“CeMento è un lavoro sull’illusione e sulla menzogna, su ciò che ci tiene a galla, o ci fa affondare. L’installazione è composta da giochi d’infanzia:, un secchiello, rastrello e paletta, un innaffiatoio, ed un pallone. Sono tutti oggetti in dimensioni reali che dovrebbero essere giochi, ma non è così poiché sono fatti di cemento. Dal mio punto di vista, la menzogna così come il mentire hanno connotato molti dei discorsi politici dell’ultimo ventennio e non solo in Italia. Nello specifico, il cemento a partire dagli anni '70 ha rappresentato il materiale che ha falciato e distrutto il Belpaese; nel nostro immaginario collettivo sta anche per il materiale usato negli omicidi di mafia, adoperato per cementificare i corpi, farli scomparire nella colatura per poi gettarli chissà dove. Dal boom economico in poi, il cemento è stato utilizzato nelle grandi opere pubbliche che avrebbero dovuto rappresentare la rinascita dell’Italia. Un materiale che non dura più di 60 anni, come per dire che il nostro Paese si poggia sul nulla... CeMento assume quindi diverse connotazioni di natura visiva, concettuale e politica.
Questo lavoro nasce contestualmente alla mia ricerca palermitana per Ho annegato il mare un’opera video che ho prodotto per Manifesta12 Collaterals; ma va oltre evidenziando come l’abuso edilizio e l’utilizzo sregolato del cemento non sia stato un discorso legato solo alla Sicilia o al Sud Italia ma a tutto il Paese, non ultimo il ponte Morandi di Genova. Tutti gli oggetti che presento rimandano all’infanzia, un periodo di leggerezza apparente, in cui si instaurano le basi per la crescita dell'individuo. CeMento costituisce il tentativo di lavorare su un piano poetico mantenendo pesantemente i piedi per terra: sono tutti oggetti che assumono un peso molto forte, provocando nello spettatore un corto circuito che scaturisce dal loro aspetto seduttivo e giocoso, da questa finta leggerezza che crea una condizione di frustrazione ed impossibilità. Cementificare il linguaggio significa paralizzarlo, renderlo immobile. Ciò che viene pietrificato, trasformato in cemento, non può più svolgere la sua funzione, acquista peso ma perde di vita. CeMento vuole essere infine una riflessione sul ruolo dell’artista che prende una posizione dura, lapidaria, rispetto alla realtà che ha di fronte.”
L’installazione già esposta nel febbraio/marzo di quest’anno presso la Galleria Nazionale di Roma per l’evento "You Got To Burn To Shine" è riproposta per lo spazio Fourteen ArTellaro.
Elena Bellantoni | CeMento
fino al 30 Agosto
Fourteen ArTellaro
Piazza Figoli, 14 - Tellaro (SP)
Rassegna La superficie Accidentata
a cura di Gino D’Ugo