martedì 27 maggio 2014

Cosa succede a Rotondi?



Il progetto “Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea” giunge al suo apice con la mostra collettiva Cosa succede a Rotondi? La Valle Caudina come punto magnetico dell’arte contemporanea in Campania, a cura di Maria Savarese e Igor Zanti.
Dal 24 maggio al 1° giugno gli artisti Eugenio Giliberti, Luigi Mainolfi, Umberto Manzo, Perino e Vele, Lucio e Peppe Perone aprono, in un’opportunità unica, i propri studi al pubblico esponendo opere realizzate appositamente per questa occasione.
Presso lo studio di Umberto Manzo, sabato 24 maggio alle ore 20, viene proiettato inoltre -in anteprima nazionale- il documentario di Nicolangelo Gelormini, L’Irpinia che guarda il mare.

Ci troviamo a Rotondi, provincia di Avellino, comune di circa 3000 anime in Valle Caudina. Il suo territorio è una striscia che da sud a nord taglia un rettangolo sulla carta geografica, diviso quasi esattamente a metà tra montagna e pianura. Poche attività economiche di un certo rilievo, nessun monumento se si eccettua un piccolo aeroplano militare issato su un piedistallo davanti a un edificio scolastico. Via Varco è una strada extra cittadina, una porzione della ex SS 374 che collega la frazione di Campizze con il vecchio centro del paese. Nulla di straordinario tranne che percorrendo dalla statale Appia questo segmento di territorio, si susseguono, in quello che è davvero un caso unico, lo studio in muratura e lamiera di Perino & Vele, il capannone in legno di Umberto Manzo, la masseria di Eugenio Giliberti e, un po’ più in là, in direzione del centro del paese, il “bunker” di Giuseppe e Lucio Perone, una vera e propria eccellenza culturale, quindi, deputata al contemporaneo, di respiro internazionale, tutta da valorizzare.
Tanta arte contemporanea, una sorprendente intensità, nel piccolo paese dove spesso ritorna anche Luigi Mainolfi, da decenni a Torino ma molto legato alle sue radici. Questa “anomalia” rotondese fa della Valle Caudina un punto “magnetico” dell’arte contemporanea in Campania. Per questo, non si devono aver dubbi nell’assegnare a Rotondi la vocazione a polo creativo per l’arte contemporanea. Possiamo parlare di un fenomeno che non ha ancora contorni precisi. Volutamente. Ma una sua configurazione fisica evidente e, grazie anche alla piccola falegnameria industriale di “Selve del Balzo”, un forte legame con la realtà sociale e la natura di un territorio pedemontano. Un insieme di significati e contenuti potenziali che ha attratto negli ultimi anni anche l’attenzione di una buona porzione della ricerca architettonica, indipendente e universitaria, interessata alla nuova frontiera dell’architettura sostenibile, dell’autocostruzione e, in particolare, dell’architettura del legno. Non esiste una “Scuola Rotonda” ma si respira un’aria spessa di arte e di ricerca.

Il documentario di Nicolangelo Gelormini offre un affresco della condizione attuale di una delle terre più nascoste d’Italia, l’Irpinia, e con essa della realtà della provincia del Sud Italia divisa tra memoria e futuro. Un territorio che insegue la modernità, sforzandosi di mantenere un contatto con le proprie tradizioni e di prendere le distanze da una pericolosa deriva modernista. È un punto di osservazione atipico e privilegiato quello dell’Irpinia, da cui scorgere prima e meglio i valori persistenti, ma anche gli errori, l’immobilismo, il potenziale e le possibilità di riscatto di tutto il Paese. L'archetipo umano d'Italia si specchia qui, nella terra dei lupi, dove l'intervento artistico può determinare seriamente il progresso di un intero popolo. L’Irpinia che guarda il mare - questo il titolo del documentario in riferimento all’opera di Luigi Mainolfi “Torino che guarda il mare” in cui il mare rappresenta l’energia nuova a cui tendere ed affacciarsi - gode degli interventi degli artisti direttamente interessati nel progetto, Luigi Mainolfi, Perino e Vele, Umberto Manzo, Eugenio Giliberti, Lucio e Peppe Perone, ma anche di personalità di spicco legate al territorio, come Roberto De Simone, Andres Neumann, Francesco Saponaro, Piero Mastroberardino, Antonio Pisaniello, Ciriaco De Mita, nella convinzione che l’Arte, da sola, possa consentire a questa terra di avvicinarsi al resto del mondo.

Nel giorno dell’inaugurazione, sabato 24 maggio, sarà possibile raggiungere Via Varco a Rotondi con una navetta che partirà dal Teatro San Carlo di Napoli alle ore 16 e tornerà a Napoli alle ore 22.30.


Rotondi // fino al 1° giugno 2014
Cosa succede a Rotondi?
a cura di Maria Savarese e Igor Zanti
STUDI DEGLI ARTISTI
Via Varco

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amalia di Lanno