The Format – Contemporary
Culture Gallery è lieta di presentare : “Transference” , il primo show
in Italia di Michał Bugalski , a Milano, a cura di Guido Cabib.
Opening 25 Giugno 2013 ore 19.00 .
Michał Bugalski , presenta per la prima volta in Italia una sua personale , con opere di vario formato, delle quali alcune inedite ed un video appositamente prodotte per lo spazio The Format .
Nell’indimenticabile Blade Runner di Ridley Scott, i replicanti portavano in tasca false fotografie di famiglia per ricreare l’illusione dei ricordi che li ancorassero al passato .Noi sappiamo che quel passato era inesistente così come la loro vita era artificiale, ma nei circuiti cerebrali di quei robot costituivano uno stratagemma per convincersi. La memoria forniva loro identità e l’identità li rendeva reali. La memoria, molto più dell’estetica, è stato il filo conduttore del racconto dominante della storia della fotografia così come noi la conosciamo. Il riconoscimento o identificazione (con se stessi) è la risultante di un complesso e continuo percorso conoscitivo che si svolge all’interno della memoria e dell’inconscio e consente all’individuo di ritrovare, specie attraverso il ricordo, parti di sé che gli confermino la sua identità e l’identificazione con se stesso.
Michał Bugalski attraverso la fotografia , è costantemente alla ricerca della sua memoria, alfine di appropriarsene e condividerla con gli altri . Le immagini sono lo strumento che utilizza per riportare in superficie quei ricordi che solo con la maturità , si appalesano nell’uomo , che nell’infanzia e nell’adolescenza , mistifica o meglio accantona. Smarrire la memoria o non coltivarla è come perdere se stessi, ma anche impedirsi di conoscere gli altri, perché la curiosità verso chi ci è di fronte è sempre attenzione al loro passato. Non basta ricordare ogni tanto e distrattamente. La ricostruzione delle immagini perdute, dei passaggi e degli eventi della nostra esistenza richiede un impegno pedagogico interiore ed è necessario coltivare ancora e meglio ciò che si è saputo fare ed essere. Michał Bugalski raccoglie attraverso i suoi scatti la necessità di trovare spazi e tempi per la narrazione propria e altrui.
Nella memoria di Michał , si trovano la luce, i colori , le forme dei corpi, i vari tipi dei suoni che sono entrati attraverso gli orecchi e attraverso gli occhi, gli odori e i sapori penetrati attraverso le narici e la bocca, il duro, il caldo, il freddo, il pesante e il leggero che abbiamo sperimentato attraverso la sensibilità.
Nella memoria è riposta tutta l’attività della nostra mente, che trasforma quello che i sensi percepiscono. In essa ritroviamo anche noi stessi, quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo provato con il sentimento. Quando siamo nella memoria possiamo richiamare le immagini che vogliamo, scegliendole come vogliamo. Le cose infatti non entrano realmente nella memoria, ma sono trasformate in immagini , colte con straordinaria rapidità dalla nostra percezione, e riposte come in specie di meravigliosi scomparti dai quali il ricordo mirabilmente le estrae. La memoria è il riaffiorare di ciò che già sapevamo perché gli strumenti del riconoscere sono in noi e vengono esercitati quando la volontà lo richieda. Dio dunque si rivela nella memoria, ma per trovarlo bisogna andare oltre la memoria. Noi siamo nella memoria di Michał Bugalski e ripercorriamo la nostra.
“Riesci quasi a sentire i dettagli, quelli che non hai mai pensato di esprimere con le parole. Frammenti che si fanno sentire anche se non vorresti. Li metti insieme e trovi il sapore di una persona, e capisci quanto ti mancano; e quanto odi chi te li ha portati via.” (Leonard Shelby- da Memento, Christopher Nolan)
English Version.
Michał Bugalski presents for the first time in Italy his exhibition, with works of different sizes, some of which are novel, and a video specially produced for The Format space.
