Una proposta espositiva di
Lia Cecchin, Nicola Genovese, Alessandra Messali, Mark Pozlep
A cura di Caterina Benvegnù
Lia Cecchin, Nicola Genovese, Alessandra Messali, Mark Pozlep
A cura di Caterina Benvegnù
Opening 23 novembre 2012 ore 18.30
24 novembre - 7 dicembre 2012
EX MACELLO | Via Cornaro 1, Padova
«Chi è soggetto a déja vù è incline a trovare strane le parole familiari» mi hanno detto. Prima inizi col sentirtela strana in bocca, poi la sputi fuori; sembra straniera. Allora afferri una matita e la scrivi in stampatello, ma anche le lettere non sembrano quelle di prima: ad ogni sguardo appaiono più anomale. Ti riprometti di pensare ad altro. Ci provi. Così, nel tentativo di sedare il vocabolo ne perdi il controllo e poi ti trovi disorientato. Ricorri a quello che sai. Alla parole certe; questo credi. «E se lo stesso fenomeno potesse riguardare anche le immagini? O gli oggetti? E magari anche le situazioni e le persone?» mi son chiesto. A modo suo Freud lo ritiene spaventosamente possibile; Unheimlich lo chiama. Suona come una condanna, come se un fantasma ti dovesse seguire sempre. Quella sera ho cenato seduto su una sedia che non era la solita, per dare le spalle al muro.
http:// sandstorm-project.tumblr.co m/
--
An exhibition proposal by
Lia Cecchin, Nicola Genovese, Alessandra Messali, Mark Pozlep
Curated by Caterina Benvegnù
Opening 23 November 2012 | 18.30
24 November - 7 December 2012
EX MACELLO | Via Cornaro 1, Padova
“Those who are subject to déjà vu are inclined to find familiar strange words,” I have been told. First of all, the word starts sounding strange in your mouth, then you spit it out and it sounds like a foreign word. So, you take a pencil and write it down in block capitals, but even the letters don’t look like the ones you used to know: the more you look at them, the stranger they look like. You promise yourself to think about something else. You try. And so, in the attempt to sedate the word, you lose control of it and find yourself disorientated. You fall back on what you know. On the words that are certain; this is what you believe. “What if the same phenomenon could also be applied to images? Or objects? And perhaps even situations and people?” I wondered. In his own way, Freud maintains this to be frighteningly possible; he calls it Unheimlich. It sounds like a life sentence, as if a ghost would follow you around forever. That evening I had dinner sitting on a different chair from my usual one, with my back to the wall.
http:// sandstorm-project.tumblr.co m/
24 novembre - 7 dicembre 2012
EX MACELLO | Via Cornaro 1, Padova
«Chi è soggetto a déja vù è incline a trovare strane le parole familiari» mi hanno detto. Prima inizi col sentirtela strana in bocca, poi la sputi fuori; sembra straniera. Allora afferri una matita e la scrivi in stampatello, ma anche le lettere non sembrano quelle di prima: ad ogni sguardo appaiono più anomale. Ti riprometti di pensare ad altro. Ci provi. Così, nel tentativo di sedare il vocabolo ne perdi il controllo e poi ti trovi disorientato. Ricorri a quello che sai. Alla parole certe; questo credi. «E se lo stesso fenomeno potesse riguardare anche le immagini? O gli oggetti? E magari anche le situazioni e le persone?» mi son chiesto. A modo suo Freud lo ritiene spaventosamente possibile; Unheimlich lo chiama. Suona come una condanna, come se un fantasma ti dovesse seguire sempre. Quella sera ho cenato seduto su una sedia che non era la solita, per dare le spalle al muro.
http://
--
An exhibition proposal by
Lia Cecchin, Nicola Genovese, Alessandra Messali, Mark Pozlep
Curated by Caterina Benvegnù
Opening 23 November 2012 | 18.30
24 November - 7 December 2012
EX MACELLO | Via Cornaro 1, Padova
“Those who are subject to déjà vu are inclined to find familiar strange words,” I have been told. First of all, the word starts sounding strange in your mouth, then you spit it out and it sounds like a foreign word. So, you take a pencil and write it down in block capitals, but even the letters don’t look like the ones you used to know: the more you look at them, the stranger they look like. You promise yourself to think about something else. You try. And so, in the attempt to sedate the word, you lose control of it and find yourself disorientated. You fall back on what you know. On the words that are certain; this is what you believe. “What if the same phenomenon could also be applied to images? Or objects? And perhaps even situations and people?” I wondered. In his own way, Freud maintains this to be frighteningly possible; he calls it Unheimlich. It sounds like a life sentence, as if a ghost would follow you around forever. That evening I had dinner sitting on a different chair from my usual one, with my back to the wall.
http://
Segnala:
Amalia Di Lanno