Si inaugura sabato 23 ottobre alle ore 17.30, presso la Torre degli Upezzinghi di Calcinaia (pi), “Immagine e Percezione”, personale di pittura dell’artista David Fedi (in arte Zeb). L’evento è stato ideato ed organizzato da Filippo Lotti e Paolo Grigò per la rassegna “Vico Vitri Arte”, giunta alla IX edizione, e vede il patrocinio del comune di Calcinaia e specificatamente dell’assessorato alla cultura e la realizzazione è stata possibile grazie al prezioso contributo dell’Associazione Culturale “La Ruga” unitamente a “FuoriLuogo, servizi per l’Arte”.
Zeb (nato a Livorno nel 1966) è un talentuoso interprete che individua nel mezzo pittorico la giusta via per esprimere l’alchemico mondo dell’essere e soprattutto se stesso.
Con questa ennesima personale tenuta quest’anno (dopo “Percorsi inimmaginabili” al WineLabor di Castagneto Carducci e “Percezioni” alla Libreria Roma di Pontedera), si tiene vivo il ricordo di Zeb, inspiegabilmente e misteriosamente eclissatosi nel maggio 2008, grazie all'interessamento di Filippo Lotti, operatore culturale e collezionista del pittore livornese. Lotti continua a proporre le opere dell'amico artista in maniera continuativa scegliendo per queste riproposizioni location sempre nuove nella speranza di veder apparire, in occasione delle inaugurazioni che si susseguono, Zeb in persona. Per ora i tentativi sono stati infruttuosi ma Filippo non ha perso le speranze di ritrovarlo e di restituire al mondo dell'arte quella che ormai non è più una promessa ma un artista consolidato ed apprezzato. In questa mostra viene riproposta la tematica che ha reso famoso Zeb (anche se si tratta di una fama acquisita "a posteriori") ovvero la rivisitazione delle avventure di un altro misterioso personaggio del fumetto, Diabolik, che ebbe un clamoroso successo nella seconda metà degli anni Sessanta e che affascinò talmente Zeb da rimanerne folgorato e soggiogato. Da allora sono stati innumerevoli i quadri dedicati all'uomo mascherato e alla sua inseparabile compagna Eva Kant.
L’esposizione, articolata in forma antologica, offrirà un ampio spaccato dei lavori che attestano il percorso artistico del pittore livornese in un confluire, addensare, raccogliere l’insieme armonico dell’interessante suo lavoro pittorico.
Saranno esposti circa 30 quadri che testimoniano l’excursus della principale attività produttiva dell’artista tra gli anni 1997 e il 2002, ma non mancheranno richiami di opere più recenti come gli ultimi due dipinti fatti da Zeb prima di scomparire nel nulla. Non mancheranno però, oltre alle citate “iconografie del fumetto”, le opere meno conosciute di Zeb, dagli omaggi alle icone del grande livornese, Amedeo Modiglioni, e i “d’apres” a lui dedicati, fino alle sue opere astratte e alle sue elaborazioni di forme e figure.
“Qualche tempo fa – scrive il critico d’arte Lodovico Gierut -, in un’emittente televisiva, si è parlato e sono state fatte vedere immagini di Diabolik, personaggio dei fumetti ideato dalle sorelle Giussani (Angela e Luciana) – la nascita di tale ‘nero’ italiano è del 1962 – e ci sono venute in mente subito due figure: una è quella dello scrittore, giornalista e poeta Pier Carpi morto nel 2000, a giugno, che diresse la collana Il romanzo di Diabolik, e l’altro è proprio il pittore David Fedi (Zeb) i cui lavori si sono accostati in più occasioni a quell’antieroe che era Diabolik.
Se comunemente si dice che l’artista “dipinge se stesso”, è proprio quel personaggio a essere una sorta di specchio della sua personalità libera, qualche volta dissacrante, per taluni fuggente ma che ha una connotazione precisa allorché ammiriamo un insieme di opere in cui la perizia tecnica si sposa a riusciti tentativi di unire il reale col fantasioso e col mistero.
Fedi, nella sua spazialità espressiva, già incisa col graffito, penetrante in alcuni diretti e indiretti omaggi alla genialità modiglianesca, scansionata nel tratto-colore in cui la figurazione si sposa a geometrie zigzaganti, ci svela la rigorosità professionale in cui la diversità è solo apparente”.
“Dissacrante e originale – scrive Lotti - sulle celeberrime scritte fatte per anni sui muri della sua Livorno, profondo e originale nei dipinti. Niente al caso, tutto seguito minuziosamente, passo dopo passo, dall’idea alla sua realizzazione. Nell’idea la sua arte, il resto, per lui, semplice realizzazione, artigiana, manuale – chiamatela come volete – di un pensiero, di un messaggio.
Possessore di ottime - sublimi direi - capacità tecniche, ma anche e soprattutto creativo. Lui è toccato dalla mano divina del pensare e del sentire. Il sentire, quel pathos legato a tanathos che esporta e rappresenta in molte sue opere anche in quelle – apparentemente – più semplici nel linguaggio”.
