi quando si era molto piccoli, tra mille sentieri apparentemente tutti uguali; un intrico di rovi, tronchi, canne, sterpaglie, senza soluzione di continuità. Per tutta l’infanzia ho vissuto la pineta come il luogo dell’immaginario e dell’avventura. Ho respirato l’energia vitale degli alberi fortificando il corpo e lo spirito. Alla pineta è intimamente legato il ricordo di mio nonno, una figura verticale che aveva l’eleganza di un pino.
Nel folto della pineta si può ancora percepire l’assoluta fisicità, immanente e inconoscibile nello stesso tempo, e riprovare quello smarrimento originario.
Nel cuore della pineta, lo sguardo si perde nell’universo vegetale, e non trova più riferimenti umani. Tutto si fa più visibile e presente, ogni foglia o filo d’erba acquista rilievo e nitidezza. La visione è totale, onnicomprensiva degli elementi che si hanno davanti agli occhi, e la luce raggiunge tutti i recessi e chiarifica ogni trama, rivelando la complessità segnica del paesaggio. Ogni aspetto di questa realtà risalta agli occhi nello stesso momento. Si può vedere tutto contemporaneamente, ma non si può sostenere a lungo questa visione poiché si avverte l’impossibilità di quantificare e trattenere tutte le informazioni visive, l’infinita molteplicità dei piani di lettura, una sorta di iperspazio, che si amplifica ulteriormente nella percezione oculare. Uno spazio mentale, esperibile solo dall’immaginazione, bisognerebbe infatti essere uno scoiattolo o un insetto per poterne seguire con tutto il corpo mobile le linee direttrici. L’occhio tuttavia si addentra e ridisegna una nuova realtà, anche con l’ausilio della fotocamera che congela ogni minima variazione della scena.
Il visibile e l’invisibile ancora oggi credo siano i temi fondanti di ogni ricerca fotografica e produrre visibilità (prima ancora di ogni possibile significazione) è la ragione di ogni fotografo.
Paolo Dell’Elce.


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