L'opera
inedita "La notte del drive in: Milano spara" e' il quarto e ultimo
appuntamento del ciclo Attese, nell'ambito del progetto Tender to Young
Artist. Per l'occasione Francesco Jodice realizza un vero e proprio
drive in: il pubblico e' invitato a vedere dalla propria auto il film
realizzato per l'evento.
comunicato stampa
a cura di Francesca Alfano Miglietti
Francesca Alfano Miglietti e Moreno Zani vi invitano al quarto
evento Tender To Young Art 2013: “ATTESE”, un appuntamento nomade e
flessibile.
Si conclude mercoledì 18 settembre il ciclo ATTESE nell’ambito del
progetto Tender to Young Artist. Dopo i primi tre appuntamenti con Marco
Paganini, Cesare Fullone e Sebastiano Mauri, la chiusura degli eventi
2013 è affidata a Francesco Jodice con la presentazione di un’opera
concepita per l’occasione: un vero e proprio “drive in” allestito nello
spazio ex shed Alfa, a partire dalle ore 21.
Le opere di Francesco Jodice sono estremamente ricche di stimoli e
di illuminazioni, una serie di analisi che permettono di pensare le
conseguenze che le opere d’arte hanno sulla qualità della nostra
esperienza quotidiana. Francesco Jodice usa la fotografia, il video, la
scrittura e crea sempre degli eventi ad ogni mostra, coinvolgendo il
posto, la zona, e alcune delle comunità vicine al luogo
dell’esposizione. In tutte le sue opere emerge lo spaesamento del
contemporaneo e registra le mutazioni sostanziali spesso invisibili a
chi abitualmente vive in quel luogo. Per Francesco Jodice l’arte è il
cuore del corpo sociale. E crea opere che riescono a stare dentro e
fuori lo spazio classico dell’esposizione. Geopolitica, mutamenti del
paesaggio sociale e antropologia urbana sono alcuni dei suoi temi
dominanti, Jodice costruisce processi relazionali a partire dalle
tensioni sociali e urbane nate dai nuovi insediamenti umani nelle città
che stanno cambiando per sempre il volto del pianeta.
Per questo quarto appuntamento di Tender To Young Art, Francesco
Jodice realizza un vero e proprio Drive In; infatti il pubblico sarà
invitato a vedere dalla propria auto il film realizzato per l’evento:
"Mi piace lavorare su un pezzo della Milano operaia, immaginare le
pulsioni che queste periferie esprimevano negli anni 70. L'idea del
drive-in nasce come omaggio ad uno spazio industriale, legato alla
produzione dell'auto, quindi la possibilità di riportare le automobili
all'interno di questi spazi a distanza di quarant'anni mi sembra un
operazione interessante”. Il riferimento che il film "La notte del
drive-in: Milano spara" fa al genere poliziottesco degli anni settanta
non è solo un omaggio al cinema di genere, così vivo in quel decennio,
ma anche un modo per ricordare delle tensioni sociali che erano anche
l'espressione d una società vitale, intensa, mai doma e animata da
contrasti ed estremismi.
Il drive-in è per me anche una riflessione sul bisogno del gioco in
un’arte contemporanea resa asfittica da leggi di mercato e bon-ton. Il
politically incorrect delle automobili nello spazio, i furgoni di
ristoro che preparano "la salamella" durante la visione, le scene di
violenza e volgarità presenti nel film sono un giocoso principio
rifondativo per l'arte. Anche questo in fondo è un ritorno agli anni 70,
il desiderio di aria nuova e di processi artistici più rabdomantici e
meno paludati", afferma Francesco presentando l’evento.
Jodice sembra porre la domanda: come si può contribuire a creare una
nuova visione che riconosca la propria identità come incontri di
identità molteplici?
E semplicemente crea una “zona” del vedere, un
passo verso una contestualizzazione di ciò che può sembrare già definito
e assodato ma che invece, proprio in alcune delle indagini dell’arte
contemporanea, si intreccia con un discorso critico sulla
globalizzazione. Opere e visioni, pensate, dunque, come visioni creole,
meticce, migranti, clandestine e ribelli. Per Francesco Jodice l’arte è
una forma poetica di consapevolezza, quando spesso, nella cronaca, la
faccia dell’altro sembra minacciare la nostra identità.