L’esposizione resterà aperta ai visitatori, ad ingresso libero, fino al 31 ottobre 2010. Orario di apertura: feriali e festivi 17.30 - 19.30. Per info: 333 3892402.
Uff. St.
Filippo Lotti
Zeb (nato a Livorno nel 1966) è un talentuoso interprete che individua nel mezzo pittorico la giusta via per esprimere l’alchemico mondo dell’essere e soprattutto se stesso.
Con questa ennesima personale tenuta quest’anno (dopo “Percorsi inimmaginabili” al WineLabor di Castagneto Carducci e “Percezioni” alla Libreria Roma di Pontedera), si tiene vivo il ricordo di Zeb, inspiegabilmente e misteriosamente eclissatosi nel maggio 2008, grazie all'interessamento di Filippo Lotti, operatore culturale e collezionista del pittore livornese. Lotti continua a proporre le opere dell'amico artista in maniera continuativa scegliendo per queste riproposizioni location sempre nuove nella speranza di veder apparire, in occasione delle inaugurazioni che si susseguono, Zeb in persona. Per ora i tentativi sono stati infruttuosi ma Filippo non ha perso le speranze di ritrovarlo e di restituire al mondo dell'arte quella che ormai non è più una promessa ma un artista consolidato ed apprezzato. In questa mostra viene riproposta la tematica che ha reso famoso Zeb (anche se si tratta di una fama acquisita "a posteriori") ovvero la rivisitazione delle avventure di un altro misterioso personaggio del fumetto, Diabolik, che ebbe un clamoroso successo nella seconda metà degli anni Sessanta e che affascinò talmente Zeb da rimanerne folgorato e soggiogato. Da allora sono stati innumerevoli i quadri dedicati all'uomo mascherato e alla sua inseparabile compagna Eva Kant.
L’esposizione, articolata in forma antologica, offrirà un ampio spaccato dei lavori che attestano il percorso artistico del pittore livornese in un confluire, addensare, raccogliere l’insieme armonico dell’interessante suo lavoro pittorico.
Saranno esposti circa 30 quadri che testimoniano l’excursus della principale attività produttiva dell’artista tra gli anni 1997 e il 2002, ma non mancheranno richiami di opere più recenti come gli ultimi due dipinti fatti da Zeb prima di scomparire nel nulla. Non mancheranno però, oltre alle citate “iconografie del fumetto”, le opere meno conosciute di Zeb, dagli omaggi alle icone del grande livornese, Amedeo Modiglioni, e i “d’apres” a lui dedicati, fino alle sue opere astratte e alle sue elaborazioni di forme e figure.
“Qualche tempo fa – scrive il critico d’arte Lodovico Gierut -, in un’emittente televisiva, si è parlato e sono state fatte vedere immagini di Diabolik, personaggio dei fumetti ideato dalle sorelle Giussani (Angela e Luciana) – la nascita di tale ‘nero’ italiano è del 1962 – e ci sono venute in mente subito due figure: una è quella dello scrittore, giornalista e poeta Pier Carpi morto nel 2000, a giugno, che diresse la collana Il romanzo di Diabolik, e l’altro è proprio il pittore David Fedi (Zeb) i cui lavori si sono accostati in più occasioni a quell’antieroe che era Diabolik.
Se comunemente si dice che l’artista “dipinge se stesso”, è proprio quel personaggio a essere una sorta di specchio della sua personalità libera, qualche volta dissacrante, per taluni fuggente ma che ha una connotazione precisa allorché ammiriamo un insieme di opere in cui la perizia tecnica si sposa a riusciti tentativi di unire il reale col fantasioso e col mistero.
Fedi, nella sua spazialità espressiva, già incisa col graffito, penetrante in alcuni diretti e indiretti omaggi alla genialità modiglianesca, scansionata nel tratto-colore in cui la figurazione si sposa a geometrie zigzaganti, ci svela la rigorosità professionale in cui la diversità è solo apparente”.
“Dissacrante e originale – scrive Lotti - sulle celeberrime scritte fatte per anni sui muri della sua Livorno, profondo e originale nei dipinti. Niente al caso, tutto seguito minuziosamente, passo dopo passo, dall’idea alla sua realizzazione. Nell’idea la sua arte, il resto, per lui, semplice realizzazione, artigiana, manuale – chiamatela come volete – di un pensiero, di un messaggio.
Possessore di ottime - sublimi direi - capacità tecniche, ma anche e soprattutto creativo. Lui è toccato dalla mano divina del pensare e del sentire. Il sentire, quel pathos legato a tanathos che esporta e rappresenta in molte sue opere anche in quelle – apparentemente – più semplici nel linguaggio”.
L’esposizione resterà aperta ai visitatori, ad ingresso libero, fino al 31 ottobre 2010. Orario di apertura: feriali e festivi 17.30 - 19.30. Per info: 333 3892402.
Uff. St.
Filippo Lotti