venerdì 30 maggio 2014

UROBORO - james lee byars encounters leon battista alberti

29 maggio 2014
“uroboro” - james lee byars encounters leon battista alberti
a cura di alberto salvadori

30 maggio - 8 novembre 2014
inaugurazione 29 maggio, ore 19.00

L’uroboro, dal greco οὐροβόρος, è la figura del serpente che si morde la coda, congiungendosi e ricreandosi continuamente, sino a formare un cerchio perfetto. associato allo gnosticismo, all’ermetismo, all’alchimia il simbolo dell’uroboro rappresenta la natura dualistica delle cose e rivela come gli opposti non siano in conflitto tra loro, bensì al contrario contribuiscano entrambi allo sviluppo dell’armonia spirituale. il tempietto rucellai di leon battista alberti - uno dei più sofisticati intellettuali del rinascimento - è stato definito da gabriele morolli un ouroboro poietico: un oggetto in grado di generare creatività spirituale. siamo di fronte a una perfetta macchina concettuale che assume in sé le ricerche materiali - legate alla cultura archeologica\antiquaria dei grandi artisti del rinascimento - e quelle spirituali, da rintracciarsi nella cultura neoplatonica fiorentina di stampo esoterico del ‘400. volendo individuare un artista contemporaneo che abbia prodotto opere con le stesse caratteristiche, non possiamo che considerare il lavoro di james lee byars, artista che ha sempre fuggito qualsiasi forma di classificazione per sentirsi libero di coniugare in sé gli opposti, lo yin e lo yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, rendendoli complementari uno all’altro, come elementi dello stesso pensiero.
La non appartenenza a una categoria, la dimensione intellettuale e spirituale della loro ricerca fanno sì che leon battista alberti e james lee byars - in epoche e contesti diversi - occupino posizioni originali e autonome, sfuggendo ad ogni categoria di riferimento, ponendo al centro del loro percorso l’elevazione dell’intelletto come strumento per il raggiungimento della trascendenza. astrologia, astronomia, matematica, un sincretismo intellettuale che li ha portati a secoli di distanza ad essere vicini a culture altre, lontane. il flusso cosmologico che in entrambi ha disegnato forme e concetti; oggetti e decorazioni che possono essere letti come talismani dal potere autentico in grado di catturare gli influssi divini e astrali per ricondurli alle opere prodotte dall’uomo, siano esse architetture, sculture o testi letterari, dalle grande forza evocativa.
L’idea albertiana ci mostra come l'iconoclastia platonica lasci il posto alla valorizzazione dell'immagine, quale specchio della bellezza divina, e come il rinascimento colmi la frattura tra realtà e invenzione con regole di composizione e prospettiva.
In questa scia trova la sua posizione the head of plato modellata da byars con i volumi di una sfera perfetta. la scultura in marmo bianco, appartiene al corpus di lavori dedicati alla primigenia passione dell’artista americano per le questioni filosofiche. tra rinascimento e classicismo in alberti, e minimalismo in byars si manifesta in questo incontro\dialogo l'individualità dell'artista, che infonde nella propria creazione quell'idea destinata a dare ordine e senso.
Un elemento neoplatonico continua a essere presente, in entrambi gli artisti, a distanza di secoli: la poetica incentrata sullo scintillio della luce, sia essa quella diretta del sole o quella riflessa della luna, dei marmi pregiati, puri, bianchissimi, come quello usato da byars o quello di carrara usato da alberti, e dei metalli preziosi. forme essenziali, geometricamente perfette, in grado di restituire la trascendenza del pensiero piuttosto che il precetto, fosse esso quello della scolastica medievale nell’italiano o quello dogmatico del dettato minimalista americano in byars, sono il risultato che sta di fronte a noi nella cappella rucellai al museo marino marini di firenze, dove il tempietto albertiano dialoga con la purissima materia della scultura di byars.
La rappresentazione, la forza fenomenologica e la soprannaturalità dell’opera sono al centro dell’interesse di entrambi gli artisti. nel de statua alberti compie un passaggio fondamentale per l’arte tutta: eleva la scultura a una dimensione intellettuale per la prima volta nella storia. definisce anche che l’arte prodotta dall’uomo nasce dalle forme presenti in natura permettendogli, attraverso la ricerca empirica della legge della mezza misura, di realizzare in sé stesso l’armonia aritmetica, divina e universale quale fine ultimo della propria formazione etica e intellettuale. byars procede in parallelo empiricamente dalla pratica della performance, come atto di panteismo naturalistico del corpo, per arrivare alla produzione di sculture che condensano la passata ricerca e l’allora attuale dimensione spirituale e intellettuale.

www.museomarinomarini.it


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amalia di Lanno