domenica 10 febbraio 2013

ARMANDO PIZZINATO. Nel segno dell’uomo


Da febbraio a giugno, l’Amministrazione Comunale e il Centro Iniziative Culturali Pordenone, con la collaborazione dell’Archivio Armando Pizzinato di Venezia, organizzano due grandi mostre dedicate all’artista, uno dei protagonisti dell’arte italiana del Novecento.
Dal 9 febbraio al 9 giugno, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea che all’artista è dedicata, propone l’organica antologica “Armando Pizzinato. Nel segno dell’uomo” e, dal 16 febbraio al 9 giugno, la Galleria Sagittaria del Centro Culturale Casa A. Zanussi, sempre a Pordenone, propone “Armando Pizzinato.Il contesto pordenonese (1925 – 1940)”.
Intorno alle due mostre, l’Omaggio della Città al Maestro si completa con una serie di iniziative, incontri, visite guidate, testimonianze. Per riscoprire l’artista e l’uomo e per approfondire decenni davvero fondamentali nella storia dell’arte italiana del Novecento.
A più di cent’anni dalla nascita di Armando Pizzinato sembra giunto il momento di offrire una completa visione del suo lavoro artistico che, mettendo l’opera al centro dell’attenzione, saprà unire tutti i periodi dell’artista, superando vecchie polemiche e contrapposizioni, per riportarla all’essenza che fa di lui uno dei protagonisti più importanti ed interessanti dell’intera seconda metà del Novecento italiano.
La mostra che Pordenone, città di appartenenza dell’artista, propone dal 9 febbraio al 9 giugno 2013, punta ad offrire un approfondimento nuovo su Pizzinato, superando vecchie polemiche e contrapposizioni, consapevoli che, oggi, nulla è rimasto delle accese discussioni di un’epoca ormai lontana e definitivamente tramontata e che, almeno per quanto riguarda Pizzinato, pochi ricordano con precisione le sue parole, e i più invece stancamente ripetono cose dette da altri molti anni prima.
L’esposizione curata da Casimiro Di Crescenzo non si sottrae certo dall’obbligo di raccontare l’appassionato dibattito culturale che infiammò l’Italia neorepubblicana, ma intende separarsi dalla visione ultima dell’artista solitario e indipendente, che fu la sua scelta sofferta e meditata negli ultimi anni di vita, e mostrare invece l’aspetto battagliero e vivace di un artista che, s’impegnò a fondo, anche con scritti, per difendere la sua opera.
Ad ospitarla è la nuova Galleria d’Arte Modena e Contemporanea di Pordenone, intitolata nel 2010 proprio al Maestro. Per la città è anche un modo per ringraziare, a posteriori, l’artista che, già in vita, volle legare un nucleo davvero ampio ed importante di sue opere e un ricco fondo di corrispondenze e altro importante materiale al Museo Civico.
La mostra, promossa ed organizzata dall’Assessorato alle Attività Culturali del Comune in stretta collaborazione con l’Archivio Armando Pizzinato di Venezia, comprende 125 opere, molte delle quale inedite o raramente esposte, che provengono da numerose collezioni private, ed importanti musei tra cui il MAMbo di Bologna, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria del Premio Suzzara, Casa Cavazzini Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia e l’ASAC della Biennale di Venezia. Nelle tre sezioni si potrà seguire l’evoluzione di Pizzinato, dalle opere giovanili al momento della sua adesione al Realismo Italiano, alla produzione che fa seguito alla scomparsa della moglie, segnata dall’allontanamento dai canoni del Realismo verso una adesione al Naturalismo, ad una libertà espressiva non più compressa e, infine, all’astrattismo geometrico.
Il focus sulle opere giovanili proposto in apertura della mostra è necessario per capire l’ambiente di coltura dell’arte di Pizzinato. La sua passione per il disegno è contrastata dalla madre, impegnata a sostenere la famiglia dopo il suicidio del marito. Il lavoro in banca consente ad Armando di seguire le lezioni di Pio Rossi, poi gli anni dell’Accademia di Venezia con Guidi, la borsa di studio che lo porta per tre anni a Roma dove si confronta con quelli della Cometa e con Guttuso. Quindi la guerra, la Resistenza e il carcere. Infine, nel dopoguerra l’adesione al Fronte Nuovo delle Arti di cui fu tra i fondatori. La presa di posizione di Togliatti contro l’astrattismo lo porta alla sofferta adesione al Realismo, vissuto secondo una personale estetica che tenta di coniugare l’Umanesimo socialista alle strette esigenze ideologiche del Partito Comunista. Sono gli anni della partecipazione alla XXV Biennale e della decorazione della Sala Consigliare della Provincia di Parma.
L’abbandono del modello sociale di matrice comunista coincide, nel 1962, con la scomparsa di Zaira, la sua prima moglie, e con la conquista, dopo una crisi profonda, di una nuova sensibilità e di nuovi entusiasmi. E’ il periodo dei grandi riconoscimenti ufficiali: la mostra alla Bevilacqua La Masa, le grandi retrospettive di Mosca e Leningrado, Berlino e Dresda, ma anche a Pordenone e al Correr di Venezia. La sua è una ricerca continua di nuovi orizzonti, di nuove esperienze, riflesso di una rinnovata libertà interiore.
Ha inizio quello che Mazzariol, suo amico e mentore, definì come il suo “Quarto tempo”: i grandi dipinti astratti e geometrici. Col suo libro Poffabro, luogo magico del 1992, la lotta è ora per la salvaguardia del paesaggio davvero unico di queste sue terre.
Il Centro Iniziative Culturali Pordenone (CICP), profondamente legato alla figura dell’artista e che da tempo ha instaurato un rapporto di collaborazione con l’Amministrazione Comunale, partecipa a questa iniziativa, ospitando una mostra degli artisti pordenonesi degli anni ’20-’30 curata da Giancarlo Pauletto e il fondo di grafica di Armando Pizzinato della collezione del Museo Civico di Pordenone.

Orari di apertura:
da martedì a sabato: 15.00/19.00
domenica: 10.00/13.00 – 15.00/19.00
dal 4 giugno orario estivo:
da martedì a sabato: 15.30 /19.30
domenica: 10.00 /13.00 – 15.30/19.30
mattine dal martedì al venerdì apertura su prenotazione per gruppi
lunedì, 25 aprile, 1° maggio, e 2 giugno chiuso
 
Consulta il sito

Informazioni:
Tel: 0434 523780/0434 392941
info@artemodernapordenone.it

Fonte : 


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Amalia di Lanno