La Galleria Arianna Sartori di
Mantova, in via Ippolito Nievo 10, presenta la personale dell’artista Renato Coccia intitolata “Verso e Paesaggio dai Canti di Giacomo Leopardi”.
La mostra sarà inaugurata sabato 24
maggio alle ore 18.00 alla presenza dell’artista, nato a Sant’Omero
(Teramo) nel 1935 e trasferito a Genova nel 1958 dove vive e lavora.
La personale rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 6 giugno 2014 con orario dal lunedì al sabato
10.00-12.30 e 16.00-19.30, chiuso festivi.
VERSO E PAESAGGIO
dai Canti
di Giacomo Leopardi
Mi dicono che da fanciullino di
tre o quattro anni, stava sempre dietro a questa o quella persona perché mi
raccontasse delle favole. E mi ricordo ancor io che in poco maggiore età, era
innamorato dei racconti e del meraviglioso che si percepisce con l’udito, o
colla lettura, giacché seppi leggere, ed amai di leggere assai presto.
(*)
Dai Canti di Giacomo Leopardi, Renato
Coccia ha recentemente tratto narrazioni in forma di pittura.
Fitte di paesaggi, di memorie e di sogni
- o memorie di sogni - inaccessibili se non al ricordo, incantate come i
ricordi, queste sue inedite rappresentazioni/interpretazioni pittoriche
alludono a frammenti di storie sospese al di là del quadro, là ove pare
risiedere il senso recondito di quanto figurato, non del tutto sovrapponibile
del resto col componimento poetico dal quale ha tratto ispirazione.
Il piacere dei racconti, tuttavia,
sebbene questi vertano sopra cose sensibili e materiali, è però tutto
intellettuale, o appartiene alla immaginazione, e per nulla corporale ne
spettante ai sensi. E seduzioni dell’intelletto sono
infatti quelle sottili incongruenze disseminate nelle opere di Coccia, che
destabilizzano il significato immediato – ottico oppure letterario - che si
credeva di aver colto nel quadro, costringendoci a riguardare di nuovo, a
tornare indietro e ricomporre la logica inconsueta della rappresentazione, alla
ricerca di una coerenza meno immediatamente evidente seppur del tutto
percepibile.
La facoltà inventiva è una delle
ordinarie, e principali, e caratteristiche qualità e parti dell’immaginazione.
E si può dire che da una stessa sorgente, da una stessa qualità dell’animo,
diversamente applicata, e diversamente modificata e determinata da diverse
circostanze e abitudini, vennero i poemi (…) e i principi matematici (…),
le architetture e... le pitture.
L’immaginazione pertanto è la
sorgente della ragione, come del sentimento, delle passioni, della poesia.
Anacronismi storici, riflessi non pertinenti, ombre divergenti, salti
dimensionali, evocazioni letterarie, citazioni eccentriche ecc. costituiscono
il ricco zibaldone di espedienti, strategie e ordigni pittorici messi in campo
da Renato Coccia per decuplicare, nello spettatore, il piacere razionale ed
intellettuale della ricerca del contenuto effettivo delle sue opere; pur
avvertiti dell’impossibilità, qui e altrove, dell’esistenza di un loro
significato univoco, finale e definitivo, restiamo tuttavia catturati dal
racconto pittorico, presi entro la dipinta gabbia di ipotesi, verifiche e
smentite, rapiti nel gioco degli enigmi e nell’esercizio, leopardianamente
infinito, della facoltà inventiva della ragione, ovvero dell’immaginazione.
Negli ultimi bozzetti, una foglia
sospesa, una goccia d’acqua, il vento: poi nulla, solido nulla.
Io era spaventato nel trovarmi in
mezzo al nulla, un nulla io medesimo.
Io mi sentiva come soffocare,
considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla.
Angelo
Del Vecchio
(*)
tutte le citazioni in corsivo sono tratte dallo “Zibaldone di pensieri” di
Giacomo Leopardi.
Pittore e
incisore, Renato Coccia nasce a Sant’Omero (Teramo) il 22 giugno
1935. Nel 1958 si trasferisce a Genova, dove vive e lavora pur continuando le
colline teramane a essere la meta dei suoi soggiorni estivi; con esse manterrà
sempre un rapporto sensibile rinsaldando le sue origini culturali e, attraverso
i costanti movimenti di partenza e ritorno, rinnovando continuamente il suo
sguardo.
Nelle sue
prime personali, dai primi anni ’80, propone opere di carattere figurativo -
paesaggi campestri, scogliere, borghi marinari e appenninici - in cui il suo
modo di vedere e sentire la natura si traduce in una pittura che, pur
accostandosi alla tradizione en plein air,
lascia intravedere i temi della ricerca più matura dove il paesaggio è inteso
sia come elemento soggettivo e autobiografico sia come memoria.
Pur
continuando a insistere sul motivo naturale, la sua ispirazione artistica trova
spazio anche in altri ambiti lasciandosi spesso attrarre da temi storici,
religiosi e letterari. Si spiegano così le mostre Briganti d’Abruzzo e La guerra civile nell’Abruzzo Teramano (1860-61) - allestite nelle sale della fortezza di
Civitella del Tronto - a cui lavora tra il 1988 e il 1991 e, nove anni più
tardi a Teramo e Pescara, Santi
e Beati d’Abruzzo, una
rassegna di trentacinque dipinti esposti in occasione dell’Anno Giubilare.
Gli anni tra il 2004 e il 2008 sono cruciali per la sua opera. Nella
mostra di Milano del 2004 - Paesaggi e rimembranze - e in quella di Genova nel 2005 - Stagioni - ritorna a
dipingere natura e paesaggio. Testimonianze della preistoria,
Gelsi spuntati, Controluce sul fiume Arche, L’afa nel verde, Case tra gli
ulivi, La preda, rappresentano vedute dei luoghi delle sue origini, e
non solo, che - pur avendo cura e attenzione ai dati sensibili e conoscibili -
sono ormai trasfigurazioni della memoria, totali interiorizzazioni del suo
rapporto con il mondo. Nel 2007 allestisce Il volto della Passione, un grande crocefisso
appeso sopra il pulpito della Chiesa di Santa Zita in Genova composto da una
variazione di sette ritratti di Gesù. In parallelo, lavora al progetto di
illustrare la Commedia di Dante attraverso un ciclo di cento incisioni
realizzate, in forma di ex libris, con le tecniche dell’acquaforte e della puntasecca. La Divina
Commedia negli ex libris di Renato Coccia è esposta nel 2008 a Sant’Omero e nel
2012 a Sassoferrato per la XXIII Rassegna delle Edizioni d’arte numerate Bartolo da
Sassoferrato.
Nel 2010
ordina la prima antologica Opere
1960-2010 nella sua
città natale. Una selezione delle opere e della rassegna critico-bibliografica
è raccolta nel volume Tratto
colore poesia (Media
Edizioni, 2003).
Le sue
incisioni, realizzate in molteplici espressioni (puntasecca, acquaforte e
maniera nera), sono state pubblicate su riviste di grafica e poesia ed esibite
in numerose rassegne d’arte tra le quali quelle curate dall’Associazione
Incisori Liguri e dall’Associazione Nazionale Incisori Italiani di cui fa parte.
Hanno
scritto del suo lavoro, tra gli altri: Vito Moretti, Luigi Braccili, Gabriele
Di Cesare, Gabriele Di Francesco, Gian Carlo Torre, Mauro Mainardi, Vitaliano
Angelini, Felice Ballero, Giannina Scorza e Silvio Rini.