Mare nero /Fai Sondrio
Project economART di AMY D Arte Spazio MI
Opening 02 febbr. H.17.00
02_19 febbraio 2018
Sala Ligari #Palazzo dela Provincia #Sondrio
Etica ed Estetica
di Anna d’Ambrosio
Le opere di Giuseppe La Spada sono ben lontane dalla mera riproduzione dell’identico, del “riconoscibile”, incarnano lo spirito di una coscienza imbevuta di questa fraterna condivisione, una realtà all’interno della quale lo spazio liquido è concepito simultaneamente come testimone e attore. La scelta stessa di utilizzare delle plastiche come materiale di denuncia sembra indurre nell’osservatore una riflessione sul significato dell’esistenza comprensivo anche e soprattutto delle sue innumerevoli mutazioni e ricomposizioni. L’impatto visivo delle opere Giuseppe La Spada ,ammicca alle definizioni canoniche di Bello e di trascendenza del reale ,superando quell’ottica miope che le vorrebbe dei semplici strumenti per l’ampliamento del nostro spazio mentale nel rapportarci alla natura e alla ricerca di un senso. Umiltà di restare sensibili, vulnerabili, all’incontro con l’espressione artistica colta nella sua essenza più vera, incontro durante il quale ognuno di noi, grazie a questo contatto grandioso e multisfaccettato, può recuperare nel modo più naturale possibile il proprio spazio di interazione tra reale e simbolico.
Ecco l’opera d’arte tra etica ed estetica /bisogno e desiderio.
Kalòs Kài agathòs dicevano i greci. Bello e (quindi?) buono.
Le plastiche di Giuseppe La Spada sono dei-bugiardi estetici- (Iris Gavazzi). Solo un’estetica di nuovi orientamenti (materialistico-dialettica) vincola l’arte alla verità che essa descrive criticamente .Per questo è caduca.
La soluzione della contraddizione fra il bisogno dell'arte di legarsi alla verità del mondo e il suo desiderio di sopravvivere al suo mondo esterno sta nell’ambiguità del “nuovo” artistico:
Questa tensione si enfatizza nel gioco dialettico Zauber – Entzauberung (“incanto” - “disincanto”).
E a disincantarci arrivano i dati :
Un recente studio pubblicato sulla rivista Science stima che negli oceani di tutto il mondo galleggino complessivamente tra 5 e 13 milioni di tonnellate di plastica. Secondo gli esperti, con la popolazione mondiale ancora in forte crescita, entro il 2025 la quantità di plastica potrebbe decuplicarsi, rischiando di trasformare gli oceani in una immensa discarica. Allo stesso tempo, “in Europa produciamo circa 28 milioni di tonnellate di scarti vegetali, circa il dieci per cento di quelli globali”, ci dice Athanassia Athanassiou, responsabile dello Smart Materials Group nel Dipartimento di Nanofisica dell’IIT. Non è più sufficiente dunque, usare sacchetti riciclabili. C’è bisogno di nuovi materiali e innovative tecniche di produzione. Da qui l’idea di riutilizzare gli scarti vegetali per fare “plastica a chilometro zero e di origine controllata”.
La plastica salverà il pianeta. No, non siamo impazziti.
Il progetto economART della galleria AMY D Arte Spazio “ Mare nero” con scatti di Giuseppe La Spada e le bio-plastiche del Dipartimento Smart Materials dell’I.I.T di GE sono l’esempio di come l’Arte contemporanea, la ricerca scientifica , l’economia si confrontano con risposte articolate con un affiato sinergico e congiunto su tematiche ambientali urgenti.
INNOVAZIONE E RICERCA, elementi fondamentali nell’arte contemporanea
Nell’Arte Contemporanea l’innovazione e la ricerca sono i codici fondamentali.
L’arte contemporanea ci costringe ad interrogarci ,a non soffermarci alla percezione del bello , ma a domandarci cosa ci sia sotto un’opera e qual sia il suo vero significato .
Una trasparenza vicina ai principi della Responsabilità sociale.
Con l’irrompere sulla scena di materiali di nuova generazione , smart materials inoltre tutto il concept legato al riciclo organico e no diventa medium per l’ideazione e creazione di nuovi emblemi dell’arte , dotati di un significato innovativo : e questo ci sta a dire che nell’arte contemporanea il carattere artististico risiede non nella bellezza , nella proporzione o nell’armonia , quanto piuttosto nella novità, tentativo sperimentale reale di come i nuovi materiali possono rivoluzionare concettualmente e strutturalmente l’arte contemporanea grazie a procedimenti assolutamente autentici e personali dell’artista futuro.
