Giovedì 29 aprile 2021, Maja Arte Contemporanea inaugura Sinèddoche, la seconda personale dell’artista Angela Maria Piga negli spazi romani della galleria in via di Monserrato 30.
“A vederlo così attaccato all'animale, che andava a mano a mano mutando e crescendo, mentre l'uomo, senza mutare contegno, pareva assottigliarsi e svuotarsi di tutto il suo fiato, sembrava di assistere a una strana metamorfosi, dove l'uomo si versasse, a poco a poco, nella bestia.” Le parole di Carlo Levi (1902-1975), tratte da “Cristo si è fermato a Eboli”, si prestano beneall’introduzione dell'interregno antropomorfo in cui si collocano le venticinque inedite sculture (ceramica e terracotta) di Piga.
In tempi di ibridismi genetici e antropologici, di intelligenze artificiali e naturali, quell'interregno fra umanità e animalità è metaforica lente di ingrandimento sui cambiamenti e le destabilizzazioni – sociali e individuali – a cui l’uomo è costretto da una inarrestabile spinta all'adattamento, tra rivoluzioni quotidiane e epocali che lo portano ad uno stato di perenne incompiutezza, ad una sinèddoche dell’esistenza, laddove la parte esprime un tutto assente.
Tra gli “animali umanizzati” in mostra, impera il coniglio lunare Yuètù, presente nella cultura dell'Estremo Oriente, e in particolare quella cinese, sin dal IV secolo a.C. (Coniglio d'oro). Nella leggenda buddista, il coniglio viene premiato per la sua generosità dalla divinità induista Śakra,che disegna la sua sagoma sulla luna per ricordarlo a tutti, mentre nella versione cinese è la dea lunare Chang'è che lo trasporta sulla luna, dove Yuètù pesta l'elisir di lunga vita. Ancora oggi in Estremo Oriente il coniglio lunare viene intravisto e osservato sulla superficie del satellite per il fenomeno di pareidolia al plenilunio.
La mostra è accompagnata da Sinèddoche, una raccolta di poesie che Angela Maria Piga definisce “sonore”, dove la parola esprime un proprio ritmo coreografico mentale e musicale al contempo. La stessa prospettiva di “incompiutezza” ha spinto l’artista ad invertire i ruoli e intervistare lei stessa il critico Ludovico Pratesi, in una originale “intravista” inserita nella pubblicazione.
ANGELA MARIA PIGA
Scultrice di nazionalità italiana e svizzera, nasce nel 1968 a Roma dove attualmente vive e lavora. Si laurea in Letteratura Francese all'università La Sapienza. Oltre a scrivere narrativa (i romanzi "La sindrome di Salomone", "I re selvatici", il racconto "Il venditore di aria fritta" e la performance teatrale in francese "Motherless Wave"), poesia e articoli su arte per la stampa nazionale e straniera, lavora per quindici anni in una galleria specializzata nell'arte dell'Est Europeo. Fra le mostre a cui contribuisce: Henryk Stazewski, Gyula Július, Orna Ben- Ami, Realismo Socialista Russo, Augustinas Savickas, Horia Bernea, Miklós Erdély, Jaroslaw Kozakiewicz, Haluk Akakçe, János Sugár e Getulio Alviani. Dal 2015 al 2017 vive a Düsseldorf (Germania) dove inizia a realizzare sculture in ceramica e terracotta. A Roma prosegue la sua attività servendosi dello storico Forno Laboratorio Paolelli. Nel 2018 la prima personale alla galleria Maja Arte Contemporanea (Roma). Nel 2019 partecipa allacollettiva “Pezzi unici” alla Galleria Gallerati (Roma).
Sinèddoche
a cura di Daina Maja Titonel
29 aprile – 12 giugno 2021
LONG OPENING
Giovedì 29 aprile e Venerdì 30 aprile, ore 14-20
Si consiglia la prenotazione scrivendo a info@majartecontemporanea.com
ORARI MOSTRA
Martedì-Venerdì ore 15,30-19,30. Sabato ore 11-13 e 15-19. Altri orari su appuntamento
UFFICIO STAMPA
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