lunedì 19 novembre 2012

NINa_Nuova Immagine Napoletana




Una mostra a cura di:
Giovanna Cassese
Marco Di Capua
Francesca Morelli
Valerio Rivosecchi

Organizzazione
Manuela Torre

Espongono: Afterall, Celesta Bufano, Iole Capasso, Diego Cibelli, Mary Cinque, Chiara Coccorese, Cristina Cusani, Giovanni D'Onofrio, Emmanuele De Ruvo, Michelangelo Della Morte, Paolo dell'Aquila, Daniela Di Maro, Adelaide Di Nunzio, Assunta D'Urzo, Alfonso Fraia, Barbara La Ragione, Christian Leperino, Federico Lombardo, Loris Lombardo, Sandro Maddalena, Domenico Antonio Mancini, Salvatore Manzi, MaraM, Gianluigi Maria Masucci, Mediaintegrati, Moio&Sivelli, Alessio Paduano, Carlo Alberto Palumbo, Alessandro Papari, Neal Peruffo, Walter Picardi, Paolo Puddu, Francesca Rao, Marco Romano, Raffaella Romano, Anna Maria Saviano, Maria Raffaela Scalfati, Carlotta Sennato, Vincenzo Spagnuolo, Paula Sunday, Salvatore Tulipano, Valerio Veneruso, Ciro Vitale, Elpidio Ziello.

PAN - Palazzo delle Arti Napoli
Via dei Mille, n° 60, Napoli.

21 novembre 2012 - 13 gennaio 2013

Opening: mercoledì 21 novembre, ore 19.00

Il progetto NINa, acronimo di Nuova Immagine Napoletana, nasce all’Accademia di Belle Arti di Napoli e approda al Pan con la volontà di segnalare punte d’eccellenza della giovane arte partenopea. La selezione dei nomi e delle opere presenti è avvenuta in un assoluto spirito di indipendenza rispetto ad eventuali indicazioni del mercato, delle gallerie, dei musei – tessuto vitale della Napoli contemporanea – per focalizzarsi su artisti, che benché già protagonisti sulla scena italiana, o addirittura internazionale, rappresentano realmente delle energie nuove, delle autentiche forze emergenti. La mostra intercetta a largo raggio ciò che di qualitativamente importante agisce nel campo delle arti visive attuali. Ne raccoglie la molteplicità dei linguaggi e la varietà tecnica e stilistica, includendo dipinti, sculture, installazioni, performance, fotografie, video.
I temi affrontati da NINa sono apertamente metropolitani, e anche quando non sembrerebbe provengono dal ventre della città. Per quanto varie siano le tecniche adoperate e le soluzioni interpretative, il paesaggio urbano, con le sue caratteristiche radicate e le sue trasformazioni, ha un effetto e un ruolo dominanti nell’immaginario degli artisti napoletani. Nel suo complesso la mostra si snoda come un coerente dispositivo narrativo in grado di modulare e variare la presenza e il fascino di un unico habitat collettivo. Ne risulta un’articolazione discontinua di case, facciate, piazze, strade, cavalcavia, archeologie industriali, lungomari. Spesso la scena è mobile, affidata a sequenze di immagini, o a video. Ma sempre si ha la sensazione che l’arte ancora una volta si assuma il compito di salvare e di strutturare per frammenti indelebili un contesto molto complesso e difficile, che altrimenti resterebbe opaco, di ardua decifrazione. Questa è anche la vocazione civile dell’artista di NINa: aprire gli occhi sul mondo urbano, intersecarne le mutazioni con sguardo comprensivo, staccarne e rimettere insieme quei pezzi emblematici utili a raccontare la realtà, a rappresentarne il flusso, l’evidenza in permanente metamorfosi, e infine a emanciparsene, con un’attenzione graduata, di volta in volta poetica, tragica, intima, enigmatica, giocosa, sociale, politica.
I materiali di NINa sono variabili, slittano dalla presenza fisica di una performance, dalla consistenza polimaterica di installazioni e sculture, o, ancora, dalla spettacolarità di una parete dipinta, alla bellezza delle superfici mosse dei quadri, e alla levigata, algida epidermide della fotografia. Includono due tipi di ascolto apparentemente antitetici: quello per il silenzio dei segni, e quello per i suoni dei video.
Lo stile di NINa è plurale ma sostanzialmente ad alto impatto iconico, nel senso che propone soprattutto figure. NINa attualizza la passione e il culto per le immagini, riabilitandone il carattere permanente ma anche espandendone i confini entro cui solitamente esse appaiono. Ricorrono i corpi, i volti e, in scala diversa, le architetture. Con NINa, seguendo questo tracciato iconico, spesso lo spettatore si trova su un filo teso tra il secolare e il religioso, davanti a lavori che sembrano comunicarci il senso di una sacralità nuova, ancora senza nome, di un misticismo meticcio, dove iconografie e simboli tradizionali subiscono una specie di torsione, manifestando il bisogno e modellando gli spazi, i tempi e i gesti di una inedita ritualità.
NINa non è un gruppo, né un movimento. E’ il brand di una comunità aperta, formata da singoli curatori e artisti.

Segnala:
Amalia Di Lanno