lunedì 12 aprile 2010

Eleonora D'Andrea Contemporanea


A THOUSAND PLOTS
Intrecci ad arte
Dal 17 aprile al 23 maggio 2010
A THOUSAND PLOTS -
L'apertura della nuova sede pratese è pretesto per inaugurare una stagione espositiva volta al perseguimento di
una rinnovata riflessione sullo scenario artistico contemporaneo, che, con questa mostra, conferma uno stile
inconfondibile di alta qualità e livello professionale.
Ma è, altresì, occasione per rendere espressamente omaggio alla città di Prato, notoriamente legata alla
tradizione della produzione tessile, che ha reso questo distretto toscano tra i centri più celebri di tessitura
artigianale e industriale.
L'intenzione di coinvolgere sia il Comune di Prato che il Museo del Tessuto rispettivamente come enti
patrocinanti e partners, suggella il desiderio di destare le coscienze locali alla riscoperta di un patrimonio
culturale di cui Prato è custode, ma di cui tutti ci sentiamo eredi.
Artisti invitati: Erika Latini, Gaetano Fracassio, Silvia Manazza, Fernanda Morganti, Ketty Tagliatti, Ivano
Vitali.
Curatela: Linda Giusti
Esposizione Completa
Eleonora D'Andrea Contemporanea
Via Vincenzo Gioberti, 14 59100 Prato
Telefono: + 39 0574 574670
Orari :
Martedi - Giovedi 16.00 - 19.00
Venerdi - Sabato 10.00 -13.00 / 16.00 - 20.00
Ingresso Gratuito
Esposizione Parziale
Le opere di alcuni artisti in rappresentanza della mostra ed i suoi contenuti, saranno esposti presso il Museo
del Tessuto di Prato in Via Santa Chiara, 24 59100 Prato (PO) Telefono: +39 0574 611503
Orari:
Lunedì-Venerdì: 10.00 -18.00
La biglietteria chiude alle 17.20
Sabato: 10.00 -14.00
Domenica: 16.00 -19.00
Martedì chiuso
Eleonora D'Andrea Contemporanea
Con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura di Prato
ed in collaborazione con il Museo del Tessuto di Prato
INAUGURA SABATO 17 APRILE
DALLE ORE 17.30 ALLE ORE 20.30
A THOUSAND PLOTS - INTRECCI AD ARTE
Ciascuno dei sei artisti, invitati in occasione dell'apertura della nuova sede della galleria Eleonora D'Andrea
a Prato, si identifica attraverso un modus operandi piuttosto variegato, che si ispira liberamente alla tecnica
della tessitura a mano, ma gioca con essa, per mezzo della sperimentazione e della ricerca di linguaggi
alternativi.
A legarli, il recupero della dimensione temporale, di un tempo fisico e metafisico insieme, lento e riflessivo,
che si ritrova in ciascuno dei lavori presenti, non solo da un punto di vista esecutivo, ma anche
comunicativo, favorendo un'attenzione alla lettura meditativa e focalizzante del contesto. Li lega ancor più la
fragilità dei materiali usati: l'ago e il filo, la carta, la cera, la garza, la tela, il cartone, il legno, il tessuto; li lega
il senso del gioco fiabesco, eppur disincantato dei soggetti proposti. Ma soprattutto il legame più autentico si
manifesta in quel "filo" sottile che racconta l'universo femminile, naturale, intimistico che corre nella
medesima direzione: quella di una narrazione diaristica, alcune volte esplicita, altre, invece, solo percepita:
tra le pieghe di un materasso a righe sdrucito, nella cruna di un ago, in mezzo ai petali filati su trame di
velluto, tra i merletti cerati di una calza da bambina, sulla punta di enormi ferri da maglia, tra i massicci
intrecci di carta di giornale stropicciata, o tra i cartellini penzolanti dalle borsette intessute, appartenenti ad
un viaggio ancora in cerca della sua meta finale, infine, nascosta tra le tele garzate che custodiscono astratti
paesaggi dell'anima. A ciascuno il suo racconto. E ciascuno, a modo suo, narratore.
Così voci sussurrate di vite marginali prendono corpo delicatamente dalle opere di Silvia Manazza: una
serie di moderni ex-voto appesi alle pareti rievocano attese, speranze, sacrifici, scelte di anonime e fragili
figure femminili, sottolineate dall'uso della cera fusa su morbide trame di tessuto e oggetti comuni, evocativi
di un'infanzia perduta, rinnegata, sofferta o disperatamente bramata. Un'infanzia che è tutta concentrata nel
tenerissimo materasso a righe "Fuori Serie" che simula la forma di una macchina giocattolo, abbandonata
all'usura del tempo.
Le rose trapuntate o ricamate ad ago su velluti di ampie dimensioni, ad opera di Ketty Tagliatti, ci
accompagnano, invece, tra i sentieri di un giardino che è, in primo luogo, uno spaccato della vita privata
dell'artista, territorio dell'intimità, della memoria, del raccoglimento, ma, in potenza, un giardino
universalmente condivisibile.
Anche le suggestive tele ricamate di Erika Latini potrebbero incastrarsi perfettamente tra le maglie di un
diario affidato ai ricordi dell'adolescenza, quelli in cui il gioco infantile perde a poco a poco, il candore
dell'innocenza e si traduce in malizia appena accennata, in racconti fiabeschi dal retrogusto amaro, seguendo
il filo coloratissimo che scorre veloce e sicuro sui soggetti complementari alla composizione principale.
I vestiti e le "tapestries", ricavati dai gomitoli pazientemente costruiti da Ivano Vitali mediante
l'attorcigliamento di stralci di giornale e di riviste colorate, poi accuratamente intrecciati con speciali ferri
lignei, narrano, sulla scia del gioco, una storia genuina fatta di attenzione e amore per la natura, di
riabilitazione dell'oggetto di scarto come la carta, nobilitata a nuovo splendore, addirittura da indossare o da
tessere a maglia. Una narrazione squisitamente poetica ricorre invece nell'installazione a parete dello
scultore Gaetano Fracassio che, per l'occasione, ha rivisitato il tema tanto caro del viaggio attraverso una
scacchiera di borsette intelate, occhieggianti la moda anni Settanta, culminante in un grande ago di legno,
dalla cui cima pende il grosso filo cordato avvolto sulla rocca. "I viaggi di Penelope" è il titolo suggestivo che
ancora una volta omaggia il ricordo di una donna, qui rivelata, ma che in realtà potrebbe essere l'alter ego di
ciascuno di noi.
E quel filo, che mai ha smesso di legare un'opera all'altra, sembra infine trovare il suo riposo nell'insolita
installazione di Fernanda Morganti, che, per la prima volta, lavora "site specific", creando segrete tele
mignon impunturate da sottilissimi fili che sembrano esplodere come lingue pennellate nell'informe
tavolozza materica, custodite in cofanetti lignei che invitano lo spettatore a profanarne avidamente il
contenuto.
Qui la storia ormai compie il suo cammino, ogni trama è stata minutamente tessuta.
Non resta, quindi, che il godimento di una buona lettura.
Ufficio stampa ED Contemporanea
Fabio Giannarini Cell. 3473779641