Veduta della mostra DUE (S)OGGETTI NON POSSONO OCCUPARE IL MEDESIMO SPAZIO
Galleria ME Vannucci, Pistoia, Foto Michele Alberto Sereni
Premesso che un concetto può traslarsi in un oggetto, ma più difficilmente in un soggetto, l’opera d’arte tende a concettualizzare gli oggetti e a oggettualizzare i concetti. Proprio per questo motivo, l’esposizione ricorre ai linguaggi della scultura, della pittura e della fotografia intendendo dimostrare come, a prescindere da tutto, l’opera d’arte sia sempre un oggetto fisico.
Le opere di questa mostra occupano – di peso e con forza – lo spazio espositivo della galleria; è questo il caso dell’installazione di Paolo Grassino (Torino, 1967) che vorrebbe edificare sugli errori e gli orrori della storia, riducendo pur tuttavia l’identità degli individui a una lapidaria “rovina”. Nelle sculture di Aron Demetz (Selva di Val Gardena, 1972) vediamo come l’essenzialità entri nelle pieghe del corpo e del tempo, offrendoci delle forme che ibridano la geologia con la morfologia umana. Anche l’imponente impalcatura di Giovanni Termini (Assoro, 1972) chiama in causa la componente antropica e la fragilità dell’esistenza, fattori che vengono condensati in un enigma visivo che non intende svelarsi e di-spiegarsi completamente. Un rumore di fondo permea le opere di Jacopo Mazzonelli (Trento, 1983) il quale trasforma strumenti musicali in materia muta e sorda. E malgrado la scultura si sforzi di essere “cosa” – e non rappresentazione – ci sono oggetti impossibili che non possono esistere nella realtà; ce lo dimostra Igor Eskinja (Rijeka-Croazia, 1975) con le sue anamorfosi che solo l’otturatore fotografico riesce a fissare nel tempo e nello spazio. Sul versante della pittura, Marco Tirelli (Roma, 1956) “scolpisce” attraverso la luce [s]oggetti che illanguidiscono in una surrettizia tridimensionalità mentre Giorgio Griffa (Torino, 1936) rinuncia al serraglio del telaio per liberare la pittura e farne un oggetto fisico, oltre che un soggetto autoreferenziale.
Come scriveva Stanislas Fumet: «In arte, l’oggetto è tutto, è vero, ma non si oppone per nulla al soggetto; più spesso, al contrario, lo provoca. […] L’oggetto è lo scopo autentico che l’artista persegue. È l’oggetto che, con il suo essere elevato o infimo, determina, di conseguenza, il livello dell’opera».
DUE (S)OGGETTI
NON POSSONO OCCUPARE IL MEDESIMO SPAZIO
Aron Demetz, Igor Eskinja, Paolo Grassino, Giorgio Griffa, Jacopo Mazzonelli, Giovanni Termini, Marco Tirelli
a cura di Alberto Zanchetta
dal 10 aprile al 29 luglio 2022
da mercoledì a sabato 09.30-12.00 e 16.30-19.30
Domenica, lunedì e martedì su appuntamento
GALLERIA ME VANNUCCI Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia
tel. +39 057320066 mob. +39 3356745185
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info@vannucciartecontemporanea.com www.vannucciartecontemporanea.com
Per garantire la massima sicurezza è necessario comunicare la vostra visita alla mostra scrivendo a info@vannucciartecontemporanea.com oppure telefonando al +39 3356745185
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