Nino Migliori, dalla serie ''Gente dell'Emilia'', 1957
Giovedì 18 ottobre alle 18.30 inaugura, presso la
Fondazione Forma per la Fotografia, la mostra La materia dei sogni di
Nino Migliori. All’evento sarà presente l’autore.
Mi piace lasciare la strada vecchia per la nuova
Nino Migliori sorprende chiunque decida di conoscere il senso e la mole del suo
lavoro.
Sorprende certo per la sua produzione, per la diversità dei progetti
realizzati, per gli scarti continui di linguaggio che ha saputo imprimere alle
sue ricerche. Ma la vera sorpresa risiede nell’assoluta coerenza che in tanti
anni di lavoro ha saputo mantenere.
Se le sue ricerche si intersecano e dialogano fra loro, il labirinto visivo
costruito dal fotografo bolognese appare intricato ma allo stesso tempo
lineare, perché tutto il suo lavoro - dalle sperimentazioni, alle immagini
figurative, alle installazioni più ardite e nuove - si fonda su un unico, solo
linguaggio da esplorare: la fotografia - la materia prima per creare i suoi
sogni visivi.
Nino Migliori inizia a scattare alla fine degli anni Quaranta a Bologna: scopre
un’Italia fatta di una nuova quotidianità che riprende con poesia e precisione.
Sono gli anni del realismo e Migliori crea alcune tra le più celebri e
significative immagini di questa stagione.
In questi stessi anni, comincia anche le sue sperimentazioni: nascono i “Muri”,
i lavori “off-camera”; interviene sulle lastre e sulle pellicole con graffi e
incisioni (cliché-verre), usa la luce di un fiammifero per impressionare i
negativi (pirogrammi), disegna sulla carta fotografica con i liquidi di
fissaggio e di sviluppo (ossidazioni). Sperimenterà con la polaroid, con
materiali vari, giocando anche con l’oro e con il bronzo, e inventerà
installazioni sorprendenti e innovative. In un incessante lavoro di esplorazione
fotografica.
Fotografare, ha affermato, significa scegliere e trasformare. Nei suoi lavori
la materia scelta si trasforma sempre in qualcosa d’altro. In un brandello di
memoria per i posteri, in un interrogativo per i contemporanei. In una strada
nuova da percorrere. Come le tante che Migliori ha percorso, e continua ancora
a percorrere, nella sua ricerca.
La mostra di Forma è la prima grande retrospettiva dedicata a Nino Migliori e in un insieme di immagini celebri e di grandi inediti, presenta le fotografie realizzate negli anni Quaranta e Cinquanta, la serie dei Muri, le sperimentazioni off camera, le celebri polaroid, fino alle installazioni più recenti.
La mostra di Forma è la prima grande retrospettiva dedicata a Nino Migliori e in un insieme di immagini celebri e di grandi inediti, presenta le fotografie realizzate negli anni Quaranta e Cinquanta, la serie dei Muri, le sperimentazioni off camera, le celebri polaroid, fino alle installazioni più recenti.
Dal 18 ottobre al 4 novembre
la retrospettiva sarà arricchita da una
installazione presentata per la prima volta a Forma: Foto scattate e
abbandonate.
Nino Migliori ha raccolto le stampe mai ritirate dagli studi fotografici,
rullini fatti sviluppare ma dimenticati o forse volutamente rinnegati dai
propri autori.
La mostra è a cura di Denis Curti e Alessandra Mauro ed è accompagnata da un
catalogo edito da Contrasto.
Nino Migliori
è nato a Bologna nel 1926 dove vive e lavora. La
sua fotografia, dal 1948, svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti
della cultura d’immagine europea.
Oggi Migliori è considerato un vero architetto della visione. Ogni sua
produzione è frutto di un progetto preciso sul potere della visione, tema,
questo, che ha caratterizzato tutta la sua produzione.
Le sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private, fra
le quali Mambo - Bologna, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea - Torino,
CSAC - Parma, Museo d’Arte Contemporanea Pecci - Prato, Galleria d’Arte Moderna
- Roma, Calcografia Nazionale - Roma, MNAC Barcellona, Museum of Modern Art -
New York; Museum of Fine Arts - Houston; Bibliothèque Nationale - Parigi,
Museum of Fine Arts - Boston; Musée Reattu - Arles, SFMOMA – San Francisco.