In the unforgettable Blade Runner by Ridley Scott, surrogates led in the pocket false family pics to recreate the illusion of memories to remain firm in the past. We know that past was fault as well as their life artificial,but in the brain circuits of those robots formed a ploy to convince themselves. The memory provided their identity and the identity made them real. The memory, much more than aesthetics, was the leitmotif of the history of photography as we know it. The recognition or identification (by themselves) is the result of a complex and continuous path of knowledge that takes place within the memory and the unconscious enabling man to find, especially by remembering, parts of himself that confirm his identity and identification with himself.
Michał Bugalski through photography, is constantly looking for his memory, finally to appropriate it and share it with others. Pictures are the tool he uses to bring to the surface those memories that only with maturity, manifest themselves in humans, that during childhood and adolescence, mystifies or better shelves. Lose memory or not cultivate it, is like to lose themselves, but also prevent from knowing others, because the curiosity about who is in front of us is always attention to their past. It is not enough remember sometimes and casually. The reconstruction of lost images, passages and events of our lives requires an inner involvement in pedagocical education. It is necessary to cultivate more and better what you are able to do and be. Michał Bugalski collects through his shots the need to find space and time for the own narrative and the others.
Inside Michal memory, we find light, colours, bodies shapes, different types of sounds that have walked through the ears, eyes, the smells and the flavors burst through the nostrils and the mouth, the hard, the heat, the cold, the heavy and the lightweight we have experienced through sensitivity.
Is stored in the memory all the activity of our minds, that transforms what senses perceive. In it we also find ourselves, what we did and how we felt. When we are in the memory we can recall the images we want, as we prefer. Things do not really come into memory, but are transformed into images, captured with extraordinary speed of our perception, and stowed in a sort of wonderful compartements from which the memory admirably pulls out. The memory is the reappearance of what we already knew because the instruments of recognising are inside ourselfs and are exercised when we require. So God reveals himself in the memory, but to find it you have to go beyond the memory. We are in the memory of Michał Bugalski and retrace our own.
"You can just feel the details, the bits and pieces you never bothered to put into words. And you can feel these extreme moments even if you don't want to. You put these together and you get the feel of a person. Enough to know how much you miss them, and how much you hate the person who took them away". (Leonard Shelby in Memento, by Christopher Nolan)
Michał Bugalski , presenta per la prima volta in Italia una sua personale , con opere di vario formato, delle quali alcune inedite ed un video appositamente prodotte per lo spazio The Format .
Nell’indimenticabile Blade Runner di Ridley Scott, i replicanti portavano in tasca false fotografie di famiglia per ricreare l’illusione dei ricordi che li ancorassero al passato .Noi sappiamo che quel passato era inesistente così come la loro vita era artificiale, ma nei circuiti cerebrali di quei robot costituivano uno stratagemma per convincersi. La memoria forniva loro identità e l’identità li rendeva reali. La memoria, molto più dell’estetica, è stato il filo conduttore del racconto dominante della storia della fotografia così come noi la conosciamo. Il riconoscimento o identificazione (con se stessi) è la risultante di un complesso e continuo percorso conoscitivo che si svolge all’interno della memoria e dell’inconscio e consente all’individuo di ritrovare, specie attraverso il ricordo, parti di sé che gli confermino la sua identità e l’identificazione con se stesso.
Michał Bugalski attraverso la fotografia , è costantemente alla ricerca della sua memoria, alfine di appropriarsene e condividerla con gli altri . Le immagini sono lo strumento che utilizza per riportare in superficie quei ricordi che solo con la maturità , si appalesano nell’uomo , che nell’infanzia e nell’adolescenza , mistifica o meglio accantona. Smarrire la memoria o non coltivarla è come perdere se stessi, ma anche impedirsi di conoscere gli altri, perché la curiosità verso chi ci è di fronte è sempre attenzione al loro passato. Non basta ricordare ogni tanto e distrattamente. La ricostruzione delle immagini perdute, dei passaggi e degli eventi della nostra esistenza richiede un impegno pedagogico interiore ed è necessario coltivare ancora e meglio ciò che si è saputo fare ed essere. Michał Bugalski raccoglie attraverso i suoi scatti la necessità di trovare spazi e tempi per la narrazione propria e altrui.
