giovedì 8 aprile 2010

GIOVANNI LAURENT arte sacra sacra arte



Nome della Galleria: Galleria "Arianna Sartori"
Indirizzo: Mantova - via Ippolito Nievo, 10 - tel. 0376.324260
Titolo della mostra: Giovanni Laurent. arte sacra sacra arte
Date: dal 10 al 22 aprile 2010
Inaugurazione: Sabato 10 aprile, ore 18.00. Sarà presente l’artista.
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi

Dal 10 al 22 aprile la Galleria “Arianna Sartori Arte & object design” di Mantova, in via Ippolito Nievo 10, ospita la mostra personale di Giovanni Laurent intitolata “arte sacra sacra arte”. L’inaugurazione si svolgerà Sabato 10 aprile dalle ore 18.00 alla presenza dell’artista.
Giovanni Laurent è nato ad Aosta nel 1953, si è diplomato presso l’Istituto d’arte di Ca-stellamonte a Torino. Da diversi anni vive e lavora in provincia di Reggio Emilia.
L’evento, che si concluderà il 22 aprile 2010, resterà aperta al pubblico dal Lunedì al Sabato, dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30.

ARTE SACRA O SACRA ARTE
Cosa spinge oggi un artista coroplasta come Giovanni Laurent a ripercorrere gli antichi sentieri della tradizione classica sacrale?
Coroplasta è colui che modella statue e manufatti in terracotta con particolare attenzione alla tecnica degli antichi Greci ed Etruschi grandi maestri di un'arte che usa i quattro elementi primari e fondamentali della terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco. Cos'è dunque nell'essenza un coroplasta?
Uno degli ultimi, rari esemplari di alchimista capace ancora di trasformare una materia povera come la terra in ope-ra d'arte. Come ogni alchimista anch'egli va alla ricerca dell'oro, ovviamente simbolico, filosofico, che in questo caso sembra da ricercare nei territori sterminati del “sacro” a partire dalla sua nascita storica che va a confondersi con il mito, da qui deriva la scelta della tematica, dei soggetti primari come i betili, le erme, i vasi canopi, che ora si trasformano in originali contenitori di nuovi significati del tutto contemporanei. Vediamo subito cosa sono questi soggetti primari per passare poi ad una corretta e completa interpretazione, il più possibile “scientifica” dell'opera dell'autore.
L'erma la forma prevalentemente utilizzata da Laurent per le sue terrecotte prende il nome dal dio Ermes la cui te-sta veniva raffigurata su piccoli pilastri a sezione quadrangolare nell'antica Grecia e posti lungo le strade, le pro-prietà, o davanti le porte delle case per invocare la protezione della divinità. L'erma, in quanto assimilata a dimora della divinità, può dunque essere considerata una derivazione del betilo arcaico. Anche i vasi canopi, usati come cinerari dagli Etruschi, avevano i coperchi a forma di testa umana. I soggetti trattati sono dunque tutti legati alla tematica del sacro considerato come l'elemento strutturale della coscienza dell'uomo dalla sua comparsa sulla terra fino ad oggi. Ora l'esperienza del sacro si spiega con l'esigenza dell'uomo di costruire un'alterità, un mondo altro, diverso, portatore di significati nuovi e forme di credenza nella vita dopo la morte e per tanto il cuore di tutte le re-ligioni. Fin dalle pitture rupestri del Paleolitico Superiore risultano evidenti le pratiche sciamaniche mentre nella comparsa delle sepolture rituali accompagnate da oggetti funerari si evidenziano già credenze di vita ultraterrena. Dalla preistoria alla contemporaneità l'esperienza del sacro si è sempre manifestata in tutte le civiltà con forme, si-gnificati, rituali e simbologie diversi ma tali da rappresentare sempre un insieme di valori a cui l'uomo crede per dare un senso alla sua vita. Ogni civiltà ha una propria idea del sacro che fa parte integrante della sua cultura antro-pologica e si manifesta nei vari miti, riti e simboli che, in quanto valori collettivi e condivisi formano il collante dell'ordine sociale. L'uomo dunque non può vivere senza il sacro. Vediamo come si pone l'arte di Giovanni Laurent in questo contesto storico. L'arte sacra, secondo l'artista, esprime il legame che unisce l'artista alla divinità e mani-festa il desiderio inconscio di continuare la sua opera nel mondo. Quindi le sue opere sono da considerare in gene-rale come indagine delle ierofanie cioè le “manifestazione del sacro” come le ha definite lo storico delle religioni Mircea Eliade. Molte opere rappresentano santi e martiri, i quali essendo una particolare modalità del sacro, ci por-tano in un territorio che va oltre il piano umano. Essendo una particolare modalità di espressione