Francesco Jodice, laureato in Architettura, comincia a lavorare con
la fotografia a partire dal 1995. La sua indagine è rivolta all’analisi
dei nuovi rapporti fra il comportamento sociale e il paesaggio urbano in
diversi ambiti geografici. Dà vita a progetti come “What We Want”
(1997), un atlante sul comportamento urbano e sociale attraverso
cinquanta metropoli nel mondo, “Secret Traces” (1998), ricerca
fotografica basata su pedinamenti di persone qualsiasi colte nei loro
percorsi quotidiani. E' membro fondatore di Multiplicity, network
internazionale di architetti e artisti che sviluppa ricerche
interdisciplinari sui processi di trasformazione della condizione urbana
e del comportamento sociale: nell’ambito di questa attività ha esposto,
tra gli altri, il progetto “U.S.E.” (2001) alla Triennale di Milano,
“Solid Sea” alla XI edizione di Documenta (2002) e “Tokyo Voids”, (2002)
alla Rice Gallery di Tokyo. Gli editori Skira e Thames & Hudson
hanno pubblicato nel 2004 la prima parte del progetto fotografico “What
We Want”, già esposto al Museo Pecci di Prato nel 2001. Il suo film “São
Paulo_Citytellers” ha partecipato alla Biennale di São Paulo nel 2006 e
alla mostra Global Cities alla Tate Modern di Londra nel 2007. Nel 2008
partecipa alla rassegna “Per una Collezione di Fotografia” al Castello
di Rivoli; è invitato al Festival Fair Play di Lugano; partecipa alla
Bienniale di Brussels. Sempre nel 2008 è invitato da Art for The World e
le Nazioni Unite a partecipare alla realizzazione del progetto
cinematografico “Stories on Human Rights”, per celebrare il sessantesimo
anniversario della Carta dei diritti umani, presentato al Théâtre
national de Chaillot, Parigi. Nel 2009 espone la trilogia di film
“Citytellers” (São Paulo, Aral, Dubai) presso il MAMbo di Bologna e nel
2010 presso il Museo MADRE di Napoli. Ha partecipato a Documenta Kassel,
La Biennale di Venezia, Liverpool Biennial, Bienal de São Paulo, ICP
Triennial of Photography and Video New York; esposto i suoi lavori
presso Tate Modern Londra, Reina Sofia Madrid, Castello di Rivoli
Torino, Maison Européenne de la Photographie Parigi, MUSAC Castilla y
Leòn, MAMbo di Bologna, CCA di Tel Aviv, al Winzavod centre di Mosca e
il Prado di Madrid; suoi film sono stati presentati fuori concorso ai
Film Festival di Tokyo, New York, Rotterdam, Sidney.
ATTESE
L’appello di Steve Jobs è stato “Non vendete prodotti, arricchite
vite”, e ancora “oggi lo scontro non è fra progressisti e conservatori,
ma fra costruttori e demolitori ”…
Attese è un progetto che raccoglie opere come tracce di
sperimentazione. Spazi vuoti da restituire alla collettività, laboratori
di ricerca e sperimentazione nell’arte dell’esodo e dell’abbandono.
L’arte dunque come un modo per sospendere il bisogno di
appartenenza, un atto terapeutico dal momento che divenire altro è la
relazione generale con il territorio, la comunità e la sfera sociale.
Durante il decennio passato gli artisti più interessanti sono stati
quelli che hanno saputo esprimere il corpo sociale frammentato e la
percezione frenetica del tempo precario. Ora l’arte comincia a fondersi
con l’atto terapeutico della riattivazione della sensibilità.
La sensibilità è la facoltà di comprendere quel che non può essere
detto in parole, ed è una facoltà cruciale perché l’esistenza umana sia
umana. L’empatia è legata alla sensibilità e senza empatia la
solidarietà scompare e la relazione sociale diviene brutale, aggressiva,
barbarica.
Attese è un progetto in cui è la dimensione temporale quella chiamata in causa.
Una ricerca di disponibilità reciproca tra le parti rigide e morbide
del mondo, il tentativo di suscitare un’eccitazione e un collegamento
tra entità fredde e calde, sensuali e neutre.
Un progetto, dunque, in un senso vagabondo, un modo di trattare
l’arte come un flusso, non come un codice. E come nei diamanti, è
impossibile separare la natura splendente da quella tagliente.
Francesca Alfano Miglietti, Moreno Zani
Informazioni stampa
Stilema srl, Via Cavour 19 – Torino tel. 011 530066
Alessandra Valsecchi – press.stilema@stilema-to.it - tel 340 3405184
Anna Gilardi - anna.gilardi@stilema-to.it
ex Alfa
Via Michele Faraday, 21 - Milano
18 settembre ore 21
Fonte : www.undo.net
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Amalia di Lanno