Pamela Diamante - de sti no
a cura di Michela Casavola
giovedì 9 giugno 2016
Galleria Rossmut - via dei Reti 29/b Roma
visitabile fino al 30 settembre 2016
visitabile fino al 30 settembre 2016
La Galleria Rossmut è lieta di presentare la prima personale in Italia di Pamela Diamante, a cura di Michela Casavola, che inaugurerà giovedì 9 giugno alle ore 19.00. Come per tradizione, la Galleria realizzerà un catalogo monografico, che andrà ad arricchire la collana editoriale pensata per l’approfondimento e l’analisi degli artisti presentati nel suo spazio.
La mostra è composta da opere inedite, video, fotografie, installazioni site-specific, che riflettono il rapporto tra arte e scienza, comunicazione e memorie web, mondo reale e spazio virtuale. La pratica dell’artista si sofferma sulla tematica dell’evento accidentale e sui suoi risvolti fenomenici, ponendo attenzione alle questioni dell’imprevedibilità e del paradosso, del confine sottile, che divide e a volte congiunge la realtà e la finzione; sul rapporto causa/effetto, tra ciò che è prevedibile e calcolabile e ciò che è incognito, l’anomalia. La sua indagine nell’ambito del sensibile l’ha portata in maniera del tutto naturale ad orientarsi verso forme d’espressione multimediali, a volte ibride, in quanto caratterizzate da confini linguistici interconnessi.
Il titolo de sti no - rivisitazione grafica di una parola formata da sillabe intervallate da un vuoto - rappresenta qui la metafora di un buco nero inteso come spazio da percorrere e interpretare. Questa “immagine concettuale” chiama in causa la frase scritta dall’artista all’interno di un cerchio esposto sulla parete della galleria: “Il buco nero non è realmente nero”. È un messaggio che, parafrasando una teoria scientifica, ci porta all’abbattimento dei luoghi comuni, alla necessità di provare a leggere il significato intrinseco delle cose, all’andar oltre la paura tanto dell’ignoto, quanto di ciò che non è semplicemente codificabile.
L’artista ha ben chiaro il significato di ciò che Paul Virilio dice quando parla dello sdoppiamento della realtà: “le immagini televisive sono lo strumento essenziale della gestione della paura”. Infatti, gioca con questa paura, a volte anche infondata o spesso alimentata da fuorvianti interpretazioni sociali.
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