martedì 19 giugno 2012

PATRICK MIMRAN_SYMBOLS AS SYMPTOMS

Patrick Mimran, Temple Steps 2 ©Patrick Mimran


PATRICK MIMRAN
SYMBOLS AS SYMPTOMS

1 GIUGNO - 31 LUGLIO

Al MNAF di Firenze nuovo appuntamento con la fotografia contemporanea: Patrick Mimran, artista francese poliedrico e multidisciplinare, presenta una retrospettiva fotografica in prima assoluta.

Nella sede del MNAF l’Autore ha realizzato un’esposizione che raggruppa quarant’anni di fotografia in 38 immagini: dai i primi tentativi fino ad ora inediti, realizzati quando aveva appena quindici anni, alle immagini tratte dalle sue recenti serie fotografiche (come Urban Samples, Parigi, 2009; Temple Steps, Miami, 2010). L’insieme che ne deriva declina un universo molto denso dove nelle fotografie immagini, simboli e oggetti del mondo contemporaneo, anche molto familiari, si combinano tra loro in incontri alle volte estranianti.

L’Artista opera nel suo lavoro come un vero e proprio costruttore di immagini, che preferisce addizionare piuttosto che sottrarre simboli e forme. Egli combina tra loro più immagini e più supporti espressivi, dando alla luce composizioni visive molto ricche e differenti che affrontano i temi più disparati della contemporaneità, come la vita, la morte, la religione, il culto della bellezza, il sesso, il consumismo, attingendo da linguaggi e ambiti diversi. Mimran interviene, infatti, sulla fotografia con un attento e minuzioso lavoro di post-produzione con l’obiettivo di raggiungere le immagini desiderate. Registri diversi si sommano tra loro. Alcune immagini sembrano citare le bambole e i soggetti cari di Bellmer; altre ricalcano l’incanto e la seduzione del linguaggio pubblicitario; altre ancora riprendono la composizione e le pose di alcune divinità religiose.

Il titolo della retrospettiva «Symbols as symptoms», traccia una linea guida nella lettura delle fotografie: ogni forma, sembra dire Mimran, non è mai gratuita, ma è portatrice di messaggi latenti. In una visione che è al tempo stesso personale e universale, egli si sforza di smascherare simulacri e false parvenze, mettendo in scena un immaginario molto fecondo che è sia opera della sua fantasia che del mondo che cita testualmente. In questo senso l’Autore si serve della finzione per mettere in scena la realtà: gli esseri umani sono rimpiazzati, nelle sue fotografie, da bambole o manichini e sono soggetti a crimini violenti, mentre gli oggetti di consumo sono mostrati in bella vista in una sorta di quotidiana ridondanza.
Spaziando dalla musica alle arti visive, dal video alle nuove tecnologie, Mimran ha lavorato per il teatro e per il cinema, firmando molte collaborazioni importanti come con Peter Greenaway e il coreografo Maurice Béjart. Ha realizzato istallazioni e progetti artistici negli Stati Uniti, in Europa e anche in Italia, utilizzando sempre nei suoi lavori la fotografia. Con una forte positività tinta di humour, egli osserva nei suoi progetti i grandi temi dell’umanità – la morte, la bellezza, la sessualità, la religione – attraverso colori vivi, composizioni provocanti e giochi di parole. Non provenendo da una formazione artistica accademica, Mimran ha cominciato sperimentando la pittura all’encausto, ideale per costruire delle narrazioni, avvicinandosi alla fotografia gradualmente. Improvvisazione e spontaneità hanno sempre accompagnato la sua ricerca e sono state individuate da lui stesso come elementi fondamentali della fase creativa: “l'art gagne à ce qu'on ne réfléchisse pas”, ha detto. In quest’ottica, Mimran è convinto che nel fare artistico si debba lasciare allo spettatore la cura di reagire perché il suo giudizio è altrettanto importante, se non superiore, a quello dell’artista. Nella nota serie Billboards ad esempio, cartelloni pubblicitari che, a partire dal 2001, sono stati affissi in molte città da New York a Venezia, l’artista si rivolgeva al grande pubblico con domande e frasi taglienti ed ironiche sullo stato dell’arte e sulla sua relazione con la realtà, invitando chi osservava a reagire.

Fonte: www.alinarifondazione.it

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Amalia Di Lanno