sabato 16 novembre 2013

Religions for Beginners di Guido Corazziari

Religions for Beginners
personale di pittura di Guido Corazziari
a cura di Giuliana Schiavone

In principio era il Verbo. Sebbene nel corso dei millenni si sia assistito alla genesi di numerose religioni, dottrine o filosofie che dir si voglia, il Verbo era indiscutibilmente presso Dio. Ma quale Dio, verrebbe da chiedersi dinanzi alla nascita di tante religioni tutte figlie di una divinità o di un pantheon che si presentava di volta in volta come assoluto? In principio era il Verbo, dicevamo, ed era accompagnato da un preciso vocabolario segnico e iconico, nella cui intricata forêt de symboles, tanto per scomodare Baudelaire, divenne a un certo punto difficoltoso orientarsi.
La storia insegna che la fede è un fatto universale e che rispetto a essa siamo tutti eternamente principianti, ma, malgrado il verbo fosse con noi ab origine, si potrebbe forse ammettere che già da allora si trattasse di un fenomeno plurilinguistico.
Questo e altro sembra volerci comunicare Guido Corazziari nella sua personale ‘Religions for beginners’. Lavori di grande formato, acrilici su tela, che sviluppano una riflessione attorno alle religioni, attente al dettaglio compositivo, agli esiti percettivi e cromatici, alla scelta dei soggetti estrapolati dall’immaginario comune e condiviso perché la religione, al pari dell’arte, è anche un fatto popolare e multiculturale. E il quadrato, simbolo della realtà materiale, della terra e della corporeità, adottato come formato delle opere, è un fattore che contribuisce a ordinare l’incommensurabilità di questa materia raccordandola alla nostra attualità, comunicandola con il Verbo e le icone dei nostri tempi. Rovistando nel bagaglio della memoria si recuperano quei personaggi delle favole, del mondo del cinema e dei cartoon, tanto cari all’artista. Non sono forse queste storie apparentemente semplici i primi miti che si assimilano nel corso dell’infanzia?
Il bisogno di un contatto con l’assoluto, di un senso di appartenenza a una dimensione trascendentale, la ricerca di una causa prima voluta da una forza superiore è un fatto culturale, un’attitudine mentale e psichica connaturata all’essere umano sin dagli albori delle civiltà conosciute. Dalle culture preistoriche all’animismo, dai culti legati alla Madre Terra al paganesimo, dalle filosofie orientali al cristianesimo, ogni popolo sembra aver fatto ricorso al divino per trovare una spiegazione, una rassicurazione in merito alle questioni più spinose, ancor prima della nascita di un sistema di scrittura che potesse tradurre in segni linguistici questo celebre Verbo originale. Una religione identificava un popolo e agiva come una panacea per ogni malumore, era collante che unificava i vari territori imperiali o casus belli a cui hanno costantemente fatto ricorso tutti i regnanti della storia. Ed è così anche oggi, più o meno.
Si diceva che la religione costituisce un fattore di identità per un dato luogo ma cosa accade in un mondo dai confini labili, in cui ogni cultura si mescola a un’altra, in cui i paradigmi segnici di una dimensione si sovrappongono al linguaggio del sacro, e anche l’arte viene liberata dall’arduo compito di tradurre il racconto della Genesi del mondo? Si potrebbe parlare di attitudine alla fede, piuttosto che di fede strictu senso. E così, siamo sempre tutti eterni principianti nel campo del sapere religioso, dei suoi attuali brand e tendenze, ma non del suo sentire. Corazziari destruttura allora in maniera consapevole e soggettiva il paradigma dogmatico/iconografico delle religioni conosciute per andare alla matrice universale che chiamiamo spiritualità. Si tratta di una spiritualità vivace, vivificata dall’umore dei suoi soggetti e dal colore, sempre attraversata da una speranza di catarsi e rinnovamento. L’artista mette in scena le contraddizioni e l’atemporalità di certe radicate convinzioni, mostra le stratificazioni e contaminazioni di universi apparentemente distanti che costituiscono il caos primordiale in cui siamo immersi quotidianamente. Egli assembla elementi tradizionali e concetti sacri lasciando allo spettatore il compito di decifrare gradualmente tale universo segnico e di giungere alle proprie soggettive conclusioni. In questa operazione persino un personaggio delle favole può sostituirsi alle icone tradizionali per comunicare l’universalità del messaggio di base e completarne il senso, rafforzato dal punto di vista dell’artista, al quale è concesso di parlare di spiritualità attraverso il linguaggio del proprio tempo, di rivedere i simboli più caratteristici della dottrina e del mondo popular della fede, costantemente scosso dalla comparsa di nuove e attraenti pseudo-dottrine. Ecco allora che il Davide, eroe biblico, simbolo del popolo errante di Israele, può diventare un Super-David, con tanto di stella ebraica sul petto, perché nei retroscena della storia conosciuta è risaputo che il personaggio avesse un debole per le belle fanciulle. E il Tao alla base del tutto, simbolo degli opposti che trovano un equilibrio in un’unica entità formale, è collocato in una composizione che accoglie Pucca e il Dragone con la stessa democratica dignità di una sacra icona. Il cristianesimo con le sue molteplici varianti, che ha come simbolo unificatore la figura mariana, intesa come theotokos o come mater ecclesia, diventa qui una premurosa Biancaneve, di sangue nobile, celeste come il padre dei Cieli o azzurra come un Puffo. Ma il culmine di questo percorso visivo ed emotivo, costruito grazie a un preliminare studio compositivo, è il lavoro legato all’induismo. Ganesh, il dio elefante figlio di Shiva, il compassionevole, campeggia contro lo sfondo circondato dalle note bamboline Bratz ma con il volto dell’elefantino Dumbo, il personaggio disneiano che tutti conosciamo associandolo al mondo innocente dell’infanzia. Persino per il mondo della religione islamica, nella cui traduzione artistica domina l’aniconismo per motivi dottrinari, l’artista riesce a trovare una coerente traduzione formale reiterando all’infinito motivi, segnali e divieti, senza che il messaggio da essi veicolato perda forza di fronte alla componente decorativa complessiva.
In principio era il Verbo e il Verbo era Dio. Corazziari ci conduce alle soglie dello smarrimento visivo e dello straniamento emotivo, ricordandoci che, se esistono molteplici Dei e altrettanti Verbi, la necessità della fede, come la speranza, resta una componente imprescindibile della vita umana. Mai come nella religione si è sempre al principio della comprensione di una verità destinata a restare in aeternum incompleta e imperscrutabile.

testo di Giuliana Schiavone


Artoteca Vallisa - Strada Vallisa, 11 - BARI


Religions for Beginners
personale di pittura di Guido Corazziari
a cura di Giuliana Schiavone
Inaugurazione: 12 dicembre 2013, ore 19.30
dal 12 dicembre 2013 al 7 gennaio 2014
orario visita: tutti i giorni dalle 17.30 - 20.30 


segnala:
amalia di Lanno