del sacro, il santo lo sentiamo come un tramite con Dio quindi più vicino a noi, ci induce cioè ad una maggiore confidenza affidando a lui le nostre domande di intercessione, le nostre speranze, i nostri pensieri più segreti. Vediamo come si traduce tutto questo nelle opere. L'approccio storico-artistico con cui l'autore affronta questo martirologio dal retrogusto apotropaico è del tutto contemporaneo e doppiamente importante. Lo è sul piano dei significati, ma lo è anche sul piano linguistico-formale per le soluzioni adottate nell'affrontare una tematica quanto meno rischiosa. Affrontare oggi il tema dell'arte sacra si rischia infatti di cadere nella banalità, nella vecchia retorica agiografica, nella devo-zione stucchevole. Sul piano dei significati Laurent riprende un repertorio storico che, pur nel rispetto dei riferi-menti iconografici propri dei rispettivi santi, adotta una costante originalità, una nuova interpretazione dei modelli storici. Il recupero dei significati è di fondamentale importanza nell'arte contemporanea tutta protesa invece nella ricerca di novità linguistiche fino allo sconfinamento nella provocazione scandalistica. Nello stesso tempo Laurent è sempre attento alle soluzioni formali che si mantengono borderline tra figurazione ed astrazione plasmando i suoi santi in modo essenziale togliendo loro ogni orpello naturalistico, spogliandoli di tutti gli elementi superflui, ren-dendoli minimali e accentuandone il rigore della forma. Gioca piuttosto sull'incontro-scontro della diversità dei materiali fino alla commistione dei colori, il bianco del caolino contrapposto alla pura terracotta, alla cera colorata, al ferro e alla ruggine che provocano nuovi stimoli e nuove suggestioni. Esemplari sono la Santa Caterina d'Ales-sandria ornata di un' inquietante ruota dentata, il San Giovanni decapitato con croce e agnello sul capo, il San Lon-gino con lancia e cuore, il San Lorenzo da cui scaturiscono guizzanti fiammelle in cera rossa, la “surreale” Santa Lucia e il San Giorgio dove la massima purezza formale accompagna significati stratificati che trasformano il santo in figura sapienziale. Il cavallo, infatti, prende i caratteri dell'unicorno che allude anche alla purezza dalle connota-zioni alchemiche come il drago che qui scompare ma lo si scopre dentro il cavallo da cui sporge la coda verde ad indicare che il male è già dentro di noi, corpo alieno e terrificante. La figura di San Giorgio, anch'essa resa in forme essenziali, porta dentro l'elmo una miniatura, un piccolo San Giorgio che esce dalla testa come “logos”, strumento umano di conoscenza ma anche entità creatrice e ordinatrice dell'universo. La stessa ricchezza di significati e solu-zioni formali si ritrovano anche nella “metafisica” Pentecoste dove una testa con fiammella sovrastante simboleg-giante gli apostoli e quindi l'umanità, viene posta con dotta citazione, sul dorso di una colomba che richiama le ampolle romane in pasta di vetro contenenti profumi. Ma il recupero delle antiche iconografie si espande in varie direzioni non ultima quella dell'arte e della cultura popolare valdostana, terra d'origine e di formazione dell'autore, nelle sue più svariate forme dal giocattolo intagliato in legno, alle figure popolari dell'arte sacra, agli ex-voto vero e proprio giacimento di forme e di immagini che ancora oggi si ritrovano in quella regione. In ogni caso i riferi-menti iconografici siano essi storico-artistici o popolari, Laurent li rielabora sempre con originalità innovando i modelli tradizionali e caricandoli di significati attuali.
La rappresentazione di questo martirologio, dunque, non è mai oleografica, al contrario diventa portatrice di nuovi valori in direzione di una resurrezione dell'arte religiosa che recupera quell'elemento simbolico che un tempo era alla sua base e che potrebbe essere molto utile alla salvezza dell'uomo contemporaneo. Arte sacra o sacra arte? Il posto assegnato all'aggettivo “sacra” dopo o prima del sostantivo “arte” può mutare il senso della domanda iniziale. Ciascuno in cuor suo può dare una risposta. Laurent, coroplasta ma soprattutto artista concettuale, ne propone una sintesi dove l'arte sacra si trasmuta in senso alchemico in sacra arte, cioè quel territorio sconfinato della metafora esistenziale dentro cui l'umanità dovrà ripensare, al più presto, i termini di un nuovo rapporto di rispetto tra le varie e diverse manifestazioni del sacro e più in generale i rapporti tra uomo e uomo, tra uomo e natura, prima che sia troppo tardi.
Enzo Silvi