venerdì 24 maggio 2013

IL COLORE IN GIARDINO


In occasione della manifestazione
“Il colore in giardino” 
presso i Vivai Capitanio di Monopoli (Bari), la Fondazione Museo Pino Pascali presenta la mostra d’arte contemporanea
 “Arte e natura sono un dio bifronte”



Arte contemporanea nel Giardino Botanico “Lama degli ulivi” La mostra, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, si compone di sculture e installazioni collocate in parte nelle cavità rupestri della lama (formazioni carsiche ipogee ampiamente diffuse nel territorio della Murgia), in parte all’esterno, lungo un percorso tra le piante ornamentali del celebre giardino. L’intervento degli artisti, entro il complesso scenario paesaggistico, definisce uno spazio di reciproca implicazione estetica e sensoriale tra opera e ambiente, una vera e propria ecologia della bellezza nella continuità tra artificio e natura. Gli artisti invitati ad esporre sono: Dario Agrimi, Miki Carone, Maria Grazia Carriero, Daniela Corbascio, Claudio Cusatelli, Guillermina De Gennaro, Giulio De Mitri, Michele Giangrande, Iginio Iurilli, Pierpaolo Miccolis, Giampiero Milella e Luigi Morgese, Luigi Pinto e Martino De Palma, Massimo Ruiu, Giuseppe Teofilo. APERTURA 31 maggio, 1 e 2 Giugno 2013, dalle ore 10.00 alle 19.30 INAUGURAZIONE Sabato 1 Giugno, ore 11.00 Giardino Botanico ‘Lama degli Ulivi’ (sito nei Vivai Capitanio Stefano) Contrada Conghia 298 Monopoli (BA) Coordinate GPS: 40.903653 / 17.304325 Segue Mappa Info: Fondazione Pino Pascali, tel: +39 333 209 19 20 Vivai Capitanio Stefano, tel: +39 080 80 17 20
Scheda delle opere
ARTE E NATURA SONO UN DIO BIFRONTE






Dario Agrimi, Gatto
2011, Tassidermia

Per Dario Agrimi la natura è un dato naturalmente precario, instabile, aperto all’imprevedibilità dell’evoluzione ma anche all’intervento artificiale e alla manipolazione biotecnologica. L’opera mostra la deformazione di un gatto nero per effetto di un grottesco allungamento longitudinale del corpo.



Miki Carone, Welcome
2012, Bassorilievo con stelle marine

Miki Carone raduna le stelle marine per comporre una stele di “benvenuto”, un bassorilievo di improbabili fossili pop, impressi sulla roccia a segnare il varco che conduce al giardino. L’artista, da tempo a lavoro su opere dal carattere sedimentale con l’impiego di gusci e  tegumenti di origine marina, ricompone con ironia nuove organizzazioni formali a partire dalle superfici e strutture spontanee rintracciabili in natura.



Maria Grazia Carriero, Senza Titolo
2013, Pasta di grano duro bruciata

Una lunga sequenza di tubetti in pasta di grano duro bruciata discende dai rami di un albero quale protesi artificiale del corpo vegetale. L’azione dell’artista si addentra nella manipolazione di tessuti naturali raccordando ciclicamente natura, processo industriale-produttivo e intervento artistico. L’opera è stata realizzata nel corso del workshop tenuto dalla giovane artista al Museo Pino Pascali.



Daniela Corbascio, Sud
2006, Neon

Con l’opera “SUD” Daniela Corbascio definisce un territorio, una traiettoria e un’identità. L’orizzonte disegnato dalla luce del neon evoca le grandi, accecanti distese dei mari del mezzogiorno, luoghi del confine e dell’immaginazione; come l’ago di una bussola o come un riferimento celeste, l’installazione si colloca nel percorso della mostra ad indicare una meta o una provenienza.



Claudio Cusatelli, Vorrei tenerti per mano
2013, Incisione su cera

Claudio Cusatelli costruisce ipotetiche relazioni tra le piante, immagina e visualizza la complicità che le connette e offre loro un linguaggio. Quattro tessere, collocate tra due palme, mostrano la frase “Vorrei tenerti per mano ”, con parole che emergono da incisioni e scalfitture impresse nella cera.


