mercoledì 22 aprile 2020

Algoritmi: come un festival reagisce al lockdown


Algoritmi: come un festival reagisce al lockdown
Nasce The Dome, il primo museo interamente progettato nella realtà virtuale

La prima edizione di algoritmi, il nuovo appuntamento dedicato ai linguaggi digitali e alla loro applicazione in campo culturale, avrebbe dovuto inaugurare in questi giorni.

Sede del festival avrebbe dovuto essere uno fra gli spazi chiave della rigenerazione urbana della zona Barriera di Milano di Torino: il Bunker. Performance live, installazioni immersive che coniugano linguaggi di programmazione, video, visual, musica elettronica, danza, poesia, elementi di scenografia digitale, arte generativa e interattiva, avrebbero coinvolto il pubblico in unviaggio sperimentale tra le espressioni del contemporaneo.

Appena iniziato il lockdown, algoritmi ha sentito la necessità di provare a riempire il vuoto creatosi a causa dell'impossibilità di organizzare e fruire eventi nei luoghi di aggregazione.

Così è nato un nuovo evento settimanale, una forma sperimentale e innovativa di clubbing e di hub culturale, ospitato nella realtà virtuale, fruibile sia come avatar (con headset o senza) sia sui vari Social, da Facebook a YouTube in diretta - The Circle - che ospita performance sonore, video di musica elettronica e di live coding, la particolare pratica di improvvisazione musicale attraverso la programmazione. Il progetto è nato grazie alla collaborazione con Enea Le Fons, il cybernauta della sfida #30daysinVR, architetto virtuale e sviluppatore della UXR.zone, ed espande le possibilità di performare e sperimentare opere d’arte. 

«Con questo metodo – spiega Enea Le Fons - gli artisti possono sperimentare avendo a disposizione un ambiente di sviluppo olografico, uno spazio creativo potenzialmente infinito, a rischio zero, senza sprechi e senza limiti di dimensioni e disponibilità di strumenti e materiali, dove poter sfruttare consapevolmente la realtà virtuale per la loro ispirazione e la loro pratica. Le loro azioni potranno portare un'idea più positiva, produttiva e collaborativa dell'utilizzo di tale tecnologia. Questi sono strumenti che hanno un immenso potenziale creativo e di connessione e non dovrebbero essere utilizzati solo con un fine di perpetrazione del consumismo e di controllo».

Si tratta quindi di un'esperienza altamente inclusiva e sostenibilesia come possibilità partecipativa sia come forma di collaborazione con numerose realtà internazionali, come è avvenuto da quando è partita l’iniziativa che ha visto il coinvolgimento di artisti dall'Argentina alla Francia, dalla Colombia all’India, all’Europa. 

Si tratta soprattutto di un nuovo modello di fruizione e di ideazione culturale, come spiega Karin Gavassa, ideatrice e curatrice del festival e della sua riconversione virtuale: «in questo momento storico, sospeso, gli operatori culturali sono chiamati a ragionare in termini di esperienze individuali, ma situate in un contesto di condivisione, luoghi aggregativi virtuali con contenuti altamente specialistici e profilati». È verosimile che, nella fase transitoria di passaggio dall'emergenza alla cosiddetta "nuova normalità", gli eventi dovranno essere ripensati con afflussi contenuti di pubblico, ma anche con repliche diluite nel tempo dello stesso evento per garantirne la fruizione di alti numeri. «Lo stesso evento - continua Karin Gavassa - dovrà essere necessariamente accessibile e inclusivo a livello di streaming, da diverse piattaforme, pensando a metodologie di partecipazione integrata e diffusa a livello mondiale, amplificando le possibilità di interazione e sperimentazione».

Dopo i primi appuntamenti nel club virtuale The Circle, in cui il pubblico partecipa come avatar o attraverso vari Social, il progetto si è evoluto ulteriormente e ha immaginato e realizzato The Dome, un museo, un hub culturale nato nella realtà virtuale, che inaugurerà sabato 25 aprile 2020: il primo museo interamente ideato e progettato in virtual reality per ospitare opere site specific, immersive e interattive di arte 3D e digitale. Un centro culturale, uno spazio per la produzione artistica e laboratori didattici con accesso democratico da ogni dispositivo, con o senza casco VR, e senza dover scaricare alcuna app. Un ulteriore passo verso la concettualizzazione di un nuovo modo di concepire e sperimentare l'arte, nato come opportunità per reagire al lockdown e continuare a offrire un servizio culturale attraverso contenuti all’avanguardia, sia a livello musicale sia visivo, all’intersezione tra i diversi linguaggi del contemporaneo.

Per l’inaugurazione, tre artisti sono stati invitati a realizzare opere espressamente concepite per questo spazio virtuale: Franz Rosaticon Hyletics, la rappresentazione di un paesaggio immateriale e senza confini, Nesso (Francesco Corvi) con Hyper Glass 2.00, un'installazione che analizza il comportamento di luce e suono e Toshikazu Jayson Toyamcon Truth of The Universe 2.0 sull'ineluttabile circolarità dell'esistenza. 

Un progetto di Associazione culturale Passepartout
A cura di Karin Gavassa
Hosted by Enea Le Fons #30daysinVR
Con il contribito di Regione Piemonte

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In co-realizzazione con Associazione Variante Bunker
Con i patrocinio di D.A.M.S. Torino