Joan Mirò, Senza titolo, 1970 Tecnica mista su carta, 30x 25cm
11 giugno – 28 agosto 2011
Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
Dall'11 giugno al 28 agosto 2011 il Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art ospiterà la mostra “Ezio Gribaudo. Viaggi della memoria. Miró, Savinio, De Chirico, Fontana, la Biennale di Venezia del 1966 e i Teatri senza tempo”. La mostra è curata da Stefano Cecchetto e Maurizio Vanni.
L'esposizione vuole riscoprire la figura di Ezio Gribaudo, artista, editore, collezionista, personaggio eclettico e poliedrico, ripercorrendo le tappe più importanti della sua carriera: dal premio ottenuto alla Biennale di Venezia nel 1966, fino alla sua partecipazione al Padiglione Italia della prossima Biennale veneziana.
Una sorta di viaggio alla scoperta dell'uomo e dell’artista, che racconta il suo personale percorso partendo dalle opere dei primi anni sessanta, la serie dei Flani e il Diario di New York passando poi per i Logogrifi fino ad arrivare aiTeatri della memoria, tuttora in progress.
Ma la mostra è anche l’occasione per mettere in luce gli incontri avuti da Gribaudo con i protagonisti del mondo artistico internazionale con i quali ha realizzato importanti libri d’arte e dei quali ha collezionato le opere. “Sono stato protagonista – scrive Gribaudo –, curioso e attento alla mia vita e a quella delle persone che ho frequentato. Ho amato tutte le cose che ho fatto e ho creduto completamente nelle persone che ho incontrato e con le quali ho collaborato”.
Ezio Gribaudo è stato artista, editore, collezionista, operatore culturale, collega e amico degli artisti. Una figura anomala nel panorama artistico del Novecento italiano che è riuscito ad intravedere, laddove alcuni vedevano solo scarti tipografici, degli stimoli per poter creare, attraverso una proposta seriale, delle opere uniche e originali. L'inizio del suo viaggio è datato 1959, anno in cui accetterà la direzione delle Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo e che segnerà il suo percorso artistico e umano. Gribaudo idea una collana d'arte nella quale riesce a far convergere i nomi più all’avanguardia dell’arte e della critica di quel tempo. Da qui cominciano gli incontri e le frequentazioni con artisti quali Henry Moore, Lucio Fontana, Giorgio de Chirico, Hans Hartung, Antoni Tápies, Jean Dubuffet, Renato Guttuso, Pierre Alechinsky, Joan Miró, Asger Jorn, Francis Bacon, solo per citarne alcuni.
Dal suo estro creativo, nascono nei primi anni sessanta i Flani, attraverso il riutilizzo di stampi di cartone resistenti al calore usati nella stampa tipografica, su cui veniva colato piombo fuso per ottenere una forma da applicare alle rotative. Seguirono poi le tecniche miste del Diario di New York che volevano essere un omaggio agli artisti incontrati nei suoi viaggi in giro per il mondo e nel 1965 i Logogrifi, sofisticate e imprevedibili sperimentazioni che indagano le potenzialità del bianco per mezzo di sollecitazioni tattili sulla carta che creano degli effetti ottici. “Il rapporto del bianco su bianco – sottolinea Maurizio Vanni – gli permette di ricostruire, per mezzo di enigmatiche intrusioni sulla pagina, una nuova poetica basata sulla ricerca dell’essenziale. Gribaudo propone di mettere a nudo l’opera d’arte, di spogliarla da ogni sovrastruttura e dai valori simbolici forzati per ridare valore al materiale, a quella carta in grado di respirare e di vivere nella consapevolezza di essere portatrice sana di segni”. Proprio queste opere lo consacrarono alla Biennale di Venezia del 1966, dove vinse il Premio per la grafica, e da dove decolla definitivamente la sua carriera artistica.
Si arriva così ai Teatri della memoria che costituiscono la serie più rilevante degli ultimi anni: una sorta di consapevole summa del proprio operato che, partendo dai Logogrifi che vengono ricreati e ricollocati alla stregua di un collage sopra un nuovo palinsesto, propongono il viaggio dei viaggi, quello legato alla propria esistenza, alle esperienze professionali più disparate, ma soprattutto ai racconti della propria vita. Da ultimo le Gabbie dove Gribaudo fa alloggiare brontosauri e gli animali più disparati: uno spazio da lui percepito non come una prigione, ma come un involucro protettivo, un guscio primordiale che serve a proteggerli dal mondo esterno.