Guillermina De Gennaro, Neonature X
2013, Installazione

Il sentimento della nostalgia come memoria è alla base di molta della produzione artistica di Guillermina De Gennaro, rivolta a una riflessione sull’identità individuale e collettiva, muovendo dall’immagine femminile e dall’idea contemporanea di bellezza, condizionata e distorta dalla società dei consumi.



Giulio De Mitri, Energia
2013, Tubo in pvc trasparente e corpi illuminati di colore blu

Nell’ipogeo della lama, Giulio De Mitri interviene con un’istallazione fragile e sensoriale, “Energia”, opera che irradia di luce azzurra l’antro oscuro della grotta. Laddove la percezione visiva dello spettatore si attenua nella penombra, emerge suggestiva, dal fondo, una trama luminosa di profondità astrale.



Luigi De Palma e Martino Pinto, Libidoglossum
2013, Acciaio e ceramica

“Libidoglossum”, opera di Luigi De Palma e Martino Pinto, è la sintesi di quattro sculture metalliche dalle sembianze antropomorfe, dalla cui congiunzione emerge visivamente un corpo vegetale complesso, affine, nel tortuoso intreccio, ad un ulivo. Dalla sommità di ciascun organismo/sagoma pendono lingue di un rosso smaltato, eccentriche e voluttuose, come stami floreali o emergenze licenziose.



Michele Giangrande, Gears (Ingranaggi)
2013, 18 scatole

Ha le sembianze di un grande mulino di cartone l’opera “Gears” (Ingranaggi) con cui Michele Giangrande irrompe nel giardino rievocando le gigantesche ruote dentate che solcavano un tempo i fiumi ed i torrenti. L’opera è composta di 24 elementi, connessi ad incastro senza il ricorso ad alcun legante.



Iginio Iurilli, Una cotta per la rossa
2009, terracotta

Come efflorescenze dai colori accesi e vividi, emergono dalla terra le sculture in terracotta di Iginio Iurilli: una serie di grovigli che suggeriscono il moto ondeggiante della vegetazione mediterranea e che racchiudono, nell’astrazione formale, un’armonia che la scultura attinge da uno sguardo compiaciuto sulla natura.



Pierpaolo Miccolis, Evil’s
2013, terracotta

Pierpaolo Miccolis aduna tra gli arbusti quattro grandi uccelli in terracotta, creature appena abbozzate come fossero intuizioni o cenni di una vita assai selvaggia, inaccessibile. L’artista, noto per l’accurata ricerca pittorica sulle metamorfosi animali, adotta questa volta corpi involuti, fermi sul punto fetale di una gestazione riconsegnata alla natura.



Giampiero Milella e Luigi Morgese, La Scala di Von Luschan
2013, tecnica mista

Reperti fossili eppure plastici, i 18 teschi che compongono l’opera "La Scala di Von Luschan” fanno riferimento al controverso metodo di classificazione del colore della pelle umana ideato dall’antropologo austriaco ed ampiamente usato nella prima metà del XX° secolo per decifrare e distinguere le “razze umane” sulla base del colore dell’epidermide. Questa volta i colori sono riportati sui crani cromatici, a due a due, suggerendo convivenze impreviste tra discutibili tassonomie di matrice culturale.



Massimo Ruiu, L’altra natura
2013, Vaso di terracotta, sabbia, carboncino su carta, cornice

“L’altra Natura” di Massimo Ruiu è il compimento ironico di un innesto secolare, quello tra arte e natura. L’artista pianta in un vaso l’immagine a carboncino di una palma contenuta entro una cornice, simulando visivamente la contiguità tra la terra reale e la vegetazione immaginata, ideata, ricreata.



Giuseppe Teofilo, Senza Titolo
2013, legno

L’opera di Giuseppe Teofilo trae principio dallo studio delle piccole imbarcazioni da pesca ormeggiate nei porti mediterranei. L’artista esplora il profilo formale della prua progettando una scultura in grado di simulare una rotazione di 360 gradi della stessa attorno all’asse dell’orizzonte. Il risultato è una struttura concepita con la tecnica costruttiva del gozzo (con le assi ricurve del lamellare incrociato) ma in grado di assumere una forma inedita, circolare, compiuta e racchiusa su se stessa.





 ricevo e segnalo:
Massimo Nardi