Mare nero
Il mare, ci dicono gli scienziati, è ormai una “zuppa” di microparticelle di plastica, con una media di 1,25 milioni di frammenti di plastica a chilometro quadrato nel Mediterraneo e di 335 mila nel Pacifico. D’altra parte, ogni anno, vengono prodotti circa 300 milioni di tonnellate di plastica e in cinquant’anni la produzione è aumentata di venti volte.” (Gigliola Foschi).
L’attenzione posta al lavoro di Giuseppe La Spada è duplice : da una parte si intende denunciare l’inquinamento dei fondali marini invasi dai rifiuti di plastica, dall’altra si vuole rispondere all’esigenza di porre in atto un’azione di salvaguardia, in nome di una sostenibilità ambientale auspicata soprattutto da coloro che pensano che la tecnoscienza, ben orientata, sia in grado di produrre non solo cose preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, ma anche di indirizzare l’uomo ad appagarsi della bellezza. La ricerca scientifica diventa la chiave ecosofica per rimettere in equilibrio il rapporto uomo-natura, al fine di indurre una sensibilità nuova nei confronti del nostro Pianeta e trovare soluzioni adatte a favorire una svolta verso un mondo diverso e più pulito, nel quale la bellezza della natura è ancora in grado di carpire il cuore umano e riempire gli occhi e lo spirito di stupore. Ciò che determina un vero cambiamento è la ragione/cuore, di cui parla Pascal, che è più larga e profonda della ragione scientifico-matematica, più legata al mondo della vita, delle emozioni, della persona umana.” Dobbiamo imparare a dialogare coi fiori, le erbe e le farfalle”, diceva Nietzche, ma per riuscirci bisogna imparare a diventare piccoli come loro. E’ il concetto di bellezza il motore propulsore della ricerca del fotografo Giuseppe La Spada, il quale non vuole solo fare una denuncia, ma vuole mettere a confronto la scienza con le emergenze del Pianeta affinché ci sia ancora spazio per la speranza e il cambiamento. “Bellezza e devastazione, mistero dell’acqua e artificio umano convivono infatti nelle immagini di questo autore, giustamente convinto di dover rappresentare le meraviglie del mare anche attraverso la consapevolezza delle sue sofferenze.
In questo contesto si inserisce il lavoro del gruppo SMART MATERIALS dell’IIT di Genova guidato da Athanassia Athanassiou che ha sviluppato un metodo per la produzione di plastica a partire da scarti alimentari: bioplastica per salvare l’ambiente. Da caffè, cioccolato, prezzemolo, cannella e altro si possono produrre polimeri plastici con diverse proprietà meccaniche che, oltre a non impattare sull’ambiente grazie alla loro biodegradabilità, incorporano le proprietà degli scarti da cui sono prodotte. Ad esempio la plastica prodotta dalla cannella risulta essere anche anti-batterica sfruttando le sostanze presenti nella pianta. Inoltre ogni plastica, a seconda del prodotto di scarto di partenza, può avere caratteristiche meccaniche ( flessibilità, resistenza…) differenti per adattarsi alle diverse tipologie di prodotto. Il processo di produzione, rispetto alle bioplastiche già esistenti, è più veloce e a ridotto impatto ambientale: un materiale 100% green, che in più potrebbe consentire di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti biologici; polimeri biocompatibili che rendono la materia molto malleabile, pronta per diversi usi, esattamente come i polimeri derivati oggi dal petrolio. Ma stiamo parlando di una materia completamente biodegradabile. Si tratta di un mercato potenziale enorme entro il quale molti giovani potrebbero trovare lavoro. Il prossimo passo è lo scaling up del processo, ossia il passaggio dal laboratorio alla costruzione di una filiera robusta. Si pensi che con le plastiche ricavate da scarto umido di patata si possono produrre carte per la stampa fotografica.
L’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova sarà coinvolto nel progetto per spiegare i processi della ricerca, i risultati conseguiti e gli utilizzi molteplici di queste plastiche a KM 0, grazie alla collaborazione di Anna d’Ambrosio owner di AMY D ARTE SPAZIO (Via Lovanio ,6 Milano) e della piattaforma progettuale economART , che ha seguito la ricerca.
Le opere dell’autore e i prodotti di plastica biodegradabile ricavata dai vegetali saranno esposti nella Sala Ligari di Palazzo Muzio di Sondrio, dal 02 febbraio al 19 febbraio 2018
Opening h.17.00 del 02 febbraio 2018
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