“L’imprevedibile trama dei suoi racconti – scrive Stefano Cecchetto –, nella disgregazione dei differenti linguaggi e delle affascinanti metafore, conferma l’abilità artigiana di una formazione ottenuta lavorando sul campo, sempre vicino alle maestranze, per apprendere, per assorbire e confermare il rigore di una professionalità antica. In ogni sua esperienza: dalla pittura alla scultura, dall’incisione all’editoria, permane in Gribaudo quel senso di onestà intellettuale che gli permette di scandagliare l’arte in tutti i suoi più recessi nascondigli”.
La mostra ripercorre dunque le tappe più importanti del suo percorso artistico – i luoghi personali della memoria – attraverso più di 50 lavori, comprese alcune sculture, a cui si aggiungono circa 25 opere della sua collezione: da Joan Miró ad Alberto Savinio, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Pierre Alechinsky, Karel Appel, Asger Jorn, Jean Dubuffet, Hans Hartung, Henry Moore, Antoni Tápies. Insieme alle opere di questi artisti sono visibili le testimonianze fotografiche che ne documentano il rapporto con Gribaudo, e le famose monografie ad essi dedicate in veste di editore d’arte, prima direttore delle Edizioni d’Arte della Fratelli Pozzo a Torino, poi delle collezioni d’arte della Fratelli Fabbri Editori.
Ezio Gribaudo. Note biografiche
Ezio Gribaudo è nato il 10 gennaio 1929 a Torino, dove vive e lavora. La sua carriera artistica è segnata da un’intensa attività espositiva che dal 1953 ad oggi lo ha reso protagonista della scena culturale con importanti personali e collettive in gallerie e musei in Italia e all’estero. Tra i numerosi riconoscimenti alla sua attività creativa ricordiamo nel 1955 il premio alla Biennale dei Giovani di Gorizia, quello alla IX Quadriennale di Roma nel 1965, il Premio alla XXXIII Biennale di Venezia nel 1966 e alla Biennale di San Paolo del Brasile nel 1967.
Nel 2003 riceve la Medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il Premio Torino Libera del Centro Pannunzio. Dal 2005 al 2007 è stato Presidente dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e tutt’ora è Presidente Onorario.
Oltre ad essere uno dei più interessanti artisti italiani contemporanei, Ezio Gribaudo è anche uno dei più affascinanti personaggi legati al mondo dell’arte e della cultura tout-court: un editore d’arte, un grande collezionista, un instancabile e incisivo radiografo della cultura novecentesca. Il più delle volte, nelle numerose pubblicazioni dedicate a Ezio Gribaudo nel corso del tempo, i vari aspetti di questa personalità poliedrica e complessa sono emersi individualmente. Le sue opere più conosciute sono i Logogrifi, rilievi su carta buvard bianco su bianco che gli hanno dato la notorietà, ma Gribaudo è uno sperimentatore e ha sempre alimentato il suo lavoro anche attraverso l’incontro con culture diverse. Molte sue opere sono appunti di viaggio in cui coesistono tradizione e avanguardia. La carta, la iuta, i flani tipografici, gli acquerelli ed i collages manipolati e fusi nel colore, sono il mezzo per una rappresentazione di immagini di diario di viaggio, fissate a caldo o interpretate con la memoria.
Pierre Restany, nel 1966 (anno in cui l’artista torinese vinse il Premio per la Grafica alla Biennale di Venezia), ebbe a scrivere: “Il mondo di Ezio Gribaudo è il mondo della tipografia, dell’impressione, dell’edizione. Le matrici, i piombi, i clichés della fotoincisione si sono imposti a lui nella loro piena virtualità espressiva, come una fonte inesauribile di immagini poetiche e nuove… Ezio Gribaudo ha saputo ritrovare l’essenza di tutti i miti”.
Nel 2011 Ezio Gribaudo è stato invitato a partecipare al Padiglione Italiano della 54° Biennale di Venezia, dove esporrà un'opera inedita che fa parte deiTeatri della memoria.
CREDITI
Titolo:
EZIO GRIBAUDO. VIAGGI DELLA MEMORIA
Miró, Savinio, De Chirico, Fontana, la Biennale di Venezia del 1966 e i Teatri senza tempo
Periodo:
11 giugno – 28 agosto 2011
Inaugurazione (su invito):
10 giugno 2011 ore 18,30
Sede:
Lu.C.C.A.
A cura di:
Stefano Cecchetto
Maurizio Vanni
Organizzazione:
Lu.C.C.A.
Con il patrocinio di:
Regione Toscana, Provincia di Lucca, Comune di Lucca, FIDAM, APT Lucca, Assindustria Lucca, Camera di Commercio di Lucca, Confesercenti
Catalogo:
Silvana Editoriale
Orario mostra:
da martedì a domenica 10 – 20
venerdì fino alle ore 24
lunedì chiuso
Biglietti: intero 7 euro; ridotto 5 euro
Per info:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 571712 Fax +39 0583 950499
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