lunedì 8 luglio 2013

Presentazione del libro "Il nuotatore" di Mara Cerri



Mercoledì 10 luglio, ore 19,30, inaugurazione della mostra e presentazione del libro "Il nuotatore" di Mara Cerri.



L'autrice incontrerà il pubblico, presentando il suo ultimo lavoro edito da Orechio Acerbo e scritto da Paolo Cognetti.


In mostra saranno esposti i 28 disegni a colori del libro.

Uno scrittore trascorre l’estate a cercare un racconto. In un’atmosfera rarefatta tra sogno e veglia, ogni notte una storia si delinea nel sogno e la mattina al risveglio viene invano inseguita per renderla pagina scritta. In una notte afosa, addormentato sulle fresche mattonelle, il sogno di un racconto ha inizio: un ragazzino, accompagnato dall’allenatore insieme al resto della squadra in riva a uno stagno nato in una vecchia cava, mette alla prova se stesso. Tutta la squadra deve tuffarsi da un trampolino. I timori del ragazzo si confondono con quelli dello scrittore, che non ama le profondità e non sa nuotare. Ma inaspetttamente il ragazzo del sogno si rivela una creatura marina. L’acqua, imbiancata dai ciottoli di ghiaia e scurita dai detriti dello scavo, lo culla portandolo sul fondale. Lì, sul fondo, scrittore e ragazzo si fissano negli occhi. Si riconoscono, e riconoscono le reciproche paure. Ora il ragazzo è pronto a tornare in superficie e a respirare. In una sorta di tuffo al contrario il ragazzo stringe in pugno il suo coraggio e guizza verso la superficie e verso il risveglio. Scritto da Paolo Cognetti appositamente per Mara Cerri, il racconto si è via via trasformato nello scambio fra l’autore e l’illustratrice, in un progetto che può definirsi in tutto e per tutto un libro a quattro mani.

Dalla prefazione:
“Quell’estate mi capitava di sognare di scrivere.
Di giorno le parole non arrivavano, e avevo una gran paura che la mia sorgente si fosse esaurita. Di notte invece sgorgava così impetuosa che era difficile per la penna starle dietro. Nei sogni scrivevo a mano, su un blocco di carta giallina senza righe. Stavo seduto al mio solito tavolo e riempivo una pagina dopo l’altra. Sognavo, ma ero come diviso a metà: una parte di me agiva, e si lasciava travolgere dalla scrittura; una parte invece vigilava, sapeva di trovarsi in un sogno e si sforzava di memorizzare il racconto per dopo. Così al risveglio mi sarebbe bastato afferrare la penna e trascrivere nel modo più fedele quello che avevo già scritto nel sogno. Avrei trovato qualcosa che tutti gli scrittori cercano, il segreto dell’ispirazione, sfruttando il mio essere doppio: il me che dorme e scrive furiosamente, il me che da sveglio ricopia sotto dettatura.
Faceva caldo. Io dormo in mansarda, vicino al tetto della mia casa. D’estate lassù il calore diventa intollerabile.
 A una certa ora della notte mi ribellai e scesi di sotto. Provai a dormire sul divano, ma il suo tessuto sulla pelle nuda faceva l’effetto di una coperta di lana. Esasperato mi sdraiai per terra, e finalmente trovai un po’ di sollievo: le piastrelle del pavimento erano fresche e piacevoli. Presi un cuscino e mi sentii di colpo molto stanco.
 Chiusi gli occhi, e quella notte sognai di scrivere una storia di nuotatori”.
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Amalia di Lanno