sabato 15 agosto 2015

Pomerium



Gli artisti in mostra sono come il poeta heideggeriano: chiamati a interrogarsi sullo spazio della citta' inteso quale cornice della nostra attualita', situano il loro sguardo sull'orizzonte della frontiera dell'arte.


A cura di Laura Vittoria Cherchi - associazione Progetto Contemporaneo

Se risaliamo al significato che il termine limite (peras) possedeva presso i greci, riscopriamo un'area semantica oggi meno immediata rispetto ad altre accezioni. Il peras indicava ciò che determina una cosa, e quindi ciò che fa essere una cosa quello che è, la sua essenza. Limitare è un atto di de­finizione; un segno che separa un dentro da un fuori, dove la stessa etimologia della parola segno ci riconduce al significato di "dare forma" e "dare inizio a".
Nella sua Naturalis Historia, Plinio il Vecchio narra che la figlia del vasaio Butade Sicionio, innamorata di un giovane in procinto di partire per un viaggio senza ritorno, tratteggiò su un muro il contorno dell'ombra del suo volto, così da fissarne per sempre l'immagine. Il di­segno sulla parete, la linea chiusa della figura, è il confine sul quale nasce l'opera d'arte perché è il confine tra la realtà e la sua rappresentazione, tra l'uomo e il mondo. Si tratta della medesima funzione svolta da un'altra soglia centrale nella riflessione sullo statuto della rappresentazione occidentale, la cornice del quadro. Il perimetro della cornice separa l'immagine da tutto ciò che non è immagine, definendo quanto da essa inquadrato come mondo significante, rispetto al fuori­cornice, che è il mondo del semplice vissuto (V. Stoichita). La cornice simboleggia l'unità autosufficiente dell'opera e la sua alterità rispetto al mondo circostante (G. Simmel) ed è il luogo dove avviene il problematico passaggio dalla realtà alla finzione (J. Ortega y Gasset).
In termini sociologici, la creazione di spazi chiusi costituisce la manifestazione più arcaica del controllo dell'uomo sull'ambiente in cui vive. L'atto con cui si stabiliscono dei limiti e si pongono dei confini è anche l'atto con cui si genera un'identità.
Un altro mito di fondazione strettamente connesso alla funzione di divisione e regolamentazione della linea chiusa è quello che descrive la nascita dell'urbe. Presso le antiche popolazioni italiche, dagli Etruschi ai Romani, il momento di fondazione di una città era preceduto dalla delimitazione rituale dei suoi confini per mezzo di una linea sacra, tracciata nel suolo con il vomero dell'aratro e interrotta dove si sarebbero dovute aprire le porte d'ingresso. Su questa linea veniva eretta la cinta muraria e, a suo ridosso, veniva istituito il pomerium, da post­moerium, al di là del muro: un intervallo di terra né percorribile, né arabile, né edificabile; uno spazio puro e scevro da ogni contaminazione umana; una preziosa pausa di sospensione riservata esclusivamente agli dei protettori dell'urbe. Il pomerio costituiva il limite di demarcazione fra due mondi, l'urbs, luogo della pace e degli auspici urbani, e l'ager, la dimensione della guerra.
Esso sottolineava l'importanza della riconoscibilità del recinto, il carattere non puramente simbolico ma religioso della soglia di passaggio e perciò la pericolosità del suo attraversamento senza il rispetto di precise regole e accorgimenti. Nella mitologia romana, è il valore sacrale del pomerium, violato dal salto di Remo, a spingere Romolo al fratricidio.

Dove risiede il pomerio contemporaneo? Cos'è mutato da quando i recinti sono sopravvissuti quali segni laici e civili? A cosa danno forma le attuali linee di confine?

Martin Heidegger ha scritto che "il poeta deve avere il suo soggiorno alla frontiera [...] affinché possa venire a lui ciò che avviene".
Gli artisti in mostra sono come il poeta heideggeriano: chiamati a interrogarsi sullo spazio della città inteso quale cornice della nostra attualità, situano il loro sguardo sull'orizzonte privilegiato della frontiera dell'arte.

Artisti: Franco Ariaudo, Mattia Barbieri e Monica Mazzone, Mirko Canesi, Paolo Carta, Cristina Meloni, Ambra Pittoni, Cosimo Veneziano

In collaborazione con Progetto Contemporaneo
Progetto Contemporaneo è un' associazione di promozione sociale che opera attivamente in Sardegna dal 2011, composta da un team di operatori dell'arte e della cultura impegnati nello sviluppo strategico e nel potenziamento della creatività dei singoli e delle reti territoriali. La realizzazione di iniziative volte a sensibilizzare la comunità nei confronti dei linguaggi espressivi del contemporaneo si accompagna all'impegno nel sostenere e rendere possibile la ricerca, attraverso la promozione delle arti visive e la creazione di una rete di sinergie fra operatori del settore e, più in generale, della cultura.

Patrocini e Collaborazioni: MIBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali); GAI (Giovani Artisti Italiani); Regione Sardegna; Città di Cagliari;Città di Sassari; MEME - arte contemporanea e prossima, Cagliari; LEM - Laboratorio Estetica Moderna, Sassari; Cherimus, Cagliari; Galleria Capitol, Cagliari.

Associazione composta da: Paolo Carta, Laura Vittoria Cherchi, Cristina Meloni, Giorgio Plaisant, Stefano Serusi

Pomerium si svolge nell'ambito de Progetto Città Ideale, un programma che intende sviluppare nuovi contenitori culturali per coinvolgere la comunità artistica in diverse dimensioni di scambio intellettuale. Proponendo riflessioni sulle relazioni tra artista, città e i luoghi della vita pubblica, Progetto Città Ideale si propone di riconfigurarne assetti e possibilità di fruizione. I temi del ruolo dell'artista nella società, come dell'arte nello spazio pubblico, trovano quindi terreno di confronto mostrando da una parte l'artista-lavoratore nella dimensione dello studio, dall'altra l'arte nei luoghi della quotidianità da cui sembra assente o scomparsa.

Immagine: Cristina Meloni, Untitled, 2015

18 agosto - 27 agosto ore 10.00 - 19.00 / Laboratori Aperti

Presentazione al pubblico 28 agosto ore 18.00 - 22.00
29 - 30 agosto ore 10.00 - 19.00

Fabbrica del Vapore
via Procaccini, 4 Milano



Pomerium
dal 18/8/2015 al 30/8/2015


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amalia di Lanno
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