La galleria LeMuse Giovani presenta la personale dell'artista Francesco Camillo Giorgino, MILLO, pittore, illustratore, muralista e performer
TENTATIVI DI ESAURIMENTO DI UN LUOGO
a cura di Roberto Lacarbonara e Roberto Eduardo Maria Mazzarago
Testi critici di Roberto Lacarbonara
Catalogo digitale in galleria e presto scaricabile sul sito della stessa
L'artista sarà presente al vernissage
+ H 20:00 - SDRUMITA' - UNA PERFORMANCE DI MUSICA ELETTRONICA FIRMATA CLAUDIO FABIO MAZZARAGO
Passaggio di un 63
Il sagrato è quasi vuoto. Poi lo attraversano tre persone.
Poi tre gruppi di due. Poi un signore da solo che esce di chiesa.
Continua a piovere, ma forse un po’ meno forte.
Un uomo attraversa molto lentamente il sagrato aiutando un’anziana signora
Una vettura color verde mela
Un autobus 96
Una vettura di colore grigiastro con la portiera posteriore blu
È mezzogiorno e mezzo.
Alcuni piccioni sul terrapieno dello spartitraffico.
Una volkswagen passa tra il terrapieno e il sagrato. Il sagrato è vuoto
Due passanti, in lontananza. Timida schiarita.
Dei carrellini pieni: sedano, carote
Mazzi di fiori tenuti con il gambo verso l’alto
La maggior parte dei pacchetti di dolci hanno la forma d’un parallelepipedo (torte?)
Un 63
Una borsa (tunisina) su cui c’è scritto « SOUVENIR ».
Un 96
Mi mangio un sandwich con il camembert
È l’una meno venti.
G. Perec, Tentativo di esaurimento di un luogo parigino, 1975
TENTATIVI DI
ESAURIMENTO DI UN LUOGO
Millo
si è messo in testa di vedere di più,
possibilmente stando sopra, non in volo, proprio sopra, a cavalcioni, sulle
cose, case, persone, macchine, parchi, metropolitane, ombre, animali domestici,
randagi.
All’inizio
di “Manhattan”, Woody Allen (o Isaac Davis, il protagonista del film del 1979) abbozza
4 o 5 incipit del film e lo fa mentre la camera attraversa New York, città che
“esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin”,
“metafora della decadenza della cultura contemporanea” con quella “società
desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, televisione,
crimine, immondizia…”. E ogni inizio di racconto sembra una sorta di
controsenso imboccato per far prima, per arrivare al centro della storia
muovendosi, nella sceneggiatura, come ci si muove per strade trafficate.
Millo,
per esempio, aggirandosi qua e là negli spazi sempre uguali di una città che
non conosce, finisce per farci l’abitudine fino ad esservi inglobato,
avvinghiato, tra strade che s’innestano sulla pelle e diventano arti, saliva o
membrane. Ogni pittura, su di un muro o sulla tela, serve per schiacciare un
nuovo passo, per farsi largo nella folla di grattacieli, vetrine e autovetture.
O serve per amarlo, quello spazio, perché è tutto ciò che resta quando scappi
dal paese per studiare architettura. E allora avverti presto quanto tutti i bei
progetti di inventare le città, inventare il verde, inventare gli spazi per i bambini,
inventare questo e quello, siano solo invenzioni di contenitori vuoti. Vuoti e
basta, tante piccole cellette sulla mappa immaginaria di una città più grande
che è il “sistema” (quanto meno per gli economisti o per i sociologi o per gli
artisti).
Ecco
allora che il solito enorme ragazzone che si erge tra le strade dei dipinti di
Millo gioca a fare il grande, domina dall’alto tutto quanto e ha tra le mani
gli aeroplani, in bocca qualche nuvola, sul ventre alberi secchi e ai piedi il
groviglio di incroci e semafori.
Nel
“Tentativo di esaurimento di un luogo parigino”, George Perec sostava per tre
giorni consecutivi ai tavolini dei caffè o sulle panchine in place Saint-Sulpice,
6° arrondissement di Parigi, e osservava la piazza in differenti momenti della
giornata. Prendeva accuratamente nota di tutto quello che vedeva, anche le cose
all'apparenza insignificanti ma che fanno la vita di una grande città. Le
innumerevoli variazioni impercettibili del tempo, della luce, delle foglie,
delle ombre e dei colori erano tutte registrate con attenzione maniacale.
Esaurire un luogo
significa esattamente questo: finirlo. Averlo-fatto-tutto; “fatto” nel senso di
“percorso” o nel senso di “visto”. Oppure “disegnato”, se si è artisti o street
artist alla Bansky o alla Brainwash. Così come “esaurire” vuol dire anche perdere
il senno, sragionare. [Millo ha lavorato per un bel po’ sulla serie dei disturbi¸ quelle periferie della logica
dove gli equilibri vengono meno e l’ordine muta nel caos in pochi istanti].
Era
un tentativo di esaurimento di luoghi anche quello di Keith Haring di cui Millo
ha buone possibilità di ritenersi erede. Ed era anche quello un tentativo di
iniziare a contare, una per una, tutte le cose che vedi dall’altro quando te ne
distacchi un momento, salvo poi confondere, in questo automatismo della conta, gli
esseri umani coi loro simulacri. O coi loro fantasmi sonnolenti.
Testo critico di Roberto Lacarbonara
"Tentativi di esaurimento di un luogo"
Galleria LeMuse Giovani, via G.Marconi 22-24, Adelfia (Ba)
dal 21 ottobre al 4 novembre 2012
Vernissage 21 ottobre 2012 ore 19:30
Lun-Sab: 9:00-13:00 - 19:00-21:00
Giovedì pomeriggio chiuso
Segnala:
Amalia Di Lanno