Nella memoria di Michał , si trovano la luce, i colori , le forme dei corpi, i vari tipi dei suoni che sono entrati attraverso gli orecchi e attraverso gli occhi, gli odori e i sapori penetrati attraverso le narici e la bocca, il duro, il caldo, il freddo, il pesante e il leggero che abbiamo sperimentato attraverso la sensibilità.
Nella memoria è riposta tutta l’attività della nostra mente, che trasforma quello che i sensi percepiscono. In essa ritroviamo anche noi stessi, quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo provato con il sentimento. Quando siamo nella memoria possiamo richiamare le immagini che vogliamo, scegliendole come vogliamo. Le cose infatti non entrano realmente nella memoria, ma sono trasformate in immagini , colte con straordinaria rapidità dalla nostra percezione, e riposte come in specie di meravigliosi scomparti dai quali il ricordo mirabilmente le estrae. La memoria è il riaffiorare di ciò che già sapevamo perché gli strumenti del riconoscere sono in noi e vengono esercitati quando la volontà lo richieda. Dio dunque si rivela nella memoria, ma per trovarlo bisogna andare oltre la memoria. Noi siamo nella memoria di Michał Bugalski e ripercorriamo la nostra.
“Riesci quasi a sentire i dettagli, quelli che non hai mai pensato di esprimere con le parole. Frammenti che si fanno sentire anche se non vorresti. Li metti insieme e trovi il sapore di una persona, e capisci quanto ti mancano; e quanto odi chi te li ha portati via.” (Leonard Shelby- da Memento, Christopher Nolan)
English Version.
Michał Bugalski presents for the first time in Italy his exhibition, with works of different sizes, some of which are novel, and a video specially produced for The Format space.
In the unforgettable Blade Runner by Ridley Scott, surrogates led in the pocket false family pics to recreate the illusion of memories to remain firm in the past. We know that past was fault as well as their life artificial,but in the brain circuits of those robots formed a ploy to convince themselves. The memory provided their identity and the identity made them real. The memory, much more than aesthetics, was the leitmotif of the history of photography as we know it. The recognition or identification (by themselves) is the result of a complex and continuous path of knowledge that takes place within the memory and the unconscious enabling man to find, especially by remembering, parts of himself that confirm his identity and identification with himself.
Michał Bugalski through photography, is constantly looking for his memory, finally to appropriate it and share it with others. Pictures are the tool he uses to bring to the surface those memories that only with maturity, manifest themselves in humans, that during childhood and adolescence, mystifies or better shelves. Lose memory or not cultivate it, is like to lose themselves, but also prevent from knowing others, because the curiosity about who is in front of us is always attention to their past. It is not enough remember sometimes and casually. The reconstruction of lost images, passages and events of our lives requires an inner involvement in pedagocical education. It is necessary to cultivate more and better what you are able to do and be. Michał Bugalski collects through his shots the need to find space and time for the own narrative and the others.
Inside Michal memory, we find light, colours, bodies shapes, different types of sounds that have walked through the ears, eyes, the smells and the flavors burst through the nostrils and the mouth, the hard, the heat, the cold, the heavy and the lightweight we have experienced through sensitivity.
Is stored in the memory all the activity of our minds, that transforms what senses perceive. In it we also find ourselves, what we did and how we felt. When we are in the memory we can recall the images we want, as we prefer. Things do not really come into memory, but are transformed into images, captured with extraordinary speed of our perception, and stowed in a sort of wonderful compartements from which the memory admirably pulls out. The memory is the reappearance of what we already knew because the instruments of recognising are inside ourselfs and are exercised when we require. So God reveals himself in the memory, but to find it you have to go beyond the memory. We are in the memory of Michał Bugalski and retrace our own.
"You can just feel the details, the bits and pieces you never bothered to put into words. And you can feel these extreme moments even if you don't want to. You put these together and you get the feel of a person. Enough to know how much you miss them, and how much you hate the person who took them away". (Leonard Shelby in Memento, by Christopher Nolan)
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Amalia di Lanno